Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 16/04/2010 @ 09:36:57, in musica e parole, visitato 1927 volte)

Da Roma_und_Sinti

Fondata nel 1985 in un Plattenbausiedlung (una sorta di unità abitativa collettiva ndr) di Berlino Est, Sinti Swing è unica nella storia della Germania Democratica: i suoi membri sono Sinti tedeschi i cui genitori sono in qualche maniera sopravissuti ai campi di concentramento nazisti. La banda suonava in jazz club e festival. Poi cadde il Muro e la banda dovette reinventarsi. Dopo un breve iato, si riformò con alcuni dei figli dei membri originari, incluso il trentatreenne Launenberg. Prima ci fu un nuovo CD, poi venne girato un film sulla band; ora il gruppo revitalizzato suona il suo mix inspirato a Django Reinhardt con grande successo nelle feste jazz d'Europa. Parlando dal loro appartamento a Lichtenberg, Launenberg e Huber discutono delle origini del Sinti swing, della crescita nella Germania Democratica e della loro esperienza  nella Wende (svolta ndr)

Come si sono messi insieme i Sinti Swing?

Janko Launenberg: Qui a Lichtenberg, era il 1985. Fu fondata da uno dei miei zii e mio padre. Lui portò i suoi due fratelli nella banda. E trovarono chi suonava il violino. Era Bernd. Così formarono la banda. Per iniziare, suonarono in molti club. Non per soldi, perché era la DDR. Dovevano avere un permesso ufficiale e per loro era molto difficile, perché uno solo dei componenti della banda era andato a scuola di musica. Erano autodidatti. Dovettero lottare a lungo per un permesso.

E che tipo di esibizioni potevate fare a Berlino Est?

JL: All'inizio, in piccoli club di jazz e ritrovi giovanili. Soprattutto swing. Django Reinhardt.

Ho sentito che c'era qualche difficoltà ad avere registrazioni di Django Reinhardt nella DDR.

JL: nella Germania Est c'era solo una registrazione di Django Reinhardt.

Bernd Huber: Due: una degli anni '60 e una dei '70.

Janko, voi sete Sinti. Quant'è grande la comunità sinti a Berlino Est?

JL: Ce ne sono pochi. Qui a Berlino Est, c'erano cinque o sei famiglie. Nel Magdeburgo, c'erano Sinti. E ad Halle ed Erfurt. Qui non erano in molti.

Com'era essere Sinti nella DDR? Il dogma comunista dell'eguaglianza e del rispetto per le minoranze era una realtà nel quotidiano?

JL: Lo stato non faceva distinzioni: Non importava se eri uno Zingaro: eri un cittadino della DDR. Ma c'erano pochissimi stranieri nella Germania dell'Est, e noi avevamo i capelli e la pelle scura. Non era proprio razzismo, ma la gente si comportava differentemente con chi appariva differente. Era piuttosto difficile: ho avuto problemi a scuola.

BH: Da una parte, tutti eravamo considerati uguali. Dall'altra, nessuno si occupava della storia unica dei Sinti. A scuola era sconosciuta. C'era un famoso libro d'infanzia, Edo und Uko, molto popolare nel Blocco dell'Est ed era su una famiglia sinti. Era una lettura richiesta nella DDR degli anni '70. Ma, nel contempo, la gente non sapeva realmente chi fossero i Sinti e che Janko lo fosse. Ho che avesse relazione con i personaggi del libro. Era un po' contradditorio.

Nel III Reich, mezzo milione di Sinti furono messi a morte. Janko, tu hai parenti morti nei campi di concentramento.

JL: E' vero. I genitori di mio padre furono uccisi. E da parte di mia madre, solo suo padre e sua nonna ne uscirono vivi. Perse otto tra fratelli e sorelle. La maggior parte della nostra famiglia andò dispersa. Saremmo in molti, ma molti di più se non fosse accaduto. Se non fosse stato per Adolf Hitler, qui ci sarebbero molti musicisti: ci sarebbero molti Sinti Swings.

BH: E' una cosa che la DDR non ha mai affrontato. A scuola si imparava del fascismo e dell'Olocausto, ma non di che cosa era successo agli Zingari.

La vostra famiglia ha ricevuto una compensazione dallo stato?

JL: Mio nonno ha dovuto combattere a lungo per la cosiddetta pensione VDN [Verfolgte des Naziregimes (Perseguitati dal Regime nazista, ndr)]. Alla fine l'ottenne, anche mia nonna. Ma ci furono molti Sinti che non ricevettero niente.

Come Tedeschi dell'Est, com'è stata per voi la caduta del Muro?

