Di Fabrizio (del 01/09/2009 @ 21:05:53, in conflitti, visitato 2291 volte)
Milano, leggo con stupore e dolore sul sito di
Emergency, della morte di
Teresa Sarti, moglie di Gino Strada e anima dell'associazione. Per ricordarla,
ripubblico una sua
intervista
di parecchi anni fa, quando Emergency era appena nata, intervista rilasciata al
bollettino rom Il
Vento e il Cuore
I mondi dei Rom e degli "stanziali" tendono a comunicare tra loro il meno
possibile, di solito ci si sopporta. Ma qualche volta le due realtà si cozzano
violentemente e la realtà degli altri irrompe nel tuo mondo.
E' sera e il tempo promette pioggia. Il campo è povero, come
quelli che vedete in televisione. Tanti bambini che ci guardano, curiosi e
timorosi. I più piccoli in braccio. C'è il fuoco acceso, parliamo a fatica
Sono razzisti
Una cosa così, io non voglio neanche crederci...
Non gli basta come viviamo, vogliono ucciderci...
Io mi ricordo quello che diceva mia madre della guerra, e degli aerei
americani che buttavano le bombe a forma di caramelle...
Inverno 1995,: vicino a Pisa due bambini allungano le braccia per ricevere
un pacco regalato loro da un automobilista. Ma questo pacco è un dono
avvelenato: perché contiene una bomba che scoppia, portandosi via i loro occhi e
le mani. Due mesi prima era successo un fatto simile. Le strade della
solidarietà, come quelle dell'odio, si incrociano quando meno te l'aspetti, ma i
frutti che ne nascono rimangono a lungo. Ecco un'intervista che effettuammo in
quei giorni. Siamo andati a parlare con un'associazione che ha sede a Milano, e
che ogni giorno si occupa di guerre e delle sue vittime. Quanto segue è il
riassunto del nostro colloquio con la signora Strada
EMERGENCY, la nostra associazione, si occupa di soccorso alle vittime civili
di guerra. Opera con medici e chirurghi. Oggi i soldati combattono, ma sono i
civili, le persone indifese a subirne le conseguenze. Il 90% dei morti e dei
feriti di una guerra o di una guerriglia non fa parte di nessun esercito: ma
pagano il prezzo dei bombardamenti nelle città e nelle campagne, delle carestie,
delle retate degli eserciti e dei banditi, degli scoppi delle mine antiuomo. In
certe zone un soldato non solo viene pagato, ma ha anche molte più possibilità
di un abitante, di un medico o di un volontario, di salvare la pelle.
Gino Strada, il fondatore di EMERGENCY, opera da otto anni come chirurgo in zona
di guerra. Può essere l'Afghanistan o il Ruanda, o la Bosnia e dice "Sono stanco
di vedere ogni giorno madri e bambini senza occhi o braccia, curarli, sapendo
che nessuno potrà ridargli quello che hanno perso e che domani avrò ancora da
visitare altre donne e bambini, in un ambulatorio senza corrente, magari senza
medicine e anestetici".
Siamo stati conosciuti l'anno scorso, con la partecipazione al "Maurizio
Costanzo Show". Abbiamo parlato non solo degli orrori delle guerre, ma abbiamo
portato prove per denunciare chi arma gli eserciti, chi permette di uccidere o
mutilare. I maggiori produttori di armi sono fabbriche dell'ex Unione Sovietica,
della Cina e dell'Italia, oltre naturalmente ai loro governi. Spinto
dell'interesse per quell'intervento in televisione, il governo italiano si è
impegnato per abolire il commercio delle mine antiuomo.
Cosa sono le mine antiuomo? I bombardieri ne lasciano a migliaia per volta
sul terreno, hanno forme innocue, magari assomigliano alle farfalle o ai giochi,
sono colorate vivacemente. Quando qualcuno le calpesta o le raccoglie scoppiano,
magari non subito, e sono fatte per mutilare gli arti e gli occhi. La gente lo
sa, sa che il terreno intorno è seminato a morte, ma deve raccogliere la legna o
pascolare gli animali. Così per sopravvivere rischia ogni giorno.
Queste mine resistono anche per decine d'anni, sono armi poco costose (circa Ł.
10.000 l'una) alla portata anche degli stati più poveri. Il ragazzo mutilato non
può più produrre, per tutta la vita dovrà essere curato e mantenuto. Il mondo è
pieno di queste mine, che si confondono con l'erba e i sassi, vengono trascinate
a valle dalle piogge. La loro presenza fa continuare la guerra anche dopo anni
che le ostilità sono cessate.
A mia figlia sono venuti i brividi quando ha sentito dell'attentato di Pisa. I
pensieri si affollano in testa: il colpire non visti, carpire la fiducia dei
bambini con un involucro per giocattoli, prendersela con chi non può difendersi
e togliere loro l'unico mezzo per sopravvivere... Senza parlare di una paura più
generale che riguarda il popolo Rom: cosa fare se non si può neanche lavare i
vetri ai semafori e chiedere il pane per strada? Come fidarsi ancora di chi
offre qualcosa?
...eppure, il giorno stesso abbiamo ricevuto una telefonata da Pisa: era un
gruppo che già voleva fondare una sezione di EMERGENCY, ci diceva che dopo quel
fatto ce n'era ancora più bisogno.
