La lettera di Marco Della Pina e di Giorgio Gallo, docenti del Corso di
Laurea in Scienze per la Pace dell'Università di Pisa
Sono passati diversi giorni dallo sgombero del campo rom delle Bocchette, ma
alcune riflessioni possono essere ancora utili. Il tempo allontana le emozioni.
Non tutte però: certamente continua a fare male aver visto quasi in diretta su
internet la ruspa che demoliva le abitazioni. E vederle demolire davanti alle
stesse famiglie, con i bambini che guardavano impauriti l’impotenza e
l’umiliazione dei propri genitori.
Ciò che colpisce nell'accaduto alle Bocchette, così come in casi precedenti, è
l'apparente mancanza da parte delle istituzioni di una capacità di vedere i
problemi nella loro complessità. L'esistenza di comunità rom ed il problema che
esse hanno di trovare spazi per una vita dignitosa, sono dati di fatto che non
possono essere affrontati con le ruspe e con provvedimenti di sicurezza.
Le famiglie sgomberate finiranno per ricostruire altrove un precarissimo campo,
o ritorneranno nello stesso luogo e intanto qualcuno avrà perso il lavoro e
molti bambini avranno lasciato le scuole con l'interruzione di percorsi
limitati, ma fondamentali per una progressiva integrazione.
Rischiamo così di omologarci ad una realtà nazionale dove le politiche nei
confronti dei migranti e dei rom sembrano rispondere solo ad esigenze
securitarie, se non a logiche razziste. E questo in una Toscana che ha una buona
legge sull'immigrazione.
È anche essenziale una politica nuova per case popolari, problema delle
abitazioni sfitte e degli affitti in nero. Sono politiche non particolarmente
mirate ai rom, ma che se portate avanti possono aiutare a risolvere anche il
loro problema. Farebbe emergere gli interessi comuni fra i cittadini italiani
senza casa, gli studenti sfruttati dal mercato irregolare, gli immigrati o i rom
che non trovano casa. Sarebbero politiche "generali", basate sui diritti di
cittadinanza sociale e non indirizzate ad un particolare gruppo etnico. Si
eviterebbero le discriminazioni e diminuirebbe quel clima di lotta tra poveri,
inasprito dalla crisi economica.
In questo contesto si aprirebbe anche uno spazio per un'opera di mediazione
sociale, in generale tra cittadini e immigrati. Una mediazione che faccia
crescere la consapevolezza dei propri diritti, nell'ascolto delle ragioni degli
altri, e porti al superamento dei conflitti.
A Pisa abbiamo una ricchezza che potrebbe essere sfruttata, il corso di laurea
in "Scienze per la Pace: cooperazione, mediazione, prevenzione e trasformazione
dei conflitti", che proprio nella mediazione sociale e nella trasformazione
creativa del conflitto ha uno dei suoi temi centrali, e che potrebbe
ulteriormente valorizzare il rapporto tra la città e la sua università.
Marco Della Pina - Giorgio Gallo (docenti del Corso di Laurea in Scienze per
la Pace dell'Università di Pisa)
BBC News - C'è una diffusa preoccupazione sulla marginalizzazione dei Rom in
Europa
La Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che la Croazia ha
discriminato gli studenti rom [...] mettendoli in classi per soli rom.
Lo stato croato ha replicato che le classi separate erano intese per aiutare
i Rom a mettersi in pari con gli altri studenti.
Quindici ex studenti di origine rom hanno testimoniato che la
sistemazione era una forma di discriminazione razziale e violava il loro diritto
all'istruzione.
Alla Croazia è stato chiesto di pagare 4.500 €u. [...] ad ognuno di loro per
danni.
Nel 2008, la Corte Europea dei Diritti Umani aveva rigettato gli argomenti
degli ex studenti, ma martedì il verdetto è stato capovolto dalla corte
d'appello.
"Gruppo svantaggiato"
Sono passati otto anni da quando il caso è sta presentato in Croazia - che
attualmente sta negoziando l'accesso all'Unione Europea.
Tutti hanno lasciato la scuola, ed hanno avuto dei figli a loro volta,
riporta per la BBC Nick Thorpe (leggi anche
QUI ndr) dalla Croazia.
Gli ex studenti hanno frequentato la scuola pubblica nei villaggi di Macinec
e Podutren nella Croazia settentrionale, in periodi differenti tra il 1996 e il
2000.
Il tribunale ha verificato che il tasso di abbandono della scuola primaria
tra i bambini rom era dell'84%.
"La corte ha ritenuto che non siano state messe in atto adeguate salvaguardie
in tempo appropriato per assicurare cure sufficienti ai bisogni speciali dei
richiedenti in quanto membri di un gruppo svantaggiato," recita il giudizio.
