Rom e Sinti da tutto il mondo

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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Sucar Drom (del 23/08/2010 @ 09:41:46, in media, visitato 2180 volte)
Terra news - di Federico Raponi

DOC. Da Napoli alla Romania, "Europa 0 km" racconta un viaggio nel presente dei rom tra soprusi della camorra, razzismo dilagante e fabbriche chiuse.
Disoccupazione in Romania, ostilità in Italia. Il documentario Europa 0 km "segue la diaspora dei 900 rom cacciati da Ponticelli nel maggio di due anni fa - racconta il co-regista Luca Bellino - dopo 3 giorni di roghi e bombe molotov sui loro campi".

Com’è potuto succedere?
E' stata la conseguenza di un contesto nazionale durato mesi, a partire dall’omicidio Reggiani a Roma. Lo sfondo è stato un accordo sotterraneo tra apparati amministrativi e il clan dei Sarno, per cui nella zona dove si trovavano i nove campi si doveva costruire, cantierizzando entro una data. Esattamente un mese dopo l’incendio. I soldi sono arrivati a pioggia, e tra l’altro nell’inchiesta l’assessore coinvolto è stato arrestato.

L’atteggiamento della gente comune?
Purtroppo in quel quartiere gestiva tutto la criminalità. Se invece guardiamo alle vite private, c’erano grande comunione e amicizie. Ma, quando è arrivato il richiamo all’ordine, appoggiato anche da manifesti del Pd ("Via i Rom da Ponticelli"), come al solito sono state mandate avanti le donne a dire: "via tutti".

Dove sono finiti i rom?
Una parte è tornata in Romania, a Calarasi, e un’altra si è rifugiata in altri nuovi campi arrangiati a Napoli.

Com’è la situazione nel Paese d’origine?
C’è una grandissima nostalgia del regime comunista, si ricorda che nelle fabbriche lavoravano soprattutto i rom. Dopo l’89 hanno chiuso e da lì è iniziata la diaspora verso l’Europa, culminata con l’ingresso della Romania nell’Unione europea. Da qui il titolo del film, perché lì abbiamo visto ovunque cartelli con questa scritta. L’Europa però ha significato sfruttamento da parte delle multinazionali, tante anche italiane, con stipendi bassissimi e Rom che non lavoravano più. Ora con la crisi generale le nuove fabbriche stanno per chiudere, la crescita del Paese un po’ di soldi li porta, molti sono tornati e un tessuto lavorativo si sta ricreando.

E a Napoli?
La situazione è d’emergenza, i campi sono in condizioni estreme e precarie, non c’è nessun progetto di scolarizzazione né di formazione. I rom vivono della raccolta del ferro, attività principale, e di elemosina. Vogliono una stabilità, e quando d’estate tornano a Calarasi, con quei soldi costruiscono le proprie case.

L’idea del documentario?
Ci siamo resi conto che di questo evento simbolico fortissimo - cruciale nella storia del razzismo italiano, nel quale ci si è sentiti legittimati, nel silenzio generale, a incendiare abitazioni come fecero i fascisti in Africa - non se ne parlava più. Quindi per noi è stato un atto necessario.

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Di Fabrizio (del 22/08/2010 @ 09:05:12, in media, visitato 1767 volte)

Cronaca Qui è senz'altro uno dei giornali più antizigani che abbiamo in Italia. Interessante seguire l'evolvere dei suoi "ragionamenti" a proposito della svolta politica in Francia: dall'entusiasmo del 19 agosto, è passato in soli 2 giorni al riconoscere che queste decisioni rischiano di spostare i problemi sotto casa dei suoi lettori (pubblico in calce l'articolo). Insomma, nonostante i salti di gioia (propagandistici) dei vari De Corato, cominciano ad emergere le contraddizioni e il riconoscimento delle strumentalizzazioni e piccolezze di Sarkozy, come potete leggere anche QUI, o addirittura sul Foglio. Prima e dopo la lettura, vi ricordo l'appuntamento a Parigi.

Non ce ne vogliano i sostenitori della sovranità dello Stato, ma ci sono situazioni in cui il singolo Paese non può esprimersi senza pensare alle ricadute sugli altri.

Prendiamo il caso del pugno di ferro del francese Sarkozy, che ha deciso l'espulsione e il rimpatrio di centinaia di zingari rom. La questione non riguarda solo la Francia, ovviamente, perché buona parte di costoro non aspetteranno l'espulsione per allontanarsi dalle sponde della Senna e raggiungere lidi più "ospitali". Per intenderci, quasi certamente l'Italia. Non per nulla a Torino si sta già ipotizzando un vertice in Prefettura, non appena sarà insediato il successore di Padoin, per fare fronte alla situazione. E anche coloro che torneranno in Romania, certo non impiegheranno molto a riprendere la strada per destinazioni dove sicuramente potranno trovare appoggi logistici. E alcune delle comunità più numerose si trovano sicuramente a Torino e Milano.

Dunque, la politica ferrea di Sarkozy, al di là di ogni tipo di giudizio sulla sua efficacia, rischia di divenire una sorta di spostamento della polvere sotto il tappeto, oppure - per usare una immagine più appropriata - assomiglia al gesto di chi pulisce il proprio giardino gettando le foglie secche e gli sfalci in quello del vicino.

