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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 05/05/2010 @ 09:35:21, in casa, visitato 1629 volte)

Da Roma_Daily_News

Cohre.org Famiglia rom della comunità di Bourgas e quel che rimane della loro casa, Bulgaria (PHOTO: EOA, September)

23/04/2010 - Il Centro per i Diritti Abitativi e gli Sgomberi (COHRE) con il suo partner, l'Associazione per le Pari Opportunità (EOA), organizzazione bulgara per i diritti umani, hanno sottoposto questa settimana un rapporto al Consiglio ONU per i Diritti Umani, in cui si denuncia che da decenni i Rom in Bulgaria sono sottoposti a discriminazione razziale nel campo degli alloggi.

Il rapporto anticipa la rassegna del Consiglio per i Diritti Umani sulla situazione in Bulgaria riguardo al processo "Rassegna Periodica Universale".

La RPU è la più importante rassegna di dati sui diritti umani del Consiglio dei 47 stati membri.

"La situazione generale per i residenti rom in Bulgaria è illustrativa di decenni di discriminazione razziale, incluso il campo d'alloggio," dice Gotzon Onandia-Zarrabe, direttore legale del COHRE.

"Molti Rom risiedono in alloggi inadeguati sovrappopolati, senza accesso all'acqua, all'elettricità e alle fognature; molto lontani dagli standard internazionali che definiscono una dimora adeguata."

Nel 2009 sono cresciuti gli sgomberi minacciati ed attuati delle comunità romanì.

Nel loro rapporto [...] COHERE e EOA osservano come la mancata applicazione della legge esistente ha contribuito a questa crescita delle violazioni dei diritti d'alloggio in Bulgaria. Per esempio, mentre la Protezione contro gli Atti Discriminatori è in vigore dal 1 gennaio 2004, non è stata adeguatamente applicata nel contesto delle pratiche discriminatorie statali e delle autorità municipali, o dei ministeri e delle agenzie federali.

"I recenti sgomberi forzati nella città di Bourgas sono emblematici della cresciuta minaccia che pende sulle comunità romanì di tutto il paese," dice Gotzon Onandia-Zarrabe.

L'8 settembre 2009, le autorità comunali di Bourgas hanno sgomberato a forza 27 Rom della comunità di Gorno Ezerova e demolito le loro case. Le demolizioni sono avvenute con l'assistenza della polizia locale. I residenti sono stati allontanati dalle loro case ed alcuni di loro malmenati dalla polizia. Sono stati obbligati a lasciare la maggior parte dei beni di loro proprietà, mobili inclusi, quando le loro case sono state demolite. Le famiglie, compresi bambini ed anziani, sono state lasciate senza casa. Quanti sono rimasti attualmente rischiano uno sgombero forzato, senza che siano stati consultati o che sia stato loro offerto un indennizzo o una sistemazione alternativa.

La comunità di Gorno Ezerova esiste da oltre 50 anni. Durante questo periodo, è stata riconosciuta dalle pubbliche autorità. Questo riconoscimento includeva la fornitura di servizi postali individuali, come pure servizi pubblici, come l'acqua, le fognature e l'elettricità.

La comunità di Meden Rudnik, pure di Bourgas, ha sofferto un simile destino il 25 settembre 2009 e la comunità di Barite a Sofia è ora sotto minaccia di sgombero forzato.

I membri di comunità come  Gorno Ezerovo vivono in insediamenti informali dovuti in larga parte al modello persistente di discriminazione razziale contro i Rom nell'accesso alla casa. Questa discriminazione include la mancanza di accesso all'istruzione e alle opportunità d'impiego necessarie per affrontare gli affitti ai prezzi di mercato.

"Secondo le leggi internazionali sui diritti umani, sottoscritte dalla Bulgaria, gli sgomberi possono essere giustificati sono in circostanze eccezionali e dopo che tutte le alternative praticabili siano state esplorate, e con una significativa consultazione con i diretti interessati," dice Gotzon Onandia-Zarrabe.