Il tribunale ha trovato che la Croazia ha sbagliato nell'indirizzare le
presunte deficienze degli ex studenti nella lingua croata attraverso un
apprendimento speciale.
L'assegnazione degli ex studenti a classi per soli rom è stata fatta sulla
base di valutazioni "psico-fisiche", piuttosto che su test linguistici, continua
il giudizio.
Il tribunale ha anche detto che la Croazia ha violato i diritti dei
querelanti ad un equo processo, dato che i procedimenti giudiziari sono stati
condotti per un periodo "eccessivo".
Di Fabrizio (del 23/03/2010 @ 09:05:41, in Kumpanija, visitato 2039 volte)
Colgo l'occasione fornita da Isabella sul gruppo Facebook
Livorno con i Rom, per conoscere meglio una persona che spesso ha scritto e
segnalato articoli sulla Mahalla
La testimonianza di Don Agostino Rota Martir che abita in un campo Rom fuori
dalla bella città di Pisa da ormai una quindicina d'anni, e oltre che essere un
prete diocesano fa parte del cammino ecclesiale dell'UNPReS.
Al campo abitano circa 150 Rom, sono quasi tutti Musulmani e di varie
nazionalità Slave.
CHI È IL SACERDOTE IMPEGNATO CON I ROM E CHE VIVE CON LORO? - Il
"mio" impegno è
quello di vivere con i Rom! Nella domanda c'è già parte della risposta...non mi
considero "impegnato", termine che a volte può nascondere ambiguità e tranelli,
nel senso di fare, realizzare tutta una serie di attività, di impegni per altri,
per aiutare chi è nel bisogno. Quando si parla di Rom è inevitabile pensare ad
una realtà lontana, distante da noi, un mondo da tenere a bada, sotto controllo,
da integrare con le buone o con le cattive: è difficile "amare" qualcuno a
distanza di sicurezza. Oggi vedo tanti operatori "impegnati" a favore dei Rom ma
distanti da loro, incapaci di relazionarsi alla pari, di guardarli nei loro
volti, più preoccupati a mantenere i ruoli ben distanti e chiari, e alla caccia
di risultati da sbandierare. È un peccato perché non si rendono conto di cosa
perdono: i veri poveri sono loro!
A volte si fanno anche dei Progetti per i Rom con il risultato di creare
ulteriori esclusioni e divisioni e senza rendersi conto del grave danno che si
sta facendo sulle vite dei Rom. Vivere con i rom è completamente diverso da chi vive "impegnato" a favore dei
Rom...innanzitutto perché le distanze pian piano si avvicinano, arrivano a
toccarsi, a volte fino anche a confondersi senza che tu te ne accorga.
CHE CI FA UN PRETE TRA I ROM? - È la domanda che mi sento rivolgere una infinità
di volte sia da credenti, praticanti, religiosi, non credenti o di altre
religioni. Alla radice di questo interrogativo c'è la convinzione ormai
acquisita da tutti che per un sacerdote, un religioso è ammirevole che spenda la
sua vita per i poveri, per il loro riscatto sociale, umano...ma quale "tornaconto" se questi vive tra i Rom? Ne vale la pena? Per non parlare della
sua "dignità sacerdotale" facilmente compromessa agli occhi di non pochi, per
cui sei visto come uno poco affidabile , perché troppo dalla parte dei Rom, una
credibilità condizionata, a punti come il permesso di soggiorno in discussione
in questi giorni per gli immigrati.
L'AMORE DEL FRAMMENTO È UNA SCUOLA TEOLOGICA - Una grazia che i Rom mi hanno
offerto in tutti questi anni è proprio quella di cercare di "vivere il margine",
non come un handicap, un incidente di percorso, oppure come un territorio da
salvare, ma di interiorizzarlo come luogo di vita, come spazio dal quale e
attraverso il quale sono chiamato a leggere e scoprire frammenti di santità:
l'amore del frammento è una "scuola teologica" perché educa e cura il nostro
sguardo, sempre tentato a far credito su ciò che è maestoso, palpabile,
eclatante o piacevole.
Invece allenare i nostri occhi per leggere quel frammento come momento di
Grazia, di Gratuità, di Bellezza attraverso il quale Dio passa e visita questo
popolo. Se la nostra società guarda i rom come una minaccia, Dio continua a
guardarli (nonostante tutto) con tenerezza e con il sorriso. Noi preti,
religiosi che abitiamo tra i Rom e Sinti lo facciamo perché arriviamo a scoprire
che "il loro punto di vista" merita di essere conosciuto e che è una ricchezza
per tutti.
