L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.
L'obiettivo dell'inserimento e apprendimento lavorativo nel settore
sartoriale per alcune partecipanti al progetto Formare per Fare si è
concretizzato grazie alla collaborazione con il Laboratorio Manufatti Donne Rom.
Il Laboratorio, inteso come percorso concreto di integrazione ed autonomia, è
gestito da un gruppo di lavoro consolidato, basato sulla condivisione quotidiana
del lavoro e sulla collaborazione fattiva e paritaria tra tutte le donne Rom
bosniache e donne italiane che partecipano insieme alla progettazione, allo
sviluppo, alla valutazione e alla gestione diretta degli spazi e delle risorse.
Donne somale ed eritree sono state affettuosamente accolte dalle giovani donne
Rom e si creata all'interno del Laboratorio un'atmosfera affettuosa ed
accogliente che ha potenziato le abilità nell'artigianato, la fantasia e le
capacità. Sono stati prodotti manufatti in stoffa, accessori per la casa e per
l'abbigliamento, originali, esclusivi e curati nei dettagli.
foto di Antonella Di Girolamo tel. +393395009440
La corte "ha inquadrato la clausola del 'giustificato motivo' tra quelle
destinate in linea di massima a fungere da 'valvola di sicurezza' del meccanismo
repressivo, evitando che la sanzione penale scatti allorché - anche al di fuori
della presenza di vere e proprie cause di giustificazione - l'osservanza del
precetto appaia concretamente 'inesigibile' in ragione, a seconda dei casi, di
situazioni ostative a carattere soggettivo od oggettivo".
Roma, 17 dicembre 2010. Non si può punire lo straniero che in ''estremo stato di
indigenza'', o comunque per ''giustificato motivo'', non ottemperi all'ordine,
seppure reiterato, di allontanamento dall'Italia emesso dal questore. Lo ha
stabilito la Corte Costituzionale, redattore il giudice Gaetano Silvestri,
dichiarando incostituzionale una delle norme inserite nel "pacchetto sicurezza"
del 2009, nella parte che prevede il reato di clandestinità.
Tutto è nato dal tribunale di Voghera che, chiamato a giudicare una donna senza
permesso di soggiorno e più volte espulsa come clandestina, si è rivolto alla
Consulta sostenendo che la donna non aveva potuto lasciare il nostro paese
perché priva di mezzi propri. "Un giustificato motivo", che pero' non è
previsto, dicono i giudici della Corte, dall'art.14, comma 5 quater del testo
unico sull'immigrazione, modificato dal "pacchetto sicurezza".
"Questa Corte ha inquadrato la clausola del 'giustificato motivo' tra quelle
destinate in linea di massima a fungere da 'valvola di sicurezza' del meccanismo
repressivo, evitando che la sanzione penale scatti allorché - anche al di fuori
della presenza di vere e proprie cause di giustificazione - l'osservanza del
precetto appaia concretamente 'inesigibile' in ragione, a seconda dei casi, di
situazioni ostative a carattere soggettivo od oggettivo".
"Un estremo stato di indigenza, che abbia di fatto impedito l'osservanza
dell'ordine del questore nello stretto termine di cinque giorni non diventa
superabile o irrilevante perché permanente nel tempo o perché insorto o
riconosciuto in una occasione successiva".
Per tutto ciò, e tranne che le autorità non procedano con un'esecuzione coattiva
dell'espulsione (procurando il vettore aereo o altri mezzi per lasciare il
territorio nazionale), non si può lasciare allo stesso immigrato clandestino
l'esecuzione del provvedimento perché ''incontra i limiti e le difficolta'
dovuti alle possibilità pratiche dei singoli soggetti''.
Per la Consulta è indispensabile ''un ragionevole bilanciamento tra l'interesse
pubblico all'osservanza dei provvedimenti dell'autorità, in tema di controllo
dell'immigrazione illegale, e l'insopprimibile tutela della persona umana''.
