Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 02/06/2010 @ 09:31:08, in scuola, visitato 2049 volte)
Da
Romanian_Roma
Bucarest, 25/05/2010 - Secondo un portavoce di un tribunale rumeno, lo stesso
ha ordinato ad un insegnante di pagare una compensazione di 10.000 euro alla
famiglia di una bambina rom di 12 anni, ripetutamente esclusa dalla classe.
La sentenza è stata salutata come un colpo contro la segregazione in un paese
che ha una delle più vaste comunità rom in Europa, anche se molti nascondono la
loro origine etnica per paura di discriminazioni.
Il portavoce ha detto all'AFP che la corte d'appello nella città meridionale
di Craiova "ha obbligato" l'insegnante Lenuta Daba a pagare 10.000 euro o
l'equivalente in valuta locale, i lei, a Pompiliu
Ciurescu, il padre della giovane Rahela.
Il giudizio è stato emesso il 19 maggio e martedì è stato reso pubblico ai
media.
I mezzi d'informazione riportano che l'insegnante della città sud-occidentale
di Voloiac aveva ripetutamente rifiutato nel 2007 alla ragazza di entrare in
classe.
Daba ha negato di averla discriminata, invocando irregolarità amministrative
riguardo il trasferimento di Rahela da un'altra scuola.
L'OnG per i diritti dei Rom Romani Criss ha lodato la decisione del
tribunale.
"La somma è l'inizio. La decisione deve diventare un segnale per quanti
adoperano la discriminazione e la segregazione nell'istruzione, che è un diritto
fondamentale," ha detto ad AFP la rappresentante Monica Vasile.
Il censimento del 2002 dice che ci sono circa 530.000 Rom nel paese, ma le
OnG indicano il numero di circa due milioni e mezzo.
Un numero imprecisato di bambini rom non vanno a scuola o terminano gli studi
dopo la scuola primaria. Secondo uno studio governativo del 2008, il 19% dei Rom
tra i 18 e i 29 anni non sono mai andati a scuola, confrontato all'1,8% dei
Rumeni non-Rom.
Di Fabrizio (del 03/06/2010 @ 08:54:56, in scuola, visitato 2203 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
Giugno 2009
chiediamo ai bambini delle scuole della zona di far vivere il loro zaino
"passandolo" ai bambini del campo rom di Rubattino.
Settembre 2009
la raccolta ha avuto un grande successo: i 36 bambini di Rubattino iniziano la
scuola avendo tutti zaino, astuccio e quaderni.
L’inverno scorso è stato durissimo, tanti sgomberi, tanto freddo, tanta
precarietà, ma i bambini ce l’hanno fatta quasi tutti a continuare a venire a
scuola pur tra mille difficoltà.
Anche quando le ruspe macinavano zaini e lavoro, eravamo pronti a ricominciare.
Ora ci prepariamo al nuovo anno
con tanti nuovi bambini iscritti. Vi chiediamo ancora di far continuare a vivere
lo zaino di vostro figlio sulle spalle di un altro bambino.
Chiediamo
a ogni scuola di organizzare la raccolta e poi di contattare uno di noi che
passerà a ritirare il materiale.
Sono molto graditi anche astucci nuovi e quadernoni, meglio se a quadretti.
Grazie e buona estate!
Il gruppo mamme e maestre delle scuole Feltre e Pini
Per informazioni e raccolta rivolgersi a:
Assunta Vincenti
assuntavincenti@live.it
Flaviana Robbiati
flavianarobbiati@tiscali.it
Marialuisa Amendola
marialuisa.amendola@tiscali.it
Giugno 2010
Di Fabrizio (del 03/06/2010 @ 09:52:26, in Italia, visitato 1882 volte)
31 maggio 2010
Un grave episodio di discriminazione a Palermo contro una famiglia rom
raccontato da Mario Affronti.
Il fatto: una bella e numerosa famigliola Rom, cui è stato assegnato un
appartamento confiscato alla mafia secondo una procedura pienamente legale, è
stata rifiutata dai condomini sia di via Bonanno e sia (è notizia di oggi) di
Corso Calatafimi.
