1931 Inizio dei disordini contro le due "razze straniere non-europee" in Germania
(Ebrei e "zingari") da parte dell'Ufficio Informazioni NS (NS-Auskunftei)
dell'"SD del Reichsführer-SS" a Monaco.
1933 Richiesta da parte dell'"Ufficio Razza e Insediamento" (Rasse- und
Siedlungsamt) delle SS a Berlino per la sterilizzazione degli "zingari e
mezzi zingari".
Dal 1934 Ci sono tentativi da parte delle agenzie per escludere Sinti
e Rom dalle organizzazioni professionali.
15 settembre 1935 Promulgazione delle "Leggi Razziali di Norimberga" (Nürnberger Rassegesetze).
Frick, ministro degli interni del Reich dice il 3 gennaio 1936: "Di regola, le
razze indipendenti in Europa includono, a parte gli Ebrei, solo gli zingari".
Vengono interdetti i matrimoni misti tra Sinti e non-Sinti.
Novembre 1936 Istituzione dell'"Unità di Ricerca sull'Igiene Razziale" (Rassehygieneinstitut)
sotto la guida del dr. Robert Ritter al ministero degli interni del Reich.
Dal 1936 Sinti e Rom sono deportati nei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald,
Mauthausen e Ravensbrück.
Agosto 1938 Il dr. Adolf Würth, "ricercatore sulla razza" per Himmler, dice "Per noi la
questione zingara è primariamente una questione di razza. Proprio come lo stato
nazionalsocialista ha risolto la questione ebraica, così dovrò sistemare pure la
questione zingara".
1 ottobre 1938 Assorbimento del nazionalsocialista "dipartimento di polizia zingara" a
Monaco da parte del Dipartimento di Polizia Criminale del Reich (dal 27
settembre 1939: V Dipartimento dell'Ufficio Principale di Sicurezza del Reich, o
RSHA /Reichssicherheits hauptamt/) sotto il comando dell'SS-Oberführer Arthur
Nebe, ora superiore anche a Ritter. La deportazione di Ebrei e "zingari" è
attuata da Adolf Eichmann nella Sezione IV B4. La Gestapo requisisce le
proprietà di Sinti e Rom, rubate loro con la deportazione.
8 dicembre 1938 "Decreto base" di Himmler allo scopo di avviare a soluzione la questione
zingara riguardo l'esistenza della razza". Lo RSHA "accerta"
l'affiliazione "zingara" sulla base dei "rapporti sulla razza" di Ritter.
Dal marzo 1939 Nel "Vecchio Reich" vengono emessi ordini per la marcatura speciale di Sinti
e Rom e vengono istituite "carte d'identità razziali". Nel "Governatorato
Generale vengono forniti passaporti gialli per Ebrei e "zingari" con una "J" o
una "Z" nera.
21 settembre 1939 Conferenza dei capi dipartimento dei polizia della sicurezza e dei capi
degli Einsatzgruppen, o gruppi di azione speciale, sotto la presidenza di Heydrich,
sulla preparazione della deportazione dei "rimanenti 30.000 zingari" dal
territorio del Reich verso la Polonia.
13 ottobre 1939 L'SS-Hauptsturmführer Braune informa Eichmann che l'SS-Oberführer Nebe vuole
sapere "dove mandare gli zingari di Berlino".
16 ottobre 1939 Lo "SD Danube" informal'SS-Oberführer Nebe che "tre o quattro vagoni per
zingari possono essere aggiunti al primo trasporto ebraico" che lascerà Vienna
il 20 ottobre 1939. "I trasporti lasciano regolarmente Vienna, Mahr-Ostrau e
Katowice".
17 ottobre 1939 "Decreto Confinamento" (Festschreibungserlaß) di
Himmler. I 21 "uffici zingari" di
Königsberg, Praga, Vienna e Monaco per Amburgo, sotto l'Ufficio Principale
Sicurezza del Reich, devono erigere campi assembleari simili a quelli di
concentramento in preparazione per il trasporto ai campi di sterminio.
30 gennaio 1940 Heydrich tiene una conferenza con i capi delle SS sulla deportazione di
"tutti gli Ebrei nel nuovo Ostgaue e 30.000 zingari dai territori del Reich e
dall'Ostmark come l'ultimo movimento di massa nel Governatorato Generale".
27 aprile 1940 Ordini di
Himmler per le prime deportazioni di intere famiglie. A maggio i treni della
deportazione con 2.800 Sinti e Rom tedeschi nel "Governatorato Generale" partono
da Amburgo, Colonia e Hohenasperg vicino a Stoccarda.
1940 Nel campo di concentramento di Lackenbach a sud di Vienna, i corpi di Sinti
e Rom assassinati vengono sepolti in fosse comuni nel cimitero ebraico, gli
altri verranno deportati attraverso il ghetto di Lodz nel campo di
concentramento di Kulmnhof nel 1941.
Dal maggio 1941 Nella Serbia occupata si devono indossare bracciali
gialli identificativi con la parola "zingaro". Nei ghetti e nei campi di
concentramento della Polonia occupata, Sinti e Rom devono indossare bracciali
con la lettera "Z".
7 agosto1941 Un ordine di Himmler dichiara che il "Dipartimento di Polizia Criminale del
Reich userà i rapporti di razza per decidere" su ulteriori deportazioni di Rom e
Sinti tedeschi nei campi concentramento. L'"Unità di Ricerca sull'Igiene
Razziale" produrrà circa 24.000 "rapporti" entro la fine del 1944.
Dall'estate 1941 Sinti e Rom sono sistematicamente colpiti nelle zone orientali dai
cosiddetti
Einsatzgruppen come pure da unità della Wehrmacht e della Ordnungspolizei. Otto Ohlendorf
, capo dell'SS Einsatzgruppe dichiarerà al processo di Norimberga: "Non c'era
nessuna differenza tra zingari ed Ebrei, lo stesso ordine si applicava ad
entrambi".
10 ottobre 1941 Conferenza sulla "soluzione della questione ebraica" e sugli "zingari da
evacuare" nel Protettorato di Boemia e Moravia, tra i capi delle SS
Heydrich, Frank, Eichmann e Günther.
Gennaio 1942 5000 Sinti e Roma dal ghetto di Lodz sono assassinati nelle camere a gas del
campo di sterminio di Kulmhof. Tutte le famiglie sinte e rom della Prussia
orientale, la maggior parte contadini con aziende agricole e bestiami propri,
sono deportati nel campo di concentramento di Bialystok e da lì nel 1943 ad
Auschwitz.
7 luglio 1942 Il Reichskommissar per l'Ostland sugli "zingari": "Intendo che siano
trattati alla stregua degli Ebrei".
29 agosto 1942 Elogio per l'amministrazione militare tedesca in Serbia: là, con l'aiuto
delle camere a gas, "le questioni ebrea e zingara sono state risolte".