E' ora auspicabile, commenta EveryOne, che si consideri egualmente "non
punibile" lo straniero colpito da espulsione il quale non ottemperi al decreto
ritenendo che, una volta rientrato in patria, si troverà a subire atti di
persecuzione, situazioni di crisi umanitaria o condizioni di povertà
intollerabili.
Di Fabrizio (del 19/12/2010 @ 09:17:37, in Italia, visitato 2307 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir,
QUI i fatti a cui si riferisce
9 Febbraio – 16 Febbraio 2010 1^ visita dei genitori del promesso sposo in Kosovo a Ferizaj per conoscere
i genitori della futura sposa del loro figlio: entrambi si erano conosciuti e
parlati per diversi mesi via internet, attraverso la Web Cam.
11 Maggio – 16 Maggio 2^ visita della mamma del giovane Rom in aereo, accompagnata da Hery e Violza
(zii del ragazzo) che raggiungono Ferizaj in macchina, lo scopo è arrivare a
definire l'accordo con la famiglia della giovane sposa in vista del matrimonio
dei due ragazzi Rom. Accordo che viene raggiunto secondo le usanze Rom,
suggellato dalla festa celebrata in casa della famiglia con il coinvolgimento
del vicinato e dei parenti. La futura sposa circola su una Limousine in segno di
festa per le vie della cittadina e per mostrare pubblicamente l'intesa raggiunta
dalle due famiglie. Tutto documentato da un video che verrà poi visto a più
riprese dai Rom di Coltano.
I genitori della ragazza salutano e affidano la loro figlia a Hery e Violza.
Partono per l'Italia il 18 Maggio con la macchina di Hery.
20 Maggio 2010 Arrivo a Coltano della ragazza Rom. Si celebra una festa, accompagnata anche
da una band musicale Rom. Vi partecipano tantissimi Rom di Coltano, La sposa
veste gli abiti di festa della tradizione Rom, balla è serena ed è presentata ai
famigliari del futuro sposo, salutata anche da tanti altri Rom di Coltano e
conosce di persona il suo futuro marito. Ci sono fotografie che testimoniano il
suo arrivo a Coltano e quelle delle feste celebrate il giorno dopo e anche il 31
Maggio.
La festa si protrae per tante ore, fino a notte.
Anche il giorno seguente avviene un'altra festa, sempre al campo di Coltano.
1 Giugno 2010 A Gello, vicino a Pontedera alle 18.00 si celebra la festa vera e propria
del matrimonio, con la partecipazione di centinaia di Rom, provenienti anche da
fuori dell'Italia: Francia, Croazia, Germania. I giovani sposi Rom fanno il loro
ingresso su una macchina scoperta, affittata per l'occasione. Vengono scattate
centinaia di fotografie.
1 Settembre 2010 Un gruppo di Rom, per alcune ore occupa simbolicamente il nuovo villaggio
Rom (ancora vuoto), esasperato dall'infinita attesa e dall'atteggiamento
omissivo dei responsabili del progetto Città Sottili del Comune di Pisa,
chiedono un incontro con l'Assessore Politiche Sociali per avere delle risposte
sull'assegnazione degli alloggi e sulle prospettive future per chi rimarrà
escluso.
2 Settembre 2010 La risposta del comune è l'occupazione "militare" (carabinieri, vigili
urbani e polizia) del villaggio: paura e rabbia si alternano tra Rom di Coltano.. nel trambusto di
quelle ore la "sposa
bambina" avvicina un agente e comunica la sua volontà di tornare a casa. Vengono
assegnati in
questo clima di paura gli alloggi. Quattro famiglie rimangono fuori
dall'assegnazione.
8 Settembre 2010 La giovane sposa Rom viene portata via dal campo dalle Forze dell'Ordine e
affidata ad una
comunità protetta.
26 Ottobre 2010 Vengono arrestati 6 Rom: lo sposo della minorenne, i suoi genitori, la nonna e i
due zii che
hanno portato la futura sposa minorenne in Italia con gravi accuse su di loro:
rapimento,
violenza sessuale di gruppo anche da parte dei Rom del campo, riduzione stato di
schiavitù
e maltrattamenti. Viene portata via anche un'altra giovane sposa del campo,
senza alcuna
spiegazione e affidata segretamente ad una struttura protetta. Le indagini sono
coordinate
dall'Anti-Mafia di Firenze. Tra il materiale sequestrato dalla Polizia ci sono
le centinaia
di foto delle feste in una cornice digitale e il video girato a Ferizaj durante
la festa del
fidanzamento... che fine hanno fatto?
