Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 22/06/2008 @ 13:22:59, in Italia, visitato 1849 volte)
di Roberto Malini
Il caso di
Rebecca Covaciu e di suo padre, il
missionario cristiano evangelico Stelian, è emblematico del clima che
circonda oggi il popolo Rom in Italia. Le segnalazioni di atti di violenza,
minacce e insulti razzisti nei confronti di Rom, attuate da cittadini italiani,
neonazisti o membri delle forze dell'ordine ("presunti membri" sottolineano le
autorità) aumentano ogni giorno. Quando le vittime protestano o reclamano i loro
diritti attraverso associazioni per i Diritti Umani o i media, si verificano
ritorsioni immediate, sempre più dure. Alcuni Rom, soprattutto romeni,
sembrano essersi volatilizzati e le loro famiglie non ne hanno più notizia di
loro. Come denunciato dall'europarlamentare ungherese di etnia Rom Viktoria
Mohacsi, la pratica della sottrazione dei bambini Rom da parte delle autorità è
tuttora in atto e riguarda ormai centinaia di casi. Le madri Rom, che
improvvisamente si vedono sottrarre i loro piccoli, tentano in molti casi il
suicidio, "anche bevendo benzina o candeggina," ci ha detto un testimone.
Pesanti intimidazioni colpiscono ormai anche gli attivisti. "Affiancando il
Gruppo EveryOne nelle azioni di supporto alla famiglia Covaciu," ci ha confidato
ieri un volontario, "ho vissuto giorni di terrore. Chi tutela i Rom è trattato
dalle autorità con ostilità, come se fosse un criminale pericoloso o un
favoreggiatore di delinquenti. Viviamo in un regime dittatoriale che sta
operando una purga etnica, ma la complicità fra carnefici e media fa sì che la
tragedia umanitaria avvenga nell'indifferenza". Per fortuna l'Europa e le
Nazioni unite sono molto vicine alla rete antirazzista che si è creata in
Italia. Il commissario europeo per i diritti umani Thomas Hammarberg è
costantemente in contatto con il Gruppo EveryOne e il Coordinamento Nazionale
Antidiscriminazioni e in questi giorni effettuerà un audit presso le Istituzioni
italiane per identificare le azioni da intraprendere. Anche il Cerd (Comitato
delle Nazioni unite contro la discriminazione razziale) e l'Unicef sono in rete
con noi e intendono attuare interventi sia in relazione al caso di Rebecca che
in generale per combattere la persecuzione dei Rom. Non dimentichiamo, poi, il
sostegno alle campagne del Gruppo EveryOne e del Coordinamento Nazionale
Antdiscriminazioni che i radicali e alcuni gruppi politici europei ( ALDE, PSE,
Verts/ALE, Gruppo GUE/NGL ecc.) non fanno mai mancare. "La campagna per i
diritti del popolo Rom ci vedrà sempre accanto a voi," mi ha assicurato
recentemente Marco Pannella. Contemporaneamente, l'europarlamentare Viktoria
Mohacsi si impegna con grandi energie per divulgare la realtà di un'oppressione
che assume i contorni foschi di un nuovo olocausto. La nuova sinergia con
l'Associazione Thèm Romanò (Mondo Zingaro) e la crescita progressiva del
Coordinamento Nazionale Antidiscriminazione ci assicurano la possibilità di
attuare strategie nazionali e internazionali a 360 gradi. Tornando al gravissimo
episodio di persecuzione della famiglia Covaciu, ricordiamo che Stelian è membro
del Gruppo EveryOne e che da molte parti questo particolare comincia ad essere
associato alle molteplici aggressioni che si sono verificate contro di lui.
Minacce gravi e intimidazioni di ogni genere hanno già toccato, ormai,
praticamente tutti i membri del Gruppo EveryOne, nonostante il Parlamento
europeo abbia intimato agli Stati membri dell'Unione di assicurare un clima di
collaborazione intorno alle organizzazioni che operano per i Diritti Umani e di
evitare di ostacolare il loro operato, fondamentale in una società democratica.
Dopo l'aggressione del 17 giugno e il pestaggio del 19, il giorno successivo, 20
giugno 2008, gli stessi agenti violenti, ancora in divisa e brandendo i
micidiali manganelli, sono tornati in Piazza Tirana e hanno setacciato la zona,
chiedendo con tono minaccioso ai Rom del posto dove potessero trovare Rebecca.
In previsione del nuovo raid, però, il nostro gruppo e i suoi partner milanesi
avevano già spostato la famiglia in un luogo sicuro. A tutti gli antirazzisti,
un invito a centuplicare gli sforzi, perché l'arroganza e la violenza manifesta
da parte degli aguzzini, coperta pervicacemente e acriticamente dalle autorità,
non è segno di forza, ma di quel nervosismo incontrollato che appartiene ai
vili. Il coraggio non deve venir meno a nessuno, perché se quattro anni fa
eravamo in poche unità a fronteggiare gli abusi e i pogrom nei confronti delle
famiglie Rom, oggi siamo in migliaia. E se prima la stampa, le televisioni e le
radio attuavano una censura totale, riguardo a questo argomento (fatta eccezione
per network come radio Radicale, Radio Popolare e IndyMedia), oggi vi sono
decine di giornalisti democratici che diffondono regolarmente la cronaca della
persecuzione, rompendo la cortina di complicità e silenzio. Nessuno di voi,
amici antirazzisti, è solo.
