Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 07/02/2009 @ 09:30:09, in casa, visitato 1823 volte)
Questo lungo articolo mi è stato segnalato da Betty un po' di tempo fa.
Per cause non dipendenti dalla mia volontà posso ripubblicarlo solo adesso,
mi scuso con l'interessata.Tratta dal blog del
circolo
pasolini di pavia che a sua volta lo mutua da internazionale
L'intelligenza che si sporca le mani
Francesco Careri e una casa vera per i Rom di Michael Braun
[Architetti pavesi che scrivete lettere firmate in massa per sostenere
colleghi progettisti di brutture senza appello, vi invito a leggere
quest'articolo e valutare un po' quale sia il miglior e più adeguato
contributo che potreste dare a questa città. Anche in termini di civiltà,
dello spazio si intende. E quale occasione sarebbe stata se qualcuno di voi
si fosse fatto vedere alla ex Snia durante quel lunghissimo 2007 (irene
campari)]
Campi nomadi, vecchie fabbriche, casali diroccati. Un architetto romano
studia le aree degradate della città per riqualificarle. Rispettando le
persone che ci abitano.
"Non aspettarti niente di che!”, dice Francesco Careri al telefono spiegando
la scelta del locale. E infatti il ristorante Al biondo Tevere, sulla via
Ostiense a Roma, è uno di quei posti popolari e senza pretese dove si mangia
con pochi soldi. Una scelta adatta – penso tra me e me – a un architetto
che, invece di partecipare ai grandi concorsi, lavora nei campi rom della
capitale. Careri m’incuriosisce proprio per questo. Non avevo mai sentito
parlare di un architetto che andasse nei campi rom, tra misere baracche e
squallidi container, con il progetto di costruire delle case vere, belle,
spaziose e funzionali, spendendo poche migliaia di euro. “Vengo spesso a
mangiare qui”, spiega Careri mentre cerca inutilmente di dare un ordine ai
suoi capelli arruffati, “perché è a due passi dalla sede dell’associazione
Stalker”.
E poi non è un posto qualunque: qui Elsa Morante ha scritto La storia, qui
hanno girato alcune scene di Bellissima con Anna Magnani, qui Pasolini si è
fermato a cena con Pino Pelosi il giorno prima di essere ucciso a Ostia.
Nomi che raccontano un’epoca in cui i grandi intellettuali si interessavano
alle vicende di chi viveva ai margini della società, di chi abitava nelle
baracche, nelle borgate. Oggi gli intellettuali, gli artisti, gli studiosi
guardano altrove. A parte qualche rara eccezione, tra cui Francesco Careri.
Si mette a ridere quando gli chiedo se è vero che come architetto non punta
a costruire niente. Certo, mi spiega, non progetta palazzine per ricchi, non
ha voglia di finire sulle riviste di architettura e non è neanche
interessato a costruire delle “sculture senza significato”, come definisce i
lavori dei grandi architetti. “Ma non m’interessa neanche battermi contro
tutto questo”, precisa.
Un nucleo indipendente
Quando racconta la sua vita da studente cambia soggetto, usando il “noi”.
Per “noi” intende chi ha partecipato al movimento della Pantera nel 1990,
che ha portato alle occupazioni di molte università in tutto il paese: “Il
nostro movimento è stato sottovalutato, ma ha segnato tutta una
generazione”. Pochissimi sono entrati nei circuiti della politica
istituzionale, alcuni sono finiti nei centri sociali, altri – come lui – non
hanno preso tessere di partito, ma hanno continuato a essere critici e a
parlare in modo indipendente. Da questo nucleo di studenti di architettura
nasce Stalker. Careri indica l’altra sponda del Tevere, che vediamo dalla
finestra del ristorante. “Lì, nel 1993, Stalker ha fatto la sua prima
azione”. A quei tempi la riva del fiume era coperta da cespugli, rovi e
spine. I ragazzi di Stalker occuparono il terreno per creare un parco
abusivo, “un parco wild”, dice Careri con gli occhi che gli brillano. Poi,
invitarono degli artisti e
organizzarono delle feste. Una prima esperienza che si ripeterà nel tempo.