COME SEI STATO ACCOLTO? - A volte ci può essere il rischio e la tentazione di
costruire la nostra "santità" sulla pelle dei poveri che si vuole assistere: più
sono disgraziati più veniamo santificati! Sono riconoscente a tanti Rom che mi
hanno accolto per come sono, mi hanno aperto la porta per entrare nella loro
vita, a volte facendomi sentire come parte della loro stessa vita, condividendo
anche momenti intensi di gioia, di dolore, di amarezze e speranze...questo mi ha
dato la possibilità di raccogliere frammenti di autentica santità, che mi
aiutano a leggere e ridire il Vangelo e la mia fede sotto una luce nuova. Farci
santi insieme: se sono prete tra i Rom è anche per lasciarmi fare dalla loro "Santità".
Ecco, cerco di vivere il mio sacerdozio attraverso la Grazia di Dio che a volte
si manifesta con la stessa generosità e bellezza anche dentro la vita dei Rom,
come all'interno delle nostre bellissime cattedrali.
COME VIVI LE TUE GIORNATE? - Credo che la maggioranza sia convinta che al campo
io viva pieno di impegni, di attività, di iniziative...quando racconto come
passo il mio tempo molti rimangono quasi delusi perché mi vorrebbero preso a
"strappare" dai Rom tutto quello che ai nostri occhi appare come un problema, un
disagio. A chi vede i rom come un problema si applica bene quello che dice un
proverbio Africano: "a guardare sempre dalla stessa parte il collo si
irrigidisce".
Credo che a volte solo lo "stare dentro" è un annuncio del Vangelo rivolto alla
mia società, esser lì presente evitando la tentazione di cercare scappatoie o
ansiosi di trovare vie d'uscita comode e veloci. Non è certo facile spiegare,
che almeno per me il problema non sono tanto i Rom con i loro stili di vita
diversi dal nostro. Il problema che sento più vero ora , è il nostro sguardo su
di loro; è uno sguardo quasi sempre indagatore, arrogante, malato e irrigidito,
a volte anche quando li avviciniamo con l'intenzione aiutarli. Quanto vorrei
allora, che la mia presenza, la mia amicizia con i Rom servisse soprattutto a
cambiare questo nostro sguardo malato che rischia di contagiare l'intera nostra
società. Mi piace allora pensare che la mia "missione tra i Rom" sia rivolta
soprattutto verso la nostra società, la nostra Chiesa stessa quando non mostra
sufficiente coraggio per ispirarsi al Vangelo di Gesù e che per non disturbare
troppo l'opinione della nostra gente, rimane in disparte e in silenzio, anche di
fronte alla nostra cattiveria che maltratta, umilia, calpesta con disinvoltura i
Rom nelle nostre città, allora "piango perché voi non piangete" (Santo curato
d'Ars).
COME I ROM TI AIUTANO A RISCOPRIRE LA TUA VOCAZIONE SACERDOTALE? - Come per i
monaci il convento diventa il loro "luogo per abitare se stessi", per me lo è il
campo dove vivo da anni, è il luogo dove devo imparare a fare attenzione, ad
avere cura, a ricostruire legami spezzati, a vivere la pazienza e la fedeltà al
Vangelo, a leggere il mondo. Dentro questo luogo sono chiamato a contemplare la
Pazienza di Dio, capace di dispensare il bello e il buono ovunque, anche là dove
nessuno investirebbe un briciolo di un suo talento.
L'anno sacerdotale coincide con i miei 25 anni di sacerdozio, spesso i chiedo
come sarebbe stato se non avessi incontrato in questo cammino i Rom e la Chiesa
che vive in mezzo a loro. Penso che sarebbe stato più povero spiritualmente ed
umanamente!
So solo che hanno contribuito molto a cambiarmi dentro, mi hanno "sbendato", ad
esempio, del "ruolo di prete" che spesso non aiuta a relazionarci alla pari con
chi incontriamo. Spesso perché noi preti pensiamo di essere troppo in vetrina.
