Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 05/03/2009 @ 09:16:21, in media, visitato 1333 volte)

Scrive il blog Gopk:

Ieri ho avuto un'interessante conversazione con due persone appena incontrate, con cui è stato un vero piacere rimanere e parlare. Tra i diversi argomenti che abbiamo discusso, siamo finiti sui Rom, e mi è successo di comprendere che la mia conoscenza generale sugli Zingari è scarsa. O conosco determinate tematiche, localizzate nel tempo e nello spazio sulla vita romanì, o conosco davvero poco sul panorama generale, tanto che posso a malapena parlarne. E' per questo che oggi sono rimasto impressionato da questo video (categoria: Marton), che illustra uno sguardo generale sui Sinti e Rom in Italia, immigrati o no. Secondo me fornisce una buona sintesi su cosa stanno passando i Rom in quel paese. Almeno qualcosa che possa compensare la mia mancanza di capacità di descrivere le immagini complessive.

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Di Fabrizio (del 06/03/2009 @ 09:01:55, in Europa, visitato 2202 volte)

Da Bulgarian_Roma

sofiaecho.com Photo: Georgi Kozhouharov - 2 marzo 2009

In Bulgaria, dall'inizio del 2009 200 bambini più giovani di tre anni sono stati abbandonati. Lo riporta l'agenzia bulgara BGNES citando Elka Nalbantova della fondazione Za Nashite Detsa (Per i Nostri Bambini).

Ogni anno circa 1.500 neonati entrano nelle case sociali in Bulgaria, con una permanenza media tra gli uno e i tre anni, ha detto la fondazione in una conferenza stampa.

Ci sono circa 3.000 bambini sopra i tre anni di età nelle case sociali bulgare. E' evidente che il numero dei bambini abbandonati stia aumentando.

Nalbantova ha detto che il 70% dei bambini nelle istituzioni sociali sarebbero Rom. Ha detto che il 95% delle madri che hanno abbandonato i loro bambini hanno cambiato la loro opinione dopo essere state contattate da un assistente sociale. Ma questo non ha cambiato il fatto che la Bulgaria, tra tutti i paesi UE, ha il più grande numero di bambini abbandonati sotto i tre anni.

Nel 2007, il numero dei bambini abbandonati sotto i tre anni è stato superiore a 2.000. Di questi, 1.787 erano figli di genitori singoli e 1.516 di genitori senza lavoro. Nel 2007, solo 13 bambini sono stati dati in affido.

il 70% dei genitori non ha visitato i propri figli nelle case sociali, mentre il 20% l'ha visitato una volta a settimana.

by Petar Kostadinov

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Di Fabrizio (del 06/03/2009 @ 09:25:09, in musica e parole, visitato 1669 volte)

Ricevo da Marta Pistocchi

...al Cicco si replica, anzi si triplica!

Presa coscienza dell'affinità elettiva nata tra il Cicco e la muzika dei Muzikanti, una miscela esplosiva che combina serate magiche ed ottima compagnia, siamo lieti di invitarvi al concerto che si terrà SABATO SERA, dalle 22 circa, al circolo arci Cicco Simonetta (via cicco simonetta 16 - mappa)

Muzikanti di Balval in trio
Jovica Balval Jovic -fisarmonica
Marta Pistocchi -violino
Alessio Russo -batteria
(assente e non rimpianta, la "macchina del tempo")

per chi ancora non è venuto ottima è l'occasione di venirci a trovare, ed invece chi ci è già stato, sa già perchè tornare!

vi aspettiamo rumorosi
marta

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Di Fabrizio (del 06/03/2009 @ 09:31:09, in Europa, visitato 1786 volte)

Da Roma_Daily_News (seconda lunga intervista tradotta in tre giorni! Sono contento quando esempi positivi parlano in prima persona)

divers.ro 02/03/2009

Daniel Ganga è il primo diacono Rom ufficialmente ordinato dalla chiesa ortodossa rumena e che si incaricherà dei Rom di Bucarest e Ilfov. Dopo 153 anni dall'abolizione della schiavitù rom, il giovane prete dichiara che [...] non incriminerà più e va verso una cultura ortodossa senza colore etnico.

Chiesa di tutti

Cosa le ha fatto dichiarare chiaramente e con fermezza la sua etnia entro la chiesa ortodossa rumena?

Vengo da una famiglia dove la Chiesa e gli ordini ecclesiali sono sempre stati presenti. Venendo verso la Chiesa non è stato difficile comprendere che nelle nostre i Rom non sono molto presenti e non sono per niente apprezzati. Pochissimo apprezzati! La maggior parte delle volte sono visti come "credenti di seconda mano".

Perché?

Perché di solito gi altri ritengono che la Chiesa per i Rom è solo un posto per mendicare. Inoltre, gli altri, a maggioranza, credono che i Rom non siano ben iniziati, non fanno le regole. Non conoscono niente! E, nel migliore dei casi, sono ignorati. Questo significa, se un Rom entra in chiesa, lo lasciamo pregare se "si comporta come si deve". Viceversa, quando arriva alla partecipazione alla vita ecclesiale, in ogni modo, gli altri sono riluttanti. Io vengo da una famiglia dove andare in chiesa era una cosa normale e ho pensato di fare qualcosa. Ho considerato che fosse mio dovere creare, se vogliamo chiamarlo così, un "ponte" tra il popolo della Chiesa, dato che Dio ha creato la possibilità di stare vicini e di conoscersi. Per puntare la loro attenzione sul fatto che non è normale per i Rom essere messi in disparte e che la Chiesa dovrebbe essere per tutti. Fortunatamente, succede che da qualche anno Sua Eminenza Padre Varsanufie, Vescovo vicario dell'Arcivescovado di Bucarest, ha iniziato azioni che mi hanno sorpreso. Non mi aspettavo tanta buona volontà!

