Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 29/08/2007 @ 09:16:11, in conflitti, visitato 2407 volte)

Pattuglie miste di Rom ed incaricati della compagnia governativa Egida saranno dislocate nelle periferie di Sofia abitate da Bulgari e Rom, questo dice il sindaco Boiko Borissov.

Secondo l'agenzia Focus, la dichiarazione di Borissov è arrivata dopo un incontro con Tsvetelin Kunchev, leader del partito Euroroma.

Borissov dice che alcuni Rom sono già assunti da Egida. Le organizzazioni Rom hanno suggerito di impiegare altri 20 Rom, che potrebbero lavorare per la compagnia.

Ai nuovi impiegati di origine Rom verrà fornita una formazione professionale, secondo le leggi sulla sicurezza privata.

Kunchev dice che queste pattuglie miste mostreranno che Bulgari e Rom sono consolidati e che nessun "fattore secondario può causare tensioni artificiali."

Il 12 e 13 agosto 2007 disordini erano accaduti nel quartiere Krasna Polyana. Circa 200 Bulgari e Rom avevano preso parte a scontri di massa. Gli scontri erano una conseguenza degli attacchi di skinheads al quartiere.

Secondo Focus, Borissov vorrebbe che queste pattuglie entrassero in servizio entro il 21 agosto 2007.

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Di Fabrizio (del 30/08/2007 @ 09:27:32, in Europa, visitato 6859 volte)

Un partito di estrema destra ai margini della politica ungherese ha presentato sabato i primi membri di un corpo paramilitare, facendo temere un risorgere dell'estremismo.

I membri fondatori di Magyar Garda, o Guardia Ungherese, hanno prestato giuramento accanto al palazzo presidenziale di Budapest alla presenza di circa 1000 sostenitori del partito Jobbik.

Nei pressi, in centinaia partecipavano a una contromanifestazione organizzata dai gruppi anti-fascisti, incluse organizzazioni per i diritti di Ebrei e Rom, che richiedono che le autorità vietino il gruppo paramilitare.

Alla cerimonia, erano presenti molte bandiere bianche e rosse dell'Arpad, una formazione storica delle Frecce Uncinate pro-naziste durante la II Guerra Mondiale. Anche le uniformi erano addobbate dall'emblema.

La Magyar Garda è stata formata per eseguire una vera (politica) transizione e salvare il popolo Ungherese," ha detto alla folla il fondatore della Guardia e presidente di Jobbik, Gabor Vona.

Jobbik, conosciuta per la retorica anti-semita, anti-Rom e anti-gay, è un partito di estrema destra non rappresentato in Parlamento, ma presente in diverse municipalità.

Il gruppo paramilitare intende "difendere l'Ungheria fisicamente, moralmente e spiritualmente." I loro appartenenti, tra l'altro verranno istruiti all'uso delle armi.

Di recente a luglio, i sostenitori di Jobbik hanno interrotto una manifestazione gay nella capitale, lanciando uova e bottiglie e ferendo diversi partecipanti.

Alcuni partecipanti alla contro-manifestazione portavano cartelli con foto che mostravano ebrei con la stella gialla, inviati sui treni verso i campi di sterminio.

Le organizzazioni internazionali ebree hanno chiesto al Primo Ministro, il socialista Ferenc Gyurcsany, di mettere al bando la Magyar Garda, la cui formazione affermano essere "uno sviluppo estremamente allarmante dell'anti-semitismo in Europa."

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Di Fabrizio (del 31/08/2007 @ 09:36:58, in Italia, visitato 2477 volte)

Dal giornalino di una scuola di Pisa di V Elementare... quando la voce dei bambini è più saggia degli esperti operatori del Comune e delle varie Associazioni di "volontariato"!?

Ciao Agostino Rota Martir

giornale di pensiero numero 21 della nuova Contributo volontario

bambino fondato dal maestro Rodolfo Sorrenti

serie (n.135) 09 gennaio 200;

http://www.microvoce.it/

Senza rifugio
Quest'estate due di noi hanno perso la casa, il loro rifugio più importante. Uno di loro è nel progetto “Le città sottili" e, non si sa ,quando, forse gliene costruiranno un'altra. L'altro invece no e sarà costretto ad andare via dal campo.
La casa è un diritto di tutti Non è giusto che i rom siano divisi tra chi è dentro e chi è fuori dal progetto del Comune, che dà loro la casa. C'è chi rischia di perdere proprio rifugio

:>--
molta gente se ne frega.
Orhan vorrebbe una camera tutta sua e tante cose.
Lui, invece, vive in una roulotte con fuori i topi.
Vorremmo andare a casa dei nostri amici
Molti di noi vorrebbero andare a giocare da Orhan e Gunesh; perché siamo amici. Solo pochi di noi ci sono stati, perché il posto è lontano ed e difficile organizzarsi.
I rom vivono fuori dalla città I rom sembra che abitino in dei ghetti, da cui non possono uscire, come in un castello senza finestre. Non è 'giusto che il loro campo sia a parte.
Noi vorremmo che Orhan e Gunesh abitassero in città, almeno potrebbero giocare con altri bambini. Fanno parte della nostra città, non possiamo escluder li.

