Di Fabrizio (del 12/03/2010 @ 09:49:52, in lavoro, visitato 1580 volte)
Sono iniziate questa mattina, negli insediamenti di via Candoni e via di
Salone, le preselezioni tra i residenti di cinque campi nomadi autorizzati della
capitale per svolgere dei tirocini formativi nel settore del decoro urbano.
Attualmente sono 105 i posti a disposizione dei rom della capitale, 80 nelle
cooperative che operano alle dipendenze del Servizio Giardini nel decoro urbano
e 25 all'Ama nei servizi di recupero di materiali ed elettrodomestici
abbandonati. Quattro mesi di apprendistato, retribuito 450 euro al mese grazie
ad uno stanziamento di 500mila euro messo a disposizione dal Comune di Roma,
potrebbero aprire ai nomadi selezionati le porte del mondo del lavoro.
L'iniziativa fa parte del programma Retis, voluto dall'assessorato alle
Politiche sociali del Comune di Roma per favorire l'integrazione sociale dei rom
attraverso il lavoro. La prossima settimana le preselezioni proseguiranno:
lunedì al Roman River, mercoledì al campo di via dei Gordiani e venerdì in
quello di via Pontina. Dopo una prima selezione, che privilegerà i più giovani e
coloro che hanno già svolto esperienze lavorative, i rom svolgeranno dei
colloqui individuali per delineare assieme ad un tutor un profilo personale che
evidenzi le proprie competenze. (omniroma.it)
su youtube o anche sui siti del Corriere e di Repubblica, trovate molto
materiale. Qua si riassume in poco più di due minuti una lunga e intensa
mattinata
E visto che in Mahalla non ci facciamo mancare niente:
Jovica riconoscimento ad un artista
Non conosco quali pensieri abbiano ispirato il Ministro Maroni allorquando ha
deciso di accogliere la richiesta del musicista Jovic Jovica, e di moltissimi
amici e artisti che l’hanno sostenuta, di annullamento di un’espulsione
comminata mentre era in corso di rilascio un permesso di soggiorno per meriti
artistici.
Mi piace però pensare o forse sperare, che questo gesto così imprevedibile e
sorprendente, riveli una passione per la musica, che accomuna, anziché dividere,
al di là delle sovrastrutture ipocrite del pensiero contemporaneo e dei
pregiudizi da cui è pesantemente condizionato.
Conosco Jovica da molto tempo, anni ormai, che abbiamo spesso percorso insieme
tra molte difficoltà e poche speranze.
Di sé stesso, della sua musica, ama spesso ripetere: “Da che sono nato nella mia
vita c'è musica. Il mio bisnonno era violinista. E' morto a 106 anni, sdraiato
sul letto, con la testa appoggiata al muro e il violino in mano, mentre suonava.
L'abbiamo trovato così e abbiamo fatto fatica a separarlo dal violino, perché le
sue dita erano rigide. Non riesco a pensare a una morte più dolce”.
Tempo fa ebbi la fortuna di visitare la “Kafana” (Taverna) che gestiva in
gioventù a Pozarevac, 40 km. da Belgrado, prima della guerra.
Un luogo in cui il tempo è rimasto immobile, avvolto nelle reti di ragnatele che
trattengono i ricordi, quelli belli e quelli brutti.
Un’amica comune, un giorno, andò alla ricerca nella sonnolente campagna serba
della sua amatissima fisarmonica cromata, la stessa che oggi lo accompagna su
tutti i palcoscenici.
Tre anni fa, insieme alla sua famiglia, ottenne una piazzuola nel campo comunale
di via Sesia, a Rho.
Neanche questo fu facile o scontato, mentre oggi i nuovi amministratori locali
quel campo lo vorrebbero chiudere, ricacciando tutti per strada.
Nell’esaltazione del momento qualcuno ha forse azzardato accostamenti un po’
eccessivi…lontani dal carattere umile e gentile di Jovica, paragonandolo al
jazzista Django Reinhardt..