Una chiacchierata non risolve niente. Lo sforzo è cercare una nota
positiva...forse la voglia di non arrendersi che traspare dai discorsi della
signora Strada. Forse la conferma che i Rom, da bravi "ultimi della classe",
sono tanti e sparsi in tutto il mondo.
In quei giorni la gente era attenta, curiosa, presente, i membri di EMERGENCY
erano continuamente chiamati a parlare nelle scuole. Proprio per le scuole,
stava partendo la campagna presentata dal personaggio a fumetti LUPO ALBERTO. Il
Belgio per primo mise al bando le mine-antiuomo, poi convegni, accordi, mezze
verità, parecchi passi avanti.
Ma cosa succederebbe se questo interesse venisse a mancare? Ecco il senso del
titolo di allora: SIAMO TUTTI ZINGARI! Non ricordarti di loro e della
maggioranza del mondo solo quando ne parlano i giornali. Che faccia piacere o
no, la vita continua...
Di Fabrizio (del 01/09/2009 @ 09:01:49, in media, visitato 1547 volte)
Da
Roma_Daily_News Del fatto, o fattaccio, se ne è parlato
QUI. OK, ne hanno parlato tutti, compreso il Corriere della Sera. Ma, per completezza
d'informazione, come ha reagito la società rumena?
Il 25 agosto, Madonna si è esibita a Bucarest di fronte a circa 70.000
persone. Secondo i media locali, la sua performance è stata perfetta e
tecnicamente impressionante. Mentre le opinioni sulle qualità vocali di Madonna
rimangono tante e contraddittorie, i Rumeni si sono riuniti nel sentirsi
oltraggiati dalle sue coraggiose dichiarazioni, fatte durante lo show, dove si è
espressa contro la discriminazione verso la popolazione rom e gli omosessuali
nell'Europa Orientale.
Persino noi, che teniamo sotto controllo e combattiamo l'antisemitismo in
Romania dal 2002, siamo stati sorpresi dal fronte comune assunto dai media
locali contro i punti di vista di Madonna sull'argomento: articoli su
"l'arroganza e l'impudenza di Madonna nel venire in Romania ed esprimere
il suo appoggio agli Zingari" e "non abbiamo bisogno del parere di Madonna su
cose simili" sono opinioni comuni che hanno preoccupato i media nei giorni
seguenti.
E così, una leggenda vivente il cui arrivo era stato anticipato con grande
entusiasmo è diventata una stella caduta, quasi una persona non grata, solo
perché ha espresso il suo punto di vita su questioni che sono anche le nostre
preoccupazioni: discriminazione ed intolleranza.
In un articolo pubblicato su un importante sito di informazione digitale,
Madonna stessa diventa bersaglio di discriminazione:
"L'aliena Madonna Ciccone, mangiatrice di macaroni (macaronari) proveniente
da una famiglia della Mafia italiana di New York, convertita al Talmud ed alla
cabala sionista, che si è venduta allo zingaro internazionale,..." è stata la
dichiarazione d'apertura di quell'articolo.
E' un caso molto rappresentativo dello stato mentale esistente in Romania, a
livelli allarmanti, quando si parla di estremismo, nazionalismo,
discriminazione, razzismo. Sfortunatamente la grande maggioranza della
popolazione è stata cresciuta ed educata nello spirito che ha generato questa
reazione contro Madonna: questo gruppo include molti di quanti sono a carico
delle istituzioni statali responsabili nel combattere questi fenomeni. E' per
questo che non vediamo nessuna reale azione sviluppata per educare la
popolazione contro l'intolleranza e il bigottismo, e la situazione continua a
deteriorarsi.
Il programma educativo di cui parliamo dev'essere a lungo termine, continuo,
vigoroso e non condotto da politici ed opportunisti, che cercano la simpatia
internazionale ed i fondi UE, ma da persone istruite che vi si dedichino, ben
preparate sull'argomento e che non siano soggetto di pressioni politiche e
sociali.
Un programma simile rimarrà senza risultati o valore se non includerà la
popolazione rrom, che necessita di assistenza, pazienza e determinazione per
cambiare ciò che alimenta l'odio ed il razzismo in Romania.
Fino a quando un programma simile non diventerà realtà, continueremo a
testimoniare contro il razzismo, la discriminazione e l'odio mostrato non solo
verso le minoranze, ma anche verso quanti hanno il coraggio di ergervisi contro.
La Romania si considera un paese ben educato con diritto di parola: il
diritto ad essere rozzi, offensivi, persino carichi di odio verso gli altri, è
visto come sacro, particolarmente quando la popolazione in generale ha opinioni
simili. Anche quando le vittime di discriminazione, intolleranza o odio cercano
di difendersi o di contrastare queste parole ed azioni velenose, premono per
un'azione legislativa, le loro reazioni sono considerate un attacco alla libertà
di parola ed un attacco al popolo rumeno.
Nessuna donazione di denaro, nessuna dichiarazione politicamente corretta,
nessuna simpatica riunione o cena accademica, porterà il cambio di cui parliamo:
saranno azioni inefficaci che serviranno solo a renderci comodi mentre la
corrente dell'odio etnico continua a scorrere, non sminuita, attorno a noi.
Un programma a lungo termine, in profondità e sostenuti dai programmi per
l'istruzione, rivolto ai giovani, è la sola speranza per portare un cambio
positivo nel futuro, un futuro in cui le dichiarazioni contro l'odio e
l'intolleranza, come quelle di Madonna, incoraggeranno l'acclamazione ed il
supporto, invece dello scherno e della condanna generali ricevuti nella
settimana passata.
