Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 13/02/2008 @ 09:02:26, in Italia, visitato 1405 volte)
Ricevo da Roberto Malini
da www.annesdoor.com
Gloria, un'utente di Anne's Door è sorpresa da quanti reati siano attribuiti ai
Rrom e ci scrive: "Dopo il caso Mailat, i bambini di Milano torturati e
costretti a mendicare, ecco la rivelazione (di Roberta Angelilli, Alleanza
Nazionale n.d.r.) secondo cui in Italia ben 50 mila bambini Rrom sarebbero
schiavi di un racket composto da nomadi; ecco la vicenda dei Sinti che truffano
gli anziani e chesi rivelano proprietari di ville e montagne d'oro (l'ho
visto in un servizio televisivo)! Ecco la notizia, diffusa dai media, dei Rrom
del campo Casilino 900, a Roma, che hanno commesso un'infinità di reati e che le
autorità romane hanno presentato come una banda organizzata, contro cui hanno
mobilitato un esercito composto da più di cento carabinieri, pattuglie in
uniforme, militari a cavallo e unità cinofile. Siamo di fronte a un popolo di
criminali, geneticamente portati a commettere reati e azioni orribili o viviamo
in un Paese impazzito?"
Risponde Roberto Malini. Hai colto nel segno del problema e hai messo in rilievo
il castello di pregiudizi su sui si basa una persecuzione efferata, che si
giustifica agli occhi dell'opinione pubblica come "operazione di sicurezza" e
non "purga razziale". Cara Gloria, i nomadi che rapiscono bambini e li
costringono con torture, segregazione e minacce a rubare o prostituirsi; i Sinti
che si arricchiscono truffando gli anziani e posseggono ville e macchinoni; il
"linguaggio segreto" degli zingari scritto con il gesso davanti alle abitazioni
a scopo di rapina sono i soliti luoghi comuni usati dalla propaganda razzista.
Il partito nazista e la stampa di regime presentarono i Rrom proprio come un
popolo geneticamente degenerato e caratterizzato da un'indole immorale: ladri,
truffatori, schiavisti, padri e madri indegni, assassini senza scrupoli. La
realtà, Storia e Memoria ce lo insegnano, è ben diversa e i veri criminali non
furono i Rrom, ma i tedeschi e i loro complici. Criminali spietati, capaci di
azioni indescrivibili e omicidi orrendi contro uomini, donne e bambini
innocenti. Tieni presente, però, che quando i nazisti erano al potere e i media
lavoravano per presentare in modo umano la loro immagine, il popolo tedesco la
pensava come gli italiani di oggi e identificava negli zingari e nelle altre
minoranze che furono soggette a persecuzione la sorgente del male. Nessuno
avrebbe detto che Hitler, Goebbels, Eichmann o Himmler fossero mostri. I nemici
della sicurezza erano considerati, anche allora, i mendicanti, i poveri, le
famiglie Rrom dalle pelli scure e le usanze così diverse da quelle europee. Ma
torniamo al presente: Rrom e Sinti, purtroppo, sono poverissimi e non posseggono
ville né oro o diamanti; amano i loro bambini ("tanti bambini, tanta gioia", è
il loro motto) e non rapiscono quelli degli altri; hanno un livello di moralità
elevatissimo e condannano la violenza come il più grave dei mali; sono religiosi
e considerano la carità e la solidarietà come i massimi valori umani e sociali.
