Rom e Sinti da tutto il mondo

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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 28/06/2010 @ 09:09:03, in Italia, visitato 2347 volte)

Venerdì scorso su Facebook girava questo appello: Alle h.7.30 sarà sgomberato il campo rom di v.le Forlanini. A tutti quelli che potranno l'appuntamento è per le h.6.45 muro ex caserma Forlanini. Sul blog di Luciano Muhlbauer ecco com'è andata:

De Corato i comunicati stampa li produce in serie. In particolare gli piacciono quelli che aggiornano il suo personalissimo contatore degli sgomberi di rom. Gli piacciono così tanto che ieri si è fatto prendere la mano, rivendicando per mezzo stampa uno sgombero immaginario.

E così, per evitare che qualche giornalista se ne accorgesse e per salvare la faccia al nostro vice, la Polizia Locale è stata mobilitata immediatamente ed ha eseguito lo sgombero ex post. Ma sabato di solito non si fanno queste cose, perché i servizi sociali durante il weekend non sono disponibili. E quindi, stamattina in viale Forlanini, nella zona ex-caserma, non c’era nemmeno un funzionario dei servizi sociali, ma soltanto poliziotti locali.

Ma andiamo con ordine. Ieri in tarda mattinata il vice della Moratti ha sfornato un lunghissimo comunicato stampa con il quale annunciavo gli sgomberi n. 282 e n. 283. "Doppio sgombero" gongolava il vice, uno in via Colico e l’altro "in un'area privata di via Forlanini vicino all'ex caserma militare. Amsa ha provveduto a ripulire i luoghi da rifiuti e masserizie".

I più sorpresi della notizia erano i volontari della zona che seguono da tempo le famiglie rom e che erano presenti sul posto. Infatti, ieri non è successo assolutamente nulla. Né sgomberi, né Amsa che ripulisce.

A questo punto possiamo soltanto provare ad immaginarci quello che è successo in Comune. Lo sgombero era effettivamente programmato per ieri mattina –infatti, questo è quanto si aspettavano i volontari-, ma poi qualcuno dalle parti della polizia locale si sarà accorto che c’era lo sciopero generale e che forse non era in grado di garantire il personale necessario. Quindi, rinviato tutto, ma si era dimenticato di avvertire il capo -oppure anche in polizia locale non ne possono più di De Corato?- che nel frattempo fremeva nel suo ufficio con il comunicato stampa già pronto.

Il vice, da parte sua, parla molto di sgomberi, abusivi eccetera, perché questo fa bene alla sua campagna elettorale permanente, ma poi più di tanto non gliene frega e così non ha verificato un bel niente. Un ok all’addetto stampa e avanti con il prossimo comunicato sul prossimo argomento.
Quando qualcuno gli avrà detto come stavano le cose si sarà arrabbiato e così, sabato o non sabato, servizi sociali aperti o chiusi, che caschi il mondo, ma lo sgombero andava recuperato ex post. E così è stato.

Ora, per concludere, potremmo farci tutti quanti una bella risata di fronte alla sempre più farsesca politica degli sgomberi della destra cittadina, se non fosse che di mezzo ci sono delle persone in carne ed ossa, bambini compresi, nonché la decenza e il decoro della città.

De Corato dovrebbe chiedere scusa e qualcuno dovrebbe spiegargli che la cosa pubblica non è cosa sua, da utilizzare per i suoi fini politici privati.

Post Scriptum: se i rom a Milano sono soltanto qualche migliaio, secondo i dati della Prefettura e del Ministero degli Interni, e se il Comune ha effettuato 283 sgomberi, cioè praticamente uno sgombero ogni 10 persone, come mai ci sono ancora insediamenti rom a Milano? Non sarà che tutto è una gigantesca presa per i fondelli ad uso e consumo dei vari De Corato e Salvini, con l’inaccettabile conseguenza di un sacco di bimbi costretti a crescere sotto i ponti e nelle baracche?

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Di Fabrizio (del 28/06/2010 @ 09:43:18, in casa, visitato 2398 volte)

Corriere del Veneto Il sindaco scrive alla famiglia sinti: dopo questo fatto rivisti i termini di permanenza

[...]

MIRA - Alla famiglia Cavassa (presso campo di via Maestri del Lavoro): «Ho appreso con rammarico e profonda delusione dalle forze dell'ordine che comportamenti della vostra famiglia hanno commesso un furto in una abitazione nel comune di Pianiga e che i responsabili del reato sono residenti presso il vostro campo nomadi». E' la lettera inviata dal sindaco di Mira Michele Carpinetti (Pd), alla famiglia sinti perché Rocky Cavassa, 19 anni, figlio di uno dei membri della comunità è stato arrestato dai carabinieri di Dolo per furto. Lui era il palo che aspettava in auto due ragazze (20 e 17 anni) che avevano appena rubato un computer in una casa di via Cavin Maggiore a Pianiga. Adesso il comune di Mira è pronto allo sgombero del campo nomadi.