Parlo di bella e numerosa famiglia per conoscenza personale. La mia famiglia è
stata ospite lì al campo Nomadi della Favorita in ripetute occasioni, anche a
cena, presso la casa-baracca in cui vivono (non so come facciano a mantenerla
dignitosamente pulita senza acqua né servizi igienici) e i miei figli assieme ad
altri ragazzi della Lega Missionaria Studenti hanno fatto attività di
doposcuola, e non solo, per tutti i bambini del campo grazie alla loro preziosa
collaborazione.
Il fatto impone alcune riflessioni ed una chiara presa di posizione. Trattasi di
un chiaro caso di discriminazione razziale che ci fa ritornare indietro nel
tempo e che sembra grave in quanto riguarda il nostro tessuto sociale, la nostra
gente, il popolo palermitano che invece, anche in un recente passato, ha
mostrato un atteggiamento di accoglienza e di ospitalità verso l'altro,
specialmente se diverso. Non è un problema di quartiere più o meno "in", di zone
più o meno esclusive o degradate della nostra città. Non riguarda solo i ricchi
che hanno paura di essere derubati ma, per lo stesso motivo, anche i poveri che
pensano di rischiare anche quel poco che hanno. È appunto un problema sociale di
cui gli zingari (che tra l'altro rubano anche i bambini) rappresentano la punta
d'iceberg, ma che interessa anche gli immigrati terzomondiali, oggi numerosi
nelle nostre contrade, gli omosessuali ed in generale tutto quanto non rientra
nei nostri canoni ormai diventati angustamente ed inesorabilmente etnocentrici.
La causa di tutto ciò – e veniamo così alla prima riflessione – è innanzitutto
una mancanza di conoscenza. Il compianto mons. Luigi Di Liegro, quando era
direttore della Caritas diocesana di Roma, diceva che in fondo si ha paura di
tutto ciò e di chi non si conosce. La paura è normale nell'approccio col
diverso. Soltanto il desiderio di conoscere può superarla per consentire un
dialogo che oggi sembra diventato impossibile. Di fatto la nostra società è
diventata più cattiva. Come sempre, quando ci si chiude pensando che l'altro
possa essere una minaccia e non invece una risorsa proprio a motivo della sua
diversità.
Questa deriva individualista e cattiva del nostro tessuto sociale – seconda
riflessione – è anche colpa nostra. Colpa di chi in questi ultimi anni ha
conosciuto queste persone toccando con mano le derive positive di questa
relazione sia per sé che per la società tutta. Come mai sullo zingaro,
sull'immigrato è prevalsa l'idea che essi costituiscono un problema di sicurezza
sociale e non una vera e propria opportunità di crescita civile?
Come mai un po' in tutta Italia si moltiplicano gli episodi di discriminazione
razziale di cui l'UNAR giornalmente ci fa un triste e macabro resoconto? Perché
non abbiamo saputo testimoniare la verità su queste persone? Perché è passata
questa idea nefasta e non la nostra secondo cui il diverso rappresenta una
ricchezza non solo sociale ma anche economica, politica e religiosa?
Già, religiosa. In questo campo – terza riflessione – il pericolo è
rappresentato soprattutto dal musulmano che ormai apertamente attenta alla
nostra identità (quale?) religiosa e che bisogna contrastare in tutti i modi più
o meno leciti. I cattolici palermitani hanno dimenticato che l'unica moschea
presente nella loro città è un ex-chiesa donata allo scopo dall'Arcidiocesi
rappresentata allora dall'indimenticabile cardinale Pappalardo.
E ritornando ai Rom, non tutti forse sappiamo quanto Paolo VI, ebbe a dire
rivolgendosi agli Zingari: «voi siete nel cuore della Chiesa»! Non tutti forse
sappiamo quanto la dignità cristiana, nella loro condizione, abbia ricevuto
attraverso la beatificazione di Zeffirino Giménez Malla (1861-1936), detto "il
Pelé", uno Zingaro spagnolo appartenente al gruppo nomade dei Kalós.
