Rom e Sinti da tutto il mondo

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Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.

La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 06/09/2010 @ 09:47:18, in Italia, visitato 1555 volte)

Regione.VdA.it - Data: 04/09/2010


16:01 ROM:ITALIA,RICONOSCIMENTO MINORANZA PERMETTEREBBE AIUTI/ANSA
IREF, ESSENZIALE L'ASSISTENZA SANITARIA E CAMPI PICCOLI

(ANSA) - ROMA, 4 SET - Il riconoscimento dei rom, dei sinti e dei camminanti come minoranza storico-linguistica permetterebbe il censimento di queste popolazioni, l'elaborazione di un piano nazionale di intervento e fornirebbe gli strumenti legali di cui ha bisogno chi lavora con i rom per operare senza difficolta' di carattere legale e amministrativo.

A sostenerlo e' una ricerca dell'Iref, l'Istituto di ricerche educative e formative fondato nel 1968 dalle Acli, resa nota dal Dipartimento pari opportunita', nella giornata in cui sia a Roma che a Parigi si manifesta per difendere i diritti dei rom, contro gli sgomberi e i rimpatri forzati, ma anche per superare la logica dei campi.

L'Iref fa notare come, alla piena attribuzione dei diritti civili e anagrafici, deve fare da contraltare la piena assunzione di doveri, da parte dei rom, nei confronti della societa'. Solo in tal modo si puo' arrivare ad avere una integrazione che non sia unilaterale ma che sia il prodotto di una interazione. In tal senso l'Iref porta l'esempio delle auto-costruzioni di Padova, alloggi che sono stati assegnati alle famiglie sinte dietro pagamento del canone d'affitto e delle utenze domestiche. Questi alloggi sono stati costruiti da imprese edili che hanno avuto tra i propri lavoratori alcuni degli stessi affittuari sinti, con capacita' professionali idonee supportate anche da un corso di formazione professionale precedente. I salari derivanti dal lavoro effettuato dagli operai zingari sono stati assorbiti dalla ditta che li ha scalati dal costo generale dell'appalto a titolo di contributo. L'importo dei salari non percepito e' stato infine defalcato dai canoni d'affitto mensili a titolo di scomputo. Ovviamente, chi non ha partecipato al progetto di auto-costruzione ha pagato per intero il canone.

Altro punto fondamentale per l'integrazione e' l'assistenza sanitaria: l'intervento sanitario non puo' limitarsi ad uno screeening o ad una campagna di vaccinazione ma - secondo gli operatori dell'Ires - deve comprendere la promozione del diritto alla salute e l'utilizzo dei servizi sanitari di zona. E questo implica che si deve instaurare un rapporto di fiducia tra i rom e il personale sanitario.

Infine i campi nomadi che devono essere piccoli e distribuiti in vari punti della citta' in modo da attenuare il loro impatto sulla popolazione residente. Infatti inserimenti con pochi nuclei familiari se da un lato rispettano la cultura rom della vita in famiglia allargata, al tempo stesso permettono un inserimento piu' efficace, dato il basso numero delle famiglie rom coinvolte.

Un altro studio, sempre commissionato dal Dpo Unar - Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar) del ministero delle Pari opportunita' - evidenzia come siano due i livelli di intervento: quelli di emergenza, che riguardano il controllo del territorio, la rimozione dei rifiuti, la disinfestazione e la derattizzazione, la vaccinazione dei bambini, lo smantellamento delle baracche e il risanamento delle aree costruendo casette in muratura e allestendo strutture che possano essere usate per il lavoro e il doposcuola; e gli interventi strutturali come l'attribuzione del medico di famiglia ad ogni nucleo rom, l'attivazione di corsi professionali (es. di artigianato o lavorazione del ferro) che rispondano alle specificita' del gruppo rom e infine il favorire forme di auto-imprenditorialita' degli zingari. (ANSA).

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Di Fabrizio (del 06/09/2010 @ 09:33:46, in Italia, visitato 2010 volte)

Il Manifesto - di Eleonora Martini

"Maroni e Sarkozy istigano il razzismo contro rom e sinti"
Radames Gabrielli, 55 anni, presidente della "Federazione Rom e Sinti insieme", tra i promotori della manifestazione di oggi a Roma, è un italiano sinto di Bolzano, con origini austriache nel Südtirol. Musicista di professione, muratore saltuariamente e in nero per necessità, vive da sempre in una roulotte, come i suoi figli e i suoi nipoti, e al contrario dei suoi fratelli e sorelle che vivono in case, da sempre
.

Quando nel 2008 a Cecina presentaste la vostra neonata Federazione che raggruppava 22 associazioni presenti in 12 regioni italiane, avevate grandi progetti e un obiettivo: recuperare un pieno protagonismo dei rom e sinti abbattendo lo stigma che ha trasformato un intero popolo in un "monumento moderno della segregazione" per usare le vostre parole. Presentaste allora un programma di lavoro articolato in 12 punti per battere razzismo e assistenzialismo. Quanta strada avete fatto da allora?
Non molta, siamo ancora ai primi passi. Con la Lega Nord e il Pdl al governo, in realtà, invece di andare avanti siamo andati solo indietro perché abbiamo trovato solo porte chiuse, ostacoli e difficoltà. Due anni fa andammo da Fini che ci accolse con tante belle parole, e tanti "sì,sì", ma poi non ci ha più chiamato. E il razzismo invece di placarsi sta dilagando a vista d'occhio, propagandato com'è dal governo italiano.