Che azioni sono?

Sto parlando del libro di preghiere tradotto in romanes. Ha appoggiato i bambini rom che volevano andare in seminario. Ed ha anche tradotto la Santa liturgia in romanes. Questo è assolutamente straordinario. Senza nessun precedente nella storia della chiesa ortodossa rumena e nella nostra comunità, che è una cosa fondamentale, in cui difficilmente avrei sperato. Pensavo che sarebbe stato bello se qualcuno avesse tradotto la Santa liturgia della Romania a questa gente, messa da parte, perché potesse ascoltarla nella sua lingua, la sua lingua blasfema. Per molta gente, la lingua zingara suona male. Così, eccoci qui, venerdì (si riferisce al 20 febbraio 2009, quando al Monastero Radu Vola di Bucarest venne ordinato diacono con Liturgia bilingue rumena/romanes), ho sentito le preghiere e le canzoni avevano una magnifica melodia e suonavano davvero bene.

Nella parrocchia "Santi Romani della Domenica" di Ferentari, dove lei è stato investito diacono, celebrerà in romanes?

[...] Dopo che spolvererò il mio romanes, dato che al momento non conosco molto bene la lingua, la cerimonia sarà solo in romanes. Non esclusivamente! Ma anche in lingua romanes.

Ha familiarità con la situazione dei Rom della parrocchia di Ferentari?

E' difficile dirlo perché non conosco il posto. Sono stato nominato lì solo qualche settimana fa. Non conosco la situazione. Conosco qualcuno di Ferentari. Ho lavorato anche con RomaniCriss e quando sono stato ripreso alla TV ho visto come la gente vive lì. Zabrauti è un posto rappresentativo. Lì la gente vive in case coniche di 4 metri o anche più piccoli. Vivono in sette, otto o anche dieci persone assieme ai bambini. E' difficile capire che ci sia gente che vive così da tanto tempo. E' un fatto che sono lì ed hanno bisogno di me per portare attenzione sulla loro situazione, credo. Ho bisogno di motivarli a chiedersi cosa succede con le loro vite e dopo queste domande, se vogliono qualcuno che dica loro qualcosa sul Signore, sarò lì. Perché, secondo me, è normale che qualcuno si chieda "chi sono?", "cosa mi succede?" e "dove vado?". E per me la risposta è stata: sono un essere intelligente creato da Dio a sua immagine e somiglianza, a cui sono state donate alcune qualità e fatto, come senso e scopo dell'esistenza, per assomigliare a Dio. Per assomigliare intendo agire bene. Un effetto della pratica delle buone cose, se possiamo chiamarle così, è vedere l'altro, che può essere anche un Rom, ad immagine e somiglianza di Dio ed essere contento della sua presenza. E dovrebbe essere contento anche della vostra presenza.

Nella Chiesa siamo uguali

Non pensa che riconoscendola come il primo diacono rom per la sua comunità, il patriarcato ortodosso rumeno abbia fatto un passo verso l'integrazione dei Rom?

Possiamo chiamarlo un passo. Ma non verso l'integrazione. Non mi piace questo termine. Integrarsi in cosa? Le persone sono esseri intelligenti, con la loro volontà e personalità e integrandole si raggiungerà uno standard. Questo è come la vedo. Il passo fatto dalla Chiesa è in qualche modo una riparazione. Poco più di 100 anni fa i Rom erano schiavi nei monasteri. A quei tempi, la cosa era naturale per la Chiesa. Ora le cose sono differenti e la Chiesa, intendo le istituzioni tramite i suoi rappresentanti, è andata incontro ai Rom confermando che non sono un gruppo separato di credenti, si pensa di considerarli che possano camminare assieme verso Dio. Una chiesa senza Rom e una chiesa dove siano lasciati in disparte, è espressamente una chiesa incompleta. La chiesa è completa solo includendo tutti i membri che la comunità conta tra i suoi figli. Solo così la Chiesa è completa e può andare di fronte a Dio come estensione del lavoro del Salvatore. Perché LUI disse "andate ed insegnate a tutta la popolazione!" Non ha specificato a chi! "Battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!" Questo è il significato della Chiesa. E' così! Nella chiesa siamo tutti uguali.

E questa è la ragione per cui lei è stato ordinato lo stesso giorno che si commemorava l'abolizione della schiavitù rom in Romania, e non a gennaio, come inizialmente deciso?

Sì. Sua Eminenza pensava fosse molto meglio organizzare questo momento esattamente lo stesso giorno in cui celebriamo i 153 anni dall'abolizione della schiavitù dei nostri antenati. Ecco qui! Posso considerare il gesto come un ritorno della Chiesa, di buona volontà, di vicinanza. Dirò che nessuno può più rimproverare la Chiesa di discriminare i Rom. Forse ci sono casi isolati, ma fuori dalle regole della Chiesa.