Dopo aver capito che c’erano delle parti di Roma ancora da sfruttare, altri
hanno
copiato l’idea. In seguito quel tratto di riva del fiume è stato disboscato
e ci hanno costruito la pista ciclabile: il paesaggio wild amato da Careri
non c’è più. Da allora il collettivo Stalker non si è più fermato, nel vero
senso della parola. Scoprire la città camminando è il motto
dell’associazione. Scoprire quella parte di Roma sconosciuta a molti romani,
ma dove abitano molti emarginati, e fatta di aree abbandonate, di casali
diroccati, di fabbriche dismesse. Il campo Boario, un grande spazio di
fronte all’ex mattatoio di Roma, è vicinissimo al centro, ma nel 1999 era
completamente abbandonato, come “un buco nero nella città”. Questa volta
Careri e gli amici di Stalker non si accontentano di “andare, vedere,
capire”. Decidono di intervenire sul tessuto sociale di quel luogo, dove c’è
già un centro sociale, una baraccopoli di senegalesi e marocchini, e un
grande campo dove i rom kalderash tengono le roulotte. Insieme a un gruppo
di curdi creano il centro culturale Ararat. I romani, così, scoprono il
mattatoio. E il comune ci mette le mani. L’ex sindaco di Roma, Walter
Veltroni, trasforma l’area in una Città delle arti e inaugura, ironia della
sorte, una Città dell’altra economia. Ma prima manda via i rom. “Come se
loro non fossero l’altra economia per eccellenza”, fa notare con rabbia
Careri, perché la comunità di rom istriani era perfettamente integrata nel
quartiere. Veltroni avrebbe fatto meglio a valorizzare quest’esempio
positivo di insediamento rom nella città, invece di cacciare i nomadi in
periferia. Ancora una volta, Stalker e quelli che gravitavano intorno al
campo Boario sono espropriati delle loro idee per trovarle realizzate da
qualcun altro e, allo stesso tempo, snaturate. Il bilancio per Stalker è
negativo: “Siamo stati l’elemento attraverso cui la città è entrata in una
realtà per mandare via tutti quelli che ne facevano parte”. Ma Careri non si
arrende: “Noi siamo già altrove”. Altrove è dalle parti di Corviale, un
palazzone mostruoso lungo un chilometro, dove vivono diecimila persone.
Completato nel 1983, fu presentato come un esempio di “architettura moderna,
sociale, rivoluzionaria”.
Ma fu subito dimenticato da politici e architetti, e lasciato senza servizi.
In poco tempo è diventato sinonimo di degrado urbano. “La gente si
vergognava di
dire che abitava al Corviale perché tutti pensavano che lì vivessero solo
ladri e drogati”, racconta Careri. Con l’aiuto degli abitanti, Stalker mette
su una tv di quartiere per raccontare l’altro Corviale, quello di chi ci
vive, “gente normalissima” ma percepita come lontana dal modello sociale
dominante.
