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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 24/03/2010 @ 09:03:16, in Italia, visitato 1720 volte)

Segnalazione di Isabella

PisaNotizie

La lettera di Marco Della Pina e di Giorgio Gallo, docenti del Corso di Laurea in Scienze per la Pace dell'Università di Pisa

Sono passati diversi giorni dallo sgombero del campo rom delle Bocchette, ma alcune riflessioni possono essere ancora utili. Il tempo allontana le emozioni. Non tutte però: certamente continua a fare male aver visto quasi in diretta su internet la ruspa che demoliva le abitazioni. E vederle demolire davanti alle stesse famiglie, con i bambini che guardavano impauriti l’impotenza e l’umiliazione dei propri genitori.

Ciò che colpisce nell'accaduto alle Bocchette, così come in casi precedenti, è l'apparente mancanza da parte delle istituzioni di una capacità di vedere i problemi nella loro complessità. L'esistenza di comunità rom ed il problema che esse hanno di trovare spazi per una vita dignitosa, sono dati di fatto che non possono essere affrontati con le ruspe e con provvedimenti di sicurezza.

Le famiglie sgomberate finiranno per ricostruire altrove un precarissimo campo, o ritorneranno nello stesso luogo e intanto qualcuno avrà perso il lavoro e molti bambini avranno lasciato le scuole con l'interruzione di percorsi limitati, ma fondamentali per una progressiva integrazione.

Rischiamo così di omologarci ad una realtà nazionale dove le politiche nei confronti dei migranti e dei rom sembrano rispondere solo ad esigenze securitarie, se non a logiche razziste. E questo in una Toscana che ha una buona legge sull'immigrazione.

È anche essenziale una politica nuova per case popolari, problema delle abitazioni sfitte e degli affitti in nero. Sono politiche non particolarmente mirate ai rom, ma che se portate avanti possono aiutare a risolvere anche il loro problema. Farebbe emergere gli interessi comuni fra i cittadini italiani senza casa, gli studenti sfruttati dal mercato irregolare, gli immigrati o i rom che non trovano casa. Sarebbero politiche "generali", basate sui diritti di cittadinanza sociale e non indirizzate ad un particolare gruppo etnico. Si eviterebbero le discriminazioni e diminuirebbe quel clima di lotta tra poveri, inasprito dalla crisi economica.

In questo contesto si aprirebbe anche uno spazio per un'opera di mediazione sociale, in generale tra cittadini e immigrati. Una mediazione che faccia crescere la consapevolezza dei propri diritti, nell'ascolto delle ragioni degli altri, e porti al superamento dei conflitti.

A Pisa abbiamo una ricchezza che potrebbe essere sfruttata, il corso di laurea in "Scienze per la Pace: cooperazione, mediazione, prevenzione e trasformazione dei conflitti", che proprio nella mediazione sociale e nella trasformazione creativa del conflitto ha uno dei suoi temi centrali, e che potrebbe ulteriormente valorizzare il rapporto tra la città e la sua università.

Marco Della Pina - Giorgio Gallo (docenti del Corso di Laurea in Scienze per la Pace dell'Università di Pisa)

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Di Fabrizio (del 23/03/2010 @ 09:27:32, in scuola, visitato 1721 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

BBC News - C'è una diffusa preoccupazione sulla marginalizzazione dei Rom in Europa

La Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che la Croazia ha discriminato gli studenti rom [...] mettendoli in classi per soli rom.

Lo stato croato ha replicato che le classi separate erano intese per aiutare i Rom a mettersi in pari con gli altri studenti.

Quindici ex studenti di origine rom hanno testimoniato che la sistemazione era una forma di discriminazione razziale e violava il loro diritto all'istruzione.

Alla Croazia è stato chiesto di pagare 4.500 €u. [...] ad ognuno di loro per danni.

Nel 2008, la Corte Europea dei Diritti Umani aveva rigettato gli argomenti degli ex studenti, ma martedì il verdetto è stato capovolto dalla corte d'appello.

"Gruppo svantaggiato"

Sono passati otto anni da quando il caso è sta presentato in Croazia - che attualmente sta negoziando l'accesso all'Unione Europea.

Tutti hanno lasciato la scuola, ed hanno avuto dei figli a loro volta, riporta per la BBC Nick Thorpe (leggi anche QUI ndr) dalla Croazia.

Gli ex studenti hanno frequentato la scuola pubblica nei villaggi di Macinec e Podutren nella Croazia settentrionale, in periodi differenti tra il 1996 e il 2000.

Il tribunale ha verificato che il tasso di abbandono della scuola primaria tra i bambini rom era dell'84%.

"La corte ha ritenuto che non siano state messe in atto adeguate salvaguardie in tempo appropriato per assicurare cure sufficienti ai bisogni speciali dei richiedenti in quanto membri di un gruppo svantaggiato," recita il giudizio.