Marco Maximillian KATZ National Director MCA Romania - Centrul pentru Monitorizarea si Combaterea AntiSemitismului THE CENTER for MONITORING and COMBATING ANTISEMITISM in ROMANIA www.antisemitism.ro
(beta version)
email: mca.romania@gmail.com
TEL: +40 (21) 3117230 FAX: +40 (21) 3117232
US FAX: +1 901 2848182 TEL VoIP: 0337300759
Workshop condotto da: KALI CERCHEN
Gio 8 - Ven 9 - Sab 10 - Dom 11 Ottobre 2009 dalle 17.00 alle 21.00
presso I.A.L.S. Via C. Fracassini 60 Roma, (zona Flaminio)
Marian Balog regista, drammaturgo, cantante, attore, danzatore e direttore del
Romathan Theatre di Kosice, (Slovakia). Membro del trio vocale Rom Kali Cerchen.
Milan Godla cantante, compositore, attore, poeta e drammaturgo del Romathan Theatre
di Kosice. Membro del trio vocale Kali Cerchen.
Jaroslav Godla cantante e danzatore del Romathan Theatre di Kosice. Cantante e
chitarrista del trio vocale Kali Cerchen.
NRC HandelsbladLe uccisioni dei Rom mettono in mostra le tensioni
sociali in Ungheria 26 agosto 2009 10:41
Parenti di Maria Balogh, colpita a morte il 3 agosto
scorso, confortano sua madre durante i funerali a Kisleta. Photo AP
Quattro neonazisti ungheresi arrestati per la grande quantità di orribili
omicidi di zingari. La minoranza rom organizza la propria difesa. By Marloes de Koning in Gyöngyöspata
Gli uomini della comunità rom di Gyöngyöspata si alternano nel pattugliare il
loro quartiere. Ogni sera alle 18 girano per il villaggio in due macchine,
guidando molto lentamente attraverso le strade tortuose dove vivono i Rom.
"Le case senza recinti sono le più vulnerabili" dice Tamás Bangó, un uomo
grosso e ciarliero che fa parte del gruppo vigilante a Gyöngyöspata, guidando
per il villaggio. "Da alla gente un senso di sicurezza sapere che siamo qua
intorno."
Nove attacchi
Tra i sedili anteriori ha un bastone metallico telescopico ed un coltello.
"Non li ho mai dovuti usare, ma sono pronto," dice Bangó. Sottolinea come il suo
gruppo stia nei limiti della legge. L'arma più potente del gruppo è il telefono
mobile.
In apparenza, qui ci sembra ci sia poco da giustificare una simile vigilanza.
Nella penombra, le case isolate ai limiti del sonnolento villaggio, ad un'ora di
strada a nord est di Budapest, sembra più pacifico che mai.
Ma la comunità rom in Ungheria è terrorizzata dopo la recente serie di
uccisioni. Da novembre sei Rom sono stati uccisi in nove attacchi.
L'ultimo incidente è successo il agosto, quando una donna rom, Maria
Balogh, è stata uccisa nel sonno e sua figlia di 13 anni seriamente ferita,
nella città di Kisleta, nell'Ungheria Orientale.
A febbraio, un padre e suo figlio di 5 anni furono colpiti a morte mentre
correvano fuori dalla loro casa a cui era stato dato fuoco, a Tatarszentgyörgy
nell'Ungheria Centrale.
Venerdì scorso [21 agosto ndr] la polizia ha arrestato quattro
sospettati di essere dietro alle uccisioni dei Rom. Giovedì la polizia aveva
detto di aver trovato il DNA di due degli uomini in diversi posti luogo di
omicidi. Ha detto che gli assassinii erano motivati razzialmente e accuratamente
pianificati. Secondo i media ungheresi avevano svastiche tatuate ed erano
conosciuti per il loro odio verso i Rom.
Gli attacchi hanno messo in mostra e alimentato le crescenti tensioni sociali
dentro l'Ungheria.
Segregazione crescente
Nella cucina della casa di János Farkas, capo dell'Autogoverno rom nella
regione, un gruppo di uomini stava discutendo animatamente. "L'Ungheria sembra
pacifica," diceva Farkas, un piccol uomo con baffi ispidi ed una maglietta Puma
senza maniche. "Ma nel frattempo dei bambini sono stati brutalmente uccisi.
Dobbiamo organizzare la nostra difesa."
Nonostante la mancanza di statistiche credibili ci sono molti segni che la
divisione tra Rom e non-Rom in Ungheria si stia ampliando.
"La segregazione sta aumentando," ha detto János Ladányi dell'Università
Corvinus di Budapest, esperto di Rom. Sotto il comunismo tutti in Ungheria
avevano un lavoro e le differenze sociali erano sensibili. Ma dagli anni '90
molti occupati con bassa professionalità sono stati espulsi dalle città verso i
cosiddetti "villaggi ghetto", riducendo inoltre le loro possibilità di trovare
lavoro. In questa categoria gli anziani ed i Rom sono sovra-presenti.
Mentre la popolazione ungherese sta invecchiando ed assottigliandosi, la
giovane popolazione rom è in crescita, dice Ladányi. In cima ai problemi
strutturali viene la discriminazione e la rapida ricerca di un capro espiatorio.
La crisi economica serve soltanto ad aumentare il problema.