BH: Domanda difficile. Da una parte, si sapeva che non si poteva andare avanti. Le cose stagnavano. Quando cadde il Muro, naturalmente eravamo felici. Nel contempo, non sapevamo cosa stava per succedere.

Quali furono le vostre prime impressioni dell'Ovest?

BH: Ci andammo un paio di giorni dopo. Fu come fare all'improvviso un salto nel tempo. Quarant'anni nel corso di due minuti. Era attivo. Ogni cosa sembrava un po' differente. Le auto avevano un odore differente: questo divertente, dolce odore. I berlinesi dell'Ovest erano molto aperti.

JL: Appena sapemmo che il confino era stato aperto, l'attraversammo da Warschauer Straße. Avevamo dei parenti che ci incontrarono dall'altra parte. Fu una festa incredibile: non andammo a casa per tre giorni. Ogni notte si dormiva in un posto diverso. C'erano così tanti colori: tutte le pubblicità al neon. Non esistevano nell'Est. Lì ogni cosa era grigia.

Ma dopo tre giorni sul Ku'damm, si capiscono le differenze importanti. All'Est, avevi i soldi ma non potevi comperare niente. All'Ovest, non avevi niente, non avevi denaro per comprare. Dopo tre giorni, avevi la sensazione di aver visto il mondo, di aver visto tutto. Tutto. Tornammo a casa, pensando a noi, a come ottenere una montagna di denaro. Non funzionò. E poi ci accorgemmo che la banda non stava funzionando come nel passato. Prima, tutti ci chiamavano. Ora dovevamo chiamare noi, fare noi la pubblicità. Il nostro appeal esotico se ne era andato.

Così fu un periodo difficile per la banda?

JL: Nella DDR, suonavamo nei migliori locali di tutta la Germania Est. Quando si aprirono i confini, anche Sinti Swing suonò in molti locali superbi. Poi, per molto tempo fu come se la banda non esistesse. Suonammo in un paio di locali. Poi incidemmo un disco, e venne girato un documentario sulla nostra banda. Ora stiamo avendo un nuovo ritorno. Le cose vanno in una nuova direzione. Vediamo gli studenti dei vecchi appassionati di jazz ed i fan di Django Reinhardt.

La musica di Django Reinhardt è ancora valida oggi?

JL: Assolutamente. Naturalmente, ha molto a che fare con gli anni '30 e '40. Ma è senza tempo. Suoniamo di fronte ad un pubblico che non ha mai sentito questa musica prima d'ora. Non puoi spiegarlo - devi solo vedere come reagiscono. E' interessante il tipo di ritmo: le chitarre prendono il posto delle percussioni. Più il mondo diviene moderno, più è attuale Django Reinhardt.

Vi manca niente dei tempi della DDR?

JL: Per prima cosa, la natura semplice delle persone. Il contatto sociale era migliore, davvero. La gente era più amichevole. Oggi, tutto è più freddo ed è un mondo di cane-mangia-cane. "Cosa mi importa di te? Non mi interessi. Sono migliore di te." Tutto ciò non esisteva all'Est. Il sistema oggi non è migliore di quello della DDR. Quando eri ammalato, andavi dal dottore e non dovevi pagare milioni. Oggi quelle cose puoi solo sognarle. Avresti dovuto vedere un festival di strada all'Est negli anni '80. Come partecipava la gente. Era incredibile. La gente era felice. Avevano sicurezza. Erano bei tempi.

Ora ci sono molti Zingari a Berlino. Janko - tu, come Sinto, hai contatti con questi nuovi Rom immigrati dai Balcani?

JL: Non molto. Suoniamo con un paio di musicisti rom, ma abbiamo davvero pochi contatti con questo popolo. Vengono da altri posti. Non ci conoscono. I dialetti sono piuttosto differenti ed hanno uno stile di vita completamente differente dal nostro. Il contatto non viene da lì, pensando che abbiamo un linguaggio comune e che proveniamo dal medesimo posto. Le nostre vite sono troppo differenti.

Qual è la differenza tra Sinti e Rom? Non parlate tutti il romanés?

JL: Sì, ma gli Zingari cresciuti in Ungheria parlano una lingua differente da quelli cresciuti in Germania. Ha a che fare col tempo. Visto in termini di tempo, siamo più avanti di altri.

Gli Zingari dell'Europa orientale hanno portato la loro musica in occidente con grande successo. Vedi una sorta di rinascimento nel campo della musica rom e sinti?

JL: Attraverso questa musica che viene dall'est, la gente sta conoscendo i Rom ed i Sinti. Siamo uno degli ultimi popoli non esplorati. La gente è curiosa.

Voi vivete a Lichtenberg, attorno a Weitlingkiez, conosciuto per essere un posto malfamato e covo della destra...