Maroni in Italia ma anche Sarkozy in Francia agiscono, secondo lei, inseguendo il razzismo dilagante nei rispettivi paesi o sono peggiori delle popolazioni che governano?
Sono i politici che istigano le popolazioni per conquistare voti e potere, perché è rassicurante votare qualcuno che ti indica un capro espiatorio: gli "zingari" come colpevoli di tutto. Se a Livorno abbiamo visto tentativi di linciaggio di massa di due rom dopo una rissa, è perché Sarkozy e Maroni stanno istigando tutte le popolazioni europee.

C'è una parola inflazionata che è "integrazione". "Impossibile", per alcuni, con gli usi e i costumi delle genti rom e sinte.
Io preferisco infatti parlare di "interazione". La maggior parte di noi italiani rom e sinti lavora, solo che quasi tutti lo fanno in nero perché è praticamente impossibile trovare qualcuno disposto a fare un contratto a un rom o un sinto. Integrazione non significa annullare la nostra cultura, la lingua, la tradizione, i costumi, e infatti in tanti anni non ha mai funzionato.

E allora, la vostra proposta sui campi?
Devono essere smantellati e al loro posto devono sorgere micro aree familiari per chi vuole vivere in roulotte, e dare appartamenti agli altri. E invece Maroni fa un salto indietro concentrando tutti i rom e i sinti in campi grandissimi solo per poterli tenere sotto controllo. Ovviamente chi non è abituato a vivere in casa ha bisogno di essere accompagnato per imparare a limitare certe "libertà" eccessive per un condominio o in città. Nel nord Italia più che al sud, per fortuna, ci sono tantissimi sinti che oggi vivono in casa anche grazie all'aiuto dei vicini che li hanno capiti e li hanno seguiti nel processo di adeguamento.

A Cecina, come in altri rendez-vous delle vostre associazioni, si è sottolineata però anche la necessità di lavorare all'interno delle popolazioni rom e sinte per sradicare la cultura dell'illegalità.
I miei figli per certi versi vivono un razzismo più feroce di quello che ho vissuto io da bambino, quando avevamo le classi separate. Chi delinque deve essere punito personalmente, ma non ne può rispondere l'intera famiglia o l'intera etnia. Chi vive accerchiato nutre solo odio e non sente ragioni. Così non si costruiscono le condizioni per cambiare nulla.

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Di Fabrizio (del 05/09/2010 @ 09:57:13, in Italia, visitato 2082 volte)

Ricevo da Roberto Malini

FONDI UE ALL'ITALIA/ RICERCA ONG ‘EVERYONE': "DOVE SONO FINITI QUELLI PER L'INTEGRAZIONE DI ROM E MIGRANTI?"
UN'ALTRA RICERCA DELL'ONG SUI NUMERI DEGLI SGOMBERI IN ITALIA DAL 2007 A OGGI E' STATA DEPOSITATA ALL'ONU E ALLA COMMISSIONE EUROPEA

Milano, 30 agosto 2010. Dal 2007 al 2013, l'Unione europea ha predisposto uno stanziamento di 15 milioni 321 mila euro all'Italia* attraverso l'FSE - il Fondo Sociale Europeo -, principalmente per l'inclusione sociale dei soggetti svantaggiati. I Rom, in particolare, sono coinvolti come possibili partecipanti di una serie di iniziative che rappresentano per l'Italia - così come per gli altri Stati membri - almeno il 27% del budget FSE complessivo. "Secondo quanto dichiarato dal ministro degli Affari Esteri Franco Frattini, subito dopo il suo insediamento nell'ultimo Governo Berlusconi, l'Italia avrebbe avuto accesso ai fondi europei per l'integrazione dei Rom per la prima volta, dato che né il Governo Prodi, né i precedenti Governi, mai avevano avanzato richieste in tal senso" spiega la Presidenza del Gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i diritti umani. "A integrare i fondi dell'FSE all'Italia, sempre per gli stessi fini, sarebbero anche alcune iniziative del progetto europeo EQUAL, che avrebbe aumentato consistentemente i budget stanziati da progetti regionali e su base nazionale. Ma non è tutto," proseguono gli attivisti, "perché oltre ai fondi europei per i Rom, risulta che il Governo abbia percepito negli ultimi tre anni consistenti somme anche per quanto concerne il progetto KNE, che dovrebbe 'garantire e migliorare i processi di integrazione e inclusione sociale delle persone migranti arrivate nel nostro paese da un periodo massimo di cinque anni'. Tale iniziativa - finanziata dal Ministero dell'Interno e dal FEI (Fondo Europeo per l'Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi) - dovrebbe essere favorita tramite l'offerta di percorsi di formazione di lingua italiana, orientamento civico e formazione professionale dei migranti" precisa EveryOne, che ha condotto una ricerca specifica in merito. Secondo quanto affermato in una recente audizione alla Camera dei Deputati dal prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione presso il Ministero dell'interno, l'Italia ha percepito inoltre un importo di 6 milioni 323 mila euro destinato a finanziare i rimpatri coattivi e volontari dei cittadini dei Paesi terzi per il 2010, di altri 6 milioni 223 mila euro destinati ai richiedenti asilo in Italia per il 2010 e di ulteriori 95 milioni di euro per il periodo 2007-2013 (di cui 6 milioni per il 2007, 8 milioni 500 mila per il 2008) destinati all'integrazione di cittadini terzi**. "Ci chiediamo" affermano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti di EveryOne, "dove siano stati impiegati tutti questi soldi. Secondo le nostre stime, con budget del genere l'Italia in tre anni avrebbe potuto non solo risolvere definitivamente la problematica dei Rom, garantendo a tutti un progetto istruzione-casa-lavoro, ma altresì favorire la piena integrazione della totalità dei migranti extracomunitari bisognosi di protezione internazionale sbarcati nelle coste italiane dal gennaio 2010 a oggi. Sollecitiamo deputati e senatori italiani a chiedere al Ministro degli Esteri Frattini e al Ministro dell'Interno Maroni di riferire urgentemente in Parlamento sull'impiego di tali fondi e sui risultati dei progetti di integrazione, visto che, secondo una nostra ricerca - depositata alla Commissione europea e all'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite, nel corso di un nostro recente incontro a Ginevra - il Governo italiano e le Amministrazioni locali, dal 2007 a oggi, hanno impiegato ben 91 milioni 615 mila euro (oltre 83 mila euro al giorno!) per sgomberare insediamenti Rom di città medio-grandi, senza considerare i micro-insediamenti abusivi. Si tratta" commentano Malini, Pegoraro e Picciau, "di una cifra abnorme, che sommata al numero dei respingimenti e delle deportazioni dall'Italia di migranti in crisi umanitaria negli ultimi due anni induce gli esperti di immigrazione e diritti delle minoranze a formulare ed esprimere legittimi dubbi sull'operato delle nostre Istituzioni".