14 settembre 1942 Thierack, ministro della giustizia del
Reich, verbalizza in una discussione con Goebbels: "Riguardo allo sterminio
della vita asociale, il dr. Goebbels è dell'opinione che Ebrei e zingari siano
semplicemente da sterminare. L'idea dell'annientamento attraverso il lavoro è la
migliore". Il 18 settembre 1942 Thierack discute con Himmler, Streckenbach e
altri capi SS l'attuazione dei programmi nelle iniziative delle SS, delle
fabbriche d'ami tedesche e dei campi di concentramento.
2 dicembre1942 Lettera segreta dal capo della cancelleria del partito, Martin Bormann, dal
"quartiere generale del Führer" ad Himmler nell'Ufficio Principale di Sicurezza
del Reich, che asserisce che "il Führer non approverebbe" che "zingari"
individuali fossero esclusi dalle "attuali misure" di sterminio per "ricerche
sui costumi tedeschi".
16 dicembre 1942 "Decreto di Auschwitz" di Himmler per la deportazione di 22.000 Sinti e Rom
europei, inclusi gli ultimi 10.000 dai territori del Reich, nella sezione del
campo di concentramento di
Auschwitz-Birkenau denominato "campo zingaro".
Maggio 1943 Il dr. Josef Mengele diventa SS dottore del campo di Auschwitz. La sua prima
azione è di mandare gassati diverse centinaia di Sinti e Rom. Continua le sue
"ricerche sui gemelli", sostenuto dall'Associazione Ricerca Tedesca (Deutsche
Forschungsgemeinschaft) e dall'Istituto Kaiser Wilhelm, attraverso l'uccisione
di bambini ebrei e sinti. Anche in altri campi di concentramento, Sinti e Rom
sono vittime di agghiaccianti esperimenti medici.
16 maggio1944 Il tentativo del comandante del campo di concentramento di mandare i
rimanenti 6.000 Sinti e Rom del "campo zingari" nelle camere a gas, fallisce di
fronte alla resistenza degli uomini, armati di vanghe, bastoni epietre.
2 agosto 1944 Dissoluzione del "campo zingaro" di Auschwitz-Birkenau. Dei 6.000 Sinti e
Rom superstiti a luglio 1944, 3.000 sono deportati in altri campi di
concentramento, gli altri 3.000 vengono uccisi nella notte tra il 2 e il 3
agosto.
Maggio 1945
Il numero di Rom e Sinti uccisi nei campi di concentramento e dagli SS Einsatzgruppen
alla fine della guerra è stimato in mezzo milione. Dei 40.000 Sinti e Rom
tedeschi ed austriaci registrati dai nazisti, oltre 25.000 vennero assassinati.
Di Fabrizio (del 05/01/2011 @ 09:23:52, in Italia, visitato 2047 volte)
Sui recenti eventi a Sesto Fiorentino (leggi
QUI e
QUI) segnalo questa lettera di Franco Marchi
Egregio sindaco Gianassi,
Ho letto con piacere la missiva inviata a don Alessandro Santoro (leggi
QUI
ndr).
Le avevo scritto un altro messaggio, e penso che ne abbia ricevuti molti e che
non possa rispondere a tutti, considero quanto scrive a don Alessandro come
una risposta a me e ad altri che le hanno scritto. Ed altri leggeranno la mia
missiva a Lei per semplificare le comunicazioni, cosa che so che è cosa alla
quale Lei tiene per come vedo che ha organizzato e razionalizzato la stessa.
Come le scrivevo ho letto la sua breve biografia sul sito del comune e non le
nascondo che mi piace. E proprio per questo, in questa missiva che leggerà la
sua segreteria sarò franco e spero conciso.
Trovo una sorta di affanno nel leggerla. Un affanno che forse nasce dal fatto
che dal 1990 i trasferimenti agli enti locali territoriali sono in continuo calo
e per un amministratore che desidera amministrare in forma corretta è fonte sia
di ansia sia di limiti che a volte possono costringere a delle scelte nel
destinare le risorse.
A Quaracchi non può e non deve vivere nessuno, sottoscrivo questa sua
affermazione, ma lo sgombero senza alternative porta a conseguenze gravi ed
immediate in chi ci abita e che ritiene che essa sia la miglior soluzione
possibile. Come Lei sa nella piccola comunità vivono anche bambini, anziani e
malati che hanno diritti in quanto persone, riconosciuti da leggi europee ed
italiane. Ho letto su un foglio elettronico locale interventi di suoi elettori
che descrivono la piccola comunità come "difficile", ma fatta di persone che
hanno diritti. Condivido quanto hanno scritto, e Le ricordo che le soluzioni e
le risorse non devono essere solo del suo comune, ma, il problema deve essere
affrontato con il grande comune sul confine, Firenze, e altri soggetti pubblici
e gruppi di volontariato. Si lamenta che Sesto è stato lasciato solo ad
affrontare gravi problemi, ma adesso che Quaracchi è esploso come problema,
penso che possa avere la forza di risolvere l'emergenza attraverso la sua lunga
esperienza e i valori che l'hanno portato in politica. Non diventi un nuovo De
Corato toscano, ma segua la tradizione della sua terra che fra le molte cose fu
il primo stato, come Granducato, che abolì la pena di morte e che fu con un suo
conterraneo, Filippo Mazzei, l'ispiratore della parte più bella della
costituzione statunitense, ovvero il diritto alla felicità.
Come scrivevo prima non è la crisi economica che taglia le gambe agli enti
locali ma la scelta di ridurre i trasferimenti dal 1990 da parte di tutti i
governi che si sono susseguiti. Lei scrive:
"Non si tratta di cinismo, ma di responsabilità. Cinici sono tutti quanti
ritengono si debba fare tutto per tutti." e anche "A loro, come a tutti i
cittadini di Sesto devo il mio impegno prioritario, senza distinzione né di
razza né di etnia."
Mi permetta di contraddirla su due punti. Gli stranieri come gli italiani sono
cittadini di Sesto, pagano tasse e gli stranieri comunitari possono votare e
venire eletti. La comunità non deve essere divisa fra gli uni e gli altri. Lei
oltre che persone amministra un territorio con le sue caratteristiche e i suoi
problemi.
Scrive anche: "Purtroppo io non ho soluzioni". Credo che convenga con me che le
soluzioni vadano cercate, e a volte con difficoltà, senza accettare una
soluzione, quella di adesso, che peggiora e di molto le condizioni di un gruppo
di persone. Riunisca intorno ad un tavolo amministratori, con le loro
frustrazioni per non poter dare alcune risposte, e associazioni con i loro
sogni. È probabile che ci si possa avvicinare alla miglior soluzione possibile,
e chi non verrà a quel tavolo convocato da Lei se ne assume le responsabilità.
Porti ad un livello collettivo quello che sente come sua responsabilità il dover
scegliere fra creare o tagliare.
Concludo dicendo che mi ha fatto sorridere quando ha scritto: "Capisco anche
come sia più facile e di maggior colore, e certo di maggior risonanza, attaccare
un Sindaco radicato nei valori della sinistra piuttosto che i rappresentanti del
Governo, ma io mi assumo, e per intero, soltanto le responsabilità che ho..."