Sono stato sorpresa di sentire che i Rom che vivono accanto a noi non sanno niente dell'abolizione della schiavitù dei loro antenati (vedi ndr). Cercherà di far conoscere quei fatti storici a quelli con cui lavorerà assieme?

Naturalmente, è ciò che voglio. Ci proverò per quanto posso, con l'aiuto di intellettuali, di chi vuole essere coinvolto in azioni simili, per raccontare ai membri della comunità qualcosa sulla nostra storia. Sono in uno stato di ignoranza verso la propria storia, perché non hanno mai studiato cose simili e mai sono stati incoraggiati a farlo. Nei fatti, manca la volontà di studiare la storia recente o antica dei Rom.

Vuole fare questa proposta all'ufficio catechistico della comunità rom dell'Arcivescovado di Bucarest?

Sì, l'ufficio catechistico ha più obiettivi da raggiungere: costruire chiese dove vivono i Rom, sviluppare programmi sociali per gli adulti, programmi educativi e culturali per giovani e bambini. In quei programmi verranno disseminati informazioni sulla storia dei Rom, in volantini, opuscoli, forse in programmi radio e TV. Quanto a me, intendo andare nella comunità, sedermi tra loro, parlare e fare cerimonie, atti liturgici e ricordare alla gente le nostre attività come comunità. Voglio credere che sia un inizio per i Rom e a partire da adesso sapranno che sono ortodossi e perché lo sono, specialmente cosa significa essere ortodossi. Voglio chiamarli ad unirsi alle preghiere, cambiare insieme le cose e se Dio, nella sua misericordia, ci permette, creare una cultura ortodossa senza alcun colore etnico, una vita normale e Cristiana.

Daniel Ganga (29 anni) è stato ordinato Diacono il 20 febbraio, in occasione della celebrazione dei 153 anni dall'abolizione della schiavitù rom in Romania. Attualmente è redattore presso la stazione radio Trinitas del Patriarcato Rumeno e coordina i progetti socio-caritativi e socio-educativi dell'Arcivescovato progettati per le famiglie Rom. Ma, attraverso una nuova nomina, coordinerà le attività per le comunità rom dell'ufficio catechistico nella stessa istituzione. Nel contempo, servirà come Diacono nella parrocchia "Santi Romani della Domenica" di Ferentari.

Mihaela Dumitrascu – DIVERS

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Di Fabrizio (del 06/03/2009 @ 16:01:53, in Italia, visitato 1743 volte)

Stasera a Milano alle 18.00 presso il cavalcavia Bacula (Ponte della Ghisolfa) si terrà una ronda sponsorizzata dalla Lega Nord contro i Rom che lì sotto vi sono rifugiati, già minacciati  di sgombero.

La Comunità di S. Egidio, i padri Somaschi e l'associazione Segnavia, Todo Cambia, la Federazione Rom e Sinti insieme, il Naga con anche il loro camper, l'Opera Nomadi, hanno organizzato in fretta e furia (causa i tempi strettissimi) un presidio, silenzioso e nonviolento a protezione e difesa delle persone che li vivono, perché a nessuno vengano strane idee e ci siano gesti inconsulti (dopo l'incendio di mercoledì al campo di via Sarca).

Di seguito riporto il volantino che verrà distribuito stasera al presidio:

CHI NON CONOSCE LA VERITA’ E’ UNO SCIOCCO, MA CHI CONOSCENDOLA LA CHIAMA BUGIA, E’ UN DELINQUENTE (Bertolt Brecht)

Supponiamo che ci sia qualcuno interessato a farti pensare che i rom rubino, siano vandali e aggressori.. a costruire un problema e ingigantirlo cosi tanto da farti credere che sia il problema fondamentale della tua vita, per poi poterti dare una risposta non risolutiva ma che tu percepisci come tale. Non daresti il tuo voto a chi ti risolve la vita? Ma questa ovviamente è solo una supposizione...

De Corato ha annunciato lo sgombero di Bacula entro metà marzo, e la Lega ha indetto una fiaccolata per essere sicuri che questa volta sarà fatto davvero. “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Siamo a fianco dei cittadini”, dichiara Salvini.

Anche noi siamo a fianco dei cittadini, anche dei rom.

Siamo il gruppo di Medicina di Strada del Naga una unità mobile che si occupa di salute e diritti. Da anni conosciamo queste persone e ne seguiamo il peregrinare.

Nessuna vera possibilità di cambiamento, nessuna possibilità di miglioramento delle condizioni di vita per chi in Italia ci abita da anni. Solo slogan e azioni di forza, senza alternative, che mirano a far credere alla gente di risolvere i problemi, per accaparrarsi voti creando paura e tensione. Esasperazione diffusa e trasversale, quello che si ottiene.

Questi sono i fatti: a Bacula vivono 200 persone, tra cui 60 bambini. Sono in Italia in media da 5 anni, alcune persone da oltre 10. Ci sono persone che lavorano e bambini che vanno a scuola. Per loro nessuna possibilità di accedere ad una casa, pochissime di avere un lavoro in regola, l’assistenza sanitaria, l’accesso ai servizi.

Lo sgombero non è una soluzione. E non sarà un muro in più a cambiare le cose.