Il tribunale ha trovato che la Croazia ha sbagliato nell'indirizzare le presunte deficienze degli ex studenti nella lingua croata attraverso un apprendimento speciale.

L'assegnazione degli ex studenti a classi per soli rom è stata fatta sulla base di valutazioni "psico-fisiche", piuttosto che su test linguistici, continua il giudizio.

Il tribunale ha anche detto che la Croazia ha violato i diritti dei querelanti ad un equo processo, dato che i procedimenti giudiziari sono stati condotti per un periodo "eccessivo".

Published: 2010/03/16 14:24:24 GMT

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Di Fabrizio (del 23/03/2010 @ 09:05:41, in Kumpanija, visitato 2039 volte)

Colgo l'occasione fornita da Isabella sul gruppo Facebook Livorno con i Rom, per conoscere meglio una persona che spesso ha scritto e segnalato articoli sulla Mahalla

mgm.operemissionarie.it - Venerdi, 26 Febbraio 2010

La testimonianza di Don Agostino Rota Martir che abita in un campo Rom fuori dalla bella città di Pisa da ormai una quindicina d'anni, e oltre che essere un prete diocesano fa parte del cammino ecclesiale dell'UNPReS.
Al campo abitano circa 150 Rom, sono quasi tutti Musulmani e di varie nazionalità Slave.

CHI È IL SACERDOTE IMPEGNATO CON I ROM E CHE VIVE CON LORO? - Il "mio" impegno è quello di vivere con i Rom! Nella domanda c'è già parte della risposta...non mi considero "impegnato", termine che a volte può nascondere ambiguità e tranelli, nel senso di fare, realizzare tutta una serie di attività, di impegni per altri, per aiutare chi è nel bisogno. Quando si parla di Rom è inevitabile pensare ad una realtà lontana, distante da noi, un mondo da tenere a bada, sotto controllo, da integrare con le buone o con le cattive: è difficile "amare" qualcuno a distanza di sicurezza. Oggi vedo tanti operatori "impegnati" a favore dei Rom ma distanti da loro, incapaci di relazionarsi alla pari, di guardarli nei loro volti, più preoccupati a mantenere i ruoli ben distanti e chiari, e alla caccia di risultati da sbandierare. È un peccato perché non si rendono conto di cosa perdono: i veri poveri sono loro!
A volte si fanno anche dei Progetti per i Rom con il risultato di creare ulteriori esclusioni e divisioni e senza rendersi conto del grave danno che si sta facendo sulle vite dei Rom.
Vivere con i rom è completamente diverso da chi vive "impegnato" a favore dei Rom...innanzitutto perché le distanze pian piano si avvicinano, arrivano a toccarsi, a volte fino anche a confondersi senza che tu te ne accorga.

CHE CI FA UN PRETE TRA I ROM? - È la domanda che mi sento rivolgere una infinità di volte sia da credenti, praticanti, religiosi, non credenti o di altre religioni. Alla radice di questo interrogativo c'è la convinzione ormai acquisita da tutti che per un sacerdote, un religioso è ammirevole che spenda la sua vita per i poveri, per il loro riscatto sociale, umano...ma quale "tornaconto" se questi vive tra i Rom? Ne vale la pena? Per non parlare della sua "dignità sacerdotale" facilmente compromessa agli occhi di non pochi, per cui sei visto come uno poco affidabile , perché troppo dalla parte dei Rom, una credibilità condizionata, a punti come il permesso di soggiorno in discussione in questi giorni per gli immigrati.

L'AMORE DEL FRAMMENTO È UNA SCUOLA TEOLOGICA - Una grazia che i Rom mi hanno offerto in tutti questi anni è proprio quella di cercare di "vivere il margine", non come un handicap, un incidente di percorso, oppure come un territorio da salvare, ma di interiorizzarlo come luogo di vita, come spazio dal quale e attraverso il quale sono chiamato a leggere e scoprire frammenti di santità: l'amore del frammento è una "scuola teologica" perché educa e cura il nostro sguardo, sempre tentato a far credito su ciò che è maestoso, palpabile, eclatante o piacevole.
Invece allenare i nostri occhi per leggere quel frammento come momento di Grazia, di Gratuità, di Bellezza attraverso il quale Dio passa e visita questo popolo. Se la nostra società guarda i rom come una minaccia, Dio continua a guardarli (nonostante tutto) con tenerezza e con il sorriso. Noi preti, religiosi che abitiamo tra i Rom e Sinti lo facciamo perché arriviamo a scoprire che "il loro punto di vista" merita di essere conosciuto e che è una ricchezza per tutti.