Io mi limito a pensare che una comunità, come quella rhodense, che si rivela
così incapace di entusiasmarsi per la ricchezza culturale che la circonda,
dimostri solo quanto sia destinata a rimanere l’ombra di sé stessa, vittima di
insignificanti “ombre” politiche che la amministrano attraverso le istituzioni
locali, come le ragnatele che avvolgono la lontana “Kafana” di Jovica…
il nuovo orientamento smentisce una recente sentenza L'esigenza di garantire la tutela delle frontiere prevale sulle esigenze di
tutela del diritto allo studio dei bambini
MILANO - Marcia indietro della Cassazione sugli immigrati: i clandestini
con figli minori che studiano in Italia non possono chiedere di restare nel
nostro Paese sostenendo che la loro espulsione provocherebbe un trauma
«sentimentale» e un calo nel rendimento scolastico dei figli. Secondo il nuovo
orientamento della Suprema corte, che smentisce una propria recente sentenza,
l'esigenza di garantire la tutela alla legalità delle frontiere prevale sulle
esigenze di tutela del diritto allo studio dei minori.
LE MOTIVAZIONI - Con la sentenza n. 5856 la Cassazione ha respinto il
ricorso di un albanese, con moglie in attesa della cittadinanza italiana e due
figli minori, residente a Busto Arsizio (Varese): chiedeva di poter restare in
Italia in nome del diritto del «sano sviluppo psicofisico» dei suoi bambini che
sarebbe stato alterato dall'allontanamento del papà. I supremi giudici hanno
risposto che è consentito ai clandestini la permanenza in Italia per un periodo
di tempo determinato solo in nome di «gravi motivi connessi con lo sviluppo
psicofisico del minore se determinati da una situazione d'emergenza». Queste
situazioni d'emergenza, però, non sono quelle che hanno una «tendenziale
stabilità» come la frequenza della scuola da parte dei minori e il normale
processo educativo formativo che sono situazioni di «essenziale normalità». Se
così non fosse, dice la Cassazione, le norme che consentono la permanenza per
motivi d'emergenza anche a chi è clandestino finirebbero con il «legittimare
l'inserimento di famiglie di stranieri strumentalizzando l'infanzia». Con questa
pronuncia i supremi giudici superano la precedente decisione della stessa
Cassazione che aveva dato il via libera alla permanenza di un papà clandestino,
definendola «riduttiva in quanto orientata alla sola salvaguardia delle esigenze
del minore, omettendone l'inquadramento sistematico nel complessivo impianto
normativo» della legge sull'immigrazione.
PD: ERRORE GRAVE - Il verdetto ha sollevato diverse critiche nelle file
dell'opposizione. I deputati del Pd Jean-Leonard Touadi e Guido Melis scrivono:
«La scuola è un grande fattore di integrazione, che molto bene può operare nel
riassorbire i problemi legati all'irregolarità, avviando un percorso di nuova
cittadinanza. È un errore gravissimo far prevalere invece le ragioni del
respingimento condannando anche i figli insieme con i padri». Antonio Borghesi (Idv):
«Questa sentenza è frutto delle leggi razziste e inutilmente crudeli del governo
Berlusconi». Per Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della
Sinistra, «la marcia indietro della Cassazione corrisponde a una sentenza
inumana, aberrante e indegna di un Paese civile». Il Pdci con Maurizio Musolino
parla di «sentenza che lascia sbigottiti, un ulteriore passo verso la barbarie»;
i Verdi con Cristina Morelli di «sentenza che lascia senza parole, somiglia
molto a quella in cui i giudici della Cassazione stabilirono che non poteva
esserci stupro se la vittima indossava i jeans». Savino Pezzotta, candidato
dell'Udc alle regionali in Lombardia, parla di «un'esagerazione»: «Così non si
fa altro che creare tensione».
UNICEF: CAOS - Dal mondo delle associazioni, la Caritas ritiene che la
sentenza non rappresenti «un pericolo»: «La Cassazione verifica caso per caso -
afferma il responsabile immigrazione Olivero Forti -. Penso quindi che in questo
specifico caso, abbia verificato che non veniva pregiudicato lo sviluppo
psicofisico del minore. Non ho elementi per dire che con questa sentenza viene
meno il principio del sano sviluppo del minore rispetto alla posizione
irregolare del genitore». Per l'Unicef aumenta lo stato di caos che esiste in
materia: «Il legislatore dovrebbe mettere un po' di ordine. Questa sentenza crea
un ulteriore problema» dice Roberto Salvan, direttore di Unicef Italia. Per
Raffaele Salinari, presidente di Terre des Hommes, «con questa sentenza si fa un
vistoso passo indietro nel senso civile della nostra nazione e nella coerenza
fra politica interna e rispetto delle convenzioni internazionali sulla tutela
dei minori, di cui l'Italia è firmataria».