Bisogna considerare che su certi temi, e le politiche dell'immigrazione sono tra questi, la sovranità nazionale deve accettare il proprio limite: le misure, per essere realmente efficaci, non possono trascendere da una condivisione più ampia di obiettivi e metodi, a livello europeo se possibile. Poi è vero che troppe cose separano i vari Paesi ben più di un confine, troppo diverse sono le singole politiche nazionali. E accordarsi diventa impossibile. Ma ai critici, e a coloro che temono un accanimento di tipo razzistico, ricordiamo che non solo la tolleranza, ma anche la stessa accoglienza hanno dei costi. Basti vedere quanto occorre pagare a Torino per ripulire le discariche nei pressi degli accampamenti abusivi. L'illegalità ha un costo economico oltre che sociale. E venirne a capo è interesse collettivo, di cui l'Europa, intesa come unione di governi, deve farsi carico. Anche se, per certi versi, appare più facile occuparsi delle carrette del mare che approdano o meno sulle coste, che non di coloro che nei nostri Paesi già vivono, nella legalità o meno. Non farlo è semplice dimostrazione di miopia.
andrea.monticone@cronacaqui.it

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Di Fabrizio (del 22/08/2010 @ 09:00:14, in casa, visitato 1700 volte)

Il Giorno - Milano Triboniano chiuderà entro il 2011 e al suo posto sorgerà una strada per Expo. Stessa sorte per Novara, Bonfadini e Idro. [...]

Milano, 20 agosto 2010 - Milano come Parigi? Non proprio. Mentre il presidente francese Nicolas Sarkozy ha avviato i rimpatri forzati dei rom, l'Amministrazione di Palazzo Marino si avvia allo smantellamento del campo nomadi più grande della città. Il Triboniano chiuderà i battenti entro la primavera del 2011, cioè quando Letizia Moratti si giocherà la riconferma a primo cittadino.

Al posto dello storico campo, che ospita attualmente 600 tra romeni e bosniaci, sarà costruita una strada prevista nel progetto Expo 2015. Non esisteranno più nemmeno i campi di via Novara e via Bonfadini, mentre quello di via Idro sarà riconvertito in un'area di transito, alla quale potranno accedere anche gli italiani in camper. Spariranno così dalla mappa tre degli insediamenti più importanti della metropoli. Del resto, la presenza dei nomadi a Milano è piuttosto articolata. Ci sono una decina di campi regolari, che ospitano più di mille persone. E poi ci sono quelli irregolari. Quelli itineranti, che rinascono dopo uno sgombero e poi vengono nuovamente demoliti: proprio ieri, la polizia locale ha chiuso un accampamento non autorizzato in via Barzaghi, in un'area utilizzata dalla Protezione civile.

Prosegue la politica della tolleranza zero per gli abusivi. Per quanto riguarda, invece, gli spazi comunali, si applicherà nei prossimi mesi il cosiddetto piano Maroni, che punta alla messa in sicurezza dei campi e all'integrazione dei residenti nella società civile. Per far questo, il ministro dell'Interno ha stanziato 13 milioni di euro, di cui 4 destinati alle attività sociali; altri 2 milioni saranno invece ripartiti tra le borse-lavoro, il rimpatrio di alcuni nuclei familiari e la ristrutturazione di abitazioni da assegnare ai rom. "Il lavoro sta andando avanti nel migliore dei modi - assicura il prefetto Gian Valerio Lombardi, commissario straordinario per l'emergenza rom -. Le associazioni del terzo settore stanno procedendo con i colloqui e contiamo di far tutto entro i termini fissati".

Sul Triboniano, in particolare, "c'è stata un'accelerazione in questo ultimo periodo e speriamo di chiudere entro la metà di ottobre". Secondo gli operatori della Casa della Carità, fondazione che gestirà fino a dicembre il campo a due passi dal Musocco, una decina di famiglie di rom romeni avrebbe già deciso di tornare in patria, dove alcune organizzazioni non governative si occuperanno di facilitarne l'inserimento nel mondo del lavoro. In alternativa, si può scegliere di restare in Italia, magari in alloggi con affitti calmierati. D'altro canto, mancano pochi mesi allo smantellamento dell'insediamento, quindi tutti giocoforza dovranno prendere una decisione.

Restano scettici quelli dell'Opera Nomadi, l'associazione che cerca da anni di promuovere la piena integrazione delle popolazioni rom, sinte e camminanti in Italia: "La maggior parte delle persone non vuole abbandonare i campi né tantomeno tornare in Romania - attacca Giorgio Bezzecchi, presidente della sezione di Milano -. E poi non bisogna dimenticare che ci sono campi, quelli di via Idro e via Negrotto, interamente occupati da rom italiani, nati e cresciuti qui". Negativo anche il parere di Dijana Pavlovic, vicepresidente della Federazione Rom e Sinti insieme, che torna a chiedere più trasparenza sui 13 milioni di euro messi a disposizione dal Viminale: "Solo una esigua parte - sostiene - andrà a sostenere le politiche abitative di chi resterà senza casa dopo lo sgombero del Triboniano e degli altri campi legali a Milano: appena 1,8 milioni di euro. Nove milioni sono serviti per costruire muri e puntare inutili telecamere".