Contatto:
Gruppo EveryOne
Tel. (+ 39) 331-3585406 - (+ 39) 334-8429527
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 08:47:39, in Italia, visitato 1785 volte)
Ricevo da
Maria Grazia Dicati
La Federazione Rom e Sinti insieme promuove per il giorno 10 Luglio 2008 a
Roma alle ore 14.00 al Foro Boario del Quartiere Testaccio (a 700 metri
dalla stazione Piramide della Metro linea B) l’assemblea pubblica:
"Dosta… Basta … manipolazione e autoreferenzialità. Rom e Sinti: dialogo
diretto e ruolo attivo",
INVITA a partecipare Rom e Sinti, gli amici di Rom e Sinti, la società
civile ed i cittadini dell’Italia multiculturale e solidale per dire BASTA!
… alla discriminazione razziale verso Rom e Sinti, per CHIEDERE la piena
applicazione delle norme e dei principi Costituzionali, Europee ed
Internazionali, il rispetto della legalità e la sicurezza per tutte le persone,
nessuno escluso.
Individuare nelle minoranze Rom e Sinte il nemico da prendere come pretesto e
colpevolizzare una intera popolazione, accusata di essere pericolosi criminali,
ci riporta ai tempi di un nostro funesto passato, quando anche Rom e Sinti hanno
ingiustamente pagato con la perdita di vita umane.
La lettura dei dati dal punto di vista mediatico, individuale o politico,
incuranti delle conseguenze che le false dichiarazioni e l’agire
politico/mediatico hanno nella popolazione, sottolinea come la richiesta di
legalità sia una "maschera" che non collega più la causa all’effetto e che
genera insicurezza.
L’obiettivo dichiarato sembrerebbe quello di "garantire la sicurezza", ma spesso
l’effetto concreto è quello di aumentare inutilmente il tasso di percezione
dell’insicurezza e della paura civile senza risolvere il problema in modo
responsabile, ma sempre funzionale al proprio tornaconto mediatico, individuale
o partitico.
Le minoranze Rom e Sinte non hanno mai chiesto privilegi, ma LA NORMALITA’, cioè
i riconoscimenti democratici di minoranza, alla pari di tutte le altre
minoranze, ed essere protagonisti pensanti di una sicurezza sociale basata sulla
risoluzione non violenta dei conflitti e nelle relazioni sociali e culturali
aperte, responsabili e solidali.
La Federazione Rom e Sinti insieme dice BASTA! … DOSTA!...
Dosta! … illegalità, insicurezza
DOSTA! … al comportamento di quei cittadini, quei politici e quei media
che ci condannano, NON per responsabilità e colpe individuali, ma per la nostra
appartenenza etnica, senza conoscerci
DOSTA! … alle dichiarazioni pubbliche false, diffamanti e discriminanti
di tutti i rom e di tutti i sinti, che fanno da detonatore alle tensioni,
mettendo in moto una "giustizia fai da te", montata ora dopo ora tra gente
esasperata.
DOSTA! … al clima di odio razziale diffuso dai principali media italiani
contro le minoranze Rom e Sinte, con mistificazioni e falsità, senza alcun
diritto di replica alla rappresentatività Rom e Sinta, alla quale hanno sempre
negato la presenza attiva e concesso spazio mediatico a presunti esperti,
opportunisti senza scrupoli, che si sono arrogati il diritto di
autorappresentare Rom e Sinti
DOSTA! … alle soluzioni "differenziate", segreganti e discriminanti,
senza prospettiva di NORMALITA’, subite passivamente da Rom e Sinti
DOSTA! … all’indifferenza verso i Rom immigrati, costretti a fuggire dal
loro paese per la guerra, arrivati in Italia da moltissimi anni e ancora oggi
sprovvisti di documenti e della cittadinanza Italiana, difficile se non
impossibile da ottenere nelle condizioni in cui vivono, soprattutto ora
DOSTA! … ALL’ASSENZA di un dialogo diretto e di un ruolo attivo di Rom e
Sinti
DOSTA! … al "lavoro sporco" per frammentare e dividere Rom e Sinti.
DOSTA! … manipolazione, autoreferenzialità, assistenzialismo culturale
La "Federazione Rom e Sinti insieme" INVITA ad aderire e a partecipare
all’assemblea pubblica del 10 luglio 2008 a Roma con un caloroso appello:
a Rom e Sinti per rendere visibile la nostra numerosa presenza, per dare voce
alle nostre proteste e alle nostre proposte, per farci conoscere direttamente;
a tutte le persone Rom e Sinte che hanno usufruito di corrette opportunità per
"farcela", per non essere più costretti a nascondere e rinnegare la propria
storia familiare e personale per la paura della discriminazione razziale;
agli amici di Rom e Sinti per sostenere il dialogo diretto ed il ruolo attivo di
Rom e Sinti, per dire BASTA! … alle violenze e alle violazioni;
ai cittadini dell’Italia multiculturale e solidale per la piena affermazione dei
diritti e dei doveri per tutti, nessuno escluso;
alle organizzazioni della società civile per manifestare solidarietà alla
popolazione Rom e Sinta;
alle personalità e gli artisti Italiani ed Europei, per dire con autorevolezza
"NO alla discriminazione razziale, SI all’applicazione delle norme e dei
principi Costituzionali, Europee, Internazionali.