Di Fabrizio (del 11/03/2010 @ 09:43:14, in Italia, visitato 2677 volte)
Scrive Gaia Moretti
Oggi alle ore 12.30 i portavoce rom di Tor de Cenci sono stati convocati in V
dip. Dal Dir. Scozzafava, Com. VVUU Di Maggio, Lattarulo e altri della segr.
della Belviso.
I rom avevano con loro le firme di tutti gli abitanti del campo che chiedevano
di non essere trasferiti né a C. Romano né alla Barbuta, ma di rimanere a Tor de
Cenci con la richiesta di riqualificazione dell’esistente, e le hanno consegnate
ma sono state rifiutate dagli astanti.
Le personalità istituzionali che stanno provando a predisporre il piano di
trasferimento hanno dichiarato:
il campo si deve chiudere. Voi portavoce dovete convincere i “vostri” a
tutti i costi.
Intanto faremo lavorare la vostra coop. e la vostra associazione alla
gestione di Tor de Cenci finchè non lo chiudiamo. (?)
Lunedì 15 inizieranno le operazioni di foto segnalamento della Polizia.
Ritornate Venerdì 19 con le firme di chi vuole essere assistito, con cifra da
concordare, per il rimpatrio . (?)
I rom, allibiti, hanno chiesto spiegazioni e si son sentiti rispondere:
in XII municipio ci devono essere massimo 600 rom, che per 10 municipi
fa 6000 rom che è il numero massimo che la giunta ALEMANNO ha deciso di
“accogliere” nella Roma Capitale.
I rom hanno chiesto di spostare quelli di C. Romano a Tor de Cenci, ma la
risposta è stata che il campo di Tor de Cenci è troppo vicino ai cittadini di
TdC e Spinaceto.(?)
Ritornati al campo i rom hanno chiesto aiuto, vogliono la presenza delle
associazioni, dei giornalisti e soprattutto di AVVOCATI che li garantiscano da
eventuali “procedure” sommarie.
Ora permettetemi una riflessione personale:
alla faccia della “trattativa”, prima fuori gli italiani, perché “vogliamo
trattare solo con i rom”, poi “faremo solo passi concordati con i portavoce”, e
ora dichiarazioni di guerra con modalità che dovrebbero far rabbrividire tutti:
max 6000 rom suddivisi in 600 per i municipi limitrofi alla provincia,
lontani dai centri abitati
e infine video sorvegliati H24, senza contare false promesse e carte false e
intanto fotosegnalamento a tutti cittadini italiani rom compresi.
Io allerterei Famiglia Cristiana , la Comunità Ebraica (Magiar o Pacifici),
il Vaticano e qualche intellettuale di peso che s’incazzi, se avete idee e
contributi son bene accetti.
Un vino Rom - Rosso di origine migrante - per sostenere progetti di
integrazione dei bimbi nomadi di Milano, sgomberati dal campo di via Rubattino
lo scorso settembre. L'idea di vendere bottiglie di Merlot e Sangiovese 2007 -
prodotte in una unica partita di poche migliaia di esemplari dalla cooperativa
Eughenia - è venuta alle mamme e alle maestre del quartiere Feltre e Lambrate a
Milano. In questo modo, grazie all'iniziative di mamme e maestre, si potrà
continuare a a sostenere l'integrazione delle famiglie rom che da due anni
mandano i loro bambini nelle scuole elementari della zona.
Sostenuto dalla Comunità di Sant'Egidio e Naga - si legge in una nota - il
progetto prevede borse di studio per i piccoli e l'inserimento lavorativo delle
famiglie che in Romania lavoravano la terra nelle cascine e nelle aziende
agricole situate nell'hinterland. I vini Rom sono in vendita unicamente allo
stand di InterGAS Milano di Fa' la cosa Giusta!, fiera nazionale del consumo
critico e degli stili di vita sostenibili, in programma alla Fiera di Milano dal
12 al 14 di marzo prossimi.