Il sindaco ha disposto che sia revocata l'ordinanza, firmata quattro giorni fa, che permette alle famiglie di restare dell'area dell'accampamento. «Le soluzioni adottate dall'amministrazione per la vostra permanenza del campo sono state dettate da problemi umanitari essendo presenti numerose donne e bambini della vostra comunità-scrive Carpinetti-, e con la messa a disposizione dell'area per il campo vi è stato dato nel corso degli anni, il tempo di trovare una sistemazione definitiva anche fuori dal comune di Mira. In ogni passaggio è sempre stata categorica, da parte nostra, la richiesta del rispetto della legalità e di comportamenti che non mettessero in difficoltà la convivenza con la popolazione mirese. Dopo questo fatto vi comunico che saranno rivisti i termini per la vostra permanenza nel campo di via Maestri del Lavoro».

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Di Fabrizio (del 29/06/2010 @ 09:27:17, in Europa, visitato 3870 volte)

by Paul Polansky

[continua] Quando vennero resi noti i risultati degli esami, l'OMS chiese l'immediata evacuazione dei tre campi. Poche settimane dopo ICRC si aggiunse a molte altre OnG nel richiedere un urgente sgombero per ragioni mediche.

Il 25 novembre, durante un incontro delle OnG nel quartiere generale UNMIK a Mitrovica sud, venne rivelato dal rappresentante di Norwegian Church Aid che il gruppo medico del dr. Kouchner aveva trovato alti livelli di piombo nel sangue dei bambini pure nell'estate del 2000. Un rapporto preparato allora dal gruppo medico ONU raccomandava che i tre campi fossero evacuati. Chiesi immediatamente all'UNMIK una copia di quel rapporto del 2000. Mi dissero che non era disponibile al pubblico.

Conoscendo diversi Albanesi che lavoravano con l'UNMIK, tentai di avere tramite loro una copia del rapporto. Mi venne detto che era sotto chiave e considerato "top secret".

Un anno più tardi trovai quel rapporto del gruppo medico ONU datato novembre 2000 sul web (non etichettato come documento UNMIK, ma sotto il nome del dottore che l'aveva cofirmato). Rintracciai il dottore, Andrej Andrejew. Ora lavorava per una ditta farmaceutica a Berlino. Dopo pranzo, mi confermò che i livelli di piombo nel 2000 erano così alti tra i bambini dei campi zingari, che il laboratorio in Belgio che analizzava i loro campioni di sangue pensava ad un errore, perché non aveva mai visto livelli tanto alti. L'ex dottore dell'ONU di Kouchner rimase scioccato nel sentire che i campi non erano stati evacuati ed il terreno era stato cintato perché la gente estranea non potesse accidentalmente addentrarvisi, come raccomandava nel suo rapporto. Poco dopo aver compilato il suo rapporto, Andrej aveva lasciato il Kosovo, ritenendo che Kouchner avrebbe seguito le raccomandazioni della sua squadra medica ONU.

Fui il primo giornalista a rendere pubblica la storia dei campi. In un articolo che venne pubblicato dall'International Herald Tribune il 25 aprile 2005, descrissi l'orrore e scrissi che sino a quel momento erano morti nei campi 25 Zingari, la maggior parte in seguito a complicazioni dovute ad avvelenamento da piombo. Nonostante le ricadute internazionali alla notizia, l'UNMIK rifiutò ancora di evacuare i campi.

Da allora, con la mia squadra GFVB visitai i campi diverse volte a settimana per controllare la salute dei bambini. Un giorno la madre di Jenita mi disse che sua figlia Nikolina di due anni mostrava gli stessi sintomi di Jenita prima che morisse. Venne avvisata l'equipe medica NATO di Mitrovica nord. Venne richiesto loro il permesso di un immediato trasporto di Nikolina a Belgrado, l'unico ospedale nei Balcani che trattava l'avvelenamento da piombo. Il capo dell'equipe medica NATO di Mitrovica, il dr. Sergey Shevchenko, rifiutò.

Il giorno dopo chiamai personalmente il dr. Shevchenko e lo implorai di trasportare Nikolina a Belgrado. Rifiutò nuovamente. Invece di discutere con lui (un optometrista di Vladivostok, Russia, che parlava inglese), io e la mia squadra caricammo Nikolina e sua madre sul mio caravan per andare a Belgrado. Dato che non avevano passaporti, e nemmeno documenti personali, dovetti farle passare di contrabbando attraverso il confine serbo-kosovaro nascoste nel bagno del mio caravan.