Nel 2008 a Milano ci sono stati 22 interventi di sgombero cui si aggiungono le 60 operazioni del 2007 e i 350 allontanamenti dalle strade effettuati tra 2007 e 2008.

04.09.07: Da via San Donigi vengono sgomberati 159 rom romeni.
12.07: Cavalcavia Bacula. Le famiglie si trasferiscono a Via Bovisasca.
29.01.08 Sgombero in via Rubattino: 45 rom romeni.
02.04.08: Via Bovisasca. 750 persone di cui 280 bambini e 200 donne.
08.05.08: “Allontanamento volontario” di una centinaia di Rom Romeni.
04.07.08: Una settantina di rom romeni sgomberati da Bacula.
08.08.08: Circa 40 rom romeni sgomberati da Via Console Marcello: numerosi bambini e alcuni uomini e donne con gravi malattie oncologiche e cardiache. Si trasferiscono a Bacula.

Cosa significa uno sgombero?

- Per noi, solo un dispendio inutile di risorse ed energie: le condizioni dei cittadini che vivono nel quartiere non cambiano e le zone sgomberate non vengono “rivalutate” (Bovisa aspetta ancora che si inizi la bonifica!)

- Per i bambini: abbandonare la scuola dove lentamente avevano iniziato un percorso di inserimento

- Per gli uomini: perdere il lavoro nella ricerca di un nuovo posto per la famiglia

- Per tutti gli abitanti di Bacula: condizioni di vita sempre peggiori.

NON SGOMBERI INUTILI MA ALTERNATIVE CONCRETE

Sgomberare senza offrire alternative è una violazione dei diritti umani, è un’azione inutile e controproducente.

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Di Fabrizio (del 07/03/2009 @ 09:26:59, in Regole, visitato 1494 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

Da Futuroinsieme - 10 Gennaio 2009

Qualche mese fa, prima delle elezioni politiche in Romania, sono venuta a conoscenza di una interpellanza sottoscritta da alcuni deputati PD (Soro, Bernardini, Touadi, Minniti, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti, Beltrandi, Burtone, Marrocu, Melis, Duilio) e presentata al Governo italiano dalla deputata radicale Rita Bernardini (11 novembre scorso), affinché sia garantito il diritto di voto ai cittadini comunitari.

Ero molto contenta che finalmente la questione del voto per i comunitari fosse arrivata in Parlamento e che politici italiani si fossero decisi a darci una mano…anche perché, in questo modo, pensavo tra me e me, avrei potuto dare meglio il mio contributo alla causa…dell’integrazione dei miei connazionali che vogliono vivere in Italia.

Il 17 dicembre 2008, presso la sede dei Radicali di Roma, dove ero presente accanto ad altri miei connazionali, tra cui il sig. Decebal Tanase (in rappresentanza della comunità zingara di nazionalità romena a Roma) e rappresentanti della comunità polacca, ad una tavola rotonda organizzata ad hoc , si è discusso insieme a giornalisti, docenti universitari, politici, rappresentanti di associazioni, della messa a punto di una campagna di comunicazione per i cittadini comunitari aventi diritto di voto in Italia: “625.278 romeni, 90.218 polacchi, 40.163 tedeschi, 33.477 bulgari, 30.803 francesi, 26.448 britannici, 17.354 spagnoli…”.
Dal dibattito è emerso che manca totalmente l’informazione…, nemmeno i politici, la maggior parte, non sono a conoscenza del grande numero di cittadini comunitari aventi diritto di voto (circa un milione). Per parlare di integrazione è importante fare la campagna d’immagine (Romania, piacere di conoscerti), ma è più importante il diritto di voto e la partecipazione, sia attiva che passiva, nonché la corretta informazione.

La soluzione, condivisa da tutti, è di far partire subito una campagna comunicativa per informare i comunitari, compresi i rom, che hanno il diritto di votare e che le amministrazioni devono agevolarli con tutti i mezzi. A tale proposito, si è convenuto organizzare un convegno a Roma, previsto per il 23 c.m.

Molti zingari, alcuni provenienti dalla Romania, hanno la residenza nei campi. Ma sono iscritti all’anagrafe? Sì! Bene, allora devono sapere che possono chiedere la tessera elettorale e votare! E noi faremo di tutto per coinvolgerli e portare loro le informazioni corrette su questo diritto, sancito dalla legge, ma impossibile da esercitare.
E, a proposito degli zingari romeni, Sergio Bontempelli ha pubblicato una spettacolare sintesi, che merita essere letta e diffusa per una migliore conoscenza dell’altro… ma anche di se stessi. Chi sono i Rom di Romania? “La stampa quotidiana e le televisioni ci hanno abituati a parlare comunemente di questo fenomeno migratorio, ma non ci aiutano a capirlo: così, quando si discute di «rom rumeni», a molti verranno in mente ladruncoli, spacciatori, scippatori, violentatori di donne o rapitori di bambini, e poco altro. [...] Nella campagna elettorale del 1946, il Blocul Partidelor Democratice (alleanza elettorale guidata dal PC) indirizza agli zingari uno speciale appello, «Fraţi romi şi surori romniţe» (fratelli Rom e sorelle romnì), che invita a votare per il Blocul, e si impegna a contrastare discriminazioni ed esclusioni contro le minoranze”.

