La Federazione romanìesprime dura condanna ai giovani Rom
responsabili della morte dello studente marchigiano Antonio De Meo avvenuto a
Villa Rosa di Martinsicuro (Teramo) ed esprime le sentite condoglianze alla
famiglia del giovane.
La Federazione romanì nel condannare duramente l’atto criminale di
singole persone sollecita tutti a non generalizzare, perché tantissimi Rom e
Sinti hanno dato prestigio all’Italia, quali Italiani, con la partecipazione
attiva e con successo ad eventi internazionali.
La Federazione romanì non può esimersi dal denunciare anche ai
responsabili morali di questo omicidio per l’indifferenza istituzionale e la
strumentale propaganda che si sono sostituiti nella Regione Abruzzo alla
programmazione di interventi adeguati all’integrazione culturale della minoranza
etnica Rom, in particolare dei minori Rom, nel rispetto di una legalità a tutto
tondo.
L’integrazione culturale non è un atto di bontà del singolo amministratore, ma
un Suo preciso dovere istituzionale.
La Federazione romanì si chiede: cosa è stato fatto nella regione Abruzzo
e in particolare nei comuni della Costa Teramana per l’integrazione culturale
dei numerosi giovani Rom?
Quale politica di integrazione culturale è stata programmata per prevenire il
disagio e la devianza dei giovani Rom?
Certamente tanta propaganda politica e mediatica per strumentalizzare il
disagio, l’emarginazione, la discriminazione e la devianza delle persone Rom,
tanto clientelismo politico con sperpero di risorse pubbliche; certamente
nessuna politica adeguata di integrazione culturale della minoranza rom è stata
realizzata e le conseguenze si riversano irrimediabilmente sulla quotidianità di
tutti i cittadini.
I patti di legalità, la sicurezza di cui la politica italiana si riempie la
bocca è la cartina di tornasole per giustificare i responsabili morali.
I Rom d'Europa soffrono i morsi della disoccupazione - 9
agosto 2009 By Jan Cienski in Velka Lomnica, Slovakia, and Thomas Escritt in
Budapest
Dionyz Sahi è scappato dal peggior quartiere di Kosice, la seconda città
della Slovacchia e dalla disoccupazione a vita, grazie ad un programma messo a
punto dalla US Steel per assumere membri della comunità rom. La sua via di fuga
dalla povertà è ora chiusa come risultato della crisi economica globale.
"Non siamo più in fase di assunzione, siamo in fase di riduzione," dice
George Babcoke, presidente di US Steel Kosice, una sussidiaria della compagnia
americana e il più grande investitore nella parte orientale della
Slovacchia.
Il crollo economico ha colpito in modo particolarmente duro gli 8 milioni di
Rom (stimati) in Europa, ampliamente visti come la popolazione continentale più
vulnerabile. Molti zingari hanno avuto da tempo problemi nel trovare lavoro
nell'economia formale e sono stati tra i primi a perdere il loro lavoro durante
la crisi.
"I Rom sono gli ultimi [ad essere] assunti ed i primi licenziati" dice
Rob Kushen, direttore dell'European Roma Rights Centre di Budapest. "C'è
un'evidenza aneddotica a suggerire che la crisi economica ha riguardato i Rom in
maniera sproporzionale, ma i livelli d'impiego sono sempre stati bassi per
questo gruppo."
L'effetto della crisi si può vedere nel villaggio di Velka Lomnica, nella
Slovacchia settentrionale. Là, dove il verde vivido delle pianure confina con le
montagne Tatra coperte di neve, 1.000 Rom vivono in abbietta povertà. Le donne
si appoggiano ad aperture senza finestre che si aprono in caseggiati cadenti
costruiti su tre livelli, mentre la maggior parte della gente vive in baracche
improvvisate non progettate per i duri inverni slovacchi.
Il vicino impianto della Whirlpool è stato costretto a licenziare gli operai
questo anno dato che la richiesta delle sue lavatrici è calata ed alcuni che
hanno perso il lavoro vivono nel villaggio. Mirko, un Rom, dice che il suo
ingresso mensile è sceso da €650 ai €130 dell'assegno governativo. "Ora mangiamo
differentemente. Carne e frutta sono cose del passato," dice. "La gente era
invidiosa di me quando avevo un lavoro, ma ora non possiamo permetterci neanche
vestiti di seconda mano."
Un altro ex impiegato della Whirlpool dice che sta cercando in giro per la
Slovacchia un altro lavoro.
"Ho cercato un lavoro a Bratislava, ma mi hanno detto: -Se sei un Rom, non si
preoccupi di segnalarsi-," dice.
Mentre la crisi colpisce, i Rom trovano più difficile competere per un lavoro
[...]
In Ungheria, dove la crisi economica ha esacerbato un problema esistente di
deindustrializzazione nella parte povera a nord-est del paese, la disoccupazione
è diventata un problema particolarmente acuto per i Rom.
Colpiti duri dalla peggior recessione del paese dalla transizione dal
comunismo, gli Ungheresi si stanno rivolgendo sempre più verso lo Jobbik, un
partito di estrema destra che accusa gli zingari per l'aumento del crimine. Nei
mesi recenti, ci sono stati assalti agli insediamenti rom, con diversi uccisi.
La Romania, con la sua popolazione zingara più vasta e meglio integrata, ha
avuto meno conflitti violenti dell'Ungheria nell'anno passato, ma potrebbe avere
una completa crisi sociale quando il ritorno a singhiozzo dei Rumeni dall'Italia
e dalla Spagna diventasse un'ondata, se andasse in crisi l'industria delle
costruzioni nell'Europa meridionale.
Nella Repubblica Ceca, l'atmosfera per gli zingari è diventata tanto
avvelenata che in centinaia hanno richiesto lo status di rifugiati in Canada,
tanto che Ottawa ha reimposto l'obbligo di visto per i viaggiatori cechi.
Mentre la regione lotta per districarsi da una inattesa e tagliente
diminuzione economica, ci vorrà probabilmente del tempo prima che gli altri Rom
seguano Sahi fuori dalla povertà. Ottenere un lavoro nel 2003 ha permesso a Sahi
di lasciare Lunik IX, un torvo quartiere rom alla periferia di Kosice. "Prima
non avevo mai avuto un lavoro," dice. "Quando ho avuto in mano il primo assegno
e ho portato i bambini a comperare dei giocattoli, ho capito allora la felicità
di avere un lavoro."
