Di Fabrizio (del 28/06/2010 @ 09:09:03, in Italia, visitato 2347 volte)
Venerdì scorso su Facebook girava questo appello: Alle
h.7.30 sarà sgomberato il campo rom di v.le Forlanini. A tutti quelli che
potranno l'appuntamento è per le h.6.45 muro ex caserma Forlanini. Sul blog
di
Luciano Muhlbauer ecco com'è andata:
De Corato i comunicati stampa li produce in serie. In particolare gli
piacciono quelli che aggiornano il suo personalissimo contatore degli sgomberi
di rom. Gli piacciono così tanto che ieri si è fatto prendere la mano,
rivendicando per mezzo stampa uno sgombero immaginario.
E così, per evitare che qualche giornalista se ne accorgesse e per salvare la
faccia al nostro vice, la Polizia Locale è stata mobilitata immediatamente ed ha
eseguito lo sgombero ex post. Ma sabato di solito non si fanno queste cose,
perché i servizi sociali durante il weekend non sono disponibili. E quindi,
stamattina in viale Forlanini, nella zona ex-caserma, non c’era nemmeno un
funzionario dei servizi sociali, ma soltanto poliziotti locali.
Ma andiamo con ordine. Ieri in tarda mattinata il vice della Moratti ha
sfornato un lunghissimo comunicato stampa con il quale annunciavo gli sgomberi
n. 282 e n. 283. "Doppio sgombero" gongolava il vice, uno in via Colico e
l’altro "in un'area privata di via Forlanini vicino all'ex caserma militare.
Amsa ha provveduto a ripulire i luoghi da rifiuti e masserizie".
I più sorpresi della notizia erano i volontari della zona che seguono da
tempo le famiglie rom e che erano presenti sul posto. Infatti, ieri non è
successo assolutamente nulla. Né sgomberi, né Amsa che ripulisce.
A questo punto possiamo soltanto provare ad immaginarci quello che è successo
in Comune. Lo sgombero era effettivamente programmato per ieri mattina –infatti,
questo è quanto si aspettavano i volontari-, ma poi qualcuno dalle parti della
polizia locale si sarà accorto che c’era lo sciopero generale e che forse non
era in grado di garantire il personale necessario. Quindi, rinviato tutto, ma si
era dimenticato di avvertire il capo -oppure anche in polizia locale non ne
possono più di De Corato?- che nel frattempo fremeva nel suo ufficio con il
comunicato stampa già pronto.
Il vice, da parte sua, parla molto di sgomberi, abusivi eccetera, perché
questo fa bene alla sua campagna elettorale permanente, ma poi più di tanto non
gliene frega e così non ha verificato un bel niente. Un ok all’addetto stampa e
avanti con il prossimo comunicato sul prossimo argomento.
Quando qualcuno gli avrà detto come stavano le cose si sarà arrabbiato e così,
sabato o non sabato, servizi sociali aperti o chiusi, che caschi il mondo, ma lo
sgombero andava recuperato ex post. E così è stato.
Ora, per concludere, potremmo farci tutti quanti una bella risata di fronte
alla sempre più farsesca politica degli sgomberi della destra cittadina, se non
fosse che di mezzo ci sono delle persone in carne ed ossa, bambini compresi,
nonché la decenza e il decoro della città.
De Corato dovrebbe chiedere scusa e qualcuno dovrebbe spiegargli che la cosa
pubblica non è cosa sua, da utilizzare per i suoi fini politici privati.
Post Scriptum: se i rom a Milano sono soltanto qualche migliaio,
secondo i dati della Prefettura e del Ministero degli Interni, e se il Comune ha
effettuato 283 sgomberi, cioè praticamente uno sgombero ogni 10 persone, come
mai ci sono ancora insediamenti rom a Milano? Non sarà che tutto è una
gigantesca presa per i fondelli ad uso e consumo dei vari De Corato e Salvini,
con l’inaccettabile conseguenza di un sacco di bimbi costretti a crescere sotto
i ponti e nelle baracche?
Di Fabrizio (del 28/06/2010 @ 09:43:18, in casa, visitato 2398 volte)
Corriere
del VenetoIl sindaco scrive alla famiglia sinti: dopo questo fatto rivisti i termini
di permanenza
[...]
MIRA - Alla famiglia Cavassa (presso campo di via Maestri del Lavoro): «Ho
appreso con rammarico e profonda delusione dalle forze dell'ordine che
comportamenti della vostra famiglia hanno commesso un furto in una abitazione
nel comune di Pianiga e che i responsabili del reato sono residenti presso il
vostro campo nomadi». E' la lettera inviata dal sindaco di Mira Michele
Carpinetti (Pd), alla famiglia sinti perché Rocky Cavassa, 19 anni, figlio di
uno dei membri della comunità è stato arrestato dai carabinieri di Dolo per
furto. Lui era il palo che aspettava in auto due ragazze (20 e 17 anni) che
avevano appena rubato un computer in una casa di via Cavin Maggiore a Pianiga.