COME SEI STATO ACCOLTO? - A volte ci può essere il rischio e la tentazione di costruire la nostra "santità" sulla pelle dei poveri che si vuole assistere: più sono disgraziati più veniamo santificati! Sono riconoscente a tanti Rom che mi hanno accolto per come sono, mi hanno aperto la porta per entrare nella loro vita, a volte facendomi sentire come parte della loro stessa vita, condividendo anche momenti intensi di gioia, di dolore, di amarezze e speranze...questo mi ha dato la possibilità di raccogliere frammenti di autentica santità, che mi aiutano a leggere e ridire il Vangelo e la mia fede sotto una luce nuova. Farci santi insieme: se sono prete tra i Rom è anche per lasciarmi fare dalla loro "Santità".
Ecco, cerco di vivere il mio sacerdozio attraverso la Grazia di Dio che a volte si manifesta con la stessa generosità e bellezza anche dentro la vita dei Rom, come all'interno delle nostre bellissime cattedrali.

COME VIVI LE TUE GIORNATE? - Credo che la maggioranza sia convinta che al campo io viva pieno di impegni, di attività, di iniziative...quando racconto come passo il mio tempo molti rimangono quasi delusi perché mi vorrebbero preso a "strappare" dai Rom tutto quello che ai nostri occhi appare come un problema, un disagio. A chi vede i rom come un problema si applica bene quello che dice un proverbio Africano: "a guardare sempre dalla stessa parte il collo si irrigidisce".
Credo che a volte solo lo "stare dentro" è un annuncio del Vangelo rivolto alla mia società, esser lì presente evitando la tentazione di cercare scappatoie o ansiosi di trovare vie d'uscita comode e veloci. Non è certo facile spiegare, che almeno per me il problema non sono tanto i Rom con i loro stili di vita diversi dal nostro. Il problema che sento più vero ora , è il nostro sguardo su di loro; è uno sguardo quasi sempre indagatore, arrogante, malato e irrigidito, a volte anche quando li avviciniamo con l'intenzione aiutarli. Quanto vorrei allora, che la mia presenza, la mia amicizia con i Rom servisse soprattutto a cambiare questo nostro sguardo malato che rischia di contagiare l'intera nostra società. Mi piace allora pensare che la mia "missione tra i Rom" sia rivolta soprattutto verso la nostra società, la nostra Chiesa stessa quando non mostra sufficiente coraggio per ispirarsi al Vangelo di Gesù e che per non disturbare troppo l'opinione della nostra gente, rimane in disparte e in silenzio, anche di fronte alla nostra cattiveria che maltratta, umilia, calpesta con disinvoltura i Rom nelle nostre città, allora "piango perché voi non piangete" (Santo curato d'Ars).

COME I ROM TI AIUTANO A RISCOPRIRE LA TUA VOCAZIONE SACERDOTALE? - Come per i monaci il convento diventa il loro "luogo per abitare se stessi", per me lo è il campo dove vivo da anni, è il luogo dove devo imparare a fare attenzione, ad avere cura, a ricostruire legami spezzati, a vivere la pazienza e la fedeltà al Vangelo, a leggere il mondo. Dentro questo luogo sono chiamato a contemplare la Pazienza di Dio, capace di dispensare il bello e il buono ovunque, anche là dove nessuno investirebbe un briciolo di un suo talento.
L'anno sacerdotale coincide con i miei 25 anni di sacerdozio, spesso i chiedo come sarebbe stato se non avessi incontrato in questo cammino i Rom e la Chiesa che vive in mezzo a loro. Penso che sarebbe stato più povero spiritualmente ed umanamente!
So solo che hanno contribuito molto a cambiarmi dentro, mi hanno "sbendato", ad esempio, del "ruolo di prete" che spesso non aiuta a relazionarci alla pari con chi incontriamo. Spesso perché noi preti pensiamo di essere troppo in vetrina. Mi educano a saper vivere nella provvisorietà e a dar valore a ciò che è veramente essenziale nella vita, come ad esempio a dare importanza alla relazione, all'ascolto, dell'altro e a non fermarmi all'apparenza... Una caro nostro amico, un sacerdote francese "zingaro" Claude Dumas, ci disse questa estate riguardo il rapporto Rom-Chiesa: "...invita la Chiesa a ridere con i poveri, a cantare con gli emarginati, a giocare con i delinquenti...chi non ha compreso che invitare alla tavola della festa è più importante che dare da mangiare, chi non ha recepito che il tempo delle condivisioni, della gratitudine, del sorriso è più importante del dono di beni di consumo...". Per me prete uno dei doni più belli ricevuto dal cammino con i Rom, e che in un certo senso mi aiuta a rileggere la mia vocazione sacerdotale, è proprio questo sedersi con loro-ridere-piangere-condividere-insieme anche a mani vuote, perché la "Parola di Dio abiti tra voi nella sua ricchezza" (Colos. 3,16)