"In ogni caso, gli sgomberi non possono avvenire in maniera discriminatoria o se rendono senza casa gli sgomberati."

COHRE chiede al governo bulgaro di indire una moratoria  su tutti gli sgomberi di massa, fintanto che non si arrivi ad un quadro legale adeguato per assicurare che non avvengano sgomberi arbitrari e contro la legge o altri sgomberi forzati e che il governo agisca in accordo con le leggi internazionali.

Inoltre l'organizzazione chiede al governo di assicurare che tutti i residenti, inclusi quelli di discendenza rom, ottengano un grado sufficiente di sicurezza di proprietà ( la sicurezza che venga riconosciuta il diritto della persona alla propria terra) che garantisca protezione legale contro sgomberi forzati, molestie e altre minacce.

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Di Fabrizio (del 05/05/2010 @ 09:10:48, in musica e parole, visitato 1701 volte)

Dopo aver organizzato con successo due concerti di solidarietà per l’Aquila in collaborazione con l’Orchestra Sinfonica Abruzzese Alexian Santino Spinelli torna a mettere a disposizione dell’Aquila la sua musica.

Giovedì 6 maggio in Piazza Duomo all'Aquila a partire dalle ore 20,00 Alexian sarà in concerto subito dopo la fiaccolata che partirà dalla villa comunale alle h. 18,30 per dirigersi presso la casa dello studente e poi in piazza. Con questo evento si commemorerà la memoria dei ragazzi morti nel sisma del sei aprile 2009.

Alexian Santino Spinelli suonerà con l’Alexian ta le Chavè group composto da - Alexian Santino Spinelli (Fisarmonica e voce), Gennaro Spinelli (violino e percussioni), Evedise Spinelli (arpa), Giulia Spinelli (violoncello e voce recitante) al quale si uniranno Antonio e Liviana Ranieri alle chitarre.

L'appuntamento su Facebook

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Di Fabrizio (del 04/05/2010 @ 09:53:47, in Italia, visitato 1659 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

Popica.org

Questa mattina a Metropoliz, lo spazio meticcio di via Prestina, in seguito alla segnalazione di alcuni operai dell’Acea che denunciavano un furto di corrente elettrica da parte degli abitanti, sono arrivate 7 volanti dei carabinieri.

I militari sono entrati nella parte dello stabile abitata dalla comunità di Rom rumeni e, dopo aver identificato tutti gli uomini presenti, hanno proceduto alla perquisizione degli alloggi.

Nonostante l’operazione si sia risolta in un niente di fatto, tra minacce e esibizioni di armi 7 uomini sono stati fermati e fotosegnalati al comando dei carabinieri del Torrino, prima di essere tratti in stato di arresto per furto di corrente elettrica e condotti presso il carcere di Regina Coeli.

Alle donne e ai bambini che in lacrime e spaventati tentavano di impedire che venissero portati via i loro uomini non sono state date spiegazioni. Si è inoltre rivelato vano il tentativo di appellarsi alle istituzioni, la Prefettura in primo luogo, per chiedere la tutela dei diritti di queste cittadine e cittadini.

Denunciamo il comportamento delle forze dell'ordine che hanno costretto i bambini ad assistere a scene di violenza totalmente immotivata, dall’estrazione di armi da fuoco all’irruzione nelle proprie abitazioni, con palese violazione dei diritti dell'infanzia riconosciuti da convenzioni internazionali che l'Italia ha ratificato da quasi vent'anni.

Ci opponiamo, inoltre, a questa concezione della legalità a senso unico, per cui si procede impeccabilmente a difendere diritti di aziende e privati mentre si continuano a violare i diritti sanciti dalla Costituzione italiana, in primo luogo quello alla casa e alla salute, in una città messa in ginocchio dall'emergenza abitativa.

Denunciamo, infine, il pesante clima di razzismo istituzionale e la continua persecuzione perpetrata a danno di cittadini appartenenti, peraltro, all’Unione Europea: il provvedimento di arresto risulta infatti ingiustificato perché, per prassi, analoghe vicende si risolvono con una denuncia a piede libero.