Nelle elezioni parlamentari europei di giugno, il partito Jobbik di estrema
destra ha sfiorato il15% del voto ungherese. La sua campagna elettorale si è
incentrata su un duro approccio verso la "criminalità zingara".
La Magyar Garda, un gruppo paramilitare collegato Jobbik, recentemente
vietato, marcia regolarmente nei quartieri rom nelle sue uniformi bianche e
nere. Secondo l'European Roma Rights Centre il gruppo sta agendo anche in alcune
zone della Romania, dove la minoranza ungherese sta avendo problemi coi Rumeni (vedi
QUI ndr).
"Sono inarrestabili," ha detto Tomás Polgár aka Tomcat. Polgár è l'anima di
Bombagyar (fabbrica della bomba), il blog più popolare di Ungheria. Si guadagna
da vivere stampando, tra l'altro, t-shirt. L'ultima commissione era della Magyar
Garda. Mostra una t-shirt nera con un grande leone d'argento, mentre dei giovani
dalle spalle ampie e coi capelli corti vagano per l'ufficio.
"Gli zingari devono solo rimproverare se stessi," dice Polgár. "Sono
criminali e sono una minaccia per noi, la maggioranza. Fanno più bambini, ci
stanno superando."
Polgár dice che non vede nell'uccidere la risposta. Gli Ungheresi che sono
superiori devono prendere i Rom per mano come bambini ed "insegnargli come
comportarsi". Ma nel breve termine vede più violenza, con incidenti da ambo le
parti. "E' una guerra," dice.
Viktória Mohácsi, Rom ungherese e sino a giugno membro del parlamento
europeo, concorda. "Mi sento come se fossi in guerra," ha detto con le lacrime
agli occhi. Proprio quella mattina aveva ricevuto un'altra minaccia di morte.
"Ricevo più di mille lettere di minacce ogni giorno."
I Rom si stanno auto-organizzando, dice Mohácsi, e stanno usando le veglie
per le vittime morte per farlo. "I leader rom mi chiamano e dicono di volersi
organizzare contro i neonazisti. Ma cosa ci si aspetta da me: una donna di 40
kg. senza armi o denaro?"
Anche se, ammette, non ci sono molte scelte. "Possiamo o armarci o scappare."
Di Fabrizio (del 29/08/2009 @ 09:29:02, in casa, visitato 2116 volte)
Elisabetta segnala tre articoli sulla situazione a Pavia. Mi
rimane la curiosità di sentire il parere di Rom e Sinti
Il secolo dei "campi" è finito Pavia è città dell'eterno ritorno, dell'eterno errore. Essendo un meccanismo
archetipico non conosce colore politico. Siamo ancora qui a discutere di "campo
nomadi", di ghetti progettati congiuntamente e
con il consenso dei ghettizzati a spese di tutti i cittadini. Nella città dei
Saperi non si riesce a concepire altro che lo stereotipo, il ritorno ossessivo
degli stessi concetti, degli stessi errori. La giunta (Pdl) lo vuole fare, ma
non sa dove; le voci citano qualche quartiere e questi per voce di esponenti del
Pd fanno sapere che "no pasaran". Lo spettacolo è deprimente, i pensieri tristi,
lo spettacolo di infima qualità. Eppure basterebbe ragionare sulle parole e
conferire ai Sinti e Rom lo status di cittadini, come si fa per qualsiasi altro
cittadino. Ma parlare di "nomadi" è troppo attraente, fa sentire tutti
competenti: tu sei nomade e io ho invece le radici. E' differenza che di per sé
basta a marcare un abisso e la costrizione in un ruolo blindato di centinaia di
concittadini. Nel febbraio scorso ho scritto una lettera al quotidiano locale;
ho espresso ciò che penso: nomadi non ce ne sono. Mi sembra che nulla sia
cambiato da allora; gli stessi equivoci, le stesse misere parole, la stessa
politica che non sa essere altro che il portavoce della medietà senza coscienza,
senza preparazione e senza linguaggio significativo e aderente alla storia e
alla memoria. Una medietà antropologica più che politica: questa dimensione
sembra perduta (per sempre?). In questa città non ci devono essere nemici (che
devi farti amico) - o nodi d'incaglio - che non siano i "nomadi" (anche se
nomadi non sono), i quali, servendo perfettamente l'incapacità della politica
d'essere protagonista e illuminata, devono persistere ad essere artatamente
tali. Di seguito è l'articolo che "La Provincia pavese" dedica oggi, 27 agosto
2009, al tema "campo nomadi") e a seguire il mio intervento del
28 febbraio 2009. Irene Campari
Il Pd: «No i nomadi al Vallone» PAVIA. Da un lato il vicesindaco Gian Mario Centinaio - Lega - ha ribadito
che una soluzione per i 450 sinti bisogna trovarla, «perché comunque sono
cittadini pavesi anche loro». Dall'altro lato Tullio Baruffi, presidente del
circolo di Pavia nord est del Partito Democratico è pronto a dare voce ai
residente del Vallone che non vogliono il campo vicino sotto casa.
Prima lettura: Sinistra e Destra, nell'eterna divisione pro-stranieri una, contro-stranieri l'altra, si stanno
scambiando i ruoli.
Seconda lettura: nella più recente divisione tra il
partito radicato sul territorio - la Lega - e quello assente - la generica
Sinistra, inizia a farsi sentire chi non vuole essere etichettato come assente,
perché la voce dei cittadini è pronto ad ascoltarla.