Adesso il comune di Mira è pronto allo sgombero del campo nomadi.
Il sindaco ha disposto che sia revocata l'ordinanza, firmata quattro giorni fa,
che permette alle famiglie di restare dell'area dell'accampamento. «Le soluzioni
adottate dall'amministrazione per la vostra permanenza del campo sono state
dettate da problemi umanitari essendo presenti numerose donne e bambini della
vostra comunità-scrive Carpinetti-, e con la messa a disposizione dell'area per
il campo vi è stato dato nel corso degli anni, il tempo di trovare una
sistemazione definitiva anche fuori dal comune di Mira. In ogni passaggio è
sempre stata categorica, da parte nostra, la richiesta del rispetto della
legalità e di comportamenti che non mettessero in difficoltà la convivenza con
la popolazione mirese. Dopo questo fatto vi comunico che saranno rivisti i
termini per la vostra permanenza nel campo di via Maestri del Lavoro».
Di Fabrizio (del 29/06/2010 @ 09:27:17, in Europa, visitato 3870 volte)
by Paul Polansky
[continua] Quando vennero resi noti i risultati degli esami, l'OMS chiese
l'immediata evacuazione dei tre campi. Poche settimane dopo ICRC si aggiunse a
molte altre OnG nel richiedere un urgente sgombero per ragioni mediche.
Il 25 novembre, durante un incontro delle OnG nel quartiere generale UNMIK a
Mitrovica sud, venne rivelato dal rappresentante di Norwegian Church Aid che il
gruppo medico del dr. Kouchner aveva trovato alti livelli di piombo nel sangue
dei bambini pure nell'estate del 2000. Un rapporto preparato allora dal gruppo
medico ONU raccomandava che i tre campi fossero evacuati. Chiesi
immediatamente all'UNMIK una copia di quel rapporto del 2000. Mi dissero che non
era disponibile al pubblico.
Conoscendo diversi Albanesi che lavoravano con l'UNMIK, tentai di avere
tramite loro una copia del rapporto. Mi venne detto che era sotto chiave e
considerato "top secret".
Un anno più tardi trovai quel rapporto del gruppo medico ONU datato novembre
2000 sul web (non etichettato come documento UNMIK, ma sotto il nome del dottore
che l'aveva cofirmato). Rintracciai il dottore, Andrej Andrejew. Ora lavorava
per una ditta farmaceutica a Berlino. Dopo pranzo, mi confermò che i livelli di
piombo nel 2000 erano così alti tra i bambini dei campi zingari, che il
laboratorio in Belgio che analizzava i loro campioni di sangue pensava ad un
errore, perché non aveva mai visto livelli tanto alti. L'ex dottore dell'ONU di
Kouchner rimase scioccato nel sentire che i campi non erano stati evacuati ed il
terreno era stato cintato perché la gente estranea non potesse accidentalmente
addentrarvisi, come raccomandava nel suo rapporto. Poco dopo aver compilato il
suo rapporto, Andrej aveva lasciato il Kosovo, ritenendo che Kouchner avrebbe
seguito le raccomandazioni della sua squadra medica ONU.
Fui il primo giornalista a rendere pubblica la storia dei campi. In un
articolo che venne pubblicato dall'International Herald Tribune il 25 aprile
2005, descrissi l'orrore e scrissi che sino a quel momento erano morti nei campi
25 Zingari, la maggior parte in seguito a complicazioni dovute ad avvelenamento
da piombo. Nonostante le ricadute internazionali alla notizia, l'UNMIK rifiutò
ancora di evacuare i campi.
Da allora, con la mia squadra GFVB visitai i campi diverse volte a settimana
per controllare la salute dei bambini. Un giorno la madre di Jenita mi disse che
sua figlia Nikolina di due anni mostrava gli stessi sintomi di Jenita prima che
morisse. Venne avvisata l'equipe medica NATO di Mitrovica nord. Venne richiesto
loro il permesso di un immediato trasporto di Nikolina a Belgrado, l'unico
ospedale nei Balcani che trattava l'avvelenamento da piombo. Il capo dell'equipe
medica NATO di Mitrovica, il dr. Sergey Shevchenko, rifiutò.
Il giorno dopo chiamai personalmente il dr. Shevchenko e lo implorai di
trasportare Nikolina a Belgrado. Rifiutò nuovamente. Invece di discutere con lui
(un optometrista di Vladivostok, Russia, che parlava inglese), io e la mia
squadra caricammo Nikolina e sua madre sul mio caravan per andare a Belgrado.
Dato che non avevano passaporti, e nemmeno documenti personali, dovetti farle
passare di contrabbando attraverso il confine serbo-kosovaro nascoste nel bagno
del mio caravan.