Non ho visto il servizio televisivo a
cui ti riferisci, ma ne ho lette e sentite tante, da molti anni. Se vuoi
combattere il pregiudizio devi tener sempre presente che i razzisti seguono una
strategia mediatica precisa, che è quella di giustificare la repressione
presentandola come un'azione necessaria per tutelare o ripristinare la
"legalità". Quello che gli uomini e i gruppi che si occupano di Diritti Umani
combattono è un atteggiamento persecutorio, che ha portato i Rrom in condizioni
tragiche di povertà. E' ovvio che le autorità giustificano sgomberi ed
espulsioni adducendo ai Rrom reati di ogni genere, ma quello che le Nazioni
Unite e l'Unione Europea chiedono - finalmente - ai Paesi civili è l'attuazione
di politiche volte a integrare i Rrom e a combattere la povertà che li annienta,
attraverso un sostegno pianificato (che l'Ue agevola con ingenti fondi, cui
l'Italia ha scelto di non accedere proprio per non favorire l'integrazione) e
comprendente alloggi, aiuti economici, assistenza sanitaria, strutture per
l'igiene, progetti di collocamento professionale, inserimento scolastico, tutela
dell'identità etnica di un popolo, attivazione di programmi
mirati a far conoscere la Storia, la cultura e la condizione dei Rrom ecc. In
tutti i casi cui ti riferisci, eccettuato quello di Mailat, che non è un Rrom,
ma un romeno di etnia Bunjas (anche quello, comunque, è un evento giudiziario
tutt'altro che chiaro), le autorità contestano reati diversi ai Rrom e i media
presentano le loro comunità come bande malavitose. Il caso recentissimo del
campo Casilino 900 è emblematico della persecuzione in atto. Le forze
dell'ordine sono entrate in un luogo di emarginazione simile a un campo di
concentramento, dove sopravvivono nelle più spaventose condizioni di indigenza
cento uomini, cento donne e duecentocinquanta bambini. La violazione commessa
nei loro confronti è stata totale: anziché ricevere aiuti e supporto (come
prevedono le leggi internazionali a tutela delle minoranze etniche e le
convenzioni internazionali per i Diritti Umani), sono stati perquisiti, espulsi
quando possibile, denunciati per reati assurdi, come la "violazione del diritto
d'autore", terrorizzati e umiliati sia individualmente che come popolo. Quando
abbiamo dubbi sulla persecuzione, Gloria, perché i media ci presentano i "buoni"
e i "cattivi" secondo una logica di regime, dobbiamo entrare in un campo Rrom e
tutto diventa chiaro: troveremo povertà, fame, malattie, morte, dolore,
abbandono, emarginazione. E nessuno che si prodighi per combattere i veri nemici
della società, che sono il razzismo, la crudeltà, l'abuso, la calunnia, la
miseria. Entriamo in un campo Rrom, finché è possibile, perché i pogrom hanno
decimato persino quei luoghi disperati di sopravvivenza e, al di là delle odiose
bugie della propaganda, sarà facile rispondere alla tua domanda: chi sono i
criminali, gli zingari o i loro persecutori?
info@everyonegroup.com
www.everyonegroup.com
www.annesdoor.com
Di Fabrizio (del 13/02/2008 @ 18:35:30, in Europa, visitato 2147 volte)
Ricevo da Dijana Pavlovic
Oggetto: urgente replay to viktoria.mohacsi@europarl.europa.eu Viktória Mohácsi MEP-ALDE e le seguenti organizzazioni non governative elencate in calce, si sentono insultate dall´affermazione di Silvio Berlusconi e richiedono perentorie scuse da parte sua. Silvio Berlusconi, durante un´intervista telefonica riguardante il suo programma elettorale per i primi 100 giorni di governo, ha dichiarato: "Tolleranza zero per Rom, clandestini e criminali". Stiamo provvedendo ad includere una lista di organizzazioni rom e non rom che appoggiano l´iniziativa. Abbiamo ancora 40 minuti prima della scadenza dei termini per la consegna della richiesta. Nel caso vogliate essere aggiunti per favore includete alla risposta il nome della Vostra organizzazione, il paese ed il contatto. Ringraziando anticipatamente.Elisabetta Vivaldi