BLOCCHI PRECARI METROPOLITANI
POPICA ONLUS

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Di Fabrizio (del 04/05/2010 @ 09:52:38, in conflitti, visitato 2005 volte)

Segnalazione di Vojislav Stojanovic (leggere anche QUI)

Giornale di Sicilia.it Attico ai Rom, coppia di Palermo: "La casa è nostra"

Silvana Restucci e Salvatore Spinoli vivono in una tenda nel fango a Villaggio Ruffini: "Siamo dei siciliani trattati peggio degli zingari"

PALERMO. "La casa spetta a noi, che abitiamo da anni in una tenda nel fango a Villaggio Ruffini, siamo dei siciliani trattati peggio degli zingari". Lo dicono Silvana Restucci e Salvatore Spinoli, una coppia che è accorsa in via Bonanno per protestare contro l'assegnazione dell'attico, da parte del Comune, a una famiglia di Rom. "Il comune pensa agli zingari - continuano - e si dimentica di noi che viviamo peggio degli animali, accampati in una tenda e costretti a fare i nostri bisogni nei recipienti. I Rom continuino a stare per strada, noi veniamo prima di loro". "Adesso scoppia una guerra tra poveri - concludono - perché non gli permetteremo di entrare in casa". Da parte dei commercianti c'é perplessità. "Per Valeria Amari, impiegata in un negozio di fiori di via Bonanno, in linea di principio tutti hanno diritto ad una casa e quindi anche i Rom. E' indubbio, però, che vi sia un po' di paura, perché temiamo furti e rapine. Del resto, di cosa vivono loro?". Per il cassiere di un discount vicino, invece, "non c'é nessuna differenza, perché a volte i palermitani sono più delinquenti degli stranieri".

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Di Fabrizio (del 03/05/2010 @ 22:39:38, in Kumpanija, visitato 1635 volte)

venerdì 7 maggio dalle 19.30 a mezzanotte
FORMA MOODS Open Restaurant & Bar - piazza Tito Lucrezio Caro 1 prenotazioni 345-5535.823 ristorante@formafoto.it

Un appuntamento mensile per far vivere le forme espressive della cultura romanì a Milano

Sul terrazzo:
Buffet tzigano
Musica romanì
Spettacolo di ballo
tutto compreso 10 euro

Nel salone:
Banchi di prodotti tipici
Sartoria, borse, vestiti

promosso da Opera Nomadi e Cooperativa sociale Romano Drom in collaborazione con Consorzio SIR e Cooperativa sociale Arca di Noe

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Di Fabrizio (del 03/05/2010 @ 09:38:15, in scuola, visitato 1709 volte)

Segnalazione di Ernesto Rossi

domenica 9 maggio 2010 dalle 11.00 alle 19.00
piazza Leonardo da Vinci, Milano

il Comitato di zona 3 per una Scuola di Qualità invita:
ore 11: la gara di biglie
mostra fotografica scuole Pini e Feltre (Rubattino)
ore 12.30/14: cibi e sapori dal mondo
ore 14: musica, teatro, interventi - Orchestra di via Padova, Muzikanti di Balval, Blue Cacao, Brincadera, Contrabbanda, Rosa dei Venti, Rhapsodija Trio, Cabaret Migrante e altri
video e laboratori
informazioni su tagli agli organici, bilanci e mense, tutto sulla scuola

promuove: Comitato di zona 3 per una Scuola di Qualità

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Di Fabrizio (del 03/05/2010 @ 09:14:22, in scuola, visitato 1604 volte)

Da Czech_Roma

Sára (17 anni) ha tre fratelli e tre sorelle. Attualmente studia alla Scuola Superiore per l'Impresa e la Legge a Brno, ama cantare e vorrebbe entrare in affari una volta finiti gli studi. Recentemente ha passato diverse settimane negli USA, dove ha fatto esperienza ed ha esposto le sue idee che vuole applicare nel lavoro con i bambini della comunità rom. In altre parole, questa giovane intelligente ha già fatto tanta strada. E' anche una Romnì.