Il Gruppo EveryOne ha infine richiesto oggi alla Commissione europea di aprire un'inchiesta nei confronti dell'Italia, per verificare se e come i fondi percepiti dal 2007 a oggi siano stati effettivamente impiegati per i fini cui erano destinati e, nel caso di errori o sprechi, di assumere le opportune misure atte a ristabilire procedure corrette nell'impiego di tali finanziamenti e, se necessario, di portare il caso all'attenzione della Corte europea.

* Fonte: http://ec.europa.eu/employment_social/esf/docs/esf_roma_it.pdf
** Fonte: http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/stenbic/30/2009/1110/s020.htm

Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
+39 393 4010237 :: +39 331 3585406 :: +39 334 3449180
info@everyonegroup.com
www.everyonegroup.com

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Di Fabrizio (del 05/09/2010 @ 09:14:43, in casa, visitato 1599 volte)

VareseNotizie.it GIOVEDÌ 02 SETTEMBRE 2010 17:27 VALERIA DESTE

GALLARATE - I sinti sono fiduciosi: "Crediamo che il giudice che segue la questione si sia messo una mano al cuore e abbia deciso di prolungare i tempi per trovare una soluzione". Comunque andranno le cose, loro ribadiscono il concetto: "Noi da Gallarate non ce ne andiamo.

Siamo residenti tutti in questa città e la maggior parte di noi è nata qui. Invece di spostarci dopo venti anni da via De Magri, per metterci qui, spendendo soldi, per un anno, potevano mandarci via subito". In realtà, i sinti "gallaratesi" sarebbero anche disposti a traslocare, "purché si decida per un'altra area a Gallarate: in quel caso saremmo disposti ad andare via in giornata, ma non all'interno di mura domestiche, moriremmo. Se, invece, l'intenzione è di spostarci in un altro comune, allora non ci stiamo. Piuttosto occupiamo abusivamente uno spazio. Non siamo pedine, ma persone. E' anche normale che un altro comune dica di no, perché dovrebbe farsi carico dei problemi di un vicino di casa?"

"ABBIAMO DEMOLITO LE STRUTTURE ABUSIVE"
I sinti del civico 50 si riferiscono ai vari muretti in mattoni realizzati in più zone dell'area attrezzata. Una volta che gli è stata fatta presente la situazione di abusivismo, li hanno smantellati. "Ciò che c'era d'abusivo non c'è più", dichiarano.

"VENITE A VEDERE L'AREA ATTREZZATA"
Questo è l'invito che lanciano a chiunque fosse scettico. "Questo non è un campo nomadi – continuano – è una vera e propria area attrezzata. Qui non c'è il rischio che qualcosa bruci, abbiamo tutti il salvavita. Abbiamo spostato le roulotte in modo da mantenere una distanza di sicurezza l'una dall'altra. Noi viviamo qui, ci teniamo alla sicurezza dei nostri figli. Non rubiamo e paghiamo per l'utilizzo della piazzola. Alcuni campi nomadi di Milano e Roma, che fanno tanta paura alla gente, fanno paura anche a noi: nemmeno noi ci entreremmo".

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Di Fabrizio (del 04/09/2010 @ 09:51:39, in Europa, visitato 2125 volte)

Da Nordic_Roma

Human Rights Europe Intervista a Miranda Vuolasranta (in foto, ndr), Direttore Esecutivo del Forum Nazionale Rom Finlandesi

1. Descrivi il tuo lavoro?

Lavoro per il Forum Nazionale Rom Finlandesi. Rappresenta i Rom per quanto riguarda i diritti umani, fondamentali e sociali. Ha un ruolo importante nell'aiutare le organizzazioni non governative nelle loro attività, rafforzare la cooperazione e la messa in rete. Sono anche la rappresentante finlandese e vice-presidente del Forum Europeo Rom e Viaggianti.

2. Come valuta il livello di discriminazione in Finlandia?

Per 100 anni c'è stata cooperazione tra le autorità e i Rom, quando sono state fondate le prime organizzazioni rom ed abbiamo imparato come cooperare senza scosse, imparando dagli errori.