E poi c'è la terza
lettura, che in fondo mette d'accordo tutti: prima di prendere qualsiasi
decisione in merito al campo nomadi servirà il confronto con la città.
Tullio
Baruffi ha raccolto il malumore del Vallone. «C'è chi sottolinea che il valore
degli immobili crollerà - spiega Baruffi - chi ha paura. Il fatto è che non si
può mandare tutto al Vallone. Hanno detto che li metteranno o al Carrefour o al
Bivio Vela, ma comunque graviteranno dalle nostre parti. Hanno detto che si
rivolgeranno ai quartieri - continua Baruffi - ma se non ci sono più con chi
parleranno? Prima di prendere decisioni chiediamo che vengano a parlare con la
gente. Se un 'assemblea non la faranno loro, la faremo noi». Quel «loro» si
riferisce a maggioranza e opposizione.
«E' una questione delicata quella del
campo nomadi - sottolinea Matteo Mognaschi, consigliere della Lega Nord - su
cui dobbiamo ancora parlare al nostro interno. E' un problema che l'amministrazione di centro sinistra non ha affrontato per anni». E la posizione
del circolo Pd del Vallone? «E' strano che il Pd sia così vicino alle esigenze
del territorio - dice Mognaschi - è una posizione singolare. Ma sicuramente
serve un confronto con i cittadini». Ed è quello che dice anche Antonio Maria
Ricci, segretario cittadino del Pd. «Una sistemazione per il campo nomadi deve
essere trovata - sottolinea - tanto è vero che è nel programma che abbiamo
presentato per sostenere Albergati. Indipendentemente dal colore politico,
bisogna parlare con i cittadini della zona dove lo si vuole insediare. Come i
nomadi hanno la necessità di trovare una collocazione adeguata, i cittadini dei
quartiere devono essere incontrati. Bisognerebbe aprire un tavolo con queste
comunità, associazioni, amministratori e le forze politiche - aggiunge Ricci -
per evitare di creare divisioni». Marianna Bruschi , "La Provincia pavese", 27
agosto 2009
Nomadi o no? Decidiamo sui Sinti di Irene Campari Il tema del
campo nomadi sarebbe stato argomento da affrontare nel passato entro i termini
di un contesto civile che si propone una reale integrazione di gruppi solo
apparentemente "diversi" da quelli radicati. Le direttive europee prevedono
l'accoglimento di comunità di passaggio in luoghi attrezzati con servizi
adeguati per la tutela della salute e dei diritti fondamentali. Tuttavia, le
amministrazioni civiche dovrebbero decidere come considerare le comunità Sinti:
sono "nomadi" o non lo sono? Quali stili di vita definiscono i cittadini "nomadi"? E' sufficiente un'autocertificazione? Il rispetto delle consuetudini
delle culture e gli atteggiamenti antidiscriminatori passano tramite la
chiarezza su quel punto, che deve darsi senza infingimenti o opportunismi. Una
comunità che risiede in città da più di quarant'anni non può plausibilmente
dirsi "nomade". Basta voler vivere in roulotte per confermarsi tali? Non mi
pare altrettanto plausibile. Negli ultimi anni ho osservato piuttosto un gioco
delle parti tra istituzioni locali e comunità Sinti tendente a dar per scontato
quel carattere accettando la soluzione del "campo" come scontata e senza
alternative. E' probabile che ci fosse una reciprocità conveniente, che però
non ha fatto altro che alimentare sentimenti negativi dei cittadini pavesi "stanziali" nei confronti dei cittadini pavesi
"nomadi". Da sempre presentati
così, hanno attirato su di sé il pregiudizio della diversità antelitteram,
quella fondata sulla proprietà della terra. Per chi è stanziale questa
struttura l'habitus; chi è nomade apparterrebbe invece ad una cultura altra e
sfuggente, che appare nell'immaginario antropologico come quella che minaccia i
"radicati" proprietari in virtù della propria libertà dai vincoli del bene
fondiario. Sarebbe ora di affrontare fino in fondo questo nodo. L'Amministrazione comunale uscente aveva stanziato 90 mila euro per un progetto
di nuovo campo per i Sinti. Non ha mai specificato dove l'avrebbe collocato.
Tantomeno lo faranno in campagna elettorale; è tema che toglie consenso. Ma
rimane lì come idea territorialmente vaga, per accontentare da una parte i
Sinti e dall'altra non inibirsi il favore dell'elettorato. Circa 35 mila euro
sarebbero andati ad associazioni per "mediare" e fare accettare la comunità
Sinti "nomade" da quella radicata. E' un circolo vizioso da interrompere. Se
risiedono a Pavia da tanti anni, i figli hanno studiato qui, lavorano qui, qual
è la necessità che spinge a dichiararne il "nomadismo"? I diritti sono diritti,
e si realizzano anche nello spazio. I campi hanno da sempre richiamato qualche
tratto più o meno marcato di "extraterritorialità", o, nei peggiori contesti, i
"ghetti". Ritengo che a Pavia non si debbano più sperimentare né i primi né i
secondi, come all'ex Snia. Se bisogno ci sarà di accogliere comunità indigenti
di cittadini europei, saranno necessarie aree attrezzate e regolamentate per
una sosta breve in attesa di soluzioni a lungo termine, per evitare che le aree
dismesse diventino specchio della nostra vergogna ed incapacità di gestire l'umanità, e ciò valga anche per i rapporti tra cittadini Sinti e cittadini Rom.