Federazione Rom e Sinti insieme
Per adesioni:
federazioneromsinti@yahoo.it
Per aggiornamenti sull’assemblea pubblica:
http://comitatoromsinti.blogspot.com
Programma provvisorio:
1° parte della giornata: assemblea pubblica con interventi diversi
2° parte della giornata: manifestazione culturale
Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 09:49:32, in Italia, visitato 1641 volte)
Ricevo da
Tommaso Vitale
ROMA (22 giugno) - Chi si aspetta uno stile silenzioso e senza sorprese cambi
passerella. Non c'è traccia nel Dna di Vivienne Westwood di quella pesante,
soffocante e sbiadita normalità. Sarà per l'aria rivoluzionaria respirata
accanto ai Sex Pistols al fianco del marito- manager della band punk britannica,
o per quell'inconsueta quanto invidiabile voglia di non ripetersi. Fatto sta che
madame Viv non si
arrende e dopo essersi battuta per i diritti civili aderendo alla campagna
Liberty creando t-shirt da collezione con lo slogan I am not a terrorist,
please don't arrest me, a Milano ha portato alla settimana della moda i rom.
Non solo la loro cultura tradotta in abiti per la collezione uomo
primavera-estate 2009, ma proprio loro. Sfilano modelli dalla pelle ambrata,
tatuaggi, sorrisi incastonati in dentature d'oro, catenoni e stampe floreali,
cachemire indiano, camicie a righe e pantaloni stretti e tirati. Resuscitato il
tartan westwoodiano di due icone come Cary Grant e Clark Gable, regalato
all'icona del fashion newyorkese Carrie di
Sex and City l'abito (sfortunato) per convolare a nozze con l'amato Big,
madame Viv è scesa in strada, ha respirato le atmosfere dei vicoli metropolitani
senza casa e si è lasciata affascinare dalla cultura dei nomadi. Cosa non
gradita a tutti.
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Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 18:11:27, in scuola, visitato 1557 volte)
Ricevo da
Maria Grazia Dicati
MILANO - Una classe ghetto per bambini rom. O quasi. Succede alla scuola
dell´infanzia di via Magreglio a Milano. Il prossimo anno scolastico ci saranno
25 bambini rom, alcuni del vicino campo nomadi di via Triboniano. Di questi,
tredici finiranno in un´unica classe, con altri quattro bimbi stranieri e otto
italiani. Da qui la protesta del collegio scolastico: «Se il ruolo della scuola
è quello di promuovere un pieno e completo processo di integrazione, come può il
Settore educazione creare classi nelle quali c´è una presenza elevata di bambini
della stessa etnia e in cui gli stessi, anziché beneficiare di una sana e
serena integrazione, si vedranno maggiormente emarginati? Non sarebbe più
rispettoso per i bambini un´equa distribuzione in almeno due scuole?».
Una richiesta arrivata, sotto forma di lettera, all´assessore comunale alle
Politiche sociali e rilanciata dalla Cgil. «È giusto inserire i bambini rom
nelle scuole comunali, ma metterne così tanti in un´unica classe diventa una
forma di ghettizzazione, così non si costruisce l´integrazione», spiega Adriano
Sgrò, segretario cittadino della Cgil-funzione pubblica. La scuola di via
Magreglio ha quattro classi - che da settembre diventeranno cinque - e cento
bambini, tra cui molti figli di stranieri. Ma mai, finora, bambini rom. I 25 in
arrivo sono stati inseriti dalla Casa della Carità di don Virginio Colmegna (i
genitori hanno firmato il "Patto di legalità") che, in realtà, aveva iscritto i
bambini del Triboniano in cinque scuole della zona, per evitare alte
concentrazioni, e invece ha scoperto che il Comune ha dirottato la maggior parte
proprio in via Magreglio. La protesta delle insegnanti non è però una questione
di razzismo, anzi. «Non è che non vogliamo questi bambini - spiegano - ma è un
numero troppo alto, considerando che non abbiamo una formazione professionale
adeguata e mancano mediatori culturali e strutture».
Ora, dopo la lettera inviata all´assessore Moioli e dopo la denuncia della Cgil,
si aspettano risposte dal Comune. E fanno una riflessione amara: «Ci sentiamo
ancora una volta abbandonate nella nostra dignità di professioniste e di
lavoratrici. Dovremo affrontare una sfida come questa, senza nessun tipo di
aiuto e di sostegno da parte dell´Amministrazione che tanto parla di qualità del
servizio educativo e poco o nulla investe, riducendo i servizi a baby parcheggi
e a pura assistenza sociale. Ma il ruolo di noi insegnanti è ben altra cosa».