In realtà quella degli zingari è una realtà che interpella tutti ma soprattutto
noi cristiani in quanto è difficile affermare che essi sono nel cuore della
Chiesa. Ciò che si vede e rende tristemente addolorati è l'indifferenza o una
vera e propria opposizione. Solo gradualmente e molto lentamente, oggi nel
nostro Paese alcune comunità si sono aperte all'accoglienza, ancora troppo
poche, peraltro, perché gli Zingari possano scoprire il volto materno e fraterno
della Chiesa. I segni del rifiuto persistono, dunque, e si perpetuano,
suscitando, in genere, poche reazioni e proteste in chi ne è testimone.
E veniamo così alla presa di posizione. È giunto il tempo in cui, scosse la
coscienze, i cattolici decidano di vivere la caritas piena verso questa
popolazione. La Chiesa deve riconoscere il loro diritto di "voler vivere
insieme", provocando e sostenendo una sensibilizzazione in vista di una maggiore
giustizia nei loro confronti, nel rispetto reciproco delle culture, orientando i
propri passi sulle orme di Cristo, in risposta alle aspettative di questa
popolazione nella sua ricerca del Signore.
A tale scopo esiste anche una motivazione di ordine teologico che rappresenta il
sale di tutta la pastorale della Migrantes (l'organismo ufficiale della C.E.I.
per le persone in mobilità – zingari ed immigrati ma anche emigranti, marittimi,
fieranti e circensi): la condizione itinerante, sia nella sua oggettiva
realizzazione, sia come visione di vita, rappresenta un richiamo permanente a
quel «non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura» (Eb
13,14). Il compito da intraprendere, affinché gli Zingari, particolarmente
vulnerabili, si considerino e siano accettati come membri a pieno titolo della
famiglia umana, è perciò grande e urgente.
Alla pace autentica e duratura, quella che dovrebbe caratterizzarla come
riflesso della "famiglia divina" (la Santissima Trinità), non si arriva però –
ritorniamo al fatto di cronaca – fuori da un contesto di giustizia e di
sviluppo. Fra la popolazione zingara va quindi custodita la dignità e rispettata
la identità collettiva, vanno incoraggiate le iniziative per il suo sviluppo e
difesi i diritti. Per comprendere adeguatamente la storia spesso drammatica di
questa popolazione, occorre tener presente non solo la sua situazione di
minoranza in seno alla società, ma anche la sua specificità nei confronti delle
altre minoranze. La sua peculiarità sta infatti nel fatto che gli Zingari
costituiscono una minoranza senza un preciso insediamento territoriale o uno
Stato di riferimento originario – non avendone pertanto un suo eventuale
sostegno. Questo "vuoto" di garanzie politiche e di protezione civile rende
molto critica la vita degli Zingari.
I Governi nazionali e locali (in questo caso il Comune di Palermo) debbono
rispettare questa minoranza tra le minoranze e riconoscerla, contribuendo a
sradicare gli episodi di razzismo e di xenofobia ancora diffusi, che provocano
discriminazione in materia di impiego, di alloggio e di accesso. La gente di
Palermo, il popolo ed i cristiani anagraficamente così numerosi, devono
ritrovare la propria vera identità, prima che vada irrimediabilmente perduta.
(Mario Affronti, responsabile del Centro diocesano per la Pastorale delle
Migrazioni di Palermo)
Da
Czech_Roma
AFP By Jan Marchal
OSTRAVA, 27/05/2010 - La famiglia Podrany viveva una vita tranquilla in un
villaggio abitato prevalentemente da Rom, finché una sera di marzo una bottiglia
molotov fu lanciata in casa loro attraverso una piccola finestra.
"Un odore cattivo mi ha svegliato. Ho preso un bicchiere d'acqua e l'ho
gettato sul fuoco," dice la tredicenne Sabina Podana, indicando la finestra che
lascia passare solo una scheggia di luce dentro la stanzetta.