Incontrai Sára la prima volta presso l'OnG IQ Roma servis, dove frequentava le lezioni di canto e contribuiva alla rivista Romano VIP. E' sorprendente quanto carisma si irradia da questa giovane e quanta ambizione abbia. Si vede nel futuro come imprenditrice, ma vorrebbe anche essere più coinvolta con eventi che abbiano a che fare con la comunità rom. Intende focalizzarsi soprattutto  sul lavoro coi bambini, in quelle attività che non solo li aiutino a passare meglio il loro tempo, ma anche a sviluppare le loro personalità. Ha inoltre programmi ancora più audaci: nel futuro vorrebbe contribuire ad avvicinare la comunità rom e la maggioranza e cancellare i rispettivi pregiudizi e barriere sociali.

Anche se Sára è piena di giovanile ottimismo, è troppo penosamente completamente cosciente della complessità della situazione nella Repubblica Ceca in cui si trova la minoranza rom. Già in tenera età, ha avuto esperienza diretta della discriminazione razziale. Come racconta, "credo che i Cechi non siano abituati a chi ha un aspetto differente dalla maggioranza, per esempio, a quanti hanno un colore di pelle differente. Trattano questa gente con sospetto, se non razzismo. Non riguarda soltanto l'attitudine verso i Rom, ma anche verso gli stranieri." Sára ha notato questo comportamento ambiguo verso chi è differente, sulla base delle sue esperienze personali: "A volte quando la gente non mi conosce mi giudica secondo il mio aspetto, si comporta differentemente nei miei riguardi, lasciatemi conoscere come differente." Tuttavia, Sára passa sopra queste esperienze ed accetta la vita come è.

Una persona che vive come parte di una minoranza, che sia etnica, razziale o religiosa, sperimenta il mondo da una prospettiva differente rispetto a chi vive come parte della società maggioritaria. I componenti delle minoranze provano preoccupazioni che chi non è passato da queste esperienze può immaginare a fatica. Ci sono momenti spiacevoli quando qualcuno vi grida dietro a causa del vostro aspetto. C'è la sensazione di minaccia quando si passa accanto ad un gruppo di teste rasate. Non conoscete sensazioni simili. Per Sára, è un'esperienza di tutti i giorni essere osservata con attenzione dallo staff di un negozio perché pensano che possa rubare qualcosa, o che qualcuno eviti di sedersi accanto a lei sul bus.

Nonostante tutto questo, Sára non molla e persegue i suoi sogni. Ricava il suo entusiasmo dalla motivazione avuta dalla permanenza negli USA, dove, come dice, ha capito che se gli altri possono raggiungere i loro desideri, anche lei lo può.

This article was originally published in Romano hangos 5-2010 at http://www.srnm.cz - Radka Svaèinková, translated by Gwendolyn Albert

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Di Fabrizio (del 02/05/2010 @ 09:52:28, in Italia, visitato 1777 volte)

Segnalazione di Giancarlo Ranaldi

 (il link per chi legge su Facebook)

Miguel Mora nel corso di un incontro alla Casa della Pace di Roma sull'informazione, riporta all'attenzione il caso Angelica, ragazza rom di Ponticelli (NA) accusata di aver rapito una bambina. Dopo il rapimento, poi rivelatosi falso e presunto orchestrato dal clan Sarno, i campi rom vengono svuotati e gestiti di fatto dai clan locali. Inchiesta completa su napoli.blogolandia.it

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Di Fabrizio (del 01/05/2010 @ 08:59:17, in Italia, visitato 2164 volte)

Siamo felici di invitarvi all’inaugurazione della mostra-esposizione

"Via Rubattino n. zero"
vite in sospeso: cronache da uno sgombero nella città di Milano

Inaugurazione 10 Maggio alle ore 15,30 con la performance teatrale di Compagnia Brincadera
presso l’Università degli studi di Milano Bicocca, Edificio U6 piano –1.