A Belgrado, i livelli di piombo riscontrati a Nikolina mettevano a rischio la
sua vita. Dopo tre settimane di trattamento i suoi livelli si erano ridotti, ma
fui avvertito che probabilmente avrebbe avuto danni irreversibili al cervello e
che se l'avessimo riportata alla fonte dell'avvelenamento, probabilmente sarebbe
morta. Con l'aiuto di un olandese che lavorava per un'OnG internazionale (da cui
travasava soldi per le piccole spese), affittammo un appartamento nel villaggio
di Priluzje dove la famiglia di Jenita aveva dei parenti. Usando il mio caravan,
li traslocai personalmente con le loro poche cose dalle baracche ONU. Col tempo
trovai un donatore americano che comprò loro un pezzo di terra. Dopo un anno,
un'OnG internazionale costruì loro una casa.
Dato che non riuscivo a convincere l'ONU ad evacuare i tre campi e salvare
questi bambini rom ed askali, pubblicai in proprio un libriccino (UN - Leaded
Blood) sulla loro situazione e produssi un documentario (Gipsy Blood). Anche se
tutti e due produssero uno scandalo in Kosovo, l'ONU si rifiutò ancora di
sgomberare i campi e curare questi bambini.
Mentre giravo il mio documentario, scoprimmo un'altra famiglia che aveva dei
bambini con gli stessi livelli di piombo di Jenita e Nikolina. Ma prima che
potessi fare qualcosa, morirono la madre e un fratellino. Un dottore a cui avevo
chiesto di investigare sulle loro morti, era convinto che entrambe fossero morti
per complicazioni dovute ad avvelenamento da piombo. Era dell'opinione che i
sette bambini superstiti non sarebbero sopravissuti se non fossero stati rimossi
dalla fonte di avvelenamento e ricevuto trattamento medico urgente.
Ancora una volta, la dura e compiacente amministrazione UNMIK rifiutò di
agire. Così la mia OnG tedesca, GFBV, contattò il giornale di più grande
tiratura in Germania, chiedendogli di visitare il campo e scrivere una storia su
questa tragedia. Non solo il giornale, la Bild Zeitung, venne in Kosovo, ma
tramite la loro fondazione per l'infanzia (Ein Hertz für Kinder) portarono tutta
la famiglia in Germania per le cure. Per aiutare la famiglia durante e
dopo il trasporto, il giornale chiese a me ed al mio gruppo romanì di
accompagnarla.
In Germania, scoprirono che non solo la famiglia romanì necessitava di cure
mediche, ma anche io ed il mio gruppo romanì. I nostri livelli di piombo, anche
solo con visite periodiche nei campi, erano del livello doppio di quello che
poteva causare danni irreversibili al cervello. Quindi assieme ai sette bambini
e al loro padre, anche noi fummo curati.
Prime del trattamento, tutti noi facemmo una TAC. Quando toccò a Denis, sette
anni, il dottore incaricato mi indicò il fegato del bambino e mi disse: "E' il
fegato di un sessantenne alcolizzato che beve una bottiglia di whiskey al
giorno. Questo bambino non arriverà a 20 o 30 anni. E' quello che gli ha fatto
l'avvelenamento da piombo!"
Nel 2006 finalmente l'ONU decise di fare qualcosa per acquietare le accuse
che col mio team e l'avvocata americana Dianne Post, che ora rappresentava le
oltre 150 persone dei campi rom/askali, continuavamo a generare sulla
tragedia dell'avvelenamento da piombo. Nel 2005 le truppe francesi avevano deciso
di lasciare la sua base a Mitrovica nord. L'ONU traslocò due dei tre campi
zingari nell'ex base francese.
Una volta di più rimasi scioccato dall'atteggiamento insensibile dell'UNMIK
in questa situazione. La base francese, chiamata Osterode, era a solo 50 metri
da due dei campi zingari contaminati. Anche il campo francese era ricoperto
dalla polvere tossica generata dalle 100 milioni di tonnellate di scorie
nell'area. I soldati francesi, che tanto io quanto i reporter del NY Times
avevamo intervistato in separate occasioni, lamentavano che i dottori militari
avevano avvisato ogni soldato in servizio nella base, di non generare bambini
per nove mesi dopo aver lasciato il Kosovo, a causa dell'alto livello del piombo
nel loro sangue.
Comunque, dopo aver speso 500.000 euro donati dal governo tedesco per
ristrutturare il campo di Osterode, una squadra di valutazione ambientale della
CDC di Atlanta, Georgia, dichiarò Osterode come "libero dal piombo". Poi
l'ufficio USA a Pristina dichiarò di essere pronto a donare 900.000 $ per cure e
per una dieta migliore per i bambini evacuati ad Osterode. Inoltre l'UNMIK
promise che gli Zingari sarebbero rimasti ad Osterode per non più di un anno.
Poi sarebbero stati trasferiti in nuovi appartamenti costruiti per loro nel
vecchio quartiere.