Ha inizio una intensa campagna giornalistica di diffamazione sulla comunità Rom,
capeggiata
dalla redazione locale de Il Tirreno e avvallata dal comune di Pisa. Il
quotidiano locale La
Nazione manterrà invece, un atteggiamento più prudente.
D'ora in poi gli operatori del comune che visitano il campo, sosterranno la
versione della
ragazza, mantenendo un atteggiamento di sospetto sui famigliari coinvolti
rimasti al campo:
un finto interessamento per acquisire ulteriori dati contro i Rom coinvolti.
Dice un saggio:
"Non mi preoccupa chi dice che vuole fare del male, ma chi pensa di fare il
bene!"
Intanto in città monta la rabbia nei confronti dei Rom. In diverse occasioni
sono presi di mira
dalla gente, derisi ed insultati. Il fatto più grave presso il Distretto
Sanitario al CEP, dove
la mamma del giovane marito che usufruisce degli arresti domiciliari perché
incinta, si reca
il 2 Dicembre per una visita di controllo, scortata da agenti penitenziari ma
viene insultata
dalla stessa dottoressa, la invita a farsi visitare altrove, in un primo momento
rifiuta la visita
medica che le spetta, ma poi ci ripensa solo per rispetto delle guardie
penitenziarie che
l'hanno scortata.
Intanto, durante il periodo di detenzione presso il carcere minorile di Firenze
il giovane
marito verrà picchiato diverse volte dagli stessi detenuti.
15 Novembre 2010 Conferenza stampa dei Rom al campo di Coltano, indetta per far sentire per la
prima volta la
voce dei Rom sulla vicenda, visto che nessuno ha sentito il bisogno di ascoltare
la loro voce e le
loro testimonianze. I quotidiani locali de Il Tirreno e La Nazione non
intervengono!
10 Dicembre 2010 Viene arrestato anche il nonno del giovane marito, con l'accusa di essere l'organizzatore
materiale della "compravendita di minorenni".
11 Dicembre 2011 A Firenze nell'aula bunker anti mafia, si celebra l'incidente probatorio, dove
finalmente
la difesa degli imputati per la prima volta, ha la possibilità di interrogare
la ragazza e far
emergere le contraddizioni nelle versioni fornite dalla giovane sposa Rom.
La nonna viene scarcerata, mentre per gli altri imputati il Pubblico Ministero
si oppone
caparbiamente a misure di scarcerazioni.
IO SO CHE.. in tutta questa vicenda ci sono degli aspetti ancora poco chiari, perché sono
stati taciuti e nascosti
fin dall'inizio, aspetti non secondari su questa "verità zingara".
Io so che la voce dei Rom non ha lo stesso peso di quella di un italiano, a
patto che non sia della
parte dei Rom.
Lo so che i testimoni Rom contano poco, mentre le dichiarazioni di un operatore
del Comune,
anche se assente durante i fatti in questione, valgono di più, soprattutto se
dimostra diffidenza
verso i Rom.
Io so che è più facile e comodo seguire le sirene urlanti dei pregiudizi e della
superficialità, che
mantenere una seria obiettività, ormai compromessa e condizionata dalle bugie
gridate da una
stampa compiacente e collaudata a gettare fango sui Rom.
Lo so che tra il progetto "Città sottili" del comune di Pisa e questa vicenda ci
sono strette relazioni
che spesso soffocano e condizionano la vita Rom.
Io so che anche quando un Rom è vittima, spesso gli capita di sedere sul banco
degli imputati...
Lo so che il giudice di Bergamo, che ha rilasciato in pochi giorni il Marocchino
accusato di avere
ucciso la piccola Yara di Brembate, non è lo stesso di Firenze..
