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Di Fabrizio (del 20/11/2008 @ 09:38:38, in Italia, visitato 1921 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir questo appello, apparso ieri sul blog di Sergio Bontempelli

Alla stampa cittadina e regionale
Un "netto mutamento di clima". Una "brusca inversione di tendenza" per una città da sempre solidale con gli immigrati e i Rom. Usano parole misurate ma pesanti, i firmatari dell’"appello antirazzista pisano". E non si tratta di persone qualunque. In calce all’appello, che esprime "profondo disagio e disaccordo" con le recenti scelte dell’amministrazione, si leggono firme prestigiose: dallo storico Adriano Prosperi, della Scuola Normale, a Michele Luzzati, voce autorevole della comunità ebraica; dal teologo Don Roberto Filippini alla medievista Chiara Frugoni (la cui biografia di S. Francesco ha ispirato i lavori di Dario Fo), fino allo scrittore Luca Ricci, autore per Einaudi del premiato libro L’amore e altre forme d’odio. Assieme a loro, tra gli altri, la rappresentante dei Rom Marinela Nicolin.
Cosa ha spinto queste persone a prendere carta e penna? Nell’appello si parla di "misure vessatorie nei confronti di persone provenienti da altri paesi". E si citano in particolare due provvedimenti: la cosiddetta “ordinanza antiborsoni”, annunciata dal Sindaco ma non ancora emanata, e gli sgomberi dei campi Rom.
L’"ordinanza antiborsoni" consentirebbe alla Polizia Municipale di multare chiunque sosti con valige, fagotti e borse di grosse dimensioni in prossimità di monumenti storici: il riferimento è ai “borsoni” dei venditori ambulanti stranieri. Gli sgomberi dei campi Rom rappresentano – secondo i firmatari dell’appello – una vera e propria svolta rispetto al passato: la precedente amministrazione, infatti, aveva promosso un programma di accoglienza e inserimento abitativo, denominato “Città Sottili”. Grazie a Città Sottili, agli abitanti dei "campi nomadi" erano state assegnate delle vere e proprie case: e a beneficiare di quel programma si erano trovati anche i familiari dei bambini morti nel rogo di Livorno avvenuto nell’Agosto del 2007.
L’ordinanza anti-borsoni e gli sgomberi fanno parte di un programma più ampio, un vero e proprio “Patto per la Sicurezza” (simile a quelli di Roma e Milano) che la Giunta vorrebbe stipulare con la Prefettura e la Questura. Su questo “patto” il Sindaco ha avuto il via libera dal consiglio comunale, con i voti sia della maggioranza (PD, IdV, Socialisti e Liste Civiche), sia dell’opposizione di centro destra.
I firmatari dell’appello criticano però la stessa filosofia di questi provvedimenti: "Gli immigrati senza permesso di soggiorno, i Rom e i venditori ambulanti stranieri", scrivono, "non rappresentano un pericolo, per una città che ha sempre operato per l’accoglienza e l’integrazione". E la legalità invocata dall’amministrazione comunale, aggiungono, "va difesa a partire dai diritti civili e sociali di tutti".
Affermazioni che sembrano riecheggiare le recenti parole del Presidente della Repubblica, in difesa del valore positivo dell’immigrazione. Anche in quel caso c’era stata una convergenza con le autorità ecclesiastiche, come il presidente del consiglio pontificio Iustitia et Pax, il Cardinale Renato Martino, che aveva lodato con grande soddisfazione le frasi di Napolitano. Ma allora si trattava di una reazione alle proposte legislative della Lega, non all’operato di un’amministrazione di centrosinistra.
Il clima di razzismo e di intolleranza diffuso in tutto il paese, concludono i firmatari dell’appello, "rischia di penetrare anche a Pisa". Una politica "alta", a loro parere, "deve essere in grado di opporsi all’avanzata di falsi stereotipi". Un compito non facile in questi tempi.

Appello pisano contro il razzismo
Il netto mutamento di clima che si registra a Pisa da alcuni mesi a questa parte suscita preoccupazioni e inquietudini diffuse. Nella nostra città, come nel resto del paese, la politica sembra cedere oggi a facili tentazioni securitarie, all'ansia di ordine pubblico, inteso peraltro nella sua accezione più riduttiva, quella di mero intervento repressivo. Si tratta di scelte che, in tutta Italia, hanno prodotto un terreno favorevole a inaccettabili episodi di violenza a danno di persone straniere, come raccontano quotidianamente gli organi di informazione. Chi vive a Pisa avverte tutta la novità di un simile cambiamento di clima. Una svolta che rappresenta una brusca inversione di tendenza per una città che, in anni recenti, si è spesso proposta ed è stata percepita a livello nazionale come un laboratorio di sperimentazione sociale, un luogo dove le istituzioni si riconoscevano in istanze di dialogo e di integrazione. Oggi tutto questo scompare, per ragioni che sembrano rispondere soprattutto alle opportunità del momento, alla ricerca di un facile consenso politico, attraverso risposte ferme a un presunto 'allarme sicurezza' (pure smentito da tutti i dati ufficiali a disposizione).
In un quadro che, dopo i recenti, gravissimi episodi di violenza a sfondo razziale di Milano e di Castelvolturno, rischia di configurarsi nei termini di un’inedita emergenza nazionale, si impone come necessario un appello al senso civico di tutti gli abitanti della città di Pisa, al di là delle specifiche appartenenze politiche, affinché venga ribadito con forza e nei fatti quanto previsto dall’articolo 3 della Costituzione italiana, che afferma il principio di pari dignità sociale e di uguaglianza davanti alla legge "senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".
Negli ultimi anni la presenza dei lavoratori stranieri in Italia ha raggiunto i livelli dei paesi europei con una più lunga storia di immigrazione. Sono gli italiani di domani, che oggi chiedono solo di poter vivere con lavoro e dignità, di vedere riconosciuto il loro status di 'esseri umani'. È una sfida contro il razzismo che riguarda il futuro delle nostre città e del paese, il futuro di tutti. Mentre dall'altro lato dell'oceano un afro-americano accede alla massima carica dello Stato più influente del mondo, in Italia una quota elevata della popolazione non può essere rappresentata, perché priva del diritto di voto. Il 'paese reale' rivela una distanza drammatica dal 'paese legale'.
In una città 'aperta' come Pisa, da sempre arricchita dall'arrivo degli studenti da fuori, l'amministrazione locale, entro le sue competenze, deve essere pronta a raccogliere l’odierna sfida dell’integrazione con capacità, intelligenza e spirito propositivo. Da essa molti cittadini si attendono che dia un effettivo contributo alla rimozione degli ostacoli che condizionano la vita degli stranieri in Italia, e non il contrario. Continuare a ricorrere a misure vessatorie nei confronti di persone provenienti da altri paesi, quali appaiono la recente proposta di proibire i ‘borsoni’ degli ambulanti che lavorano nella zona del Duomo, o quella di allontanare i Rom dai campi cosiddetti ‘abusivi’, non è degno in una città che vanta tradizioni di apertura e di tolleranza verso stranieri spesso costretti a fuggire dai propri luoghi di origine: dall’accoglienza offerta agli esuli dalle dittature militari in Grecia e in Cile negli anni settanta, alla costruzione di percorsi di integrazione con le famiglie Rom immigrate negli anni novanta a causa delle guerre nella ex-Jugoslavia. Pisa non deve disperdere il proprio patrimonio di impegno per una società aperta e solidale, che veda nelle differenze una ricchezza e non una minaccia.
Per queste ragioni, per il profondo disagio e disaccordo provocato dal tentativo di colpire i più deboli in modo indiscriminato, per non dover più assistere a una quotidiana e incomprensibile caccia all’uomo da parte delle forze di polizia locale, si è reso inevitabile sollevare una voce contro i germi di un razzismo strisciante che rischia di penetrare anche a Pisa. Una politica alta deve essere in grado di opporsi all’avanzata di falsi stereotipi. Gli immigrati senza permesso di soggiorno, i Rom che abitano nelle baracche e nei campi alla periferia urbana, i venditori ambulanti stranieri non rappresentano un pericolo, per una città che ha sempre operato – in modo corale – per l’accoglienza e l’integrazione. La stessa legalità, di continuo invocata nel dibattito pubblico di questi mesi, non è un principio neutro. Perché sia democratica occorre che venga difesa a partire dai diritti civili e sociali di tutti.