Mohácsi Viktória - MEP European Roma and Travellers Forum, Roma Education Fund, Open Society Institute, Movement for Desegregation Foundation - Hungary, Chance for Children Foundation - Hungary, Jászság Roma Civil Rights Association - Hungary, Roma Civil Rights Foundation - Hungary, Phralipe Association - Hungary, European Roma Youth Association - Hungary, Hunagrian Roma Forum - Hungary, Romedia Foundation - Hungary, Regional Roma Association Dombóvár - Hungary, National Associaton of Romologists - Hungary, Network for Integration Foundation – Hungary, U.N.I.R.S.I – Italy, Them Romano - ONLUS Association – Italy, Romano Drom - Onlus Association, Milano - Italy, Amalipe Romano Associaton - Italy, Rasim Sejdic Association - Italy, Opera Nomadi Association Milano – Italy, Opera Nomadi Association Mantova – Italy, Opera Nomadi Association Napoli – Italy, Opera Nomadi Nazionale Ente Morale – Italy, Romani Criss - Romania, Parudimos Associaiton- Romania, Assosiation of Romani Women for the Children - Romania, Amare Romenta Association - Romania, Romanian Civic Roma Alliance - Romania, Association for Roma Initiative Development - Romania, European Roma Information Office - Belgium, Center for Interethnic Dialogue and Tolerance "Amalipe" - Bulgaria, Integro Association - Bulgaria, Federation nationale des associations solidaires d'action avec les Tsiganes et Gens du voyage – France, Youth Association Perpetuum – Macedonia, Youth Association ‘Luludi’ – Skopje Macedonia, Romani Kultur Yardimlasma ve Dayanisma Dernegi – Aydin, Turkey, Kirklareli Roman Kulturunu Koruma, Kalkindirma ve Dayanisma Dernegi – Turkey, Luleburgaz Bati Trakya Romanlari Kultur, Yardimlasma ve Dayanisma Dernegi – Turkey, Alliance Unit of Roma – Chisinau Moldova, Rubin Romany Organisation – Durleshti Moldova, National Roma Centrum – Kumanovo Macedonia, Roma SOS Association - Prilep Macedonia, Prijatelska Raka Association –Skopje Macedonia, Jekipe Association – Veles Macedonia, Darhija Association – Skopje Macedonia, Anglunipe Association – Tetovo Macedonia, Pralipe Association - Kr.Palanka Macedonia, Sucar Drom Association - Italy, Nevo Drom Association - Italy, RomSinti@Politica Association - Italy, Institute of Sinta Culture – Italy, OsservAzione Association - Italy, U Gipen Association – Brescia Italy, Nevo Mero Association – Rimini Italy, Sucar Drom VI Association – Vicenza Italy, Nevo Drom TN Association – Trento Italy...
Di Fabrizio (del 14/02/2008 @ 09:07:41, in casa, visitato 1648 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
Conoscere le comunità rom, avvicinarsi alla loro cultura, prendere in
considerazione e studiare i modelli abitativi.
Questo è quello che si propone il seminario internazionale itinerante promosso
dal dipartimento di studi urbani di Roma Tre e da Stalker osservatorio nomade.
Il progetto Plans & Slums, intende affrontare la questione dei Rom in
Europa, le loro culture abitative e i modelli insediativi loro proposti in
Italia.
«Il progetto è nato da una rete interdisciplinare di esperti ed artisti che
lavorano sui territori in trasformazione», spiega Francesco Careri docente di
Progettazione architettonica a Roma Tre.
Da oggi a lunedì 18 febbraio studenti, ricercatori e docenti di Architettura
italiane e stranieri con 9 camper visiteranno alcuni campi di Roma, per fare
attività di studio. Quattro gli aspetti principali della ricerca:
i legami affettivi e giuridici che collegano i rom al loro paese, una mappatura
delle relazioni che i nomadi sono riusciti a costruire con la città, una
mappatura degli insediamenti e dei dispositivi che controllano il campo, una
rilevazione delle case o dei container nei quali vivono con le trasformazioni
che sono state da loro stessi apportate.
«Noi riteniamo importante analizzare le alternative che i Rom sono riusciti a
realizzare autonomamente - dice Careri - Molti di loro vorrebbero continuare a
vivere in famiglie allargate, come accadeva in Italia 50 anni fa e riescono a
costruire con i loro mezzi anche abitazioni di 100 mq». La tappa romana del
seminario si concluderà lunedì18 febbraio con le “buone Pratiche” di altre città
come Firenze, Pisa e Bolzano dove le micro aree sono state realizzate.
La presentazione sarà a cura della Fondazione Michelucci.
Una mostra con i risultati del progetto Plans & Slums sarà esposta a Milano il
15 maggio in occasione de La Triennale di Milano.
Da
Romano Them
12 Febbraio 2008 - Secondo la stampa, il Montenegro starebbe aspettando una
nuova ondata di rifugiati se il Kosovo dichiarasse l'indipendenza. Riportando il
Commissario Montenegrino per i Rifugiati, Zeljko Sofranac, i giornali dicono che
il Montenegro dovrebbe, in questa situazione, reagire come uno stato moderno
applicando i trattati e le convenzioni internazionali.
Riferendosi alla situazione del 1999, quando il Montenegro accettò di
ospitare un gran numero di rifugiati come parte di un piano internazionale per
il contenimento regionale della crisi dei rifugiati, il Commissario ha affermato
che il suo paese non sarebbe pronto ad accettare nel lungo periodo rifugiati da
altri paesi.