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Di Fabrizio (del 21/08/2010 @ 09:54:29, in casa, visitato 2160 volte)

20/08/2010 Azuni: "su azioni come queste coinvolgere tutti gli attori"

"Il governo dei campi nomadi attuale è roba da improvvisatori". A dichiararlo in una nota la consigliera del Gruppo Misto, Maria Gemma Azuni, alla notizia dell'ampliamento e riqualificazione del campo rom La Barbuta , dichiarato abusivo da una sentenza del Tar Lazio del 2004.

Solo pochi giorni fa un incendio si era sviluppato al confine con il comune di Ciampino, di fronte l'Aeroporto. Il fuoco, divampato all'interno del campo nomadi, aveva causato alcuni disagi al limitrofo tratto del Grande Raccordo Anulare nonché all'atterraggio dei voli.

Il delegato del Sindaco alla Sicurezza Giorgio Ciardi, dopo aver rassicurato i cittadini preoccupati per l'incendio, aveva evidenziato "la necessità di un intervento rapido e radicale sul campo abusivo" ."Il campo nomadi della Barbuta - aveva dichiarato in una nota - che rientra nel Piano Nomadi del Comune di Roma, come stabilito diventerà un campo attrezzato, in grado di garantire a chi vi abita maggiore dignita' di vita e ai cittadini della zona un maggior livello di decoro urbano e sicurezza".

"E' fondamentale - commenta la Azuni - il continuo rapporto con i responsabili delle famiglie Rom per la gestione interna dei campi, come è importante rapportarsi con i Presidenti dei Municipi e dei Comuni limitrofi per l'attivazione di idonee azioni finalizzate all'inclusione sociale.

Il Prefetto di Roma non ha minimamente coinvolto il Sindaco di Ciampino, soggetto fortemente interessato in quanto il campo è prospiciente allo stesso comune. sull'ipotesi dell'allargamento del campo della Barbuta, da 300 a 600 ospiti.

E' chiaro che l'incremento di popolazione Rom in questo territorio avrà delle ripercussione sui cittadini di Ciampino e sulle famiglie Rom.
In questo tipo di cambiamenti è necessario rassicurare la cittadinanza sul monitoraggio del campo e sulle azioni di sistema tese a prevenire l'esclusione e a far crescere in termini di rispetto dei contesti, delle regole e del vivere civile.

Ancora una volta le azioni impositive e le scelte non condivise produrranno tensioni sociali a scapito dei cittadini e dei Rom.
Chiedo al Prefetto di Roma - conclude la Azuni - il rispetto degli Organi politici Municipali e dei Comuni limitrofi dove si prevedono azioni di costruzione od ampliamento di campi Rom, con un fattivo coinvolgimento nelle azioni da intraprendere!.

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Di Marylise Veillon (del 21/08/2010 @ 09:15:06, in Europa, visitato 2234 volte)

Da Roma_Francais

Denunciare l'anti-ziganismo senza attaccarsi alle sue radici? par Martin Olivera, antropologo

In seguito ad alcune dichiarazioni del capo dello Stato riguardo ai "Rom e Viaggianti", numerose associazioni di intellettuali e alcuni politici hanno reagito per denunciare gli amalgami, i quali permettono di creare a buon mercato, un diversivo in un contesto di crisi politica acuta. Alcuni hanno messo in prospettiva di stigmatizzare alcuni di questi gruppi, azione ben ancorata nella storia repubblicana e più genericamente, nel vecchio continente. Siamo riusciti infine a dare l'allarme in merito ai rischi di violenze fisiche gravando direttamente su coloro i quali vengono designati come "Rom e Viaggianti". Tutte queste reazioni sono ovviamente giustificate e necessarie. Ma appaiono purtroppo impotenti a grippare quel meccanismo intento a nutrire i discorsi del governo, e più a fondo ancora, il "buon senso" come fondamenta dell'anti-ziganismo in Francia come altrove.

La lettura delle reazioni degli internauti su alcuni siti d'informazione, lo illustra in modo eloquente: per alcuni, il capo dello Stato e il governo giocano, come accade spesso, con il fuoco, giocando la carta del populismo securitario; per altri – denunciando il lassismo dei primi – non bisogna temere di attaccarsi ai "veri problemi" posti da "quella gente". Abbiamo così più spesso a che fare con posizioni di principio che si nutrono tra loro, tanto più incrollabili visto che non rimettono mai in causa la categoria definita come problematica. Una tale opposizione binaria non serve altro che a riprodurre posizionamenti ideologici, strumentalizzando la famosa "questione rom" ad nauseam.

Però, il problema non è di sapere se i "Rom e Viaggianti" sono prima di tutto vittime dell'apparato di Stato e del razzismo popolare, o se "sono" invece colpevoli della loro "emarginazione".