23-06-2008 La repubblica LUCA DE VITO ORIANA LISO
Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 20:05:06, in scuola, visitato 1969 volte)
Ricevo da
Maria Grazia Dicati
Al Ministro della Pubblica Istruzione MariaStella Gelmini
Egregio Sig. Ministro,
quale Presidente della "Federazione Rom e Sinti Insieme" e a nome mio personale,
appartenente alla minoranza Rom, mi rivolgo a Lei in qualità di garante e
responsabile del diritto allo studio nel nostro Paese.
Il clima di intolleranza che ha determinato in questi giorni gli episodi di
violenza condannati in primis dall'Unione Europea di cui l'Italia è paese
membro, deplorati anche da intellettuali, giornalisti, associazioni, comunità
Cristiane, singoli cittadini, attraverso petizioni e appelli alle più alte
cariche dello Stato e della Chiesa Cattolica, ricordano e reclamano la sicurezza
anche per gli stessi Rom e Sinti.
Sicuramente il gesto della ragazzina di Napoli, forse di etnia rom, ha fatto da
detonatore alle tensioni che covavano da anni, mettendo in moto una "giustizia
fai da te", montata ora dopo ora tra gente esasperata e stufa del degrado, ma ,
individuare nei gruppi sociali più deboli o nelle etnie più indifese il nemico
da prendere come pretesto per i problemi del momento, colpevolizzare interi
popoli, accusati di essere per loro stessa natura subdoli, violenti, pericolosi,
ci riporta a tempi di un nostro triste e funesto passato.
Siamo profondamente indignati per il comportamento di nostri concittadini che,
ci condannano, non per responsabilità e colpe individuali, ma spesso per la
nostra appartenenza etnica ignorando, le parole di un Grande come Primo Levi
"Non comprendo, non sopporto che si giudichi un uomo non per quello che è ma per
il gruppo cui gli accade di appartenere"
Siamo altresì indignati e preoccupati anche per tutti i Rom e Sinti in Italia da
moltissimi anni, sprovvisti della cittadinanza Italiana, difficile se non
impossibile da ottenere nelle condizioni in cui vivono, soprattutto ora.
Se l'attuale ondata , a mio avviso, irrazionale e pericolosa, scaturisce da una
frattura culturale profonda, non vorremmo che fossero colpiti anche i nostri
bambini, circa il 50% della nostra popolazione; sarebbe davvero insopportabile
scoprire che anche nella tutela dei minori e dei loro diritti universali,
esistono bambini di serie A e bambini di serie B.
Chiediamo a Lei di fare piena luce su quanto accaduto a una bambina Sinta di 8
anni a Brescia, oggetto di infamanti insulti da parte dei compagni di scuola e
che è stata bersaglio di lanci di sassi. mentre si allontanava con la madre,
Fatti come questo, purtroppo non unici e non primi, contribuiscono a fomentare
altro odio e altra violenza in un luogo che per sua natura e dovere
istituzionale non può essere che educativo e rispettoso di tutte le culture,
compresa quella dei Rom e dei Sinti.
Chiediamo a Lei di sollecitare i Dirigenti Scolastici, i Docenti e tutti coloro
che lavorano nella scuola, affinchè vigilino perché simili episodi non si
ripetano e non diventino ulteriore causa di abbandono scolastico da parte degli
alunni Sinti e Rom frequentanti le scuole del nostro Paese.
Ci auguriamo che soprattutto i Docenti, si sentano impegnati nel loro difficile
lavoro quotidiano e sappiano mettere in atto attraverso la loro etica
professionale tutte le strategie possibili per arginare ed impedire quanto
potrebbe accadere anche in loro presenza.
Siamo convinti che l'esempio e le idee di Don Milani siano più che mai attuali e
siano certamente condivise dai Docenti che hanno nelle loro mani il futuro dei
nostri bambini e di conseguenza anche il futuro del nostro Paese :
"Se mandate via i poveri dalla scuola non è più una scuola; è un ospedale che
cura i sani e manda via i malati, diventa uno strumento di differenziazione
sempre più irrimediabile."
La testimonianze di Rebecca, ragazzina Rom prodigio, un talento che ricorda il
grande artista Otto Mueller, sviluppato senza insegnanti, disegnando e
dipingendo all'interno di baracche o sotto i ponti, perseguitata da razzismo e
politiche intolleranti, o l'esempio del ragazzo Rom di quattordici anni che vive
in un campo nomadi della provincia di Cagliari, risultato il più bravo della
classe, per voti e condotta, costituiscono per tutti noi motivo di riflessione e
di condanna per quanti, in questo momento, sollecitano provvedimenti in
contrasto con i diritti dei bambini.
Molteplici sono le problematiche che impediscono ed interferiscono per una piena
e completa scolarizzazione dei bambini Sinti e Rom, problematiche che non sempre
la scuola da sola può e deve affrontare, in quanto sono di competenza di altri
Enti ed altre Istituzioni.
Per questo Le chiediamo di affrontare questa vergognosa piaga del nostro Paese
sia attraverso l'assunzione di responsabilità da parte di altri Ministeri, ma
anche attraverso il coinvolgimento degli stessi Sinti e Rom che in questi anni
hanno maturato la dovuta esperienza e competenza nel settore.
