Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 24/10/2008 @ 09:05:04, in Italia, visitato 1991 volte)
Ricevo da
Tom Welschen
Protesta pubblica della comunità sinta di Rovereto.
Mercoledì 22 ottobre ore 17 nuovo appuntamento in piazza a fianco della comunità
sinta
Domenica sera Samo e Mirko - due ragazzi della comunità sinta di Rovereto -
hanno raccontato, durante la
seconda
giornata di Costruire Autonomia, la loro incredibile situazione. Da
20 anni rinchiusi in un campo che loro stessi definiscono lager, con servizi
fatiscenti e condizioni igieniche assolutamente inaccettabili.
Hanno spiegato anche la forma di protesta che da mesi stanno conducendo nella
città di Rovereto: usciti dal campo sosta hanno cominciato a parcheggiare i loro
camper e le loro roulotte ai lati delle strade e nei parcheggi, venendo subito
multati dalla polizia municipale e costretti di nuovo a spostarsi.
Nel frattempo la loro proposta di superamento del campo sosta e la costruzione
di una serie di microaree attrezzate non è mai stata presa in considerazione
dall’amministrazione comunale, rimanendo una semplice promessa non mantenuta.
Ascolta il racconto di Samo sulla vita nei campi nomadi.
[
audio ]
Ascolta la proposta di realizzare una microarea: secondo Gianluca Magagni dell’AIZO
e secondo Samo una possibilità di una vita dignitosa per i Sinti.
[
audio ]
Mercoledì 8 ottobre alle ore 9.30 una trentina di sinti - armati di camper e
cartelli di protesta - hanno presidiato la sede dei servizi sociali del Comune
di Rovereto fino ad ottenere l’incontro con uno dei dirigenti del servizio. In
risposta alla loro richiesta di microaree, che andassero a sostituire il campo
sosta esistente, è stato promessa l’installazione di un nuovo contenitore per i
rifiuti all’interno del campo.
A questo punto la decisione da parte di tutto il gruppo di sinti è stata quella
di ripresentarsi - nel pomeriggio - sotto le finestre del Comune reclamando un
incontro immediato con il Sindaco.
Di fronte ad una proposta civile - che voleva portare all’attenzione della
popolazione la situazione inaccettabile del campo - si è contrapposta
l’arroganza della politica, arroccata nelle proprie stanze ed incapace anche
solo di comunicare ai sinti la concessione o la negazione di un incontro
ufficiale.
Dopo un’ora di attesa i sinti, esasperati, hanno deciso di occupare
pacificamente la strada: davanti alla richiesta di dignità e alla rabbia di un
gruppo di cittadini roveretani - perchè tali sono i sinti del campo - si è
contrapposto il silenzio di tutta quella società civile che non ha mosso un dito
per aiutarli.
Verso le 17, dopo quasi due ore dall’inizio del blocco e senza l’ufficialità che
nessuno membro del Comune di Rovereto è riuscito a dare in nessuna forma, si è
venuti a conoscenza di un appuntamento fissato per mercoledì 22 ottobre alle
ore 17.00.
In questa giornata la comunità sinta ha voluto portare in piazza, nel centro di
Rovereto, la battaglia per le microaree e per la dignità.
Il 22 ottobre, certamente, saranno in tanti al loro fianco.
http://www.globalproject.info/art-17185.html
Di Fabrizio (del 23/10/2008 @ 16:04:32, in media, visitato 4457 volte)
Ricevo da Giada Giovanile una gentile richiesta a diffondere
il testo pubblicato martedì 21 ottobre sul blog di Gad Lerner:
Gli ebrei, i rom e il signor Siegel Martedì, 21 Ottobre 2008
Giovedì 27 settembre 2007. Leo Siegel, conduttore di "Radio Padania
Libera", reagisce così, nel suo Filo Diretto, alla mia trasmissione della sera
prima, intitolata: "Rom, un popolo di troppo".
Questa è la prima volta in vita mia che faccio una querela, non certo per
limitare la libertà d'espressione di "Radio Padania Libera" ma per richiamarla
all'insegnamento storico: dalle parole dell'odio, si passa purtroppo quasi
sempre ai fatti. Leo Siegel è stato rinviato a giudizio per diffamazione a mezzo
stampa, aggravata da finalità di odio razziale nei confronti della comunità rom.
L'udienza preliminare è fissata il 20 novembre prossimo. Questa è la
trascrizione del Filo Diretto, eseguita su richiesta del Pm: un documento su cui
riflettere.