A Belgrado, i livelli di piombo riscontrati a Nikolina mettevano a rischio la sua vita. Dopo tre settimane di trattamento i suoi livelli si erano ridotti, ma fui avvertito che probabilmente avrebbe avuto danni irreversibili al cervello e che se l'avessimo riportata alla fonte dell'avvelenamento, probabilmente sarebbe morta. Con l'aiuto di un olandese che lavorava per un'OnG internazionale (da cui travasava soldi per le piccole spese), affittammo un appartamento nel villaggio di Priluzje dove la famiglia di Jenita aveva dei parenti. Usando il mio caravan, li traslocai personalmente con le loro poche cose dalle baracche ONU. Col tempo trovai un donatore americano che comprò loro un pezzo di terra. Dopo un anno, un'OnG internazionale costruì loro una casa.

Dato che non riuscivo a convincere l'ONU ad evacuare i tre campi e salvare questi bambini rom ed askali, pubblicai in proprio un libriccino (UN - Leaded Blood) sulla loro situazione e produssi un documentario (Gipsy Blood). Anche se tutti e due produssero uno scandalo in Kosovo, l'ONU si rifiutò ancora di sgomberare i campi e curare questi bambini.

Mentre giravo il mio documentario, scoprimmo un'altra famiglia che aveva dei bambini con gli stessi livelli di piombo di Jenita e Nikolina. Ma prima che potessi fare qualcosa, morirono la madre e un fratellino. Un dottore a cui avevo chiesto di investigare sulle loro morti, era convinto che entrambe fossero morti per complicazioni dovute ad avvelenamento da piombo. Era dell'opinione che i sette bambini superstiti non sarebbero sopravissuti se non fossero stati rimossi dalla fonte di avvelenamento e ricevuto trattamento medico urgente.

Ancora una volta, la dura e compiacente amministrazione UNMIK rifiutò di agire. Così la mia OnG tedesca, GFBV, contattò il giornale di più grande tiratura in Germania, chiedendogli di visitare il campo e scrivere una storia su questa tragedia. Non solo il giornale, la Bild Zeitung, venne in Kosovo, ma tramite la loro fondazione per l'infanzia (Ein Hertz für Kinder) portarono tutta la famiglia  in Germania per le cure. Per aiutare la famiglia durante e dopo il trasporto, il giornale chiese a me ed al mio gruppo romanì di accompagnarla.

In Germania, scoprirono che non solo la famiglia romanì necessitava di cure mediche, ma anche io ed il mio gruppo romanì. I nostri livelli di piombo, anche solo con visite periodiche nei campi, erano del livello doppio di quello che poteva causare danni irreversibili al cervello. Quindi assieme ai sette bambini e al loro padre, anche noi fummo curati.

Prime del trattamento, tutti noi facemmo una TAC. Quando toccò a Denis, sette anni, il dottore incaricato mi indicò il fegato del bambino e mi disse: "E' il fegato di un sessantenne alcolizzato che beve una bottiglia di whiskey al giorno. Questo bambino non arriverà a 20 o 30 anni. E' quello che gli ha fatto l'avvelenamento da piombo!"

Nel 2006 finalmente l'ONU decise di fare qualcosa per acquietare le accuse che col mio team e l'avvocata americana Dianne Post, che ora rappresentava le oltre 150 persone dei campi rom/askali,  continuavamo a generare sulla tragedia dell'avvelenamento da piombo. Nel 2005 le truppe francesi avevano deciso di lasciare la sua base a Mitrovica nord. L'ONU traslocò due dei tre campi zingari nell'ex base francese.

Una volta di più rimasi scioccato dall'atteggiamento insensibile dell'UNMIK in questa situazione. La base francese, chiamata Osterode, era a solo 50 metri da due dei campi zingari contaminati. Anche il campo francese era ricoperto dalla polvere tossica generata dalle 100 milioni di tonnellate di scorie nell'area. I soldati francesi, che tanto io quanto i reporter del NY Times avevamo intervistato in separate occasioni, lamentavano che i dottori militari avevano avvisato ogni soldato in servizio nella base, di non generare bambini per nove mesi dopo aver lasciato il Kosovo, a causa dell'alto livello del piombo nel loro sangue.

Comunque, dopo aver speso 500.000 euro donati dal governo tedesco per ristrutturare il campo di Osterode, una squadra di valutazione ambientale della CDC di Atlanta, Georgia, dichiarò Osterode come "libero dal piombo". Poi l'ufficio USA a Pristina dichiarò di essere pronto a donare 900.000 $ per cure e per una dieta migliore per i bambini evacuati ad Osterode. Inoltre l'UNMIK promise che gli Zingari sarebbero rimasti ad Osterode per non più di un anno. Poi sarebbero stati trasferiti in nuovi appartamenti costruiti per loro nel vecchio quartiere.