Ad otto anni dalla fine della guerra, il Montenegro conta ancora circa 16.000
profughi dal Kosovo, molti dei quali Rom. Diventando rifugiati dopo
l'indipendenza montenegrina dalla Serbia, fronteggiano espresse discriminazioni
e devono accettare terribili condizioni di vita nei campi rifugiati o in ripari
privati.
Di Fabrizio (del 15/02/2008 @ 18:09:03, in casa, visitato 2394 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Giovedi 14 una comunità di rom romeni, da oltre un anno stanziata in una
baraccopoli ripetutamente minacciata di sgombero, ha occupato, sostenuta da
associazioni gagè e da volontari di varia estrazione, uno spazio abbandonato
nelle adiacenze della stazione Tiburtina. E' la prima volta che i rom a Roma
promuovono un'iniziativa di lotta per il riconoscimento di un diritto
fondamentale ripetutamente calpestato.
Questa sera alle 21, in via delle Cave di Pietralata, altezza civico 81, si
svolgerà una assemblea cittadina di sostegno e domani mattina sabato 16 alle
11.30 si terrà una conferenza stampa.
Di Fabrizio (del 16/02/2008 @ 09:32:27, in blog, visitato 1813 volte)
Scrive
Gennaro Carotenuto...
Un miliardario milanese residente in Svizzera non è un immigrato albanese. E
così scopriamo l’acqua calda che la giustizia non è uguale per tutti. Marco
Ahmetovic, il cittadino albanese che uccise quattro ragazzi nell’ascolano fu
giustamente arrestato. Per i quattro morti o perché albanese? Preferisco
pensare per i quattro morti anche se il pogrom che ne bruciò il campo nomadi fa
pensare ad altro.
Al contrario l’uomo che ieri a Milano ha assassinato una signora di 52 anni
(un’altra ha perso una gamba e 26 ne ha mandati in ospedale), a bordo di un
Porche Cayenne, non è stato arrestato. Ovviamente la mia è bieca demagogia…
Da
Mundo_Gitano
[...]
Dalila Gómez, ex candidata al
Senato per il Polo Democrático Alternativo (PDA) è una giovane e bella gitana
colombiana che, come succede con le minoranze più antiche, proietta la sua
azione politica cercando migliori destini per il suo popolo, visibilità e
riconoscimento con equità in un paese che perorala politica del dialogo per
ottenere la pace.
Quali obiettivi animano la sua presenza nel Polo Democrático Alternativo?
Il popolo intende essere interculturale in una società maggioritaria a volte
ostile ed escludente e cerca di vivere questa interculturalità vivendo questi
aspetti positivi delle altre culture per rafforzare la sua propria.
Dentro questa interazione c'è il vincolo al Polo Democrático Alternativo,
precisamente per le coincidenze che ha il mio popolo nella sua essenza con l'Ideario de Unidad del Polo.
Importante è ciò che vediamo su come dev'essere la vita di comunità, con
principi, con valori, con la difesa della vita stessa, della diversità, con
principi. Questo è quel che vediamo nel PDA.
Pensiamo che tramite il Polo possiamo sottolineare un primo elemento
fondamentale che è la visibilità del popolo gitano. In secondo luogo dimostrare
alla gente chi siamo realmente, perché a volte come siamo, impregnati di
un'essenza anarchica, ci contestano l'essere vincolati ad un partito politico.
Dobbiamo quindi affermarlo, facciamo così, primo perché è un partito
progressista, secondo, perché avere una condizione etnica non ci preclude al
diritto della partecipazione politica, dove possiamo decidere senza che altri lo
facciano per noi.
Istruzione pertinente e di qualità
Quali iniziative porterete per combattere la discriminazione e per
ottenere visibilità e partecipazione come popolo?
Noi registriamo la discriminazione verso il nostro popolo in Colombia nel
disegno delle politiche pubbliche, perché queste sono generalmente per tutti, è
molto differente disegnare una politica pubblica per un gruppo etnico che per la
società maggioritaria. La società gagia, maggioritaria, ha molte opportunità
senza rinunciare al proprio patrimonio culturale, come succede nel nostro caso.
Uno degli elementi omogeneizzanti è precisamente quello dell'istruzione.