Primi firmatari:
- Adriano Prosperi, docente Scuola Normale Superiore
- Chiara Frugoni, storica
- don Roberto Filippini, teologo, diocesi di Pisa
- Michele Luzzati, docente universitario Storia Medievale, Università di Pisa
- Luca Ricci, scrittore
- Marinela Nicolin, rappresentante Federazione Rom e Sinti Pisa
- Giorgio Gallo, Università di Pisa, corso di laurea in Scienze della Pace
- Paola Bora, docente universitaria Filosofia, Pisa
- Barbara del Bravo, medico, Pisa

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Di Fabrizio (del 20/11/2008 @ 09:24:33, in Europa, visitato 1836 volte)

Da Roma_Daily_News

Inter Press Service - By David Cronin

BRUXELLES, 13 novembre - Un'ideologia politica basata sul desiderio di sterminare i Rom sta emergendo in diverse parti d'Europa, così dice una conferenza tenutasi a Bruxelles

Dopo numerosi attacchi violenti a Rom da parte di skinhead ed altri estremisti in Bulgaria, nell'agosto 2007 è stata annunciata la formazione del partito di estrema destra Guardia Nazionale.

"L'anti-ziganismo" rivendicato dal suo leader Vladimir Rasate può essere comparato all'anti-semitismo che negli anni '30 aiutò i nazisti a prendere il potere in Germania, secondo Michael Stewart, professore di antropologia all'University College di Londra. "Il partito di Guardia Nazionale vede l'eliminazione dei Rom come base del rinnovamento nazionale," dice Stewart, che a lungo ha lavorato con le comunità rom negli ex paesi comunisti. "E' un nuovo fenomeno in Europa, che prima non esisteva. E' un pericolo reale."

I commenti di Stewart, rilasciati in un'audizione del Parlamento Europeo  il 13 novembre, riecheggiano i dati di un recente rapporto sui crimini contro i Rom di Human Rights First. L'organizzazione con base a New York dichiara che per i Rom in alcuni paesi "il rinnovato virulento anti-ziganismo è un ricordo strano e lugubre del Porrajmos, l'Olocausto Romanì durante la II guerra mondiale, che uccise più della metà della popolazione rom europea."

"Quando navigati leader politici europei discutono pubblicamente sulla 'soluzione' al 'problema Rom', invocando l'uso di dinamite, recinzioni elettrificate, deportazioni, presa delle impronte a uomini, donne e bambini, involontariamente vengono alla mente paralleli storici."

L'ostilità contro i Rom è diventata particolarmente acuta in Italia, dove i partiti che formano la coalizione governativa del primo ministro Silvio Berlusconi hanno tentato apertamente di dipingere tutti i Rom come criminali. A maggio il governo italiano ha introdotto un "pacchetto sicurezza" che comprende lo smantellamento dei campi rom e la deportazione automatica dei migranti che non possono provare di avere un impiego regolare.

La discriminazione contro i Rom in Italia "non ha confronto con nessun altro paese in Europa", dice Monica Rossi, ricercatrice all'Università di Roma, spiegando che ai Rom viene negato lo status ufficiale di minoranza e non sono in grado di richiedere la cittadinanza italiana. I programmi apparentemente volti alla scolarizzazione dei bambini rom hanno fallito, dice. "Dopo 40 anni di progetti scolastici, ci sono 20 ragazzi che vanno alle superiori. Questo su una popolazione di 15.000."

Graziano Halilovic, Rom Xoraxane delle Federazione Rom d'Italia, descrive le condizioni dei campi dove vive la sua gente come "abbastanza estrema".

"E' una vergogna per la nazione italiana lasciar vivere i Rom in condizioni simili," aggiunge. "Quel che è peggio è che l'Italia è parte dell'Unione Europea. La vergogna dell'Italia presto può diventare la vergogna dell'Unione Europea."