La finestra della modesta casa dei Podrany a Bedriska, un insediamento ai
margini della città orientale di Ostrava, ora è stata riparata e le tracce del
fuoco sul tappeto sono scomparse.
La reazione istintiva della ragazza impedì che quella bottiglia riempita di
etere potesse causare un disastro, ma rimane la paura.
"Da quel giorno, ho paura che possa accadere qualcosa," mormora la ragazza.
che intende diventare una cuoca.
"Guarda questa casa, è fatta tutta di legno. Se Sabina non si fosse
svegliata, il fuoco si sarebbe propagato in fretta," dice Dusan, il padre di
Sabina, in piedi nel piccolo giardino della casa ad un solo piano con il tetto
di lamiera ondulata.
Dusan Podrany, che ha un'impresa di costruzioni, si lamenta della crisi
economica globale e della mancanza di lavoro nella regione martoriata dalla
disoccupazione.
Dice che voterà alle elezioni parlamentari del 28 e 29 maggio, anche se non
crede che i politici siano realmente interessati ai Rom.
"Se lo fossero, queste cose non succederebbero. Hanno anche permesso al
Partito dei Lavoratori di emergere," dice.
Il partito di estrema destra famoso per la sua retorica anti-Rom, è stato
recentemente disciolto da un tribunale, ma gli è stato permesso di prendere
parte alle elezioni con un nome differente.
Il Partito dei Lavoratori ha ottenuto l'1,07% alle elezioni europee del 2009,
raggiungendo la soglia prevista per ottenere i rimborsi elettorali UE - e
portando a compimento il suo obiettivo per il voto.
Il voto europeo ha avuto luogo dopo un attacco incendiario di quattro
skinhead - ora sotto processo ad Ostrava - contro una casa rom nella vicina
città di Vitkov [leggi
QUI ndr].
Dopo l'attacco contro la casa dei Podrany, Sabina ed i suoi genitori non
potevano consolarsi pensando all'incendio a Vilkov ed a Natálka, la bambina rom
di due anni che ha passato metà anno lottando per la vita con ustioni sull'80%
del corpo.
Natálka è miracolosamente sopravvissuta all'attacco, ma ha sofferto di ferite
che la segneranno per tutta la vita.
A Bedriska, sembra che l'attacco sia stato motivato piuttosto da discussioni
coi vicini, ma rientra perfettamente nel contesto generale dei sentimenti
anti-Rom nella società ceca, dicono i commentatori.
Un recente sondaggio ha mostrato che quattro Cechi su cinque trovano
problematico vivere con la minoranza rom.
"I genitori spesso condizionano i loro figli a pensare che i Rom siano
qualcosa di estraneo e pericoloso," dice Kumar Vishwanathan, 47 anni nato in
India, arrivato nella Repubblica Ceca 20 anni fa e che aiuta la minoranza rom
locale dal 1997.
"E poi un giorno, una madre spingerà suo figlio a buttare una bomba contro la
casa accanto, abitata da una famiglia rom - è quel che è successo qui," ha
aggiunto.
"Ci fu una grande inondazione quell'anno (1997). Le famiglie bianche che
avevano perso le loro case ne ottennero di nuove, mentre i Rom furono spostati
in case mobili," dice
Vishwanathan, che ora guida una OnG chiamata Vzajemne
souziti (Vivere Insieme), con base ad Ostrava.
"Compresi subito che non era l'alluvione il problema più grande. Avevano
problemi anche col lavoro, con l'istruzione, la comunicazione con le autorità,
con la polizia," aggiunge.
"Ma il problema essenziale era che la società non accetta i Rom, che
preferirebbe sbarazzarsene e vivere senza di loro," dice.
La minoranza Rom ceca - se ne stimano 300.00 su una popolazione totale di
10,2 milioni - dice di essere vittima di gravi discriminazioni.
Secondo un sondaggio dell'Agenzia UE per i Diritti Fondamentali, circa l'83%
dei Rom cechi dice di aver sofferto di ingiustizie razziali.