Con gli Aquilani per vincere Mondiali HWC Milano 2009
Il
ritiro della Rappresentativa Italiana è confermato dal 29 agosto fino al 5
settembre, nella tendopoli del campo sportivo Centi Colella a L'Aquila (info:
abruzzo2009@arci.it) dove selezioneremo
4 giocatori Aquilani che hanno perso le proprie case e dove porteremo la
solidarietà della Nazionale Italiana Senza Tetto (A.S.C.
Nuova MultiEtnica
Onlus)
Il 4 settembre Conferenza stampa con la presentazione del primi 8 giocatori
della rappresentativa Italiana Senza Tetto
10 giocatori di riserve per tutte le 48 Nazioni
Consegna delle maglie e attrezzatura per tutti giocatori da parte di
rappresentante di FIGC e L.N.D.
Ringraziamenti faremo durante la conferenza stampa a tutti quanti hanno
aiutato la Nuova MultiEtnica Onlus nei preparativi della Nazionale Italiana dei
Senza Tetto (Street Soccer)
Restando a disposizione per qualsiasi chiarimento, inviamo i più cordiali
saluti.
Ecco uno spettacolo unico tenutosi lo scorso maggio. L'iniziativa Roma
Fashion presenta la bellezza e la dignità della cultura rom attraverso una
performance unica ed emozionalmente espressiva. La performance è l'esibizione di
autentici vestiti femminili rom da tutto il mondo, come pure la loro
interpretazione contemporanea, accompagnata dalle voci della musica e della
poesia rom internazionale.
L'idea è un'espressione di un nuovo modo di comunicazione nel contesto della
società contemporanea ed una ricerca per significati di presentazione
costruttivi e creativi sul tema della diversità culturale in Bulgaria.
Seconda parte(questo secondo me è il più interessante: mostra la
moda femminile rom vista attraverso i tanti paesi della diaspora. Ma ci sono
anche i video sulla preparazione della sfilata finale e il "dietro le scene"
ndr)
Di Sucar Drom (del 10/08/2009 @ 09:49:41, in blog, visitato 1462 volte)
Milano, il record degli sgomberi
Anche i Tg nazionali si sono occupati degli sgomberi che subiscono le famiglie
sinte da parte del Comune di Milano. Ne parla anche il seguente articolo del
Corriere della Sera. Un’avvertenza alla lettura: le famiglie sinte non sono...
Roma, presentato il piano di concentramento per tutti i Sinti e i Rom
Roma vara "il numero chiuso" per Rom e Sinti. Un tetto massimo di 6.000 persone
censite da integrare «nella legalità e nella solidarietà» che vivranno in soli
13 villaggi autorizzati, che cancelleranno una «vergogna europea» ha detto il
sindaco di Roma Gianni Alemanno...
Linkfestival, doppio appuntamento con Moni Ovadia
Uno dei più prestigiosi e popolari uomini di cultura ed artisti della scena
italiana, il suo teatro musicale ispirato alla cultura yiddish (che ha
contribuito a fare conoscere e di cui ha dato una lettura contemporanea), è
unico nel suo genere in Italia ed in Europa e richiama sempre un va...
Bolzano, la commemorazione oscurata da dichiarazioni razziste
L’associazione Nevo Drom di Bolzano con un gruppo di sinti altoatesini (in
foto), il 2 agosto 2009 alle ore 21,00, hanno ricordato lo sterminio dello
Zigeunerlager di Auschwitz Birkenau con una breve preghiera e accendendo diverse
candele in memoria di donne, uomini e bambini sinti e rom p...
Barletta (BA), Alexian Group in concerto
Sabato 8 agosto a partire dalle ore 22, Alexian Group si esibirà in concerto a
Barletta presso l'Anfiteatro Giardini del Castello nell'ambito del "Folk Fusion
Festival" - voci, ritmi e danze dei popoli...
Romania, i Rom manifestano dopo le violenze subite
Il 31 Giugno nel cuore della Transilvania magiara diverse famiglie della
comunità Rom (200 persone) sono state scacciate dalle loro abitazioni e sono
state costrette ad allontanarsi e a rifugiarsi nei boschi, dove alcune famiglie
vivono tuttora...
Il Consiglio di Stato sospende la sentenza del Tar del Lazio
Il Consiglio di Stato, ha sospeso il 4 agosto 2009 l’esecutività della sentenza
del Tar del Lazio che aveva parzialmente annullato alcune disposizioni dei
regolamenti per i campi nomadi dei Comuni di Milano, Roma e Napoli. Torna dunque
possibile imporre un tesserino di riconoscimento per chi risiede nei...
Milano, bisogna scegliere: l'assimilazione o lo sgombero
E’ passato un anno dall’inizio del censimento e mentre a Roma siamo ancora nella
fase uno, il concentramento e l’avvio dei progetti di assimilazione, a Milano
siamo già alla fase due, la cacciata. Complici della svolta meneghina gli
appetiti immobiliari che la Milano dell’Expo 2015 deve soddisfare...
Livorno, la Città ricorda Eva, Menji, Danciu e Tutsa
Due anni fa, nella notte fra il 10 e l'11 agosto, quattro bambini rom, Eva,
Menji, Danciu e Tutsa, persero la vita nel rogo che distrusse la baracca dove
abitavano, una misera baracca alla periferia della città, nella zona di Pian di
Rota. Fu un fatto terribile, una tragedia che s...
La privatizzazione dell'uso della forza
Siamo alla vigilia dell’entrata in vigore della Legge sulla “sicurezza” e i mass
media italiani si concentrano sulle “ronde” che hanno diviso tutti gli
schieramenti. C’è chi le vuole, chi non le vuole, chi le chiama con un altro
nome e chi chiama il Ministro per cambiare il regolamento. Un guazzabuglio, in
cui ci si mettono anche i leghisti di Treviso...
Festival di Locarno, La paura
Film coraggioso lungo settanta minuti ed interamente girato con un telefono
cellulare, “La Paura” mostra immagini catturate in modo selvaggio. Il
regista-autore di questo progetto è Pippo Delbono ospite in questi giorni alla
rassegna Locarnese...