A settembre la Commissioen Europea, braccio esecutivo della UE, ha ospitato un summit Rom, che ha raccolto le richieste per lo sviluppo di una strategia UE per l'inclusione dei Rom. La sua popolazione è stimata tra i 12 e 15 milioni, i Rom sono spesso descritti come la più grande minoranza etnica in Europa, oltre 9 milioni di loro vivono nei 27 paesi UE.

Valeriu Nicolae, segretario generale dell'Organizzazione di Base Europea Rom, ha detto che i Rom non vengono consultati in modo appropriato quando vengono formulate le politiche che li riguardano. "Il corpo principale dell'Unione Europea che agisce sulle tematiche Rom - la Commissione Europea - non impiega nessun Rom o qualche politico Rom esperto," dice.

Jan Jarab, componente della Commissione riguardo le politiche sociali, dice che l'esecutivo UE sta tentando di aumentare gli sforzi per agire sulla difficile situazione dei Rom. Ma è riluttante, aggiunge, e semplicemente "rinomina" leggi precedentemente introdotte contro la discriminazione "mettendogli l'etichetta 'strategia'."

Al momento, le politiche sui Rom nei paesi UE sono spesso basate o sull'approccio "laissez-faire" o sulla repressione, aggiunge. Cita la Spagna come un paese dove si sono registrati successi nel fornire ai Rom case e lavori decenti.

Marian Nedelica, insegnante nella città rumena di Craiova, dice che anche se il suo paese ha promulgato una legge che garantisce l'accesso all'istruzione, circa il 27% dei bambini rom non frequenta la scuola. Dovrebbero essere introdotte misure contro le autorità scolastiche che permettono che ci sia discriminazione, continua.

Livia Jaroka, membro ungherese del Parlamento Europeo di  origine Rom, dice che il suo popolo soffre di un "tipo di povertà estremo come nell'Africa sub sahariana". Aggiunge che c'è bisogno di strumenti che puniscano i governi UE che non applicano le leggi dell'Unione contro la discriminazione.

Gabriela Hrabanova, che lavora presso il ministero ceco del lavoro e degli affari sociali, ha detto che c'è una "mancanza di coordinamento" tra gli stati membri della UE sulle tematiche riguardanti i Rom. "In molti stati membri, non c'è niente a livello locale, anche se sulla carta sembra che tutto stia andando al meglio." (END/2008)

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Di Fabrizio (del 19/11/2008 @ 09:09:56, in scuola, visitato 1858 volte)

Da Czech_Roma

Da Aktualne.cz

I Rom rimangono sotto-rappresentati nell'effettiva scolarizzazione

Praga - Le organizzazioni dei Rom europei hanno detto in una conferenza tenutasi il 12 e 13 novembre a Praga che il governo ceco ha fallito nell'impedire la segregazione dei bambini Rom nelle scuole primarie speciali per bambini con ritardi mentali.

L'accusa, basata su di una ricerca condotta all'inizio di quest'anno, arriva esattamente un anno dopo che la Corte Europea dei Diritti Umani aveva giudicato che questa pratica rappresenta una discriminazione illegale delle leggi internazionali. Nel caso sollevato, le famiglie di 18 bambini rom avevano lamentato di essere stati messi in scuole speciali a causa della loro origine etnica.

Le scuole speciali esistono ancora

Una legge scolastica effettiva dal 2005, che intendeva eliminare la discriminazione dei Rom, abolì le scuole speciali sostituendole con le cosiddette "scuole  di pratica". La riforma introdusse anche classi preparatorie e mediatori scolastici Rom nelle scuole primarie standard, per facilitare l'integrazione dei bambini con un retroterra svantaggiato.

Nonostante la riforma e il giudizio del tribunale di Strasburgo, i bambini rom rimangono sovra-rappresentati nelle ex scuole speciali, ora riettichettate come scuole di pratica, dove sono istruiti secondo i curricula sotto gli standard, disegnati per bambini con disabilità mentali.

Secondo ricerche condotte dall'European Roma Rights Centre (ERRC) e dal Fondo Istruzione Rom (ERF), i bambini rom rappresentavano più della metà della popolazione studentesca in 14 delle 19 scuole visitate dai ricercatori.

Le scuole di pratica ammazzano le possibilità dei Rom nel mercato del lavoro

"La cosa allarmante è che è i direttori scolastici, i genitori e gli stessi studenti mettono sullo stesso piano "scuole di pratica" e "scuole per Rom", dice Tara Bernard, che ha partecipato al progetto di ricerca.

Così, alcuni esperti cechi mettono in guardia contro la richiesta dei gruppi rom di abolire le scuole di pratica, per integrare completamente i bambini rom nel sistema scolastico. "Il nostro sistema educativo non è ancora pronto. Espelleremmo soltanto quei bambini dalle scuole. Si limiterebbero ad abbandonare. dice il sociologo Ivan Gabal.

Decisioni affrettate

Le organizzazioni rom che sono dietro la ricerca, puntualizzano che i centri di consiglio psicologici-pedagogici che decidono circa la disposizione dei bambini nelle scuole di pratica, adoperano la medesima metodologia usata prima del 2005. I ricercatori hanno trovato che la decisione riguardo un bambino rom viene spesso presa in una singola sessione che dura dai 15 ai 30 minuti.

"La Repubblica Ceca non ha una legge che ordini di ripetere il giudizio che pone i bambini nelle scuole di pratica," dice Bernard. Aggiunge poi che la grande maggioranza di questi bambini non saranno mai in grado di continuare nell'istruzione secondaria o superiore.

I rappresentanti dei centri di consiglio psicologici-pedagogici ribattono che i bambini rom sono stati trasferiti nelle scuole di pratica su loro stessa richiesta.

La ricerca ERRC-ERF lo conferma, ma i suoi autori puntualizzano che spesso i loro genitori hanno agito così per essere andati loro in classi speciali segregate, e perché non avevano abbastanza informazioni su cosa significasse per i loro bambini andare alle scuole di pratica.

La mancanza di istruzione nella comunità Rom si traduce allora in alti tassi di disoccupazione. Secondo una indagine della Banca Mondiale, la qualità complessiva dell'istruzione tra i Rom è andata costantemente discendendo dal 1989.