Mi educano a saper vivere nella provvisorietà e a dar valore a ciò che è
veramente essenziale nella vita, come ad esempio a dare importanza alla
relazione, all'ascolto, dell'altro e a non fermarmi all'apparenza... Una caro
nostro amico, un sacerdote francese "zingaro" Claude Dumas, ci disse questa
estate riguardo il rapporto Rom-Chiesa: "...invita la Chiesa a ridere con i
poveri, a cantare con gli emarginati, a giocare con i delinquenti...chi non ha
compreso che invitare alla tavola della festa è più importante che dare da
mangiare, chi non ha recepito che il tempo delle condivisioni, della
gratitudine, del sorriso è più importante del dono di beni di consumo...". Per
me prete uno dei doni più belli ricevuto dal cammino con i Rom, e che in un
certo senso mi aiuta a rileggere la mia vocazione sacerdotale, è proprio questo
sedersi con loro-ridere-piangere-condividere-insieme anche a mani vuote,
perché
la "Parola di Dio abiti tra voi nella sua ricchezza" (Colos. 3,16)
14 marzo, Incontro Rom, - Abdi Ipekci Spor Salonu, Istanbul 12:00-16:00
Oggi, circa 16.000 Rom di tutte le parti della Turchia sono stati letteralmente
stipati nel Centro Sportivo Abdi Ipekci per ascoltare il Ministro Faruk Çelik,
Eleni Tsetsekou (Programma di Gestione del Consiglio d'Europa - Unità Roma e
Viaggianti), il Dr. Ivan Ivanov (Direttore di ERIO) ed il Primo Ministro Recep
Tayyip Erdogan, riguardo la situazione del popolo rom ed il loro desiderio di un
cambio positivo per il futuro. L'impegno del governo AKP nel raggiungere cambi
significativi nel campo della salute, delle opportunità educative, dell'impiego
e dell'alloggio in Turchia per i Rom del paese, è una delle priorità del governo
con la sua "apertura democratica".
Erdogan ha raccontato la sua infanzia nel quartiere rom di Kasimpasha
(Istanbul), crescendo con i Rom come "fratelli e sorelle" e imparando presto la
loro situazione da questa esperienza. In particolare è stata importante la sua
amicizia con Balik Ayhan, che oggi era presente all'incontro col Prima Ministro
ed alla sua iniziativa per i Rom. Il discorso di Erdogan è stato accolto con
enorme entusiasmo dai Rom, ogni punto sottolineato da fragorosi applausi e dal
suono dei tamburi "davul", associati sin dai tempi dell'impero ottomano alla
musica rom. Quando Erdogan ha sottolineato la situazione dei Rom in molti paesi
europei, menzionando le persecuzioni che affrontano e le sofferenze che hanno
provato attraverso deportazioni ed esclusione, stava attirando esplicitamente
l'attenzione sulle variazioni nelle politiche che questo incontro annuncia per
la Turchia, portando in primo piano la posizione di un approccio positivo verso
i Rom, in un periodo in cui crescono le attitudini sempre più negative nel resto
d'Europa.
Resta da vedere l'impatto reale dell'iniziativa di Erdogan e "dell'apertura
democratica" per il popolo rom, come pari cittadini della Repubblica davanti
alla legge e alla Costituzione. Se i recenti attacchi alla comunità rom di
Manisa, o la distruzione dei quartieri rom ad Istanbul, Mersin, Diyabakir ed
altre città negli ultimi anni cesseranno, particolarmente nel contesto della
complessa situazione politica aperta con questa serie di iniziative democratiche
(con i popoli Kurdi e degli Alevi), è una questione aperta. L'aumentata
polarizzazione della società turca attorno a questi temi ha portato ad un
rottura potenzialmente divisoria, dove quanti appoggiano questi cambiamenti sono
contrapposti a chi rappresenta la vecchia, tradizionalmente secolarista alleanza
politico-militare.
Queste versioni contrastanti della modernizzazione in Turchia stanno lottando
per il dominio ed è ancora possibile che i Rom si trovino presi tra due fuochi.
L'enorme riunione di oggi indica che le forze per la democratizzazione sono
capaci di guidare l'agenda dell'inclusione sociale in questa direzione
particolare ed incoraggiare l'appoggio alle altre organizzazioni rom europee ed
alle istituzioni che promuovono i diritti dei Rom. D'altra parte, in Turchia
queste innovazioni sono spesso state fatte deragliare come insegna la storia del
tardo impero ottomano e della Repubblica.
Però oggi l'atmosfera era una delle positive promesse ed il tanto atteso
riconoscimento del popolo Rom, come degni di pari diritto e rispetto in Turchia.
Oggi, i cittadini rom turchi si sentono così come sono stati descritti dal loro
Primo Ministro. Cittadinanza ed eguaglianza in Turchia, "Ille'de Roman olsun!"
ha detto Erdogan, e la folla ha ruggito la sua approvazione; "Insisto che questo
sarà Romani!"
Di Fabrizio (del 22/03/2010 @ 09:12:02, in blog, visitato 2506 volte)
Nata in Serbia nel 1976, laureatasi all’Accademia di Belgrado, è venuta in
Italia, a Milano, nel 1999. Attrice di teatro, è stata interprete anche in
fiction televisive e film.
A Milano prende consapevolezza delle condizione dei rom e inizia così
l’impegno per il suo popolo come mediatrice culturale per i bambini rom nelle
scuole elementari. Questa esperienza la segna e da essa iniziano le tappe della
sua attività di militante per i diritti dei rom sia sul piano artistico, che la
vede protagonista e autrice di spettacoli sullo sterminio dei rom e sulla
condizione zigana in Italia, sia su quello più politico con l’impegno a livello
nazionale e internazionale con associazioni e istituzioni che si occupano di
lotta alla discriminazione e al razzismo.