Nulla si muoverà mai, tanto che si continuerà ad abbordare la categoria stessa "Rom e Viaggianti" come una popolazione evidente, indefinitamente offerta alla pietà o al biasimo, secondo le tendenze politiche degli uni e degli altri. E pur invitando a maggiori sfumature, le reazioni di fronte agli amalgami del governo, non rimettono mai in discussione l'esistenza di questa "comunità" in quanto entità sociale omogenea.

Eppure, eccetto la messa in categorie imposta dalle società maggioritarie che le riuniscono sotto un'unica etichetta (variabile nella storia, da cui l'inflazione della confusione), niente ci autorizza a considerare come andando da sé, le similitudini tra questi vari gruppi. "L'origine indiana" è una scoperta della scienza linguistica apparsa alla fine del XVIII secolo, e non un ricordo conservato dagli interessati nel seno delle diverse comunità.

In quanto al "nomadismo", sono diversi decenni che i ricercatori dimostrano e ripetono che non è affatto una caratteristica dei cosiddetti Tzigani, non oggi più di ieri: troviamo dei gruppi, i quali per motivi storici e economici, praticano una mobilità stagionale, ma l'immensa maggioranza di loro è sempre stata sedentaria. Al punto che il qualificativo stesso sembra superfluo.

L'esempio della "Seine Saint-Denis" è un mezzo efficace per farsi all'idea dell'irriducibile diversità dei cosiddetti Tzigani o "Rom e Viaggianti", per quanto poco si presti attenzione al modo con il quale loro stessi si definiscono:

- famiglie gitane (venute dalla Linguadoca e dalla Spagna) ci vivono dalla fine del XIX secolo, il più spesso in abitazioni "standard" (padiglioni o appartamenti)

- gruppi famigliari manush, yenish e viaggianti, maggiormente originari dell'est della Francia, si sono impiantati lì nella stessa epoca, cioè più di un secolo fa. Un gran numero di loro vivono in roulotte o abitazioni miste (casa e roulotte). Corrispondono per l'essenziale alla categoria dei "Viaggianti" – ciò non significando che "viaggino" realmente

- una comunità Rom (i "Rom di Parigi") è presente in "Seine Saint-Denis" dal periodo tra le due ultime guerre. Come i precedenti, sono oggi cittadini francesi e vivono per la maggioranza in padiglioni della periferia

- altri gruppi Rom, originari dell'ex Iugoslavia, si sono installati nelle città del dipartimento nel corso degli anni 1960-1970. Preservando per alcuni, legami con il paese d'origine, vivono lì ancora, in case banali, la roulotte essendo nel loro caso solo una risposta all'impossibilità di accedere alla locazione o alla proprietà

- incontriamo infine dagli anni 1990-2000, gruppi famigliari Rom originari di Romania e di Bulgaria, occupando essenzialmente degli squat o dei bidonville, a difetto di alternative: senza diritto al lavoro e alle prestazioni sociali, "girano" da un terreno all'altro nei comuni del dipartimento talvolta da più di dieci anni, seguendo il ritmo delle espulsioni… Precisiamo infine che loro stessi non formano una comunità, ma diversi gruppi distinti e che il loro numero è stabile dagli anni 2003-2004 – all'incirca tremila persone – anche se la mobilità subita li rende particolarmente visibili.

Alcuni parlano finalmente di "mosaico" per definire l'insieme tzigane. Questo mosaico non esiste peraltro per coloro i quali lo guardano, cioè i non tzigani. Certo, si identificano sempre più, di volta in volta, punti in comune tra i differenti gruppi: i Rom originari dell'Europa orientale sono marcati da influenze in parte comuni, legate alla loro appartenenza ad una stessa area storico-culturale.

Tuttavia, entrando nei dettagli, possiamo constatare la loro grande diversità, direttamente sorta dalle terre dalle quali queste comunità vengono: i Rom musulmani di lingua turca del sud della Bulgaria, i Rom sassoni del centro della Transilvania e i Rom sloveni installati da quarant'anni nell'Italia del Nord non hanno lo stesso passato, non praticano le stesse attività professionali, sono diversamente inseriti in habitat altrettanto diversi ecc…

In definitiva, non è un caso se sono innanzitutto dati di tipo macrosociologico che sembrano dare corpo alla categoria "Rom e Viaggianti". A questo proposito, le istituzioni europee (U.E, Consiglio dell'Europa), internazionali (FMI, Banca Mondiale, PNUD) e diverse fondazioni (in particolare l'Open Society Institute del miliardario George Soros) hanno una maggiore responsabilità nella definizione della "questione rom" a livello europeo. L'immagine di una minoranza essenzialmente costituita da "casi sociali" non avrà cessato di rinforzarsi nel corso degli anni 19902000, per mezzo di studi quantitativi i quali rendono astratta già all'origine, la diversità delle realtà locali. L'Unione Europea inquadra oggi perfino una "decade per l'inclusione dei Rom" (2005-2015), partendo dal principio che questi sono globalmente "mal inseriti" nelle società maggioritarie. Ma i cosiddetti Tzigani sono sempre ugualmente eterogenei dal punto di vista socio-economico di quanto lo sono culturalmente, a est così come a ovest del continente.