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Di Fabrizio (del 22/03/2010 @ 09:14:33, in Europa, visitato 1937 volte)

Da Roma_Daily_News

14 marzo, Incontro Rom, - Abdi Ipekci Spor Salonu, Istanbul 12:00-16:00

Oggi, circa 16.000 Rom di tutte le parti della Turchia sono stati letteralmente stipati nel Centro Sportivo Abdi Ipekci per ascoltare il Ministro Faruk Çelik, Eleni Tsetsekou (Programma di Gestione del Consiglio d'Europa - Unità Roma e Viaggianti), il Dr. Ivan Ivanov (Direttore di ERIO) ed il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan, riguardo la situazione del popolo rom ed il loro desiderio di un cambio positivo per il futuro. L'impegno del governo AKP nel raggiungere cambi significativi nel campo della salute, delle opportunità educative, dell'impiego e dell'alloggio in Turchia per i Rom del paese, è una delle priorità del governo con la sua "apertura democratica".

Erdogan ha raccontato la sua infanzia nel quartiere rom di Kasimpasha (Istanbul), crescendo con i Rom come "fratelli e sorelle" e imparando presto la loro situazione da questa esperienza. In particolare è stata importante la sua amicizia con Balik Ayhan, che oggi era presente all'incontro col Prima Ministro ed alla sua iniziativa per i Rom. Il discorso di Erdogan è stato accolto con enorme entusiasmo dai Rom, ogni punto sottolineato da fragorosi applausi e dal suono dei tamburi "davul", associati sin dai tempi dell'impero ottomano alla musica rom. Quando Erdogan ha sottolineato la situazione dei Rom in molti paesi europei, menzionando le persecuzioni che affrontano e le sofferenze che hanno provato attraverso deportazioni ed esclusione, stava attirando esplicitamente l'attenzione sulle variazioni nelle politiche che questo incontro annuncia per la Turchia, portando in primo piano la posizione di un approccio positivo verso i Rom, in un periodo in cui crescono le attitudini sempre più negative nel resto d'Europa.

Resta da vedere l'impatto reale dell'iniziativa di Erdogan e "dell'apertura democratica" per il popolo rom, come pari cittadini della Repubblica davanti alla legge e alla Costituzione. Se i recenti attacchi alla comunità rom di Manisa, o la distruzione dei quartieri rom ad Istanbul, Mersin, Diyabakir ed altre città negli ultimi anni cesseranno, particolarmente nel contesto della complessa situazione politica aperta con questa serie di iniziative democratiche (con i popoli Kurdi e degli Alevi), è una questione aperta. L'aumentata polarizzazione della società turca attorno a questi temi ha portato ad un rottura potenzialmente divisoria, dove quanti appoggiano questi cambiamenti sono contrapposti a chi rappresenta la vecchia, tradizionalmente secolarista alleanza politico-militare.

Queste versioni contrastanti della modernizzazione in Turchia stanno lottando per il dominio ed è ancora possibile che i Rom si trovino presi tra due fuochi. L'enorme riunione di oggi indica che le forze per la democratizzazione sono capaci di guidare l'agenda dell'inclusione sociale in questa direzione particolare ed incoraggiare l'appoggio alle altre organizzazioni rom europee ed alle istituzioni che promuovono i diritti dei Rom. D'altra parte, in Turchia queste innovazioni sono spesso state fatte deragliare come insegna la storia del tardo impero ottomano e della Repubblica.

Però oggi l'atmosfera era una delle positive promesse ed il tanto atteso riconoscimento del popolo Rom, come degni di pari diritto e rispetto in Turchia. Oggi, i cittadini rom turchi si sentono così come sono stati descritti dal loro Primo Ministro. Cittadinanza ed eguaglianza in Turchia, "Ille'de Roman olsun!" ha detto Erdogan, e la folla ha ruggito la sua approvazione; "Insisto che questo sarà Romani!"

Dr. Adrian Marsh
Researcher in Romani Studies, Istanbul
adrianrmarsh@mac.com

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Di Fabrizio (del 22/03/2010 @ 09:12:02, in blog, visitato 2506 volte)

Nata in Serbia nel 1976, laureatasi all’Accademia di Belgrado, è venuta in Italia, a Milano, nel 1999. Attrice di teatro, è stata interprete anche in fiction televisive e film.

A Milano prende consapevolezza delle condizione dei rom e inizia così l’impegno per il suo popolo come mediatrice culturale per i bambini rom nelle scuole elementari. Questa esperienza la segna e da essa iniziano le tappe della sua attività di militante per i diritti dei rom sia sul piano artistico, che la vede protagonista e autrice di spettacoli sullo sterminio dei rom e sulla condizione zigana in Italia, sia su quello più politico con l’impegno a livello nazionale e internazionale con associazioni e istituzioni che si occupano di lotta alla discriminazione e al razzismo.