Il testo è molto lungo e sgrammaticato (ma si tratta della trascrizione di
una trasmissione radio), io l'ho letto tutto. Chi vuole lo trova su
www.gadlerner.it Per saperne di più,
Google
Di Fabrizio (del 23/10/2008 @ 09:16:18, in lavoro, visitato 1398 volte)
Da
Czech_Roma
Brno, 17.10.2008, 09:09 - Il gruppo di servizio Rom IQ di Brno terminerà alla
fine di questo mese il suo progetto educativo di tre anni, che si è focalizzato
sui Rom ed ha avuto grande successo, lo ha detto oggi a CTK Veronika Vankova, a
capo del progetto.
Il progetto è stato disegnato per aumentare il livello dell'istruzione e
della qualificazione dei Rom e migliorare la loro situazione sociale ed
economica, ed è stato raggiunto, ha detto Vankova.
Oltre 2.000 persone si sono unite al progetto, soprattutto giovani tra i 13 e
i 18 anni. Una delle mete era convincere i giovani Rom a rimanere nel processo
educativo quanto più a lungo possibile, ed è stata soddisfatta, ha detto Vankova.
L'80% degli studenti del nono grado coinvolti nel progetto hanno presentato
richiesta di ammissione alla scuola secondaria e ce l'hanno fatta, ha detto
Vankova.
"I contatti individuali con i candidati alla scuola secondaria mostrano
progressi visibili nella loro capacità di definire i loro obiettivi personali in
corrispondenza con le loro possibilità. Prima di queste consultazioni, solo un
quinto era capace di definire questa meta, mentre dopo la percentuale era salita
a metà," ha detto.
"D'altra parte, la parte di giovani Rom che non avevano mete o ne avevano di
non realistiche, è scesa dal 66 al 39%," ha aggiunto.
Oltre al consulto sulla scelta di una scuola adatta, il progetto includeva
anche corsi di informatica e lingue straniere come pure attività per il tempo
libero.
Oltre 600 adulti si sono uniti al progetto IQ, per essere assistiti nella
ricerca di lavoro e per la soluzione dei loro obblighi legali.
"Un quinto di chi cercava lavoro l'ha trovato e l'ha mantenuto. Dato che il
90% di loro aveva soltanto istruzione di base, l'hanno trovato nel ramo delle
pulizie e della produzione in linea o nel campo delle costruzioni," ha detto a
CTK Wail Khazal, manager del progetto.
Il servizio Rom IQ abbozzerà un rapporto dopo la fine del progetto a
novembre, rapporto che conterrà proposte per possibili misure sistematiche, ad
esempio, nella legislazione che potrebbe aiutare ad abbassare l'estensione
dell'esclusione sociale dei Rom.
CTK -
ROMEA
Una segnalazione di Tommaso Vitale da
ADN Kronos. Nota personale: una buona iniziativa (soprattutto di questi
tempi), mi spiace invece che tutto lo spazio della notizia sia lasciato a Piero Pelù e venga fatto
solo di sfuggita il nome dello "storico gruppo gitano" che l'accompagnerà.
Ma forse
è
meglio così...
Roma, 21 ott. - (Ign) - ''Non credo al censimento dei rom: sono tutte
operazioni di marketing''. Piero Pelù (nella foto) parlando a
IGN, testata on line del gruppo Adnkronos, critica le scelte del governo per la
regolarizzazione dei campi nomadi, anche se, precisa, ''non sono qui per far
polemica, ma per dare spazio alla loro musica, alle sonorità gitane''.
Domenica prossima l'artista toscano presenterà con un concerto (alle
22, Festival della Creatività alla Fortezza da Basso a Firenze) la sua nuova
produzione musicale 'Lacio Drom: Buon Viaggio' realizzato con il gruppo
gitano ‘Acquaragia Drom’. Un progetto che, spiega, ''nasce in un momento in
cui i rom sono sempre più al centro di incomprensioni e difficoltà''. Un
lavoro ambizioso che ''vuole raccontare un popolo senza fissa dimora: un po’
come tutti noi artisti''.