I gruppi rom criticano anche la mancanza di statistiche. Soltanto di recente il Ministero dell'Istruzione ha iniziato a raccogliere dati sulla nazionalità degli studenti, la lingua che parlano a casa e il tipo e grado di scuola che frequentano. Sinora sono state disponibili soltanto delle stime.

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Di Fabrizio (del 19/11/2008 @ 09:09:04, in Europa, visitato 1634 volte)

Da Roma_Francais

12-11-2008 20:00 Il rompicapo dell'integrazione dei Rom
Le associazioni chiedono la creazione di una cellula d'urgenza

Come favorire l'integrazione dei Rom nella metropoli? Di espulsione in espulsione, la situazione della gens du voyage originaria dell'Est Europa sembra insolubile. I reclami dei proprietari obbligano le forze dell'ordine a procedere all'evacuazione delle bidonvilles - come alla porte de Valenciennes, fine ottobre - rimandando per strada intere famiglie ed impedendo una scolarità normale ai bambini.

Cittadini europei
Con l'arrivo dell'inverno, le associazioni di aiuto alla gens du voyage lanciano un appello per la creazione di una cellula d'urgenza, che riunisca la prefettura, la metropoli e la città di Lille: "Non si potrà fare scomparire i Rom, perché sono cittadini dell'Unione Europea," spiega Gérard Minet, segretario federale della Lega dei diritti dell'uomo. "Occorre una risposta collettiva dei poteri pubblici, perché si smetta di rimbalzarsi la palla!"

La città di Lille, che assicura di lavorare a proposito, ricorda che si tratta di una competenza statale. A tal proposito, le espulsioni mirano ad evitare di lasciare peggiorare le situazioni sanitarie, come fu il caso negli anni precedenti, precisamente nel dicembre 2007, quando una Romnì aveva trovato la morte a causa di un incendio, in rue du Faubourg-d'Arras.

Da parte della prefettura, che lo scorso inverno aveva requisito l'ostello della gioventù di Lille per alloggiare delle famiglie, si ricorda che il dispositivo di alloggiamento invernale è stato allargato quest'anno, particolarmente a destinazione delle famiglie. Secondo le associazioni, per il momento non è prevista alcuna tavola rotonda.

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Di Sucar Drom (del 18/11/2008 @ 12:11:32, in blog, visitato 1624 volte)

Viaggio della memoria, Alemanno: "questo è il male assoluto"
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Firenze, un osservatorio sull'informazione? Speriamo...
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Facebook rimuove le pagine contro i Sinti e i Rom
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Roma, Alemanno: i Sinti e i Rom fuori dal raccordo anulare
Dopo neppure ventiquattr’ore dalla sostituzione del prefetto Carlo Mosca che già il sindaco Alemanno ha cominciato a dettare l’agenda al suo successore Pecoraro (in foto). Il quale, con il nuovo incarico a Palazzo Valentini, assumerà anche il ru...

San Giuseppe Vesuviano (NA), divieto di sosta per i "nomadi"
Anche nel Sud Italia si emettono le ordinanze sindacali razziste contro le popolazioni sinte e rom. Ultimo in ordine di tempo il Comune di San Giuseppe Vesuviano, in Provincia di Napoli...

Mantova, se questa è democrazia...
Negli ultimi giorni due notizie hanno segnato politicamente la questione sinta e rom a Mantova: l’interpellanza in consiglio provinciale di Giovanni Fava, capogruppo della Lega Nord, e una deliberazione della giunta comunale di Mantova proposta dall’assessore Fabio Aldini...

Quanto vale la vita di un Rom o di uno straniero, sulle strade d'Italia?
5 novembre 2008. Bruno Radosavljevic, un Rom di origine croata, nato a Torino, investe ad Acilia, alle porte di Roma, 13 persone, di cui tre restano feriti in modo rilevante. Il giovane, che vive nel campo di Dragona, rischia di essere linciato dalla folla....

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Di Fabrizio (del 18/11/2008 @ 09:43:08, in Italia, visitato 1515 volte)

Da El Gato Obrero

.... Gli sbarchi nel Sulcis continuano.... ma il governo vuole chiudere le frontiere....
ma quali frontiere? quale governo?
nelle coste del mediterraneo, giovani uomini, giovani donne, bambini, affollano i porti per attraversare quel canale di mare che li separa dalla sognata Europa....
Sfidare il nostro mare.... sfidare i flutti e le onde... sperare... viaggiare...sognare... temere... non sapere...ma VOLERE...
sono convinta che è la sana, forte, necessaria VOLONTA' di CAMBIARE che spinge l e genti a vendere i corpi alle organizzazioni di stampo mafioso pur di attraversare quelle fisiche frontiere... sempre chiuse perché e questo è il volere dei governi europei....

e allora TENTARE LA FORTUNA su BARCHE e BARCONI, SCAFI e GOMMONI, attraversare misteriosamente facendo una breccia in fronte x per poi approdare o essere avvistati nelle coste sarde e FINIRE il SOGNO in un CPA .... al centro di un aeroporto internazionale... dietro anguste sbarre e con un reggimento che osserva, o ciondolare qui e là per CAGLIARI
QUESTA è la FINE DEL VIAGGIO dei PIU' FORTUNATI
ALTRI giacciono nel marenostrum, cimitero liquido.

CPA, CEI,CARA? Cosa è quello strano posto ad ELMAS? le voci si rincorrono comunque resta la viva necessità di accogliere queste genti, perché la maggior parte di essi sono PROFUGHI, RICHIEDENTI ASILO, sono MIGRANTI, uomini e donne che vogliono VIVERE

NOI con altre associazioni di CAGLIARI provvediamo per quanto ci è possibile ad una prima assistenza.