Realizzata dalla Cattedra di Pedagogia interculturale del Professore Raffaele Mantegazza, con il patrocinio del Dipartimento di Scienze umane per la formazione.

La mostra racconta l’esperienza di un gruppo di rom romeni prima e dopo lo sgombero del 19 Novembre 2009, avvenuto nell’insediamento di Via Rubattino.

E’ un omaggio a tutte le famiglie rom, gli insegnanti, gli operatori sociali, i compagni di classe, i genitori e tutti i cittadini che hanno saputo costruire relazioni positive.

La mostra vuole essere un’occasione per pensare la città, le sue contraddizioni e possibilità, le politiche in essa attuate rispetto alla questione rom.

Vi saremmo inoltre grati se poteste diffondere l’iniziativa.

Cordiali saluti

Per i curatori del progetto
Raffaele Mantegazza

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Di Fabrizio (del 30/04/2010 @ 09:41:46, in Europa, visitato 2705 volte)

Da Czech_Roma (leggi anche QUI)


Firma questa carta o morirai Ingannate nell'autorizzare la propria sterilizzazione, un gruppo di donne romanì si sono unite nel combattere per i propri diritti riproduttivi. by Sophie Kohn 20 aprile 2010

OSTRAVA, Repubblica Ceca | Elena Gorolova aveva un gran dolore. Le infermiere e i dottori gridavano attorno a lei, cercando di inserirle un pallone tra le gambe per fermare l'uscita del suo bambino e così utilizzare un parto cesareo. Gorolova e suo marito, Bohus, una coppia con altri due bambini a casa, erano eccitati alla prospettiva di un altra aggiunta alla loro giovane famiglia.

Ma per i dottori, il nuovo arrivo significava che Gorolova finiva nella terza sezione-C. Le dissero che un altro parto sarebbe stato fatale.

Le misero semplicemente un foglio in mano ed improvvisamente le dissero: firma o morirai. Non c'era tempo per domande, spiegazioni, riflessioni.

Elena Gorolova

"Non lo lessi," spiega con calma Gorolova, abbassando i vividi occhi marroni. "Non c'era nessuno con me. Nessuno mi disse cosa stava succedendo. Ero totalmente fuori di testa e così firmai."

E lì, mentre stava per dare alla luce, le capacità riproduttive di Gorolova furono interrotte. Poco dopo aver partorito suo figlio col taglio cesareo, i dottori sterilizzarono irreversibilmente Gorolova tagliandole le tube di fallopio. Era il settembre 1990.

Come Gorolova scoprì più tardi, si stima che 90.000 donne romanì nella Repubblica Ceca sono passate per la stessa esperienza negli scorsi 40 anni, molte di loro terrorizzate nel firmare l'autorizzazione alla sterilizzazione, dopo che i dottori dissero loro che partorire nella sezione-C era a rischio della loro vita.

Due giorni dopo che Gorolova diede alla luce il suo terzo figlio, il direttore dell'ospedale di Ostrava, una città industriale a 15 km. ad est dal confine polacco, spiegò che la sterilizzazione era l'unica maniera per essere sicuri che lei non avrebbe più partorito. Era medicalmente necessario, disse. In quel momento Gorolova arrivò a negare che l'ultimo nato fosse suo.

Lei e l'offeso marito Bohus hanno dubitato che la spiegazione razionale che avevano appena ricevuto fosse il motivo reale Gorolova era stata sterilizzata. Andarono al tribunale di Ostrava a chiedere una spiegazione. Furono immediatamente cacciati fuori.

Ancora nessuna scusa

Per oltre 15 anni, Gorolova ha pazientemente lottato con la vergogna. Bohus frequentava un pub del posto dove gli altri rom gli dicevano che sua moglie non serviva a nulla.

Vlasta Holubova

La maternità è importante nella cultura romanì, dice Vlasta Holubova - 45 anni, un'altra romnì di Ostrava sterilizzata senza il suo consenso nel dicembre 1988, mentre stava partorendo il quarto figlio. Dice "La gente che ha più figli in famiglia è ricca. Avere tanti bambini è come un tesoro."