Questo impegno la vede candidata alle ultime elezioni politiche ed europee, mentre la sua attenzione si allarga alla condizione dei migranti nel nostro paese, alla precarietà dell’assistenza sanitaria e all’impoverimento della scuola pubblica. In questo vede il degrado prima di tutto culturale di un paese che non offre futuro ai propri figli e riporta le condizioni sociali indietro di decenni, quando scuola, salute e sicurezza sociale erano discriminanti di classe, per cui i ricchi avevano tutto e ai poveri toccava la carità.

Da questo punto di vista la Lombardia è un modello negativo che va rovesciato perché proprio l’investimento nella scuola, nella salute, in quello che si chiama stato sociale è la risposta concreta alla drammatica crisi occupazionale e insieme al bisogno di sicurezza sociale che è il fondamento di una società giusta.

Contro la barbarie della Lega, la politica anti-immigrati, la desolazione culturale della giunta lombarda manda una "zingara" al Pirellone

Il gruppo su Facebook


Dijana Pavlovic è un personaggio molto noto ai lettori della Mahalla. Chi  vuole, potrà conoscerla meglio e dialogare con lei, via chat su questo sito (vedi colonna a destra), giovedì 25 marzo dalle 21.00 alle 22.00. Siete tutti invitati a partecipare. Il risultato di questa chiacchierata sarà poi messa online.

Chi non potesse collegarsi, può scrivere le sue domande in un commento a questo post, ed io gliele porrò

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Di Fabrizio (del 22/03/2010 @ 09:04:57, in Italia, visitato 2011 volte)

Lunedì 29 marzo ore 21.00
presso Cooperativa La Liberazione - via Lomellina, 12 MILANO

La cultura Rom e le sue trasformazioni all'interno del contesto italiano. Cosa rimane della figura romantica dello zingaro e quali spazi esistono ancora per loro?

Organizzano:
Convergenza delle culture - zona 4
Fabrizio Casavola - redattore di Mahalla
Comitato di sostegno Forlanini

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Di Fabrizio (del 21/03/2010 @ 09:52:18, in casa, visitato 2055 volte)

Da Verona, una segnalazione di Franco Marchi. In calce il suo commento

19-03-2010 (ASCA) - Verona, 19 mar - E' stato finanziato dal Ministero dell'Interno con 1 milione 400 mila euro il progetto del Comune di Verona per la riqualificazione dei campi nomadi di Forte Azzano e piazzale Atleti Azzurri d'Italia. Lo rende noto il Sindaco di Verona, che oggi insieme al Prefetto Perla Stancari e all'assessore ai Servizi demografici ha illustrato il progetto, cui il Prefetto di Venezia, Commissario straordinario per l'emergenza nomadi sul territorio veneto, ha assegnato il finanziamento ministeriale. Grazie all'erogazione della prima tranche di contributi, pari a 230 mila euro, gia' nei prossimi giorni partiranno i lavori di sistemazione dello storico campo nomadi di Forte Azzano di strada La Rizza 65, che ospita attualmente 12 nuclei familiari, per un totale di 70 persone di cui 15 minori, tutti cittadini italiani presenti in loco gia' dagli anni '80. L'intervento per complessivi 400 mila euro prevede: la sistemazione delle 8 piazzole esistenti con il rifacimento completo dei servizi; la messa a norma delle altre 4 piazzole irregolari esistenti con relativi servizi; la delimitazione dell'area e la realizzazione di un accesso protetto con sbarra apribile; la realizzazione degli allacciamenti alla rete esistente; il rifacimento di parte della fognatura con la realizzazione dei nuovi allacci alle piazzole in costruzione; la sistemazione del piazzale e delle aree di accesso con relativa bitumatura; la bonifica delle piante di vegetazione spontanea che creano problemi ai sottoservizi.

Per la sistemazione del campo nomadi di piazzale Atleti Azzurri d'Italia, che presenta una situazione piu' complessa, saranno destinati 800 mila euro: il campo ospita attualmente circa 90 persone di etnia sinti e circa 150 giostrai, che vi soggiornano stabilmente solo nei mesi invernali. I restanti 200 mila euro del finanziamento ministeriale assegnato saranno impiegati per garantire una costante azione di censimento e di controllo della popolazione, al fine di regolarizzarne la permanenza, con particolare attenzione alla tutela dei minori presenti.