Dato che diverse OnG e anche i leader del campo non ritenevano che Osterode fosse "libero dal piombo", si fecero subito degli esami sanguigni ai bambini dopo che arrivarono ad Osterode. Un anno dopo vennero nuovamente controllati i loro livelli di piombo. Non fu sorprendente per me e la mia squadra, ma lo fu per l'UNMIK: molti livelli erano aumentati nonostante una dieta migliore ed alcuni trattamenti medici di base. Quando vennero conosciuti questi risultati, i dottori smisero le loro cure, dicendo che facevano più male che bene. Nuovamente si disse che era necessario allontanare la gente dalla fonte di avvelenamento, prima di essere curati per intossicazione da piombo.

Quando pubblicai il primo articolo sui campi nel 2005 sull'International Herald Tribune, riportavo che 27 Zingari (inclusi molti bambini) erano già morti nei campi. Alla fine del 2006, il numero era più che raddoppiato, e per la fine del 2009 il conto era a 84. E gli Zingari vivono tuttora ad Osterode e nel vicino campo di Cesmin Lug.

Tra il 2007 e il 2008 diverse OnG costruirono o finanziarono la costruzione di appartamenti nel vecchio quartiere zingaro di Mitrovica sud. Ma questi appartamenti non vennero dati, come promesso, a quanti soffrivano dei più alti livelli di avvelenamento da piombo. Per mostrare che funzionava la loro politica di far tornare gli Zingari rifugiati in altri paesi, l'UNHCR diede la maggior parte di quegli appartamenti a quanti tornavano dal Montenegro e dalla Serbia.

Dopo aver provato a far pressione sull'ufficio USA a Pristina per trasportare via aerea questi 650 Zingari a Fort Dix, NJ, come il governo americano aveva fatto per oltre 7.000 Albanesi nel 1999 per salvarli dai paramilitari di Milosevic, USAID propose invece il progetto di costruire 50 appartamenti per i Rom dei campi, ovunque loro volessero in Kosovo. Mercy Corps, un'OnG internazionale degli USA, venne incaricata del contratto, anche se non avevano mai avuto a che fare con i campi zingari ed allora non avevano Rom o Askali nel loro staff. Tuttavia, nell'ottobre 2008 Mercy Corps assunse una romnì della mia squadra ed aprì un ufficio a Mitrovica sud per onorare il contratto di 2.400.000 $ affidatogli da USAID.

Fine seconda puntata

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Di Fabrizio (del 29/06/2010 @ 09:52:48, in Europa, visitato 2228 volte)

Da Czech_Roma: Sabato e domenica scorsi la CNN ha trasmesso una puntata sul caso della piccola Natálka e sulla situazione dei Rom nella Repubblica Ceca. Sul suo sito, oltre all'articolo che traduco, potete vedere anche foto e video in inglese - By Andrew Tkach, CNN

Natálka prima dell'attentato e durante il ricovero - foto tratta da Blesk.cz

Vitkov, Repubblica Ceca (CNN) - Natálka Kudrikova è una bambina di tre anni dagli occhi vivaci, ricoverata per gravi ustioni quando estremisti di destra lanciarono una molotov dentro casa sua.

La sua famiglia e le autorità dicono che venne presa a bersaglio perché rom, zingara. Natálka ha perso l'80% della pelle, due dita (una terza è stata amputata in seguito) e ha passato mesi giacendo in un coma indotto, dopo l'attacco dell'anno scorso a Vitkov [...]. Sta tuttora recuperando dopo 14 operazioni.

A maggio Natálka è tornata nell'ospedale di Ostrava per le sessioni riabilitatorie, così che un giorno sia capace di muoversi da sola. "Preferirei non riportarla in ospedale," dice sua madre, Anna Sivakova, "ma se deve tornare, il mio sogno è che impari a camminare senza nessun aiuto."

Proprio il giorno dopo, contro quattro giovani accusati dell'assalto, detenuti dal tribunale distrettuale di Ostrava venivano formalmente accusati di attentato a sfondo razziale e tentato omicidio.

Secondo il procuratore, l'attacco venne pianificato per il 120° anniversario della nascita di Adolf Hitler. Gli esperti del tribunale confermano di aver trovato svastiche ed altri cimeli nazisti nelle case degli accusati.

In tribunale, Ivo Muller e Vaclav Cojocaru hanno descritto il loro attacco coordinato con le molotov. Come unica scusa - dicono che pensavano si trattasse di un magazzino vuoto usato per merci rubate.

Negli interrogatori incrociati, Muller e Cojocaru hanno ammesso di aver preso parte a manifestazioni anti-Rom organizzate da estremisti di estrema destra.

Gli altri accusati, Jaromir Lukes e David Vaculik, non hanno testimoniato. Lukes è accusato di essere l'istigatore, accusa che il suo difensore nega decisamente, anche se concede che sia stato proprio Lukes a condurre l'automobile sul luogo. Il suo avvocato inoltre nega con veemenza qualsiasi motivazione razziale all'assalto.