I comportamenti più discriminanti sono fatti da amministratori del centrodestra,
una minoranza del centrosinistra, però, non è da meno. A Padova un paio di anni
fa alcuni consiglieri del PD, uno comunale ed altri circoscrizionali,
organizzarono una raccolta di firme contro i rom, in poche ore smisero dopo
l'intervento del sindaco Zanonato. Non abbia timori, non è più facile attaccare
un sindaco di sinistra, per me è sicuramente più difficile perché penso ai tanti
che si assumono oneri nel rapporto con alcuni cittadini che pochi, anche nel
centrodestra fanno.
La prego pertanto a non credere che non vi siano soluzioni.
TRENTO - La Consulta provinciale per la promozione dell'integrazione dei
gruppi sinti e rom è stata costituita dalla Giunta del Trentino nell'ultima
seduta del 2010, su proposta dell'assessore Ugo Rossi, sulla base della
legge provinciale del 2009 in materia di "Misure per favorire l'integrazione dei
gruppi sinti e rom residenti in provincia di Trento". Rimarrà in carica per la
durata dell'attuale legislatura. La Consulta è composta dall'assessore
provinciale alla salute e alle politiche sociali, o da un suo delegato, che ha
funzioni di presidente. Vi fanno inoltre parte Claudio Civettini e Piergiorgio
Reggio, in rappresentanza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento,
Fabrizio Gerola, in rappresentanza del Comune di Rovereto, Violetta Plotegher,
in rappresentanza del Comune di Trento e del Consiglio delle autonomie locali,
Attilio Caldera, in rappresentanza del Consiglio delle autonomie locali, e una
serie di rappresentanti di cooperative, associazioni e servizi pubblici. La
funzione di segretario della Consulta viene affidata al servizio Politiche
sociali e abitative della Provincia autonoma di Trento.
Sono Vadim Toropov, ricercatore dalla Russia (città di Ivanovo) sui Rom di Crimea (...).
Voglio offrirvi il mio nuovo libro "Lingua e folklore dei Rom di Crimea".
Il libro si concentra sulla lingua e folklore dei Rom di Crimea - una piccola
comunità etnica che ora vive dispersa sulle rive del Mar Nero. Nei secoli
passati, i Rom di Crimea hanno sperimentato le deportazioni forzate ed altre
disgrazie che li hanno portati quasi all'estinzione. La loro lingua e il loro
folklore non sono mai stati studiati, e praticamente sono stati banditi nel
nostro paese durante il periodo comunista. Negli anni '80 dovetti condurre le
mie ricerche sul campo quasi invisibilmente. Conquistai la piena confidenza di
alcune famiglie rom di Crimea e così condivisi alcuni pezzi del loro folklore.
Come risultato, ho compilato una raccolta di oltre 30 testi nella loro
lingua, incluso racconti e pezzi di storia orale. Nel libro ogni testo è
accompagnato da traduzione in inglese, note e commenti. Sono anche inclusi
chiarimenti sulla genesi e sull'attuale parlata dei Rom di Crimea.
In totale nel libro ci sono 340 pagine formato A5 (più otto illustrazioni),
rilegate in copertina rigida. E' stato edito nel 2010 dall'Università di Stato
di Ivanovo. La pubblicazione è stata sponsorizzata dalla Next Page Foundation -
un ramo dell'Open Society Institute di Budapest. Il libro ha ricevuto
incoraggianti recensioni dall'importante studioso dei Rom Lev Cherenkov -
dell'Istituto sul Patrimonio Naturale e Culturale dell'Accademia Russa delle
Scienze.
Potete ordinarne quante copie volete al costo di $40.00 al pezzo. Prezzo che
include tasse postali e copre tutte le altre spese. Il pagamento deve essere
trasferito sul seguente conto bancario:
No 42307.840.5.1700.3250113
in SAVINGS BANK OF THE RUSSIAN FEDERATION (SEVERNY OFFICE) YAROSLAVL, BRANCH
8639/015, IVANOVO, RUSSIAN FEDERATION.
Aspetto le vostre lettere e proposte.
Augurandovi Buone Feste e Buon Anno Nuovo!
Che la vostra casa sia piena di prosperità, e voi - di salute e gioia!!!
Di Fabrizio (del 02/01/2011 @ 09:13:50, in Italia, visitato 1802 volte)
COMUNICATO STAMPA Firenze, 1 gennaio 2011
ROM, SESTO FIORENTINO: INCENDIO DOLOSO DISTRUGGE CAPANNONE. EVERYONE E OPERA
NOMADI CHIEDONO ALLA PROCURA DI INDAGARE PER TENTATA STRAGE
Opera Nomadi e il Gruppo EveryOne chiedono alla Procura di Firenze di aprire un
fascicolo e accertare le dinamiche e le testimonianze relative all'incendio
sviluppatosi ieri sera, 31 dicembre 2010, a Sesto Fiorentino, in via del Ponte
di Quaracchi n°72, e, nell'eventualità in cui la stessa ravvisi reati, di
procedere contro ignoti per i reati di incendio doloso e tentata strage ai danni
della locale comunità Rom.
Il capannone oggetto dell'incendio della notte di San Silvestro era
utilizzato come rifugio da una comunità Rom romena formata da 100 persone, fra
cui bambini, donne e portatori di patologie e disabilità anche gravi, più volte
sgomberata dalle autorità locali e già oggetto di episodi di discriminazione.
"Le fiamme si sono sviluppate con violenza e rapidità tra le 21 e le 22. Non ci
sono state vittime solo grazie al fatto che gli occupanti della struttura erano
ancora svegli. Quando le fiamme hanno avvolto il capannone," spiegano Roberto
Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti di EveryOne, e Marcello
Zuinisi di Opera Nomadi Toscana, "metà degli occupanti si sono dati alla fuga in
preda al panico, ritenendo l'origine del rogo come un'aggressione. Polizia
locale e vigili del fuoco sono sopraggiunti in breve tempo e questi ultimi hanno
domato le fiamme".
Questa mattina la natura dolosa del rogo è stata ipotizzata con forte
probabilità, anche grazie alla testimonianza di una donna, già raccolta da Opera
Nomadi Firenze e dalle forze dell'ordine locali. La donna avrebbe notato alcuni
malintenzionati appiccare fuoco al capannone. Lo scorso anno la stessa comunità
subì l'aggressione da parte di un piromane che diede fuoco a una baracca, ma la
famiglia vittima dell'episodio non fu creduta, nonostante le contro-indagini del
Gruppo EveryOne rivelassero la buona fede e l'attendibilità dei testimoni.
"Si ricorda che la comunità Rom di Sesto Fiorentino è stata oggetto
recentemente di uno sgombero, operazione che le autorità comunali hanno definito
'di bonifica', negando la presenza di Rom nelle baracche distrutte," continuano
gli attivisti, "mentre le famiglie oggetto del provvedimento si sono trovate in
una condizione di precarietà gravissima, esposte al rischio di attacchi da parte
di intolleranti e alla durezza del gelo invernale, della fame, del peggioramento
delle patologie di cui soffrono molti componenti. Un gruppo di 16 Rom, con
bambini febbricitanti e portatori di patologie importanti è stato costretto a
peregrinare due notti consecutive per Firenze in cerca di un rifugio, ottenendo
tuttavia solo rifiuti, anche da parte di strutture socio-sanitarie pubbliche,
tanto che le stesse ONG Opera Nomadi ed EveryOne provvedevano a proprie spese a
sistemarli in albergo.