Lo so che il razzismo che colpisce i Rom non è questione di integrazione, ma si
alimenta anche
dalla crisi economica in atto.
Io so quanto sia facile condizionare il pensiero dei minorenni..ma chi controlla
il controllore?
Lo so che la mia testimonianza è poco credibile perché "sono in buoni rapporti
con i Rom", mentre
quella che dimostra sospetto verso i Rom è più "obiettiva" , quindi merita di
essere presa in
considerazione, anche quando è superficiale e ambigua.
Lo so che in questa vicenda i Rom hanno le loro colpe.. la più grande è quella
di essere Rom.
Semplicemente lo so, perché credo di saper distinguere una bugia, dalla realtà
dei fatti, senza
essere dell'Anti-Mafia.
Invece, quello che non so più con certezza è se il rispetto dei diritti, oggi
vale ancora per tutti o
può essere sospeso in base a categorie di appartenenza etnica?
Don Agostino Rota Martir Coltano - Campo nomadi – 16 Dicembre 2010
Natale è alle porte, quando ero bambino io (altra epoca, d'accordo) c'era
ancora l'abitudine di raccontarsi delle storie. Tanti anni fa, al campo di via
Idro si stampava un giornalino per le scuole, Il Vento e il Cuore, da cui è
tratto il pezzo seguente.
Per i genitori, da raccontare quando i bambini non vogliono dormire
Speriamo che mentre ci leggete siate al caldo, in una casa o in una roulotte.
Al tempo di questa storia vera era pieno inverno e tutto il campo era
ghiacciato. Le nostre famiglie avevano poca legna, anche i fuochi erano
scarsi.
Un puledrino stava male da parecchi giorni, si reggeva in piedi a fatica.
Quella mattina eravamo tutti preoccupati per lui.
Quando siamo entrati nella stalla, era disteso a terra, stecchito, con le
zampe ritte e la pancia già gonfia per il freddo. Vicino a lui, un altro
cavallino lo osservava terrorizzato dal freddo e dallo spavento.
Ci siamo accorti che il puledro a terra respirava ancora.
Siamo corsi a prendere delle corde robuste e gliele abbiamo passate sotto la
pancia. In due, uno da una parte e l'altro dall'altra, l'abbiamo sollevato a
forza.
Ma il cavallino era ancora intirizzito e aveva gli occhi sbarrati per lo
spavento, non potevamo lasciarlo perché sarebbe ricaduto. Abbiamo cominciato a
massaggiarlo e ripulirlo, con energia ma dolcezza, sulla coda, sulla groppa, sul
collo e sulla testa.
Finalmente siamo riusciti a fargli masticare del pane secco e gli abbiamo
dato dell'acqua da bere. Sempre reggendolo e facendogli muovere le zampe,
l'abbiamo portato vicino al fuoco. E' uscito anche il suo compagno, ha mangiato
anche lui.
Adesso stanno bene, ci piacerebbe farveli conoscere.
Sucar Drom nel web
Il Consiglio Direttivo di Sucar Drom nei mesi scorsi aveva dato mandato
all'Istituto di Cultura Sinta di ridisegnare la presenza sul web
dell’associazione. L’obiettivo che ci siamo posti è quello di offrire a
tutti servizi sempre più articola...
Cagliari, Babel Film Festival
Presentato oggi il programma del “Babel Film Festival”, primo nel suo genere,
sulla conservazione e promozione delle minoranze linguistiche del mondo, ideato
e organizzato dall’associazione Babel, da Area visuale e dalla Società
Umanitaria con l’Istituto di Cultura Sinta come promotore...
Il giorno della conoscenza, le ricchezze delle culture sinte e rom
La Missione Evangelica Zigana (MEZ) organizza una giornata con lo scopo di far
conoscere ai piacentini le ricchezze espresse delle culture sinte e rom: “Il
giorno della conoscenza, le ricchezze delle culture sinte e rom”...
Mirko Levak e Taro Debar, scomparsi due grandi uomini
Queste giornate prenatalizie del 2010 sono di lutto per le comunità sinte e rom
italiane. A distanza di pochi giorni sono venuti a mancare i due “grandi
vecchi”, uno sinto e uno rom. AMILCARE DEBAR, detto Taro, sinto piem...