"La Repubblica Ceca ha di certo numerosi programmi di aiuto per i Rom, ma
molti rimangono inapplicati," dice Lucie Horvathova, l'unica Rom tra i 5.050
candidati a concorrere per el elezioni generali di quest'anno.
"Le autorità non affrontano abbastanza seriamente l'estremismo," dice la
candidata dei Verdi.
"E nessuno se n'è interessato finché non ci sono stati gli attacchi di Vitkov
e Bedriska," aggiunge.
Di Fabrizio (del 04/06/2010 @ 09:05:52, in casa, visitato 1777 volte)
Gli zingari rappresentano un pericolo per i cittadini rhodensi?
A prestare attenzione a quanto accade nella vicina Milano e in molti Comuni
dell'hinterland confinanti, tutti interessati dalle medesime opere: Expò, Fiera,
speculazione edilizia… sarebbe forse più saggio preoccuparsi, in modo grave e
legittimo, degli appetiti e dei grandi profitti della 'ndrangheta che prosperano
nella produttiva Lombardia, spesso tra la disattenzione generale e le zone
d'ombra in cui s'indebolisce l'operato della Pubblica Amministrazione, piuttosto
degli orticelli in cui "pascolano" le famiglie rom…
Tuttavia, per tornare ad argomenti più "tranquillizzanti" e che paiono riempire
di colore l'operato di facciata di questa Amministrazione, ci chiediamo che
cosa avrebbe pensato il Signor Sindaco se fosse transitato dal campo rom di via
Sesia, Sabato scorso, imbattendosi in una quindicina di bambini intenti a
giocare liberi e gioiosi, tornando con la memoria a ritroso alle strade sterrate
battute in campagna elettorale, in visita ad alcune di quelle famiglie zingare
che, una volta diventato primo cittadino, avrebbe fatto poi sgomberare (ma
allora, che cosa era andato a dir loro in quelle settimane??).
Ma forse si trattava di una spensieratezza solo momentanea, tipica dei bambini,
che presto verrà interrotta e riportata alla realtà dal prossimo allontanamento
di un'anziana signora non da una casa occupata illegalmente e magari attraverso
il pagamento di una mazzetta a chi controlla il racket degli "affitti" (come a
Baggio, in via Lorenteggio, a Q.to Oggiaro o v.le Sarca… e a Rho, come stanno le
cose?), ma a una persona ammalata, con difficoltà di deambulazione, nemmeno un
euro in tasca, insomma, un'anziana come tante che si vedono anche qui rivolgersi
ai centri di carità perché i servizi pubblici sono assenti o distratti, forse un
po' più malconcia della nostra più nota "vicina di casa".
Nulla di nuovo sembrerebbe suggerirci l'esperienza, considerato anche il
sospetto che grava per i ricorrenti "abusi d'ufficio", ai danni dei più deboli
s'intende (come l'allontanamento di un dializzato dalla propria casetta, la
contestazione impropria di utilizzo delle strutture comunali a due nuclei, il
rifiuto della residenza a chi avrebbe tutti i diritti di chiederla e ottenerla,
l'abbandono di persone in stato di grave sofferenza psicofisica, le violenze
morali a cui vengono sottoposti i minori, non dai propri genitori (!!), ma da
chi occupa i Servizi, cioè rappresenta le Istituzioni).
E' Il paradosso imbarazzante di un'Amministrazione che per affrontare la
ricollocazione di 7 famiglie rom, l'anno scorso prima presenta un Piano
d'Integrazione (per oltre 1 milione di euro) che gli viene assegnato dal
Ministro Maroni, come per molti altri Comuni, indirizzando poi (ma forse sarebbe
più logico dire "distraendo"?) i finanziamenti statali assegnati verso azioni
non finalizzate allo scopo dichiarato (ma non erano i Rom i furbacchioni?!).