"Dal Comune di Sesto Fiorentino" spiegano ancora EveryOne e Opera Nomadi,
"continuano a ribadire di non avere alcun dovere di assistenza nei confronti
delle famiglie Rom romene rifugiatesi nel territorio di competenza, affermando
che si tratta di cittadini stranieri senza mezzi di sostentamento e dunque senza
diritti di permanenza o di assistenza sociale. In realtà le famiglie Rom
costrette a lasciare la Romania per condizioni di indigenza e abbandono sono
protette sia dalle leggi italiane che da quelle comunitarie, a partire dal
diritto all'abitare (sancito dall'articolo 34 dellaCarta dei diritti
fondamentali dell'Unione Europea), del diritto all'istruzione dei minori
(articolo 14), del diritto del bambino alla protezione e alle cure necessarie
per il suo benessere (articolo 24), del diritto alla salute (articolo 35), che
non è esclusiva del cittadino italiano. Le affermazioni rese contro i Rom di
Sesto Fiorentino, inoltre," denunciano le due ONG, "violano il divieto di
discriminazione etnica e razziale, sancito dall'art. 21 della succitata Carta ,
dall'articolo 19 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE),
nonché la Direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che condannano
la mancata adozione di "interventi idonei a ripristinare i livelli minimi delle
prestazioni sociali e sanitarie".
"Oltre alla necessità impellente che la comunità Rom venga protetta e non
combattuta dalle forze dell'ordine né dai servizi sociali, che sono chiamati
istituzionalmente proprio a combattere la povertà e l'esclusione, non a vessare
i poveri e gli esclusi, per risolvere, in futuro, questa delicata emergenza
umanitaria, abbiamo formulato" concludono Malini, Pegoraro, Picciau e Zuinisi,
"un progetto che è sostenuto dalla Croce Rossa e può ottenere nell'immediato un
finanziamento europeo per la creazione di una struttura di accoglienza per
famiglie senza fissa dimora in stato di emergenza e per la pianificazione di un
progetto di integrazione - sempre finanziato con fondi Ue - che prevede la
creazione di un'impresa professionale adibita a lavori pubblici e privati,
giardinaggio, manutenzione spazi verdi con annesse abitazioni che
consentirebbero alla comunità Rom, che è molto unita, di non separarsi, mettendo
a frutto le proprie capacità professionali, provvedendo alla cura dei malati e
dei portatori di disabilità e alla scolarizzazione dei minori".
Alla cortese attenzione de
Prefetto della città di Firenze
Dott. Paolo Padoin
Sindaco del comune di Firenze
Dott. Matteo Renzi
Sindaco del comune di Sesto Fiorentino
Dott. Gianni Gianassi
Assessorato al welfare e politiche per la casa
Giunta Regionale Toscana
Assessore Dott. Salvatore Allocca
Assessorato al diritto alla salute
Giunta Regionale Toscana
Assessore Dott.ssa Daniela Scaramuccia
Oggetto: lettera aperta alle Istituzioni dell'area fiorentina in merito alle
minacce di sgombero e ai fatti accaduti all'insediamento Rom di Quaracchi -
Sesto Fiorentino
Medici per i Diritti Umani (MEDU) Onlus, associazione di solidarietà
internazionale che si pone come obiettivo la tutela dei diritti umani e del
diritto alla salute in particolare, è presente a Firenze dove porta avanti il
progetto 'Un camper per i diritti', unità mobile di assistenza
psico-socio-sanitaria per i senza fissa dimora presenti sul territorio.
Negli ultimi 5 anni MEDU ha prestato la propria assistenza, tra le altre,
anche alle comunità Rom preseti sul territorio del comune di Sesto Fiorentino,
in particolare negli insediamenti dell'ex-Osmatex in via Lucchese (sgomberato
nel gennaio 2010) e di Quaracchi.
E' in merito alla situazione della comunità Rom di Quaracchi, dello sgombero
annunciato per il giorno 3 gennaio 2011, della demolizione di una delle baracche
del campo già avvenuta in data 29 dicembre 2010 e dell'incendio divampato nella
notte del 31 dicembre 2010 distruggendo uno dei 2 capannoni abitati dalla
comunità Rom che Vi scriviamo questa lettera per sottolineare quanto segue.
Alla vigilia del capodanno 2011 sono presenti nel campo circa 80 persone
divise in nuclei familiari; sono presenti 7 minori (quelli con più di 6 anni di
età sono già scolarizzati) e 2 neonati, alcuni dei quali sono seguiti dalle
strutture ospedaliere e del territorio per motivi di salute. Sono altresì
presenti alcuni pazienti tra i 60 e i 70 anni (circa 10) con patologie croniche
che necessitano di terapie farmacologiche continuative.
Fermo restando che le condizioni abitative e igienico-sanitarie in cui la
comunità attualmente vive non sono accettabili, MEDU sottolinea che togliere
questa comunità alla propria dimora abituale senza provvedere a una sistemazione
alternativa rappresenta una grave lesione dei diritti fondamentali degli
abitanti e un grave rischio per la salute della comunità stessa. Per quanto
precarie, le dimore abituali della comunità rappresentano un minimo riparo alle
intemperie dell'inverno e la permanenza della comunità nel campo di Quaracchi è
auspicabile proprio a tutela della salute della comunità stessa fin quando non
venga identificata una sistemazione alternativa.
MEDU si augura che l'allarme risulti infondato e che la minaccia di sgombero
possa rientrare tra le minacce che periodicamente vengono lanciate allo scopo di
intimorire la comunità Rom e spingerla a un allontanamento. Le operazioni di
sgombero forzato, secondo quanto disposto dal diritto internazionale e dalla
normativa nazionale, devono essere preventivamente discusse con la comunità
destinataria, devono prevedere soluzioni alternative a breve e lungo termine e
devono avvenire con modalità che garantiscano il rispetto dei diritti umani
fondamentali quali il diritto alla salute e il diritto alla protezione dei
minori. La garanzia di tali diritti non può essere lasciata alla discrezionalità
delle Istituzioni che anzi la devono rappresentare e che non può essere in alcun
modo subordinata all'interesse privato.
Inoltre, il grave incendio divampato nella notte del 31 dicembre 2010 aggrava
in maniera preoccupante la condizione della comunità Rom di Quaracchi, una parte
della quale ha visto interamente distrutte le proprie dimore e i propri effetti
personali (documentazione sanitaria e farmaci di automedicazione compresi). Tale
incendio, a causa del contesto e del frangente temporale in cui è occorso,
suscita inevitabilmente forti dubbi e perplessità che potranno essere fugati
soltanto con l'avvio di una indagine effettiva al riguardo.