Di Fabrizio (del 17/12/2010 @ 09:48:15, in Italia, visitato 1503 volte)
(ASCA)
- Roma, 16 dic - Roma e' probabilmente la citta' in cui vive il piu' alto numero
di rom e sinti, eppure questi sono 6-8mila o poco piu', e non l'invasione
paventata dall'immaginario collettivo. Questa presenza e' diffusa in quasi tutti
i Municipi e si caratterizza per la varieta' di gruppi etnico-linguistici. E'
quanto emerge dal VII Rapporto dell'Osservatorio Romano sulle Migrazioni
promosso da Caritas diocesana di Roma, Camera di Commercio di Roma e dalla
Provincia di Roma. Non e' affatto noto, ad esempio, che molti di essi sono
cittadini italiani. E' il caso dei rom abruzzesi, dei sinti e camminanti
siciliani, dei rom campani e dei rom kalderasha, originari della citta' di Fiume
e giunti in Italia dopo la seconda guerra mondiale. I rom stranieri sono per lo
piu' di origine slava e arrivati alla fine degli anni Sessanta per motivi
economici, oppure di origini bosniache, macedoni, serbe e croate giunti negli
anni Novanta a seguito dei conflitti nell'ex Jugoslavia.
Questi gruppi risiedono a Roma da un certo numero di anni e, generalmente,
abitano negli insediamenti attrezzati e nei campi semi-attrezzati del Comune.
Dalla meta' degli anni Novanta si sono aggiunti i rom romeni, divenuti piu'
numerosi a partire dal 1° gennaio 2002, con l'abolizione del visto di ingresso
per l'Italia. Rispetto agli ultimi flussi, le soluzioni abitative e
l'inserimento risultano piu' problematici, con conseguenze particolarmente
negative sui minori, nei confronti dei quali anche gli interventi sociali
finiscono spesso per enfatizzare, piuttosto che ridurre, la diversita' rispetto
ai coetanei italiani.
Spesso, ad esempio, e' proprio il campo a impedire che i minori colpevoli di
reato (per lo piu' furti e borseggi) possano usufruire delle misure domiciliari
alternative al carcere. E cosi', nonostante i percorsi di inserimento scolastico
dei minori, nonostante gli esempi positivi di inserimento al lavoro, nonostante
la volonta' manifesta di radicarsi sul territorio, i campi restano il fulcro
dell'azione amministrativa, agendo di fatto come zone definitivamente
temporanee.
Di Fabrizio (del 16/12/2010 @ 09:32:49, in Italia, visitato 1789 volte)
Grande Club
Via Raimondo Montecuccoli, 8 - Roma
17 dicembre 2010, dalle ore 20 in poi, la Romà Onlus
presenta "Giovani Rom in Azione".
La serata costituisce l’evento di presentazione del progetto "Youth in Action
For Roma Participation".
L’iniziativa si svolgerà presso il "Grande Club" (Via Raimondo Monteccuccoli, 8
– zona Pigneto) e includerà videoproiezioni, musica dal vivo, dance music e
performance di danza tradizionale.
"Youth in Action For Roma Participation" (finanziato dalla Commissione Europa
nell’ambito del programma "Youth in Action") è un progetto promosso dalle
associazioni prevalentemente costituite da rom e sinti Romà Onlus (Roma) e Amaro
Drom (Berlino).
Il progetto vede, per la prima volta in Italia, la partecipazione di un gruppo
misto di giovani rom e non rom e avrà una durata di 14 mesi.
Attraverso una serie di attività intende creare uno spazio per il gruppo di
giovani coinvolto perché essi possano mettere in comune idee, esperienze e buone
pratiche per incrementare la partecipazione attiva dei giovani e stabilire nuovi
contatti.
"Youth in Action for Roma Participation" vuole sperimentare la possibilità di
mettere in rete giovani rom e non rom a livello nazionale e internazionale e
dare ad essi la possibilità di confrontarsi con giornalisti, parlamentari ed
esponenti della società civile.