E che, invece di affermare con fatti verificabili e tangibili i principi di
trasparenza pubblica che contraddistinguono il carattere di ogni buona
amministrazione (e che come sappiamo prevengono sul nascere comportamenti e
interessi illegittimi di chicchessia), si abbandonano a litigi interni alla
maggioranza o a politiche demagogiche e creative, anziché gestire le risorse a
disposizione della collettività per dare un sostegno all'abitazione, senza
magari ricadere nelle solite pratiche del clientelismo... clericale.
O ancora, forse solo per acquietare una scuola, quella di Via Tevere, che
esplode di tensioni e contraddizioni (perché anche la scuola fa parte della
società…e ci sono dentro tutti, autoctoni, immigrati, rom, gente perbene,
disonesti semplici e disonesti "organizzati" ecc.), si chiude gli occhi per il
lavoro di educatori che si occupano dei bambini zingari (ma non, si badi bene,
per quelli che frequentano le medie, come se un adolescente non avesse bisogno
di un aiuto a quell'età... e infatti ogni due per tre i bravi ragazzi rhodensi,
come gli altri, ricadono nel bullismo...), salvo poi togliere a quegli stessi
bambini la speranza in un futuro migliore o anche "solo" il container dove
abitano... tanto non sono forse "nomadi"?
Sarà per ricambiare la fiducia risposta da un'Amministrazione generosa nei Suoi
confronti, prima attraverso un incarico a termine poi con un concorso "fatto a
misura", certo è che molti degli atti sottoscritti dal Dirigente ai Servizi
Sociali verso i concittadini di via Sesia, che ci mette la faccia oltre che la
responsabilità (ma chi gliene chiede conto?), non sembrano rispondere alle
finalità di sostegno e aiuto alle persone in difficoltà, ma vengono comunque
attuate in modo autoritario quanto avventato, trascurando il proprio ruolo
istituzionale, anche solo con il buonsenso... infierendo, in ultimo, contro una
persona anziana, non diversa dai tanti anziani che a parole si dovrebbero
tutelare.
Pagani Maurizio - Presidente Opera Nomadi Milano
Ricevo da Marco Brazzoduro
Domenica 6 giugno, dalle 11.30
Metropoliz – via Prenestina 911 - Roma
La comunità dei rom e delle romni provenienti dalla Romania, sgomberati nel
novembre 2009 da via di Centocelle e da allora al centro di un percorso di
rivendicazione del proprio diritto all'abitare degno assieme ai BPM, organizza
un pranzo tipico di auto-finanziamento per continuare il proprio percorso di
auto-determinazione.
Un pranzo (7 euro, all inclusive!) che vuole diventare anche un punto d'incontro
per parlare di sé, della propria storia, della propria lotta, un pranzo per
superare il pregiudizio attraverso il contatto diretto, attraverso i propri
occhi e la propria pelle.
Si potrà inoltre ricorrere ai servizi della ciclo-officina, ascoltare la musica
rom, acquistare oggetti al mercatino del riuso, giocare con i bambini, parlare e
confrontarsi... Un pranzo per ribadire che l'unica risposta alla speculazione e
al consumo del territorio si chiama auto-determinazione, verso la nascita di una
città meticcia davvero accogliente.
Vi aspettiamo!
Popica Onlus
www.popica.org
5x1000 a Popica - c.f. 97436100586
Di Fabrizio (del 05/06/2010 @ 09:37:18, in Italia, visitato 1845 volte)
4 giugno 2010 - di Tiziana Paolocci
Il campo nomadi di Tor de' Cenci tra tre mesi sarà solo un ricordo. Il
Campidoglio ne ha disposto la chiusura tra settembre e ottobre prossimo e ieri
il delegato del sindaco alla Sicurezza, Giorgio Ciardi, lo ha comunicato
ufficialmente durante un sopralluogo nell'accampamento compiuto insieme al
presidente della commissione comunale Politiche sociali e sanità, Giordano Tredicine, al capo dell'Ufficio per il coordinamento operativo all'emergenza
rom, Antonio Di Maggio e al presidente del municipio XII, Pasquale Calzetta.
