Rom e Sinti da tutto il mondo

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Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.

La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

Comunità delle Piagge, Fondazione Michelucci, Medici per i diritti umani, Rete antirazzista Firenze hanno scritto questa lettera all’Assessore Allocca - proprio oggi impegnato in un incontro sull’insediamento di Quaracchi - per sollecitare la Regione Toscana ad affrontare in modo organico la "questione rom". La pubblichiamo integralmente.

I rom di Quaracchi: la buona politica sia umana, rapida ed efficace

La Regione Toscana, che con più forza di qualunque altra ha posto la questione del superamento della condizione di "esclusione organizzata" che i campi nomadi rappresentano in Italia, è chiamata oggi a fare un bilancio delle politiche messe in atto, e della situazione inedita che vede presentarsi nuove forme di povertà ed esclusione abitativa, che riguardano anche popolazioni rom.

Dalla seconda metà degli anni Novanta due nuove leggi regionali toscane – rispettivamente del 1995 e del 2000 – e un forte movimento che ha coinvolto anche gli stessi rom, hanno consentito ad alcune amministrazioni di sperimentare strategie e azioni per il superamento dei "campi nomadi".

Questi interventi legislativi hanno aperto una fase nuova che, tra slanci progettuali e ripensamenti, nuove realizzazioni e ripiegamenti timorosi, ha cambiato la geografia degli insediamenti rom e sinti nella Regione. Se nella seconda metà degli anni Novanta i "campi" accoglievano la quasi totalità dei gruppi rom e sinti (quindi oltre 2.500 persone), oggi in "campi" variamente autorizzati o riconosciuti ci sono poco più di 1.000 persone. Più di 500 sono ora le persone che abitano in villaggi, pur costruiti con modalità e approcci differenti. Oltre 700 persone vivono in alloggi Erp, e circa 500 abitano in strutture o insediamenti transitori in attesa di nuove soluzioni.

Contemporaneamente, negli ultimi anni si è manifestato un fenomeno nuovo: la creazione attorno alle aree urbane più dense di nuovi insediamenti informali, baraccopoli piccole e grandi, occupazioni di aree o edifici abbandonati, abitati soprattutto da immigrati provenienti dall’Est Europa, da rifugiati e profughi, e da una significativa presenza di rom di più recente arrivo.

Le amministrazioni locali, già alle prese con le difficoltà e i tempi lunghi dei percorsi di superamento dei "vecchi" campi nomadi, hanno reagito a questo nuovo fenomeno prevalentemente con azioni di dissuasione o di allontanamento, in un quadro che ha risentito dell’insorgere o del radicalizzarsi di espressioni di rifiuto e di intolleranza che hanno concorso a indebolire la volontà delle amministrazioni locali nel predisporre interventi di accoglienza e di assistenza diretti a queste popolazioni.

Al contrario, le azioni di tipo repressivo riscuotono un ampio consenso ma, come è evidente anche dagli episodi che si sono succeduti in questi anni, non risolvono il "problema" della presenza di popolazioni o gruppi che sono ritenuti indesiderati sul territorio, non favoriscono alcun processo positivo e, non ultimo, alimentano discriminazione ed emarginazione.

Occorre in questo momento delicato un sussulto di consapevolezza. In una società frammentata, indebolita dalla crisi e dalla crescita degli egoismi, il riconoscimento dei diritti di cittadinanza è l’unica strategia per rafforzare la coesione sociale, per promuovere la solidarietà – invece che la competizione – tra le componenti più deboli della società. Al contrario, l’intolleranza avvelena la convivenza civile anche quando in apparenza rende coesa una comunità locale – magari contro un nemico immaginario e indifeso.

Le centinaia persone che solo nell’area fiorentina vivono in baracche, edifici dismessi, non svaniranno dopo l’ennesimo sgombero. Cercheranno riparo in altri luoghi, in condizioni ancora più critiche.