Rilevando con preoccupazione che si stanno purtroppo ripetendo gli effetti
seguenti lo sgombero dell'area ex-Osmatex di via Lucchese del gennaio 2010,
quando la comunità fu dispersa per strada senza alcuna sistemazione alternativa,
MEDU chiede l'apertura di un tavolo di emergenza che veda coinvolti soggetti
istituzionali e del privato sociale.
MEDU si appella a Voi per chiedere una proroga delle procedure di sgombero
utile alla ricerca di soluzioni alternative immediate, un intervento urgente per
soccorrere le famiglie scampate all'incendio del 31 dicembre 2010, un'accurata
indagine al fine di stabilire le reali cause dell'incendio del 31 dicembre e una
Vostra rinnovata attenzione all'emergenza abitativa della comunità Rom di
Quaracchi.
Medici per i Diritti Umani Onlus La salute è un diritto di tutti. Nessuno escluso.
www.mediciperidirittiumani.org
Uffici:
Via Dei Zeno 10, 00176 Roma
Tel. +390697844892/+393343929765 Fax. +390697844892
Via Bronzino 117, 50142 Firenze
Tel. +39335185336
28/12/2010 - Il monumento ai Sinti e Rom uccisi nell'Olocausto è da anni
in nuce a Berlino. Ma i battibecchi hanno accompagnato il progetto per tutto
questo tempo. Adesso, con la costruzione in corso, nuove discussioni minacciano
di far deragliare il memoriale.
Il 6 dicembre di solito in Europa è un giorno dedicato ai regali. Ma
quest'anno a San Nicola, Bernd Neumann, commissario per gli affari culturali e i
media alla Cancelleria tedesca, ha ricevuto per posta una brutta sorpresa.
Era una lettera da Israele, piena di espressioni indignate, come "vergogna",
"credibilità" e "separazione effettiva".
La nota di protesta era spedita a Neumann, 68 anni, in quanto custode dei
monumenti e memoriali della nazione. Quando viene costruito un memoriale per le
vittime della dittatura nazista, Neumann, membro dei Cristiano Democratici, è il
responsabile della costruzione. E' un lavoro che richiede sensibilità, perché
affronta il collocamento delle vittime nella storia e lo status odierno delle
loro organizzazioni. L'erezione di un nuovo monumento è quasi sempre
accompagnata da aspre battaglie ad alto livello emotivo, che a volte durano sino
al giorno della cerimonia d'inaugurazione.
L'attuale controversia ruota attorno ad un memoriale per i circa 500.000
Sinti e Rom uccisi dalla Germania nazista durante la II guerra mondiale. Il
monumento è in costruzione proprio di fronte al Reichstag, la sede del
parlamento a Berlino, ma l'artista israeliano Dani Karavan, 80 anni, ed il
committente sono stati in disaccordo per mesi. Inizialmente la controversia
riguardava questioni banali come i materiali da costruzione e le spese. Ma ora
ha una natura più fondamentale. L'artista è preoccupato per la "santità" del suo
lavoro e sta minacciando di tirarsi fuori. Il progetto è in pericolo.
Una piccola piscina d'acqua
E' stata un'impresa complicata sin dall'inizio. Nel 1992, il governo tedesco
promise ai Sinti e ai Rom un memoriale tutto loro, perché il memoriale per
l'Olocausto nel cuore di Berlino era per commemorare lo sterminio degli Ebrei.
Agli altri gruppi di vittime vennero promesso i loro memoriali.
Partner del governo nella costruzione del monumento è il Consiglio Centrale
dei Rom e Sinti Tedeschi, ed il presidente del gruppo, Romani Rose, è stato il
responsabile della chiamata di Karavan, un artista testardo ma rispettato. Il
suo progetto per il memoriale - una piccola piscina d'acqua di 12 m. di diametro
con in mezzo una stele sporgente - venne accettato senza nessuna gara. Ma quasi
da subito, Sinti, Rom, gli storici e il governo si fecero coinvolgere in
un'accesa discussione sulla formulazione dell'iscrizione in onore delle vittime.
Così nel 2009, mentre la camera alta legislativa, il Bundesrat, stava
commemorando la persecuzione dei Rom e dei Sinti, la polizia venne chiamata
perché nelle toilette dello stesso Bundesrat avvenivano scontri trai diversi
gruppi di vittime.
Ora, però, la costruzione è finalmente in corso. Il governo federale ha
stanziato 2 milioni di euro per il progetto - più che sufficienti, si potrebbe
pensare, per il progetto di fontana che è relativamente semplice.
Ragionamento però, che si è dimostrato non corretto. L'influente avvocato
Peter Raue, appassionato d'arte, ha assunto il caso Karavan. "Quanta deviazione
dalla perfezione deve sopportare l'artista?" si chiede Raue, accusando le
autorità berlinesi di essere "burocratiche e sospettose". Non è questo il modo
di creare opere d'arte, aggiunge in una lettera alle autorità cittadine.
"Irregolarità inaccettabili"
Non un singolo dettaglio è stato trascurato nella disputa. "Può essere
garantito" che l'acciaio usato nella costruzione sia davvero antiruggine?
L'acqua nella piscina sembrerà così scura come vuole l'artista? E chi
supervisionerà la compagnia incaricata di costruire il monumento?
L'avvocato Raue lamenta che la città si è impegnata nella "segretezza" perché
gli incaricati cittadini hanno avuto l'audacia di visitare il cantiere senza
Karavan o un suo rappresentante presenti. Ci sono state polemiche sui cordoli di
saldatura, terminati prima della consegna di altri segmenti e quindi a rischio
di arrugginirsi. Karavan una volta si è lamentato di "irregolarità
inaccettabili" ed è stato sul punto di far interrompere la costruzione da un
tribunale.
In una serie di lettere tossiche, entrambe le parti si accusano a vicenda per
i ritardi. I desideri speciali di Karavan, dicono i funzionari cittadini, hanno
ritardato il progetto di due anni - "almeno". Raue, dal canto suo, accusa i
burocrati di essere "maleducati e distruttivi" e non esclude il "collasso del
progetto", aggiungendo: "L'artista ritirerà il suo nome se il lavoro non seguirà
le sue specifiche".
Ormai, i funzionari della Cancelleria sono stanchi di tutta la vicenda.
Sospettano anche che ci sia qualcos'altro dietro le "costanti richieste
dell'artista di modifiche", vale a dire semplicemente un modo di chiedere un
compenso più alto e maggiori oneri alla fine. Era stato concordato con Karavan
un rimborso forfettario delle spese di viaggio, e l'israeliano avrebbe dovuto
volare 10 volte in Germania per incontri e visite in loco. Ma poi ha sostenuto
costi più elevati per i biglietti individuali a Berlino o, in un caso, una
visita alla Filarmonica compresa di pasto per i suoi ospiti. "Assolutamente non
rimborsabile"l hanno concluso i funzionari.
Aspettando un disgelo
Ma esattamente, come si fa a raggiungere la capitale tedesca spendendo poco?
Volando con El Al o con Lufthansa? E all'anziano artista è permesso volare in Business
Class? L'avvocato Raue e l'amministrazione di Berlino si sono scambiati dure
note scritte, inizialmente su punti di saldatura e rapporti di prova, ed ora
sulle offerte aeree più economiche. Il suo cliente non ha mai presentato una
nota spese meno che accurata. Dati che tutto sta prendendo così tanto tempo,
dice Raue, ora è determinato ad ottenere una tariffa più alta per l'artista
israeliano.