Sono NECESSARI ABITI (pantaloni, jeans, tute, felpe, camicie, maglioni tshirt, giubbini, giubbotti, giacconi etc) per DONNE E UOMINI ma anche RAGAZZI e RAGAZZE e BIMBI, possibilmente in buono stato d'uso, BIANCHERIA INTIMA, VIVERI a LUNGA CONSERVAZIONE, ma anche SCARPE, ZAINI,BORSE

chiunque fosse interessato a collaborare con un gesto concreto può contattarci (da tutta la SARDEGNA con chiamata o sms al 3397916117 Eleonora - Gato Obrero - mentre per la zona del cagliaritano 3391033752 Mariangela - Sardegna Palestina -)

come sempre ma pensiamo sia inutile ripetervelo non disdegniamo anche contributi economici (utili sempre e comunque anche in questo caso)

Aspettiamo i vostri contributi
contattaci o visita il blog: http://gatoobrero.blogspot.com

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Di Fabrizio (del 18/11/2008 @ 09:38:11, in scuola, visitato 1629 volte)

Da Roma_Francais

Lepetitjournal.com

La segretaria di Stato francese con incarico agli Affari esteri e ai diritti dell'Uomo era ieri a Bucarest. Rama Yade ha incontrato Mariana Campeanu, ministro del Lavoro, diversi parlamentari, rappresentanti della società civile, OnG e ha visitato l'associazione "Per una comunità solidale ed un intervento sociale" (ACSIS), che opera nel campo della prevenzione dell'abbandono materno e del sostegno alle giovani madri sole. Per concludere il suo viaggio rumeno, Rama Yade ha consegnato il premio dei diritti dell'Uomo dell'Ambasciata di Francia a Elena Motas, ispettrice scolastica per i bambini rom a Iasi, per la sua azione in favore dell'integrazione dei giovani rom nel sistema scolastico rumeno. Molto emozionata, Elena Motas ha dichiarato essere "molto onorata di essere stata decorata dalla Francia (...) Non succede spesso a una donna di origine rom."

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Di Fabrizio (del 18/11/2008 @ 08:58:55, in Europa, visitato 1603 volte)

Da Hungarian_Roma

By: MTI - 2008-11-11 h. 10:31 - Combattere gli stereotipi basati sul "crimine zingaro" come pure incoraggiare i giovani rom a considerare la carriera di poliziotto, sono gli obiettivi di un'iniziativa lanciata lunedì a Budapest, hanno annunciato gli organizzatori in una conferenza stampa.

"Tutti gli zingari sono criminali" è lo stereotipo ripetuto più spesso riguardo i Rom in Ungheria ed in tutta Europa, ha detto durante l'incontro Greg Dorey, ambasciatore GB in Ungheria. Ha aggiunto di sperare che questa campagna possa aiutare a cambiare quella falsa immagine.

L'iniziativa può portare a una nuova era di apertura e tolleranza, ha detto April H. Foley, ambasciatore USA.

C'è paura che l'attuale crisi economica si evolva in crisi sociale e morale, e dobbiamo fare tutto quanto è nel nostro potere per evitarlo, ha detto Katalin Levai, parlamentare ungherese. Le persone tendono a cercare dei capri espiatori quando le loro condizioni di vita si fanno incerte, ha detto.

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Di Fabrizio (del 17/11/2008 @ 09:15:48, in Europa, visitato 1628 volte)

Da Czech_Roma

(CTK) Praga, 10 novembre 2008. I Rom nella Repubblica Ceca hanno dimenticato lo stile di vita nomadico dei loro antenati, ha detto a CTK Ivan Vesely, presidente di Dzeno e vice-presidente del consiglio governativo per gli affari Romanì.

Cinquanta anni fa l'ex regime comunista della Cecoslovacchia promosse una legge sull'insediamento permanente delle persone migranti che ebbe effetto dall'11 novembre 1958.

La legge è andata in proscrizione dieci anni fa ed il nomadismo non è più stato punito dalla caduta del comunismo del 1989.

Ha detto Vesely: "La gente ha già dimenticato quello stile di vita. "Non è più sentito come minaccia se qualcuno nella Repubblica Ceca volesse comprare un cavallo o un caravan."

Ha detto, che comunque i Rom non hanno perso il sangue dei viaggiatori. "Una nuova forma di nomadismo è la migrazione dopo il lavoro," ha detto, aggiungendo che questo vale anche per le altre persone.

La maggioranza assoluta dei Rom sul territorio ceco già viveva in maniera simile alla società maggioritaria, quando venne pubblicata la legge che vietava il nomadismo.

Vesely ha affermato che 30.000 Rom al massimo, soprattutto gli Olah, conducevano in quel periodo una vita nomade.

"Per loro fu un cambiamento fondamentale che ebbe un impatto immediato completamente distruttivo per loro," ha detto Karel Holomek, presidente della Comunità Romanì in Moravia, che ha ricordi dell'atmosfera al tempo dell'emanazione della legge.

"Rimossero le ruote dai carri e probabilmente mandarono i cavalli al macello. La gente si sistemò in posti dove sono tuttora," ricorda Holomek.

"Da un giorno all'altro furono obbligati a vivere in un ambiente che per loro era insolito, nei villaggi. Dovettero accettare le regole del gioco, furono obbligati a cambiare completamente lo stile del loro comportamento," ha detto Holomek.

Ha poi aggiunto che i Rom spesso non sono riusciti a coesistere con i locali.

"Il loro modo di vita libero offriva una miglior possibilità di assicurarsi da vivere e venne definitivamente distrutto," ha aggiunto.

Holomek ha poi detto che l'intenzione dei legislatori era assimilare i Rom, ma che questo spesso non ha funzionato.

Emersero dei ghetti per Rom da varie parti, i loro abitanti non avevano lavoro e vivevano in condizioni peggiori degli altri cittadini "bianchi".

"Inoltre, i pregiudizi sopravvivono ancora, sono generalizzati ed applicati a tutti i Rom," ha detto Holomek.

Tuttavia, aggiunge, la Repubblica Ceca ha una posizione di partenza migliore degli altri paesi dell'Europa post-comunista nel migliorare le condizioni di vita dei Rom e le loro relazioni con la società maggioritaria, questo è dovuto al buono stato dell'economia e della democrazia.

"Se i politici iniziassero davvero a premere per il compimento dei programmi e così cambiasse l'atmosfera, ci vorrebbero lo stesso altre due generazioni o altri 50 anni," termina Holomek.