Negli scorsi quattro anni, Gorolova ed altre sterilizzate contro volontà si sono unite come una singola voce per i diritti riproduttivi. Spalleggiate da avvocati di spicco, le donne si sono lanciate in una campagna di testimonianza dentro la Repubblica Ceca ed attraverso campagne all'estero. Il loro lavoro è stato recentemente riconosciuto dal governo.

A novembre, l'amministrazione ceca ha espresso rammarico sulle sterilizzazioni, senza però arrivare ad una piena ammissione di colpa. Il governo ha quindi ordinato al Ministero della Salute di revisionare le proprie pratiche per assicurarsi che non avvengano più in futuro sterilizzazioni senza un consenso propriamente informato.

Secondo la legge, il consenso senza informazione è da considerarsi una base insufficiente per qualsiasi intervento medico, inclusa la sterilizzazione. Eppure, soltanto una manciata di queste sterilizzazioni è arrivata ai tribunali, col risultato di isolate scuse ed alcune compensazioni finanziarie. I dottori responsabili non hanno subito alcuna punizione.

Controllo della popolazione

Otakar Motejl, difensore civico ceco e convinto sostenitori dei diritti romanì, dice di non essere pienamente soddisfatto della risposta governativa e chiede che i Rom continuino a battersi per una piena compensazione. Però "a causa della natura personale [dei reclami], non possiamo aspettarci grandi folle di donne che si rivoltano nelle strade," spiega in un'intervista telefonica dal suo ufficio nella città orientale di Brno.

Ottenere scuse ufficiali dal governo è ancora più complicato perché "il governo che ora si sta scusando ha davvero poco a che fare con l'organizzazione che iniziò il programma di sterilizzazione," dice Motejl, riferendosi al fatto che gli operatori sanitari dell'epoca lavoravano sotto istruzione dell'ex regime comunista.

Le prime emozionanti azioni iniziarono nel 2005, quando Motejl fece pressioni sul governo perché il governo investigasse sui numerosi reclami di sterilizzazioni forzate che crescevano sulla sua scrivania, la maggior parte da donne romanì di Ostrava.

Spiega che quando la Repubblica Ceca era uno stato comunista, la pratica che descrive come "controllo della popolazione" era che gli operatori sociali obbligavano alla sterilizzazione i Rom. In quei tempi, minacciavano di portare via i bambini se le donne non consentivano alla procedura.

"Stavano infrangendo la legge durante il sistema comunista perché non volevano far far nascere altri Rom," dice Gorolova.

Con la caduta del comunismo, la pratica apparentemente ebbe termine, ma il caso di Gorolova è la prova che i responsabili semplicemente usarono metodi differenti per ottenere i medesimi risultati. I dottori allora presenterebbero la procedura alle romnià come una urgente necessità medica, scegliendo gli intensi, paurosi e disorientanti momenti del travaglio come il periodo migliore per estorcere l'accordo.

Anche alcune donne ceche non-rom sono state vittime di sterilizzazioni involontarie; Holubova parla di donne che lo stato considerava "socialmente più deboli", scarsamente istruite o disabili, come obiettivi tipici.

Imparare a parlare

Le mani di Gorolova ostentano anelli d'oro su ogni dita. Siede calma mentre racconta la sua storia, sul luogo di lavoro negli uffici di Ostrava di Life Together, un gruppo dedicato ai diritti romanì.

Gorolova arrivò in Life Together nel 2006, quando un rapido notiziario apparve una sera sullo schermo della sua televisione. Sorride e dice, "Ho capito che vi appartenevo."

Molto presto, altre donne rom sterilizzate provarono a bussare alle porte dell'organizzazione. Le donne si sedevano attorno ad un lungo tavolo e, per la prima volta, offrivano le loro storie. Da questi inizi lanciarono un progetto chiamato "Non sei sola". Mandarono Gorolova, eletta portavoce, nella comunità ad incoraggiare altre vittime della sterilizzazione a farsi vive.