Non c'è così nulla di semplice da dire sui "Rom e Viaggianti", non più che sugli "Africani" o gli "Asiatici"… E se come in Romania, per esempio, è usanza chiamare Tzigani tutti coloro percepiti come socialmente marginali, la prima responsabilità dei ricercatori come dei giornalisti è d'interrogare questo luogo comune, per rendersi conto di realtà ben più complesse.

Infatti, la strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni, ognuno oggi è in misura di rendersene conto. Pur volendo lottare contro le discriminazioni e favorire l'inserimento di alcuni gruppi locali, effettivamente in difficoltà ma avendo poche cose da vedere gli uni con gli altri, se non un'etichetta, la retorica della "questione rom" non avrà fatto altro che convalidare nuovamente la categoria "stigmatizzabile" e la sua pertinenza simbolica.

Come denunciare "l'etnicizzazione" del dibattito e delle politiche pubbliche, quando si ha per evidente l'entità etnica in questione? Come fare conoscere meglio coloro chiamati ieri Tzigani, oggi "Rom e Viaggianti", e nello stesso tempo preservare il punto di vista che vieta di conoscerli? Come combattere i clichè senza rimettere in causa lo stampo che li genera? Tali sono le domande che oggi possono posarsi tutti quelli che desiderano – ricercatori inclusi – lottare efficacemente contro l'anti-ziganismo.

Difatti la sua base non è purtroppo la semplice mancanza di conoscenza. Quest'ultima non è altro che una conseguenza del volere creare categorie. In altre parole, gli stereotipi (negativi o positivi) non sono un'interpretazione erronea della realtà che basterebbe correggere, ma si nutrono di una postura a priori, rinforzandola contemporaneamente e a scatola chiusa. E in questo contesto, la ragione è ben impotente di fronte all'immaginario popolare e alle strumentalizzazioni politiche.

Allora no, non va tutto nel migliore dei modi e si, dei gruppi di cosiddetti Tzigani incontrano localmente delle difficoltà, producendo loro stessi una coabitazione talvolta delicata con il vicinato. Ma se non è gradevole abitare nei pressi di un bidonville, lo è ancora meno viverci… Però, il modo migliore per rendere impossibile la risoluzione di queste situazioni è bene quello di disgiungere le difficoltà vissute da queste famiglie dal contesto locale, facendone una "questione europea" disincarnata e fantasmagorica.

Difficoltà d'accesso all'alloggio, servizi sociali senza mezzi umani e finanziari, mercato del lavoro sinistrato, politiche d'immigrazione chiuse e servizi prefettizi obsoleti… I problemi incontrati da certi "Rom e Viaggianti" sono quelli delle nostre società contemporanee, delle quali fanno parte integrante, e non le conseguenze (subite o provocate) di caratteristiche sociali generiche.

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Vorrei andarci (dovremo essere in tanti da tutta Europa), se qualcuno dall'Italia vuole aggiungersi, me lo fa sapere tramite i commenti o per email? L'appuntamento su Facebook

Sabato 4 settembre alle 14.00 a Place de la République

Come Unión Romani spagnola siamo lieti di annunciare che la nostra proposta di celebrare una grande manifestazione a Parigi per protestare contro le misure annunciate dal presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy, ha incontrato eco tra le organizzazioni a difesa dei diritti umani in Francia. Nella nostra proposta, ampliamente diffusa in tutta Europa, si diceva quanto segue:

b) Convocare una grande manifestazione a Parigi (simile a quella che si realizzò a Roma nel 2008 per protestare contro la politica antizigana di Berlusconi - vedi QUI ndr) che attiri non solo la presenza massiccia dei rrom francesi, ma anche buona parte dei gitani europei. Questa manifestazione, preparata con cura, dovrà essere unitaria non solo degli zigani europei, ma di tutte le forze democratiche impegnate nel rispetto dei Diritti Umani. A nostro giudizio sarebbe un grave errore che questa manifestazione fosse gestita esclusivamente dall'opposizione al governo di Nicolas Sarkozy. A difendere la dignità degli esseri umani sono chiamati tutti i democratici, siano di destra o di sinistra. La manifestazione di Parigi la formiamo tutti: gitani e gagé, socialisti e liberali, comunisti e conservatori. Tutti quanti, in definitiva, appoggiano il contenuto della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, proclamata dalle Nazioni Unite nel 1948 e la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, approvata dall'Assemblea Nazionale Costituente Francese nel 1789. Chi non può essere chiamato a questa manifestazione è Jean Marie Le Pen e quanti si identifichino con la dottrina nazionalista e razzista del Fronte Nazionale francese. (il testo integrale su www.unionromani.org)

[...] ad oggi (10/08/2010 ndr) si sono unite all'appello più di 30 organizzazioni francesi, tutte in prima linea tanto nell'ambito della politica che del terzo settore di azione sociale. Questo l'ultimo elenco:

Firmatari:
AC ! Agir ensemble contre le chômage,
Les Alternatifs,
Les amoureux au banc public,
Association de défense des droits de l’Homme au Maroc (ASDHOM),
Association France Palestine Solidarité (AFPS),
Association des Marocains en France (AMF),
Association nationale des Gens du voyage catholiques (ANGVC),
Association républicaine des anciens combattants (ARAC),
ATTAC,
Autremonde,
Cedetim,
Confédération française démocratique du travail (CFDT),
Confédération générale du travail (CGT),
La Confédération Paysanne,
La Cimade,
Le Cran,
Droit au logement (DAL),
Emmaüs France,
Europe Ecologie,
Fédération pour une alternative sociale et écologique (Fase),
Fédération des associations de solidarité avec les travailleurs immigrés (FASTI),
Fédération nationale des associations d’accueil et de réinsertion sociale (FNARS),
Fédération SUD Education,
Fédération syndicale unitaire (FSU),
Fédération des Tunisiens pour une citoyenneté des deux rives (FTCR),
FNASAT-Gens du voyage,
Fondation Copernic,
France Terre d’Asile,
Gauche unitaire,
Groupe d’information et de soutien des immigrés (GISTI),
Les Jeunes Verts,
Ligue des droits de l’Homme (LDH),
Ligue de l’enseignement,
Marches uropéennes,
Médecins du Monde,
Le Mouvement de la Paix,
Mouvement contre le racisme et pour l’amitié entre les peuples (MRAP),
Le Nouveau Parti anticapitaliste (NPA),
Le Parti communiste français (PCF),
Le Parti de Gauche, le Parti socialiste (PS),
Réseau d’alerte et d’intervention pour les droits de l’Homme (RAIDH),
Réseau Education Sans Frontière (RESF),
SNESUP-FSU,
SOS Racisme,
Syndicat des avocats de France (SAF),
Syndicat de la magistrature (SM),
Union syndicale Solidaires,
Les Verts,
Unión Romani. España


Il testo della convocazione è disponibile QUI in francese

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Di Fabrizio (del 19/08/2010 @ 09:21:47, in musica e parole, visitato 1961 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

In un'atmosfera tesa, dopo persistenti richieste da parte di un piccolo numero di locali pubblici a Nis ed in Serba, è stato creato un monumento dell'artista rom Saban Bajramovic (leggi QUI ndr) e messo in un posto magnifico nel parco, di fronte all'assemblea cittadina.

Illuminato dal sole, Saban appare meglio che mai, ed anche Nis sembra più bella che negli anni precedenti. Forse perché oggi a Nis è il primo giorno del Festival Jazz. Il monumento di Saban sta cantando. La voce di Saban è profondamente dentro di noi. In ogni essere umano, che è un UMANO.

U napetoj atmosveri, posle upornih zahteva malog dela domace javnosti u Nisu I Srbiji, spomenik romskom umetniku Sabanu Barjamovicu, postavljen je na predivnom mestu u parku preko puta skupstine grada.

Obasjan suncem, Saban izgleda lepse nego ikad I Nis izgleda lepse no poslednjih godina . Mozda I zato sto danas u Nisu, pocinje medjunarodni jazz festival. Sabanov spomenik peva. Sabanov glas je tu duboko u nama. U svakom coveku koji COVEK.

Osman Balic - YUROM Centar

++ 381 18 4254949
yuromcentar@sbb.rs
yuromcentar@bankerinter.net

www.yuromcentar.org.rs


 Ndr: Una sua versione di Djelem Djelem, che sembra quasi jazz... (il link per chi legge da Facebook)

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Di Marylise Veillon (del 18/08/2010 @ 09:21:11, in Europa, visitato 1391 volte)

Da Roma_Francais

I giornalisti condannano la repressione in Francia contro i Rom - Federazione Internazionale dei Giornalisti – 09/08/2010

La Federazione Internazionale dei Giornalisti (FIJ) e la sua sezione regionale, la Federazione Europea dei Giornalisti, hanno condannato oggi la repressione scatenata dalle autorità francesi contro i membri della comunità Rom, avvertendo che ciò incoraggia la xenofobia e l'intolleranza. Accusano inoltre la polizia di intralcio al lavoro dei giornalisti, ai quali non è stato concesso riprendere il raid lanciato ieri all'alba contro un campo.

Secondo la FIJ, ai giornalisti è stato impedito dalla polizia di riprendere un raid contro un accampamento di gitani nella città di Saint-Etienne (Francia centrale) dove si è assistito all'espulsione con la forza di un accampamento illegale, nonostante la municipalità lo avesse fornito di acqua potabile e di WC chimici.

E' la prima azione della polizia da quando il presidente Nicolas Sarkozy ha annunciato una serie di misure energiche nelle prossime settimane, tra le quali l'espulsione di Rom da trecento accampamenti illegali.

"L'atteggiamento intollerante del governo avrà per unico risultato, quello di incoraggiare il risorgere del razzismo e della xenofobia", ha dichiarato Aidan White, segretario generale della FIJ. "Questo tipo di azioni contro persone provenienti da altri paesi dell' Unione Europea è nello stesso tempo discutibile sul piano legale e irresponsabile, in quanto alimenta le tensioni tra comunità."

Per la FIJ, ogni compiacenza nei confronti dell'estremismo e il razzismo, non farà altro che incoraggiare la propaganda xenofoba e aumenterà la pressione sui giornalisti e i media.