Questo impegno la vede candidata alle ultime elezioni politiche ed europee,
mentre la sua attenzione si allarga alla condizione dei migranti nel nostro
paese, alla precarietà dell’assistenza sanitaria e all’impoverimento della
scuola pubblica. In questo vede il degrado prima di tutto culturale di un paese
che non offre futuro ai propri figli e riporta le condizioni sociali indietro di
decenni, quando scuola, salute e sicurezza sociale erano discriminanti di
classe, per cui i ricchi avevano tutto e ai poveri toccava la carità.
Da questo punto di vista la Lombardia è un modello negativo che va rovesciato
perché proprio l’investimento nella scuola, nella salute, in quello che si
chiama stato sociale è la risposta concreta alla drammatica crisi occupazionale
e insieme al bisogno di sicurezza sociale che è il fondamento di una società
giusta.
Contro la barbarie della Lega, la politica anti-immigrati, la desolazione
culturale della giunta lombarda manda una "zingara" al Pirellone
Dijana Pavlovic è un personaggio
molto noto ai lettori della Mahalla.
Chi vuole, potrà conoscerla meglio e dialogare con lei, via chat su
questo sito (vedi colonna a destra), giovedì 25 marzo dalle 21.00 alle 22.00. Siete tutti invitati a partecipare. Il risultato di questa chiacchierata sarà poi messa
online.
Chi non potesse collegarsi, può scrivere le sue domande in un commento a
questo post, ed io gliele porrò
Di Fabrizio (del 22/03/2010 @ 09:04:57, in Italia, visitato 2011 volte)
Lunedì 29 marzo ore 21.00 presso Cooperativa La Liberazione -
via Lomellina, 12 MILANO
La cultura Rom e le sue trasformazioni all'interno del contesto italiano. Cosa
rimane della figura romantica dello zingaro e quali spazi esistono ancora per
loro?
Organizzano: Convergenza delle culture - zona 4
Fabrizio Casavola - redattore di Mahalla
Comitato di sostegno Forlanini
Di Fabrizio (del 21/03/2010 @ 09:52:18, in casa, visitato 2055 volte)
Da Verona, una segnalazione di Franco Marchi. In calce il
suo commento
19-03-2010 (ASCA)
- Verona, 19 mar - E' stato finanziato dal Ministero dell'Interno con 1 milione
400 mila euro il progetto del Comune di Verona per la riqualificazione dei campi
nomadi di Forte Azzano e piazzale Atleti Azzurri d'Italia. Lo rende noto il
Sindaco di Verona, che oggi insieme al Prefetto Perla Stancari e all'assessore
ai Servizi demografici ha illustrato il progetto, cui il Prefetto di Venezia,
Commissario straordinario per l'emergenza nomadi sul territorio veneto, ha
assegnato il finanziamento ministeriale. Grazie all'erogazione della prima
tranche di contributi, pari a 230 mila euro, gia' nei prossimi giorni partiranno
i lavori di sistemazione dello storico campo nomadi di Forte Azzano di strada La
Rizza 65, che ospita attualmente 12 nuclei familiari, per un totale di 70
persone di cui 15 minori, tutti cittadini italiani presenti in loco gia' dagli
anni '80. L'intervento per complessivi 400 mila euro prevede: la sistemazione
delle 8 piazzole esistenti con il rifacimento completo dei servizi; la messa a
norma delle altre 4 piazzole irregolari esistenti con relativi servizi; la
delimitazione dell'area e la realizzazione di un accesso protetto con sbarra
apribile; la realizzazione degli allacciamenti alla rete esistente; il
rifacimento di parte della fognatura con la realizzazione dei nuovi allacci alle
piazzole in costruzione; la sistemazione del piazzale e delle aree di accesso
con relativa bitumatura; la bonifica delle piante di vegetazione spontanea che
creano problemi ai sottoservizi.
Per la sistemazione del campo nomadi di piazzale Atleti Azzurri d'Italia, che
presenta una situazione piu' complessa, saranno destinati 800 mila euro: il
campo ospita attualmente circa 90 persone di etnia sinti e circa 150 giostrai,
che vi soggiornano stabilmente solo nei mesi invernali. I restanti 200 mila euro
del finanziamento ministeriale assegnato saranno impiegati per garantire una
costante azione di censimento e di controllo della popolazione, al fine di
regolarizzarne la permanenza, con particolare attenzione alla tutela dei minori
presenti.