Durante il concerto verranno suonati brani provenienti dalla tradizione
manouche e alcuni stralci dal suo ultimo lavoro ‘Fenomeni’. Dietro al palco
la proiezione del videoclip ‘un viaggio’, girato a S. Maries de la Mer in
Francia, durante il raduno dei gitani di mezza Europa. ''È stata
un’esperienza indimenticabile - dice l'ex leader dei Litfiba -. Quando si
lavora con due registri di linguaggio, due musiche differenti, bisogna avere
molta pazienza e sperimentare in continuazione''. Non è semplice anche perché,
spiega Pelù, ''la cultura rom non è scritta, ma orale'' e quindi ''non ci sono
spartiti, bisogna affidarsi completamente alla memoria''.
''È un po’ come quando ci si ritrova d’estate con gli amici in spiaggia e si
canta attorno a un fuoco. Le canzoni non sono mai le stesse, ma cambiano, si
evolvono. Così è per la musica rom, ogni volta è una scoperta per il pubblico e,
lo confesso, un po’ anche per me''.
Di Sucar Drom (del 22/10/2008 @ 17:34:17, in blog, visitato 1599 volte)
Roma, infuria la polemica sulla destra post-fascista
"Non andrò ad Auschwitz al viaggio della memoria con Alemanno, un post-fascista
che vuole dedicare una via all'antisemita Almirante". L'ex deportato nel campo
di concentramento nazista Piero Terracina (in foto...
Il ministro Maroni, politicamente in affanno, diventa sibillino e pericoloso
Il ministro Maroni in un’intervista alla Stampa, chiarisce il suo pensiero dopo
lo stop imposto dall’Unione europea all’allontanamento dei Cittadini comunitari
e al reato di immigrazione clandestina. Il ministro si affiderà...
Forlì, quando l'amico è un poliziotto...
Spacciandosi per agente ha puntato una pistola-archibugio contro un rom
minacciandolo. Ma questi ha chiamato un amico, agente di polizia, a cui
l'aggressore ha detto di essere un vigilantes. L'uomo, un bolognese di 35 anni
residente a Forlì, incensurato e rappresentante di elettrodomestici,...
Lippi ha vinto, l'Italia ha perso
Il 13 ottobre molti giornali e siti, tra cui Repubblica.it e Gazzetta.it,
titolavano e spiegavano che finalmente si stava concretizzando una risposta alle
derive razziste e neofasciste negli stadi. Infatti Marcello Lippi...
Orvieto (TR), seppellitemi in piedi
Beppe Rosso con i musicisti Marino Serban e Albert Florian Mihai hanno portato
in scena lo scorso venerdì, alla Sala del Carmine a Orvieto, uno spettacolo
d'impegno civile, intenso e molto piacevole. "Seppellitemi in pi...
Rom e Sinti, il pensiero leghista
Un quotidiano bresciano ha intervistato il Sindaco di Chiari sulla vicenda di
una famiglia sinta allontanata dal comune bresciano con una “buona uscita” di
quattromila euro, il tutto con il bene placito della Prefettura di Brescia...
Roma, la federazione ha incontrato il Prefetto Mosca
Una delegazione della federazione Rom e Sinti Insieme, guidata dal presidente
Nazzareno Guarnieri, ieri pomeriggio ha incontrato il commissario per
l'emergenza “nomadi” nella città di Roma, Sua Eccellenza il prefetto Carlo
Mosca...
Venezia, Tosi condannato per propaganda di idee razziste
Due mesi di reclusione (pena sospesa) per aver raccolto nel 2001 firme contro un
“campo nomadi” abitato da Cittadini italiani a Verona: è la condanna che la
Corte d’appello di Venezia ha infl...
Bolzano, un Sinto in Consiglio Provinciale
Siamo agli ultimi giorni di una dura campagna elettorale per l’elezione del
nuovo Consiglio Provinciale di Bolzano. Ieri è arrivata la notizia della
conferma del voto per domenica 26 ottobre. Noi di sucardrom invitiamo tutti i
bolzanini a votare per Radames Gabrielli...
Molfetta (BA), le fiamme dopo lo sgombero
Per i carabinieri non si sarebbe trattato di alcun gesto premeditato o
riconducibile ad episodi di intolleranza razziale. Sta di fatto che nella tarda
serata di ieri mani ignote hanno appiccato un incendio a quel che rimaneva
dell’insediamento rom situato nell'area ...
Italia, è razzismo o reale e civile integrazione?
La lettera di Linda. Da cristiana sono favorevole all’accoglienza di chiunque,
indipendentemente da razza, etnia, religione, colore della pelle e cultura,
nomadi compresi. Però, non è accettabile...