Per le comunità residenti finora nei campi cittadini vedo la proposta del
Prefetto Buffoni - distribuire gli insediamenti in piccole e distribuite aree -
come temporanea. I cittadini europei di origine Sinti dovrebbero accedere ad
abitazioni reperibili sul libero mercato. Il "nomadismo" autentico temo che si
esprima con altre modalità da quelle fin qui mostrate dai nostri concittadini
europei di origine Sinti. Una posizione come quella espressa disinnescherebbe
anche l'uso strumentale che dei campi per le comunità Sinti potrebbe essere
agevolmente fatto nell'imminente campagna elettorale. Irene Campari, Circolo
Pasolini Pavia
"La Provincia pavese", 28 febbraio 2009
Il concerto di Madonna a Bucarest è stato segnato da un incidente: il
pubblico rumeno ha fischiato la star americana che si era pronunciata contro la
discriminazione verso i Rom. Madonna non ha reagito [in calce link al
video]
"Sono molto contenta di essere qui," ha dichiarato Madonna ai suoi fan rumeni
mercoledì sera al Parco Izvor di Bucarest. Sino allora, tutto era andato
bene. Invece quando ha interrotto il suo concerto di due ore per un piccolo
spot sulla non-discriminazione, i fan hanno apprezzato di meno.
"Il fatto che esista ancora molta discriminazione verso gli Zigani in Europa
orientale ha attirato la mia attenzione. Ciò mi rattrista," ha confidato la
cantante, accompagnata da un gruppo di musicisti zigani (vedi
QUI ndr).
"Siamo tutti uguali," ha proseguito, "non bisogna discriminare ne i Rom ne le
minoranze sessuali." Tra il pubblico, 60.000 persone, molti hanno allora
iniziato a fischiare e urlare, altri hanno applaudito. Madonna ha resistito
stoicamente e ha intonato il suo pezzo "You must love me".
Ufficialmente ci sono mezzo milione di Rom in Romania,ma in realtà ce ne sono
senza dubbio di più.
Il film completamente nuovo di un regista ben conosciuto, Tony Gatlif,
intitolato LIBERTÉ sarà presentato in prima mondiale, venerdì 28 agosto dalle
19.00 al Teatro Maisonneuve. Questa pellicola, che riguarda il destino di una
famiglia zigana nella Francia occupata del 1943, mette in mostra Marc Lavoine,
Marie-Josée Croze e James Thierrée nei ruoli principali.
Il destino di Taloche e degli Zigani
Inspirato da personaggi reali, LIBERTÉ racconta il destino tragico degli
Zigani in Francia. E' anche una storia d'amore e d'amicizia tra due Giusti che
fino alla fine tentarono di proteggere un bambino abbandonato ed una famiglia di
Rom. "Ho voluto dare loro un'altra immagine di quella forgiata dal timore e
l'odio, che ha condotto direttamente alle camere a gas i gitani, i manouches ed
i bohémiens, popolo nomade e libero" dice il regista Tony Gatlif. LIBERTÉ ci
porta sulla scia di una famiglia Zigana con il suo capo clan ed i suoi eroi,
Taloche, (James Thiérrée), un bohémien fantastico ed ancora bambino nella sua
testa. Nel loro periplo, saranno aiutati da due Giusti, personaggi realmente
esistiti come Théodore, sindaco di un villaggio (Marc Lavoine), e Mlle Lundi,
insegnante e impiegata del sindaco (Marie-Josée Croze).
Una storia da raccontare
Č a seguito di molte domande dei Rom che ha incontrato, della sua
partecipazione ad un congresso internazionale dei Rom a Strasburgo ed alla
lettura di un lavoro di Jacques Sigot, che Tony Gatlif ha concretizzato il suo
grande desiderio di girare un film su questo popolo e dire la storia della loro
deportazione. Questa pellicola riveste un carattere particolare per il regista
che si interessa al questo soggetto da anni e che voleva testimoniare questo
lato di storia dimenticata nei testi di storia o sui manuali scolastici.
Su Tony Gatlif
La filmografia di Tony Gatlif comprende molte pellicole che hanno ricevuto
numerosi premi o che si sono distinte in occasione dei festival: Transylvania
(Cannes 2006, selezione ufficiale), Exils (Cannes 2004, prezzo della messa in
scena), Swing (Berlino 2002, selezione ufficiale), Vengo e Gadjo Dilo (Leopardo
d'argento a Locarno nel 1997), e Latcho Drom per nominarne soltanto alcuni.
Scénario original, mise en scène et réalisation : Tony Gatlif
Avec : Marc Lavoine, Marie-Josée Croze, James Thierrée et Mathias Laliberté
Image: Julien Hirsch
Son: Philippe Welsh
Montage: Monique Dartonne
Production : Princes Productions, France 3 Cinéma, Rhônes Alpes Cinéma
Productrice exécutive : Delphine Mantoulet
Distribution : TFM
Ventes internationales : TF1 International
Festival des films du monde de Montréal
Marc Lavoine, Marie-Josée Croze et James Thierrée
dans LIBERTÉ, un film de Tony Gatlif
Casilino900documentarioIl percorso di reportage, video e fotografico,
intrapreso da quattro giovani ragazzi italiani: Davide Falcioni, Ermelinda
Coccia, Andrea Cottini e Anna Peretti.