Reggio Calabria, riprendono le attività della Cooperativa "Rom 1995"
L’Azione Cattolica Italiana della Diocesi di Reggio Calabria esprime viva
soddisfazione per la ripresa dei servizi erogati dalla Cooperativa sociale “ROM
1995” nel settore della raccolta dei rifiuti ingombranti. La Cooperativa “ROM
1995” rappresenta, certamente, una importante realtà...
Milano, il sociologo Bonomi: "integrare e non escludere"
Aldo Bonomi, a un anno dal primo invio di militari in città, è migliorata la
situazione? «Se si vuole veramente risolvere il problema della sicurezza
bisognerebbe uscire finalmente dal dibattito tra sicurezza percepita piuttosto
che reale. Su questo scontro si è fatta una campagna politica che ha diviso la
città. Non ero d’accordo allora sul ridurre t...
Di Fabrizio (del 09/08/2009 @ 00:45:24, in Europa, visitato 2059 volte)
Da
Slovak_Roma Continua la raccolta di testimonianze femminili dal vivo, da
parte di Kristína Magdolenová. E' la ripresa di una
vecchia intervista che non avevo fatto in tempo a tradurre.
Puntata precedente
Ingrid Lukáčová Source: Courtesy of Mecem
The Slovak Spectator 3 agosto 2009 Il razzismo è un problema degli adulti By Kristína Magdolenová & Jarmila Vaňová - Politics & Society
Ingrid Lukáčová viene da Prešov ed attualmente vive a Košice dove lavora come
direttrice di una scuola secondaria d'arte.
I tuoi cosa ti hanno incoraggiato a fare?
Soprattutto ad avere un'istruzione. Mi hanno sempre incoraggiato in questa
direzione. Mi ricordo che ci sedevamo assieme in famiglia e mia madre e mio
padre parlavano su cosa avremmo fatto. Mia sorella sarebbe stato dottore o
avvocato, perché era la più brava. Sapeva leggere all'età di 5 anni e anche
riconoscere l'alfabeto cirillico. Dato che ero più grande e studiavo il russo,
lei imparava con me. Sin da subito ci si aspettava che diventassi insegnante.
Mio padre voleva che mio fratello diventasse un musicista.
Perché pensi che vostra madre permetteva a te e tua sorella di studiare?
Dico sempre che mia madre ha un'intelligenza naturale, anche se non ha
studiato. Ha vissuto tutta la sua vita come la gente moderna, ma non ha mai
dimenticato di essere una donna rom e di vivere la vita rom tradizionale; ha
mantenuto le tradizioni. Ha lavorato per tutta la vita e lavora tuttora, l'ha
fatto tra i non-Rom. Si è assicurata che andassimo a prescuola e a scuola. L'ha
imparato a casa sua, perché suo fratello è andato all'università, così ha
imparato che l'istruzione è l'unico modo per cambiare la propria vita.
Nei tuoi studi, sia alla scuola primaria, che a quella secondaria o
all'università, c'è stata qualcosa che t'ha fatto sentire che eri differente,
che eri una Rom?
Si può dire che forse sono stata fortunata. Non ho mai avuto problemi simili.
Mi sono capitate, ma non con le mie compagne di scuola. Anche alla scuola
secondaria non ho avuto problemi perché ero tra le migliori studentesse. Anche
lì, ero la sola alunna rom dell'intera scuola, e alla fine ero capoclasse. La
mia insegnante era sorpresa il primo anno che 36 studenti votassero me come
capoclasse.
Quindi secondo te è importante che una madre rom sia quella che guida la
famiglia e garantisca l'istruzione dei bambini?
Penso che la madre sia la persona più importante. Questi mi è confermato dal
fatto che anche se ho avuto un padre che aveva studiato molto, e a cui cono
molto grata, se mia madre fosse stata differente da ciò che era, non sarei mai
arrivata dove sono. Ed è per questo che dico che le madri rom dovrebbero essere
al fondamento. Sappiamo come va tra i Rom: un uomo, se aveva lavoro, usciva di
casa la mattina per andare a lavoro, tornava a casa per mangiare e questo è
tutto. Portava a casa i soldi. E, sfortunatamente, le comunità rom funzionano
così che il padre non si prende cura di niente.
Di dov'è tuo marito?
Mio marito è di Michalovce. E' un Rom, anche se non ne parla la lingua e non
assomiglia a un Rom. E' stato un grande amore, perché ci siamo incontrati quando
avevamo 18 anni. Ma mia madre subito gli disse che io studiavo e semplicemente
che se mi voleva, doveva aspettare. Così aspettò, anche se nel frattempo non ci
vedevamo. Ero all'università e dopo, a giugno feci gli esami di stato e ad
agosto ci sposammo. Più tardi divorziammo.
Perché?
Avevo 23 anni quando mi sposai. Quell'anno nacque mia figlia. Vivevamo in
casa di mia suocera. Avevo opinioni differenti sulla vita dai miei suoceri e
semplicemente non andavamo d'accordo. Là successe qualcosa e mio marito perse il
lavoro a Michalovce e decidemmo che si doveva tornare a Prešov o andare a Košice
dove c'erano migliori opportunità. Così insegnavo a scuola anche se ero in
maternità e cercavamo lavoro qui a Košice. Per mio marito questo cambio era
inconcepibile. Così lasciai. Non ho mai voluto tornare indietro. Sarei potuta
tornare nella casa di mia suocera. Lì avrei avuto una casa, avrei cucinato,
pulito e forse avrei insegnato a bambini non-Rom in qualche villaggio. Ed allora
tutto quanto d'altro sarebbe andato per quella strada. Era una decisione
difficile: carriera o famiglia. Dico che trionfò la "romanipé" in me.
Di sicuro per te non è stato un periodo facile, ma la vita cambiò per te e
sei di nuovo con tuo marito. Oggi come va?
Non mi spiace di essere rimasta sola per quei sette anni. Mi hanno insegnato
ad essere forte, a seguire le mie mete. E realmente a passare attraverso quei
momenti difficili e mostrare a me stessa che posso farcela senza un uomo
attorno. Ma d'altra parte, devo dire che siamo ancora assieme. Viviamo
assieme in una famiglia anche se non siamo più sposati legalmente. Ma è una
piccola differenza, siamo una famiglia completa. Questo è molto importante
soprattutto tra i Rom perché quello che dirò ora, forse farà ridere, ma mi è
stato confermato: Se non hai un marito, non hai la verità. Molte volte, e non
solo tra i Rom, ma anche tra i non-Rom. Significa essere una donna cattiva, una
donna facile o sciatta.