Milano, De Corato è falso e pericoloso
“I provvedimenti del ministro Maroni in tema di sicurezza hanno avuto effetti
immediati nella nostra città. A partire dai campi rom. Infatti, grazie alla
nomina del commissario straordinario, dopo il censimento dei campi autorizzati e
il controllo costante degli...
Bolzano, i punti programmatici della Sinistra per l’Alto Adige
Pubblichiamo i punti programmatici della Sinistra per l’Alto Adige, in vista
delle elezioni provinciali di domenica prossima a Bolzano. Sinistra per l’Alto
Adige ha fatto una scelta importante: candidare Radames Gabrielli, un Sinto per
il Consiglio provinciale di Bolzano...
Di Fabrizio (del 22/10/2008 @ 09:31:33, in sport, visitato 1788 volte)
Tratto da
Chiesa Evangelica Zigana in Italia del 18 ottobre, la notizia era già
apparsa a fine agosto su
Sucar Drom,
Ancora una volta il rugby si dimostra un ottimo strumento per agevolare la
comprensione e l'interazione tra le persone di culture diverse. Rambo e Daniel
Costantini, 24 e 22 anni, estremo e mediano di apertura, grandi promesse del
rugby italiano, capaci di frequentare a suon di punti, mete e placcaggi, tutte
le selezioni giovanili azzurre (dall'Under 15 all'Under 21) prima della
frustrazione di dover fare a spallate per trovare un posto in squadra.
Tesserati del Calvisano campione d'Italia, Rambo e Daniel in Super 10 non hanno
ancora messo piede. Lo scorso campionato lo hanno giocato in serie B, seconda
squadra del Calvisano: Rambo ha segnato 28 mete, Daniel 282 punti e insieme sono
stati gli eroi della promozione in serie A. Eppure nessuno si è fatto vivo.
Impossibile omettere un particolare: Rambo e Daniel sono dù senghen, come
affermano loro in dialetto bresciano, due zingari. Giochiamo da quando avevamo 6
anni e mai abbiamo avuto problemi in squadra, mai un compagno o un avversario
che ci abbia fatto pesare la nostra origine. Adesso invece...». La domenica
prima della partita assiste alla funzione che papà Claudio, pastore della Chiesa
Evangelica di Brescia, tiene nel tendone tra le roulotte: «Siamo molto
religiosi, non beviamo, non fumiamo e preghiamo molto. In fondo questo ci aiuta
a essere anche dei bravi sportivi». Vorrebbero giocare, ma sono ingenui, nel
rugby del professionismo mai hanno avuto un procuratore, mai si sono allontanati
da Brescia. Zingari nella vita, non nei fatti: «Siamo gitani, la nostra storia
familiare è particolare: mamma è gitana da sempre, papà è un bresciano doc.
Rambo e Daniel chiedono solo una chance: "Ritornare a giocare" E pregano in
silenzio: «Anche prima delle partite. All'inizio nello spogliatoio qualcuno
rideva. Adesso, quando l'avversario è forte, i compagni ci chiedono di pregare
anche per loro...».
Di Fabrizio (del 22/10/2008 @ 08:59:00, in lavoro, visitato 1513 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
La comunità Rom deve lavorare per rompere lo stereotipo per cui non sanno
lavorare bene, ha detto oggi Bajro Bajric. Bajric, che è presidente
dell'Associazione per i Rom di Croazia, l'ha detto al seminario "incontrare i
datori di lavoro con le misure di stimolo al lavoro".
Un gran numero di Rom sono stati cacciati fuori dalla comunità, ed hanno
bisogno di essere stimolati ed aiutati a diventare membri attivi della comunità,
ha detto Bajric. Ha aggiunto che i Rom hanno mostrato interesse nell'istruzione
e nell'integrazione nella società.
Questo è uno degli scopi del progetto REI (Iniziativa Impiego Rom),
cofinanziato dal programma "PHARE 2005", per cui l'Associazione per i Rom di
Croazia ha ottenuto 96.000 euro dalla UE.
Nella contea di Varazdin, 30 Rom hanno partecipato ad un programma di
formazione per la raccolta ed il riciclo dell'acciaio vecchio, come pure per
cucitrici e carpentieri, ma sinora uno solo ha trovato lavoro.
Bajric considera che la legge sul welfare va cambiata, perché l'assegno
sociale a volte è più alto dei salari che i Rom ottengono dai loro datori di
lavoro.
L'interesse della comunità locale per questi progetti è molto importante, e
la contea e la città di Varazdin hanno mostrato interesse per il miglioramento
della posizione dei Rom, per cui dovrebbero essere elogiati, ha detto Bajric.