Il Comune crea esclusione
Il Comune esclude i rom in modo brutto e li fa uscire prima da scuola. Perché fa così con i rom? È ingiusto. Secondo noi, a volte il Comune fa cose sbagliate tipo ha messo isolato il campo rom perché forse pensa che siano cattivi. I rom hanno un progetto, una lista di famiglie che potranno restare quando verrà ristrutturato il campo. Chi si era allontanato da Pisa è rimasto fuori.
Inoltre il Comune aveva detto che avrebbe iniziato i lavori a settembre, invece non li ha ancora iniziati. Infatti dice ma non mette in atto e li fa aspettare. Il Comune e i cittadini hanno paura dei rom, ma noi potremmo convincerli a portare queste famiglie nella città. Forse non è tutta colpa del Comune, ma anche dei cittadini stessi.

Gli adulti pensano che i rom siano inferiori
Infatti sembra che gli adulti abbiano paura. Se non avessero paura, non userebbero la parola zingaro per offendere. Credere che i rom non siano gente perbene è una cattiveria. Certa gente pensa che i rom puzzano, che siano cattivi e incivili, per questo allontanano i propri figli dai rom. Questo crea esclusione dalla comunità, come se i rom fossero una razza inferiore.

La TV e i giornali influenzano le persone
La TV è solo una scatola che influenza e crea esclusione. Infatti spesso dice cose cattive sulle persone straniere. Secondo noi, le notizie in TV mettono paura e così si creano i muri. I giornali dovrebbero dire cose vere, e non importa la provenienza della persona che ha commesso il fatto. Pensiamo che la gente dovrebbe abbattere questi muri formati dalla TV che separa gli adulti dai nostri compagni rom.

I nostri pensieri
Secondo noi i rom devono avere gli stessi diritti, perché sono persone uguali a tutti. Infatti, ogni persona va giudicata per come è fatta dentro e non per l'aspetto. Se tutti volessero, i diritti dei rom sarebbero rispettati e loro potrebbero fare una vita migliore. Invece, certe volte, i rom vengono limitati. In questo caso, sembra quasi che stia tornando il fascismo. Mancano solo le leggi razziali...

Testo collettivo classe quinta


2 - La nuova microvoce n. 21 del 09 gennaio 2007

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Di Sucar Drom (del 01/09/2007 @ 09:11:41, in blog, visitato 2089 volte)

Roma, sgombrato il Residence Bravetta
Il Residence Bravetta chiude i battenti, e questa volta probabilmente per sempre. Dopo le evacuazioni e le demolizioni degli ultimi 17 mesi, all’alba del 23 agosto è stata sgomberata anche la quinta palazzina, l’ultima ancora occupata in quello che era diventato il simbolo dell’emergenza abitativa capitolina. ...

Roma, gli sgomberi intelligenti...
“Una mazzata”, lo sgombero dal Residence Bravetta, avvenuto ieri all’alba, per Castel Costantinescu. La ragazza, 29 anni, ha alle spalle un lungo e travagliato percorso di uscita dalla vita del “campo nomadi”, per offrire ai figli - quattro, il più piccolo di cinque mesi - una possibilità di ...

Torino, Vailatti: un sinto coraggioso
Il primo giocatore di calcio sinto italiano che ha il coraggio di dichiararsi, al contrario di molti altri, di appartenere alla minoranza italiana più numerosa e discriminata fa tutto in nove minuti. La casacca gialla, l’urlo di Novellino: «Dai Riki, tocca a te», il sorpasso biancocele...

Austria, il giubileo del santuario di Mariazell
Il motivo ufficiale del viaggio apostolico di papa Benedetto XVI in Austria è il giubileo del santuario di Mariazell. Sarebbero passati 850 anni, da quando il monaco benedettino Magnus nel 1157 p...