MOTIVAZIONI
Quattro ragazzi che dividono un appartamento a Roma, nel quartiere Centocelle
hanno deciso di imbattersi nella realtà del vicino campo Rom Casilino 900.
La loro unica motivazione è stata quella di conoscere una comunità
apparentemente marginale che invece si colloca da decenni nel cuore di una delle
zone periferiche più popolari della capitale.
Essendo entrati a contatto con il rappresentante del campo, Najo Adzovic
dell’Associazione Nuova Vita, si è subito creata una sintonia che ha permesso
loro di conoscere alcune famiglie Rom delle varie etnie presenti nell’area.
Proprio dalla conoscenza e dalla frequentazione con queste persone è nata l’idea
di girare un documentario (unitamente ad un reportage fotografico), sfruttando
le proprie competenze nel campo dell’audiovisivo.
Data l’immediata vicinanza dell’appartamento dei quattro ragazzi con una realtà
così “lontana” il titolo (provvisorio) del documentario è “Sottocasa”.
CONTENUTI e TEMATICHE
Durante i mesi di frequentazione del Casilino 900 sono state effettuate riprese
per un totale di circa 10 ore di girato. E’ stata data particolare importanza
alle interviste sia alle persone che vivono nel campo Rom sia agli abitanti del
quartiere per capire diversi punti di vista su una problematica sociale che
ricade sul VII e VIII Municipio.
Non sono poi mancate scene di vita quotidiana del campo, popolato principalmente
da bambini e adolescenti, e sequenze inerenti le tradizioni della cultura Rom
come l’artigianato del rame ed i balli folkloristici.
Attraverso l’obiettivo della telecamera sono emerse varie tematiche legate alle
aspettative, ai sogni e ai desideri, alle paure della gente che popola il
Casilino 900: la realizzazione professionale, il possesso del permesso di
soggiorno, la povertà, l’arte di arrangiarsi.
Non mancano ovviamente alcuni aspetti critici che evidenziano le contraddizioni
di questo popolo, soprattutto testimoniati pubblicamente dagli abitanti del
quartiere Centocelle al prefetto Pecoraro durante un incontro presso il cinema
Broadway: il problema dei fumi tossici, la microcriminalità, il degrado.
Attualmente il documentario è in fase di post-produzione.
RICHIESTE E FINALITA’
E’ intenzione di tutti coloro che hanno partecipato attivamente al documentario
mostrarlo (così come il reportage fotografico) presso associazioni culturali,
emittenti televisive e scuole, con l’obiettivo di promuovere la cultura
dell’integrazione e il dibattito, specie tra i più giovani.
Per raggiungere questa finalità si richiede un supporto sottoforma di
finanziamento economico o altro in modo da garantire all’opera (completamente
autoprodotta) un’adeguata distribuzione e divulgazione.
Hanno collaborato alla realizzazione del documentario:
Per il soggetto e la regia:
E. Coccia, A. Cottini, D. Falcioni, A. Peretti
Per le riprese:
E. Coccia
Per l’assistenza alle riprese e Backstage:
D. Danila
Per le interviste e il montaggio:
A. Cottini
Per le traduzioni:
N. Adzovic
Per il reportage fotografico:
D. Falcioni
Per le musiche:
G. Campioni, RossoPiceno folkrock band
Di Sucar Drom (del 27/08/2009 @ 12:39:18, in blog, visitato 2053 volte)
Roma, "Noi Rom respinti al parco acquatico"
Sono arrivati a Roma, da Pescara, per trascorrere una giornata al parco
acquatico di via Casal Lumbroso. Ma quando hanno cercato di acquistare il
biglietto di ingresso, sono stati allontanati "perché rom"...
La voce della Chiesa cattolica
"La chiesa non può tacere, deve far sentire a sua voce..." sono espressioni
arcinote della comunicazione ecclesiastica. A chi è attento a questa voce, non
sfugge, però, il suo andamento discontinuo, ora assordante ora fievole. Anche la
voce ecclesiastica subisce le variazioni d...
Bankitalia: immigrati in aumento ma non tolgono lavoro agli italiani
La crescita della presenza straniera in Italia ''non si è riflessa in minori
opportunità occupazionali per gli italiani''. E' quanto rileva uno studio di
Bankitalia dedicato alle economie regionali che evidenzia in particolare
l'esistenza di ''complementarietà tra gli stranieri e gli italiani più istruiti
e le ...
Bolzano, è finanziato il progetto Sintengre Avarpen (il lavoro dei Sinti)
Duecentoventiduemila euro per supportare delle famiglie sinte a diventare
imprenditori. Più specificatamente, dovrebbero aprire un chiosco nel parco del
quartiere Firmian. Il progetto, finanziato dal Fondo sociale europeo, è di
quelli destinati a far discutere. Tanto che c'è già chi fa il confronto con i
fondi ...
U Velto: 500.000 volte grazie
In questi giorni U Velto, ha raggiunto la meta delle 500.000 pagine visitate,
siamo orgogliosi di questo successo e per questo vogliamo ringraziarvi.
L’associazione Sucar Drom ha creato questo spazio web quattro anni fa (per
l’esattezza: quattro anni, tre mesi, una sett...
Schio (VI), I cappuccini: «Non dobbiamo chiedere permessi per aiutare chi
soffre»
La residenza al convento dei Cappuccini di due donne della comunità sinta
vicentina desta perplessità tra la comunità. L'altra sera, nel sagrato del
convento dei Cappuccini, i frati hanno deciso di indire un'assemblea pubblica a
fronte delle lamentele di alcuni residenti del qu...