(10 marzo 2010)
Ricevo inoltre
Cari amici e conoscenti che state seguendo la vicenda dei bimbi rom di
Rubattino, della battaglia delle loro maestre e di noi tutti che li vogliamo
veder andare a scuola come e con i nostri bambini,ho il piacere di inviarvi, di
seguito sotto nella mail, le etichette del vino ROM, Rosso di Origine Migrante,
che venderemo alla fiera “Fa’ la cosa giusta”, 12-14 marzo, presso lo stand di
Intergas (che raggruppa tutti i Gruppi di Acquisto Solidale milanesi) per
finanziare borse di studio e di lavoro per loro e per i loro fratelli più
grandi, ma anche per i loro genitori.
Chi non potesse sostenere il progetto con l’acquisto diretto di questo vino lo
potrà presto fare sottoscrivendo quote per le borse studio e lavoro che stiamo
istituendo con la Comuità di Sant’Egidio.
Ma l’importantissimo sostegno che, come genitori e maestre delle scuole di
Lambrate, vi chiediamo è la segnalazione di possibilità di stage di lavoro, da
retribuirsi con le nostre borse, anche di breve periodo, presso cascine,
officine meccaniche, imprese edili ecc.; inoltre cerchiamo segnalazioni per case
in affitto, anche modeste o da ristrutturare, presso cascine, in aree
peri-urbane, che possano essere economicamente accessibili a queste famiglie.
Il progetto abitativo e quello lavorativo hanno come garanti, anche
finanziariamente, Segnavia- padri somaschi e la Comunità di S. Egidio, che
affiancano da anni le famiglie rom nel loro percorso di integrazione.
Molti capifamiglia hanno al momento già contratti di lavoro ed esperienze
lavorative precedenti. Ma precarietà dei loro lavori sommata alla loro estrema
indigenza ed alla loro persecuzione tramite gli sgomberi continui li tiene
oppressi e senza uscita dalla loro condizione.
Allego anche una significativa cronologia dell’esperienza di Rubattino scritta
da alcune maestre.
Alla vostra salute con un bel bicchiere di Rosso di Origine Migrante!
assunta vincenti
INTORNO A RUBATTINO: STORIA DI UN’INTEGRAZIONE POSSIBILE
Da quasi due anni le scuole elementari della zona Lambrate, a Milano, sono
coinvolte in un percorso di integrazione scolastica dei bambini rom. Intorno a
questa realtà si è costituita una rete fatta di volontari, cittadini,
associazioni del territorio, insegnanti, genitori, parrocchie, a sostegno di un
processo di integrazione che cerca di tenete conto di tanti aspetti della vita:
socialità, lavoro, casa, scuola anche per ragazzi e adulti, aiuto concreto nei
momenti più drammatici. Questo lavoro viene continuamente interrotto e reso
difficile dagli sgomberi, che però paradossalmente hanno rinsaldato le relazioni
tra le persone italiane e rom. Ora queste a queste famiglie vogliamo bene, le
stimiamo, soffriamo con loro per le ingiustizie subite.
Possiamo forse lasciarli soli?
Giugno 2008:
Le maestre vengono a sapere che dopo l’estate arriveranno 9 scolari rom.
“Ragazze, ricordiamoci di tenere stretta la borsetta!” è il commento di
qualcuna, iniziano contatti preoccupati tra alcuni genitori decisi a opporsi;
tutti gli altri tacciono e lasciano fare.
Settembre 2008
Preparandosi ad accoglierli, qualche maestra immagina bambini con comportamenti
problematici, poco abituati alle regole.
Arrivano invece bambini educatissimi, che tengono gli occhi bassi e non dicono
una parola, disciplinati, ubbidienti. All’inizio cercano sicurezza cercando di
fare gruppo tra di loro durante gli intervalli.
Capiamo che il lavoro non comincerà dai quaderni, ma dal restituire ai bambini
rom la dignità di tutti i bambini.
I volontari della Comunità di S. Egidio e dei Padri Somaschi, che seguono
quotidianamente la comunità rom, con pazienza ci aiutano a capire un mondo che
non può essere guardato solo con i nostri occhi.
Fuori da scuola genitori italiani e genitori rom iniziano a conoscersi
Un anno di lavoro
L’inizio è stato duro per molte maestre e per loro.
Loro parlano il romanes, noi l’italiano.