Milano, continuano le illegalità in via Triboniano
Continuano gli sgomberi in via Triboniano, dettati dai discriminanti “patti di legalità e socialità”. Alcuni giorni fa sono state espulse altre tre famiglie, donne e bambini compresi (11 persone in tutto), i...

Roma, il "campo modello": un ghetto tra alcolismo, tossicodipendenza e cani randagi che aggrediscono le persone
Container a forma di casetta, con tetto spiovente, comignolo e giardino. Una nursery con parco giochi per bimbi dai 3 ai 5 anni. Tre enormi tensostrutture per feste e incontri. Un servizio di vigilanza 24 ore al giorno, potenziato dalla presenza di 16 telecamere lungo l'intero perimetro del campo. E ancora: un presidio medico e, per...

Violenti e vendicativi, ecco i nuovi italiani
In aumento la vendetta e la giustizia fai-da-te. A Roma un intero condominio lincia un presunto pedofilo. E un uomo getta un secchio di acido contro tre persone perché chiacchieravano sotto le sue finestre. Secondo il Viminale cresce la violenza a bassa intensità. Un processo sommario con tanto di testimone, poi il linciaggio. La giustizia-fai-da-te è esplosa in un residence di Val Cannuta, a Roma, dove un bimbo di sette anni ha r...

Firenze, infuria la polemica per una quindicina di lavavetri
Infuria la polemica politica dopo l'emanazione dell’ordinanza del Comune di Firenze che vieta l’attività di “lavavetri girovaghi” sulle strade cittadine. Una quindicina le persone denunciate…
Bertinotti, Ma...

Razzismo e violenza persistono in Europa
"Razzismo e violenza persistono in Europa". Queste in sintesi le conclusioni del Rapporto sul razzismo e la xenofobia nel 2006 presentato lunedì scorso in Parlamento dall'Agenzia europea dei diritti fondamentali. Il docum

Firenze, puniamo il raket e non i poveri
Quali sono i veri motivi che hanno ispirato il provvedimento anti-lavavetri? L'assessore ha dichiarato che tutto deriva dalle tantissime segnalazioni di cittadini esasperati e l'urgenza è tale da giustificare un atto emanato senza una preventiva discussione in Consiglio Comunale. Si sono verificate aggressioni? Si è scoperta una pericolosa rete criminale che gestisce gli spazi ai s...

Reggio Emilia, continua la polemica sul percorso di chiusura dei "campi nomadi"
Campo nomadi di via Gramsci e smantellamento per dar vita alle micro-aree: a questo punto all’interno della maggioranza di centrosinistra che governa Reggio urge un confronto. Ecco perché entro la fine di questa settimana a riunirsi in via del tutto preliminare saranno i rappresentanti del quel Partito democratico che siede in Comune (vale a dire Ds più Margherita), mentre a seguire - e dunque all’ini...

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Di Fabrizio (del 02/09/2007 @ 09:49:57, in Europa, visitato 1607 volte)

da LA VOIX DES RROMS

Oggi, 31 agosto 2007, verso 10 ore, una ventina di Rroms che erano stati espulsi di un terreno situato dietro la via André Campra a Saint-Denis si sono raccolti dinanzi alla sindaca di Saint-Denis. Fanno parte di quei 600 Rroms che si trovavano su questo terreno e che non sono stati scelti per il progetto d'inserimento professionale realizzato dal vice prefetto, né hanno accettato il famoso "aiuto umanitario al ritorno" gestito dalla ANAEM. Erano venuti a chiedere alla sindaca una soluzione per il loro rialloggiamento.

Un rappresentante de "LA VOIX DES RROMS" è andato alla loro riunione e previa una consultazione, è stata posta una domanda alla sindaca, che precisa le aspirazioni di queste famiglie : apprendimento del francese, inserimento professionale, iscrizione dei bambini a scuola e rialloggiamento provvisorio in attesa dell'acquisizione di un'indipendenza di ciascuno.

Una delegazione di 6 persone è stata ricevuta dalla prima aggiunta al sindaco, la signora Soulas, come pure i sigg. Cossic e Dionisi, dei servizi amministrativi del municipio. La sig.ra Soulas ha precisato che il comune di Saint-Denis salutava l'iniziativa del vice prefetto, ma che aveva bene messo in guardia sul fatto che lo sgombero del terreno creava una situazione nuova difficile per loro (gli espulsi) che non potrebbe essere gestita dalla città. Tuttavia, il municipio rilancerà la sua domanda di una tavola rotonda a livello almeno regionale per trovare soluzioni a questa situazione che si trova in molte altre città dell'Ile-de-France. "LA VOIX DES RROMS" ha annunciato la sua analisi della situazione, in particolare del fatto, poco conosciuto e/o trascurato dalle autorità, che nella maggior parte dei casi, le famiglie interessate vengono da un ambiente rurale. Così, sarebbe più giudizioso e più conforme alle domande degli interessati da allargare il campo del lavoro ed esplorare le possibilità d'impianto delle famiglie che lo desiderano in villaggi francesi, in cui possono allo stesso tempo acquisire esperienze nuove e contribuire allo sviluppo duraturo con l'agricoltura biologica.