Lo Stato è il primo discriminatore del popolo gitano, perché non esiste un
referente dal punto di vista educativo per verificare se stiamo ricevendo
un'istruzione di qualità. Necessitiamo di referenti dal punto di vista gitano.
Predomina in Colombia un sistema d'istruzione dove non esistiamo nella storia.
Ci sono una serie di elementi che si scontrano con l'essenza gitana come le
gerarchie ed i tempi. Noi misuriamo l'autorità da altri punti, misuriamo altri
tempi, l'organizzazione è praticamente piana. Nel popolo Rom tutti comandano a
casa loro. Tutti sono patriarchi e le decisioni si prendono attraverso
un'istanza collettiva.
Soluzione politica con molto dialogo
Dal punto di vista gitano, che soluzioni vedete al conflitto
colombiano?
La pace, e le soluzioni che si possono dare a questo conflitto sembrano come
se avessero un nome proprio, come se avessero un padrone. Se noi siamo in un
paese come la Colombia, dobbiamo cercare uscite e cercare la pace tanto anelata,
perché la parola pace si è deteriorata nei tempi e limiti che le competano, così
che questa situazione si veda riflessa in molteplici aspetti che incidono
contro, da quello politico, all'economico, al sociale. Consideriamo che come
gruppo etnico e anche con gli indigeni e gli afrocolombiani, possiamo proporre
importanti alternative per risolvere il conflitto ed ottenere la riconciliazione
dei colombiani.
Un passo importante è il ritorno a valori come la vita, la collettività, la
sensibilità sociale. Non siamo isole, e questo implica lo scollamento del
materiale. Il conflitto consiste nel controllo del territorio, lì dove ci sono
ricchezze e diversità. Occorre trovare una soluzione politica attraverso molto
dialogo: riscattare il valore della parola.
Noi siamo un popolo di tradizione orale e mai abbiamo avuto bisogno di
firmare documenti o altre cose simili per stabilire una coerenza tra quanto si
pensa, si dice e si fa. Molte volte si pensa una cosa, se ne dice un'altra e se
ne fa un'altra distinta, questo produce uno choc. La soluzione al conflitto
passa per la negoziazione e come sempre occorre equilibrare gli interessi delle
parti per raggiungere la soluzione.
La proposta Rom al Polo Democrático Alternativo
Si è pensato a materializzare l'iniziativa Rom in un progetto di
legge?
Abbiamo una proposta presentata al Comitato Esecutivo Nazionale dal Polo
Democrático Alternativo, dalla sa branca parlamentare, che si riassume in un
progetto di legge simile alla Ley Gitana, qualcosa che si avvicina alla Legge 70
del 1993 per le comunità indigene. Vogliamo sviluppare l'articolo sette della
Costituzione, dove recita che questo è un paese plurietnico e culturale, dove
fare azioni informative per quanti siano stati discriminati attraverso la
storia.
State organizzando la celebrazione del Giorno Internazionale del
Gitano, cosa perseguite con questo evento?
Vogliamo pubblicare un libro, se l'Istituto della Cultura e Turismo ci dirà
sì, e così l'8 aprile, Giorno Internazionale del Gitano, potremo lanciare la
pubblicazione che sarà presentata dagli autori. Con la celebrazione del Giorno
Internazionale del Gitano cerchiamo soprattutto la visibilità, farci sentire. E'
un atto politico e culturale, nel quale con i fatti facciamo sentire che viviamo
in questo paese, che siamo anche colombiani e che è importante lottare per
compensare questo debito storico che si ha con la nostra comunità, in
particolare con Bogotà, una delle nostre città preferite che amiamo molto e
perché siamo contenti qui, e partendo dal nostro processo ci siamo dati molti
strumenti a livello nazionale ed internazionale.
Por: Álvaro Angarita - Periodista y sociólogo
Tomado de:
http://colombia. indymedia. org/news/ 2008/01/78661. php
Corporación para el Análisis, la Investigación, la Educación para la Paz y la
Resolución de Conflictos CREARC
"Juntos construyendo la paz"
Honro el lugar donde dentro de ti, reside todo el Universo.
Honro el lugar dentro de ti donde, si tú estás en ese lugar dentro de ti y yo
estoy en ese lugar dentro de mí, somos sólo uno.