Il commissario alla cultura Neumann sta facendo del suo meglio per smorzare i
toni, tentando tatticamente di placare tutte le parti. Vuol vedere il lavoro
completato, "d'accordo con l'artista, se possibile", sottolinea. Neumann si vede
chiamato a fungere da arbitro.
La data prevista per la cerimonia d'inaugurazione, il 28 ottobre, è già
passata, e non senza dispute su una nuova data. Ora le parti indicano
timidamente il prossimo maggio. Rimane da vedere se ciò accadrà.
Per ora il clima invernale ha portato un'interruzione alla costruzione.
Entrambe le parti aspettano un disgelo.
Di Fabrizio (del 31/12/2010 @ 09:11:39, in Italia, visitato 2377 volte)
ROM: EMERGENZA UMANITARIA A FIRENZE, PRIMI 16 SGOMBERATI ALL'OSPEDALE DI
CAREGGI. APPELLO AL PROCURATORE QUATTROCCHI: "SI INDIVIDUINO EVENTUALI
RESPONSABILITA'"
16 romeni di etnia Rom, tra cui donne, bambini e malati, sgomberati ieri
pomeriggio da via del Ponte di Quaracchi, al confine tra Sesto Fiorentino e
Firenze, si stanno recando in questi minuti, con le rappresentanze di alcune
associazioni umanitarie locali, all'ospedale fiorentino di Careggi per
usufruire di assistenza sanitaria e di un luogo caldo dove passare la notte.
"Purtroppo" spiegano i co-presidenti dell'organizzazione umanitaria EveryOne
Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau e il presidente di Opera Nomadi
Toscana Marcello Zaunisi, "ogni tentativo di inserimento degli stessi in
strutture di emergenza nei comuni di Firenze o Sesto Fiorentino sono naufragati,
a causa della totale mancanza di collaborazione e disponibilità ad accoglierli
da parte dei due Comuni. Ci siamo mobilitati con la Regione Toscana per
richiedere un intervento della Protezione Civile," continuano gli attivisti, "ma
anche in questo caso nulla si è mosso, nonostante l'iniziale interessamento del
governatore Enrico Rossi e dell'assessore Salvatore Accolla. A questo punto,
l'unica alternativa è la struttura sanitaria pubblica. L'ospedale sembra essere
infatti l'unico luogo per preservare malati con problemi respiratori e
cardiopatici, donne, bambini, anziani e altri soggetti vulnerabili della
comunità, e per evitare di farli dormire al freddo senza alcun riparo; lì gli
sgomberati possono essere ospitati temporaneamente, assistiti da medici e
operatori sanitari, e la loro minima sopravvivenza può essere garantita.
Marco Squicciarini, responsabile nazionale della Croce Rossa Italiana per le
attività di accoglienza, assistenza e organizzazione umanitaria alle popolazioni
Rom e ai soggetti senza fissa dimora, si sta impegnando in queste ore per
rompere il muro di indifferenza e dare una soluzione umana per l'emergenza.
"Ci aspettiamo dalle autorità" continuano Malini, Pegoraro, Picciau e Zuinisi,
"una fattiva collaborazione riguardo alla permanenza di tutti i soggetti
vulnerabili all'interno dell'ospedale fin tanto che non sarà individuata
un'altra idonea sistemazione dal punto di vista igienico-sanitario. Ci
appelliamo infine al Procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, affinché
individui le eventuali responsabilità relative alla mancata assistenza di tanti
soggetti deboli ed emarginati e vengano presi i rispettivi provvedimenti atti a
scongiurare il perpetrarsi di eventuali abusi nei loro confronti".
Aggiunge Marcello Zuinisi Rischio Morte da Assideramento a Firenze per Rom e Senza Niente Chiediamo attivazione Urgente ed Immediata Protezione Civile a salvaguardia
della Vita Umana
Tempestate di mail il comune di firenze e sesto chiedendo attivazione protezione
civile per i Rom ed i Senza Niente:
Matteo Renzi - sindaco@comune.fi.it
Gianni Gianassi -
segreteria.sindaco@comune.sesto-fiorentino.fi.it
E ancora:
Toscana TVA Sesto protesta rom contro lo sgombero, Gianassi: 'Nessuna
ordinanza' 30/12/2010 - A Sesto va in scena la protesta di un gruppo di rom contro lo
sgombero della baraccopoli dell'Osmannoro, ma il sindaco Gianassi: 'Nessuna
ordinanza'.
"Non ho ordinato nessuno sgombero''. Cosi' il sindaco di Sesto Fiorentino,
Gianni Gianassi, mette la parola fine alla protesta andata in scena questa
mattina davanti alla Asl di Sesto dove un gruppo di rom ha manifestato contro
l'ipotesi di sgombero della baraccopoli dell'Osmannoro, in cui abitano un
centinaio di persone. I rom accusano infatti l'amministrazione di avere avviato
lo smantellamento delle baracche.E mentre Marcello Zuinisi, di Opera Nomadi
Toscana, chiede a comune e regione di trovare una soluzione per la sistemazione
dei rom e per finanziare un progetto di inclusione sociale per queste persone,
il sindaco Gianassi non fa giri di parole e chiarisce: "Non ho ordinato nessuno
sgombero ne' ho il potere di comandare la forza pubblica". Secondo i
manifestanti nel campo rom sarebbero state gia' abbattute due delle quaranta
baracche presenti nell'accampamento. Peccato pero' che alle telecamere di
Toscana Tv sia stato impedito l'accesso al campo, ma le immagini riprese
dimostrano chiaramente che la baraccopoli e' ancora abitata. Fa poi stupore che
tra gli occupanti del campo si sia creata una spaccatura. Insomma, questa
mattina, a protestare davanti all'Asl di Sesto c'era solo una minoranza di rom.
Per terminare:
La NazioneSedici rom chiederanno ospitalità a Careggi per la notte
Lo rendono noto le organizzazioni EveryOne e Opera Nomadi Toscana. "Ci siamo
mobilitati con la Regione Toscana per richiedere un intervento della Protezione
Civile", affermano gli attivisti.
Firenze, 30 dicembre 2010 - L'associazione Gruppo EveryOne ha reso noto che 16
romeni di etnia Rom, tra cui donne, bambini e malati, sgomberati ieri pomeriggio
da via del Ponte di Quaracchi, al confine tra Sesto Fiorentino e Firenze si
recheranno, con le rappresentanze di alcune associazioni umanitarie locali,
all'ospedale di Careggi per usufruire di assistenza sanitaria e di un luogo
caldo dove passare la notte.