Per noi è normale avere degli orari scanditi, l’acqua e il bagno (scopriremo che
i bambini rom, che non ce l’hanno ci vanno spessissimo e si lavano, si
pettinano, si profumano), del materiale di cui avere cura….
Loro in silenzio si adattano a tutto, ma chissà che fatica è per loro il nostro
“dare per scontato”!
Per molti di loro è la prima occasione per stare con bambini non rom: un mondo
sconosciuto. Per molti di noi i loro genitori sono i primi rom guardati senza
paura. Un po’ alla volta ci si scopre uguali; le differenze ci sono, ma come è
normale che accada quando le provenienze sono diverse.
Il primo periodo è per conoscersi e imparare a comunicare: vita quotidiana e
gioco sono la strada migliore da seguire.
SETTEMBRE 2009
Gli alunni rom nelle nostre scuole sono diventati 26, altri 10 frequentano altre
scuole elementari o medie della zona.
Le relazioni tra italiani e rom si intensificano: le maestre vengono invitate a
una festa di battesimo al campo, i bambini rom vanno alle feste di compleanno
dei compagni, fanno delle merende insieme, i genitori scambiano qualche parola
tra loro, in una classe gli scolari usano i loro risparmi per regalare alla
compagna rom l’astuccio delle Winks che le piace tanto…
Nella scuola di Via Pini viene aperto una sportello settimanale di ascolto e
consulenza curato dai Padri Somaschi, rivolto a insegnanti e genitori.
In un anno abbiamo imparato tanto e abbiamo accumulato tante belle storie.
All’inizio della scuola arriva come una doccia fredda l’annuncio dell’imminente
sgombero del campo, dove ormai vivono 300 persone rifugiatesi lì in seguito agli
sgomberi di altri campi.
Si possono perdere 36 scolari senza batter ciglio? Inizia una battaglia fatta di
raccolte firme, parte del quartiere si mobilita, sulla stampa il fatto che degli
italiani agiscano in favore dei rom ha un’eco grandissima e le iniziative a
sostegno della comunità di Rubattino si moltiplicano e raccolgono un numero
sempre maggiore di sostenitori.
Si mobilita anche Amnesty International, si cerca un dialogo con le istituzioni.
All’inizio di novembre una fiaccolata porta la solidarietà dei cittadini
italiani fino al campo rom, dove avvengono incontri commuoventi: solitamente le
torce arrivavano ai campi per dare fuoco alle baracche, qui vogliono solo
illuminare facce di persone che per la prima volta si incontrano.
19 novembre 2009
Il giorno prima della celebrazione dei 20 anni della Convenzione dei Diritti
dell’Infanzia il campo di via Rubattino viene sgomberato.
20 novembre 2009
Le famiglie si accampano nel capannone semi crollato della Innocenti di fronte
all’ex campo, in mezzo a macerie e topi.
21 novembre,
Sgombero da parte della polizia dal capannone, 30 minuti per andarsene. “esodo”
verso la chiesa di S.Ignazio. L’arcivescovo e la chiesa Milanese intervengono.
Donne e bambini trovano rifugio temporaneo in vari centri di accoglienza. Dopo
tornano alla baracchine, dispersi in tante zone della città e nell’hinterland.
Li seguiamo come possiamo, senza mai perderli di vista.
De Corato annulla la festa organizzata per celebrare lo sgombero.
Nonostante tutto una dozzina di bambini continua a frequentare le scuole
Gennaio 2010
molte famiglie si rifugiano al campo di Redecesio dopo aver subito numerosi
altri sgomberi (Corsico, Bovisa, Bovisasca, Chiaravalle)
Inutili gli appelli dell’Arcivescovo Tettamanzi che in occasione della festa di
S.Ambrogio in chiesa si rivolge agli amministratori chiedendo di non vanificare
quello che i rom stanno costruendo insieme ai volontari, della Caritas che
chiede inutilmente al Sindaco una moratoria degli sgomberi almeno nel periodo di
grande freddo.
16 febbraio 2010
Sgombero di Redecesio. Sono sempre le stesse famiglie. L’accanimento porta a
intervenire su queste persone altre 5 volte nella stessa giornata. Siamo accanto
a loro, salviamo materassi, coperte, pentole, vestiti. Li ospitiamo nelle nostre
case.