''Ringrazio il Prefetto -ha detto il sindaco- che ha ben rappresentato le
esigenze di Verona e che ha il merito principale per le importanti risorse
assegnate a questo progetto, che coniuga rigore e integrazione. Grazie a questo
intervento, la comunita' di sinti che risiede da molti anni nello storico campo
di Forte Azzano potra' avere condizioni piu' vivibili e servizi adeguati, nel
pieno rispetto del regolamento che abbiamo varato di recente, per favorire la
pacifica convivenza e garantire la sicurezza e la tranquillita' dei residenti
del quartiere''. ''E' un progetto concreto -commenta il prefetto- che mette a
disposizione risorse ingenti per migliorare la qualita' della vita di queste
persone, quasi tutte di nazionalita' italiana, ed offrire loro reali
opportunita' di integrazione: in questo modo diminuiranno le situazioni
conflittuali sul territorio, a vantaggio di tutti i cittadini''.
fdm/mcc/ss (Asca)
È molto interessante la notizia. È certamente frutto della presenza e del
lavoro del prefetto
Perla Stancari. Sono e siamo disposti a sotterrare i precedenti del sindaco
Tosi se, affiancato dal prefetto, inizierà un nuovo rapporto con i cittadini rom
e sinti di Verona. I campi di Verona, si vedono i numeri nell'articolo, non sono
mai stati enormi e attraverso una "cogestione" con gli abitanti sono sempre
stati decentemente puliti ed ordinati. I sinti veronesi sono da sempre presenti
in zona, con scambi con le province vicine, i rom di forte Azzano provengono in
massima parte dalla Slovenia e zone vicine e sono a Verona, vado a memoria e mi
riferisco alla famiglia più vecchia, dal 1961. Sono tutti cittadini italiani e
pertanto hanno superato i criteri di reddito e di certificati penali. Auguro
pertanto agli amici rom e sinti veronesi che inizi un nuovo periodo di buoni
rapporti con le amministrazioni locali. Della delibera una cosa sola mi crea
dispiacere: "200 mila euro del finanziamento ministeriale assegnato saranno
impiegati per garantire una costante azione di censimento e di controllo della
popolazione". Una parte di questo concetto non mi piace, entre è accettabile la
seconda parte: "al fine di regolarizzarne la permanenza, con particolare
attenzione alla tutela dei minori presenti". Se oltre al controllo vi saranno
azioni positive ben vengano.
La manifestazione tenutasi in Svezia il 3 marzo contro i rimpatri forzati di
300 rifugiati verso il Kosovo, ha visto dimostrazioni simili a Londra, Seattle,
Washington DC, Oregon, Colorado USA e Vancouver in Canada. Se i rimpatri
avessero luogo, i rifugiati rom si troverebbero a vivere nei campi inquinati dal
piombo di Osterode o Cesmin Lug nel Kosovo settentrionale. Di seguito la
cronologia [...]
10 giugno 1999: Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU vota la Risoluzione
1244, mettendo il Kosovo sotto l'autorità della Missione ONU nel Kosovo (UNMIK)
e la Forza Nato del Kosovo (KFOR).
Giugno 1999: La Mahalla Rom è attaccata dall'etnia albanese: tutti
i suoi abitanti fuggono prima dell'attacco per aura delle loro vite. La KFOR non
interviene per prevenire i saccheggi e la distruzione di tutte le case e le
infrastrutture nella Mahalla.
Fase 1: Incarico all'UNHCR.
Giugno 1999: I Rom dispersi occupano l'edificio della scuola primaria
di Zvecan ed altri edifici pubblici nella regione di Mitrovica. L'UNHCR inizia
ad organizzare sistemazioni provvisorie per i dispersi Interni (IDPs) così che
possano lasciare la scuola occupata prima dell'inizio dell'anno scolastico.
Ottobre 1999: L'UNHCR sposta alcuni dei Rom dispersi che risiedevano
nella Mahalla e che ancora rimanevano nella regione di Mitrovica, in due campi
lì situati: Cesmin Lug e Zitkovac. I rimanenti IDPs occupano spontaneamente
delle baracche a Kablare e Leposavic, creando due altri campi. Lo spostamento è
inteso come temporaneo.
Agosto 2000: Viene chiuso il complesso minerario di Trepka per i
motivi di sanità pubblica, dopo uno studio ONU che indica alti livelli di
contaminazione da piombo nell'area circostante.
Fase 2: Incarico all'UNMIK
Ottobre 2001: L'UNMIK assume la responsabilità dall'UNHCR della
gestione dei campi. I Rom dispersi risiederanno nei campi per due anni.
2004 (mese non definito): L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
facilita i primi esami del sangue su di un gruppo di circa 50 bambini nei campi
di Cesmin Lug, Kablare, Zitkovac e Leposavic, condotti da dottori serbi del
luogo.