Però, i Rom affrontano discriminazioni nella vita di tutti i giorni. Quasi il 100% delle donne rom di Finlandia indossano il vestito tradizionale che distingue chiaramente i Kale finnici (i Romanì che vivono in Finlandia e Svezia) dai non-Rom, e quindi la discriminazione è facile. Possono trovare difficoltà nell'accesso ai luoghi pubblici. I ristoranti non permettono loro di entrare o non sono servite. Queste situazioni sono molto comuni e sono soltanto la punta dell'iceberg di casi che portano a denuncia di un reato o ad un'inchiesta.

3. Quali sfide specifiche affrontano i Rom in Finlandia?

Le sfide sono le stesse che ovunque in Europa - combattere l'antiziganismo e far crescere la coscienza dei Rom come minoranza storica e tradizionale in Finlandia. I Rom hanno il diritto alla loro lingua e cultura. Per legge, la lingua rom dovrebbe essere insegnata a scuola ai bambini rom, e i media dovrebbero essere obbligati a produrre informazione nella lingua rom, ma queste leggi non sono state finanziate o eseguite con chiarezza.

4. Quale tipo di sfide sorgono dalle differenze culturali tra Rom e non-Rom?

Dopo l'indipendenza, la Finlandia ha puntato su una cultura omogenea senza diversità. La minoranza di lingua svedese è stata rispettata, mai bisogni linguistici delle minoranze rom e sami sono state affrontate solo negli anni '70 e '80. Prima era proibito parlare romanes nei luoghi pubblici. Secondo l'Istituto di Ricerca per le Lingue di Finlandia, il romanes è a pericolo di sparizione se non vengono incrementate immediatamente le possibilità d'insegnamento e se ai bambini rom venga garantito il loro diritto a studiare nella loro madrelingua.

5. Come descriveresti le differenze tra le comunità rom in Finlandia e? (così nel testo originale ndr)

L'antica comunità dei Kale finnici arrivò in Finlandia all'inizio del XVI secolo. Ce ne sono circa 10.000 in Finlandia e 3.000 - 4.000 in Svezia. Inoltre, c'è una comunità rom si stima di 500-1.000 persone dai paesi balcanici, soprattutto dal Kosovo. Queste comunità sono molto differenti. Dialetti, costumi e religione sono collegati al luogo d'origine. Molti Rom finnici sono evangelici luterani o seguono altre religioni evangeliche, mentre i Rom dei Balcani sono ortodossi o musulmani. Le similarità si possono trovare nei valori culturali o nelle norme etiche.

6. Cosa bisogna fare a livello nazionale per migliorare la situazione dei Rom?

La Finlandia è stata esemplare in molte questioni ma per rimuovere la paura e il pregiudizio, occorre lavorare ancora per diffondere informazioni di base sulla lingua, cultura, religione e storia dei Rom. Sono state individuate azioni positive come lo sviluppo dell'istruzione, impiego e alloggio, ma soffrono di mancanza di risorse.

7. Come hanno risposto le organizzazioni culturali ed i gruppi politici alle sfide della diversità in Finlandia?

Ci sono mete comuni, ma in pratica la sfida della diversità non si è ancora interiorizzata in Finlandia. I Finlandesi di lingua svedese ed il popolo Sami lavorano attivamente dentro le loro comunità, ma non c'è una rete che unisca le diversità.

8. Come sono riportate sui media le questioni rom in Finlandia?

Era uso comune sottolineare l'origine etnica dei Rom coinvolti nelle storie, ma durante l'ultimo paio d'anni ci sono stati sviluppi positivi.

9. Che ruolo dovrebbero giocare i media nel promuovere la diversità in Finlandia?

I media, l'Unione dei Giornalisti e il Parlamento dovrebbero assumere un punto di vista antirazzista, di uguaglianza e diversità. I media dovrebbero coprire differenti gruppi minoritari in pari misura e produrre più documentari e programmi educativi sulla cultura, storia, artigianato e musica rom.

10. Il Consiglio d'Europa come può assistere la lotta contro la discriminazione?

Sono preoccupata del cambiamento dell'atteggiamento tra la gioventù. I Rom avevano stretti contatti con la gente che lavorava in campagna, ma nella società urbana, moderna, l'atteggiamento si è indurito ed è diminuita la tolleranza. La gente parla di diversità ma nella pratica l'intolleranza tra i giovani è cresciuta. Comunicano e passano il tempo solo con i loro simili, cosa che riduce la capacità di affrontare la diversità. Le famiglie, i genitori e le scuole dovrebbero dare attenzione all'indurimento degli atteggiamenti ed all'aumento dell'intolleranza.

L'estremismo in Europa è la sfida più grande per la Campagna contro la Discriminazione. La campagna Dosta del Consiglio d'Europa, per esempio, ha avuto molto successo nel raggiungere il pubblico in generale.