Simona C. Farcas

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Di Fabrizio (del 07/03/2009 @ 09:35:09, in Italia, visitato 2180 volte)

Cronaca 06/03/2009

MAXI OPERAZIONE. Coordinata da Roma e Venezia ha coinvolto tutte le province del Veneto
La questura: "Un semplice monitoraggio di routine" La comunità: "Censimento di massa mai visto prima"

Sono arrivati all'alba. Almeno sei automobili della polizia, tra i dieci e i venti poliziotti, armati di telecamere e macchine fotografiche, che hanno iniziato a individuare e identificare tutti i presenti nel campo nomadi di strada La Rizza 65, di Forte Azzano.

"Una normale attività di monitoraggio e di controllo", la definisce il capo della Squadra mobile della questura, Marco Odorisio.

"Una schedatura di massa mai vista prima", controbatte don Francesco Cipriani, il sacerdote che per conto della diocesi assiste spiritualmente nomadi, cura la pastorale tra i Rom e i Sinti e da 39 anni vive in mezzo a loro, con una piccola comunità di cui fa parte anche una delle maggiori teologhe italiane, Cristina Simonelli, che ieri mattina era partita poco prima dell'arrivo degli agenti. "Hanno fotografato tutti, compresi tre minorenni, di fronte e di profilo, con un cartello in mano coi dati anagrafici".

"Le fotografie sono state fatte solo a chi ha rifiutato di fornire documenti", sostiene invece Odorisio, "ai sedicenti". Ossia, a chi ha fornito solo a voce le proprie generalità".

"Niente affatto", replica don Cipriani, "molti sono stati fotografati con le carte di identità in mano".

Al di là delle versioni contrapposte, che non sia comunque una operazione "normale" lo conferma indirettamente proprio il comunicato della questura, che parla di "oltre 150 uomini della polizia, appartenenti a tutte le questure del Veneto, alla polizia scientifica, ai reparti prevenzione crimine Veneto, Liguria, Piemonte e Lombardia" e di "un controllo in 15 campi di nomadi giostrai nelle province di Venezia, Padova, Verona, Vicenza e Treviso". Un'operazione pianificata dalla Squadra mobile di Venezia e coordinata dal Servizio centrale operativo della polizia, ossia da Roma, che, recita il comunicato, "ha consentito di censire centinaia di giostrai, molti dei quali ritenuti dediti alla commissione dei cosiddetti reati predatori".

Una mobilitazione massiccia che ha partorito un topolino dal punto di vista della sicurezza, se è vero che c'è stato un solo arresto, quello di una quarantacinquenne trovata a Cerea, P. C., che deve scontare una pena di "mesi cinque e giorni ventotto di reclusione".

Colpisce, invece, nella comunicazione ufficiale la presenza del termine "censire", che era evidentemente il vero scopo dell'operazione, e la contemporanea assenza dei termini "rom" e "sinti", minoranze etniche alle quale appartenevano tutti i cittadini italiani "censiti", quasi a voler preventivamente nascondere un qualsiasi obiettivo di tipo razziale.

"Questa è invece un'operazione di polizia etnica", diceva in serata, in una piccola manifestazione di protesta che, nonostante la pioggia, ha radunato una ventina di persone davanti alla prefettura, Daniele Todesco, vicino a Migrantes, l'organismo della Chiesa cattolica che si occupa di immigrazione. "E in una struttura creata dal Comune nel 1989. Un domani che faranno? Verranno nelle nostre case?"

"Se poi si parla di “giostrai”", precisa Elisabetta Adami, della comunità del campo, "si dice una falsità. Perché qui nessuno lavora con le giostre e se lo fece in passato non lo fa più da decenni".

Giancarlo Beltrame

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Di Fabrizio (del 08/03/2009 @ 08:55:45, in Kumpanija, visitato 1439 volte)

Da Mundo_Gitano

Messaggio di PROROM presentato nella sessione plenaria del secondo Congresso Nazionale del POLO DEMOCRATICO ALTERNATIVO [Bogotá, D.C., 26, 27 E 28 febbraio 2009]
da ANA DALILA GÓMEZ BAOS, Rappresentante del popolo Rom nel Comitato Esecutivo Nazionale del PDA

Ricevano tutti i delegati e delegate presenti in questo Secondo Congresso Nazionale del Polo Democratico Alternativo (PDA) un saluto fraterno e libertario a nome del popolo Rrom, meglio conosciuto come Gitano.

Con la nostra parola millenaria, forgiata lungo secoli di resistenze e lotte contro la discriminazione, il razzismo, la xenofobia e la schiavitù, vi salutano gli invisibili di queste terre, che nonostante vivano in questo paese dall'epoca della dominazione ispanica, seguono ad essere sconosciuti e negati nei loro diritti collettivi.

Tramite me, qui e ora, parlano le voci variopinte di un popolo che spinto alla marginalizzazione e all'esclusione, si è visto obbligato a rimanere in silenzio per lungo tempo. Quindi la mia voce in questo scenario, sono migliaia di voci che vogliono farsi sentire per dire qui anche noi siamo presenti, apportando alla costruzione di questo progetto di speranza in cui partecipano altri popoli,  altre lingue, altre culture, altri colori, altri modi di pensare, infine, altri che son distinti dal nostro popolo però con i quali ci siamo incontrati in questa proposta di costruire un paese dove entriamo tutti.