Questo significa che quando una donna è senza marito, perde di valore?
Certamente. Tanto tra i Rom che i non-Rom. Occorre una donna molto forte per
smentirlo. Parlo per esperienza.
La maggioranza delle donne rom che raggiungono il successo o la laurea e
si costruiscono una loro carriera, scelgono un partner non-Rom. Tu hai scelto un
Rom. Pensavi a tutto questo sul suo essere o no un Rom?
No, non ci ho mai pensato. Ci incontravamo con non-Rom ed eravamo amici; i
nostri vicini ci venivano a trovare a casa. Ma tra di noi c'era qualcosa di
differente; oggi questo è difatti una situazione più estrema, e ciò non è bene.
Ho avuto molte opportunità, soprattutto all'università. Non mi importava se
fossero Rom o no. Ma in me c'era sempre una barriera che mi diceva no. Non può
essere. Potevamo essere amici, capirci l'un l'altra come fratello e sorella, ma
niente di più intimo.
Ed ancora, d'altra parte capisco le donne che sposano un non-Rom, perché ho
studiato in un'università dove c'erano studenti rom. Ma non è che le ragazze non
volessero un Rom; vedevo i ragazzi rom, i miei colleghi di studio, nessuno di
loro voleva una ragazza rom. Può essere triste il fatto che loro avessero
un'istruzione significa che pensavano che se sposavano una non-Rom, loro stessi
non sarebbero più stati Rom. Lo penso ancora. Molto pochi di quei ragazzi che
hanno completato l'università hanno sposato ragazze rom, e quando l'hanno fatto,
hanno sposato ragazze rom che avevano un'istruzione, perché ci sono coppie
simili che non hanno niente in comune con i Rom.
Gli uomini rom hanno paura delle donne sagge e non vogliono donne
intelligenti. Vogliono donne che faranno quello che dicono loro di fare. O poi
ci sono quelli che vogliono donne non-Rom per stare tra i non-Rom. Quanto alla
nostra famiglia, ci sono anche dei matrimoni misti.
Cosa incoraggi tua figlia a fare? Come cerchi di crescerla?
Ad avere un'istruzione. A casa parliamo il romanés, così lei sa di essere Rom
[...]. Soprattutto da me ha questo sentirsi Rom. E penso di avercela fatta.
Perché lei ha vissuto in un ambiente non-Rom e non ha vissuto con i Rom. A parte
la sua famiglia, non conosce davvero la loro mentalità. Sto cercando di
instillarle tante cose, ma in modo naturale. D'abitudine viene con me agli
spettacoli, matrimoni, battesimi, sa ballare come una Romnì. Messa
semplicemente, ha questa gioia con lei.
Pensi che la romanipé, così com'è, arricchisca le persone?
Sì, per me certamente. Noi non neghiamo la nostra identità come quelli che
vogliono ed hanno mariti e mogli non-Rom. Ho anche amici da matrimoni misti,
anche se vivono differentemente. Non posso immaginare di vergognarmi di ciò che
siamo. Così non neghiamo questa identità, cerco di crescere mia figlia e provare
anche a cambiare mio marito, anche quando a volte sembra impossibile. Mio
marito, anche se è cresciuto in quella famiglia, ora dice che gli dispiace di
non sapere il romanés. Mette musica rom più di quanto ora faccia io. Dico che
questo è perché la sua famiglia ed i genitori hanno negato la loro identità. E'
interessante, mi pare, che quando ci sono matrimoni o battesimi, cantano in
romanés e ballano la musica rom. E per ciò che dico che questo è rinunciare e
negare se stessi. Perché è lampante che siano Rom. Penso che sia importante, e
che è un peccato se i Rom istruiti rinunciano alla loro identità. Ma succede ad
ogni tipo di gente.
Abbiamo accennato alle tradizioni rom. Quali sono le più importanti
impresse nella tua memoria? Ci sono ancora tradizioni rom?
Certamente ci sono. Le insegno a mia figlia e a mio marito, perché lui non le
conosce. Natale, per esempio. Di solito, abbiamo cibo rom per cena. Dev'esserci
un pezzo di gója (un tipo di salsiccia), un pezzo di pašváre (nervi di porco
affumicati). Non tanto, ma abbastanza perché con questo cibo manteniamo le
nostre tradizioni rom. Ci piace di più così; ne vogliamo più di una certa
cotoletta, dell'insalata, dei pesci e di queste cose. Dopo, per esempio, la
nascita di un bambino - una pittura sacra, un nastro, una croce, viene messo
sugli occhi. E' qualcosa che faccio regolarmente. Poi gli impegni in casa di mia
mamma, il mangavipen (la cerimonia)... I miei cugini, quando hanno una cerimonia
rom, si legano tra loro le mani con un foulard. L'ho sempre ritenuto adeguato...
Mi è sempre piaciuto.
Come si manifestava l'amore nella vostra famiglia?
Questo è un problema con i Rom. Nella nostra famiglia, non era un problema
quando eravamo ancora insieme. Ma dopo che i miei genitori divorziarono, mamma
aveva sempre da fare. Anche se posso dire che ha saputo sempre elogiarci. Ma non
era sempre così. Forse perché eravamo cresciuti... non ci ha più coccolati come
da piccoli. Posso dire che dei suoi fratelli e sorelle - erano in nove - lei era
la più capace di esprimere affetto.
Si dice dei Rom che siano genitori davvero affettuosi e che siano basati
sulla famiglia, ma è vero che noi, come Rom, apriamo questa comunità attorno a
noi in modo che questo amore in queste famiglie non sia ben espresso?
Dico che è nascosto. Perché so per certo che questi genitori amano i loro
figli. Ma non sono capaci di esprimerlo. L'hanno in qualche modo codificato. Io,
per esempio, non sono di questo tipo.
Forse perché sono condizionati dal ritenere che i figli dovranno iniziare
presto a prendersi cura di sé - e così i genitori inconsapevolmente li preparano
per una vita difficile?
Forse sì. Se guardo indietro, la maggioranza dei Rom vizia i bambini
piccoli. Da un anno di età ai tre. E poi basta. Non li accarezzano più, non
esprimono più amore.
Stiamo parlando di linguaggio ed educazione. I bambini rom a scuola hanno
bisogno di qualcosa a differenza dei non-Rom? Penso alla scuola primaria.