Dato che diverse OnG e anche i leader del campo non ritenevano che Osterode
fosse "libero dal piombo", si fecero subito degli esami sanguigni ai bambini
dopo che arrivarono ad Osterode. Un anno dopo vennero nuovamente controllati i
loro livelli di piombo. Non fu sorprendente per me e la mia squadra, ma lo fu
per l'UNMIK: molti livelli erano aumentati nonostante una dieta migliore ed
alcuni trattamenti medici di base. Quando vennero conosciuti questi risultati, i
dottori smisero le loro cure, dicendo che facevano più male che bene. Nuovamente
si disse che era necessario allontanare la gente dalla fonte di avvelenamento,
prima di essere curati per intossicazione da piombo.
Quando pubblicai il primo articolo sui campi nel 2005 sull'International
Herald Tribune, riportavo che 27 Zingari (inclusi molti bambini) erano già morti
nei campi. Alla fine del 2006, il numero era più che raddoppiato, e per la fine
del 2009 il conto era a 84. E gli Zingari vivono tuttora ad Osterode e nel
vicino campo di Cesmin Lug.
Tra il 2007 e il 2008 diverse OnG costruirono o finanziarono la costruzione
di appartamenti nel vecchio quartiere zingaro di Mitrovica sud. Ma questi
appartamenti non vennero dati, come promesso, a quanti soffrivano dei più alti
livelli di avvelenamento da piombo. Per mostrare che funzionava la loro politica
di far tornare gli Zingari rifugiati in altri paesi, l'UNHCR diede la maggior
parte di quegli appartamenti a quanti tornavano dal Montenegro e dalla Serbia.
Dopo aver provato a far pressione sull'ufficio USA a Pristina per trasportare
via aerea questi 650 Zingari a Fort Dix, NJ, come il governo americano aveva
fatto per oltre 7.000 Albanesi nel 1999 per salvarli dai paramilitari di
Milosevic, USAID propose invece il progetto di costruire 50 appartamenti per i
Rom dei campi, ovunque loro volessero in Kosovo. Mercy Corps, un'OnG
internazionale degli USA, venne incaricata del contratto, anche se non avevano
mai avuto a che fare con i campi zingari ed allora non avevano Rom o Askali nel
loro staff. Tuttavia, nell'ottobre 2008 Mercy Corps assunse una romnì della mia
squadra ed aprì un ufficio a Mitrovica sud per onorare il contratto di 2.400.000
$ affidatogli da USAID.
Di Fabrizio (del 29/06/2010 @ 09:52:48, in Europa, visitato 2228 volte)
Da
Czech_Roma: Sabato e domenica scorsi la CNN ha trasmesso una puntata
sul caso della piccola
Natálka e sulla situazione dei Rom nella Repubblica Ceca.
Sul suo sito, oltre all'articolo che traduco, potete vedere anche foto e
video in inglese - By Andrew Tkach, CNN
Natálka prima dell'attentato e durante il ricovero - foto tratta da
Blesk.cz
Vitkov, Repubblica Ceca (CNN) - Natálka Kudrikova è una bambina di tre
anni dagli occhi vivaci, ricoverata per gravi ustioni quando estremisti di
destra lanciarono una molotov dentro casa sua.
La sua famiglia e le autorità dicono che venne presa a bersaglio perché rom,
zingara. Natálka ha perso l'80% della pelle, due dita (una terza è stata
amputata in seguito) e ha passato mesi giacendo in un coma indotto, dopo
l'attacco dell'anno scorso a Vitkov [...]. Sta tuttora recuperando dopo 14
operazioni.
A maggio Natálka è tornata nell'ospedale di Ostrava per le sessioni
riabilitatorie, così che un giorno sia capace di muoversi da sola. "Preferirei
non riportarla in ospedale," dice sua madre, Anna Sivakova, "ma se deve tornare,
il mio sogno è che impari a camminare senza nessun aiuto."
Proprio il giorno dopo, contro quattro giovani accusati dell'assalto,
detenuti dal tribunale distrettuale di Ostrava venivano formalmente accusati di
attentato a sfondo razziale e tentato omicidio.
Secondo il procuratore, l'attacco venne pianificato per il 120° anniversario
della nascita di Adolf Hitler. Gli esperti del tribunale confermano di aver
trovato svastiche ed altri cimeli nazisti nelle case degli accusati.
In tribunale, Ivo Muller e Vaclav Cojocaru hanno descritto il loro attacco
coordinato con le molotov. Come unica scusa - dicono che pensavano si trattasse
di un magazzino vuoto usato per merci rubate.
Negli interrogatori incrociati, Muller e Cojocaru hanno ammesso di aver preso
parte a manifestazioni anti-Rom organizzate da estremisti di estrema destra.
Gli altri accusati, Jaromir Lukes e David Vaculik, non hanno testimoniato.