L'ufficio regionale dell'impiego di Varazdin ha nel suo database 157 Rom
disoccupati, e questi programmi permettono ai Rom di ottenere determinate
conoscenze ed abilità, per poter trovare lavoro più facilmente, ha detto al
seminario Jasenka Hutinski, capo dell'ufficio dell'impiego di Varazdin.
Il seminario ha riunito rappresentanti dell'industria del metallo di Varazdin
e associati per il progetto REJ.
Di Fabrizio (del 22/10/2008 @ 05:02:31, in Italia, visitato 1462 volte)
A Milano giovedi' 23 ottobre, in Camera del Lavoro, corso di Porta Vittoria 43, salone Di Vittorio "IL ROSSO INTERROGA IL GIALLO", riflessioni sulla Milano dopo i fatti di Opera del dicembre 2006. Intervengono tra gli altri Rosati, Biondillo, Dazieri e Colaprico. L'ho sentito ieri su Radio Popolare, non ho trovato altre informazioni.
Di Fabrizio (del 21/10/2008 @ 13:12:03, in blog, visitato 1524 volte)
Non l'ho mai conosciuto personalmente, ma con Miguel
Martinez scambio corrispondenza ed informazioni da prima che entrambi avessimo
un blog. Il suo è molto più frequentato del mio e lo leggo regolarmente
senza mai commentare: a volte mi affascina, mentre altre volte mi puzza di
partito preso. Il più delle volte, non capisco dove vada a parare,
incomprensione che aumenta se leggo anche i commenti; sarà per questo che non
invidio il fatto che il suo blog abbia più visite del mio.
A volte, riesce a parlare di complessità e di massimi
sistemi, con parabole quotidiane e terra-terra (che non significa
affatto banali), come nel post pubblicato
oggi:
Per strada, ascolto giovani con gli occhi a mandorla che parlano fiorentino e
giovani dalla pelle nera che parlano romano; poi leggo che, secondo alcuni
esponenti del governo, ci sarebbe un problema di integrazione linguistica,
da risolvere creando apposite "classi-ponte" per italianizzare i figli degli
stranieri.
E' il paradosso omicida del razzismo, che impone come ragionevole
l'impossibile: quelli che dovrebbero starsene a casa loro, dovrebbero nel
contempo diventare esattamente come noi; per un problema inesistente, si
propone una soluzione insensata - "separiamoli da noi per farli diventare
come noi".
Infatti, almeno fino alla scuola media, la meravigliosa capacità di
apprendimento linguistico infantile significa che il problema semplicemente non
esiste: basta esporre i bambini ai loro coetanei e parleranno proprio come loro.
Invece qui li tolgono dall'ambiente italofono e li mettono in apposite classi.
Quando la scuola - intesa come sistema educativo, non come luogo di
socializzazione - è il peggior posto in assoluto per imparare una
lingua. Infinitamente meglio i
manuali dell'Assimil.
Lo straniero in Italia cammina in genere a capo chino; il suo spirito
somiglia a quello dell'abissino nelle favole, che è convinto che se si
lava abbastanza, diventerà bianco. E la prima cosa di cui si può lavare lo
straniero è la propria lingua. Che è di solito l'unica cosa che ancora possiede
di suo.
Il padre filippino, che parla al proprio bambino solo in quel poco di
italiano che ha imparato... quando quel bambino crescerà, avrà almeno una cosa
molto italiana: la non conoscenza di lingue diverse. Per il resto, avrà un'idea
confusa di ciò che è l'italiano, visto che subisce due modelli concorrenziali,
quello dell'ambiente scolastico e quello della famiglia, che veglia con più
determinazione della scuola sulla sua italianizzazione.
La comunicazione tra le persone passa attraverso tanti canali; ma il canale
principale è quello linguistico. E meno largo è quel canale, meno si comunica.
Il genitore apparirà al figlio come apparirà a un italofono qualunque: una
persona che sa dire "quando pagare?" e qualche parolaccia. All'incirca
come i neandertaliani nei film di fantapreistoria, o gli indigeni nei
film colonialisti, in cui il trionfo dell'Uomo Rosa (perché siamo rosa,
mica bianchi di pelle) passa attraverso il mutismo dell'Altro.
Ma se i genitori appaiono come pezzenti morali e battute viventi, è
ovvio che i figli cercheranno i propri modelli altrove: ad esempio, nella banda
di ladruncoli del quartiere.