Nel ringraziare i Dirigenti e le Scuole che nell'Anno Europeo del Dialogo
Interculturale, hanno condiviso ed attuato il progetto Esmeralda per una
corretta conoscenza dei Rom e dei Sinti, desideriamo citare ancora una volta gli
insegnamenti di Don Milani :"Non dimentichiamo mai che il vero cantiere della
pace e della guerra siamo noi nel piccolo ambito dei nostri rapporti quotidiani.
Noi, come membri della specie umana, non siamo in condizione di continuare il
nostro percorso storico se non confrontandoci con la presenza dell'Altro come
tale".
La saluto con gratitudine
Federazione Rom e Sinti Insieme - Il presidente: Nazzareno Guarnieri
Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 00:37:20, in Italia, visitato 1485 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
NOTA PER LA STAMPA
Gravissima aggressione ai danni di un cittadino rumeno: il Naga chiede venga
fatta chiarezza
Milano, 23 giugno 2008. Sei giorni di prognosi per trauma cranico dopo una
notte in osservazione al pronto soccorso dell'Ospedale San Paolo:
Stelian Covaciu (rom rumeno), con la sua famiglia, sarebbe stato
"allontanato" con questi esiti dalla polizia lo scorso venerdì 19 giugno dalla
baracca lungo la massicciata della stazione di San Cristoforo dove viveva con la
moglie, i tre figli minorenni e la nuora incinta.
Secondo quanto raccontato dallo stesso Covaciu, l’aggressione segue un
episodio analogo avvenuto martedì 17 giugno, quando alle 8.00 del mattino si
sono presentate due persone, presentatesi come poliziotti, che, in assenza del
padre, hanno minacciato i componenti della famiglia Covaciu, tra l'altro
intimandoli di lasciare la baracca se non volevano venisse distrutta. Poco dopo,
i due hanno costretto i Covaciu a entrare nella sala di attesa della stazione
per un controllo, li hanno strattonati, perquisiti e lì trattenuti, fino a
quando il capostazione, richiamato dalle urla dei bambini, della madre e del
padre nel frattempo intervenuto, ha chiesto spiegazioni.
I due, nel rispondere di essere poliziotti, hanno comunque lasciato andare la
famiglia.
La notte di venerdì Stelian Covaciu è stato minacciato dalla polizia,
percosso e questa volta è finito al pronto soccorso, dove ha passato una notte
in osservazione; è stato infine dimesso alle 15.30 di sabato pomeriggio, alla
presenza di giornalisti e associazioni di volontariato.
Si aggiunga, infine, che fino ad ora alla famiglia Covaciu sarebbe stato
fisicamente impedito di ritirare i loro averi, tuttora giacenti nella baracca,
sorvegliata a vista dalla polizia.
Il Naga, che con i gruppi Medicina di strada e SOS Espulsioni offre
assistenza sanitaria e legale a chi vive nelle aree dimesse ed i campi rom della
città di Milano, chiede con forza che venga fatta chiarezza su tali gravissimi
avvenimenti, ennesimi episodi di sopruso e discriminazione a danno di rom
rumeni, persone che, benché cittadini europei, troppo spesso non sono nelle
condizioni di sporgere denuncia, per timore delle possibili ripercussioni.
Per maggiori informazioni
Segreteria di direzione - NAGA
02 58 10 25 99
389 51 55 818
naga@naga.it
www.naga.it
Da
Roma_Daily_News
Indo-Asian News Service
Giovedì 19 giugno 2008 (Mumbai) -Per secoli sono stati temuti, disprezzati ed
invidiati. Gli zingari, una minoranza etnica europea, continuano ad affrontare
una discriminazione che non è molto differente da quella che i Dalit in India
devono contendersi.
Una squadra di funzionari ungheresi, nazione che ha un'alta popolazione di
zingari itineranti, è stata a Mumbay per studiare il lavoro fatto per migliorare
la vita dei Dalit e portare a casa qualche lezione.
"Gli Zingari sono stati considerati uno strano popolo quando erano
nomadi, e questo fu 200 anni fa. L'alienazione continua." dice Timea Borovzsky,
capo del Direttorato Generale per le Pari Opportunità (DGEO) del Ministero
Ungherese per l'Istruzione e la Cultura.
"E' come la discriminazione di casta contro i Dalit in India," dice Borovzsky.
Borovzsky assieme ad altri due membri del DGEO ha visitato a lungo le
asciutte alture interne della regione del Vidarbha nel nord est della Maharashtra.
Durante la loro tranquilla visita, hanno studiato come i Dalit vivono in
capanne illuminate dei lampi degli uragani e fanno fronte a pregiudizi di casta.
"Volevamo vedere di persona che tipo di progetti sono stati implementati in
India per aiutare i Dalit a rialzarsi," dice Gabor Sarkozi, vice direttore
generale di DGEO.
"In Europa ci sono 15 milioni di Zingari ed in Ungheria, la popolazione è tra
i 600.000 e 700.000. Sono la più grande minoranza etnica e la comunità più
oltraggiata," aggiunge Sarkozi.