I Sinti, culture e lingue dal Sindh all'Europa
Fare una ricerca su internet per saperne di più sui Sinti è un impresa non
facile e qualche volta si scopre anche poco veritiera; questo perchè è chiaro a
tutti che su internet si può aggiungere tutto quello che si pen...
La Serbia conta
Una pubblicazione Nomos/Samizdat per sostenere che un rapido percorso di
integrazione europea è la soluzione migliore non solo per Belgrado, ma anche per
i Balcani e l'Europa. Con contributi di Florian Bieber, Vladimir Gligorov, Tim
Judah, Ivan Krastev, Wolfgang Petrit...
Il mare restituisce i corpi delle vittime, quando saranno individuate le
responsabilità?
L’ASGI esprime il proprio sconcerto per le posizioni assunte dal Governo
italiano, a seguito della tragedia che ha visto la morte di circa 80 persone nel
canale di Sicilia. Invece di esprimere cordoglio per le vittime e sollecitare
una inchiesta, anche in sede UE, sull’efficienza e la tempestività dei ...
Castel di Lama (AP), nessun perdono per chi ha ucciso mio fratello
La famiglia di Antonio Di Meo (in foto), di Castel di Lama presso Ascoli Piceno,
non può umanamente concedere alcun tipo di perdono o comprensione per i giovani
che hanno ucciso brutalmente il giovane studente-cameriere presso...
Venezia, pronte per essere consegnate le case ai sinti
Entro dieci giorni sarà firmato il verbale di ultimazione dei lavori di
costruzione del villaggio sinti. Tutto è pronto in via Vallenari e gli operai
della ditta che si occupa di realizzare le nuove abitazioni dei sinti si sono
riposati solo qualche giorno per Ferragosto. I pannelli solari...
I veri eroi della Padania
Mirko ha 11 anni. Nel dicembre del 2006 subì un'aggressione razziale da parte di
una ronda padana a Opera (Milano). Sua madre fu spinta a terra e umiliata. Il
suo fratellino, più piccolo di due anni, da quel giorno ha problemi con il
linguaggio. Lui non ha mai dimenticato. "Quando sarò grande," dice con il viso
ros...
Ritorno a Berlino, i grandi ideali dell'atletica e l'omaggio al mito di Jesse
Owen
Sono terminate le Olimpiadi di Berlino nell’insegna di Usain Bolt, l’atleta
giamaicano che ha vinto i 100 ed i 200 metri, stracciando i record del mondo,
nonché la staffetta 4x100. Il pensiero di molti andrà sicuramente alle Olimpiadi
di Berlino del 1936 anche perc...
La vergogna!
“La vita umana non è mai stata trattata alla stregua di merce deperibile e vile
quanto in questa nostra epoca di opprimente empietà”(Gabriel Marcel) Con le navi
dei poveri del m...
Immigrati, il Vaticano contro Calderoli: ''Inaccettabili e offensive le sue
parole''
"E' inaccettabile e offensivo, quasi che io sia responsabile della morte di
tanti poveri esseri umani, inghiottiti dalle acque del Mediterraneo". E’ dura la
replica di monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio
per i Migranti, al ministro per la Semplificazione Norma...
Milano, continua il furore razzista contro le famiglie rom
Secondo un nuovo monitoraggio (ma quanto spendono per fare tutti questi
censimenti?) effettuato in questi giorni dalla Polizia municipale, i Rom stimati
in campi non autorizzati, baraccopoli, edifici o aree dismesse oggi sono circa
1400. Solo il 31 marzo, quindi cinque mesi fa, erano sta...
Un anno, 4 mesi e 21 giorni: viaggio dalla morte all'Italia
Italia? Č una stanza bianca e blu, la numero 1703, pneumologia 1, primo piano
dell'ospedale "Cervello". Un tavolino con quattro sedie, due donne coi capelli
bianchi negli altri due letti, dalla finestra aperta le case chiare del
quartiere Cruillas, le montagne di Altofonte Monreale, il caldo d'ag...
I veri clandestini? Sono i leghisti
I veri clandestini in Italia sono i leghisti, e il più clandestino è il loro
capo l’Umberto detto Bossoli, perché sono fuori dalla storia e dalla cultura
delle nostra nazione: l’Italia. Vogliamo per una volta dir...
Fini: "No alle politiche razziste"
Č un Gianfranco Fini a tutto campo quello che sceglie la festa del Pd di Genova
per il rientro sulla scena politica dopo la pausa estiva, un Fini che decide di
«spogliarsi dei panni del presidente della Camera» e...
Pagnacco (Ud), la Chiesa cattolica e le minoranze sinte e rom
“Le minoranze: dinamiche per la società e per la Chiesa”. Questo il tema del
convegno nazionale della Pastorale dei Rom e Sinti della Fondazione Migrantes
che si svolgerà a Pagnacco (Ud) da oggi pomeriggio (fino al 30 agosto). “Spesso
le minoranze - spiegano i promotori - non hanno ...
Torino, svastiche contro i Rom
Nel clima razzista contro le minoranze sinte e rom che attraversa l’Italia da
diversi mesi, si deve registrare l’ennesimo episodio, questa volta a Torino.
Ieri nella notte alcune persone hanno attaccato uno striscione all’entrata del
“campo nomadi” in strada dell'Aeroporto a Torino...
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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