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Di Marylise Veillon (del 04/09/2010 @ 09:48:36, in Europa, visitato 1850 volte)

Segnalazione di Giancarlo Ranaldi (nb. alcuni link sono in spagnolo)

El Pais - "Portiamo Sarkozy in tribunale"

"Il presidente dell'Unión Romaní Spagnola, sostenuto dall'Unión Romaní Internazionale, porterà Sarkozy in tribunale". Questa è l'intenzione dichiarata da Juan de Dios Ramirez, presidente dell'Unión Romaní Spagnola, il quale spiega perché e come la attueranno:
"Per la prima volta nella storia del popolo gitano, smetteremo di lamentarci per agire con la stessa arma con la quale agisce la società dei "gadjè" (cosi come sono chiamati i non gitani dai gitani, equivalente della parola "payo" in spagnolo). Porteremo il presidente francese davanti al Tribunale di Giustizia dell'Unione Europea, in Lussemburgo". La decisione dell'associazione che rappresenta i gitani spagnoli arriva in risposta all'azione del governo francese, il quale sta rimpatriando centinaia di Rom (gitani dell'Europa dell'est), senza documenti, nei loro paesi d'origine.

Ramirez sta preparando la documentazione da presentare in tribunale: "Il governo francese sta violando uno dei pilastri fondamentali della nuova Costituzione europea, approvata a Lisbona nel dicembre 2009, nella quale la difesa dei diritti umani e il rispetto per le minoranze costituiscono le fondamenta". Ramirez si riferisce all'articolo 1bis che dice quanto segue: "L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze".

"La nuova Costituzione Europea ha - in quanto all'aspetto economico - poco potere, però comanda in materia di diritti umani, esattamente quello in cui sta fallendo la Francia. Adesso sto raccogliendo le testimonianze. Ne abbiamo molte, anche il Vaticano ha detto che si stanno violando i diritti fondamentali dei Rom" aggiunge il rappresentante dei gitani spagnoli.
Juan de Dios è nato a Puerto Real (Cadice) nel 1942 e rappresenta una delle figure chiave del mondo Rom (gitano nella lingua romani). E' stato il primo gitano a entrare come deputato nel parlamento europeo nel 1986 e in Spagna, ha rappresentato il popolo gitano, nei primi parlamenti dopo il franchismo. La sua firma è stata apposta sotto la Costituzione spagnola.

Da quando il presidente francese ha inasprito la sua politica contro i Rom, e ha sgomberato popolazioni e rimpatriato in Romania e Bulgaria molti di loro – il primo volo è partito lo scorso giovedì 19 agosto, e ce ne saranno altri entro la fine del mese – la sua voce è diventata una referenza per i Rom di tutta Europa. E' arrivato a dire che le azioni di Sarkozy sono cosi nocive al punto di trasformare Berlusconi , le cui misure anti-Rom in Italia sollevarono un polverone, in benefattore. "Quello che sta succedendo in Francia è più pericoloso di quello che è successo in Italia, per tre motivi: Berlusconi ha agito condizionato dalla Lega Nord, il partito xenofobo dell'Italia del Nord, mentre Sarkozy non ha nessun partito di stampo fascista intorno a lui. Lui rappresenta la destra democratica, e quando l'attacco proviene da qualcuno che si presume democratico, fa molta paura. In secondo luogo, stiamo in un periodo di crisi, ed è molto più facile che il sentimento razzista contro le minoranze si propaghi. Il terzo motivo è che la Francia è di indole propensa alla difesa dei diritti umani. E' lo stato della rivoluzione francese del XVIII secolo, è il luogo in cui fu fatta la proclamazione solenne dei diritti universali dell'uomo. Una luce di uguaglianza, giustizia e libertà, e questo aumenta la gravità di quello che sta succedendo.

Però il caso francese è particolare anche sotto un altro aspetto; per i gitani dell'Europa intera, i manush della Francia erano un modello di come un popolo di etnia gitana, possa integrarsi nella società, al punto che l'assimilazione dei Rom nello stato francese, si poteva sperare meno problematica: "Il nodo della questione non è vincolato né alla nazionalità di provenienza, né all'etnia alla quale si appartiene, ma invece alla condizione sociale. I gitani rumeni, dell'Albania e dei Balcani vivevano nel loro paese, in condizioni di analfabetismo e povertà tali, che stavano peggio di noi gitani spagnoli, prima del franchismo. E' normale che, da quando cadde la cortina di ferro e quindi loro si diressero verso i paesi occidentali, siano stati generati problematiche e rimbalzi nelle nostre società; però questo è dovuto alle loro condizioni sociali e non al fatto di essere gitani, ed è fondamentale capirlo."

Alcuni mesi fa, in aprile, durante il secondo vertice della popolazione gitana celebrato a Cordova, fu fissato come obiettivo che la comunità Rom sia vista come parte della popolazione europea, senza mai più qualificativi. Un risultato che ci sembra molto lontano, dopo i mezzi adoperati da Sarkozy: "Stiamo lontani, ma meno di ieri. Per conseguire questa visione della "gitanità" , cioè che tutti i gitani sono uguali tra di loro, e poi con il resto della società, non devono mancare i presupposti. Ne segnalerei uno soltanto, quello più determinante: l'educazione. Quando un popolo come il nostro patisce un indice di analfabetismo vicino al 50%, tutta la negatività si spiega."

Ramirez non lesina le critiche verso il proprio popolo, quando si tratta di valutare le ragioni per le quali le direttive e gli auspici degli organismi internazionali stanno così lontani di quello che succede negli stati dell'Unione Europea: " In molti casi la nostra mancanza di decisione gioca un ruolo fondamentale, una certa incapacità di assumere la responsabilità che ci tocca storicamente. Fintantoché noi Gitani non prendiamo coscienza che tocca a noi, essere protagonisti del nostro destino e lasciamo nelle mani di estranei l'amministrazione dei nostri interessi, finiremo per essere eternamente degli individui dipendenti dell'assistenzialismo dei nostri protettori gadjè".