Per quanto riguarda la domanda di rialloggiamento, la sindaca di Saint-Denis si è detta nell'impossibilità di rispondervi. Cosciente del rischio di vedere una nuova bidonville costituirsi con edifici in abbandono occupati, la signora Soulas ha informato che la durata di tale impianto non dipendeva dalla volontà della sindaca ma che non avrebbe chiesto un'espulsione.

Sulla questione dell'istruzione dei bambini, Rroms vi tiene tanto più che il rientro arriva a grandi passi, e passi saranno fatti nel corso della settimana prossima.

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Di Fabrizio (del 03/09/2007 @ 09:20:34, in scuola, visitato 2270 volte)

Invio mio articolo sulla didattica interculturale, se volete pubblicarlo.
Saluti Maria Grazia Dicati

Premessa

La significativa presenza, all’interno delle scuole, di bambini stranieri ha evidenziato e fatto emergere prepotentemente la questione della cultura e della lingua come elementi basilari da tenere nella dovuta considerazione nel percorso scolasico, tanto che le parole educazione e pedagogia interculturale sono ormai entrate nel linguaggio complessivo della scuola. 

I rom e i sinti, pur essendo, per la maggior parte cittadini italiani, possono essere considerati gli stranieri più vecchi (in Italia dal 1400) per quanto riguarda LA LORO CULTURA E LA LORO LINGUA, anche se questi due aspetti non sono mai stati sufficientemente accreditati se non per gli aspetti più appariscenti e folcloristici quali il nomadismo, l’abbigliamento, le abitazioni

Ma, gli insegnanti con bambini rom in classe, prima ancora che iniziasse l’immigrazione da altri paesi e  non si fosse sviluppato un dibattito così forte sulla cultura, sulla lingua altra e sull’apprendimento dell’italiano come seconda lingua (L2), dovevano comunque  fare i conti con questi due fattori.

I bambini stessi li ponevano quotidianamente e, a meno che uno non chiudesse  occhi ed orecchie, non era possibile ignorarli. 
Come si fa ad ignorare una bambina  che si pone e ti pone questa domanda :

” Perché Maria Grazia devo imparare a parlare come gli altri bambini e gli altri bambini invece non devono imparare a parlare come parlo io?” E quasi per una forma di protesta o per farci capire il suo disagio psicologico e le sue oggettive difficoltà, a volte, si rapportava con me e con i docenti solo in lingua romanés: io le chiedevo qualcosa e lei parlava e rispondeva solo utilizzando la sua lingua romanés.

La risposta potrebbe sembrare facile, bastava dire che nessuno  conosceva la sua lingua, ma in realtà non era solo questo, la richiesta esprimeva un bisogno più interiore rispetto alla sua identità. 
Ancor oggi, infatti, nonostante  l’interculturalità sia una concetto acquisito e condiviso in una realtà sociale e scolastica multiculturale, sembra che il progetto interculturale arrivi fino ad un certo punto oltre il quale ci sono i rom e i sinti.

Nell’unica e superata C.M. 207/86 “Scolarizzazione degli alunni nomadi e zingari” i bambini rom vengono definiti come “soggetti svantaggiati sul piano socioculturale”, ma  l’appartenenza ad una cultura  diversa e il parlare una lingua diversa, peraltro antichissima, può determinare uno svantaggio socioculturale?

Con quali parametri viene valutato lo svantaggio? Qual è la cultura di riferimento rispetto alla quale la cultura rom è inferiore?

Non c’è forse il rischio di confondere gli elementi propri della cultura romanì con gli effetti dell’emarginazione e dell’esclusione sociale, propri di qualsiasi comunità costretta a vivere in determinate condizioni?  
La scuola, e non solo, avrebbe il compito e il dovere di chiarirsi sul modello culturale a cui fare riferimento e dimostrare che l’educazione interculturale può tradursi in forme organizzative e strategie didattiche di lavoro quotidiano, NON solamente come interesse e scelta del singolo docente più sensibile e motivato perché ha il bambino rom/sinto in classe, ma come progetto anche dove non frequentano bambini rom, sinti o bambini stranieri.