Ho studiato educazione dal primo al quarto grado. Ho insegnato per sette
anni in una classe ponte, dove c'erano bambini rom e dico che è differente.
Dipende dal tipo di comunità da cui arriva il bambino, ma io dico sempre che i
bambini rom sono differenti nella testa dai non-Rom, in quanto vengono in un
ambiente completamente estraneo di cui hanno paura. Non capiscono la lingua
della maggioranza, non ne hanno le capacità comunicative ed hanno un vocabolario
molto povero. Comprendono bene il romanés, che è la loro lingua madre, ma
neanche tutti. In questo sono differenti. Alle scuole primarie hanno soprattutto
di qualcuno che capisca il romanés e sia Rom e di cui fidarsi.
E' quindi una questione di barriera linguistica?
Sì, ma è anche culturale. I bambini non vanno a prescuola, così non ne
conoscono l'ambiente. Arrivano in un ambiente completamente da quello familiare.
Non lo capiscono e non capiscono cosa è loro richiesto.
Sfortunatamente, non tutti sono insegnanti nel vero senso del termine e
molti dei miei colleghi non permettono ai bambini di svilupparsi. Li fanno
sedere agli ultimi banchi e sono esclusi da tutto. Quindi questo è un problema,
un grosso problema nella scuola primaria. Quando, per esempio, sostituivo una
collega, la mia classe ponte veniva divisa ed io andavo a sostituire un'altra
insegnante. Soltanto che io volevo avere i miei scolari nella classe, perché
altrimenti non sarebbero venuti a scuola. Così succedeva che i bambini non-Rom
non volevano sedersi con un bambino rom vicino e piangevano. Ho fatto la
sostituzione per un mese intero. Insegnavo loro a lavorare assieme, a giocare
assieme, a parlare assieme. I bambini non-rom vedevano che ero una donna rom e
che parlavo il romanés. La relazione era totalmente differente. Tutti i bambini
sono uguali; non hanno problemi nel stare assieme. Il razzismo è un problema
degli adulti. Quei bambini in un mese erano capaci di lavorare assieme. I
colleghi osservavano: 40 bambini in classe e non c'erano problemi!
Come dovrebbe essere un sistema di istruzione ideale dal grado 1 al 4 per
i bambini rom?
Almeno sino alle quattro del pomeriggio, con un buon insegnante che abbia
intesa e conoscenza sui Rom, ovviamente un assistente all'insegnamento andrebbe
benissimo, se l'insegnante non è Rom. Il processo dovrebbe durare tutta la
giornata, perché i bambini devono essere molto coinvolti in questa scuola.
Ovviamente dovrebbe esserci una buona mensa, tutte le attrezzature di cui c'è
bisogno a scuola. Così possono preparare e fare i loro compiti.
Cosa dici di quei genitori che vogliono i loro bambini nelle scuole
speciali, solo perché è più vantaggioso per loro?
Prima di tutto, non permetterlo. Perché i genitori fanno così, si può dire,
per una specie di calcolo o per rendere più facili le cose. Se c'è una scuola
speciale proprio qui nell'insediamento o nel villaggio, perché dovrei prendere
il bus la mattina per portarlo alla scuola regolare? Siamo andati tutti là e là
andranno i miei figli. Com'è possibile prevenire ciò? Penso che dovrebbe esserci
un esame psicologico per le scuole speciali, perché sono certa che metà dei
bambini sono lì e non dovrebbero esserlo.
Si potrebbe dire che una simile indifferenza dello stato verso
l'educazione speciale ed il numero di Rom in queste scuole in realtà demanda il
problema nel futuro alle cosiddette comunità rom?
Sì, certamente. E' un tema di cui si è parlato a lungo e niente è stato
fatto. E come dico, molto denaro va ancora alle scuole speciali. Non dico che
ora bisognerebbe abolirle, perché ci sono alcuni bambini, sia Rom che no, che ne
hanno bisogno. Ma sinora non è stato fatto niente per impedire che bambini sani
vi vadano.
Sarebbe d'aiuto se i Rom avessero una propria rappresentanza politica?
Certamente. E spero che accada e che avremo un buon partito politico, perché
senza di questo non succederà niente. Ne sentiamo un gran bisogno. La cosiddetta
intelligentsia rom può avere 100 laureati, ma senza volontà politica non
cambierà niente.
Forse il problema è anche nel fatto che molta di questa gente che
formalmente agisce per i Rom e li rappresenta, non è realmente cresciuta in un
ambiente rom, non ne parla la lingua, non ne conosce la storia, non conosce la
cultura rom e realmente non ha sensibilità per i Rom. Ma il fatto che siano un
po' più scuri di pelle, significa che questo li qualifica a sufficienza per
essere percepiti come rappresentanti della comunità rom...
E' così. Quanti Rom vivono a Bratislava? O che tipo di Rom? [...] Musicisti
che non vogliono avere niente a che fare con i Rom. E poi c'è un gruppo, i
cosiddetti pesci grossi che non parlano romanés, come hai detto. Non sanno chi
sono, ma vedono dietro questo qualcosa di differente. Soldi. Dovrebbe essere
detto apertamente. O non è adatto per loro a causa della gran distanza per cui
dovrebbero lasciarsi dietro la loro famiglia e tutti gli altri. Forse l'inganno
risiede nel fatto che la più grande concentrazione di Rom è nella Slovacchia
orientale. E allora perché tutto si trova a Bratislava?
Quindi gli uffici ed il governo plenipotenziario dovrebbero essere qui?
Beh, naturalmente. L'ufficio del plenipotenziario, i dipendenti, le
cosiddette commissioni che dovrebbero essere in ogni ministero? Perché non
potrebbero essere qui? Lasciatele qui nell'est, dove vivono i Rom. Lasciatele
andare sul campo. Non solo noi, quelli che operano giorno a giorno, ma anche i
cosiddetti pesci grossi di Bratislava che risolvono tutto a tavolino. Non sono
mai stati in un insediamento rom. La penso così.
Tu sei membro del consiglio governativo per le minoranze nazionali. In
passato la Slovacchia è stata spesso criticata proprio per non risolvere il
problema rom. La situazione è cambiata negli anni recenti?
Ho la sensazione che si sia fatto qualche passo avanti. Anche se mi
aspettavo di più. Ma con l'ultimo governo personalmente non ho avuto una buona
impressione. Ed è giusto dire che ora siamo fermi. Un certo gruppo ne ha
approfittato. Ma riguardo all'istruzione e altre cose, tutto si è fermato.