Namaste
Telefax: (571)2831013 - 2830203
E-mail: crearc@gmail.com
http://nuestronombre.es/crearc
http://crearc.blogspot.com
Bogotá - Colombia - Suramérica
Di Sucar Drom (del 17/02/2008 @ 09:10:12, in blog, visitato 1414 volte)
Porrajmos, ti ricorda qualcosa?
L’associazione Amalpé Romanò ha pubblicato nel proprio spazio web l’intervento
di Roberto Ermanni (Arci Toscana), tenuto durante l’evento "Cancellati due e più
volte, la persecuzione infinita dei Rom. Porrajmos passati e presenti" che si è
svolto il 25 gennaio 2008 a Capannori (LU) nell'ambito dell'iniziativa "...
Berlusconi, tolleranza zero con i Rom
"In Italia oggi c'è più paura, più povertà, più insicurezza. Proprio ora ho
varato il primo messaggio di promozione sui muri d'Italia, solo per quaranta
giorni perchè poi la par condicio ci impedirà di a...
Rom e Sinti, l'UNICEF precisa la propria posizione
La dottoressa Laura Baldassarre dell’Unicef Italia, Area diritti dell'infanzia,
ha inviato la seguente nota a sucardrom, dopo la pubblicazione del nostro
intervento "L'Unicef pensa che i bambini sinti e rom siano disabili?...
Le strade dell’alcol in Italia
È risultato positivo al test dell’alcol il 32enne che guidava l’auto coinvolta
nell’incidente avvenuto nel dicembre scorso in provincia di Bergamo in cui hanno
perso la vita padre, madre e una bimba di dieci anni che viaggiavano su una Fiat
Punto. Si era messo al volante del su...
Il Kosovo e i simboli nazionali
L'agenzia russa Ria Novosti informava alcuni giorni or sono che, secondo la
televisione kosovara “le varianti della bandiera e lo stemma” del Kosovo
indipendente erano ormai pronte...
Milano, la Provincia sostiene il progetto "Vivere in Romania"
Con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita degli adolescenti disagiati
in Romania e favorire l’inserimento di rom e romeni nella vita sociale,
economica e culturale locale, la Provincia di Milano ha deci...
Madonna ti invitiamo...
Madonna è a Berlino per presentare il suo primo lavoro da regista e afferma: «se
il mio sogno è di diventare regista sul serio? Well — risponde Madonna — mi
hanno invitato al festival come regista. Non ho bisogno di sognare: sta accadend...
Anno Europeo del Dialogo Interculturale
In una società in rapida evoluzione, in un mondo sempre più interconnesso, anche
le varie culture e tradizioni si mescolano dando un'accelerazione al processo...
Da
www.romaworld. ro
Damian Draghici è nato in una famiglia Rom di musicisti da cinque
generazioni. Lasciò la Romania prima dell'89, e la sua carriera musicale conta
due decadi. Una laurea cum laude al prestigioso Berklee Music College negli
Stati Uniti, ha suonato, negli anni, con grandi musicisti mondiali come pure
alla London Symphonic Orchestra. Ha vinto il Grammy award e rilasciato 17 albums.
Tornato in Romania, ha fondato la band "Damian & Brothers. Filarmonika Romanes",
applaudita dal pubblico in Italia, Irlanda, Gran Bretagna, Belgio e Austria,
nel quadro di un progetto del Ministero degli Esteri dedicato alla diversità
culturale. Ambasciatore dei pari diritti, Damian Draghici tenta di capire le
ragioni dell'ondata di razzismo che ha preso di bersaglio il popolo Rom, ma
anche quello che ognuno di noi può fare per accettare la diversità.
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"Molta gente ama la cultura Rom, ma non ama i Rom"
European Rom: Cosa intendi raggiungere, come ambasciatore per i pari
diritti?
Damian Draghici: Faccio quello che ho sempre fatto, cioè tentare di cambiare
la percezione della gente attraverso la musica. Ma penso che non sia
sufficiente, perché c'è un paradosso. Ho capito che la gente ama molto la
cultura Rom. Ci sono due soap opere rumene, centrate sui Rom, che hanno un
pubblico molto vasto. La musica zingara è molto popolare. Ma come può succedere,
che anche se molta gente ama questa cultura, disprezzano i Rom? Questo non lo
capisco. Molta gente nel nostro paese, inclusi i politici, non vogliono
riconoscere i Rom, vederli come uguali e, prima di tutto, come Rumeni. Non c'è
un passaporto che riporta "zingaro/Rom", ma Rumeno. Di conseguenza, dovunque,
nella Commissione Europea, nel Parlamento, nella Corte Europea dei Diritti
Umani, saranno rappresentati o difesi come Rumeni. Non sono rappresentati come
una categoria separata. Così come si può essere orgogliosi di essere musicisti
Rom in Romania - come Fanica Luca, Grigoras Dinicu, Ion Voicu e molti, molti
altri, così devono ammettere di essere pari cittadini di Romania.