La Spagna rappresenta un'eccezione privilegiata. Per lo meno fino ad ora, nessun germoglio di razzismo istituzionale si è prodotto contro i Rom, mentre i gitani spagnoli sono integrati, benché avendo pagato un prezzo: " La maggioranza dei leader gitani del mondo intero, tengono gli occhi su di noi, che abbiamo pagato il prezzo più alto che possa pagare un popolo in cambio dell'integrazione: il deterioramento della nostra lingua, patrimonio comune di quattordici milioni di gitani in tutto il mondo, i quali possono capirsi senza alcuna difficoltà." Però questo non significa che l'integrazione debba passare tramite l'omologazione o tramite una forma di eccidio etnico-culturale: "Si potrebbe esporre più di una dottrina di sociologia e di antropologia culturale che sostengono che la convivenza è possibile, senza perdere i propri segni di identità. Però, lasciatemi dire una cosa: il modello si chiama Andalusia. Parlo da un punto di vista culturale, non di distribuzione o giustizia sociale. Potrebbe essere il modello di convivenza per tutti i gitani del mondo. Una comunità nella quale non si sa se sono gli andalusi "gitanizzati" o i gitani "andalusati".

Per l'Unión Romaní i prossimi appuntamenti sono il 4 settembre, quando avrà luogo una manifestazione contro la politica antigitana di Sarkozy a Parigi, e il 15 quando ci sarà una manifestazione prettamente gitana, nella capitale francese, gestita esclusivamente da Rom. Intanto Ramirez conta di avere tutto il necessario per presentare la sua richiesta al Tribunale di Giustizia dell'Unione Europea contro il governo francese.

La fotogalleria di Joaquín Eskilden sul popolo gitano pubblicata da El País settimanale

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Di Fabrizio (del 03/09/2010 @ 09:27:33, in casa, visitato 1983 volte)

Segnalazione da Sara Palli

PisaNotizie.it

Oggi intorno all'ora di pranzo donne, uomini e bambini, hanno invaso il cortile delle case che devono da tempo essere assegnate. Poiché non tutti troveranno alloggio all'interno dei nuovi edifici, oggi sono arrivati due container destinati ai nuclei familiari che rimarranno esclusi. Le famiglie: "Quei container sono invivibili, chiediamo chiarimenti e risposte al Comune"

Esplode la rabbia e la protesta delle famiglie che abitano al campo di Coltano. Per le decine di famiglie che aspettano da anni che siano assegnate loro le case costruite proprio accanto al campo, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la comparsa intorno all'ora di pranzo di due vecchi container della Protezione Civile, uno dei quali è stato posizionato all'interno del complesso delle costruzioni ormai da tempo completate.

Infatti il numero di abitazioni che è stato costruito è inferiore rispetto al numero di famiglie che abitano nel campo, per cui questi primi container sarebbero destinati a coloro a cui non verrà assegnata la casa. Gli edifici di Coltano potranno ospitare 17 famiglie, ma i nuclei familiari presenti nel campo sono 23 e le abitazioni sono fatte di due o tre vani mentre nella maggior parte dei casi siamo di fronte a nuclei familiari molto numerosi.

La mancanza di qualsiasi comunicazione preventiva di questa decisione ha fatto perdere la pazienza alle famiglie, che da anni attendono una sistemazione. Da qui la decisione di entrare per protesta all'interno dei cortili delle nuove abitazioni per chiedere chiarimenti all'amministrazione comunale, affinché si apra un confronto e per non essere rinchiusi in container che risultano essere anche peggiori delle baracche in cui oggi abitano le famiglie.

La protesta è durate oltre tre ore. Sul posto è giunto in forze il personale della polizia municipale, della polizia e dei carabinieri. Si è aperto così un canale di comunicazione tra le famiglie e il capo della polizia municipale, dott. Massimo Bortoluzzi. Alla notizia che l'amministrazione comunale avrebbe discusso del problema, data dallo stesso Bortoluzzi alle mamme, ai papà e ai bambini che hanno "invaso" pacificamente il piazzale, la situazione si è sbloccata ed intorno alle 16 tutte le famiglie sono uscite dal cancello che delimita le nuove abitazioni.

"Non vogliamo più essere presi in giro - afferma uno degli uomini che vive nel campo da oltre dieci anni - Si sapeva da tempo che non c'era il posto per tutti in quelle case ed ora senza che nessuno ci avesse mai detto nulla prima, arrivano dei container che sono delle trappole invivibili".

"Sono mesi che aspettiamo - incalza una donna con il suo bimbo al collo - e ancora non si sa chi verrà fatto entrare e chi no. Noi non vogliamo vivere nei container ma nelle case come tutti. Lavoriamo, mandiamo i nostri figli a scuola, è una questione di giustizia".

Con le famiglie era presente Padre Agostino Rota Martir: "Questo episodio conferma ancora una volta come le vittime siano i rom, che non vengono mai coinvolti ma devono solo subire le decisioni. Nessuno li aveva mai informati che alcune famiglie sarebbero state chiuse nei container. Il Comune deve gettare la maschera ed assumersi le sue responsabilità".

Ad oggi, infatti, nonostante da mesi una commissione lavori ad hoc su questa questione, non è stato definito chi entrerà nelle abitazioni e quando le porte di queste case saranno aperte. Nel corso del 2010 l'apertura è già slittata più volte e non vi è ancora una data precisa.