Un sito antifascista ha pubblicato una foto di Lukes che cammina accanto al leader del Partito dei Lavoratori di estrema destra. Un'altra foto mostra Vaculik che indossa il bracciale del Partito dei Lavoratori, la faccia pubblica dell'estrema destra ceca.

Il leader dell'ora bandito Partito dei Lavoratori, Tomas Vandas, ha negato qualsiasi coinvolgimento.

"Sì, forse possiamo aver usato quella gente come organizzatori dei nostri incontri pubblici, ma come avremmo potuto sapere che volevano commettere un crimine?" ha detto Vandas. "Spero che Natálka migliori presto," ha aggiunto.

Miroslav Mares, dell'università Masaryk di Brno, è un esperto sui gruppi estremisti cechi.

Dice che è improbabile che il Partito dei Lavoratori sia direttamente coinvolto nell'attacco incendiario, ma che sono stati responsabili "per aver infiammato i sentimenti anti-Rom."

Dice: "Forse alcuni tra i più giovani nella scena neonazista si sono detti, -Se tutta la popolazione è contro i Rom, siamo giustificati a portare avanti simili attacchi.-"

E le indagini mostrano che il sentimento anti-Rom è diffuso. Il sito EURoma dell'Unione Europea dice che tra i Rom cechi resistono tassi di disoccupazione estremamente alti, bassi standard scolastici, isolamento ed i pregiudizi della popolazione maggioritaria.

Dice Marek: "Nelle regioni con alta disoccupazione e povere condizioni sociali, l'ascesa dell'estremismo è popolare tra i giovani disoccupati maschi, ma possiamo vedere sempre più donne nella scena neonazista."

Lucie Slegrova, 20 anni, è una convinta militante dell'ora rinominato Partito della Giustizia Sociale dei Lavoratori. Nega che il suo partito si sia ispirato all'ideologia nazista di Hitler.

Invece, dice, seguono le loro idee nazionaliste. Dice, "La Repubblica Ceca dovrebbe essere per gente che sa come comportarsi. Se gli zingari non vogliono seguire le regole, sono liberi di andarsene."

Solo l'1% dei votanti ha scelto il Partito della Giustizia Sociale dei Lavoratori alle ultime elezioni, ma il Primo Ministro, Jan Fischer, si preoccupa del fatto che il 7% degli studenti cechi ha votato per i partiti dell'estrema destra, secondo un ufficioso sondaggio nazionale.

"Molta gente è stufa dei politici, ed ha problemi per la crisi e la recessione," dice Fischer, "il mio messaggio a loro è: per favore riflettete e non credete a questi cattivi profeti."

Il movimento di estrema destra ha ottenuto i maggiori successi nella vicina Ungheria, dove il 17% dei votanti ha scelto il partito Jobbik alle ultime elezioni.

Anche la violenza è cresciuta. Negli ultimi due anni, secondo European Roma Rights Centre (ERRC), in Ungheria sono stai uccisi nove Rom durante attacchi notturni.

Gli assalti ai Rom sono diventati un tema anche nella campagna elettorale slovacca. Il locale Partito Nazionale ha commissionato dei manifesti che mostravano un uomo tatuato e dalla pelle scura con un messaggio provocatorio: "Votate SNS così non dovremo nutrire chi non vuole lavorare."

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Di Fabrizio (del 30/06/2010 @ 09:06:54, in musica e parole, visitato 1703 volte)

Segnalazione di Alessandra Meloni

Giovedì 1 luglio h. 19.30 a Nocetum (Via San Dionigi Milano) MM Corvetto

Eduard lo straordinario giovane violinista Rom si esibisce in un concerto. Il ricavato è per aiutare suo padre ad acquistare un furgoncino per la sua attività.

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Di Sucar Drom (del 30/06/2010 @ 09:10:13, in blog, visitato 1922 volte)

Roma, presentazione della Campagna DOSTA!
Si chiama 'Dosta!' la campagna nazionale di sensibilizzazione per combattere i pregiudizi e gli stereotipi nei confronti dei Rom e dei Sinti, che sarà presentata lunedì 7 giugno 2010 alle 10,30, a Roma, presso la sala monumentale della presidenza del consiglio dei...

Lanciata la campagna DOSTA!
Il vicesegretario generale del Consiglio d'Europa, Maud de Boer-Buquicchio e Fanny Ardant, attrice e regista, hanno lanciato il 7 giugno a Roma la campagna in difesa dei diritti dei Rom de dei Sinti "Dosta!" parola che in lingua rom significa "Basta!". La campagna - iniziata da anni in tutta Europa e...

Roma, "Campus Rom, c’era una volta Savorengo Ker"
L’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia (IDEA) / Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di piazza Marconi n. 8, ospita l’evento "Campus Rom, c’era una volta Savorengo Ker", mostra multimediale che racconta due es...