JL: Era così nel passato, ma ora non più. Arrivano sempre più stranieri e tutti i neonazisti si devono nascondere. Non possono esprimersi apertamente perché ci sarebbero problemi. Ora sta arrivando molta gente da Friedrichshain. Non penso che sia necessariamente un bene. Ma qui c'è pace tra razzismo e multi-kulti.

Siete politicamente attivi?

JL: Non direi. Nelle interviste tentiamo di informare la gente su chi siamo. Non viviamo nelle roulotte e non pratichiamo più la magia.

Ci sono ancora dei pregiudizi?

JL: Naturalmente, ci sono pregiudizi dappertutto. Avevo una ragazza, mi disse "Cosa, sei uno Zingaro? Non può essere! Se solo lo sapesse mia nonna!" Pensava che gli zingari rapissero i bambini e rubassero. Rubare bambini: è il colmo. Ma non mi devo arrabbiare.

Se ti chiamo Zingaro, va bene?

JL: Dipende da come lo dici. Se dici, "swing e musica jazz dello Zigeneur", non è un insulto. Ma se qualcuno dice "Tu Zingaro!" ha tutto un altro tono. E' meglio se si sa distinguere tra Rom e Sinti, e se mi dici "Hey Sinto!"

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Di Fabrizio (del 16/04/2010 @ 09:24:19, in Italia, visitato 1677 volte)

MilanoToday La mattina si erano abusivamente insediati in uno dei parcheggi dell'Idroscalo, a Peschiera Borromeo, ma i militari li hanno allontanati. Poi la carovana si è diretta in zona Rubattino, a Milano ma la polizia locale l'ha scortata sulla tangenziale di Redazione - 14/04/2010

Una carovana di 70 rom spagnoli, con una sessantina fra auto e roulottes, si è insediata ieri nel parcheggio sud dell'idroscalo di Peschiera Borromeo. Il campo abusivo, però, è stato subito smantellato dai carabinieri che, in un paio d'ore, hanno identificato i rom e li hanno scortati sulla tangenziale est, seguendoli fino al limite del territorio con il comune Milano.

Ma sulla tangenziale, i rom, erano destinati a tornarci dopo poche ore. Come secondo accampamento (anch'esso abusivo) avevano infatti scelto un'area abbandonata in zona Rubattino, in via Caduti di Marcinelle. La polizia locale di Milano, però, li ha fatti sloggiare, scortandoli fino alla tangenziale fuori Milano.

Un problema, quello dei campi rom abusivi che continua a gravare sulla città e che non ha mancato, nei mesi scorsi, di suscitare attriti a Palazzo Marino. Solo ieri, oltre al campo di Rubattino, sono stati smantellati altri due insediamenti: all'Alzaia Naviglio Grande e alla stazione San Cristoforo.

Il vicesindaco De Corato ringrazia gli agenti della polizia locale e anche i cittadini "che continuano a indicare insediamenti non autorizzati, baraccopoli o edifici dismessi usurpati. Le loro costanti segnalazioni - ha specificato De Corato - segnano la mappa che la Polizia Locale, su autorizzazione del Prefetto, sta seguendo per ripristinare legalità e decoro".

Ma "Senza politiche compensative adeguate gli sgomberi messi in atto da Palazzo Marino non portano a niente - aveva dichiarato il Consigliere comunale del Prc, Patrizia Quartieri, riferendosi allo sgombero di Chiaravalle, lo scorso febbraio. La polemica allora infuriò per i continui rimpalli dei rom sloggiati e intervenne anche la Caritas, per chiedere al Comune di sospendere gli sgomberi nei mesi invernali. Il sindaco Moratti rispose che le leggi "non si possono rispettare a seconda delle stagioni". Adesso è primavera, ancora in attesa di un piano sgomberi adeguato che possa arginare il problema.

Sul tema, recentemente, è intervenuta anche la Comunità di Sant'Egidio, che durante gli sgomberi fa da "ponte" fra i rom e le forze dell'ordine per garantire assistenza: "Le risorse economiche, che ci sono (a disposizione di Milano ben 13 milioni di euro), possono invece essere destinate a garantire una stabilità seria, a soluzioni abitative, percorsi di inserimento, sostegno alle positive esperienze scolastiche, insomma al rispetto della dignità della persona, di cui i rom, come chiunque, hanno diritto".

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Di Fabrizio (del 15/04/2010 @ 09:22:20, in lavoro, visitato 1607 volte)

Ricevo da Maurizio Pagani

Fare di una tradizione famigliare un lavoro: è la Sartoria Romanì, un progetto tutto al femminile che offre una via creativa all’integrazione di un gruppo di donne rom.