Suri Szilivia, ricercatrice ed interprete di DGEO, dice. "Gli Zingari o Cigan
come sono chiamati in Ungheria, hanno una connessione millenaria con l'India. Le
semantiche del loro linguaggio è simile al Sanscrito."
"Ma oltre a ciò, il riformatore sociale indiano Babasaheb Ambedkar è una
figura riverita da loro come pure da noi ricercatori in Ungheria," dice Suri.
"Nei posti pubblici, i membri della maggioranza comunitaria vorrebbero andare
via piuttosto che essere visti con un Cigan. I Rom sono serviti con riluttanza
negli hotel e raramente vengono offerti loro lavori rispettabili. Persino il
tono verso di loro ha una tinta derogatoria." aggiunge Suri.
Sarkozi puntualizza che in Ungheria, "gli zingari (una parola politicamente
scorretta) o Rom o Cigan sono costretti a vivere con mitici stereotipi sociali
come quelli che da voi (India) hanno le cosiddette tribù criminali."
"Sono scuri di pelle ed hanno i più alti tassi di abbandono scolastico. Sono
guardati dall'alto in basso e la gente li evita. Vivono in ghetti, anche se
questi slums non sono così male come quelli che abbiamo visto nei villaggi
vicino a Nagpur,'' dice Sarkozi.
Sarkozi dice anche che il governo ungherese negli ultimi anni ha tentato di
sollevare questa comunità che, attualmente ha i più alti tassi di disoccupazione
e campa di lavori stagionali nel campo delle costruzioni o di lavori agricoli
dallo stipendio quotidiano.
Secondo Borovszky, ''Una delle ragioni per cui abbiamo selezionato l'India è
stata precisamente per la natura della discriminazione che è tanto simile tra
loro e i Dalit."
"Abbiamo trovato diversi progetti estremamente interessanti, innovativi e
socialmente rilevanti nel portare un cambio a comunità depresse e
marginalizzate," dice Borovszky.
Sarkozi ha detto che la discriminazione è diventata più aperta negli ultimi
20 anni. "Durante il regime comunista non era così. Ma ora stanno emergendo
strutture parallele di discriminazione. Vogliamo che siano assorbiti nella
società maggioritaria e siano trattati con equità."
Quindi cosa dire sull'apartheid per questa comunità nelle istituzioni?
"Benché non ci siano politiche simili, un progetto simile è stato a suo tempo
introdotto, ma senza successo. Negli ultimi 20 anni, sono cresciuti diversi
gruppi come i neonazisti e gli skinhead. Finora non sono diventati violenti, ma
sono estremamente virulenti riguardo tali politiche," dice Sarkozi.
Parlando dei progetti che questo gruppo di studio intende introdurre in
Ungheria, dice Szilivia, "Intendiamo sviluppare il progetto ed inoltre
introdurre laboratori per gli insegnati, così che possano imparare come entrare
in empatia con questi popoli marginalizzati."
"Nel nostro giro, abbiamo trovato associazioni caritative ed OnG che lavorano
con i Dalit, unendosi empaticamente con forza irreprimibile. E' una cosa che
vogliamo infondere tra gli insegnanti che lavorano in scuole per gli zingari,"
aggiunge Sarkozi.
Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 09:54:41, in Italia, visitato 1764 volte)
Ricevo da Sara Graziani
COMUNICATO STAMPA: ROM..anticamente ZINGARI
INCONTRO CON PROIEZIONE VIDEO
Giovedì 26 giugno 2008, ore 17.00
Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere (Via IV Novembre 119/A)
"I Rom: rubano per cultura; sono nomadi per cultura; inaffidabili per
cultura..", stereotipi che rappresentano un popolo sconosciuto.
Dopo le fiamme nei campi rom di Ponticelli a metà maggio, le schedature su base
etnica di cittadini Rom e Sinti a Milano, lo sgombero di aree di sosta a Roma,
le molotov in un campo a Napoli, un popolo cerca di sopravvivere difendendo
le proprie tradizioni, la propria cultura.
Rom..anticamente Zingari, vuole rappresentare più che un incontro un viaggio di
avvicinamento a culture solo apparentemente così lontane da noi.
Mediatori culturali, esponenti delle comunità Rom, studiosi, ripercorreranno le
tappe del cammino che ha portato la popolazione di etnia Rom dall'India fino in
Europa, facendo chiarezza sui molti luoghi comuni che da sempre colpiscono le
comunità zingare.
L'Associazione Duncan 3.0, con il Patrocinio della Provincia di Roma, presenta
una iniziativa che coinvolge istituzioni, associazioni e i rom in prima persona,
per confrontarsi, discutere di politiche sociali, ma soprattutto per conoscere e
illustrare la cultura rom, dal viaggio fino agli istituti culturali più
importanti (l'arte, l'assetto sociale, gli anziani, la danza...) e fare una
panoramica di come le comunità rom sono distribuite sul nostro territorio.