"D'ora e in avanti, ci segnalano che la polizia a Saint-Etienne, ha impedito a dei giornalisti di riprendere il loro raid contro l'accampamento", ha dichiarato White. "E' totalmente inaccettabile. La Francia non è uno stato poliziesco e i media devono potere informare liberamente. Se i giornalisti e i media non possono accedere alla verità, come saprà il pubblico se la legalità è rispettata?"

Per la FIJ, le dichiarazioni dei responsabili francesi secondo i quali è previsto di espellere dalla Francia tutti i Rom senza documenti verso la Romania, sembrano costituire un intralcio al diritto alla libera circolazione nel seno dell'Unione Europea.

Il numero di quindicimila gitani e Rom i quali vivono in Francia, e originari dell'Europa dell'est è evocato, la maggior parte dei quali vivono in accampamenti autorizzati, mentre altri si sono dovuti installare in accampamenti illegali a causa dell'insufficienza di infrastrutture. Le ultime azioni fanno seguito a un incidente avvenuto il mese scorso, durante il quale un gruppo di viaggianti francesi ha scatenato una sommossa dopo la morte di uno di loro, ucciso dalla polizia a Saint-Aignan (Francia centrale).

Per la FIJ, le ultime azioni del governo - che numerose critiche accusano di ricorrere a politiche impregnate di populismo e contro gli immigrati, per venire fuori dalle cattive acque nelle quali si ritrova – non fanno altro che accrescere le preoccupazioni riguardanti la crescita di un sentimento anti-Rom e la xenofobia da parte dell'Europa.

"La verità è che le politiche che giocano sulla paura e l'incertezza, finiranno con rendere la vita difficile a tante minorità, condurre alla discriminazione e rischiano di sottomettere giornalisti e media all'influenza della propaganda razzista di politici senza scrupoli", ha aggiunto White. "Le autorità francesi devono agire con calma ed evitare ogni forma di ingiusta discriminazione."

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Di Fabrizio (del 18/08/2010 @ 09:20:41, in Italia, visitato 1749 volte)

Dichiarazioni fotocopia del vicesindaco, Casa della Carità che ormai non sa più che pesci pigliare e voci che si rincorrono... E' da più di un anno che si ripete che i campi verranno smantellati, il tempo stringe e ancora nessuno sa (o chi lo sa sta zitto), dove andranno i Rom dei campi e con che mezzi... L'unica cosa certa è che la tensione nei campi si taglia col coltello.

REPUBBLICA Milano

di ZITA DAZZI - Il campo rom chiuderà a metà ottobre, in anticipo Cresce la tensione nelle baraccopoli

Si accorciano i tempi per i campi rom di via Triboniano e di via Barzaghi. La chiusura, annunciata per fine anno, sarà invece a metà ottobre. Un mese e mezzo prima del previsto. Metà delle famiglie tornerà in Romania, col sostegno economico dello Stato italiano, mentre per le altre si stanno cercando soluzioni alternative: casa in affitto e borse lavoro. Un percorso non facile, tutto in salita e da costruire. A Musocco, fra le roulotte e i container, si vivono queste ultime settimane in un clima di tensione crescente. Gli operatori della Casa della Carità si fanno vedere il meno possibile, giusto il necessario per prendere accordi con le famiglie coinvolte nel piano di evacuazione. Ma non tutti collaborano.

Intanto, in prefettura, si susseguono gli incontri e i colloqui per cercare di definire i dettagli dell'operazione e per cercare di arrivare all'autunno con la mina del Triboniano disinnescata. "Le date sono già stabilite, stiamo lavorando per dare un aiuto a tutte le famiglie coinvolte", assicura l'assessore ai Servizi sociali Mariolina Moioli. Il compito più difficile sta agli operatori della Casa della Carità che ha rinnovato fino a dicembre l'appalto per la gestione del più grande campo nomadi della città, quasi 600 presenze fra romeni e bosniaci, costruito tre anni fa su un'area oggi destinata al passaggio di una strada per l'Expo 2015.

Odissea Rubattino | Accampati nella ex fabbrica | "La famiglia adottiva" |

Il piano Maroni mette a disposizione 13 milioni di euro per lo sgombero di questo campo, oltre che di quelli in via Novara e via Idro. Gli incaricati di don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, stanno terminando gli incontri con le singole famiglie per valutare un progetto di uscita dalla precarietà. "Con alcuni è possibile pensare a un sostegno per l'inserimento in alloggi in affitto e l'assegnazione di una borsa lavoro, con l'obiettivo di arrivare alla totale autonomia del nucleo familiare - spiega Colmegna - Per gli altri invece ci sarà un contributo per il rientro in Romania, dove pure abbiamo progetti di inserimento lavorativo in collaborazione con le amministrazioni locali".

Ma non tutti i rom sono pronti alla collaborazione. "Finora abbiamo sentito tante promesse e poche cose concrete - dice Christian, uno dei portavoce del campo - Sappiamo che ad ottobre dovremo uscire da qui, ma molti temono di restare per strada, di essere sgomberati e basta, come è già successo in passato. Ma siamo pronti a fare sentire la nostra voce".