Passeggiata istruttiva
Oggi gli esclusi per eccellenza sono i rom. Careri li incontra di nuovo nel
2005. Nel frattempo è diventato ricercatore del Dipartimento di studi urbani
dell’università Roma Tre. Organizza un seminario itinerante e porta i suoi
studenti sulle sponde del Tevere. Fa camminare i ragazzi per più di
cinquanta chilometri da Ostia a Prima Porta, scoprendo 54 insediamenti
piccoli e grandi. Più di duemila persone vivono in tende o in baracche
poverissime. Tre anni fa “l’emergenza rom” era ancora lontana e il sindaco
Veltroni negava l’esistenza dei campi lungo il fiume. Non sono lontani
invece i piani per risolvere definitivamente il problema della sistemazione
dei rom in città. Careri fa una smorfia quando parla di “campi della
solidarietà”, lasciando intendere l’ipocrisia linguistica che si nasconde
dietro i progetti dell’amministrazione Veltroni. Un esempio è il megacampo
di Castel Romano, fuori Roma: “Milleduecento persone chiuse in container,
intorno a loro neanche un albero, solo ghiaia e polvere”. Da qui nasce
l’idea del Savorengo Ker (“casa di tutti”, in lingua romanes), come
alternativa radicale alla politica che vuole rinchiudere i nomadi in
insediamenti spostati sempre più nelle estreme periferie. Per il suo
progetto Careri sceglie il campo Casilino 900, dove da decenni centinaia di
rom vivono nelle baracche in mezzo al fango. Careri fa i calcoli in un
minuto: un container di 32 metri quadri, che secondo le norme vigenti è
sufficiente per sei persone, costa 22mila euro. La “casa di tutti” può
costare molto meno e offrire molto di più. Una decina di rom e altrettanti
studenti si mettono al lavoro. “Non abbiamo progettato niente”, ride Careri,
“la casa è venuta fuori così”. Stalker si è limitata ad ascoltare. “I rom
sanno costruire le case”, dice Careri, sottolineando la loro capacità di
riciclare i materiali per farne lavandini, finestre, pavimenti. Le foto
mostrano una costruzione in legno a due piani, un ampio terrazzo, una scala
esterna, “un po’ stile Dallas, come una telenovela”, scherza l’architetto.
Comunque è (o meglio “era”) molto più bella del container: è una vera casa
in legno di 70 metri quadri, che è costata solo ottomila euro. Savorengo Ker
potrebbe diventare un modello, se solo qualcuno fosse interessato a
considerare i rom come qualcosa di diverso da un “problema da risolvere”. La
casa ha provocato subito reazioni negative. Nessun rappresentante delle
istituzioni ha partecipato all’inaugurazione e il municipio (il cui
presidente è dei Comunisti italiani) ha fatto fermare i lavori a causa delle
proteste degli abitanti del quartiere.
Alla fine la casa è stata misteriosamente incendiata. “Destra, sinistra…
quando si parla di rom l’odio è trasversale”, afferma Careri. Di Savorengo
Ker è rimasto solo un mucchio di legno annerito. Ma Careri è sicuro che il
progetto ha dimostrato molte cose: “La maggior parte dei rom non è nomade ma
vuole una casa vera. L’integrazione si raggiunge con la cooperazione tra rom
e gagé (i “non zingari”) e non con i progetti che ghettizzano i nomadi. I
campi devono
essere chiusi. E sostituiti da programmi che aiutino i rom a costruirsi le
case da soli”. Il sindaco Gianni Alemanno è deciso ad andare avanti sulla
strada “spianata da Veltroni”, che prevede la creazione di nuovi grandi
campi. “Magari li faranno con le case in legno, costruite dai rom. Ma non
sarebbe la nostra
soluzione”. Careri teme solo una cosa: che, ancora una volta, le sue idee
vengano prese e snaturate.
Michael Braun è il corrispondente dall’Italia della Tageszeitung di
Berlino.
"Internazionale", n. 778
venerdì, 16 gennaio 2009 -
alle ore 15:07 *** link al post *** commenti
Di Fabrizio (del 07/02/2009 @ 09:40:52, in Europa, visitato 1939 volte)
Da
Bulgarian_Roma
Il Gruppo Socialista del Parlamento Europeo ha espresso oggi le sue profonde
preoccupazioni sul linguaggio usato dal leader del principale partito di
opposizione in Bulgaria, il GERB, membro del Partito Popolare Europeo (EPP).
Ha detto Jan Marinus Wiersma, vice-presidente del Gruppo: "Le ultime
dichiarazioni di Boyko Borisov si riferiscono a Turchi, Rom e pensionati come
"cattivo materiale umano". Queste arrivano dopo una serie di dichiarazioni
discriminatorie e minacce contro i Turchi e gli omosessuali. Ciò descrive una
piattaforma politica che assomiglia alla piattaforma nazista sulla purezza della
nazione.