Il problema che si presenta spesso con queste strategie, concezioni,
progetti, è il fatto che non sappiamo quanti Rom ci siano qui in Slovacchia...
Non lo sappiamo perché il censimento funziona in maniera che i Rom non
dichiarano il loro status di minoranza nazionale. Questo ha certamente un
retroterra storico, il perché lo sappiamo, ed ovviamente molti Rom si dichiarano
Ungheresi. In questo caso la maggioranza può ostruire, dicendo che non siamo in
molti quando in realtà sanno quanti siamo.
Il fatto che non esistano statistiche significa che il numero dei Rom può
variare, così quando riguarda i soldi del Ministro della Cultura ci sono meno
Rom e quando riguarda i soldi dell'Unione Europea ce ne sono di più.
E' così che funziona. E si continuerà ad operare così perché non cambi
niente. Ognuno utilizza quel che sa. Ed, ovviamente dico io, i Rom sono un buon
oggetto per ottenere soldi ed è perciò che qualcuno può arricchirsi.
Se tu potessi dire ai membri del Parlamento Europeo qualcosa sui Rom in
Slovacchia, cosa sarebbe?
Vorrei solo mostrare che ci sono Rom in Slovacchia che mantengono la loro
cultura, tradizioni, identità e che usano la loro lingua, sono in tanti, ed è
importante dire ai membri del parlamento di venire e vedere le condizioni in cui
vivono i Rom, e che dovrebbero incontrare le elite rom e non le organizzazioni
di non-Rom, coi non-Rom, ma con i Rom che lavorano per i Rom e che vogliono
cambiare le cose in questa nazionalità, in questa nazione, così che abbiano
l'opportunità di sentire i Rom stessi.
Se ci reincontrassimo tra cinque anni, proprio qui a questo tavolo, cosa
vorresti che fosse differente?
Bene, spero che la posizione dei Rom sia differente: di non avere problemi
con l'istruzione, che ci siano più Rom acculturati e di poter dire che il numero
di persone istruite che già abbiamo eguagli quello di chi frequenterà la scuola
secondaria e l'università, potendo dire con certezza che il governo ci ha
aiutato. E di avere un partito politico.
Oltre ad insegnare per tre scuole in lingua romanés, sei soprattutto
attiva nel terzo settore. Perché ha questo bisogno di fare qualcosa, quando già
insegnare in tre scuole richiede certamente abbastanza?
Ho iniziato essendo coinvolta nelle comunità rom. Ed ora è difficile dire a
queste donne, con l'occupata che sono, che non voglio più lavorare con loro,
quando queste stesse donne mi chiamano per chiedermi: quando si fa qualcosa e
quando ci incontriamo?
Realmente cosa fai?
Questo è davvero il network delle donne rom, Fórum pale romňa. Queste sono
attività per le donne rom della comunità. Cerchiamo di aiutarle a diventare
leader. A casa, nella comunità. E così si coinvolgono nelle elezioni locali.
Stiamo provando a cambiare la posizione delle donne rom, almeno nella società.
In questi anni hai visto un cambiamento in queste donne?
Sicuramente. Queste donne viaggiano sino a Detva, nella Slovacchia centrale,
è qualcosa di nuovo per loro. Quello ed il fatto che loro marito le lasci andare
fuori di casa e famiglia e figli per due giorni. Tutto questo diverte ed ora è
normale.
La società dovrebbe sapere di più sulla vita di queste donne?
Sì, naturalmente. Abbiamo fatto una piccola campagna per aiutare la gente a
conoscere queste donne. Ma non era sufficiente. C'è bisogno di soldi. Anche per
queste donne e soprattutto perché possano fare nella società quello che fanno
così bene a casa.
Interviews with Roma women are part of a project by the Roma Press Agency and
will be published in a forthcoming book.
Di Fabrizio (del 08/08/2009 @ 11:10:59, in Italia, visitato 1581 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Roma, 27 agosto 2009. Un giovane Rom, padre di famiglia, ha compiuto un gesto
disperato tentando di gettarsi sotto un'auto, a Roma. Con prontezza è riuscito a
trattenerlo, afferrandolo d'istinto per la maglietta, il fratello di lui. Dal 27
luglio scorso, il giovane e i suoi congiunti sono senzatetto e senza mezzi di
sopravvivenza. Quel giorno, infatti, il campo di via Dameta e via Neida, in zona
Rustica,
è stato sgomberato e le abitazioni, in cui 140 Rom vivevano da oltre 20
anni, sono state distrutte dalle ruspe. "Serviva lo spazio per realizzare le
strade complanari alla A24 e inoltre l'insediamento era abusivo e di certo non
possiamo tollerare l'illegalità," hanno spiegato le autorità. "Ci avevano
avvisati, ma non credevamo che l'avrebbero fatto," commenta una delle vittime
dell'evacuazione. "Sono venuti circa 200 agenti per mandarci via, come se
fossimo una banda di delinquenti. Non ci danno alcuna alternativa, se non una
breve permanenza al dormitorio della ex Fiera. Eppure, quel terreno lo avevamo
pagato profumatamente ad alcuni italiani, che però, secondo quanto dice il
Comune, non erano proprietari del lotto. Ma se è così, perché ce lo dicono solo
ora? Possibile che non abbiamo maturato diritti, in tutti questi anni di
sofferenze ed emarginazione, magari dietro pagamento di un affitto? Alcuni di
noi andranno al campo di Salone, che è un ghetto. Perderemo tutti i contatti che
ci consentivano di svolgere piccoli lavori. Che speranze abbiamo di
sopravvivere, se vogliamo restare onesti?"
Di Fabrizio (del 08/08/2009 @ 09:42:44, in Europa, visitato 1428 volte)
Da
Nordic_Roma, per quanto possa sembrare strano leggendo le prime righe, non
si parla dell'Italia
"La disoccupazione è alta, le infrastrutture carenti, la disponibilità di
energia antiquata ed insufficiente, deficiente la sanità ed inefficienti i
tribunali."
Il 15-20% dell'economia consiste di "crimine organizzato". Strutture interne
all'establishment politico "usano la loro posizione per ottenere vantaggi
pubblici". Il paese è "una base per il contrabbando internazionale (Narcotici,
armi, tabacco, traffici)".