European Rom: Come spiegheresti la situazione degli ultimi giorni, sia in
Italia che in Romania, dove i Rom sembrano essere gli unici da colpevolizzare?
Damian Draghici: Io penso che il razzismo non dovrebbe esistere. Se un
individuo commette un reato, questo non ha niente a che fare con l'etnia.
Stereotipiamo quando incolpiamo di un atto sull'etnia o la classe sociale della
rispettiva persona. E' un chiaro atto di discriminazione che non ha senso nel
2007, in un'Europa di cui adesso d'altronde siamo parte. Questo modo di pensare
non aveva senso cinquant'anni fa, figuriamoci ora.
European Rom: Perché il primo impulso è di dare la colpa all'etnia?
Damian Draghici: E' perché la gente usa molto gli stereotipi. Si può passare
facilmente dalla discriminazione all'odio razziale, sono lo stesso tipo di
attitudine. Si può educare qualcuno quando la conoscenza storica è interessata,
puoi insegnare qualcosa di nuovo. Ma per cambiare il sentimento, bisogna
comprendere che siamo tutti gli stessi. I rom non sono differenti dagli altri.
Siamo tutti gli stessi. Negli Stati Uniti, la gente è istruita a rispettare il
prossimo, sono istruiti alle differenze, ed a mostrare simpatia verso le altre
persone. Perché è solo l'istruzione che guida alla comprensione tra i popoli. Io
non enso che la situazione nel nostro paese potrà cambiare facilmente. Non penso
che un anno sarà sufficiente a risolvere questo problema. Si tratta di educare
una nazione intera.
European Rom: Cosa pensi di dovrebbe fare per fermare il razzismo?
Damian Draghici: L'unica cosa che possiamo fare, secondo me, è promuovere i
valori culturali e determinare la gente a a vedere che gli altri sono, infatti,
come loro. E far sì che la gente capisca i propri problemi reali.
European Rom: Tu quale ruolo, come persona istruita, dovresti prendere? La
cultura può superare le barriere della discriminazione?
Damian Draghici: Sto cercando di fare quel che posso. Ciò che sto facendo
attraverso la mia attività professionale, come ambasciatore per i pari diritti e
come uomo, un essere umano,è far comprendere gli altri che anche noi siamo
esseri umani, come loro, ed abbiamo gli stessi problemi del resto dei Rumeni. E
che siamo soltanto un popolo che vive assieme, vive accanto. Spero che così io,
ma anche altri Rom, saremo in grado di cambiare la percezione negativa dei Rom e
fare che la gente ci accetti.
European Rom: Quanto ci vorrà?
Damian Draghici: Non posso saperlo. Se tutto va come spero e se riuscirò a
girare un film sulla cultura Rom, spero che questo avrà un significativo effetto
internazionalmente, e penso che cambierà qualcosa della percezione negativa.
Scritto da Ana Dinescu - 03 febbraio 2008
Di Fabrizio (del 18/02/2008 @ 18:27:54, in casa, visitato 2095 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
La notte tra
giovedì 14 e venerdì 15 febbraio, una comunità di circa 40 rom romeni, che
da oltre un anno viveva in una baraccopoli in via Casal Quinitiliani a Roma,
sotto un’incessante minaccia di sgombero, ha occupato, nel V Municipio, uno
spazio abbandonato di proprietà del Comune. La comunità, composta da molte
donne e bambini, già dal mattino successivo, si è adoperata in lavori di pulizia
e organizzazione degli spazi che, oltre a rendere vivibile un’area abbandonata e
decadente, ha apportato una reale opera di riqualificazione del territorio.
POPICA ONLUS esprime la totale solidarietà a questa comunità che, con questa
azione, la prima a Roma di questo genere messa in atto da parte di rom, ha
voluto riaffermare il proprio diritto alla casa e all’esistenza.
POPICA ONLUS
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