Il laboratorio, avviato tre anni fa dall’Opera Nomadi, oggi ha anche il sostegno della Fondazione Ismu.

Coinvolge una quindicina di donne dei campi alla periferia di Milano: si inizia con un corso per imparare i segreti di ago e forbici, quindi si avvia la produzione dei pezzi più semplici, come grembiuli e tessili per la casa. Ma oggi le più brave confezionano anche borse e abiti, che rivendono in fiere e negozi. Quale miglior tentativo di inserimento sociale in quella che, per eccellenza, è considerata la Città della Moda?!

guarda il servizio (00:04:15)

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Ricevo e porto a conoscenza:

[...] Sono impegnata da molti anni in progetti di solidarietà per le scuole delle enclavi serbe di Kosovo e Metohija. Ora sto organizzando uno spettacolo/evento di danza di cui vi accludo il programma e le finalità. Mi piacerebbe poter contattare un gruppo di danze rom da inserire nel programma (gli artisti sono professionisti, semiprofessionisti, e allievi di danza orientale, danze balcaniche, danze ebraiche, flamenco, tango, ecc. e ballano tutti per beneficenza e a titolo gratuito) per condividere questo momento di gioia e di arte e per promuovere la conoscenza del ricchissimo mondo delle danze e della musica rom (a Venezia ultimamente ho seguito con Lucia Zahara un seminario di danze turco-rom, una bella esperienza) e quindi mi rivolgo a voi per sapere se è possibile. grazie, a presto

Marilina Veca - amiciziaitaloserba@gmail.com

RINASCEREONLUS
"TEMI, RITMI E DIGRESSIONI: DANZANDO NELLE DIASPORE"

Evento organizzato da RINASCERE ONLUS/Progetto AMICIZIA ITALO-SERBA nell’ambito del programma ARCA DI PACE patrocinato da Comunità Montana dell’Aniene e Provincia di Roma
In collaborazione con il Centro Culturale e di Danza “MASIR" Via Cavour 183 A

sabato 15 maggio 2010 ore 20.30
presso il Centro"MASIR" via Cavour 183 A
con ingresso per il pubblico dalle ore 20.00
ingresso per lo spettacolo Euro10,00, devoluto in beneficenza per i progetti allegati

PROGETTO “ARCA DI PACE" 2009 IN COLLABORAZIONE CON PROVINCIA DI ROMA E COMUNITA’ MONTANA DELL’ANIENE.
PER LE SCUOLE SERBE DI
ZUPČE “BLAGOJE RADIĆ" (MUNICIPALITA’ DI ZUBIN POTOK – KOSOVO E METOHIJA)
BRNJAK “PETAR KOČIĆ“ (MUNICIPALITA’ DI ZUBIN POTOK – KOSOVO E METOHIJA)

SCUOLA ITALIANA REFERENTE PER IL GEMELLAGGIO CON LA SCUOLA DI ZUPČE: “CIRCOLO DIDATTICO TIVOLI 2 “IGINIO GIORDANI" (-ROMA)
SCUOLA ITALIANA REFERENTE PER IL GEMELLAGGIO CON LA SCUOLA DI BRNJAK: “CIRCOLO DIDATTICO SUBIACO" (ROMA)
SCUOLA ITALIANA REFERENTE PER IL GEMELLAGGIO CON LA SCUOLA “BRANKO RADICEVIC’" DI CERNICA: “CIRCOLO DIDATTICO EDUARDO DE FILIPPO - COLLEVERDE" (ROMA)

E per la scuola per bambini non vedenti “Los Pionieritos"di BEJUCAL Provincia La Habana Cuba.

“Rinascereonlus", presidente Maria Lina Veca, si occupa da anni delle enclavi serbe del Kosovo: fra le attività principali, in collaborazione d’intesa con il Ministero per Kosovo e Metohija della Repubblica di Serbia, con la Provincia di Roma - Comunità Montana dell'Aniene, con le scuola di Roma e Provincia, con l'ambasciata di Serbia a Roma, la partecipazione al progetto "Arca di Pace", che prevede gemellaggi e ospitalità a bambini di scuole in situazioni di disagio, con il patrocinio del Ministero dell'Istruzione italiano. “
Rinascere Onlus con "Arca di Pace" ha posto in essere con successo per la prima volta nel settembre 2007 e per la seconda volta nel settembre 2008 un progetto di ospitalità e gemellaggio fra la scuola "Branko Radičevic’"di Cernica – 35 bambini, due insegnanti e il Direttore della scuola - (Gnjilane) e la scuola Eduardo de Filippo in Colleverde-Roma. L'ospitalità è stata a carico delle famiglie ospitanti, della provincia di Roma e Comunità Montana dell'Aniene, di Rinascere Onlus.