Per i gruppi rom la situazione è "tuttora problematica". Sono esposti a
"discriminazione sistematica" e "disordini etnici" possono verificarsi ancora. E
allora "ci sarà bisogno di assistenza internazionale (KFOR)".
Questi fatti allarmanti possono essere trovati in un nuovo rapporto nazionale
del Tavolo Migrazione Svedese, rilasciato poco prima dell'estate.
Nel febbraio 2008 il Kosovo ha dichiarato l'indipendenza dalla Serbia. Molti
dei paesi UE hanno riconosciuto l'indipendenza, ma non tutti, e sicuramente non
la Serbia. L'indipendenza porterà qualche miglioramento alla minoranza rom in
Kosovo? Loro temono di no. Nonostante le loro richieste, non sono mai stati
coinvolti nelle negoziazioni di Ahtisaari che hanno portato a quella decisione.
200.000 persone dal Kosovo, la maggioranza di loro Rom, vivono ancora in
esilio, nei confinanti paesi dei Balcani e in Occidente. Hanno terrore di
ritornare in Kosovo, da cui furono cacciati dieci anni fa in un crudele esempio
di pulizia etnica. La maggioranza albanese accusa i Rom di collaborazionismo con
i Serbi durante la guerra.
Quali conclusioni trae il Tavolo Migrazione dal suo stesso rapporto? La
Svezia vanta alti standard di diritti umani, un eccellente sistema democratico,
ed una generosa politica di asilo. Così i Rom del Kosovo troveranno finalmente
protezione in Svezia?
La risposta è no. Al contrario il Tavolo ha iniziato segretamente una serie
di deportazioni di massa dei Rom in Kosovo, nonostante gli ammonimenti dell'UNHCR,
di Thomas Hammarberg - commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, e
le raccomandazioni di numerose OnG.
Fino al 2009, 29 kosovari sono stati rispediti a forza dalla Svezia al
Kosovo, secondo il Tavolo Migrazione Svedese. Ma dato che agli incaricati del
Tavolo non è permesso registrane l'etnia, non sanno dire se fossero Rom.
Ma io lo so. Attraverso i miei contatti, so che i 29 deportati corrispondono
esattamente alla lista di nomi rom in mio possesso. Ad agosto, altri 14 Rom
saranno deportati mentre in 20 stanno ancora attendendo dopo aver fatto appello
contro l'ordine di deportazione. So i loro nomi. I miei informatori mi hanno
detto che molti altri nella stessa situazione non vogliono sia rivelato il loro
nome.
Tra quanti saranno deportati c'è una famiglia che ha vissuto in Svezia per
due anni. L'uomo era presidente di un'organizzazione rom ed era perennemente
minacciato in Kosovo. In un'occasione, gli assalitori albanesi ferirono suo
figlio di tre anni, che perse la vista da un occhio. La famiglia ha anche una
figlia, nata durante l'esilio in Svezia.
Il Tavolo Migrazione Svedese si aspetta che la famiglia firmi un documento in
cui afferma di voler tornare in Kosovo di propria volontà. Ora la famiglia si
appella al popolo svedese per un aiuto.
In un intervista al giornale tedesco Frankfurter Rundschau, Thomas Hammarberg,
commissario per i Diritti Umani, ha detto che è totalmente sbagliato deportare i
Rom in Kosovo. Hammarberg ritiene che i governi europei stiano tenendo un
approccio puramente tecnico, firmando un accordo col Kosovo. Il Kosovo ora è
indipendente, ma questo non significa automaticamente che abbia la capacità di
riammettere i Rom di ritorno.
La Germania, il paese che dai tempi del nazismo ha il debito più grande con i
Rom, ora, proprio come la Svezia, li sta rimandando nei loro tormenti in Kosovo.
L'Europa tiene gli occhi chiusi sul suo debito plurisecolare versoi Rom.
In Germania, almeno, c'è una forte e vivida opinione contro le deportazioni
forzate.
Ma nessuno sembra ascoltare il commissario svedese del Consiglio d'Europa. E
la presidenza svedese dell'Unione Europea mantiene il silenzio. La persecuzione
dei Rom nella UE - Italia, Ungheria, Repubblica Ceca - non è nell'agenda del
Primo Ministro Fredrik Reinfeldt.
Mi vergogno del mio paese!
Irka Cederberg Journalist
Davidshallsgatan 25 A S-21145 Malmö Sweden
Tel. +46-40-232402
GSM: +4670-6368817
Di Fabrizio (del 07/08/2009 @ 09:18:55, in Italia, visitato 1652 volte)
Prima o poi doveva succedere: che i Rom/Sinti finalmente
potessero parlare in prima persona con i "politici". Stupisce, ma non più di
tanto, che sia il partito della Lega a fare il primo passo. Per il momento siamo
ancora alle provocazioni, speriamo che al più presto si passi ad un vero
confronto
Localport.it Politica - Ivrea - 05/08/2009 Giglio Vigna (Lega Nord): "Voglio incontrare i Nomadi del campo eporediese"
di Marco Campagnolo
Non fosse che il consigliere cittadino della Lega Nord Alessandro Giglio Vigna
non ha sicuramente il "Physique du role" del pistolero, si potrebbe dire che
quella che lancia è una sfida all’Ok Corral. O, visti i toni garbati, è più
cavallerescamente il lancio del guanto di sfida.
"A settembre – annuncia l’esponente leghista - chiederò all'Amministrazione di
imprestarci una delle sale del nostro Palazzo Civico per incontrare una
delegazione di nomadi del campo, naturalmente la stampa cittadina sarà
invitata".
E la lettera in cui Giglio Vigna accoglie l’idea di un incontro lanciata dalla
comunità nomade eporediese, sembra proprio l’annuncio di un duello, con tanto di
testimoni (la stampa) e secondi (un avvocato, un commercialista, un architetto e
un medico).
Ma forse giova un riepilogo della vicenda.
Nel consiglio comunale del 13 luglio scorso Giglio Vigna presenta
una interrogazione che verte sui rapporti tra gli abitanti del quartiere San
Giovanni e i nomadi del vicino campo. Nel quartiere, scrive in quell’occasione
il giovane consigliere "Nelle ore notturne, in particolar modo del fine
settimana, a parere dei residenti, alcuni nomadi arrivano dal vicino campo
importunando i residenti, abusando di alcol e spadroneggiando nel quartiere, nel
quale, alcune volte, avvengono risse fra gli stessi nomadi".