"Purtroppo"- spiegano i co-presidenti dell’organizzazione umanitaria EveryOne
Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau e il presidente di Opera Nomadi
Toscana Marcello Zaunisi- "ogni tentativo di inserimento degli stessi in
strutture di emergenza nei comuni di Firenze o Sesto Fiorentino sono naufragati,
a causa della totale mancanza di collaborazione e disponibilità ad accoglierli
da parte dei due Comuni. Ci siamo mobilitati con la Regione Toscana per
richiedere un intervento della Protezione Civile," continuano gli attivisti, "ma
anche in questo caso nulla si è mosso, nonostante l’iniziale interessamento del
governatore Enrico Rossi e dell’assessore Salvatore Accolla. A questo punto,
l’unica alternativa è la struttura sanitaria pubblica. L’ospedale sembra essere
infatti l’unico luogo per preservare malati con problemi respiratori e
cardiopatici, donne, bambini, anziani e altri soggetti vulnerabili della
comunità, e per evitare di farli dormire al freddo senza alcun riparo; lì gli
sgomberati possono essere ospitati temporaneamente, assistiti da medici e
operatori sanitari, e la loro minima sopravvivenza può essere garantita*".
"Ci aspettiamo dalle autorità" continuano Malini, Pegoraro, Picciau e Zuinisi,
"una fattiva collaborazione riguardo alla permanenza di tutti i soggetti
vulnerabili all’interno dell’ospedale fin tanto che non sarà individuata
un’altra idonea sistemazione dal punto di vista igienico-sanitario. Ci
appelliamo infine al Procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, affinché
individui le eventuali responsabilità relative alla mancata assistenza di tanti
soggetti deboli ed emarginati e vengano presi i rispettivi provvedimenti atti a
scongiurare il perpetrarsi di eventuali abusi nei loro confronti".
*Purtroppo, nonostante le condizioni sanitarie preoccupanti
dei bambini e dei malati rifugiatisi all'ospedale fiorentino, la direzione
sanitaria ha deciso di allontanarli, senza neppure sottoporli a visita medica.
Gli operatori umanitari hanno invocato il giuramento di Ippocrate prestato da
ogni medico e la Costituzione italiana, che obbliga i medici a curare i pazienti
in cattive condizioni di salute. Tutto inutile. Così i 16 Rom messi sulla strada
dai medici dell'istituto sanitario si sono ritrovati a peregrinare per una città
ostile, guidati dal coraggioso presidente di Opera Nomadi Toscana Marcello
Zuinisi, mentre i difensori dei diritti umani di EveryOne cercavano
disperatamente una soluzione di ricovero per la notte: una lotta contro il tempo
(alcuni bimbi sono febbricitanti) che non si è ancora conclusa nel momento della
pubblicazione di questo pezzo nel sito di EveryOne.
Al contrario di quanto si pensa comunemente, non tutti stanno pensando di
espellere i Rom da dove vivono. Difatti la Slovenia, che per decenni ha tentato
di cancellarli dal paese, ora sta facendo l'opposto. Ha adottato una nuova
politica, allo scopo di integrare i bambini nelle scuole di Lubiana, come pure
di promuovere la loro istruzione grazie ad assistenti rom degli insegnanti. By Camille Lepage
27/12/2010 - La Slovenia è stata rimproverata molte volte da Amnesty e da
altre OnG dei diritti umani, a causa della sua riluttanza e controversa
attitudine verso i Rom. I Rom, secondo la definizione ufficiale UE comprendono
gruppi di persone che "condividono caratteristiche culturali simili ed una
storia di segregazione nelle società europee, come i Rom (che vivono soprattutto
nell'Europa Centrale e Orientale e nei Balcani), i Sinti, i Travellers, i Kalé
ecc." La capitale Lubiana sta mostrando l'esempio di promuovere l'integrazione
dei bambini rom, e così facendo mirando a migliorare lo standard di vita della
comunità rom. Questo progetto è anche inteso come una palla di neve in
differenti regioni o persino paesi.
Premio RegioStar
Per combattere la discriminazione contro i Rom, nel 2008 è partito un
programma di inclusione pre-scolastico dei bambini rom. Guidano questo programma
la Commissione Europea ed il suo programma economico regionale. Si inserisce
nello schema dell'anno europeo 2010 per Combattere la Povertà e l'Esclusione
Sociale. RegioStar è organizzato allo scopo di collaborare e condividere buone
pratiche per accelerare il ritmo dell'innovazione in tutta la UE. Identifica e
promuove lo sviluppo economico di successo e mira ad ispirare le altre regioni o
paesi membri. I progetti sono inviati da tutti i 27 stati membri. Questo premio
rivela come differenti regioni, di diverso retroterra, storia o posizione,
possano diventare parte di una politica di coesione di successo e di un
programma di economia regionale.
Ci sono vincitori in 6 categorie: CityStar - uso innovativo delle aree
industriali in un contesto urbano, L'integrazione dei migranti o di gruppi
marginalizzati in aree urbane, applicazioni ICT per l'e-inclusione,
l'applicazione ICT per le PMI, Copertura della banda larga nelle regioni meno
sviluppate o in aree rurali, Informazione e Comunicazione. I vincitori del
premio RegioStar 2010 provengono da Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Lituania, Regno
Unito, Francia, Slovenia ecc.
In Slovenia il progetto riguarda l'integrazione dei bambini rom che a scuola
sono vittime di discriminazione e segregazione. Intende rafforzare l'efficienza
dell'integrazione attraverso l'istruzione e la formazione di assistenti
insegnanti rom e di personale per la scuola professionale, così come educare ed
incoraggiare i genitori rom ad assumersi le proprie responsabilità.
Così operando, il progetto vuole preparare i bambini rom in età prescolare
alla scuola elementare per soddisfare i requisiti dei programmi nazionali di
studio e partire da questi risultati.
Assistenti insegnanti rom
Blaž Kovač, responsabile del progetto di integrazione dei Rom per
Amnesty International, dichiara: "il sistema d'istruzione sloveno ha avuto un
miglioramento tangibile negli ultimi due anni". Il progetto ha due facce e non
si occupa solo di bambini ma anche di "formare ed impiegare assistenti rom" e
"sta andando nella direzione giusta". Kovač spiega che ci sono 30 insegnanti
rom in 30 scuole. L'associazione rom assume dei Rom senza adeguata istruzione ed
insegna loro cosa fare. "Questa è la parte della decisione strategica dello
stato verso l'integrazione". In realtà ci sono 3 modi per assumere un assistente
insegnante rom: 1) possono essere delegati alla scuola dove devono lavorare ed
in quel caso offrono supporto. 2) provenire da una facoltà, ma sinora nessun Rom
ha ancora completato il ciclo di studi. 3) C'è anche la possibilità di impiegare
staff rom finanziandosi, le scuole slovene ricevono fondi dai comuni e non dallo
stato ma, come menziona Kovač, le scuole potrebbero essere situate in un
"comune che ha un punto di vista negativo verso i Rom, allora [la scuola]
non otterrebbe nulla."
Nonostante la buona volontà del governo, non è abbastanza, infatti secondo Kovač,13
dei 22 bambini rom non sono riuscito a passare il 2° grado ed attualmente 8 rom
su 15 nel primo grado non stanno frequentando del tutto la scuola. I loro
genitori non li incoraggiano ad andare a scuola, dato che sono analfabeti e
disoccupati. La situazione non può evolvere senza "la creazione di un sistema
educativo che miri a raggiungere tutte le comunità ed includa il lavoro coi
genitori" dichiara Kovač. L'adozione di un simile programma è un
processo lento, e se fosse messo in atto oggi, ci vorrebbero circa 20 anni per
vederne i risultati.