Chiesa Battista: bisogna vincere il pregiudizio, la paura e l'indifferenza
"Un'occasione d'incontro per vincere il pregiudizio, la paura e l'indifferenza". Così la pastora Anna Maffei (in foto), presidente dell'Unione cristiana evangelica battista d'Italia (UCEBI) ha presentato oggi a Roma, in una conferenza stampa, il "Camper dell'amicizia con il popolo Rom e Sint...

Ginevra, l'Italia passa l'esame ma non riconosce i Sinti e i Rom
L'Italia ha accettato oggi a Ginevra la stragrande maggioranza delle 92 raccomandazioni formulate dall'Onu in febbraio dopo il primo esame della situazione dei diritti umani nel Paese, ma ne ha respinte dodici, tra cui quelle che chiedevano il riconoscimento dello status di minoranze dei Sinti e dei Rom...

Rom e Sinti, intervento del Presidente della Repubblica
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione del Convegno internazionale su "La condizione giuridica di Rom e Sinti in Italia", promosso dall'Università degli studi Milano - Bicocca, ha inviato il 16 giugno...

Gallarate (VA), il giudice ferma lo sfratto dei Sinti
A pochi giorni dalla data prevista, i giudici del tribunale di Gallarate danno lo stop allo sfratto alle famiglie del campo sinti di Caiello: i diciassette nuclei famigliari gallaratesi di cultura sinti potranno rimanere nell'area...

Milano, continua la politica razzista e demagogica degli sgomberi
Il 26 giugno mattina alle h. 8.00 è stato sgomberato per l’11esima volta il campo rom di V.le Forlanini. Erano presenti una decina di persone, delle 25 circa che lo abitano (donne incinte, bambini – il più piccolo di tre mesi – e anzian...

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Di Fabrizio (del 01/07/2010 @ 09:19:44, in Europa, visitato 1306 volte)

Segnalazione di Veronica Mognoni

 Il link per chi legge da Facebook

C'e' davvero un'emergenza ROM in Europa? Un viaggio verso l'EST alla ricerca delle storie che nessuno racconta: dai bambini bruciati vivi agli esempi di integrazione.

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Di Fabrizio (del 01/07/2010 @ 09:42:11, in media, visitato 1710 volte)

Da Roma_Daily_News

RadioExpert.org

Domanda
Può un network di stazioni radio FM posseduto e gestito da comunità rom formare le basi di una nuova soluzione del problema rom in Europa? Se è così, come dovrebbe funzionare e quale forma prendere?

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La questione
La marginalizzazione delle minoranze romanì nell'Europa Centrale/Orientale rimane tra i problemi più difficili da affrontare per l'Europa di oggi. La ricerca di soluzioni deve includere la responsabilizzazione del popolo rom attraverso l'istruzione e l'accesso alle strutture di supporto. Video seguente in inglese:

Inoltre un parere di Ian Hancock QUI (sempre in inglese ndr)

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Appello all'azione
Durante il Summit Rom UE, il Presidente della Commissione Europea Jose Manuel Barroso ha invitato l'Europa tutta: "Dobbiamo usare tutti i mezzi possibili per migliorare l'inclusione dei Rom. Se non ci saranno cambiamenti fondamentali, milioni di giovani rom non avranno alternativa ad una vita di esclusione sociale e marginalizzazione. Se la speranza non entrerà nei quartieri rom, prevarrà la disperazione. Le principali società devono offrire ai Rom una possibilità reale, pratica, di migliorare le loro prospettive." Ha poi continuato: "Dovremmo incoraggiare i Rom nel diventare soggetti attivi del loro destino e prendere le responsabilità delle loro vite. Ma dobbiamo offrire loro reali opportunità. Si diventa cittadini, solo se si ha l'opportunità di farlo."

La nostra soluzione
La Comunità di Radio possedute e gestite da gruppi rom possono fornire strumenti efficaci per l'alfabetizzazione mediatica, collaborazione, inclusione, accesso, sviluppo di capacità per l'impiego e coesione sociale. Il Progetto Radio Rom è un'iniziativa pluriennale (2009-2012) per stabilire e mantenere una rete sostenibile di radio FM gestite dalle minoranze rom in Europa. L'obiettivo è di creare un ambiente che consenta lo sviluppo di Radio Rom nelle società civili, e sviluppare organizzazioni sostenibili di Radio Rom. Il progetto si basa su un piano strategico sviluppato da Henry Loeser all'Università Masaryk che impiegherà consulenza e formazione.