Le famiglie attendono quindi una risposta dal Comune: "Oggi siamo andati via - ci spiega uno degli abitanti del campo - perchè vogliamo chiarimenti. Se domani o dopodomani il Comune non ci spiegherà veramente cosa intende fare, riprenderemo la protesta, riaprendo questi cancelli".

Uno dei container è così rimasto sul piazzale accanto alle case, l'altro invece è stato portato via. "Mi chiedo come non si capisca - afferma Padre Agostino - che portare accanto alle case dei container sia una scelta sbagliata, tanto più che una cosa simile non era mai stata annunciata. Serve un confronto, ma non sembra che l'amministrazione sino ad oggi sia stata di questo avviso".


Ricevo inoltre da Agostino Rota Martir

Ci avete rubato anche la festa!

Mentre scrivo a pochi metri da qui, il villaggio Rom è cinturato da un ingente dispiegamento delle forze dell'ordine, venute per chi? Ce lo chiediamo in molti, per cercare di capire il motivo di tanta polizia... era evidente lo scopo di tenere a distanza i Rom per tutelare i "benefattori", asserragliati all'interno del villaggio, il cancello chiuso e sotto guardia che impedisce l'accesso ai Rom.

E' l'esatta fotografia del Progetto Città Sottili: molti Rom fuori che gridano la loro rabbia, altri piangono disperati per le ferite inflitte all'animo, a volte con arroganza, tutti gli altri smarriti, increduli. All'interno gli operatori, assistenti sociali, dirigenti, responsabili... Un Progetto che esclude dei Rom e protegge i suoi "benefattori". E' il paradosso che si celebra in questa triste giornata, è la parodia del ridicolo vissuta alla luce del sole, senza alcun senso di vergogna: il villaggio Rom occupato dai "prepotenti", da coloro che molte volte si sono serviti dei Rom per inseguire i loro interessi e che non accettano di essere smascherati dai Rom stessi, ecco allora, fare mostra della loro arroganza e meschinità. Anche chi riceveva la consegna dell'appartamento, aveva stampato sul volto lo smarrimento e la paura.

Ieri un gruppo di Rom, con le loro famiglie ormai stanchi di non avere una minima risposta alle loro domande, occupava il villaggio, impedendo di fatto l'accesso a due container: per chi sono questi container (uno fatiscente, senza porte e finestre, ammuffito...)? Volevano delle risposte, puntualmente negate dal responsabile Simone Conzani, così il gruppo, stanco del silenzio, esasperato dall'ennesimo rifiuto, messo in disparte, come fossero degli appestati, senza una plausibile ragione, decidono di occupare il villaggio e di chiudersi all'interno, bloccando di fatto i container fuori del villaggio.

Dopo una trattativa in cui chiedevano garanzie per un dialogo con l'Assessore alle Politiche Sociali di Pisa, per essere coinvolti nelle decisioni riguardanti la loro vita e quella delle loro famiglie, ecco la risposta arrivare puntuale questa mattina: il dialogo è visto come una minaccia per il comune di Pisa, che finalmente accetta di togliersi la maschera che in questi anni abilmente ha utilizzato, e mostrare il suo vero volto: quello della forza e della prepotenza. Il dialogo visto come un istigazione, una minaccia, un intralcio, una perdita di tempo.

Chi è il vero istigatore in tutta questa vicenda? Sono forse i Rom, l'Associazione Africa Insieme, il sottoscritto, chi chiede il rispetto verso le persone e i loro diritti? So solo e lo constato amaramente che quest'oggi il comune di Pisa di fatto "legalizza" un'ingiustizia! Lo ripeto ancora a distanza di qualche anno: "Le persone sono più importanti del progetto", ed oggi questa verità risulta sempre vera e quanto mai provocatoria: le forze dell'ordine impiegate a difesa del progetto contro persone che hanno pazientato per otto anni, che hanno avuto forse il torto di fidarsi di tante promesse.

Il Comune di Pisa ci ha rubato la festa. Posso testimoniare che tutte le famiglie Rom del campo in questi ultimi anni attendevano con ansia e gioia l'apertura del villaggio, c'era chi risparmiava in vista di entrare nel nuovo alloggio, era un'attesa carica di timore ma anche di speranza. Poca fa, una donna del campo che ha avuto l'appartamento, mi disse con un po' di amaro in bocca: "Quando sono entrata nel villaggio mi tremavano le ginocchia dalla paura... (non certo a causa dei Rom, come qualcuno vorrebbe far credere!!) con tutti quei poliziotti attorno." Come leggere questo dispiegamento di forza, del tutto inutile, se come una prova di "cattiveria", con lo scopo di umiliare la dignità delle persone e come uno schiaffo all'integrazione?

Quando la forza sostituisce il dialogo è un brutto segno, per tutti! E' un allarme da prendere in seria considerazione.

A quest'ora, che i "benefattori" e le forze dell'ordine hanno lasciato il villaggio, i Rom finalmente possono distendere i sorrisi sui loro volti. Gli altri esclusi, nel vecchio campo discutono ancora sull' immediato futuro, le donne con le lacrime agli occhi stringono a sé i più piccoli, per tranquillizzarli e scacciare da loro cattivi incubi.