''Ringrazio il Prefetto -ha detto il sindaco- che ha ben rappresentato le esigenze di Verona e che ha il merito principale per le importanti risorse assegnate a questo progetto, che coniuga rigore e integrazione. Grazie a questo intervento, la comunita' di sinti che risiede da molti anni nello storico campo di Forte Azzano potra' avere condizioni piu' vivibili e servizi adeguati, nel pieno rispetto del regolamento che abbiamo varato di recente, per favorire la pacifica convivenza e garantire la sicurezza e la tranquillita' dei residenti del quartiere''. ''E' un progetto concreto -commenta il prefetto- che mette a disposizione risorse ingenti per migliorare la qualita' della vita di queste persone, quasi tutte di nazionalita' italiana, ed offrire loro reali opportunita' di integrazione: in questo modo diminuiranno le situazioni conflittuali sul territorio, a vantaggio di tutti i cittadini''.

fdm/mcc/ss (Asca)


È molto interessante la notizia. È certamente frutto della presenza e del lavoro del prefetto Perla Stancari. Sono e siamo disposti a sotterrare i precedenti del sindaco Tosi se, affiancato dal prefetto, inizierà un nuovo rapporto con i cittadini rom e sinti di Verona. I campi di Verona, si vedono i numeri nell'articolo, non sono mai stati enormi e attraverso una "cogestione" con gli abitanti sono sempre stati decentemente puliti ed ordinati. I sinti veronesi sono da sempre presenti in zona, con scambi con le province vicine, i rom di forte Azzano provengono in massima parte dalla Slovenia e zone vicine e sono a Verona, vado a memoria e mi riferisco alla famiglia più vecchia, dal 1961. Sono tutti cittadini italiani e pertanto hanno superato i criteri di reddito e di certificati penali. Auguro pertanto agli amici rom e sinti veronesi che inizi un nuovo periodo di buoni rapporti con le amministrazioni locali. Della delibera una cosa sola mi crea dispiacere: "200 mila euro del finanziamento ministeriale assegnato saranno impiegati per garantire una costante azione di censimento e di controllo della popolazione". Una parte di questo concetto non mi piace, entre è accettabile la seconda parte: "al fine di regolarizzarne la permanenza, con particolare attenzione alla tutela dei minori presenti". Se oltre al controllo vi saranno azioni positive ben vengano.

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Di Fabrizio (del 21/03/2010 @ 09:22:15, in conflitti, visitato 2283 volte)

Da British_Roma (è una lunga storia, a lungo raccontata)

La manifestazione tenutasi in Svezia il 3 marzo contro i rimpatri forzati di 300 rifugiati verso il Kosovo, ha visto dimostrazioni simili a Londra, Seattle, Washington DC, Oregon, Colorado USA e Vancouver in Canada. Se i rimpatri avessero luogo, i rifugiati rom si troverebbero a vivere nei campi inquinati dal piombo di Osterode o Cesmin Lug nel Kosovo settentrionale. Di seguito la cronologia [...]

10 giugno 1999: Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU vota la Risoluzione 1244, mettendo il Kosovo sotto l'autorità della Missione ONU nel Kosovo (UNMIK) e la Forza Nato del Kosovo (KFOR).

Giugno 1999: La Mahalla Rom è attaccata dall'etnia albanese: tutti i suoi abitanti fuggono prima dell'attacco per aura delle loro vite. La KFOR non interviene per prevenire i saccheggi e la distruzione di tutte le case e le infrastrutture nella Mahalla.

Fase 1: Incarico all'UNHCR.

Giugno 1999: I Rom dispersi occupano l'edificio della scuola primaria di Zvecan ed altri edifici pubblici nella regione di Mitrovica. L'UNHCR inizia ad organizzare sistemazioni provvisorie per i dispersi Interni (IDPs) così che possano lasciare la scuola occupata prima dell'inizio dell'anno scolastico.

Ottobre 1999: L'UNHCR sposta alcuni dei Rom dispersi che risiedevano nella Mahalla e che ancora rimanevano nella regione di Mitrovica, in due campi lì situati: Cesmin Lug e Zitkovac. I rimanenti IDPs occupano spontaneamente delle baracche a Kablare e Leposavic, creando due altri campi. Lo spostamento è inteso come temporaneo.

Agosto 2000: Viene chiuso il complesso minerario di Trepka per i motivi di sanità pubblica, dopo uno studio ONU che indica alti livelli di contaminazione da piombo nell'area circostante.

Fase 2: Incarico all'UNMIK

Ottobre 2001: L'UNMIK assume la responsabilità dall'UNHCR della gestione dei campi. I Rom dispersi risiederanno nei campi per due anni.

2004 (mese non definito): L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) facilita i primi esami del sangue su di un gruppo di circa 50 bambini nei campi di Cesmin Lug, Kablare, Zitkovac e Leposavic, condotti da dottori serbi del luogo.