Ma le donne avevano paura di parlare. Alcune vittime non romanì delle sterilizzazioni rifiutarono di partecipare agli incontri perché non volevano mescolarsi con gli stigmatizzati Rom. Molti pensarono che Gorolova avesse parlato della sua storia per ottenere soldi dal governo. Così, quando le donne non volevano andare da lei, Godolova le visitava a casa loro. Lentamente, le approcciò.

"La principale ragione per cui le donne mi hanno creduto, è che io stessa sono passata per la sterilizzazione, e so come si sentono. Non sono un'estranea," dice dolcemente.

Le donne rom tradizionalmente hanno molti bambini già da giovani e restano a casa a crescerli. Possono passare decenni tra il primo figlio e l'ultimo. Inoltre, dato che i Rom incontrano una significativa ostilità fuori dalle loro comunità, le donne possono finire abbastanza isolate negli anni in cui crescono i figli. Per molte di loro, il coinvolgimento in Life Together ha svegliato abilità sociali atrofizzate, riaccendendo un senso di scopo. Gorolova attribuisce persino al suo attivismo la decisione di prendere un diploma di scuola superiore.

"Per 15 anni sono stata disoccupata," dice. "Ho dimenticato totalmente come comunicare con la gente. Non avrei mai pensato che sarei stata capace di comunicare con gente a questo livello, e che avrei dovuto farlo col governo."

Gorolova elenca con semplicità le realizzazioni di cui è più orgogliosa nel suo lavoro con Life Together. L'organizzazione ha organizzato una consulenza psichiatrica per le donne, un'esposizione fotografica delle case e delle famiglie romanì, in palazzi del governo e musei in tutto il paese, ed iniziato dei forum di discussione con ginecologi. Gorolova viaggia spesso assieme a Gwendolyn Albert, attivista romanì americana che ha tradotto i discorsi di Gorolova nelle presentazioni a New York, Strasburgo, Grecia e Svizzera.

Nonostante gli sforzi delle donne, Holubova dice che l'ammissione del governo è più un contentino alle pressioni internazionali che una sincera espressione di scusa. Tutti e quattro i figli di Holubova hanno trasferito le loro giovani famiglie in Inghilterra e Canada per fuggire dalla discriminazione che sentono come Rom nella Repubblica Ceca. Mentre osserva il quieto, fumoso appartamento che ora condivide solo con suo marito, il suo disappunto per la propria patria è palpabile.

"I ragazzi sono già cresciuti. Volevamo ancora un figlio o una figlia, per non rimanere così da soli," dice.

Mentre parla, i suoi tre curiosi nipoti, in visita assieme ai genitori dalla GB, attorniano la poltrona, ridendo. La più piccola, Natalia, sorride con malizia, dondolando le gambette bardate di stivaletti d'argento.

Quando le si chiede cosa la fa andare, Holubova sorride pensosamente e pone un braccio protettivo attorno a Natalia. Risponde "questi bambini".

Sophie Kohn is a writer in Toronto. Photos by Valter Ziantoni.


Continuo con la mia personale antologia delle poesie di Paul Polansky. Un'anticipazione, sarà a Milano il prossimo 27 maggio. A presto i particolari

UN VESTITO NUOVO

Una infermiera continuava a venire a casa mia
per convincermi.

"Eva", diceva
"hai già troppi figli.
Fai questa operazione e potrai
avere belle cose in cambio."

Avevo ventidue anni.
ero incinta del mio quinto figlio.
Mio marito era in prigione.

Acconsentii all'aborto,
ma non ero sicura riguardo all'altra cosa.

Dopo essere tornata a casa dall'ospedale,
l'infermiera mi diede dei soldi
per un vestito nuovo.

Fu allora che seppi
di essere stata sterilizzata.

"Certo che hai acconsentito," disse lei.
"Sul tavolo operatorio... hai annuito."

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