In seguito troveranno rifugio in un edificio messo a disposizione da un comune
vicino.
Adesso
In questi mesi abbiamo imparato a conoscerci e a capire.
I bambini vengono a scuola con assiduità, nei momenti di grande difficoltà
andiamo a prenderli nei posti in cui sono dispersi, le famiglie contano su di
noi e noi ci troviamo a svolgere il compito che dovrebbe essere della protezione
civile.
A renderci diversi dalla protezione civile è il fatto che ora noi a queste
famiglie teniamo, che ci vogliamo bene, che siamo indignati nel vedere le
ingiustizie che sono costretti a subire.
Molti gruppi, scuole, parrocchie, ci chiedono di raccontare.
Molti ci offrono disponibilità a collaborare. Arrivano proposte che mai avremmo
pensato. Forse Milano ha ancora voglia di solidarietà, di una legalità che non
sia a senso unico, di legami e di giustizia.
(9 marzo 2010) Amnesty International ha denunciato che la realizzazione di
collegi per bambini e bambine rom e "il distacco graduale dal loro attuale stile
di vita negli insediamenti" sono provvedimenti discriminatori e rappresentano un
evidente attacco al modo di vivere dei rom.
Secondo quanto dichiarato l'8 marzo dal primo ministro slovacco Robert Fico, il
governo proporrà un piano per cui i bambini e le bambine rom saranno prelevati
dagli insediamenti e messi in collegi.
"L'idea che i bambini rom debbano essere sottratti alle loro famiglie e messi
in collegi, quando potrebbero ricevere un'istruzione in scuole normali vicine
alle loro case, va chiaramente contro il miglior interesse del bambino" - ha
dichiarato Halya Gowan, direttrice del Programma Europa e Asia Centrale di
Amnesty International.
Il fatto che alcune famiglie rom, come altre non rom in Slovacchia, vivano in
insediamenti e abbiano difficoltà nel portare avanti l'istruzione dei bambini a
causa di povertà, barriere linguistiche e altri fattori, mette in evidenza la
necessità che il governo garantisca supporto e assistenza a tutti per superare
queste barriere.
Amnesty International già in precedenza aveva espresso grave preoccupazione per
la discriminazione e segregazione dei bambini rom nelle scuole slovacche,
compreso il loro inserimento in scuole speciali e in classi per alunni con
"disabilità mentali".
L'organizzazione per i diritti umani chiede al governo slovacco di affrontare il
punto centrale del problema, vale a dire la persistente discriminazione dei
bambini rom nell'accesso all'istruzione, che deve essere superata attraverso una
riforma del sistema educativo che assicuri realmente l'istruzione di tutti i
bambini. Il governo deve fornire adeguato sostegno alle famiglie e agli alunni
che ne hanno bisogno, in modo che possano effettivamente partecipare e
sviluppare il loro massimo potenziale all'interno del sistema elementare
principale.
Mettetevi nei panni di chi educa: alla puntualità. In aula non si entra in
ritardo. A Savona i ragazzi che accumulano troppi ritardi sono indirizzati a
lavori socialmente utili per capire che il rispetto dell’orario è importante.
Intanto si dice che essere in orario vale per tutti, ma non per i politici di
Lazio e Lombardia. Lo dice il governo, cioè quello che dovrebbe essere l’esempio
civile più alto da seguire.
Mettetevi nei panni di chi educa: si invita allo studio, alla fatica
dell’attenzione, alla gioia della conoscenza.
Poi si vedono e si sentono politici che non sanno nulla di storia, che a mala
pena sanno scrivere, che non sanno formulare un pensiero logico e non sanno
niente della Costituzione italiana.
Mettetevi nei panni di chi educa: si dice “non drogatevi, non fumate, non
bevete, vi rovinate la vita”.
E poi ci sono politici che si sottopongono ai test e risultano positivi alla di
cocaina. Però se un ragazzo come ad esempio Stefano Cucchi viene sorpreso con la
“roba” può morire in carcere, se un parlamentare consuma coca non si può nemmeno
sapere chi sia.
Mettetevi nei panni di chi educa: si afferma “siamo solidali col più debole,
commemoriamo il Giorno della Memoria, rispettiamo chi viene da un altro paese,
accogliamolo, in greco e in latino la parola straniero è anche ospite, mai
clandestino”.