Lukes è accusato di essere l'istigatore, accusa che il suo difensore nega
decisamente, anche se concede che sia stato proprio Lukes a condurre
l'automobile sul luogo. Il suo avvocato inoltre nega con veemenza qualsiasi
motivazione razziale all'assalto.
Un sito antifascista ha pubblicato una foto di Lukes che cammina accanto al
leader del Partito dei Lavoratori di estrema destra. Un'altra foto mostra
Vaculik che indossa il bracciale del Partito dei Lavoratori, la faccia pubblica
dell'estrema destra ceca.
Il leader dell'ora bandito Partito dei Lavoratori, Tomas Vandas, ha negato
qualsiasi coinvolgimento.
"Sì, forse possiamo aver usato quella gente come organizzatori dei nostri
incontri pubblici, ma come avremmo potuto sapere che volevano commettere un
crimine?" ha detto Vandas. "Spero che Natálka migliori presto," ha aggiunto.
Miroslav Mares, dell'università Masaryk di Brno, è un esperto sui gruppi
estremisti cechi.
Dice che è improbabile che il Partito dei Lavoratori sia direttamente
coinvolto nell'attacco incendiario, ma che sono stati responsabili "per aver
infiammato i sentimenti anti-Rom."
Dice: "Forse alcuni tra i più giovani nella scena neonazista si sono detti,
-Se tutta la popolazione è contro i Rom, siamo giustificati a portare avanti
simili attacchi.-"
E le indagini mostrano che il sentimento anti-Rom è diffuso. Il sito EURoma
dell'Unione Europea dice che tra i Rom cechi resistono tassi di disoccupazione
estremamente alti, bassi standard scolastici, isolamento ed i pregiudizi della
popolazione maggioritaria.
Dice Marek: "Nelle regioni con alta disoccupazione e povere condizioni
sociali, l'ascesa dell'estremismo è popolare tra i giovani disoccupati maschi,
ma possiamo vedere sempre più donne nella scena neonazista."
Lucie Slegrova, 20 anni, è una convinta militante dell'ora rinominato Partito
della Giustizia Sociale dei Lavoratori. Nega che il suo partito si sia ispirato
all'ideologia nazista di Hitler.
Invece, dice, seguono le loro idee nazionaliste. Dice, "La Repubblica Ceca
dovrebbe essere per gente che sa come comportarsi. Se gli zingari non vogliono
seguire le regole, sono liberi di andarsene."
Solo l'1% dei votanti ha scelto il Partito della Giustizia Sociale dei
Lavoratori alle ultime elezioni, ma il Primo Ministro, Jan Fischer, si preoccupa
del fatto che il 7% degli studenti cechi ha votato per i partiti dell'estrema
destra, secondo un ufficioso sondaggio nazionale.
"Molta gente è stufa dei politici, ed ha problemi per la crisi e la
recessione," dice Fischer, "il mio messaggio a loro è: per favore riflettete e
non credete a questi cattivi profeti."
Il movimento di estrema destra ha ottenuto i maggiori successi nella vicina
Ungheria, dove il 17% dei votanti ha scelto il partito Jobbik alle ultime
elezioni.
Anche la violenza è cresciuta. Negli ultimi due anni, secondo European
Roma Rights Centre (ERRC), in Ungheria sono stai uccisi nove Rom durante
attacchi notturni.
Gli assalti ai Rom sono diventati un tema anche nella campagna elettorale
slovacca. Il locale Partito Nazionale ha commissionato dei manifesti che
mostravano un uomo tatuato e dalla pelle scura con un messaggio provocatorio:
"Votate SNS così non dovremo nutrire chi non vuole lavorare."
Giovedì 1 luglio h. 19.30 a Nocetum (Via San Dionigi Milano) MM Corvetto
Eduard lo straordinario giovane violinista Rom si esibisce in un concerto. Il
ricavato è per aiutare suo padre ad acquistare un furgoncino per la sua
attività.
Di Sucar Drom (del 30/06/2010 @ 09:10:13, in blog, visitato 1922 volte)
Roma, presentazione della Campagna DOSTA!
Si chiama 'Dosta!' la campagna nazionale di sensibilizzazione per combattere i
pregiudizi e gli stereotipi nei confronti dei Rom e dei Sinti, che sarà
presentata lunedì 7 giugno 2010 alle 10,30, a Roma, presso la sala monumentale
della presidenza del consiglio dei...
Lanciata la campagna DOSTA!
Il vicesegretario generale del Consiglio d'Europa, Maud de Boer-Buquicchio e
Fanny Ardant, attrice e regista, hanno lanciato il 7 giugno a Roma la campagna
in difesa dei diritti dei Rom de dei Sinti "Dosta!" parola che in lingua rom
significa "Basta!". La campagna - iniziata da anni in tutta Europa e...