E' uno dei tanti meccanismi che ci preparano le banlieue del futuro,
in cui verranno rinchiusi tutti i figli superflui degli stranieri oggi
indispensabili. Gli scarti del grande piatto in cui mangiano e sputano gli
italiani.
Stiamo parlando di un processo sociale, dove le scelte individuali possono
incidere poco. Ma fa tristezza vedere come un motivo ricorrente nella
devastazione delle tradizioni altrui sia la difesa delle tradizioni
"nostre", vere o presunte, contro la "omologazione".
Gli omologatori, i nichilisti, sono proprio loro, che si dedicano
sistematicamente alla violenza (di cui quella fisica è la meno grave) contro
ogni lingua, religiosità, stile di vita, abbigliamento, usanza diversa dalla
propria, tranne ciò che si può trasformare in merce esotica.
Come se la bellezza delle tradizioni non risiedesse proprio nella loro
pluralità: nell'essere bilingui, trilingui, quadrilingui, nel saper vivere
in tanti mondi.
Tutto questo, l'ha riassunto perfettamente l'altro giorno la Quattrenne di
casa. E' interessante come lei abbia scelto di usare diverse lingue per
diverse funzioni: forse perché ci deve pensare un attimo a costruire le
frasi, l'inglese ad esempio è dedicato alle narrazioni fantastiche e alla
filosofia.
Le chiedo se le piacciono i kaki, alla maniera in cui li avevo preparati. Poi
le spiego:
"I learned from my mother how to make persimmons this way... Italians make
them differently."
E lei risponde:
"I will learn to make them, and my baby will learn, and my baby's baby
will learn, and it will never finish!"
Di Fabrizio (del 21/10/2008 @ 09:17:34, in media, visitato 1880 volte)
Da
Roma_Francais, di questo film ne avevo parlato già
settimana scorsa, e visto che mi sembra interessante, torno sull'argomento
Télérama.fr Karim Dridi : "Vorrei si prendesse coscienza della miseria
dei Gitani"
LE FIL CINéMA - Il campo descritto nel suo film esiste davvero. Invece, la
maggior parte degli autori recitano il loro proprio ruolo. Karim Dridi
("Bye-bye", "Pigalle") torna sui luoghi delle riprese di "Khamsa", nelle sale da
mercoledì, la storia di un piccolo gitano marsigliese di 11 anni lasciato a se
stesso.
SUR LE MEME THEME:
Un Film De Karim Dridi : Khamsa | 7 octobre 2008 (in francese ndr.)
Come ha scoperto il campo gitano dove si svolge Khamsa?
Grazie al mio amico Sofiane Mammeri, uno degli attori di Bye-Bye. Ero
attonito: mi credevo nel Brasile, in una favela. Ho deciso di farne un film dopo
aver condiviso il quotidiano dei gitani: dormire in una roulotte, bere birre,
andare in spiaggia coi bambini… Niente fognature, né elettricità, ratti grandi
come gatti... Trecento persone vivono così.
Lei ha girato con i giovani del campo. Qual'erano le vostre relazioni?
Marco Cortes, l'interprete principale, non è del campo: è un piccolo gitano
sedentarizzato. Va a scuola, beneficia di una struttura familiare forte. I
bambini del campo, sono per la maggior parte de-scolarizzati, considerati come
selvaggi, come recidivi. Ma sono stati capaci di partecipare sino alla fine ad
un film, col rigore che questo implica. Di più, hanno dovuto accettare il
sostegno scolastico imposto dalla
Ddass durante
le riprese. Qualcuno ha ripreso la voglia di studiare. Per me, è la migliore
delle ricompense, meglio che una Palma d'oro.
Ha l'impressione di aver firmato un film impegnato?
Non dissocio la politica dal cinema. Vorrei che i miei concittadini
prendessero coscienza della miseria di questa gente, Francesi come loro, e da
generazioni. Dei bambini subiscono questa ingiustizia dalla nascita. Ecco perché
il mio film ha una dimensione tragica, ma ho avuto cura di mostrare anche la
parte luminosa dei bambini, anche quando commettono dei furtarelli. Il potere
vorrebbe punire i minori severamente quanto i maggiorenni. E' abominevole. Tempo
fa, avevo un progetto di film sugli stabilimenti penitenziari per minori. Ecco,
il campo di Khamsa è una prigione a cielo aperto.
Propos recueillis par Cécile Mury
Télérama n° 3065
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