Solo in questo modo si concorrerà a costruire quel dialogo necessario ad una civile e positiva convivenza, eliminando qualsiasi forma di barriera fisica, mentale, culturale, che ci impedisce di conoscere ed interagire con chi è diverso.

Non è quindi possibile parlare di didattica interculturale relativamente ai rom e ai sinti senza un legittimo riconoscimento della culturale e della lingua romanì, condizione inderogabile per la costruzione e la condivisione del progetto educativo interculturale tra le comunità Rom-Sinte e la scuola . 
 

La Didattica interculturale

Diventa però superficiale e riduttivo parlare di DIDATTICA INTERCULTURALE facendo riferimento solamente alla canzonetta, al balletto, alla poesia, o alla costruzione della maschera africana……, in quanto tali interventi potrebbero fissare e non contrastare gli stereotipi e i pregiudizi. 
 

Un progetto interculturale dovrebbe, a mio giudizio, innanzitutto contemplare la DIMENSIONE RELAZIONALE tra  i docenti della scuola e le famiglie dei i bambini  rom /sinti. 
 

Come può fare un insegnante a progettare il suo intervento educativo e didattico se non conosce le modalità educative dei bambini rom?

Come fa ad interpretare i loro comportamenti ed atteggiamenti nel momento in cui si differenziano dagli altri bambini?

Come predisporre gli interventi per motivarli, per gratificarli, per valorizzarli! Quali modalità deve mettere in campo per rimproverarli e  in quali circostanze è  doveroso farlo ? 
 

Rispetto a questi interrogativi risulta troppo sbrigativo e teorico sostenere ed esigere il rispetto delle regole in base al principio di uguaglianza di tutti gli alunni : tale affermazione diventa irrealizzabile se non si parte dal presupposto che “a volte” il punto di partenza della maggior parte degli alunni non rom/sinti costituisce il punto di arrivo per gli alunni rom/sinti, tragurdo che richiede una progettazione specifica sulle competenze sociali e comportamentali da acquisire all’interno della scuola. 
 

Non si chiede agli insegnanti di accettare o di condividere le scelte educative dei rom e dei sinti, anzi si potrebbe anche essere contrari ai loro stili educativi, ma si richiede conoscenza, comprensione e rispetto per chi ha adottato un modello educativo adeguato alla vita di un popolo nomade, secondo convinzioni  e motivazioni storiche, culturali e sociali. 
 

Come si può adeguare il nostro intervento educativo e non conoscere che il bambino rom viene educato all’autonomia, ad essere responsabile delle sue scelte, che difficilmente viene obbligato a fare ciò che non vuole, che diverse sono le modalità del rimprovero, che è innanzitutto educato al vincolo del sangue, alla solidarietà della sua famiglia e del suo gruppo di appartenenza in opposizione alla società stanziale spesso ritenuta minacciosa e nemica………  
 

Ecco quindi l’importanza della conoscenza e del dialogo innanzitutto con le famiglie dei bambini rom e sinti e, dove non fosse possibile, attraverso il rapporto con i mediatori culturali dello stesso gruppo rom/sinto, grazie ai quali  diventa più semplice la disponibilità, l’apertura e l’interazione per realizzare il percorso di continuità educativa tra ciò che il bambino apprende nel suo contesto familiare e ciò che deve imparare a scuola. 
 
 

Un secondo aspetto che la DIDATTICA INTERCULTURALE dovrebbe considerare riguarda la METODOLOGIA DELLE SINGOLE DISCIPLINE : si può forse sottovalutare che il bambino rom/sinto appartiene ad un popolo con una cultura orale?

Un’approfondita e seria riflessione pedagogica sullo stile cognitivo di bambini di cultura orale, probabilmente potrebbe scandagliare meglio le loro difficoltà di apprendimento (nelle nostre scuole) e di conseguenza ricercare e sperimentare le strategie adeguate da adottare.

Nella scuola infatti si registrano tra i vari docenti posizioni differenziate : alcuni sostengono che i bambini rom/sinti hanno uno stile cognitivo uguale a qualsiasi altro bambino e di conseguenza si devono adottare gli stessi metodi per l’apprendimento; altri invece sono convinti che la causa dell’insufficiente apprendimento è da addebitare allo stile cognitivo diverso; altri ancora considerano le difficoltà di apprendimento come dei disturbi e quindi propongono metodologie ed interventi simili a quelli che si utilizzano con i bambini disabili o con percorsi individualizzati fuori dalla classe. 
 