Roma, "Campus Rom, c’era una volta Savorengo Ker"
L’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia (IDEA) / Museo Nazionale delle
Arti e Tradizioni Popolari di piazza Marconi n. 8, ospita l’evento "Campus
Rom, c’era una volta Savorengo Ker", mostra multimediale che racconta due es...
Chiesa Battista: bisogna vincere il pregiudizio, la paura e l'indifferenza
"Un'occasione d'incontro per vincere il pregiudizio, la paura e l'indifferenza".
Così la pastora Anna Maffei (in foto), presidente dell'Unione cristiana
evangelica battista d'Italia (UCEBI) ha presentato oggi a Roma, in una
conferenza stampa, il "Camper dell'amicizia con il popolo Rom e Sint...
Ginevra, l'Italia passa l'esame ma non riconosce i Sinti e i Rom
L'Italia ha accettato oggi a Ginevra la stragrande maggioranza delle 92
raccomandazioni formulate dall'Onu in febbraio dopo il primo esame della
situazione dei diritti umani nel Paese, ma ne ha respinte dodici, tra cui quelle
che chiedevano il riconoscimento dello status di minoranze dei Sinti e dei
Rom...
Rom e Sinti, intervento del Presidente della Repubblica
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione del Convegno
internazionale su "La condizione giuridica di Rom e Sinti in Italia", promosso
dall'Università degli studi Milano - Bicocca, ha inviato il 16 giugno...
Gallarate (VA), il giudice ferma lo sfratto dei Sinti
A pochi giorni dalla data prevista, i giudici del tribunale di Gallarate danno
lo stop allo sfratto alle famiglie del campo sinti di Caiello: i diciassette
nuclei famigliari gallaratesi di cultura sinti potranno rimanere nell'area...
Milano, continua la politica razzista e demagogica degli sgomberi
Il 26 giugno mattina alle h. 8.00 è stato sgomberato per l’11esima volta il
campo rom di V.le Forlanini. Erano presenti una decina di persone, delle 25
circa che lo abitano (donne incinte, bambini – il più piccolo di tre mesi – e
anzian...
C'e' davvero un'emergenza ROM in Europa? Un viaggio verso l'EST alla ricerca
delle storie che nessuno racconta: dai bambini bruciati vivi agli esempi di
integrazione.
Domanda
Può un network di stazioni radio FM posseduto e gestito da comunità rom formare
le basi di una nuova soluzione del problema rom in Europa? Se è così, come
dovrebbe funzionare e quale forma prendere?
La questione La marginalizzazione delle minoranze romanì nell'Europa Centrale/Orientale
rimane tra i problemi più difficili da affrontare per l'Europa di oggi. La
ricerca di soluzioni deve includere la responsabilizzazione del popolo rom
attraverso l'istruzione e l'accesso alle strutture di supporto. Video seguente
in inglese:
Inoltre un parere di Ian Hancock
QUI (sempre in inglese ndr)
Appello all'azione Durante il Summit Rom UE, il Presidente della Commissione Europea Jose Manuel Barroso
ha invitato l'Europa tutta: "Dobbiamo usare tutti i mezzi possibili per
migliorare l'inclusione dei Rom. Se non ci saranno cambiamenti fondamentali,
milioni di giovani rom non avranno alternativa ad una vita di esclusione sociale
e marginalizzazione. Se la speranza non entrerà nei quartieri rom, prevarrà la
disperazione. Le principali società devono offrire ai Rom una possibilità reale,
pratica, di migliorare le loro prospettive." Ha poi continuato: "Dovremmo
incoraggiare i Rom nel diventare soggetti attivi del loro destino e prendere le
responsabilità delle loro vite. Ma dobbiamo offrire loro reali opportunità. Si
diventa cittadini, solo se si ha l'opportunità di farlo."
La nostra soluzione La Comunità di Radio possedute e gestite da gruppi rom possono fornire
strumenti efficaci per l'alfabetizzazione mediatica, collaborazione, inclusione,
accesso, sviluppo di capacità per l'impiego e coesione sociale. Il Progetto
Radio Rom è un'iniziativa pluriennale (2009-2012) per stabilire e mantenere una
rete sostenibile di radio FM gestite dalle minoranze rom in Europa. L'obiettivo
è di creare un ambiente che consenta lo sviluppo di Radio Rom nelle società
civili, e sviluppare organizzazioni sostenibili di Radio Rom. Il progetto si
basa su un piano strategico sviluppato da
Henry Loeser all'Università Masaryk che impiegherà consulenza e formazione.