Settembre 2004: L'OMS rilascia un rapporto che mostra livelli estremamente alti di contaminazione da piombo tra la popolazione rom in tutti i campi. I Rom dispersi hanno risieduto nei campi per circa cinque anni.

Aprile 2005: L'UNMIK mette in atto una task-force di diversi soggetti, chiamata  Mitrovica Action Team-MAT (in cooperazione con Ministero della Salute del Kosovo, UNHCR, OMS,UNICEF e OCSE) per sviluppare un quadro di lavoro per la rilocazione temporanea dei Rom IDPs da Cesmin Lug, Zitkovac e Kablare nei baraccamenti vacanti della KFOR di Osterode.

2005: La MAT conclude che il ritorno nella Mahalla ricostruita è la soluzione più sostenibile. Mira ad inventare un programma della gestione dei rischi per gli accampamenti, minimizzare l'esposizione al piombo mentre vengono sviluppate soluzioni per rilocare i campi esistenti. Iniziano negoziati con le autorità di Mitrovica sud (controllata da Kosovari di etnia albanese), circa il ritorno alla Mahalla. Vengono prese nei campi alcune misure di rimedio ad interim, inclusa la distribuzione di cibo e kit sanitari, la distribuzione di stufe a legna  e l'installazione di distributori d'acqua addizionali.

2005 (mese non definito): L'OMS facilita i secondi esami del sangue su un gruppo di circa 50 bambini nei campi di Cesmin Lug, Kablare, Zitkovac e Leposavic, condotti da dottori serbi del luogo.

Settembre 2005: Un'attivista rom locale, Argentina Gidzic, apre una causa contro ignoti al tribunale di Pristina, per la violazione dell'articolo 291 del Codice Penale Provvisorio del Kosovo (che proibisce le azioni che hanno impatto sull'ambiente e mettono in pericolo vita umana).[1] In risposta alla causa non viene intrapresa nessuna azione.

Dicembre 2005: La Norwegian Church Aid (NCA) viene incaricata dall'UNHCR per la gestione dei campi di Cesmin Lug ed Osterode. La KFOR consegna il campo di Osterode (terreno ed edifici) all'UNMIK.

Febbraio 2006: L'European Roma Rights Center ricorre alla Corte Europea ei Diritti Umani a nome dei Rom IDPs, accusando violazioni della Convenzione Europea sui Diritti Umani: articolo 2 (diritto alla vita), articolo 3 (proibizione della tortura), articolo 6 (diritto ad un processo equo), articolo 8 (diritto al rispetto dell'individuo e della vita familiare), articolo 13 (diritto ad un rimedio effettivo) ed articolo 14 (proibizione di discriminazione). La denuncia in qualche settimana è ritenuta inammissibile dal Tribunale, sulla base di legislazione difettosa.

Marzo-aprile 2006: Vengono chiusi i campi di Zitkovac e Kablare (a seguito di un incendio a fine marzo nel campo di Kablare) ed i loro residenti spostati nel campo Osterode, come sistemazione provvisoria nell'attesa di una soluzione durevole nella Mahalla Rom. I residenti di Cesmin Lug rifiutano di andare ad Osterode.

Maggio 2006: Partenza della prima parte del progetto di ricostruzione della Mahalla Rom - 2 edifici (che contengono 48 appartamenti) e 54 case monofamiliari costruite sul terreno della Mahalla distrutta a Mitrovica sud. Gli appartamenti sono destinati ai Rom IDPs che non possono provare di aver posseduto proprietà nella Mahalla a giugno 1999. quanti possono provarlo avranno la loro casa ricostruita.

2006 (mese non definito): L'OMS facilita i terzi esami del sangue su un gruppo di circa 50 bambini nei campi di Cesmin Lug, Osterode e Leposavic, condotti da dottori serbi del luogo.

Agosto 2006: L'OMS organizza la prima delle due distribuzioni di terapie orali celiache ad un gruppo di bambini del campo di Osterode (il periodo della seconda distribuzione non è nota a Human Rights Watch). In totale, vengono curati circa 40 bambini a due riprese.

Giugno 2007: Una novantina di famiglie (circa 450 persone)  ritornano alla Mahalla da tutti i campi di Mitrovica, come pure dalla Serbia e dal Montenegro. Il ritorno è organizzato dalla task force della MAT sotto il comando dell'UNMIK.

Maggio 2008: L'UNMIK passa la gestione dei campi di Cesmin Lug ed Osterode al Ministero del Kosovo per le Comunità ed il Ritorno. Norwegian Church Aid continua a gestire i due campi. Alcuni dei Rom espulsi dalla Mahalla hanno risieduto nei campi contaminati dal piombo per oltre 8 anni.