L’obiettivo è quello di formare una nuova generazione di Rom in grado di far
valere le proprie idee, di costruire una campagna informativa, di presentare
un’interrogazione parlamentare o semplicemente sviluppare idee per migliorare la
situazione dei giovani rom nella propria città.
Il progetto aderisce alla rete europea dei giovani rom e non rom Ternype –
International Roma Youth Network.
Il programma comunitario Youth in Action sostiene la partecipazione attiva dei
giovani alla vita democratica.
Per ulteriori informazioni e per seguire gli sviluppi futuri del progetto: Sito
Internet: www.romaonlus.it
REPORT - Rom: ritorno, sotto la neve, nelle bidonvilles di Strasburgo
Alcuni sono rialloggiati in ostello, altri negli appartamenti. Altri infine
dormono sempre in rifugi indegni: da una settimana è stato lanciato il piano
"grande freddo" e siamo tornato a vedere i Rom di Strasburgo.
Tre mesi fa (L'Alsace del 4 settembre), non c'erano che tende. Ed il sibilo
delle auto era attenuato, filtrato attraverso le foglie delle siepi selvatiche.
Il campo è sempre là, a Strasburgo-Koenigshoffen, inserito tra la bretella
autostradale e lo stadio del calcio. Ma le tende non sono più occupate, sono
state rimpiazzate da tre baracche costruite con materiali di recupero.
"Le abbiamo costruite noi, per i bambini," racconta Samir, 20 anni. Dentro, i
pannelli di legno sono ricoperti da pezzi di tessuto. Una stufa sta bruciando
tutto il legno a disposizione.
Cinque persone vivono dormendo in questa baracca: "I miei genitori, io e le
due piccole," enumera Samir. Questa famiglia è arrivata in Francia nel 2001.
Vive di elemosina ed assegni familiari. Sono le 13.30. Vasil e Simana, 9 e 7
anni, ripartono verso la scuola.
Due giorni prima della nostra visita, le prefetture alsaziane avevano
attivato il piano "grande freddo". Quel giorno, la temperatura era di poco sopra
lo zero. La neve si attacca ai vestiti stesi sulle corde.
"E gli altri?"
Una dozzina di Rom vivono in questo campo, senza elettricità e con un solo
idrante, poco più lontano, per il rifornimento dell'acqua. Samir, annuncia una
grande novità: "Una signora del comune verrà a parlare con noi..." Se proponesse
un ostello? "Sarà complicato: non si può fare da mangiare, i bambini vanno a
scuola qui..." La "signora" in effetti arriva, accompagnata da un'altra. Tutti
si ritirano nella baracca. Poi Samir esce tutto contento: "Francamente, va
bene!" Ha proposto un appartamento sino al 31 marzo, in una struttura
associativa, verso Lingolsheim. La famiglia metterà un lucchetto alla baracca e
stasera la lascerà. "E gli altri?" Risposta: "Oggi a voi..."
Appartamento proposto a questa famiglia di cinque, ma anche a Gaby, 17 anni,
e suo figlio di cinque mesi. Eccola, appunto, col suo bambino in braccio. Quando
viene a conoscenza che il padre del bambino non ha diritto all'appartamento,
rifiuta l'aiuto offerto dal sindaco... E ritorna nel campo dove "alloggia",
dall'altro lato dello stadio. Allatta mentre cammina, in un paesaggio innevato.
Cinque roulotte con i vetri di plastica rattoppati col nastro adesivo sono
radunate attorno a degli alberi rachitici. Qui sopravvivono una ventina di
persone (di cui la metà sono minori). "Qui ho il riscaldamento, la legna,
tutto...", assicura timidamente la madre. La situazione si sistemerà poco dopo:
con l'aiuto di una associazione, la coppia e il bambino verranno rialloggiati in
un monolocale.
"La Romania, è morta!
"E io?" si interroga Nicola, suo vicino, padre anche lui di due bambini
piccoli. "Io, sono qui da vent'anni e non mi offrono niente?" Se gli si parla
del suo paese d'origine, si infuria: "Mai! La Romania, è morta!"