Una conferenza dibattito con proiezione video con l'obiettivo di mostrare
al pubblico la cultura Rom da una prospettiva diversa rispetto a quella
comunemente lasciata passare sui media ed affrontare con autorità politiche e
personalità del sociale un tema quanto mai attuale.
Giovedì 26 giugno 2008, ore 17.00 Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere
(Via IV Novembre 119/A)
Relatori:
GIANLUCA PECIOLA, consigliere provinciale
ARMANDO GNISCI, Università di Roma "Sapienza"
PAOLO PERRINI, dirigente Arci Solidarietà del Lazio
GRAZIANO HALILOVIC, mediatore culturale
Partecipano:
CECILIA D'ELIA, Assessore alle politiche culturali della Provincia di
Roma
CLAUDIO CECCHINI, Assessore alle politiche sociali e per la famiglia ed
ai rapporti istituzionali della Provincia di Roma
PORTERA' IL SUO SALUTO LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE, PINA MATURANI
Sono stati invitati:
NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Provincia di Roma,
CARLO MOSCA, Prefetto di Roma.
Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 10:37:20, in casa, visitato 1562 volte)
Da
Libero.it
Lunedí 23.06.2008 12:41 "Si può essere esemplari anche nel demolire le baracche.
Forse una cerimonia di addio sarebbe stato chiedere troppo, ma far
sapere a quelle persone dove sarebbero andate ad abitare qualche giorno
prima di demolire loro la casa sarebbe stata una normale regola di
educazione civica".
La sala principale della Casa dell’Architettura è al buio. Lo schermo
nero è attraversato dalle parole inviate in una lettera al ex sindaco di
Roma, Veltroni, in occasione dello sgombero di Campo Boario, un campo
Rom a Testaccio. Compaiono le prime immagini di "Rome to Roma - diario
nomade". È un film documentario di Giorgio De Finis sui rom realizzato
dal Laboratorio di Arte urbana Stalker di Roma, in collaborazione con
l’Università di Roma Tre e l’Università di Belgrado presentato nella
capitale alla presenza del Prefetto Carlo Mosca, Don Bruno Nicolini,
presidente Centro Studi Zingari e una platea piena di studenti. Il
documentario è la cronaca di un seminario che ha visto oltre 40 studenti
provenienti da tutto il mondo andare alla scoperta dei campi nomadi
delle capitali.
Partito da Roma, il gruppo di studenti ha attraversato
l’Adriatico alla scoperta dei campi rom della capitale serba Belgrado, e
poi ancora di Skopje, in Macedonia. Quella di Roma, però, è stata la
tappa più importante ed una sperimentazione particolare che ha portato
alla luce una realtà complessa, come spiega lo stesso Prefetto di Roma,
Carlo Mosca. "Roma è ricca di temi complessi - spiega
il Prefetto -. È una città dove si vive drammaticamente il tema della
casa, dove ci sono 6 mila procedimenti per sfratti, 2 mila sfratti
esecutivi, dove c’è una carenza abitativa che portano a tutta
una serie di condizioni che creano frattura sociale. Ma Roma è anche una
città che è coinvolta in un altro tema, quello delle popolazioni senza
territorio. Questo non è un tema di ordine pubblico e sarebbe molto
facile ridurlo a tema di sicurezza pubblica: è un tema squisitamente
sociale".
Altra questione è quella della battaglia dei numeri dovuta
alla mancanza di un vero e proprio censimento, segno anche
questo di non curanza della presenza di questo "popolo leggero". "Sul
territorio romano - continua Mosca - qualcuno dice che siano 9 mila,
qualcuno 15 mila, qualcun altro arriva a stimare queste popolazioni su
20 mila. Il primo obiettivo è innanzitutto conoscere questa realtà. Ci
sono zingari che abitano a Roma da 40 anni. È una realtà che merita
attenzione e conoscenza per sapere chi sono, a quale etnia appartengono,
che età hanno e quali problemi. Bisogna cominciare ad ascoltare i rom".
Il progetto di un film, l’interesse da parte del
Laboratorio Stalker e di alcuni docenti universitari, nasce dai recenti
eventi che hanno interessato i rom. Sgomberi e allontanamenti sono state
la miccia di un progetto che da anni aveva investito nella ricerca
all’interno dei campi rom. "Allontanare i rom dalla città di Roma -
racconta Lorenzo Romito, tra i fondatori del gruppo Stalker - e
concentrarli in quelli che sono stati chiamati i villaggi della
solidarietà, ci ha preoccupati e abbiamo sentito il bisogno di fare quel
che potevamo. Cercare di fare rete tra le università e confrontarci con
questo fenomeno insieme agli studenti". L’idea del film e del seminario
nascono anche da precedenti iniziative del gruppo.
"Questo percorso è più ampio di quello che si vede nel film, è
cominciato con un corso universitario durante il quale siamo andati ad
esplorare le rive del Tevere, per incontrare migliaia di persone che
abitano e vivono in questi luoghi. Abbiamo proposto un corso che ci
portasse dentro la realtà dei campi per imparare dai rom".