Fase 3: incarico al Ministero del Kosovo per le Comunità ed il Ritorno

Luglio 2008: Viene aperta una causa da un attivista per i diritti delle famiglie rom di tutti i campi (Cesmin Lug, Osterode, Leposavic) assieme all'Human Rights Advisory Panel con l'accusa di negligenza criminale che porta a severa contaminazione ambientale, causando seri rischi alla salute negli abitanti del campo, come pure la violazione del diritto alla vita e alla vita familiare, con la mancanza di un rimedio legale.

Ottobre 2008: I leader rom chiedono all'Istituto della Salute di Mitrovica di condurre esami del sangue a Cesmin Lug, Osterode e Leposavic. Su 53 test, 21 mostrano livelli di piombo che richiedono intervento medico immediato causa significative minacce di vita (oltre 65 mcg/dl, che è il più alto livello misurabile), 18 hanno livelli di 45 mcg/dl e soltanto due bambini hanno risultati nella norma. I risultati di Leposavic (il quarto campo, situato a circa 50 km dagli altri tre) sono più bassi, comunque ancora sopra la norma di mcg/dl.

Gennaio 2009: L'OMS visita il Kosovo per esaminare la situazione nei campi e parlare con interlocutori chiave locali ed internazionali. Al termine chiede pubblicamente la chiusura di Osterode e Cesmin Lug.

Gennaio 2009: Norwegian Church Aid passa la gestione dei campi di Cesmin Lug ed Osterode all'OnG locale Kosovo Agency for Advocacy and Development (KAAD), fondata dal Ministero del Kosovo per le Comunità ed il Ritorno.

Giugno 2009: Alcuni dei Rom dispersi dalla Mahalla hanno vissuto un decennio in campi contaminati dal piombo.

5 giugno 2009: Lo Human Rights Advisory Panel giudica ammissibile la causa dei Rom sotto diversi aspetti, inclusa l'accusa di violazioni al diritto alla vita, la proibizione di trattamenti inumani e degradanti, il rispetto per la vita privata e familiare, il diritto ad un'udienza giusta, il diritto ad un'effettiva proibizione della discriminazione in generale, la proibizione della discriminazione contro le donne ed i diritti dei bambini, il diritto ad un alloggio adeguato, salute e standard di vita adeguati.

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Di Fabrizio (del 21/03/2010 @ 08:59:57, in Kumpanija, visitato 1561 volte)

 video di Ivana, il link per chi legge da Facebook

La cronaca ha le sue crude leggi: dopo un morto ce n'è sempre un altro, alla commozione ed all'indignazione del momento segue sempre l'oblio, sino alla prossima notizia. Ci sono morti pesanti ed altre leggere e per chi come me di Rom, Sinti e del loro mondo scrive da anni, la frustrazione di dover sempre ricominciare da capo, sino a perdere la parole, o rischiare di perdere la lucidità, quando tanti sforzi e fatiche di tanta gente (ripeto: di anni, non di oggi) vengono liquidati così. Quello che è scritto resta, il resto si disperde.

Mi sento afono, mi sento DEBOLE anch'io, di fronte alla conta dei morti, senza che se ne ricordi un nome o una storia. Per questo torno (anche se lo so che poco o niente cambierà) a riproporre quel video sul presidio che abbiamo fatto lo scorso 15 marzo. Perché, almeno qui, resti qualcosa, che non sia solo rabbia o dolore.

E consiglio anche quest'altro video di C6.tv

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Di Fabrizio (del 20/03/2010 @ 09:55:52, in Italia, visitato 1925 volte)

Oggi alle 11.30, sono arrivati al campo il sig. Quagliarone, della segreteria della Belviso, un'addetto alla sala operativa sociale del V dip. e due vigilesse del GSSU, comandato da Di Maggio, ed hanno voluto parlare con i portavoce per annunciare l'inizio del fotosegnalamento, a gruppi di 30/40 persone, per LUNEDI' 22 MARZO, al quale dovranno sottoporsi tutti gli abitanti del campo, maggiorenni e minorenni, con o senza permesso, anche coloro che hanno, da tempo, ottenuto la cittadinanza italiana.

Per i senza permesso è stato promesso l'avvio di regolarizzazione per motivi umanitari, a meno che non abbiano dei decreti di espulsione o precedenti per reati gravi, per i quali è prevista una "fermata" al CIE di Ponte Galeria.

I rom hanno chiesto la solidarietà e la presenza della stampa e delle associazioni a garanzia che l'operazione, obbligatoria se si vuole avere il permesso di rimanere nel campo "tollerato" o la garanzia di inserimento nel futuro campo, venga svolta nel rispetto dei diritti umani.

Paolo e Davide dell'arci solidarietà onlus

L'appuntamento (anche su Facebook) è per lunedì 22 marzo alle 8.00

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