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Di Fabrizio (del 17/11/2008 @ 08:50:47, in Regole, visitato 3397 volte)

segnalato da Cristina Seynabou Sebastiani

Dopo l'approvazione del Pacchetto Sicurezza le retate della polizia si sono intensificate. Spesso controllori e vigili salgono sugli autobus a far dei controlli diretti in particolare contro gli immigrati. Ora è anche arrivato l'esercito. Tutti accusano i cittadini immigrati di essere clandestini ma nessuno dice che la clandestinità è tutta responsabilità del governo . Quelli che governo, mass media e settori di popolazione chiamano "clandestini" sono persone che lavorano ma che non possono regolarizzarsi perché la legge sull'immigrazione non lo permette. Molti italiani che si lamentano (ipocritamente) del pericolo "clandestini" hanno poi un "clandestino" alle loro dipendenze che lavora nelle loro fabbriche, cura i loro figli e i loro genitori. Questo testo è un intento di far conoscere ai cittadini immigrati, ma non solo, cosa la polizia può fare e cosa non può fare affinché si possano denunciare gli eventuali abusi. Il testo è stato prodotto grazie al lavoro degli avvocati di "Supporto legale contro il razzismo". L'associazione Arci Todo Cambia e la Rete degli Sportelli di ARCI Milano hanno contribuito alla sua realizzazione.

1. Controllo documenti, identificazione e fermo

a) In generale

Gli ufficiali-agenti di polizia (polizia di stato, carabinieri e altri corpi appartenenti all'esercito, polizia municipale - ma questi ultimi solo se hanno la qualifica di agente di polizia di sicurezza- ) possono costringerti a seguirli nei propri uffici se rifiuti dichiarare le tue generalità (nome, cognome, luogo e data di nascita) o mostrare un documento d'identità oppure quando ci sono indizi sufficienti per ritenere che il nome che hai dato o i tuoi documenti siano falsi (art. 11, d.l. 21.3.1978 n. 59): questo viene chiamato fermo di identificazione o accompagnamento. Gli ufficiali-agenti di polizia che ti accompagnano in questura per identificarti devono darne immediata notizia al Procuratore della Repubblica e possono trattenerti per il tempo necessario alla tua identificazione1 e comunque entro le 24 ore ti devono rilasciare. Non è previsto il diritto alla nomina di un difensore.

E' perciò importante e - hai diritto di pretendere - che la comunicazione al Procuratore della Repubblica venga effettuata subito al momento dell'accompagnamento, perché solo da questo momento si contano le 24 ore entro cui devono rilasciarti. Se rifiuti di dire le tue generalità / esibire i documenti, oltre all'accompagnamento in questura di cui abbiamo parlato, puoi essere denunciato per i seguenti reati:

- se sei cittadino italiano o comunitario, e rifiuti di dire il tuo nome, puoi essere denunciato e rischi la pena dell'arresto fino a 1 mese (art. 651 c.p.). Invece se non fai vedere i documenti puoi essere denunciato e rischi la pena dell'arresto fino a due mesi (art. 294 reg .att. tulps e art. 221 tulps).

- se sei cittadino extracomunitario e non fai vedere i documenti (passaporto-permesso), senza un valido motivo, ad agenti-ufficiali di polizia quando te lo chiedono puoi essere denunciato e rischi la pena dell'arresto fino a 6 mesi; se c'è motivo di dubitare della tua identità, puoi essere accompagnato in questura per rilievi segnaletici (fino a un max di 24 ore.) - art. 6 d.lgs. n. 286/98.

Se invece fornisci false generalità a un pubblico ufficiale o a un incaricato di pubblico servizio, il reato è punito con pene maggiori (che sono stata aggravate col c.d. pacchetto sicurezza - d.l. 23.5.2008, n. 92):
se dichiari (a voce o per iscritto) false generalità e rischi il carcere fino a un massimo di sei anni (artt. 495 e 496 c.p.);
la stessa pena è prevista se alteri il tuo corpo per impedire la tua identificazione - es. alterazioni delle impronte digitali (art. 495-ter c.p.).
E' stata anche introdotta l'aggravante di clandestinità. Questo significa che la pena prevista per il reato che hai commesso può aumentare solo per il fatto che non hai il permesso di soggiorno (art. 61, n. 11 bis c.p.).

Non esiste più il reato di oltraggio a pubblico ufficiale ma rimangono il reato di ingiuria cioè l'insulto o l'offesa a una persona (art. 594 c.p.) che viene spesso utilizzato dalle autorità e il reato di resistenza a pubblico ufficiale (cioè quando qualcuno si oppone con violenza o minaccia un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio mentre questo compie un atto d'ufficio (art. 337 c.p). Ti possono accusare del reato di resistenza (anche) se usi violenza o minaccia nei confronti di un incaricato di pubblico servizio o di dipendenti di istituti di vigilanza privata (guardie private) in servizio presso stazioni dei treni, metropolitana e sugli autobus perché sono considerati ausiliari di pubblica sicurezza.

E' importante sapere che per violenza e minaccia si intende qualunque comportamento idoneo ad opporsi all'atto che non sia una semplice resistenza passiva. (ad esempio se ti bloccano fisicamente e cerchi di divincolarti o difenderti in qualsiasi modo verrai accusato di resistenza).
In caso di resistenza, la pena prevista è il carcere da 6 mesi e 5 anni.

b) Casi specifici e consigli pratici

Se ti ferma un agente di polizia/carabiniere:
Se chi ti controlla è un agente in borghese deve prima identificarsi (generalità, numero di matricola, corpo di appartenenza) e mostrare il tesserino di riconoscimento; se non lo fa, non sei tenuto a seguire i suoi ordini.
Negli uffici di polizia è sempre consigliabile chiedere il tesserino di identificazione, segnare la targa della macchina, scrivere il nome dei poliziotti che ti interrogano o fanno il verbale e chiedere sempre una copia di quello che ti fanno firmare; queste cose servono per denunciare eventuali irregolarità e/o prepotenze.
Se ti ferma un militare appartenente all'esercito I militari attualmente in servizio nelle città hanno lo status di agente di pubblica sicurezza, ma non possono svolgere funzioni di polizia giudiziaria. Questo significa che, come polizia e carabinieri, possono:
1)chiederti generalità e documenti di identità
2)portarti in questura per procedere all'identificazione (fermo di identificazione)
3)possono perquisirti e perquisire la tua auto ma SOLO in caso di eccezionale urgenza che non consenta l'intervento del giudice o se devono verificare l'eventuale presenza di armi o esplosivi o droga quando l'atteggiamento della persona non è giustificabile.
Al di fuori di questi casi NON POSSONO perquisirti e le perquisizioni non sono legali. E comunque deve essere sempre fatto un verbale e te ne devono dare una copia (art. 4 L. 22 maggio 1975, n. 152)