Settembre 2004: L'OMS rilascia un rapporto che mostra livelli
estremamente alti di contaminazione da piombo tra la popolazione rom in tutti i
campi. I Rom dispersi hanno risieduto nei campi per circa cinque anni.
Aprile 2005: L'UNMIK mette in atto una task-force di diversi soggetti,
chiamata Mitrovica Action Team-MAT (in cooperazione con Ministero della
Salute del Kosovo, UNHCR, OMS,UNICEF e OCSE) per sviluppare un quadro di lavoro
per la rilocazione temporanea dei Rom IDPs da Cesmin Lug, Zitkovac e Kablare nei
baraccamenti vacanti della KFOR di Osterode.
2005: La MAT conclude che il ritorno nella Mahalla ricostruita è la
soluzione più sostenibile. Mira ad inventare un programma della gestione dei
rischi per gli accampamenti, minimizzare l'esposizione al piombo mentre vengono
sviluppate soluzioni per rilocare i campi esistenti. Iniziano negoziati con le
autorità di Mitrovica sud (controllata da Kosovari di etnia albanese), circa il
ritorno alla Mahalla. Vengono prese nei campi alcune misure di rimedio ad
interim, inclusa la distribuzione di cibo e kit sanitari, la distribuzione di
stufe a legna e l'installazione di distributori d'acqua addizionali.
2005 (mese non definito): L'OMS facilita i secondi esami del sangue su
un gruppo di circa 50 bambini nei campi di Cesmin Lug, Kablare, Zitkovac e Leposavic, condotti da dottori serbi del
luogo.
Settembre 2005: Un'attivista rom locale, Argentina Gidzic, apre una
causa contro ignoti al tribunale di Pristina, per la violazione dell'articolo
291 del Codice Penale Provvisorio del Kosovo (che proibisce le azioni che hanno
impatto sull'ambiente e mettono in pericolo vita umana).[1] In risposta alla
causa non viene intrapresa nessuna azione.
Dicembre 2005: La Norwegian Church Aid (NCA) viene incaricata dall'UNHCR
per la gestione dei campi di Cesmin Lug ed Osterode. La KFOR consegna il campo
di Osterode (terreno ed edifici) all'UNMIK.
Febbraio 2006: L'European Roma Rights Center ricorre alla Corte Europea ei
Diritti Umani a nome dei Rom IDPs, accusando violazioni della Convenzione
Europea sui Diritti Umani: articolo 2 (diritto alla vita), articolo 3
(proibizione della tortura), articolo 6 (diritto ad un processo equo), articolo
8 (diritto al rispetto dell'individuo e della vita familiare), articolo 13
(diritto ad un rimedio effettivo) ed articolo 14 (proibizione di
discriminazione). La denuncia in qualche settimana è ritenuta inammissibile dal
Tribunale, sulla base di legislazione difettosa.
Marzo-aprile 2006: Vengono chiusi i campi di Zitkovac e Kablare (a
seguito di un incendio a fine marzo nel campo di Kablare) ed i loro residenti
spostati nel campo Osterode, come sistemazione provvisoria nell'attesa di una
soluzione durevole nella Mahalla Rom. I residenti di Cesmin Lug rifiutano di
andare ad Osterode.
Maggio 2006: Partenza della prima parte del progetto di ricostruzione
della Mahalla Rom - 2 edifici (che contengono 48 appartamenti) e 54 case
monofamiliari costruite sul terreno della Mahalla distrutta a Mitrovica sud. Gli
appartamenti sono destinati ai Rom IDPs che non possono provare di aver
posseduto proprietà nella Mahalla a giugno 1999. quanti possono provarlo avranno
la loro casa ricostruita.
2006 (mese non definito): L'OMS facilita i terzi esami del sangue su
un gruppo di circa 50 bambini nei campi di Cesmin Lug, Osterode e Leposavic, condotti da dottori serbi del
luogo.
Agosto 2006: L'OMS organizza la prima delle due distribuzioni di
terapie orali celiache ad un gruppo di bambini del campo di Osterode (il periodo
della seconda distribuzione non è nota a Human Rights Watch). In totale, vengono
curati circa 40 bambini a due riprese.
Giugno 2007: Una novantina di famiglie (circa 450 persone)
ritornano alla Mahalla da tutti i campi di Mitrovica, come pure dalla Serbia e
dal Montenegro. Il ritorno è organizzato dalla task force della MAT sotto il
comando dell'UNMIK.
Maggio 2008: L'UNMIK passa la gestione dei campi di Cesmin Lug ed
Osterode al Ministero del Kosovo per le Comunità ed il Ritorno. Norwegian Church Aid
continua a gestire i due campi. Alcuni dei Rom espulsi dalla Mahalla hanno
risieduto nei campi contaminati dal piombo per oltre 8 anni.