Ma alla comunità nomade eporediese non piacque di essere rappresentata in
maniera tanto negativa e, a mezzo stampa, propose a Giglio Vigna di incontrarli
per conoscerli realmente per quello che sono.
Invito che il consigliere (con un piccolo ritardo dovuto, per sua stessa
precisazione, all’organizzazione di
Miss Eporedia) ha ora ufficialmente accolto. Ma non solo, come si direbbe a
poker, "vede", addirittura "rilancia":
Consiglio ai nomadi – scrive quindi Giglio Vigna -, se ancora saranno
disposti ad incontrarmi, di organizzare una piccola squadra composta da:
un avvocato
un commercialista
un architetto
e un medico
Quattro esperti di loro fiducia di quattro settori di cui si andrà a
discutere durante l'incontro: quattro "angeli custodi".
Io sto già preparando la mia squadra, la quale mi aiuterà a porre alcune
domande ai nomadi, domande che in città molti eporediesi si pongono da
tantissimo tempo, ma che evidentemente non sono state mai poste ai diretti
interessati.
I quattro esperti della squadra di lavoro dei nomadi li aiuteranno a
rispondere alle domande da noi poste.
Naturalmente anche io sarò disposto a rispondere alle eventuali domande
sulla mia linea amministrativa (seppur di opposizione) che i nomadi vorranno
pormi.
La presenza di avvocati ci servirà per discutere di questioni minorili e di
questioni legali riguardanti il fatto che ,nonostante esita un campo nomadi
ad Ivrea, i nomadi che arrivano da fuori debbono sostare in altre aree della
città non adibite alla sosta delle loro "carovane".
La presenza di un commercialista ci servirà per discutere alcuni aspetti
tributari e fiscali.
La presenza di un architetto per discutere alcuni aspetti catastali.
La presenza di un medico per discutere di aspetti sanitari, in particolare
riferiti alla presenza di minori nel campo.
Spero che la mia risposta positiva all'incontro sia ben accetta dalla
comunità nomadi.
Durante il mese di agosto, oltre a completare la formazione della mia
squadra mi informerò sulla cultura Sinti e ne studierò i vari aspetti.
Auspico che i delegati del campo allo stesso modo si informino sul mio
bagaglio culturale dal punto di vista politico, le radici filosofiche
dell'autonomismo, la lega, il movimento giovani padani, il rispetto delle
tradizioni di chi ospita, della legalità costituita come cardine della
società e tutto quant'altro può essere utile per comprendere bene da dove
arriva (culturalmente) il loro interlocutore.
Questo per far si che l'incontro sia proficuo partendo da una conoscenza
reciproca, almeno in linea teorica e di base, degli interlocutori.
Occorrerà quindi aspettare settembre per scoprire se vi sarà il duello e se
sarà "cavalleresco" o alla "rusticana", se sarà a colpi di fioretto o di
sciabola (o addirittura con armi da fuoco) e, soprattutto, se sarà al primo o
all’ultimo sangue.
GRENOBLE, "Mi sento come un passatore tra due mondi": bambino, Teddy
Lussi-Modeste si è allontanato dei suoi per dedicarsi agli studi. A 31 anni,
questo cineasta di Grenoble testimonia la sua ricerca identitaria tra il mondo
della gens du voyage, da cui proviene, e la società francese.
"Mi sembra che ci sia uno iato tra il fatto di essere un voyageur"
il nome che si danno la gens du voyage in Francia, "ed il fatto di
sentirsi francese", osserva il realizzatore, che gira quest'estate a Grenoble il
suo primo lungometraggio.
"E' molto più difficile sopportare il rifiuto di cui può essere vittima"
questa comunità "perché si sentono francesi", sottolinea. Il suo film "Jimmy
Rivière", nel quale recitano Béatrice Dalle ed Hafsia Herzi ("la Graine et le
Mulet"), racconta la storia di un giovane nomade (Guillaume Gouix), che
abbandona la boxe e la sua piccola amica per convertirsi all'evangelismo.
Da qualche anno, questo movimento religioso incontra infatti un grande
successo nella gens du voyage, valutata a 450.000 in Francia, di cui più
della metà si è convertita. "C'è una parte di me in questo personaggio, che è in
una ricerca spirituale", spiega il cineasta all'AFP.
Uscito da una famiglia di "voyageur" di Grenoble, Lussi-Modeste sono
passato la sua infanzia sballottato tra carovane, case mobili o case, a fianco
dei suoi genitori, che migravano in base ai lavori stagionali. Suo nonno paterno
ed un prete l'incoraggiano a studiare e Teddy Lussi-Modeste diventa appassionato
di letteratura: "era come una specie di divieto. Andavo verso i libri che erano
la rappresentazione molto concreta della cultura francese gadjé",
scritta, in opposizione a quella della gens du voyage.
Il cineasta è segnato dai romanzi di Jean Genet, nei quali l'autore esplora
il tema del tradimento. "Mi sentivo un po' traditore rispetto alla mia Comunità
perché avevo desideri che non erano quelli dei miei genitori. Mio padre avrebbe
certamente preferito che fossi un boxeur come lui e che girassi i mercati",
racconta.
Per i suoi studi, il giovane frequenta la Fémis, la celebre scuola di cinema
parigina, e diventa professore di lettere in istituti universitari e collegi,
prima di dedicarsi interamente al cinema. Si concepisce come un "passatore" di
storie che trasmettono "informazioni da un campo all'altro" e situa il suo posto
"all'interno delle due comunità", sentendosi "culturalmente attraversato da un
meticciato".
Per il suo film, Teddy Lussi-Modeste ha fatto appello ad attori non
professionisti, gens du voyage di cui ha avuto "voglia di filmare i
corpi, i visi, il loro modo di muoversi". Ha accordato una cura particolare allo
scenario per riprodurre l'accento, le tenere derisioni o i pudori del linguaggio della gens
du voyage, come il ricorso frequente all'antifrase "le vilain garçon"
(il ragazzo sgradevole ndr) per dire che è bello.
Teddy Lussi-Modeste spera che "Jimmy Rivière", che uscirà nel 2010, trasmetta un
messaggio di tolleranza, essendo la differenza di cultura secondo lui allo
stesso tempo "una dannazione ed una possibilità morale".
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