Escludendo però che tutti i bambini rom possano avere deficit intellettivi, i dati oggettivi relativi all’apprendimento, sono estremamente al di sotto degli standard minimi richiesti per tutti gli alunni : nella maggior parte dei casi i bambini rom/sinti raggiungono un livello nettamente inferiore a quello degli altri bambini, pur restando spesso a scuola per tempi più lunghi rispetto agli altri  ; in molti casi non riescono ad acquisire nemmeno la strumentalità della lettura e della scrittura, motivazione primaria per cui i rom mandano i loro figli  a scuola.

Si può  ignorare che nel loro gruppo si esprimono e comunicano in romanés e che la competenza nella lingua italiana potrebbe essere molto limitata?

Considerando poi che nella maggior parte dei casi sono bambini che hanno esperienze esclusivamente con i coetanei del loro gruppo e che i bambini non rom difficilmente fanno amicizia con loro, anzi spesso li temono, non  si può non intervenire a livello metodologico con modalità socializzanti e di lavoro cooperativo.

Tutto questo potrebbe richiedere un’organizzazione della classe più flessibile, per piccoli gruppi o attività di insegnamento personalizzato, con orari di lavoro ben definiti ed con criteri valutativi adeguati al percorso didattico delineato. 
 

Infine parlare di DIDATTICA INTERCULTURALE, significa non trascurare i percorsi di EDUCAZIONE ALLE DIVERSITÀ, come sfondo integratore delle discipline, non come spazio a parte, non come qualcosa che si aggiunge, ma qualcosa che va a modificare, a integrare le discipline scolastiche seguendo due livelli : 
 

  1. livello base secondo il principio che non siamo tutti uguali, ma TUTTI DIVERSI, allo scopo di far acquisire agli alunni gli strumenti di base, l’alfabeto e quelle competenze  utili per  affrontare tematiche più impegnative. Se la finalità educativa per interiorizzare che “diversità” non è sinonimo  di inferiorità, ma costituisce  una risorsa utile per tutti, è necessario in questa fase, a mio parere, lavorare su un terreno neutro, utilizzando più codici, dai semplici racconto ai film, che favoriscano la riflessione sulle dinamiche e sui comportamenti tra soggetti diversi : “ la rana che vuole diventare grande come il bue, l’elefantino Dumbo che viene deriso per le sue orecchie….il traghetto sputa acqua che per sentirsi accettato deve uccidere….” o film sull’identità, sulla difficoltà di comprensione, sui pregiudizi….
  1. livello specifico per la conoscenza del mondo rom, della cultura e della storia, cultura che si confronta ed interagisce alla pari con altre culture, a cui è dovuto rispetto e considerazione.
 Testimonianze Sinte/Rom

“NON ASSIMILATECI” chiede Yuri Del Bar, Mediatore Culturale Sinto, attualmente Consigliere Comunale nella città di Mantova “costruiamo insieme una scuola interculturale, una scuola dove vi siano tracce della nostra cultura e della nostra storia di rom e sinti italiani

La mia è una  cultura orale, non una cultura scritta. La scuola per la cultura sinta non ha lo stesso valore che ha nella cultura maggioritaria, dove è anche uno strumento sociale.

La scuola, per la mia cultura adesso, è vista come strumento per imparare a leggere, scrivere e far di conto, pura istruzione. La nostra associazione, ed io come mediatore culturale, tende ad aiutare i ragazzi ad avere un’esperienza positiva nella scuola perché loro saranno i genitori di domani. Se un genitore ha avuto una buona esperienza scolastica quando era bambino, aiuterà il proprio figlio nella sua esperienza scolastica. Un’ultima cosa rivolta agli insegnanti: un bambino sinto per sentirsi bene a scuola, deve sentirsi ACCETTATO. Provate ad immaginare per un attimo un mondo dove la mia cultura, maggioritaria in senso numerico, obblighi i vostri figli, minoranza in senso numerico, a frequentare la nostra “scuola”, il nostro modo di educare.”  
 

Anche Giorgio Bezzecchi , Mediatore culturale e linguistico rom e consulente  presso scuole, Enti locali,Associazioni….afferma “ una particolare ATTENZIONE ALLA CULTURA ED ALLA LINGUA DEI ROM E DEI SINTI non soltanto incoraggerà la frequenza, ma potrà fornire agli stessi un valido aiuto perché acquistino una piena coscienza culturale dell’oggi e del domani

La sfida culturale che la scuola dovrebbe percorrere è innanzitutto quella di accogliere il bambino rom e sinto col suo bagaglio culturale, la sua lingua, le sue condizioni di vita spesso difficili e conflittuali con la società maggioritaria….”