Salviati, Casilino 900, Campo Boario e attraversando il mare
Gazela, Kralijevo, Shutka. Questi i campi rom e le realtà
attraversate dai giovani osservatori e futuri architetti con lo scopo di
pensare un modello abitativo nuovo, leggero e che risponda alle esigenze
di tutti. "Si tratta di comprendere e realizzare quelle pratiche
abitative e costruttive che sono proprie delle diverse realtà rom -
Francesco Careri, decente di arte civica presso l’università di Roma Tre
e fondatore del Laboratorio Stalker -. Provare ad inserirle in un
disegno che sia ammissibile e comprensibile da tutti. Questo non solo
per accompagnare i rom nella loro emancipazione abitativa in Italia, ma
anche per apprendere da loro strategie che possano contribuire a offrire
soluzioni al più generale problema della casa che le nostre città si
trovano ad affrontare".
Tre settimane per portare alla luce una realtà abitativa
estrema fatta di ripari, nascondigli e vere e proprie
baraccopoli dove trovano rifugio persone invisibili ad una città
inaridita e che da anni guarda il fiume come ad un ostacolo da
attraversare.
"L’aspetto più grave che pesa sull’integrazione –
spiega don Bruno Nicolini, presidente Centro Studi Zingari - è
questo disprezzo tremendo, ma soprattutto la mancanza di
fiducia. Bisogna entrare nel tempo della responsabilità, è il tempo in
cui occorre dare fiducia alle comunità. Ci chiedono fiducia, ma la
fiducia viene sono se diamo loro responsabilità".
Dai rom, secondo don Bruno Nicolini, possiamo imparare tanto
sulle diversità e sulla importanza che loro le attribuiscono. I
rom riportano al centro dell’attenzione i rapporti primari tra le
persone, rapporti che forse la nostra città contemporanea ha perso di
vista. La pellicola continua a scorrere.
"Queste non sono immagini di Roma – scriveva Pier Paolo Pisolini nel
1966 parlando delle borgate –. So ben figurarmi gli occhi che sorvolano
queste immagini senza guardarle. Sono gli occhi di coloro che pensano
che le borgate non siano non solo un problema loro, ma un problema
attuale". La sala è illuminata dalle immagini degli sgomberi. Il film
viene trascinato via dallo schermo con le ruspe e la luce scompare con
le baracche di Casilino 900, parete dopo parete. Resta il silenzio prima
dell’applauso, resta ancora una delle domande della voce narrante:
sarebbe possibile sgomberare e trasferire con la partecipazione,
invece che demolire con le ruspe e sgomberare con la forza?
Di Fabrizio (del 25/06/2008 @ 09:07:19, in Europa, visitato 1721 volte)
Segnalazione di
Marco Brazzoduro
(adottata il 20 giugno 2008 durante il 46° incontro plenario dell'ECRI)
La Commissione Europea contro il Razzismo e l'Intolleranza (ECRI) intende
esprimere la sua profonda preoccupazione sui recenti eventi riguardanti i Rom e
molti immigrati in Italia.
Rom ed immigrati sono stati soggetto di violenti attacchi razzisti ed intere
comunità sono state ritenute responsabili di atti criminali commessi, o presunti
di essere stati commessi, da individui di queste comunità. In questo contesto,
ECRI rifiuta particolarmente i discorsi persistentemente razzisti e xenofobi di
alcuni politici italiani, anche ai livelli più alti, e dei media. E' anche
preoccupata perché, in questa situazione critica, le autorità italiane stanno
prendendo misure la cui conformità agli standard dei diritti umani nazionali
ed internazionali è opinabile. ECRI nota che questi eventi hanno riguardato
persone di origine Rom dalla Romania ed altri paesi, ma anche cittadini italiani
di origine Rom, cittadini rumeni in generale, ed immigrati, con o senza status
legale in Italia.
In armonia con le raccomandazioni contenute nel suo terzo rapporto
sull'Italia pubblicato il 16 maggio 2006, ECRI enfatizza l'urgente bisogno per
le autorità italiane di prendere una ferma posizione contro tutte le forme di
razzismo e xenofobia, inclusi i discorsi incitanti all'odio, in modo da porre
freno e prevenire lo sviluppo di questi fenomeni nella società italiana. Le
autorità italiane devono assicurare che il rafforzamento della legge protegga
ogni individuo, inclusi i Rom e gli immigrati. ECRI chiede alle autorità
italiane di assicurare che rispetto ai Rom ed agli immigrati sia mantenuta la
regola della legge ed il principio della non-discriminazione come incorporato
negli standard del Consiglio d'Europa sia strettamente osservata.
___
La Commissione Europea contro il Razzismo e l'Intolleranza (ECRI) è un corpo
indipendente del Consiglio d'Europa di monitoraggio dei diritti umani per
combattere razzismo, xenofobia, antisemitismo ed intolleranza. Le azioni di ECRI
coprono tutte le misure necessarie per combattere la violenza, la
discriminazione e il pregiudizio contro persone o gruppi di persone sulla base
di razza, colore, linguaggio, religione, nazionalità od origine etnica. Il
programma di attività di ECRI comprende tre aspetti: (1) monitoraggio
nazione-per-nazione; (2) lavoro su temi generali; e (3) attività in
relazione con la società civile.
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