"Fin quando ogni dichiarazione di sorta non sarà seguita da scuse e da
dichiarazione riparatorie, chiediamo all'EPP di prendere le misure appropriate o
di distanziarsi da un partito che ha già attraversato la linea invisibile tra il
populismo di estrema destra e l'estremismo."
6 February 2009: Contact Tony Robinson +32-475-257410 or David Poyser on
+32-476-540886
www.socialistgroup.eu
Di Fabrizio (del 08/02/2009 @ 08:54:16, in Italia, visitato 1626 volte)
Comunicato stampa di Emergency
A oggi, in Italia, una legge vieta al personale sanitario di denunciare gli immigrati conosciuti per ragioni di cura, anche se la loro presenza in Italia non fosse regolare. Un emendamento approvato al Senato intende sopprimere questa norma. Si metterebbero così gli individui nella condizione di scegliere fra l'accesso alle cure e il rischio di una denuncia; si spingerebbe parte della popolazione presente in Italia nella clandestinità sanitaria, con grandi rischi per sè e per la collettività. Si vuole affidare ai singoli medici la scelta se garantire lo stesso diritto alla cura a tutti gli individui, nel miglior interesse del paziente e nel rispetto del segreto professionale, oppure se esercitare la facoltà di denunciare i loro pazienti "irregolari". Secondo tutti i medici che ho conosciuto e apprezzato, l'unico modo giusto e civile per fare medicina è garantire a tutti la miglior assistenza possibile, senza distinzione alcuna riguardo a colore della pelle, sesso, convinzioni politiche, religiose o culturali, nazionalità o status giuridico. Questo è il modo in cui Emergency ha lavorato, per quindici anni in tredici diversi paesi, curando tre milioni di persone senza distinzioni. Questo è il modo con cui continuiamo a lavorare, anche in Italia, nel Poliambulatorio per migranti e persone indigenti di Palermo. Anche di fronte all'inciviltà sollecitata da una norma stolta prima ancora che perversa, sono certo che i medici italiani agiranno nel rispetto del giuramento di Ippocrate, nel rispetto della Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Nel rispetto, soprattutto, di chiunque si rivolga a loro avendo bisogno di un medico.
Di Fabrizio (del 08/02/2009 @ 09:51:38, in Italia, visitato 1914 volte)
Ricevo da
Eugenio Viceconte:
Complimenti alla Federazione Rom e Sinti Insieme, è l'unica
buona notizia di oggi.
(OMNIROMA)
Roma, 07 feb - Si sono riuniti questo pomeriggio una trentina di giovani
esponenti dei campi rom della Capitale per dare vita a un coordinamento di auto
rappresentazione che darà il via ad alcune iniziative culturali ed elaborerà una
carta dei diritti e dei doveri per gli abitanti degli insediamenti. "Sono venuti
da Casilino 900, Arco di Travertino, Ciampino, Salone e Gordiani per discutere
insieme per la prima volta in maniera autodeterminata di noi stessi e del
nostro futuro - ha detto Graziano Halilovic, ex-abitante del campo rom di
Ciampino, sposato con una donna italiana con cui vive a Tor Lupara - abbiamo
capito che è ora di risvegliarci e di prendere le decisioni per poter superare
quella per molti di noi, discriminati da una vita, il nostro essere rom sembra
quasi una vergogna. Dobbiamo essere fieri di essere rom e per questo porteremo
avanti la nostra battaglia sui nostri diritti ma anche sui nostri doveri". In
calendario ci sono già alcune iniziative: l'8 marzo verrà festeggiata la
Giornata della donna, l'8 aprile, la Giornata internazionale dei rom.