Maria Grazia Dicati

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Di Fabrizio (del 04/09/2007 @ 09:37:17, in Europa, visitato 1604 volte)

Francesca Cookney - http://europe. tiscali.co. uk/114b6f42bd6. html

Nonostante il generalmente impatto positivo della legislazione anti-discriminazione della UE, un recente rapporto mostra che la violenza ed i crimini razzisti sono aumentati in Europa dall'introduzione delle direttive del 2000. Il rapporto intitolato "Razzismo e Xenofobia negli stati membri della UE" è stato pubblicato agli inizi della settimana (scorsa ndr) dalla recentemente stabilita Agenzia per i Diritti Fondamentali e rivela che il razzismo e la discriminazione sono aumentati in 8 dei 27 Stati Membri, incluse Danimarca, Germania, Francia, Irlanda, Finlandia e GB.

Secondo il rapporto, le disuguaglianze e le discriminazioni etniche continuano nell'impiego, nella scolarizzazione e nell'alloggio ed i dati raccolti tra il 2005 ed il 2006 mostrano un aumento dei crimini e della violenza razziale in diversi paesi d'Europa. La ricerca appunta come gli immigrati siano vittime dei casi di discriminazione più diffusi e particolarmente i Rom che sono finiti recentemente sotto i riflettori dopo che un incendio in Italia ha ucciso quattro bambini Rom ed alimentato il dibattito sulle politiche UE e sulla realtà della situazione a livello nazionale.

L'Italia è un paese che per lungo tempo è stato criticato per le scorciatoie politiche riguardo la comunità viaggiante. Aperta discriminazione ed odio razziale appaiono fuori controllo secondo quanto Nazzareno Guarnieri, Rom e membro di un'associazione che raggruppa varie associazioni Rom e Sinte, descrive come "indifferenza politica". Non è l'unico paese ad essere criticato per le sue politiche verso i Rom, ma dopo la tragedia di Livorno è sotto attacco da tutte le parti. Il Primo Ministro Romano Prodi ha riconosciuto il problema ma dice che prima che sia risolto a livello UE, sarà difficile affrontarlo a livello nazionale. "La questione Rom è terribilmente complicata," dice. Guarnieri è meno convinto. "Il fatto è che la UE ha promulgato una serie di regole che l'Italia non ha applicato o rispettato."

Secondo le statistiche ci sono circa 12 milioni di Rom in Europa. La maggioranza di loro vive in baraccopoli ai margini delle maggiori città, isolati dal resto della comunità ed in condizioni sciagurate. "Ci sono diverse politiche a livello regionale o locale, e ciò è problematico (...) si ha una situazione estremamente confusa, con differenti norme, regole differenti in differenti città e nessun approccio comprensivo o un quadro in cui lavorare," riconosce Michael Guet,  capo della Divisione Rom e Viaggianti del Consiglio d'Europa, ma aggiunge fermamente che "la ghettizzazione di parte della popolazione non è accettabile per gli standards del Consiglio d'Europa."

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Di Sucar Drom (del 05/09/2007 @ 09:49:14, in blog, visitato 1461 volte)

Bolzano, il presente di un popolo antico
L’Associazione NEVO DROM e l’U.N.A.R. (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali ed Etniche, Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità, Presidenza del Consiglio dei Ministri) organizzano “il presente di un popolo antico”, manifestazione di promozione socio culturale.
Siete tutti invitati all’inaugurazione ...

Pavia, sciopero della fame al quarto giorno
Mercoledì 5 settembre a Pavia si inaugurerà la seconda edizione del Festival dei Saperi, che avrà per tema la “Nuova città e nuova democrazia”. Gli operai del Comune stanno allestendo il palco in Piazza della Vittoria.
A 500 metri dal ce...

La paura dei lavavetri
In pochi giorni, anzi poche ore, il fastidio profondo causato dai lavavetri ha preso il posto in prima pagina sui giornali, nelle discussioni cittadine, nello scontro di culture fra governo e opposizione di ben altre turpitudini italiane.
È bastato che il municipio di Firenze approvasse un’ordinanza che punisce fino a tre mesi di ca....

Reggio Calabria, una giornata storica per i Rom e per tutta la città
Una giornata storica. Come altro si può definire la giornata in cui un simbolo del degrado di Reggio “il 208” è stato raso al suolo. Dopo 40 anni di sterili passerelle parolaie sull’argomento, le ruspe hanno riconsegnato alla città ed al nobile rione di Sbarre un pezzo di territorio che sembrava avulso da qualsiasi tentativo di ...