La scuola di Zupče è ubicata nelle vicinanze di Zubin Potok, Nord Kosovo, non lontano da Kosovska Mitrovica, mentre la scuola “Petar Kočić" si trova a Brnjak, dove dovrebbe insediarsi la missione Eulex a controllo di un nuovo “gate" di ingresso nel territorio: in questi villaggi vivono piccole comunità serbe in condizioni di continuo e costante pericolo per la situazione “border line" del territorio e per la presenza di criminalità e terroristi. La scuola “Blagoje RADIĆ", che comprende 8 classi per complessivi 108 alunni, e la scuola “Petar Kočić", che presenta 6 classi per un centinaio di alunni, segnalate e proposte nel progetto “Arca di Pace" dall’Associazione Rinascere Onlus - da molti anni attiva sul territorio a favore della minoranza serba- hanno mostrato grande disponibilità ed accoglienza per costruire una cultura di pace ed attuare un fattivo gemellaggio con l’Istituto “Iginio Giordani", anche al fine di realizzare scambi fra i ragazzi e di offrire ai bambini serbi una opportunità di uscire da quelle “prigioni a cielo aperto" che sono le enclavi. Il problema dei diritti umani per le minoranze non-albanesi, e in particolare per la minoranza serba, in Kosovo e Metohija è tuttora gravissimo. La cosiddetta comunità internazionale continua a chiudere gli occhi di fronte al fatto che una indipendenza illegittima sul piano del diritto internazionale e proclamata unilateralmente dalla maggioranza albanese non può affrontare in modo obiettivo e positivo i problemi di TUTTI gli abitanti di Kosovo e Metohija. Ci sono circa 250.000 non-albanesi, residenti in Kosovo e Metohija, che sono stati cacciati dalle loro case e non vi hanno potuto fare ritorno.

Non si può far passare la sofferenza quotidiana, la mancanza di garanzie, di diritti, di luce, di acqua, di cibo, la vita in prigioni a cielo aperto, per "pacificazione": la cultura di pace che il progetto “Arca di Pace" vuol costruire in Kosovo, come in Bosnia, Cuba, Nepal, Palestina, Israele, Iraq, ecc., è una cultura di pace concreta e solidale, che non può prescindere dai diritti, dalla libertà e dalla giustizia.

La guerra delle parole per ora è stata vinta da chi combatte sul versante opposto della verità.

Non permettiamolo.

Marilina Veca, Presidente Rinascereonlus, progetto ARCA DI PACE

Programma

MILICA OSTOIJC’ giornalista, legge brani di poesie da autori serbi

FRANCESCO ALICINO, attore nel gruppo teatrale in lingua spagnola della Sezione Culturale dell’Ambasciata di Argentina a Roma, legge i testi in italiano.

I TEMPO

DIANA STIVALI Danze dei Dervisci

ANNA DERLIPANSKA GAS GAS

NATALIA IVANNIKOVA FARRUCA

SOMBRA QUEMADA, M.Veca, G. Lasagna EL VITO

IRENE DA MARIO GHIR ENTA danza orientale

JOHANNA NUHN AIRE. Flamenco

GRUPPO MASIR

Barbara Sandroni, Martina Lilli,

Silvia Giovinazzi e Diana Battisti TURK MUSIC

GRUPPO ROM TRADIZIONALE

II TEMPO

MARCELO GUARDIOLA

E GIORGIA MARCHIORI TANGO TEATRO

SOMBRA QUEMADA Marilina Veca VOLVER

SIMONETTA LABELLA AZIZA danza orientale

MARILINA VECA/G. LASAGNA Se villana de la libertad su musica di Paco Peńa

NATALIA IVANNIKOVA

MILICA OSTOIJC’ giornalista, legge brani di poesie da autori serbi

FRANCESCO ALICINO, legge i testi in italiano.

GRUPPO DANZE EBRAICHE di Eli Sasson

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Di Fabrizio (del 14/04/2010 @ 09:38:45, in Europa, visitato 1470 volte)

Da Hungarian_Roma

Brno, 7.4.2010, 22:10

Un nuovo memoriale commemorerà il sacrificio di 12.000 Ebrei e centinaia di Rom a Brno che perirono nei campi di concentramento della II guerra mondiale. La città intende erigere il memoriale delle vittime dell'Olocausto in Náměstí 28. října (piazza 28 Ottobre). Secondo il vicesindaco Daniel Rychnovský (cristiano democratico), la città sta formando la commissione che giudicherà i progetti. Rychnovský ha detto ai giornalisti che la città spera di ricevere i progetti per il memoriale entro la fine di settembre.