Quindi voglio che comprendiate che dietro il mio viso ci sono molti altri visi, alcune volte tristi, a volte caricati di frustrazione e rabbia, però oggi specialmente allegri di poter parlare davanti a questo nutrito auditorio dove convergono le diversità di questo paese.

Il Proceso Organizativo del Pueblo Rrom (Gitano) di Colombia (PRORROM) è sorto il 6 agosto 1998 col proposito centrale di rendere i Rrom visibili davanti alla società nazionale e allo Stato colombiano e poter così richiedere il riconoscimento pieno ed integrale dei nostri diritti collettivi, tra cui si stacca, come uno dei più significativi, il nostro diritto alla libera determinazione.

Il nostro collegamento al PDA si spiega perché qui stiamo incontrando scenari adeguati per farci conoscere come siamo, nella nostra grandezza ma anche nelle nostre debolezze, e per tessere alleanze con i popoli indigeni e afrodiscendenti, con i movimenti sociali che si sono mutati in alleati della nostra causa. Non è per caso, quindi, che il mio popolo sta partecipando al PDA.

Nella nostra instancabile ricerca di riconoscimento qui abbiamo incontrato altri popoli e settori sociali che han fatto eco alle nostre domande, ragione per cui possiamo dire senza dubbio che in molti dei visi di chi sta ascoltando queste modeste e disordinate parole, possiamo davvero vedere visi conosciuti, visi di altri Rrom. E' incontrandoci con voi che il nostro popolo può smettere di essere una minoranza etnica, definita quantitativamente, per passare ad essere un popolo soggetto di diritti a cui si riconosce, tra gli altri aspetti, i suoi contributi al processo di configurazione di quella che oggi si chiama Colombia.

Abbiamo visto che molti dei nostri princìpi che danno ordine e armonia alla nostra vita quotidiana, si installano nei lineamenti che han dato forma e contenuto a questo progetto politico e sociale che è il PDA. Il nostro popolo, non occorre ricordarlo, si regge sulla solidarietà, la reciprocità, il mutuo appoggio, la complementarietà degli opposti, la dispersione e l'orizzontalità delle sue autorità, per un enorme attaccamento alla libertà ed all'autonomia... tutti valori che pensiamo possano servire a questo progetto in costruzione permanente com'è il PDA a misura dei nostri sogni e alla portata di tutti.

Rispetto al nostro popolo, sinora il PDA ha dimostrato di essere abbastanza inclusivo, come richiesto ha garantito l'accesso e la partecipazione alle principali istanze di direzione a rappresentanti del nostro popolo e della nostra organizzazione. Senza dubbio, occorre dirlo, manca tuttora molto perché all'interno del PDA si dia una vera democrazia di popoli e culture, cosicché si rompa questo etnocentrismo di radice occidentale, sempre favorito in questo tipo di organizzazioni e che finisce per imporre la sua logica ai popoli e culture portatori di altre tradizioni della conoscenza.

I tre delegati di PRORROM presenti in questo Secondo Congresso Nazionale del PDA - un donna, un giovane e un uomo - in questi due giorni hanno partecipato con entusiasmo e convinzione, pensando quanto sia necessario preservare l'unità e allontanare le minacce di divisione che a volte si sommano. In questo senso abbiamo dispiegato tutte le nostre capacità magiche, eroiche ed inventive per fare che questo sogno di speranza e futuro continui ad avanzare con fermezza, trascendendo sempre le tensioni ed i conflitti che vengono presentandosi.

Contate sempre sui Rrom per aggiungere, mai per dividere. Contate su di noi per rafforzare una proposta amplia ed inclusiva, però senza che questo significhi cambiare sino al punto di smettere di essere quello che il PDA è stato sino a oggi. Quindi, contate sul nostro popolo per continuare a costruire un progetto politico e sociale che necessariamente dev'essere alternativo, progressista, di sinistra... che renda possibile l'uso del socialismo magico in queste terre.

Per finire, un appello fraterno ai Senatori e Rappresentanti alla Camera del PDA: Chi di voi vuole accettare la sfida storica di presentare, col nostro concorso, un progetto di legge che dia al nostro popolo il posto che si merita nel paese e che ci permetta di lasciare indietro questa atavica invisibilità?

Saluti e libertà!

Bogotá, D.C., 28 febbraio 2009.

PRORROM
Proceso Organizativo del Pueblo Rrom (Gitano) de Colombia
Correo-e: prorrom@gmail.com

"Yo no se qué tristeza o qué alegría me producen estas aves errantes a quienes amparan el sol y la luna y el cielo y las estrellas y los árboles. Tristeza de irse a todas horas. Alegría de renovar el horizonte a cada que los pájaros cantan al alba. Alegría de no pesar sobre la tierra más de lo que pesa una yerba. Tristeza de no tener Patria, ni raza, ni alero nativo" / (Tic Tac: 1913)

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Di Fabrizio (del 08/03/2009 @ 09:39:16, in Italia, visitato 1988 volte)

Rom e Sinti: un libro da leggere, una cena da gustare, una festa da provare

sabato 14 marzo
Auditorium San Fedele via Hoepli 3 a b MILANO (mappa)

h. 18.00
Presentazione del libro a cura di Giorgio Bezzecchi, Maurizio Pagani e Tommaso Vitale, I rom e l’azione pubblica. Pagine: 288. ISBN: 978-88-7039-0377. Milano, Teti Editore