Fase 3: incarico al Ministero del Kosovo per le Comunità ed il Ritorno
Luglio 2008: Viene aperta una causa da un attivista per i diritti delle
famiglie rom di tutti i campi (Cesmin Lug, Osterode, Leposavic) assieme all'Human
Rights Advisory Panel con l'accusa di negligenza criminale che porta a severa
contaminazione ambientale, causando seri rischi alla salute negli abitanti del
campo, come pure la violazione del diritto alla vita e alla vita familiare, con
la mancanza di un rimedio legale.
Ottobre 2008: I leader rom chiedono all'Istituto della Salute di
Mitrovica di condurre esami del sangue a Cesmin Lug, Osterode e Leposavic. Su 53
test, 21 mostrano livelli di piombo che richiedono intervento medico immediato
causa significative minacce di vita (oltre 65 mcg/dl, che è il più alto livello
misurabile), 18 hanno livelli di 45 mcg/dl e soltanto due bambini hanno
risultati nella norma. I risultati di Leposavic (il quarto campo, situato a
circa 50 km dagli altri tre) sono più bassi, comunque ancora sopra la norma di mcg/dl.
Gennaio 2009: L'OMS visita il Kosovo per esaminare la situazione nei
campi e parlare con interlocutori chiave locali ed internazionali. Al termine
chiede pubblicamente la chiusura di Osterode e Cesmin Lug.
Gennaio 2009: Norwegian Church Aid passa la gestione dei campi di
Cesmin Lug ed Osterode all'OnG locale Kosovo Agency for Advocacy and Development (KAAD),
fondata dal Ministero del Kosovo per le Comunità ed il Ritorno.
Giugno 2009: Alcuni dei Rom dispersi dalla Mahalla hanno vissuto un
decennio in campi contaminati dal piombo.
5 giugno 2009: Lo Human Rights Advisory Panel giudica ammissibile la causa
dei Rom sotto diversi aspetti, inclusa l'accusa di violazioni al diritto alla
vita, la proibizione di trattamenti inumani e degradanti, il rispetto per la
vita privata e familiare, il diritto ad un'udienza giusta, il diritto ad
un'effettiva proibizione della discriminazione in generale, la proibizione della
discriminazione contro le donne ed i diritti dei bambini, il diritto ad un
alloggio adeguato, salute e standard di vita adeguati.
La cronaca ha le sue crude leggi: dopo un morto ce n'è sempre un altro, alla commozione ed all'indignazione del momento segue sempre l'oblio, sino
alla prossima notizia. Ci sono morti pesanti ed altre leggere e per chi come me
di Rom, Sinti e del loro mondo scrive da anni, la frustrazione di dover sempre
ricominciare da capo, sino a perdere la parole, o rischiare di perdere la
lucidità, quando tanti sforzi e fatiche di tanta gente (ripeto: di anni, non di
oggi) vengono liquidati
così. Quello che è scritto resta, il resto si disperde.
Mi sento afono, mi sento DEBOLE anch'io, di fronte alla conta dei morti,
senza che se ne ricordi un nome o una storia. Per questo torno (anche se lo so
che poco o niente cambierà) a riproporre quel video sul presidio che abbiamo
fatto lo scorso
15 marzo.
Perché, almeno qui, resti qualcosa, che non sia solo rabbia o dolore.
Di Fabrizio (del 20/03/2010 @ 09:55:52, in Italia, visitato 1925 volte)
Oggi alle 11.30, sono arrivati al campo il sig. Quagliarone, della segreteria
della Belviso, un'addetto alla sala operativa sociale del V dip. e due vigilesse
del GSSU, comandato da Di Maggio, ed hanno voluto parlare con i portavoce per
annunciare l'inizio del fotosegnalamento, a gruppi di 30/40 persone, per LUNEDI'
22 MARZO, al quale dovranno sottoporsi tutti gli abitanti del campo,
maggiorenni e minorenni, con o senza permesso, anche coloro che hanno, da tempo,
ottenuto la cittadinanza italiana.
Per i senza permesso è stato promesso l'avvio di regolarizzazione per motivi
umanitari, a meno che non abbiano dei decreti di espulsione o precedenti per
reati gravi, per i quali è prevista una "fermata" al CIE di Ponte Galeria.
I rom hanno chiesto la solidarietà e la presenza della stampa e delle
associazioni a garanzia che l'operazione, obbligatoria se si vuole avere il
permesso di rimanere nel campo "tollerato" o la garanzia di inserimento nel
futuro campo, venga svolta nel rispetto dei diritti umani.
Paolo e Davide dell'arci solidarietà onlus
L'appuntamento (anche su
Facebook) è per lunedì 22 marzo alle 8.00
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