Due mesi fa, senza alcuna avvisaglia, al Triboniano scattò una vera e propria rivolta con lancio di pietre contro le forze dell'ordine e auto date alle fiamme. Scene di guerriglia che si sono viste anche pochi giorni fa, al campo comunale di via Chiesa Rossa, dove sono arrivate le ruspe per demolire tre villette abusive costruite da una famiglia di 15 rom italiani. Dai controlli catastali è emerso infatti che un membro della famiglia aveva un'altra casa intestata in Lombardia.

"Un importante segnale di legalità", ha definito l'intervento il vicesindaco Riccardo De Corato: "Gli agenti hanno dovuto subire un lancio di pietre, chiavi inglesi e oggetti contundenti da parte dei nomadi allontanati e dei loro familiari. Ma i nomadi nei campi del Comune conoscono bene il regolamento: chi ha proprietà immobiliari non può vivere a spese dei milanesi. È una violazione inaccettabile che rasenta la truffa e per questo i servizi sociali e la polizia locale continueranno a fare accertamenti per evitare furbizie e pratiche parassitarie".

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Di Fabrizio (del 17/08/2010 @ 09:34:51, in Kumpanija, visitato 1754 volte)

Coltano, Pisa - 16 agosto 2010

Qualche settimana fa avevo espresso al vescovo Mons. Giovanni Paolo Benotto il desiderio di una sua venuta qui al campo per benedire una piccola statua della Madonna (vestita da "zingara"), collocata nella mia roulotte.

I Rom quando lo hanno saputo, mi hanno espresso il desiderio che la benedizione fosse fatta fuori dalla roulotte, perché volevano partecipare anche loro e chiedere al vescovo la benedizione sui loro bambini.
L'altra sera il vescovo infatti è venuto a benedire la "Madonna zingara" su un altarino preparato appositamente da una famiglia.

Avevo preparato anche una preghiera, anche questa con il contributo di diversi Rom che mi hanno suggerito delle modifiche (in allegato) per renderla vicina al loro timbro quando pregano la loro "Maica"- Madonna.

I rom sono stati molto contenti della venuta del vescovo, lo hanno accolto con simpatia, curiosità e delicatezza. Il vescovo ha avuto modo anche di parlare ed ascoltare diversi di loro e non si è sottratto ai loro inviti di benedire figli, piccoli e grandi e di partecipare anche ad una liturgia mussulmana della consegna del nome all'ultimo nato del campo.

I rom oltre che ringraziarlo per la sua bella visita, gli hanno espresso anche il desiderio di ritornare un'altra occasione, anche per approfondire meglio la conoscenza e l'amicizia.

I Rom ringraziano di cuore, quest'anno la festa dell'Assunta che è molto sentita anche dai Rom mussulmani, non poteva avere un inizio così bello.

ciao Agostino Rota Martir

Cara
dolce Maica (Madonna)

Tu
lo sai che noi Rom ti preghiamo solo con parole che ci vengono dal cuore. Sappiamo che tu ci ascolti anche se non conosciamo bene le preghiere che la gente rivolge a te. A noi basta sentire la tua presenza amorevole che ci accompagna e ci sostiene per affrontare la vita.

Tu
ci capisci, soprattutto quando osservi le nostre vite, comprendi subito i nostri problemi, le nostre gioie e le nostre richieste... siamo certi che nel tuo cuore c’è un piccolo posto fiorito, riservato proprio per noi Rom, tu non ci metti in disparte, come fanno in molti quando ci vedono. Dio ti ha creata Santa e Pura, perché anche noi guardandoti possiamo vedere la Luce di Dio su di noi, che illumina ogni vita, ogni persona, ogni creatura anche quella più nascosta.

Santa
Maica noi vogliamo che tu continui ad essere presente nella nostra vita, così ci potrai aiutare anche quando non ci comportiamo bene, e quando dei Rom sbagliano non farci mancare la tua misericordia e il tuo sguardo di Madre. Ti chiediamo di proteggere i nostri bambini, fa che crescano in salute, forti e rispettosi verso la propria famiglia e quella degli altri. Fa non si spenga mai il fuoco dell’amicizia e della festa dentro la vita dei Rom, così le nostre danze ci aiuteranno ad affrontare le fatiche di oggi e i timori del domani.

Dacci
il coraggio di guardare i nostri difetti, a riconoscerli e a chiedere perdono a chi abbiamo offeso, aiutaci a far pace quando abbiamo spezzato legami di amicizia e di fiducia, quando non abbiamo rispettato chi è più debole e solo.

Santa Maica,
noi Rom ti invochiamo di proteggerci dai pericoli, come hai saputo fare tu con il tuo figlio Gesù quando era piccolo e ricordati di stare vicina a chi si sente triste perché lontano dai suoi cari o perché solo in carcere, fa che possano tornare presto per fare festa e vivere con le loro famiglie la gioia dell’incontro. Santa dolce Maica, chiediamo attraverso il tuo cuore di Madre la Benedizione di Dio su di noi Rom, Lui è la fonte della vita e dell’amore che
alimenta il fuoco delle nostre famiglie. Ti chiediamo anche di perdonare coloro che ci giudicano male e ci disprezzano senza conoscerci, benedici anche loro.

Amen.

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