Fra gli autori saranno presenti:
Giorgio Bezzecchi (Opera Nomadi di Milano),
Alberto Giasanti (Università di Milano Bicocca),
Maurizio Pagani (Opera Nomadi di Milano)
Antonio Tosi (Politecnico di Milano)
Amun Sleem (Presidente della Domari Society di Gerusalemme).
Tommaso Vitale (Università di Milano Bicocca)

Discutono:
Giacomo Costa s.J.
Moni Ovadia

h. 20.00
Buffet a cura della Cooperativa Romano Drom.

h. 21.00 (Cine Teatro San Fedele)
Overture: Breve esibizione del maestro di fisarmonica Jovica Jovic e presentazione del suo ultimo album Impronte nomadi (edizioni musicali Opera Nomadi di Milano/SIAE).

Monologo: Dijana Pavlovic

Concerto: Roberto Durkovic e musicisti rom (special guest: Enrico Nascimbeni)

Nel corso della serata saranno raccolti fondi a sostegno della Domari Society, associazione di Dom (i gruppi zigani del Medio Oriente) per solidarietà con le famiglie zigane nella Striscia di Gaza.

Organizzato da: Opera Nomadi, Fondazione Culturale San Fedele, Aggiornamenti sociali, Popoli, Consorzio SiR (Solidarietà in Rete)

Aiuto!!!
Cerchiamo un aiuto per pubblicizzare l'evento.
Cerchiamo persone che durante la serata ci aiutino a raccogliere i fondi in solidarietà

INFO: segreteria@operanomadimilano.org

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Di Fabrizio (del 09/03/2009 @ 09:03:32, in Europa, visitato 2022 volte)

Da Romanian_Roma

by Barbara Frye - 2 marzo 2009

Un ambizioso progetto offre alle Romnià e ad altre donne una possibilità di uscire dai parti a ripetizione

HOLOD, Romania | Lenuta Gruia ha appena dato alla luce il suo settimo figlio. Lei aveva 28 anni e, per un certo periodo, ha avuto un figlio all'anno. Suo marito era un violento alcolista che non contribuiva per niente alle attività di casa.

Mentre era un'altra volta in ospedale, disperata ed esausta, ha chiesto ad un dottore se ci fosse niente che potesse prendere per non avere bambini. Gruia era contraria all'idea della sterilizzazione, così accolse il suggerimento di usare il Depo-Provera, un contraccettivo iniettabile.

Lenuta Gruia

"Era pazzesco" ha detto in un pomeriggio di metà dicembre. "Sette bambini e tutti piccoli. Non potevo farci fronte e con un marito ubriaco."

Ogni tre mesi per il seguente paio d'anni, Gruia fece il viaggio di circa 15 miglia sino al villaggio vicino per avere un'altra iniezione. Ogni volta, pagava circa $ 100. Fu una fortuna che qualcuno appoggiasse quella famiglia di nove persone con lavori occasionali che lei dice fruttavano circa € 150 al mese.

E' un quadro fosco, ma Gruia, una Romnì, è davvero l'eroina di una storia di successo. Quando il dottore locale - l'unico per una municipalità di otto villaggi e 3.000 abitanti - introdusse la pianificazione familiare gratuita, fu la prima ad aderire ed è diventata la più abile nel far proseliti.

"La gente dice sempre che i Rom sono pigri," dice Gruia che era solita raccontare alle donne riluttanti del villaggio. "Ma guardate me. Sette anni fa, io andavo a Beius per non avere figli e pagavole medicine. Ora le avete gratis e non siete disposte a farlo?"

Benché sembri che le donne non abbiano bisogno di grandi convincimenti. A Dumbrava, un insediamento di circa 600 Rom, ha detto Relu Andor, il dottore, che quando partì il programma nel 2003, 10 donne vi presero parte. Nel 2005, vi partecipavano in 105. Il numero è sceso poi rapidamente a 30, soprattutto come risultato della migrazione in altri paesi dopo l'entrata della Romania nell'Unione Europea - e molte di quelle donne optarono per la sterilizzazione dopo la partenza - o perché, continua Andor, alcune donne scelsero di volere nuovamente dei bambini.

Ci fu una piccola riluttanza inizialmente tra gli uomini più religiosi, che sono Pentecostali e ritengono che usare il controllo delle nascite sia uccidere lo sperma. "Questo non è vero," ha detto loro il dottore. "Vogliamo solo dare loro un po' di tranquillità."

UNO E' PIU' FACILE DI TRE

Ogni giovedì, Andor monta sul suo SUV nero e supera le rattoppate strade per Dumbrava, dove fa i suoi giri, distribuendo iniezioni e pillole.

Sua moglie ed assistente, Aurelia, compila uno spesso registro, pagina dopo pagina riempite a mano: nome, prescrizione e data. In questo modo, il dottore sa a chi è dovuto un certo trattamento.

Se non trova una donna a casa sua, di solito può contare sul vederla nella clinica, a diverse miglia da Dumbrava. "Loro sono qui," dice. "Se c'è neve in inverno, caldo in estate, il giorno stabilito per l'iniezione sono qui. Arrivano la mattina col bus o più tardi in bicicletta."