Come funziona? Il piano è di lavorare in parallelo a macro e micro livello. Poiché gli
ambienti della società civile sono resi più favorevolei per le radio
comunitarie, così anche quelli radio dovrebbero essere sufficientemente
sviluppati: prima come OnG solo per Internet, quindi la migrazione a FM per
diventare organizzazioni comunitarie autosufficienti. In primo luogo, tutti i
soggetti interessati dovranno essere coinvolti attraverso una serie di
conferenze, laboratori, consulenze e sessioni di formazione per il settore e le
organizzazioni per costruire le capacità necessarie. Poi, realizzata e misurata
tramite il coordinamento costante, supporto, e consultazione progressiva. Si
tratta di un esercizio di costruzione comunitaria con la radio al centro della
collaborazione delle parti interessate.
L'attivazione degli ambienti Comunità - Individuare e informare le comunità rom
Interessi organizzati - coordinare ed eseguire conferenze OnG
Fattibilità - ricerca di macro sociali, economiche e questioni tecniche
Politica - chiamare alla partecipazione di agenzie governative
Legislazione / Regolamenti - sviluppo e definizione della legislazione apposita
Supporto - sollecitare il sostegno finanziario per assicurare la sostenibilità
Organizzazioni sostenibili delle Radio
Comunità / Consiglio di Amministrazione - identificare e sviluppare i gruppi
interessati
Fattibilità - micro ricerca sociale, economica e questioni tecnici
Strategia / Piano / Bilancio - sviluppare le basi da cui partire per costruire
Management - assumere, e costruire una squadra responsabile
Tecniche - acquisire e installare lo studio e le strutture della trasmissione
Programmazione - formare gli addetti radio rom per creare la loro presentazione
in onda
Sviluppo - attuazione del piano, le persone, e sistemi per assicurare la
sostenibilità
Il Progetto Radio Rom contribuirebbe ad accrescere la tolleranza e la mutua
comprensione fornendo mezzi di comunicazione ai Rom per comprendere meglio il
loro ruolo e responsabilità nella società UE, ed anche per chi non è Rom
nell'apprendere sulla loro cultura, valori e richieste, riducendo quindi il
razzismo e l'intolleranza attraverso la comprensione. Dovrebbe promuovere
l'occupazione attraverso il trasferimento di know-how e capacità di costruire
competenze. Le Radio Rom di successo saranno quindi un mezzo per lo sviluppo
sostenibile dei gruppi associati, incoraggiando anche la coesione sociale
definendo le Radio Rom stesse come efficaci organizzazioni della sociale civile.
Risultato Per ottenere i desiderati risultati di sostenibili radio rom in FM, abbiamo
bisogno della vostra partecipazione e appoggio.
Contattate quindi da
oggi radioexpert e continuiamo a costruire un futuro migliore per le comunità
romanì e tutta la società europea.
Di Fabrizio (del 02/07/2010 @ 09:06:55, in Italia, visitato 2016 volte)
Rho, 29 giugno 2010. Zoran è morto, morte cerebrale, non qui a Rho, dove per
quindici anni aveva vissuto con la sua famiglia, ma lontano, in Germania, dove
aveva, infine, cercato rifugio. Quasi cieco, da molto tempo era sottoposto a
dialisi, in cura presso l'Ospedale di Bollate fino a che, all'inizio di questo
anno, venne espulso dal campo di Rho, privato della casa e degli affetti più
intimi. Per mesi Zoran ha vagato senza una meta, spaventato e sempre più
indebolito nella salute. Qualche giorno fa, dopo aver appreso la notizia che sua
nuora e i due nipotini, anch'essi abitanti nel campo di Rho, erano stati
trasportati dai Servizi Sociali in una Comunità, anziché provvedere agli
interventi che nel tempo si erano resi necessari per aiutare una famiglia in
difficoltà, ha avuto un tracollo. L'ultimo.
Ma le politiche razziste della Giunta Zucchetti non si fermano, anzi, si
intensificano. Nei giorni scorsi è stata recapitata al musicista Jovica Jovic e
ad altre famiglie del campo comunale di via Sesia una lettera in cui li si
invita ad abbandonare le proprie abitazioni entro 30 giorni, perché al posto
delle loro case il Comune deve mettere una discarica. Non contenti di chiudere
il campo, senza offrire alcuna alternativa alle famiglie che vi abitano,
l'amministrazione comunale ha voluto sottolineare che i Rom di via Sesia valgono
meno della spazzatura, calpestando la loro dignità. Come hanno ricordato anche
Elio e le
Storie Tese sabato sera dal palco del Rho Alive, invitati dalla stessa
amministrazione rhodense, "siamo vicini alla pulizia etnica". Per queste ragioni
questa sera
abbiamo fatto irruzione in Consiglio Comunale, portando dei sacchi della
spazzatura con i nomi dei Rom che vivono in via Sesia, considerati dal Sindaco
Ciellino dei rifiuti sociali.
Ma il Consiglio Comunale non si è soffermato a riflettere sulla morte di un uomo
che per loro non vale nulla perché Rom. Non si è fermato a riflettere sul fatto
che la dignità di cittadini in carne ed ossa e di un popolo viene calpestata. Ha preferito discutere, dopo che abbiamo abbandonato
l'aula, della violenza della nostra azione, in quanto entrando in Comune avremmo
inavvertitamente danneggiato una porta e della necessità di sgomberare il Centro
Sociale Fornace.