Un gruppo di esperti che include rappresentanti delle comunità ebrea e romanì sta valutando la composizione della commissione. Il memoriale sarà eretto nel parco sulla piazza, che recentemente è stata modificata. "Lì c'è una stanza per una scultura," ha detto Rychnovský. La data dell'installazione, la dimensione del memoriale ed il suo costo dipenderanno dai risultati del concorso. Il risultato dovrebbe essere noto per la fine dell'anno.

Attualmente non esiste un monumento alle vittime dell'Olocausto a Brno, anche se quegli eventi sono scritti nella storia della città e nella vita dei suoi abitanti. Dopo la guerra, 12.000 Ebrei non sono più ritornati a Brno dai campi di concentramento, e vi rimasero lì solo poche centinaia. "Ogni volta che ci inorgogliamo della villa Tugendhat, che è un monumento patrimonio dell'UNESCO, dobbiamo sempre ricordare che venne costruito da proprietari ebrei," ha detto il vicesindaco.

Negli anni recenti sono stati eretti diversi memoriali che commemorano storie e personalità del XX secolo. Questa settimana verrà svelata alla facoltà di legge una statua del presidente cecoslovacco Edvard Beneš. L'anno scorso in occasione del 17 novembre, il quartiere Bohunice ha svelato un memoriale sulle vittime del dispotismo comunista. Il memoriale commemora le sofferenze dei residenti che persero le loro case quando lo stato gli rese la terra per costruire appartamenti. Tre anni fa venne eretta una piramide di bronzo in via Roosevelt in onore tante delle vittime della II guerra mondiale che del totalitarismo comunista.

Czech Press Agency, translated by Gwendolyn Albert

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Di Fabrizio (del 14/04/2010 @ 09:21:49, in Kumpanija, visitato 1347 volte)

Da Roma_Daily_News

07/04/2010 - Leninovka è l'unico villaggio della Georgia orientale dove i Rom vivano compattamente. Attualmente, nel villaggio ci sono 18 famiglie rom, nessuna scuola o asilo d'infanzia. Tra i 100 Rom residenti nel villaggio nessuno sa leggere o scrivere. Nonostante l'estrema povertà, 14 famiglie non possono essere coinvolte nel programma statale di riduzione della povertà. La ragione è che mancano di documenti personali. Il governo si ricorda dei Rom solo prima delle elezioni.

Soltanto 10 dei 30 bambini rom vanno alla scuola pubblica nel distretto di Dedoplistskaro, a 10 km. dal villaggio. Il resto dei bambini passa tutto il tempo a casa, aiutano gli anziani nella fusione del ferro ed imparano come preparare le zappe e gli spiedi.

L'unico negozio nel villaggio non funziona da anni. I Rom camminano sino al distretto di Dedoplistskaro per comprare prodotti e altre cose. Una sola persona - Vera Denisneko - hauna pensione; la donna ha 84 anni e si lamenta che il corriere della Banca del Popolo non gliela consegna intera.

Source: Kakheti News Center

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Di Fabrizio (del 13/04/2010 @ 09:55:27, in Italia, visitato 1800 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

MARTEDI' 20 APRILE ORE 14.30 - 16.30
Aula Magna del Liceo Sc. M. Malpighi Via Silvestri 301, Roma

Interventi di:

Luca Bravi, storico, Università di Firenze
"L'internamento in Italia e il Porrajmos"

con presentazione di interviste e materiali video

Graziano Halilovic, Presidente Romà Onlus, mediatore culturale
"La memoria dimenticata e la memoria imparata"

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Di Fabrizio (del 13/04/2010 @ 09:22:49, in Italia, visitato 1324 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir

Cari tutti,

la situazione dei rom a Pisa, dopo la chiusura del programma "Città Sottili", sta drammaticamente peggiorando.

Nel dossier che allego [...] (formato PDF, 31 pagine), segnaliamo il caso di una piccola comunità di rom romeni (cinque famiglie) che da mesi viene sgomberata sistematicamente, e inseguita ovunque vada ad insediarsi: nel gruppo vi sono alcune donne in stato di gravidanza, alcune persone anziane e molti bambini.

Tra le altre cose, in uno degli ultimi sgomberi si sono verificate violenze e minacce da parte del Comandante della Polizia Municipale, dott. Massimo Bortoluzzi: le famiglie rom hanno deciso di presentare una denuncia-querela alla Procura della Repubblica, e sono decisi ad andare avanti nonostante le pressioni dell'Amministrazione Comunale affinché ritirino la denuncia.