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Come funziona?
Il piano è di lavorare in parallelo a macro e micro livello. Poiché gli ambienti della società civile sono resi più favorevolei per le radio comunitarie, così anche quelli radio dovrebbero essere sufficientemente sviluppati: prima come OnG solo per Internet, quindi la migrazione a FM per diventare organizzazioni comunitarie autosufficienti. In primo luogo, tutti i soggetti interessati dovranno essere coinvolti attraverso una serie di conferenze, laboratori, consulenze e sessioni di formazione per il settore e le organizzazioni per costruire le capacità necessarie. Poi, realizzata e misurata tramite il coordinamento costante, supporto, e consultazione progressiva. Si tratta di un esercizio di costruzione comunitaria con la radio al centro della collaborazione delle parti interessate.

L'attivazione degli ambienti
Comunità - Individuare e informare le comunità rom
Interessi organizzati - coordinare ed eseguire conferenze OnG
Fattibilità - ricerca di macro sociali, economiche e questioni tecniche
Politica - chiamare alla partecipazione di agenzie governative
Legislazione / Regolamenti - sviluppo e definizione della legislazione apposita
Supporto - sollecitare il sostegno finanziario per assicurare la sostenibilità

Organizzazioni sostenibili delle Radio
Comunità / Consiglio di Amministrazione - identificare e sviluppare i gruppi interessati
Fattibilità - micro ricerca sociale, economica e questioni tecnici
Strategia / Piano / Bilancio - sviluppare le basi da cui partire per costruire
Management - assumere, e costruire una squadra responsabile
Tecniche - acquisire e installare lo studio e le strutture della trasmissione
Programmazione - formare gli addetti radio rom per creare la loro presentazione in onda
Sviluppo - attuazione del piano, le persone, e sistemi per assicurare la sostenibilità

Il Progetto Radio Rom contribuirebbe ad accrescere la tolleranza e la mutua comprensione fornendo mezzi di comunicazione ai Rom per comprendere meglio il loro ruolo e responsabilità nella società UE, ed anche per chi non è Rom nell'apprendere sulla loro cultura, valori e richieste, riducendo quindi il razzismo e l'intolleranza attraverso la comprensione. Dovrebbe promuovere l'occupazione attraverso il trasferimento di know-how e capacità di costruire competenze. Le Radio Rom di successo saranno quindi un mezzo per lo sviluppo sostenibile dei gruppi associati, incoraggiando anche la coesione sociale definendo le Radio Rom stesse come efficaci organizzazioni della sociale civile.

Risultato
Per ottenere i desiderati risultati di sostenibili radio rom in FM, abbiamo bisogno della vostra partecipazione e appoggio. Contattate quindi da oggi radioexpert e continuiamo a costruire un futuro migliore per le comunità romanì e tutta la società europea.

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Di Fabrizio (del 02/07/2010 @ 09:06:55, in Italia, visitato 2016 volte)

Rho, 29 giugno 2010. Zoran è morto, morte cerebrale, non qui a Rho, dove per quindici anni aveva vissuto con la sua famiglia, ma lontano, in Germania, dove aveva, infine, cercato rifugio. Quasi cieco, da molto tempo era sottoposto a dialisi, in cura presso l'Ospedale di Bollate fino a che, all'inizio di questo anno, venne espulso dal campo di Rho, privato della casa e degli affetti più intimi. Per mesi Zoran ha vagato senza una meta, spaventato e sempre più indebolito nella salute. Qualche giorno fa, dopo aver appreso la notizia che sua nuora e i due nipotini, anch'essi abitanti nel campo di Rho, erano stati trasportati dai Servizi Sociali in una Comunità, anziché provvedere agli interventi che nel tempo si erano resi necessari per aiutare una famiglia in difficoltà, ha avuto un tracollo. L'ultimo.

Ma le politiche razziste della Giunta Zucchetti non si fermano, anzi, si intensificano. Nei giorni scorsi è stata recapitata al musicista Jovica Jovic e ad altre famiglie del campo comunale di via Sesia una lettera in cui li si invita ad abbandonare le proprie abitazioni entro 30 giorni, perché al posto delle loro case il Comune deve mettere una discarica. Non contenti di chiudere il campo, senza offrire alcuna alternativa alle famiglie che vi abitano, l'amministrazione comunale ha voluto sottolineare che i Rom di via Sesia valgono meno della spazzatura, calpestando la loro dignità. Come hanno ricordato anche Elio e le Storie Tese sabato sera dal palco del Rho Alive, invitati dalla stessa amministrazione rhodense, "siamo vicini alla pulizia etnica". Per queste ragioni questa sera abbiamo fatto irruzione in Consiglio Comunale, portando dei sacchi della spazzatura con i nomi dei Rom che vivono in via Sesia, considerati dal Sindaco Ciellino dei rifiuti sociali.

Ma il Consiglio Comunale non si è soffermato a riflettere sulla morte di un uomo che per loro non vale nulla perché Rom. Non si è fermato a riflettere sul fatto che la dignità di cittadini in carne ed ossa e di un popolo viene calpestata. Ha preferito discutere, dopo che abbiamo abbandonato l'aula, della violenza della nostra azione, in quanto entrando in Comune avremmo inavvertitamente danneggiato una porta e della necessità di sgomberare il Centro Sociale Fornace.