Venerdì 13 febbraio h. 20.30 - Camera del Lavoro di Milano, corso di Porta Vittoria Camera del Lavoro di Milano, Opera Nomadi, Federazione Rom e Sinti insieme, Casa della cultura di Milano vi invitano in occasione della GIORNATA DELLA MEMORIA Shoah e Porrajmos Piccoli ricordi di un tempo atroce con Dijana Pavlovic e Tatiana Olear
Violino Marta Pistocchi fisarmonica Jovice Jovic e Mario Ruggeri Con partecipazione di: Allievi Centro Propedeutico Paolo Grassi: Martina Testa, Luca Solesin, Marta Calbi, Rudi Salpietra Elementi scenici e attrezzeria Centro Diurno “Desi 3” U.F.S.M.A dell’ ASL 3 di Pistoia: Franca Dolfi, Marco Mungai, Simone Benini, Stefano Palagi, Stefano Frotti, Cristina Barni, Alessio Cartini, Chiara Betti, Patrizia Cusimano Lo spettacolo sarà preceduto dalla proiezione del documentario “A forza di essere vento” a cura di Opera Nomadi testimonianze di Moni Ovadia Ferruccio Cappelli, Casa della Cultura di Milano Mirko Bezzecchi, superstite Rom dei campi di concentramento Corrado Mandreoli, Camera del Lavoro
Tamara Lazerson, quattordicenne ebrea, internata a Teresien, racconta nei
suoi diari la sua vita di adolescente tra dramma quotidiano e sogni del futuro
possibile. Barbara Richter, sinta, internata quindicenne nello Zigeunerlager di
Auschwitz-Birkenau, ha lasciato la testimonianza della sua lotta per la
sopravvivenza. Due storie che ci parlano dello sterminio che ha colpito il
popolo ebreo e il popolo rom e sinto e che aveva per entrambi la logica
dell’annientamento su base razziale. Sono anche, attraverso gli occhi di due
adolescenti, lo specchio di due modi diversi di vivere lo stesso orrore.
Gli uomini si abituano a tutto e i ricordi sono destinati a svanire.
Noi siamo qui ogni anno perché non si perda mai la memoria di ciò che è
avvenuto. Vogliamo usare l’occasione di quest’anno per riportare alla memoria
quella che poteva essere la semplice quotidianità di persone che ogni giorno
cercavano di resistere ad una specie di atroce dissolversi della propria vita: i
tentativi di sottrarsi e le diverse modalità di intravedere una speranza, il
lento lasciarsi travolgere dal dolore e di nuovo la voglia di combattere senza
armi, senza bandiere, solo con la propria volontà e la propria fantasia.
Proveremo a raccontare i sogni dei bambini che si costruivano amici di legno e
cencio cui raccontare le proprie paure e gli espedienti dei grandi che,
deprivati di tutto, si nascondevano nella memoria dei propri passati lavori, dei
propri amori dei propri passatempi … in qualsiasi cosa potesse mantenerli vivi.
Ricevo da
Marta Pistocchi
12 Febbraio 2009, ore 22 ARCI CICCO SIMONETTA, Via Cicco Simonetta 16 (zona
conca del naviglio) Milano
www.ciccosimonetta.org
Serata danzante di musica balcanica e rom
Muzikanti -di BalVal, fisarmonica, violino & sevdah
Ingresso 4 euro con tessera arci (chi deve fare la tessera non paga l'ingresso!)
I Muzikanti sono la realizzazione di un autentico incontro di culture, che si
esprime in un linguaggio musicale originale, fantasioso e vitale.
Fonte d’ispirazione primaria del loro repertorio è la musica Rom, espressione
artistica di un popolo che sa riunire in una voce sola i diversi caratteri
dell’Europa balcanica.
Ritmi incalzanti, intervalli orientaleggianti e virtuosismi si alternano a
melodie struggenti dal potere evocativo, in una combinazione di esotismo ed
energia che emoziona ogni tipo di pubblico.