Se ti ferma un agente della polizia municipale (ex vigili urbani)
Gli agenti di polizia municipale sono pubblici ufficiali e quasi sempre sono anche agenti ausiliari di pubblica sicurezza (ma possono anche non esserlo) e svolgere funzioni di polizia giudiziaria o polizia amministrativa. Possono quindi fermarti e portarti in questura, commissariato, comando per identificarti.
Se non hanno funzioni di polizia giudiziaria NON possono:

- obbligarti a fare dichiarazioni od obbligarti con la forza ad altro;

- accompagnarti con la forza negli uffici di polizia giudiziaria

- ispezionare nella tua casa, roulotte, tenda o all'interno della macchina salvo che la legge lo autorizzi espressamente.

Non c'è un modo chiaro che identifica le funzioni dell'agente di polizia municipale in quel momento, ma è sempre possibile sollevare la questione.
Il Pacchetto Sicurezza ha dato maggiori poteri ai sindaci quindi è possibile che decretino misure che limitano le libertà personali (multe per chi beve alcolici per strada o si ritrova in gruppo in alcuni luoghi, ecc.) e che gli interventi della polizia municipale contro venditori ambulanti siano maggiori. Nel caso di sequestro di merce durante la vendita ambulante le autorità di polizia devono fare un verbale ed a consegnarlo all'interessato. E' punito il pubblico ufficiale che sottrae, distrugge, al di fuori dei casi previsti dalla legge, o deteriora le cose sottoposte a sequestro (Art. 334 cp: "sottrazione o danneggiamento di cose sottoposte a sequestro"). Se sull'autobus o sul treno ti ferma un controllore Il controllore è considerato un pubblico ufficiale (art. 357 c.p.). Cosa può fare:

- può chiederti le tue generalità (nome, cognome, ecc) e se ti rifiuti di dirle ti può accusare del reato art. 651 c.p. (vedi sopra);

- può chiederti di mostrare i documenti SOLO nel caso in cui ti deve fare la multa (perché sei senza biglietto). Se non mostri i documenti può fermarti e chiamare la polizia per procedere alla tua identificazione. Quindi è sempre meglio avere il biglietto.

- ricordati che il controllore non è un agente di polizia anche se a volte si comporta come un poliziotto. Se ti accusa di un reato, deve andare a fare la denuncia come un normale cittadino. A parte il caso in cui non mostri i documenti e deve farti la multa (v. sopra), NON può usare la forza o altri mezzi per obbligarti a far qualcosa, non ti può fare una espulsione, non ti può fermare per consegnarti alla polizia affinché questa proceda all'espulsione.
Riguardo ai casi di rastrellamento sugli autobus, cioè quando i controllori salgono sull'autobus insieme alla polizia o ai vigili, è bene sapere che queste azioni possono essere denunciate all'autorità giudiziaria nel caso in cui controllori e polizia chiedano biglietti e documenti solo agli stranieri e non agli italiani, quindi fanno un controllo basato sulla provenienza etnica o nazionale. In questo caso può essere una azione discriminatoria che può essere denunciata alla magistratura.

E' perciò importante:

- documentare quello che succede (con foto o video). Se ci sono furgoni della polizia documentare quante e quali sono le persone che vengono fatte scendere dall'autobus e portate sulle camionette della polizia; prendere il numero di targa;

- reperire sul posto persone disposte a testimoniare, sia i cittadini stranieri che subiscono questi rastrellamenti sia i cittadini italiani presenti sui mezzi;

- identificare a che corpo appartengono gli agenti (polizia di stato, carabinieri, polizia municipale/vigili) che fanno queste operazioni

- le persone straniere portate sui furgoni della polizia hanno l'obbligo di mostrare passaporto/permesso di soggiorno, eccetto nel caso di giustificato motivo (smarrimento, furto, sottrazione, permesso temporaneamente trattenuto da altri, ecc.); la polizia può portare lo straniero in questura in caso di dubbio sulla identità; il dubbio non può essere comunque basato solo sull'origine etnica/ nazionale.
E' quindi consigliabile chiedere subito spiegazioni sul motivo del controllo e del perché la persona viene portata in questura.
È sempre meglio girare in coppia o in gruppo e che in casa vi sia qualcuno, in modo che vi siano testimoni in grado di raccontare gli eventuali abusi fatti da parte delle forze dell'ordine.
Altri luoghi, oltre all'autobus o al treno in cui si può essere controllati/fermati:

- in ospedale: l'accesso alle strutture sanitarie da parte del cittadino straniero irregolare/clandestino NON PUO' COMPORTARE ALCUNA SEGNALAZIONE ALL'AUTORITA' (art. 35 d.lgs. n. 286/98); quando però si va in ospedale per lesioni derivanti da reato (aggressioni, violenza sessuale, ferite d'arma da fuoco o da taglio, infortunio sul lavoro) i medici hanno l'obbligo del referto, devono cioè segnalare il fatto alla polizia ; non c'è tale obbligo quando il referto esporrebbe la persona a procedimento penale (art. 365 c.p.); la tutela della salute è un diritto fondamentale che deve perciò essere assicurato anche ai cittadini stranieri irregolarmente presenti in Italia: secondo la Cassazione le cure mediche essenziali non comprendono solo le prestazioni di pronto soccorso ma sono comprensive di tutti gli interventi necessari per l'eliminazione della patologia (Cass. 22.9.2006, n. 20561)
Se viene emesso un decreto di espulsione nei confronti della persona che si reca in ospedale per ricevere cure mediche, l'espulsione è illegittima e si puo' fare ricorso