So bene che situazioni di questo genere sono ormai diffuse un po' ovunque, e che i nostri strumenti di intervento - anche a livello internazionale - sono armi sempre più spuntate, ma chiedo a chi può di darci una mano: inserendo questo caso in eventuali denunce e dossier, segnalandolo alle autorità (nazionali e non), e facendone un elemento di informazione e di denuncia pubblica.

Grazie a tutti e a presto

Sergio

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Di Fabrizio (del 12/04/2010 @ 09:47:11, in media, visitato 2051 volte)

Segnalazione di Barbara Stazi

Inchiesta su razzismo e linguaggio dei media a partire dagli episodi di Casilino 900, pubblicata e radiodiffusa in occasione del 21 marzo 2010, Giornata internazionale contro il razzismo, a cura di radio Meridiano 12. Le inchieste di Radio Meridiano 12, contro il razzismo, l'informazione che non discrimina.

Roma, 9 aprile 2010. Qual è il rapporto tra i mezzi di informazione e la comunità Rom? L’informazione che raggiunge i cittadini è distorta? I titoli dei quotidiani, i lanci dei notiziari televisivi, i mass media in genere. Che reazione provocano? Raccontano fatto o suscitano emozioni?

La prima delle inchieste di Radio Meridiano 12 indagherà questi argomenti, attraverso la voce dei rom e degli altri cittadini, le testimonianze di operatori del settore. Fra integrazione mancata, informazione distorta e annunci dell’amministrazione comunale.

"In media Rom" è la prima di un ciclo di inchieste di analisi del fenomeno razzista nel nostro Paese, a partire della realtà romana attraverso un'informazione che non discrimina, ma promuove la conoscenza, l'integrazione e la pacifica convivenza con le minoranze etniche presenti nella nostra società. Le inchieste di Radio Meridiano 12 saranno fruibili sul sito radiomeridiano12.com.

L’appuntamento è mensile, ogni sui 97.5 FM ed è iniziato il 20 Marzo 2010. A cura di Serena Benedetti, Riccardo Di Vanna, Alessandra Fantini, Fabio Ferri, Luigi Frattolillo, Andrea Nuzzaco, Emanuela Pendola, Massimo Pittarello.

Al seguente link, l'inchiesta radiofonica andata in onda sabato 20 marzo 2010: http://www.radiomeridiano12.com/index.php?option=com_content&view=article&id=214&Itemid=105

Nelle foto: centrodestra o centrosinistra non fanno differenza, riguardo ai Rom. E la stampa non manca mai di fomentare il fuoco della discriminazione razziale.



Contatti: Radio Meridiano 12 - V.le dei Salesiani, 17 - 00175 Roma - tel. 06.7480006 - 97.5@radiomeridiano12.com

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Di Fabrizio (del 12/04/2010 @ 09:27:10, in Italia, visitato 3598 volte)

Questo articolo del Financial Times mi è stato segnalato per primo da Eugenio Viceconte. In molti lo hanno linkato e citato, ma credo che sinora nessuno lo abbia ancora tradotto integralmente. Ci provo, anche perché l'articolo originale è ora disponibile solo ai lettori registrati ; - )

By Gabriella Bianchi in Rome

"Moriremmo piuttosto che andare via," dice Hasco Rustic, dando orgogliosamente ospitalità nel container di metallo dove vive.

Rustic è un portavoce dei 350 zingari bosniaci nel campo di Tor De Cenci che dividono con un piccolo gruppo di Macedoni ai margini meridionali di Roma. Tor De Cenci si trova dove dovrebbe sorgere la pista del progettato gran premio automobilistico di Roma, programmato per il 2013. E' anche uno dei molti insediamenti che il sindaco Gianni Alemanno intende chiudere, per raggruppare circa 6.000 zingari stranieri in una dozzina di "villaggi della solidarietà" fuori dalla città.

"Siamo stati qui per 15 anni e siamo ben integrati nella comunità. I nostri bambini vanno qui a scuola e abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno - cucina, TV, doccia," dice Rustic.

A febbraio, tra le fanfare dei media, Alemanno ha fatto il primo passo nel suo Piano Nomadi di 28 milioni di euro, sigillando i cancelli di Casilino 900, il più grande campo illegale d'Europa. "Oggi si fa la storia," dichiarò. "Abbiamo cancellato questa vergogna con la cooperazione degli zingari e dei comitati cittadini."

Il piano discende dalla riprovazione pubblica quando uno zingaro rumeno assassinò una donna locale. L'evento venne strumentalizzato nella vittoria alle elezioni del 2008 di Alemanno e la chiusura di Casilino era un elemento chiave nella campagna del centrodestra nei sondaggi regionali dell'ultimo mese.