«Entro fine mese riteniamo che vengano individuate le aree destinate ai futuri
campi nomadi attrezzati - ha spiegato Tredicine - lunedì verranno aperte in
prefettura le buste del bando che contengono i siti candidati. Dovrebbero essere
quattro, tre maxicampi e uno transitorio, ma non escludiamo che possano essere
di più se le aree candidate sono piccole».
Il primo insediamento che chiuderà i battenti sarà quello della Martora,
seguito da Tor de' Cenci, mentre riprenderanno tra qualche settimana le
operazioni di fotosegnalamento degli abitanti nell'insediamento sulla via
Pontina. Fino a oggi sono stati censiti infatti circa cento maggiorenni, ma ne
mancano ancora 230. Ciardi ha promesso anche la realizzazione di un tavolo
tecnico composto dai rappresentanti del Comune coinvolti nel piano nomadi per
suggerire le priorità nei trasferimenti, in relazione alla vicinanza o meno con
i centri abitati. Al tavolo, che si riunirà mensilmente per delineare le varie
strategie operative, siederanno anche Tredicine e il presidente della
commissione Sicurezza Fabrizio Santori che lavorerà in sinergia con il direttore
del V dipartimento Angelo Scozzafava.
I nomadi guardano al futuro con entusiasmo, anche se trapela qualche timore
riguardo ai tempi e ai modi del loro trasferimento. «Siamo pronti ad andar via
se viene mantenuta la parola data, ma il campo non si muove da qui finché quello
nuovo non sarà pronto», dichiara Ferid Sejdic, portavoce del campo Tor de Cenci.
«Vogliamo sapere con certezza in che zona andremo a vivere - sottolinea
Sejdic - siamo qui da quindici anni. È fondamentale che si rispettino gli
impegni. Abbiamo firmato l'accordo per il trasferimento alcuni giorni fa perché
ci è stato detto che una nostra cooperativa si occuperà della manutenzione e
della pulizia del nuovo campo. In questo modo il Comune invece di pagare
soggetti esterni ci darà la possibilità di avere un lavoro onesto».
Di Fabrizio (del 05/06/2010 @ 09:50:56, in Italia, visitato 1832 volte)
Segnalazione di Paolo Teruzzi
Dazebao.org di Redazione
CLES (TRENTO) - La cittadina di Cles, nella provincia di Trento ha preparato
un'ordinanza per combattere l'accattonaggio che farà discutere. In pratica se un
mendicante viene scoperto a tendere la mano per chiedere l'elemosina sarà
sanzionato fino a 500 euro di multa e in più le verranno sequestrati i soldi
ricevuti ed eventuali attrezzature usate per chiedere l'elemosina. Un
provvedimento già in vigore in altri comuni del Trentino come Borgo Valsugana,
Pergine e Rovereto, dove a marzo si segnalano già 3 multe.
Inoltre sarà vietato "richiedere denaro con insistenza, fermando o seguendo per
alcuni tratti i passanti, offrire servizi non richiesti che spesso i cittadini
dichiarano di avere accettato per timore".
Di Fabrizio (del 06/06/2010 @ 09:09:01, in casa, visitato 1841 volte)
Il campo nomadi di via Bassette (archivio)
Corriere del Veneto.it
La Finanza: alla proprietaria del terreno di via Bassette ogni «nucleo
abitativo» versava 100 euro, pari a 30mila euro in due anni
PADOVA - Le 70 famiglie nomadi del campo di via Bassette lo avevano sempre
detto: «Noi paghiamo l'affitto alla proprietaria del terreno sul quale stiamo».
Ciò che non avevano mai spiegato, invece, è che quel denaro veniva corrisposto
in nero. E fuori da ogni regolamento in materia di locazione. A scoprirlo sono
stati nei giorni scorsi gli uomini della Compagnia di Padova della Guardia di
Finanza, comandati dal capitano Giovanni Pipola. Ad intascarsi il denaro,
frodando così il fisco, era una donna di 37 anni, Sara Michelon di Padova, che
tra l'altro vive nello stesso campo degli zingari. La donna, titolare del
terreno agricolo dove sono alloggiati i camper delle famiglie nomadi, si faceva
corrispondere una cifra pari a circa 100 euro per ogni «nucleo abitativo» e, in
questo modo, avrebbe incassato in meno di due anni oltre 30 mila euro.