- quando vai in Questura a denunciare un reato che hai subito oppure perché hai smarrito o ti hanno rubato il passaporto, ricordati che se non hai il permesso di soggiorno la polizia puo' darti un'espulsione: in questi casi puoi delegare una persona a presentare la denuncia per tuo conto

- alcuni Comuni richiedono per la pubblicazione del matrimonio misto (fra cittadini italiani/comunitari e stranieri) l'esibizione del permesso di soggiorno, anche se non è previsto questo specifico obbligo. In questi casi il cittadino straniero privo di permesso di soggiorno deve evitare di presentarsi per la richiesta di pubblicazioni. Se insistono nel richiedere l'esibizione del permesso di soggiorno si puo' avviare un procedimento giudiziario per evitare la pubblicazione del matrimonio (art. 100 c.c.) e così ottenere l'immediata celebrazione del matrimonio, per effetto del quale lo straniero irregolare non puo' essere espulso.
L'espulsione del cittadino straniero al momento della celebrazione del matrimonio con cittadino italiano è in contrasto con le norme comunitarie (sent. Corte di Giustizia Europea 25.7.08 nel proc. C/217) e si puo' fare ricorso.

2. Perquisizioni e accesso nell'abitazione

a) In generale
La polizia non può perquisire una persona né entrare in una casa privata o locale privato o una macchina, senza un mandato del giudice (cioè senza un documento scritto che dice chiaramente che lo possono fare). Se hanno il mandato, la persona ha comunque diritto:

- prima di iniziare la perquisizione, ad avere una copia del mandato;

- durante la perquisizione, alla presenza di un avvocato o altra persona di fiducia (che siano facilmente reperibili);
Si possono fare perquisizioni personali e nei locali senza mandato del giudice, nei seguenti casi:
1) quando si sta commettendo un reato o una evasione (fuga) o quando si deve eseguire un'ordinanza di custodia cautelare o un ordine di carcerazione o un fermo (art. 352 c.p.p.);
2) la polizia giudiziaria (polizia di stato, carabinieri, guardia di finanza, corpo forestale) può perquisire le persone, i locali, le macchine, i bagagli e gli effetti personali per prevenire o reprimere il traffico di droga (art. 103 dpr n. 309/1990) o se ha fondato motivo di credere che ci sono armi, munizioni o esplosivi, qualcuno cercato dalla polizia che si nasconde, un evaso in relazione a determinati delitti di associazione mafiosa, traffico di droga o delitti con finalità di terrorismo (art. 41 tulps e art. 25 d.l. 8.6.1992, n. 306);
Anche in questi casi ti devono lasciare sempre una copia del verbale di perquisizione, anche se non viene sequestrato nulla, dove si indicano le operazioni fatte, il motivo per cui hanno fatto la perquisizione senza l'autorizzazione del giudice, i nomi e la qualifica degli agenti che hanno fatto la perquisizione. Se sequestrano oggetti, documenti, devono essere specificamente indicati nel verbale di perquisizione. Se non sei in grado di leggere, hai diritto ad un interprete e comunque fai sempre scrivere che non parli l'italiano.
La perquisizione in una casa o nei luoghi chiusi vicini a essa NON può farsi prima delle ore sette e dopo le ore venti. Puoi farsi fuori da questi orari se c'e' un'autorizzazione scritta del giudice che ti deve essere mostrata prima (art. 251 c.p.p.)

NOTA: Il pacchetto sicurezza ha introdotto una nuova disposizione che prevede la reclusione da sei mesi a tre anni per "chiunque a titolo oneroso, al fine di trarre ingiusto profitto, dà alloggio ad uno straniero, privo di titolo di soggiorno in un immobile di cui abbia disponibilità, ovvero lo cede allo stesso, anche in locazione". Non si rischia di essere denunciati per questo reato quando si affitta a casa a una persona straniera anche se clandestina a prezzi contenuti.

b) Consigli pratici
Chiedi sempre il motivo della perquisizione e ricorda che fuori dai casi scritti sopra, la polizia non ha diritto di entrare nella tua casa: se ad esempio la polizia si presenta a casa tua, senza mandato, perché l'hanno chiamata i vicini perché c'era troppo rumore, non sei obbligato a farla entrare in casa. Se la polizia entra in casa con la scusa di ricercare armi o droga e fa delle espulsioni, queste espulsioni non sono legittime (Trib. Trieste 24.7.2004).

3. Tutela legale

L'uso illegittimo/arbitrario della forza e/o dell'autorità da parte delle forze dell'ordine puo' essere sempre denunciato all'autorità giudiziaria penale.
In caso di percosse, trattenimenti e perquisizioni illegali, atti di razzismo da parte delle forze dell'ordine e controllori dei mezzi di trasporto, puo' essere presentata una denuncia/querela alla Procura della Repubblica del luogo dove si è verificato il reato.
Per i reati che vengono perseguiti solo se la vittima fa denuncia (per es. percosse, lesioni lievi, ingiuria, minaccia ecc.), la denuncia- querela deve essere presentata nei tre mesi successivi al reato.
La denuncia-querela può essere presentata dalla vittima personalmente; è comunque consigliabile l'assistenza di un legale o il supporto di associazioni che offrono assistenza legale, anche per contrastare le eventuali controdenunce.
Contro qualsiasi atto (anche di carattere normativo, come leggi statali, regionali, regolamenti comunali, ordinanze del sindaco, ecc.) e/o comportamento che abbia l'effetto di creare un trattamento differenziato in ragione dell'origine nazionale, etnica, razziale o religiosa può essere proposta l'azione civile contro le discriminazioni etnico-razziali.
Quando il giudice accerta che è in atto una discriminazione, puo' condannare a risarcire i danni, anche di natura esistenziale, subiti dalla vittima della discriminazione.
E' possibile in questi casi rivolgersi ad associazioni che operano nella lotta alla discriminazioni razziali: queste possono infatti avviare questo tipo di processo, sia a supporto di vittime di discriminazioni sia contro le discriminazioni collettive
1. Per identificarti possono effettuare rilievi segnaletici (fotografie e impronte digitali),anche senza la tua autorizzazione. Non possono prendere capelli o saliva senza la tua autorizzazione, eccetto nel caso in cui lo autorizzi un giudice.

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