Passaggio in un terzo campo, sempre a Koenigshoffen. E' quasi deserto. Ci
sono solo tre roulotte. Dentro una di queste, Ramona, 22 anni, è solo di
passaggio: è da due mesi in un ostello, con suo marito, suo figlio (sette mesi)
e sua figlia (4 anni). Viene qui solo per preparare i pasti. Ma oggi, non c'è
più gas... "La bombola costa 27 €, non posso!" Ogni mattina, Ramona fa
l'elemosina sullo stesso pezzo di marciapiede di Strasburgo. "Tutti sono
abbastanza gentili con me..."
In Francia da due anni, segue corsi di francese e si scusa per il
disordine... Racconta di aver fatto domanda per l'auto impresa e di vivere di
piccoli commerci. Sorride, con fiducia...
Di Fabrizio (del 15/12/2010 @ 09:31:19, in scuola, visitato 1433 volte)
La scuola è aperta a tutti.
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e
gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i
gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle
famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
Per opportuna informazione giro le foto scattate da un "nonno" volontario
che, nell’accompagnare i bimbi a scuola nell’ambito del progetto "Piedibus", ha
trovato sul cancello della scuola di via Cima un cartello, scritto da alcune
mamme: CRISTINA E I SUOI GENITORI NON CE L’HANNO FATTA A RESISTERE AGLI
SGOMBERI... 20 IN UN ANNO...
Cordiali saluti
Antonella Fachin
Di Fabrizio (del 14/12/2010 @ 09:26:55, in casa, visitato 1630 volte)
Il presidente del Tribunale di Busto ha disposto la riunione dei
fascicoli: il processo civile per l'area del campo di via Lazzaretto ripartirà
nel 2011
La causa civile tra Comune e famiglie del campo Sinti di via Lazzaretto
riprenderà a gennaio: il presidente del Tribunale di Busto Arsizio ha disposto
che i fascicoli dei singoli procedimenti (nove, in mano a tre giudici diversi)
siano riuniti e affidati ad un unico giudice. L'udienza è stata fissata per il
25 gennaio: il legale del gruppo di famiglie del campo chiederà probabilmente
l'ammissione di alcuni testimoni, per ricostruire la tesi sostenuta fin
dall'inizio, vale a dire che tra Comune e Sinti non vi fosse un contratto vero,
ma una proposta unilaterale.
Anche se spesso si parla di comunità Sinti, in realtà in via Lazzaretto (nella
foto) abitano nuclei famigliari distinti, per ognuno dei quali è stato avviato
un procedimento di sfratto: da questo è nato l'allungamento dei tempi del
processo. Parallelo al percorso scelto dai 9 nuclei che si sono affidati ad un
avvocato, prosegue l'iter della causa per le altre sei famiglie: la prossima
udienza per questo gruppo è fissata martedì 21 dicembre. Anche in questo caso
probabilmente i procedimenti saranno riuniti e aggregati agli altri. E anche in
questo caso, dunque, è previsto l'ulteriore rinvio a gennaio.
Le famiglie Sinti di via De Magri furono trasferite nel
settembre nel 2007 in
via Lazzaretto, in una zona periferica tra Cedrate, Caiello e Cavaria, sulla
base di un accordo di
durata annuale. L'anno dopo l'affitto non venne rinnovato,
nonostante
non emergessero problemi particolari (la Lega invece
denunciava
degrado legato all'accumulo di rifiuti). Le associazioni cattoliche hanno sempre
criticato l'isolamento eccessivo del campo, poco favorevole a percorsi
d'integrazioni: per questo Acli, Caritas e San Vincenzo proposero anche un
progetto specifico, che però non è stato ritenuto adatto dall'Amministrazione.
Si confidava forse proprio nella possibilità dello sfratto, per cercare di
spingere le famiglie ad abbandonare l'idea della vita in comunità e in case
mobili. I tempi degli sfratti però sono risultati
ben più lunghi di quanto
previsto dall'Amministrazione.
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