Contro la violenza di un'istituzione che sta sistematicamente commettendo
violazioni dei diritti umani, nelle prossime settimane proseguiremo e
intensificheremo la campagna per fermare lo sgombero del campo e perché siano
riconosciuti i diritti di Jovica e di tutti gli altri abitanti di via Sesia.
Di Fabrizio (del 02/07/2010 @ 09:43:30, in media, visitato 1833 volte)
Sembra non aver tregua la campagna di distorsione della
verità dei fatti che da tempo contraddistingue anche il quotidiano Il Tirreno di
Pisa, non solo quando sono coinvolti direttamente dei Rom in episodi di
criminalità o di cronaca locale... ma adesso il Tirreno li coinvolge
esplicitamente anche quando i Rom (nomadi) non c'entrano per niente.
Ne è la prova l'episodio raccontato da Pierluigi Ara nella cronaca di Calci del
29 Giugno, relativo all'aggressione subita dal parroco Mons. Antonio Cecconi ad
opera – secondo il quotidiano il Tirreno- di un gruppetto Rom
(nomadi). "Nomadi si scatenano contro il parroco di Calci", così titolava
l'articolo che raccontava il fatto in questione.
Lo stesso parroco ammette il fatto e l'aggressione verbale subita, ma dichiara
anche che non si trattava di Rom, ma di cittadini immigrati! Una distinzione che
sembra troppo difficile da cogliere per il giornalista autore della
segnalazione, ed è una notizia troppo "ghiotta" per la redazione de Il Tirreno
di Pisa da lasciar cadere, così senza un minino di verifica prima di pubblicarla
ben in risalto..tanto diffamare i Rom fa sempre presa, è la logica che
caratterizza anche Il Tirreno di Pisa, ciò che importa è continuare sbattere i
Rom in faccia all'opinione pubblica presentandoli come arroganti e pericolosi..
"Nomadi scatenati o giornalisti scatenati?" non so proprio chi dobbiamo
temere di più!
La mia vicinanza e solidarietà piena a don Antonio, ma senza dimenticare quei
colpevoli-fantasmi Rom visti dall'occhio attento e indagatore del Tirreno.
Agostino Rota Martir
IL Tirreno – cronaca di Calci del 29 giugno 2010 Nomadi si scatenano contro il parroco di Calci di Pierluigi Ara
CALCI. Gazzarra inscenata da un gruppetto di nomadi all'indirizzo di monsignor
Antonio Cecconi, parroco di Calci e vicario generale della diocesi di Pisa. Al
centro del paese, mentre il sacerdote dalla pieve romanica si stava recando alla
vicina canonica, è stato fatto bersaglio di parole pesanti.
Una aggressione verbale in piena regola. Alcuni individui, tra cui spiccavano
due donne, hanno cominciato ad inveire nei confronti del sacerdote il quale, a
loro dire, non li avrebbe aiutati abbastanza. Nella circostanza probabilmente
non era nella condizione di dare i soldi che gli venivano richiesti. Da qui la
protesta, scomposta e fuori luogo.
Si consideri che monsignor Cecconi quelle persone, come tante altre, le ha
sempre aiutate anche a costo di sacrifici attingendo non di rado alle sue
risorse personali. Non a caso, uomo di chiesa dalla parte degli ultimi della
società, ha fatto della sua vita e dell'impegno di apostolato cristiano, la
bussola di condotta quotidiana. Tutti conoscono e ricordano l'impulso dato alla
Caritas della provincia di Pisa, di cui è stato massimo responsabile, e alla
Caritas nazionale che lo ha visto vice direttore. Non c'è situazione di grave
disagio sociale del singolo e della collettività, anche internazionale, nella
quale lui non sia intervenuto o non si prodighi coinvolgendo gli altri con
l'esempio di concreta generosità. Si pensi ai più poveri del mondo, ai
terremotati, ai colpiti da calamità naturali, di recente anche a favore della
popolazione di Haiti.
Il parroco calcesano si richiama a Lorenzo Milani, a Giorgio La Pira, ex sindaco
di Firenze, a don Ciotti che proprio di recente ha invitato in Vallegraziosa.
Adesso questo episodio isolato e circoscritto di contestazione da parte di un
esiguo numero di esagitati che comunque il sacerdote ha fronteggiato con estrema
civiltà. Alcuni passanti sulla piazza e dal vicino circolo Acli "Giuseppe
Fascetti" gli avventori, che avevano assistito alla scena, hanno subito preso le
difese di monsignor Cecconi rivolgendo ai nomadi l'invito a smetterla e ad
allontanarsi. Però solo la minaccia di chiamare i carabinieri ha posto fine alla
gazzarra.
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