Di Fabrizio (del 09/02/2009 @ 09:44:54, in Regole, visitato 1698 volte)
Ricevo da Ernesto Rossi
Gentili amiche e amici, vi prego di prendere in seria considerazione il
testo allegato. Esso proviene da un’autorità dello Stato e rappresenta la
volontà del governo italiano in carica.
Ma vi prego anche di considerarne il contenuto e il significato. E le
conseguenze umane e materiali.
Se questo testo venisse applicato così come è scritto, questo significherebbe,
per la prima volta in Italia, un formale –e sostanziale- aggravamento delle
condizioni dei cosiddetti zingari.
In Lombardia, per quanto concerne l’autorità del commissario straordinario da
cui proviene; per altri luoghi, se già non è avvenuto, solo un’anticipazione
(Milano, si sa, è, o era, la capitale morale del paese) di quello che potrebbe
accadere/accadrà a questa popolazione.
Nei lunghi anni ormai, da che lavoro con loro, quasi quindici, ho visto troppe
volte una loro somma d’investimenti di vita –lavoro, percorsi scolastici,
ricerca di soluzioni abitative, tentativi di partecipare alla società
‘dominante’- ridotti allo zero da semplici provvedimenti amministrativi, quando
non dal solo atteggiamento ostile di chi doveva applicare leggi e regolamenti.
Questa è la tolleranza sottozero.
Finalmente, secondo come si esprimono, insensatamente, le Autorità, anche
l’Italia avrà i suoi NOMADI.
Ernesto Rossi
PS: Il
regolamento è scaricabile dall'Area
approfondimenti e documenti
Di Fabrizio (del 10/02/2009 @ 09:29:35, in Europa, visitato 1570 volte)
Da
Czech_Roma
Czech-netz Society News
05/02/2009 - Michael Kocáb, ministro per i diritti umani, sta tentando di
mantenere una delle promesse fatte in pubblico prima di accedere alla sua
attuale posizione. Recentemente ha condotto le trattative per l'acquisto
dell'infrastruttura ricreativa situata in una proprietà vicino a Hodonín u
Kunštátu dove c'era un campo concentramento per Rom usato durante la II guerra
mondiale.
La soluzione della situazione attuale è prioritaria per l'ufficio governativo
per i Diritti Umani e le Minoranze Nazionali, perché il sito dove molti
soffrirono e perirono non è un posto per attività ricreative. Secondo le
informazioni fornite da Aktuálně.cz, Alena Vojtová, proprietaria del complesso
ricreativo, concorda con questa proposta. "Ho detto io stessa al governo che
avevo intenzione di vendere una vasta sezione del complesso. Sono pronta a
vendere," ha detto al giornalista.
Quando il ministro raggiungerà l'accordo, il governo dovrebbe discutere la
questione nella sua prossima sessione. Quindi il gabinetto di Mirek Topolánek
dovrebbe firmare il progetto per risolvere il futuro di questa proprietà. Petr
Koubek, segretario di Michael Kocáb, ha detto "Dovrebbe sorgere un centro
educativo, focalizzato sulla cultura Rom. Dovrebbe costare circa dieci milioni
di corone. Ma non siamo ancora certi di poter ottenere quella somma."
Il campo aveva una funzione correttiva nel 1939 per il governo cecoslovacco
prima dell'occupazione nazista. Nel 1942 fu modificato in campo di
concentramento per Rom come anticamera alle camere a gas di Auschwitz. Nel
periodo della sua esistenza (sino al 1944), 1.396 persone passarono per il campo
di Hodonín u Kunštátu.
Di Fabrizio (del 10/02/2009 @ 09:47:33, in blog, visitato 1386 volte)
Buongiorno a tutti
a causa problemi tecnici del sito www.amaliperomano.helloweb.eu abbiamo dovuto
cambiare, vi segnalo il sito nuovo.
a presto
qui sotto il nuovo indirizzo del sito web.
http://www.amaliperomano.altervista.org
Demir Mustafa
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