E poi arrivano le leggi xenofobe (in quell’asilo possono andare solo bambini
cattolici), arrivano i tetti di 30% di alunni stranieri nelle classi, arrivano
le epurazioni dei Rom coi bambini zingari (sporchi zingari) che non possono
andare a scuola perché continuamente cacciati.
Mettetevi nei panni di chi educa: si fanno giornate contro la mafia, si parla di
onestà (se non hai fatto i compiti devi dirlo, mica imboscarti), poi i politici
e i loro conniventi (imprenditori, sottosegretari, amministratori locali ecc.)
sono servi della criminalità organizzata, sono schiavi del denaro, sono proni
davanti al miraggio di chi sa quale potere, di chi sa quale ricchezza, comunque
transitoria.
Mettetevi nei panni di chi educa e parla di merito e valuta i compiti, le
interrogazioni e cerca di dare un minimo di cultura, di senso critico. Poi si
vede che l’igienista dentale del premier entra nel listino della Regione
Lombardia. Per quali meriti? Forse i denti del premier sono più importanti dei
problemi concreti dei precari? La fanciulla è bella non c’è che dire e dunque le
allieve belle perché mai dovrebbero studiare? I ricercatori precari sono
licenziati, le escort, le igieniste ecc. ecc. entrano in politica.
Mettetevi nei panni di chi educa e difende la libertà di parola, di
informazione, la libertà della conoscenza.
Poi si censurano i giornalisti “dissidenti”, i cortigiani prezzolati, invece, si
censurano da soli, le voci discordi sono infangate, il pensiero diventa uniforme
come una grigia cappa di smog sulla testa di tutti (o quasi).
Mettetevi nei panni di chi educa e aiuta i giovani a preparare il futuro loro e
nostro, di tutti. Mettetevi nei panni di chi cerca di insegnare il rispetto:
dell’altro, delle regole, della legge, del più debole, il rispetto di se stessi.
E poi si guarda intorno e non può fare a meno di chiedersi: quale rispetto di sé
avranno mai queste persone che, per interessi personali così piccoli, così a
breve termine – sono tutti vecchi - distruggono il nostro futuro?
La scuola (e ogni istituzione educativa compresa la famiglia) sta andando allo
sfascio, non serve una riforma (di cui non parlo per non deprimermi ancor di
più), servono esempi e cultura tanta cultura ormai così fuori moda, soprattutto
così scomoda.
Eppure la brace dell’intelligenza non si spegne mai del tutto, questa è l’unica
rara e preziosa consolazione di chi cerca di educare a dispetto e contro ogni
logica, contro mille ostacoli, contro una realtà, soprattutto politica,
soprattutto in Italia, soprattutto di questo governo, veramente incapace,
ignobile, impresentabile.
“Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio
per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare
». (Marco, 9)
E’ il Vangelo non qualche filosofo anarchico o comunista!
Di Fabrizio (del 10/03/2010 @ 08:54:08, in media, visitato 1641 volte)
18/03/2010 Ora: 20,45 Centro Socio Culturale Coop, viale Italia (lato
sinistro negozio Coop, MM1 Sesto Marelli), Sesto San Giovanni
Costo: gratuito
RASSEGNA DI FILM E VIDEO SU LAVORO E TEMI SOCIALI Serata dedicata ai Rom e
ai Sinti. Fiori di campo, di Carlo Rota, Italia, 1999, 35'.
Un viaggio che si è svolto nell'area emiliana parmense, tra gli zingari di
casa nostra, così vicini alle nostre città, ma così lontani dal nostro modo di
vivere. Compagno di viaggio nel documentario è Santino Spinelli, unico Rom in
Europa titolare di una cattedra universitaria in Tziganologia, conferitagli
dall'Ateneo di Trieste nel 2002. I Rom sono un popolo completamente senza voce,
antico e moderno nello stesso tempo, dalla ricchezza culturale sconosciuta.
Noialtri, di Silvia Giralucci, Italia, 2008, 17’30’’. Quando il Comune di
Venezia nel 2008 stava per dare il via ai lavori di costruzione di un villaggio
per una quarantina di famiglie di Sinti a Mestre, la protesta degli abitanti
della zona arrivò a bloccare l’inizio dei lavori. Un racconto in tre tempi che
delinea la complessità di una situazione dove si mescola il clima politico di
un’Italia sempre più intollerante, i pregiudizi sempre più radicati nei
confronti dei nomadi e la vita quotidiana nei campi Sinti.