Il nostro slogan: intolleranza zero
L’Italia non cessa di stupirci per le sorprese che ci riserva ad ogni nuovo giorno che espletiamo il rito dell’acquisto dei nostri quotidiani. I titoli ci fanno scoprire che i problemi endemici che affliggono il paese come: lo strapotere della criminalità organizzata che controlla intere regioni, l’evasione fiscale, la diffusa corruzione, le anomalie di un p...

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Di Fabrizio (del 06/09/2007 @ 09:47:11, in Europa, visitato 1891 volte)

Da Macedonian_Roma

E' vietato ai Rom l'ingresso al caffè bar "Kartel", sulla riva del fiume Vardar, nel centro di Skopje. Pochi giorni fa un gruppo di sette giovani Rom, Alen Hasan, Daniel Petrovski, Leila Amet, Gilbert Mamut, Alberto Mamut, Selina Alieva e Nexharije Muratova, volevano prendere un caffé da "Kartel",  ma il cameriere ha detto loro che non potevano sedersi senza una prenotazione. I giovani Rom hanno chiesto a chi avrebbero dovuto rivolgersi, ed il cameriere ha risposto che dovevano parlare col proprietario. I giovani Rom aggiungono che durante la loro discussione col manager del bar, altri clienti entravano e si sedevano senza ulteriori richieste del cameriere e senza prenotazione.

La discussione col manager è terminata quando questi ha detto: "Non vogliamo Rom. Sono un danno alla nostra reputazione".

Alcuni di questi Rom erano in vacanza in Macedonia dalla Francia. "Cose così là non accadono. Siamo tutti uguali. Sono tornato nel mio paese e mi hanno detto che c'era un bel bar lungo il viale. Sfortunatamente, la cultura di qualcuno è di basso livello." dice Gilbert Mamut.

In Macedonia d'altronde, aggiunge il resto del gruppo, questa sta diventando la norma quotidiana per i Rom. "Siamo una nazione di fronte a grandi discriminazioni, e nessuno ci accetta come cittadini uguali agli altri, nonostante il fatto che siamo leali allo Stato", è il loro commento.

I Rom affrontano tuttora discriminazioni, dicono diversi studenti che di propria iniziativa, hanno compilato una lista di tutti i casi dove i Rom sono bersagli di apparenti discriminazioni.

Dicono gli studenti: "Abbiamo condotto l'iniziativa indipendentemente. Stiamo ancora raccogliendo informazioni. La lista dei bar che hanno -regole- simili a Kartel è molto lunga. Non è un evento isolato. Ne abbiamo registrato più di 50, gli stessi casi o simili."

I Rom continuano ad essere la comunità più discriminata nella Repubblica di Macedonia, conclude Iso Rusi, Presidente del Comitato di Helsinki per i Diritti Umani in Macedona. Dice che il progetto del "Decennio Rom" che aveva lo scopo di includere attivamente i Rom nella società, appare una "bugia multicolore" ed i Rom sono una comunità etnica a cui nessuno presta attenzione.

 Conclude Rusi: "Il numero dei partiti politici Rom sta crescendo, ma sono ancora lontani dall'articolare effettivamente i loro problemi. Dubito che i partiti Rom nella regione stiano contribuendo al miglioramento della loro situazione, che può essere descritta come catastrofica, ed i Rom sono il miglior esempio che non esiste uno "stato campione" che abbia regolato le relazioni interetniche in maniera decente."

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Di Fabrizio (del 07/09/2007 @ 09:42:20, in scuola, visitato 1518 volte)

Da settembre i Rom della Repubblica Ceca potranno frequentare un corso di computer per principianti, organizzato dall'associazione Romea [...]

Il centro offre anche libero accesso ad Internet. Viene visitato da 259 persone a settimana. I Rom possono anche cercare lavoro via Internet, aggiunge Adam Pospisil di Romea.

Durante lo scorso mese, 5 dei 20 clienti registrati hanno trovato lavoro nella borsa del lavoro Internet per Rom, la maggior parte nei servizi sociali, come in organizzazioni per disabili o consumatori di droghe, e nel campo delle costruzioni.

Pospisil dice che i Rom mostrano alto interesse per altri siti Rom, visitati da 400 persone ogni giorno.

Nel caso di discriminazioni, i Rom e le altre persone possono usufruire di un numero verde gratuito. Circa 70 persone al mese usano questa linea.

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