Discriminazione di stato
Nondimeno, come chiarisce la dr. Vera Klopčič, ricercatrice nel
campo dei diritti umani, delle minoranze e dei Rom, "è un esempio unico che
l'organizzazione rom sia leader del progetto. Nel 2004 venne adottata la
Strategia per l'inclusione Rom, che introduceva anche il tema della lingua e
della cultura rom, e due anni di istruzione prescolastica obbligatoria."
Nonostante tutte le indicazioni in senso contrario, una delle persone contattate
ha dichiarato che in Slovenia è stata votata una legge che permette la
separazione tra bambini rom e no, con la spiegazione che "se i bambini rom
andassero a scuola con i non-rom, gli ultimi non farebbero grandi progressi
perché dovrebbero aspettare i bambini rom, cosa che è stata una buona scusa per
i genitori".
Sin dalla più tenera età, i pregiudizi giocano la loro parte. Tina Cigler,
coordinatrice di progetto (inclusi i progetti per la comunità rom), riferisce la
sua esperienza con i bambini rom, quando chiede loro come passano la giornata,
questi spesso rispondono "mi siedo all'angolo con i miei amici rom e nessuno
si avvicina a noi perché odoriamo, perché siamo sporchi," e lo spiega col fatto
che "100 anni di vecchi stereotipi sono ancora vivi, i bambini in realtà non si
mischiano".
Risultati tra 20 anni
Con un simile progetto, basato su tempo lunghi, è difficile rendersi conto di
quali saranno i risultati. Eppure, la prof. emerita dr. Albina Necak del
dipartimento di linguistica generale ed applicata della facoltà artistica
dell'università di Lubiana, puntualizza, "L'integrazione dipende dall'istruzione
della popolazione locale e dalla loro conoscenza dei Rom e della loro storia,
dei loro costumi. Dall'altra parte risiede nella popolazione rom che non ha
abbastanza informazioni né su se stessa né sul contesto con la popolazione
locale. Dando loro conoscenza di se stessi è una questione molto importante come
pure insegnare ai bambini non-rom sulla società e la diversità."
Offrendo istruzione ai bambini rom agli assistenti insegnanti rom ed ai
futuri insegnanti, il progetto contribuisce al benessere della società slovena.
Infatti, essendo istruiti, i Rom non dovranno fare più affidamento sui fondi
sociali, ma "sostenendoli con benefici sociali [che] non fanno nulla di buono né
per il paese né per i Rom" spiega Cigler. Un aspetto positivo di questo
progetto è anche di mostrare ad altri paesi e regioni che l'integrazione della
minoranza rom è economicamente di successo.
27/12/2010 - Richard Sheridan, presidente del Gypsy Council, dice di aver
intenzione di incontrare il presidente del consiglio di Basildon e un
parlamentare locale, purché non intendano ripetere soltanto la richiesta che i
residenti di Dale Farm abbandonino il terreno di loro proprietà in vista dello
sgombero di massa da lungo pianificato.
Tony Ball, leader del consiglio di Basildon, ha contattato Sheridan con
l'offerta di incontrarlo nell'anno nuovo assieme al parlamentare Tory John Baron
della Camera dei Comuni. Ma sinora non è chiaro quale sarà l'agenda.
Baron, che ha servito l'esercito in Irlanda del Nord, e più tardi è diventato
un banchiere d'affari, dice che Basildon dovrebbe proseguire con lo sgombero di
Dale Farm, allo scopo di restaurare la Cintura Verde di cinque acri dove
attualmente risiedono 96 famiglie senza i permessi di edificazione.
In precedenza il parlamentare aveva sponsorizzato senza successo una proposta
di legge per aumentare i poteri dei consigli locali nell'agire contro gli
sviluppi illegali nella Cintura Verde. Il tutto condito da una clausola che
ripristinava l'obbligo di fornire un luogo per le roulotte dei Viaggianti.
Sheridan puntualizza che la stessa casa di Baron si trova su di un terreno
che in precedenza faceva parte della Cintura Verde di Billericay, approntata per
incontrare l'aumento di richieste immobiliari.
Nel frattempo, gli avvocati di Dale Farm hanno ottenuto di poter presentare
un appello alla Corte Suprema per un'udienza che potrebbe annullare una sentenza
del tribunale distrettuale di Southend, che escludeva i Viaggianti senza casa
dal trovare una sistemazione compatibile con la loro cultura e modo di vita
tradizionale.
Le famiglie di Dale Farm hanno rifiutato senza eccezioni di andare nelle case
e appartamenti offerti dal consiglio distrettuale di Basildon, perché vogliono
vivere nelle loro roulotte e case mobili per preservare l'unità della comunità.
I consiglieri sia laburisti che liberali hanno recentemente denunciato
l'amministrazione Tory di Basildon per avere scelto una non necessaria linea
dura contro qualche centinaio di famiglie rom e viaggianti senza casa nel
distretto. Un consigliere ha paragonato l'attuale politica alla pulizia etnica
nazista.
Cresce anche l'opposizione alle spese collegate alla cacciata dei Viaggianti
dalla loro terra a Dale Farm e nella vicina Hovefields. Le spese legali ed
amministrative, assieme all'impiego degli ufficiali giudiziari di Costant & Co,
ha probabilmente superato i 2 milioni di sterline.
Il consiglio ha ancora fondi per circa 3 milioni di sterline. Ma la polizia
dell'Essex ha richiesto 10 milioni dal Ministero degli Interni per coprire le
spese di uno sgombero che potrebbe continuare per tre settimane ed alla fine
rivelarsi un insuccesso.
I residenti di Dale Farm, che hanno impiegato km. di filo spinato, vecchi
pneumatici e ponti levatoi, stanno preparando una dura resistenza alla
demolizione delle loro case. Centinaia di sostenitori si sono impegnati ad
unirsi a loro. Inoltre una squadra di osservatori legali della clinica per i
diritti umani dell'università dell'Essex contano di essere presenti.
"Se ci manderanno fuori saremo obbligati a spostarci su altri terreni nel
distretto," dice Sheridan. "Da qualche parte dobbiamo vivere. Negli anni questo
potrà significare un costo di grande miseria per noi e infiniti milioni al
consiglio."
A meno che l'incontro proposto alla Camera dei Comuni produca un risultato
positivo, Tony Ball può dare il via libera al più grande sgombero zingaro mai
avvenuto in GB. Ma sa di non poterlo fare senza l'assistenza diretta del
governo.
La segretaria agli interni Theresa May ha considerato per alcuni mesi la
richiesta della polizia dell'Essex. Come altri ministri, è consapevole
dell'opposizione ONU alla distruzione di Dale Farm e deve anche fare i conti con
una riduzione del 30% del budget del suo dicastero, a causa dei tagli imposti
dalla coalizione di governo.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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