Il tasso di fertilità è cresciuto ancora. Nel 2003, nell'insediamento c'era una nascita ogni 19 donne in età fertile. L'anno scorso, il tasso era di una su 17. Questo supera parecchie volte la media rumena, ma Andor dice che la maggior parte delle gravidanze sono state programmate. Altrimenti, il numero sarebbe stato ancora superiore, aggiunge.

L'urgenza del programma è ovvia. Un freddo giorno di dicembre, adulti e bambini stanno fuori dalle loro case o sulla strada fangosa che taglia attraverso Dumbrava. Le donne portavano secchi di plastica verso un pozzo comunale. La maggior parte degli uomini era andata nella foresta per guadagnare circa 10 euro al giorno tagliando legna. Andor racconta che la scuola più vicina, distante diversi km., non avrebbe accettato i bambini rom.

E' giorno di scuola, ma questi ragazzi rom non sono i benvenuti nella scuola più vicina

Qui le case sono solide, fatte di legno coperto d'intonaco, ed alcune sono dipinte di uno strano blu cielo. La maggior parte ha due stanze. Dumbrava è molto lontana dai terrificanti insediamenti rom in alcune parti d'Europa, accanto a discariche e depositi tossici. Nondimeno, qui la gente vive alla giornata, e le donne accolgono le domande del giornalista sull'importanza di un programma di pianificazione familiare con educata incredulità.

"E' logico che è più facile con un bambino invece che con tre," dice Maria Gruia, 23 anni e nessuna parentela con Lenuta, cullando in grembo sua figlia Marina di 7 anni.

Le statistiche sui tassi di nascita suddivise per etnia non sono disponibili in Romania, ma setacciando le statistiche UE e quelle governative, un gruppo di appoggio ha estrapolato che circa il 23% dei bambini in Romania sono Rom. Dato che i Rom rappresentano circa l'11% della popolazione, ciò rende il loro tasso di nascita significativamente più alto della media nazionale.

"Mediante aneddoti, quando nei gruppi di discussione chiediamo alle Romnià qual'è il numero ideale di bambini in una famiglia, la grande maggioranza dice due," ha scritto in unae-mail Leslie Hawke, co-fondatrice di Asociatia Ovidiu Rom, il cui scopo è che ogni bambino rumeno vada a scuola. "La ragione per cui il loro tasso di nascita è così alto NON è perché vogliano così tanti bambini! (e neanche perché lo domandino i loro mariti) E' perché la principale forma di controllo delle nascite è l'aborto - che significa diverse volte all'anno, una donna altamente fertile deve decidere se tenere o no un bambino. E allora deve attivamente cercare il termine ed agire con dottori che frequentemente sono sprezzanti verso di lei."

Anche i tassi di aborto non sono disponibili, e le donne di Dumbrava intervistate per questo articolo hanno detto di non averne avuti. Ma i tassi d'aborto in Romania sono storicamente alti, dove un divieto sul controllo delle nascite sotto il regime comunista portò molte donne a terminare illegalmente le gravidanze indesiderate.

JSI Research and Training,  un gruppo di ricerca sulla sanità pubblica di Boston, Massachusetts, ha formato i dottori, incluso Andor, per il programma, che è durato dal 2001 al 2006. Nel rapporto finale si certifica che il tasso d'aborto è sceso da 1.157 a 685 aborti ogni 1.000 nati, durante i cinque anni del programma. Sono scese anche la mortalità materna ed infantile.

JSI ha varato il programma con l'Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale ed il Ministero Rumeno della Sanità Pubblica allo scopo di migliorare l'assistenza sanitaria primaria per i gruppi vulnerabili in Romania. Nel 2004, è stato allargato da otto a tutte le 42 contee del paese, e dal 2001 al 2006, la spesa del Ministero della Sanità per "acquisizione e gestione" dei metodi contraccettivi è cresciuta di 18 volte, da $ 100.000 a $ 1,8 milioni.

Sin dall'inizio del programma, il governo si è mosso per rendere gratuito a tutti i rumeni i servizi di pianificazione familiare, senza curarsi dello status assicurativo e ora fornisce contraccettivi gratuitamente a chi ne ha i requisiti. Dal dicembre 2006, l'80% dei villaggi rurali ha almeno un assistente sanitario formato alla pianificazione familiare.

Aurelia Andor ha detto che alcune Romnià con cui lei e suo marito hanno avuto a che fare, hanno partorito due volte in un anno prima del lancio del programma, e suo marito ha detto di aver deciso di partecipare al programma dopo aver visto troppe ragazzine incinte. Quel problema non è stato superato: una dodicenne e una quindicenne sono incinte e un'altra ragazza di 15 anni ha recentemente partorito.

Ma Relu Andor ha aggiunto che molte delle madri hanno iniziato a portare le loro figlie nella clinica per le pillole per il controllo delle nascite o iniezioni di Depo-Provera quando raggiungono la pubertà.

Lenuta Gruia ha aspettato un poco più a lungo. Ha detto che quando la sua figlia maggiore, 19 anni, ha avuto il primo figlio: "Le ho detto 'Ragazza, vuoi avere sette figli come me?' L'ho presa per mano e portata dal dottore.

Barbara Frye è redattrice di TOL. Robert Matei, studente di giornalismo all'Università Babes-Bolyai di Cluj, ha contribuito all'articolo. Foto di Barbara Frye.

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