Anche se il governo centrale di Silvio Berlusconi [...] dichiarò nel 2008 "un'emergenza nomadi" nazionale, delegò le soluzioni alle autorità locali. A differenza di altre città, come Milano, che stanno sgomberando gli zingari senza proporre alternative, Roma sta cercando di mediare dei patti nei grandi campi, mentre chiude quelli più piccoli con la forza.

Ma, sotto gli occhi della comunità internazionale, Tor De Cenci sta resistendo a trasferirsi in una landa desolata a 10 km. di distanza.

I suoi residenti sono preoccupati di essere ulteriormente tagliati fuori dall'integrazione nel quartiere, specialmente i bambini affronteranno problemi nel frequentare la scuola. Un'altra paura comune è di essere obbligati a mischiarsi con comunità con inimicizie di vecchia data. Began, 27 anni e nipote di Rustic, ricorda come uno dei suoi parenti fu ucciso in una disputa in un altro campo. "Ora vogliono metterci assieme. Non se ne parla", dice.

Gli zingari che verranno trasferiti sono stati identificati, tra l'altro, per casellari giudiziari. La polizia ha preso le impronte di chi aveva più di 14 anni e preso foto segnaletiche. "Questo ci permetterà di distinguere le mele buone da quelle cattive," dice Sveva Belviso, assessora alle politiche sociali, che vuole restaurare a Roma "il decoro e la legalità". Ha detto "Non vogliamo accogliere chi infrange la legge nei campi pagati coi soldi pubblici."

Amnesty International intende fermare gli sgomberi forzati e sta premendo perché Roma riconsideri i suoi piani, dicendo che i nuovi campi sono inadeguati ed impongono la segregazione.

Navanethem Pillay, Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, questo mese ha visitato un campo e ha detto che l'Italia deve fare di più per promuovere l'integrazione. "Spostare i Rom dai campi illegali a quelli autorizzati non è una soluzione adeguata," ha detto.

Ma Roma elimina l'edilizia popolare, dice Belviso, "volente o no", Tor De Cenci deve spostarsi perché la città non può permetterselo. "Inoltre," aggiunge "il sindaco Alemanno ha programmi costanti per lo sviluppo della zona con la Formula Uno."

Ci sono 50 container vuoti tra i 200 che aspettano i nuovi arrivi a Castel Romano, un campo costruito sei anni fa. Non c'è acqua potabile e nessun albero a dar ombra. I Bosniaci che sono già lì si lamentano di dover andare a riempire i contenitori dell'acqua a 8 km. di distanza.

Belviso concede che i rinnovamenti del sindaco partiranno solo dopo il reinsediamento di tutti gli zingari. Vede Castel Romano diventare un "laboratorio di produttività", con formazione al lavoro e collocamento. Ma per questo non ci sono fondi, Roma sta cercando supporto europeo.

Date le precedenti promesse non mantenute, gli zingari di Tor De Cenci sono scettici ed hanno chiamato un avvocato per contrastare lo sgombero.

Secondo un censimento della Croce Rossa, a Roma ci sono 7.200 zingari, anche se unanimamente si ritiene che siano un migliaio di più.

Un importante sviluppo permette agli zingari dell'ex Jugoslavia di fare richiesta di protezione umanitaria per regolarizzare il loro stato. Molti degli stimati 3.500 a Roma non hanno status legale - di per sé è già un crimine. Sinora, circa 500 hanno fatto richiesta.

Thomas Hammarberg, Commissario europeo per i Diritti Umani, preme particolarmente per una risoluzione sul destino dei bambini senza status legale in Italia. L'European Roma Rights Centre, una OnG, dice che fornire protezione umanitaria agli zingari senza status era "un passo nella direzione giusta". Ma ha anche espresso preoccupazione sulla mancanza di trasparenza e sulla minaccia di espulsione che pende su quanti sono in attesa di risposta.

Gli incaricati del comune rifiutano di dichiarare quanti sinora sono stati espulsi.

Nel frattempo, circa 800 zingari, soprattutto rumeni, sono sottoposti a pressioni economiche e politiche per accettare biglietti d'autobus "per il ritorno a casa" pagati dal comune.

Dopo due anni che viveva sotto il cavalcavia Palmiro Togliatti, Marinella dice di avere raggiunto il punto di rottura vedendo suo figlio giocare a calcio nel fango usando un topo morto.  La baracca colava, mentre lei si rompeva la schiena a trasportare acqua. Mendicare era l'unica maniera di sopravvivere. Sono tornati alla cascina di sua madre a Craiova.

Copyright The Financial Times Limited 2010

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