Don Agostino Rota Martir

Coltano, campo Rom, ai bordi del nuovo villaggio Rom – 2 Settembre 2010

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Di Fabrizio (del 03/09/2010 @ 09:10:43, in Italia, visitato 1430 volte)

Il Resto del Carlino - Oggi manifestazione contro le condizioni di vita nelle microaree, attesi in un centinaio. "Se non servirà andremo in piazza Grande"

Modena, 1 settembre 2010. Un sit in dalle 10 alle 12 e 30 contro la realtà che si vive nelle microaree e "i mancati interventi del Comune". La comunità dei Sinti modenesi ha indetto per questa mattina una protesta in via Galaverna davanti alla sede dell'assessorato alle politiche sociali e abitative. Nella giornata di ieri alcuni rappresentati della comunità hanno informato la questura della manifestazione, alla quale dovrebbero prendere parte all'incirca un centinaio di residenti delle microaree. Il portavoce dei Sinti, Efrem Zanfretta, spiega che nel caso in cui l'amministrazione non prenderà dei provvedimenti, nel corso delle prossime settimane "daremo il via a un'altra manifestazione direttamente in piazza Grande per informare il sindaco Giorgio Pighi, che forse non è al corrente delle condizioni in cui viviamo a Modena: senza luce, senza assistenza e senza la possibilità di essere inseriti nel mondo del lavoro in una città dove siamo nati e viviamo ormai da anni".

Partiamo dalla luce: "Ormai quasi tutte le microaree sono al buio da tre mesi — racconta Zanfretta —, le giornate stanno iniziando ad accorciarsi, i bambini tra poco vorrebbero cominciare ad andare a scuola. Non possiamo andare avanti così. Abbiamo anche provato a passare a un altro gestore per avere delle tariffe più convenienti dato che la maggior parte di noi non ha lavoro, ma Hera ci mette i bastoni tra le ruote. Hanno anche tentato di staccarci l'acqua. Credono che si possa vivere in questo modo?".

L'occupazione è il punto centrale della protesta: "Abbiamo seguito tanti corsi e diverse borse di studio promossi dal Comune negli anni passati, ma non sono serviti a niente. Non riusciamo ad inserirci nel mondo del lavoro — continua Zanfretta —, tutte le associazioni, Caritas compresa, con l'inizio della crisi non ci aiutano più". Nel mirino l'assessore alle Politiche sociali Francesca Maletti: "Dopo gli incontri degli ultimi mesi — ci dice ancora il portavoce dei Sinti —, l'assessore aveva promesso degli interventi nelle microaree, nulla è successo. Tanti Sinti non hanno intenzione di mandare a scuola i loro figli a causa delle condizioni di vita, non si può davvero andare avanti così". Ieri sera all'interno della comunità si è tenuta una riunione nel corso della quale è stata decisa una lettera che verrà letta stamattina davanti alla sede dell'assessorato in via Galaverna.

di FRANCESCO VECCHI

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Di Fabrizio (del 02/09/2010 @ 09:28:34, in media, visitato 1566 volte)

Lettere al direttore

Spara e stermina una famiglia di rom
Mattina di sangue e follia a Bratislava

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201008articoli/58070girata.asp

come mai da altre agenzie e TG il riferimento alle vittime rimane generico (ascoltando i TG si poteva pensare - e cosi' infatti pensavo - che l'uomo avesse sparato per strada - a caso - ... invece non è cosi'.
Se i ROM anzichè vittime fossero stati attori del delitto, i "giornalisti" avrebbero sorvolato sulla etnia o l'avrebbero anzi enfatizzata?

Anche cosi', scegliendo tra enfasi e silenzio, si lascia che si allarghi sempre piu' il solco del razzismo.
Di questo passo i Rom, gli zingari, rischiano davvero di tornare, come già purtroppo furono, vittime non solo di povertà, pregiudizio e discriminazione ma anche di deliberata violenza e di tornare ad essere "utili capri espiatori" della crisi economico sociale e ormai culturale che sta stravolgendo il nostro volto.

31-08-2010

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Di Sucar Drom (del 02/09/2010 @ 09:25:48, in blog, visitato 1667 volte)

Concerti di musica rom al Consiglio d’Europa e al Parlamento Europeo con l’Orchestra Europea per la Pace e l’Alexian Group
Venerdì 7 ottobre presso il Palazzo del Consiglio d’Europa a partire dalle ore 15,00 l’Orchestra Europea per la Pace terrà il primo dei concerti sinfonici per una Europa unita, solidale e senza discriminazioni dal tit...

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E’ inaudito tutto quello che sta succedendo in mezza Europa, il razzismo si sta moltiplicando a vista d’occhio, la piaga razzista si sta diffondendo dappertutto, moltissimi politici solo per avere vot...

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Mobilitazione Nazionale, sabato 4 settembre 2010 Ore 14.30, Piazza Campo dei Fiori, Roma Il Coordinamento Nazionale Antidiscriminazione, visto l’alto numero di adesioni, ha deciso di spostare la manifestazione di sabato 4 settembre 2010 in Piazza Campo dei Fiori (adiacente a piazza Farnese). La manifestazione di Roma è ufficialmente gemellata con la...

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A seguito dei recenti sviluppi in Francia che prendono di mira e stigmatizzano i migranti e in modo particolare i Rom e Sinti in nome di “sicurezza e ordine pubblico”, l’European Network Against Racism (ENAR) lanc...

Sucar Drom: tutti uniti il 4 settembre!
Sucar Drom aderisce alle manifestazioni di Parigi e di Roma e alle manifestazioni che si terranno in contemporanea in tutta l’Europa, sabato 4 settembre 2010, dalle ore 14.30, davanti alle ambasciate francesi...

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