Di Fabrizio (del 09/03/2010 @ 09:37:50, in Europa, visitato 1543 volte)
Ricevo da Roberto Malini
A seguito di un ricorso dell’ERRC, il Comitato conclude che la Francia ha
violato la Carta Sociale europea. Analogo ricorso pendente contro l’Italia,
presentato dal Center on Housing Rights and Evictions (COHRE) in base a
documenti, prove, testimonianze e fotografie trasmesse al Centro dal Gruppo
EveryOne, da Viktoria Mohacsi e da altre organizzazioni per i Diritti Umani.
Strasburgo, 5 marzo 2010. Con una decisione del 19 ottobre 2009, ma resa
pubblica il 27 febbraio 2010, il Comitato europeo dei diritti sociali ha
concluso che la Francia ha violato l'art. 31 commi 1 e 2, l'art. 16, l'art. 30,
l'art. E in collegamento con gli art. 31, 30 e 16, e l'art. 19 c. 4 della Carta
Sociale europea, non assicurando alle popolazioni nomadi e Rom misure
sufficienti per soddisfare il loro legittimo diritto ad un alloggio
adeguato, per contrastare la loro povertà ed esclusione sociale e
conseguentemente anche garantire il rispetto della vita familiare.
Il Comitato del Consiglio d'Europa, chiamato a monitorare l'applicazione degli
obblighi scaturenti dall'adesione degli Stati alla Carta sociale europea, ha
ritenuto la Francia in violazione dell'art. 31 della Carta relativo al diritto
all'accesso all'abitazione, in conseguenza di un'insufficiente implementazione
della legislazione sulla realizzazione di campi sosta. Ugualmente il Comitato ha
ritenuto insoddisfacenti gli sforzi compiuti dalle autorità francesi per venire
incontro ai bisogni alloggiativi delle popolazioni "nomadi" che desiderano
adottare uno stile di vita sedentario. Il Comitato ha infatti concluso che gli
interventi volti a tenere conto degli insediamenti di tali popolazioni nella
pianificazione urbanistica sono lasciati alla discrezionalità delle autorità
locali ed insufficienti risorse vengono investite allo scopo. Ugualmente il
Comitato ha ritenuto che i provvedimenti di sgombero attuati nei confronti di
gruppi di nomadi, in particolare quelli adottati con urgenza per motivi di
ordine, igiene e sicurezza pubblica, hanno determinato una violazione delle
norme della Carta sociale europea in relazione al loro carattere sproporzionato
e alla violenza spesso utilizzata.
Secondo il Comitato, inoltre, tali violazioni del diritto all'accesso ad un
alloggio adeguato si sono determinate perché le autorità francesi non hanno
sufficientemente preso in considerazione i bisogni specifici delle popolazioni
rom e nomadi, tanto di quelle che desiderano continuare a condurre uno stile di
vita nomade, quanto di quelle che invece sentono l'esigenza di una maggiore
sedentarizzazione. Con questo, le autorità francesi hanno dunque violato il
principio di eguaglianza sostanziale e di non discriminazione per motivi
etnico-razziali, di cui all'art. E della Carta sociale europea.
La mancanza di adeguate risorse investite per venire incontro alle specifiche
esigenze abitative delle popolazioni Rom e nomadi ha dunque determinato per il
Comitato la violazione da parte della Francia del diritto di tali popolazioni ad
essere protette dalla povertà e dall'esclusione sociale.
Un ricorso analogo è stato inoltrato dal Centro on Housing Rights and Evictions
(COHRE ) contro l'Italia ed è stato dichiarato ammissibile con decisione del
comitato europeo per i diritti sociali l'8 dicembre 2009. Nel corso dell'anno
sarà dunque deciso nel merito.
Tutti i documenti riguardanti il ricorso pendente contro l'Italia (Complaint n.
58/2009) possono essere consultati sul sito web:
http://www.coe.int/t/dghl/monitoring/socialcharter/Complaints/Complaints_en.asp
European Committee of Social Rights, Decision on the merits, European Roma
Rights Center v. France, 19 October 2009 (Complaint n. 51/2008)
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