Contro la violenza di un'istituzione che sta sistematicamente commettendo violazioni dei diritti umani, nelle prossime settimane proseguiremo e intensificheremo la campagna per fermare lo sgombero del campo e perché siano riconosciuti i diritti di Jovica e di tutti gli altri abitanti di via Sesia.

SOS FORNACE
sosfornace@inventati.org
www.sosfornace.org
www.myspace.com/sosfornace

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Di Fabrizio (del 02/07/2010 @ 09:43:30, in media, visitato 1833 volte)

Sembra non aver tregua la campagna di distorsione della verità dei fatti che da tempo contraddistingue anche il quotidiano Il Tirreno di Pisa, non solo quando sono coinvolti direttamente dei Rom in episodi di criminalità o di cronaca locale... ma adesso il Tirreno li coinvolge esplicitamente anche quando i Rom (nomadi) non c'entrano per niente.
Ne è la prova l'episodio raccontato da Pierluigi Ara nella cronaca di Calci del 29 Giugno, relativo all'aggressione subita dal parroco Mons. Antonio Cecconi ad opera – secondo il quotidiano il
Tirreno- di un gruppetto Rom (nomadi).
"Nomadi si scatenano contro il parroco di Calci", così titolava l'articolo che raccontava il fatto in questione.
Lo stesso parroco ammette il fatto e l'aggressione verbale subita, ma dichiara anche che non si trattava di Rom, ma di cittadini immigrati! Una distinzione che sembra troppo difficile da cogliere per il giornalista autore della segnalazione, ed è una notizia troppo "ghiotta" per la redazione de Il Tirreno di Pisa da lasciar cadere, così senza un minino di verifica prima di pubblicarla ben in risalto..tanto diffamare i Rom fa sempre presa, è la logica che caratterizza anche Il Tirreno di Pisa, ciò che importa è continuare sbattere i Rom in faccia all'opinione pubblica presentandoli come arroganti e pericolosi..
"Nomadi scatenati o giornalisti scatenati?" non so proprio chi dobbiamo temere di più!
La mia vicinanza e solidarietà piena a don Antonio, ma senza dimenticare quei colpevoli-fantasmi Rom visti dall'occhio attento e indagatore del Tirreno.
Agostino Rota Martir


IL Tirreno – cronaca di Calci del 29 giugno 2010
Nomadi si scatenano contro il parroco di Calci di Pierluigi Ara

CALCI. Gazzarra inscenata da un gruppetto di nomadi all'indirizzo di monsignor Antonio Cecconi, parroco di Calci e vicario generale della diocesi di Pisa. Al centro del paese, mentre il sacerdote dalla pieve romanica si stava recando alla vicina canonica, è stato fatto bersaglio di parole pesanti.

Una aggressione verbale in piena regola. Alcuni individui, tra cui spiccavano due donne, hanno cominciato ad inveire nei confronti del sacerdote il quale, a loro dire, non li avrebbe aiutati abbastanza. Nella circostanza probabilmente non era nella condizione di dare i soldi che gli venivano richiesti. Da qui la protesta, scomposta e fuori luogo.

Si consideri che monsignor Cecconi quelle persone, come tante altre, le ha sempre aiutate anche a costo di sacrifici attingendo non di rado alle sue risorse personali. Non a caso, uomo di chiesa dalla parte degli ultimi della società, ha fatto della sua vita e dell'impegno di apostolato cristiano, la bussola di condotta quotidiana. Tutti conoscono e ricordano l'impulso dato alla Caritas della provincia di Pisa, di cui è stato massimo responsabile, e alla Caritas nazionale che lo ha visto vice direttore. Non c'è situazione di grave disagio sociale del singolo e della collettività, anche internazionale, nella quale lui non sia intervenuto o non si prodighi coinvolgendo gli altri con l'esempio di concreta generosità. Si pensi ai più poveri del mondo, ai terremotati, ai colpiti da calamità naturali, di recente anche a favore della popolazione di Haiti.

Il parroco calcesano si richiama a Lorenzo Milani, a Giorgio La Pira, ex sindaco di Firenze, a don Ciotti che proprio di recente ha invitato in Vallegraziosa.

Adesso questo episodio isolato e circoscritto di contestazione da parte di un esiguo numero di esagitati che comunque il sacerdote ha fronteggiato con estrema civiltà. Alcuni passanti sulla piazza e dal vicino circolo Acli "Giuseppe Fascetti" gli avventori, che avevano assistito alla scena, hanno subito preso le difese di monsignor Cecconi rivolgendo ai nomadi l'invito a smetterla e ad allontanarsi. Però solo la minaccia di chiamare i carabinieri ha posto fine alla gazzarra.

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