I finanzieri, che hanno individuato l'inganno circa un mese fa, durante i lavori
di costruzione della nuova rete di recinzione del campo fatta mettere dal
Comune, avrebbero scoperto inoltre nelle roulotte degli zingari un consistente
numero di «pizzini», su cui erano segnati gli estremi degli accordi tra i capi
famiglia e la 37enne padrona del terreno. Tutta carta straccia per il fisco e
per lo Stato, ovviamente. Che però ora potrebbe costare cara sia alla
proprietaria, sia al suo suocero 55enne, Amedeo Mazzarella di Loreggia, che
secondo i finanzieri era il vero burattinaio dell'intera vicenda. Mazzarella,
infatti, avrebbe intestato tutto alla parente, in modo da nascondere le
proprietà al fisco. I due sono stati segnalati all'Agenzia delle Entrate e
dovranno corrispondere tutte le somme non dovute, oltre che le tasse sulle
pigioni e le imposte sui contratti. Una somma sicuramente più alta di quella
incassata con gli affitti in nero.
Giovanni Viafora - 03 giugno 2010
Di Fabrizio (del 06/06/2010 @ 09:42:30, in Italia, visitato 1914 volte)
(AGI)
- Napoli, 3 giu. - "Noi adottiamo un campo rom". E' l'impegno della prefettura
di Napoli, del comitato campano dell'Unicef e di quattro scuole della provincia
di Napoli, ufficializzato attraverso la firma di un protocollo di intesa.
L'accordo, che rientra nel un piu' ampio programma di accoglienza,
integrazione e tutela dei nomadi, prevede la realizzazione di una serie di
iniziative che puntano ad avvicinare i bambini in eta' scolastica di etnia rom
ai loro coetanei italiani per favorire un proficuo scambio culturale e una
convivenza pacifica, oltre a ridurre il tasso di abbandono scolastico. Il
protocollo scadra' il 20 novembre prossimo, in concomitanza con la celebrazione
della Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia, e potra' essere rinnovato.
"In qualita' di commissario delegato per l'emergenza insediamenti comunita'
nomadi in Campania - dice il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa - non posso
che approvare il progetto e contribuire fattivamente. Coordineremo le varie
fasi, promuoveremo altre azioni in favore dei nomadi e renderemo pubblici i dati
del censimento fatto nel 2008 sul numero dei minori e sull'ubicazione degli
insediamenti. Le cifre dicono che parliamo di circa 3.000 rom censiti, ma ce ne
dovrebbero essere altri 2.000 che non sono stati inseriti nelle rilevazioni
statistiche". Il presidente del comitato regionale dell'Unicef, Margherita Dini
Ciacci Galli, parla di una "operazione di amicizia, rivolta a persone che
chiedono di integrarsi per poter crescere. Se oggi non glielo permettiamo -
spiega - non dovremo neanche meravigliarci se domani i nostri figli saranno
attaccati da chi si e' sentito emarginato". Il responsabile dell'organizzazione
umanitaria internazionale sottolinea "il peso che questi bambini avranno in
futuro, oltre all'importanza degli stranieri per far aumentare il tasso di
natalita' in Italia", e si impegna a portare questa iniziativa all'assemblea
annuale, augurandosi che le altre regioni seguano l'esempio della Campania. "E'
poi necessario - aggiunge - attivare i servizi sociali del Comuni e i tribunali
dei minori, in modo da aiutare il minore e allo stesso tempo arrivare agli
adulti che li maltrattano". Un modo per attualizzare le parole pronunciate dal
politico e docente Piero Calamandrei, che defini' "la scuola piu' importante dei
tribunali".
(AGI) Cli/Na/Lil
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