Come avviene ormai da anni per le famiglie rom che sono sgombrate regolarmente dalle sistemazioni sempre più precarie che riescono a reperire tra l’Osmannoro, l’area ex Osmatex e Quaracchi. Non è solo nel nome di una visione umanitaria che questa sequenza di sgomberi brutali deve provocare sdegno in tutti i cittadini, ma nel nome di una qualsiasi idea di buona politica e di buona amministrazione. Per quanto possa sembrare trascurabile e marginale il "problema" rappresentato da queste poche famiglie rispetto ai tanti problemi di questa area urbana, questo costituisce invece un importante banco di prova, materiale e simbolico, della capacità di buon governo dell’amministrazione pubblica proprio per la sua capacità di agire efficacemente anche sui versanti più difficili e più controversi.

Per questo chiediamo a chi è chiamato a responsabilità politiche e amministrative, di compiere uno sforzo di comprensione e di immaginazione, prima di affrontare il problema in termini razionali e operativi, come è ovviamente necessario.

Nell’area fiorentina come sul territorio regionale sono stati sperimentati in questi anni diversi percorsi di inserimento socio-abitativo per rom dalla cui rivisitazione critica possono trarsi elementi utili per affrontare e gestire (se non per risolvere) la questione delle famiglie attualmente presenti a Quaracchi.

1. La prima considerazione è che gli interventi, provvisori o definitivi, devono essere immediati e non prorogare ulteriormente una situazione ai limiti della sopravvivenza e della dignità umana.
2. La seconda è che le soluzioni devono essere condivise con i destinatari e con le associazioni che li sostengono, altrimenti sono inevitabilmente destinate al fallimento.
3. Inoltre, va considerato che soluzioni che hanno funzionato, pur tra molti problemi, per alcuni gruppi, non è detto che funzionino per altri. E’ il caso dei percorsi di accompagnamento abitativo che in larga scala sono stati messi in atto nel progetto pisano di "Città sottili", e nel caso degli ex ospedali Luzzi e Mayer nell’area fiorentina. Questi percorsi si sono dimostrati efficaci in presenza di una condizione socio-economica accettabile delle famiglie, mentre hanno avuto l’esito di ricacciare in situazioni di marginalità quelle famiglie che ne erano prive.
4. Nel caso delle famiglie di Quaracchi, siamo in presenza di persone con grandi difficoltà, alle quali non sono stati rivolti sinora interventi che ne potessero aumentare significativamente le risorse interne e le opportunità di miglioramento della propria condizione. Inserirle ora in percorsi abitativi ordinari (per quanto "accompagnati") si presenta come una operazione velleitaria e destinata a riproporre il problema in tempi brevissimi.
5. Va detto con chiarezza che si illude chi pensa che tutte le situazioni di grave disagio abitativo possano essere superate nascondendole agli occhi della popolazione, diluendone la presenza attraverso la loro disseminazione sul territorio. Le dimensioni del fenomeno e le sue caratteristiche renderanno inevitabili, nel breve-medio periodo, soluzioni temporanee di "abitare di comunità", che vanno però progettate e realizzate in modo da evitare la miseria e il degrado dei campi per nomadi o profughi.
6. Il problema di una sistemazione abitativa per le famiglie di Quaracchi non è nel "come" affrontarlo, ma nel "dove": dove, e con il concorso di chi, reperire un’area o una struttura da adibire a luoghi di vita decorosi, per quanto temporanei, con un limitato impiego di risorse economiche e spaziali.

E’ necessario decostruire il "problema", valutandolo razionalmente nelle sue dimensioni e nelle sue specificità: poche famiglie, per le quali l’abitare luoghi marginali, in situazioni insopportabili per qualunque altro cittadino, è divenuto quasi una colpa, piuttosto che la misura di una discriminazione.

La buona politica può impegnarsi per una soluzione partecipata, umanitaria, rapida ed efficace, nell’interesse della coesione sociale e della convivenza, dei rom e delle città dove vivono.

Firenze, 13 gennaio 2011

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Di Fabrizio (del 17/01/2011 @ 09:13:13, in Europa, visitato 1527 volte)

Da Roma_Francais

Par L'Express, publié le 13/01/2011

La Francia ha redatto una nota per spiegare ai propri vicini europei come occuparsi dei Rom.

La Francia ha indirizzato ai paesi membri della UE una "nota" sulla "strategia" da mettere in opera a livello europeo al fine di "promuovere i principi di uguaglianza di possibilità e dell'inclusione sociale delle popolazioni in situazioni di povertà e di esclusione, in particolare dei Rom". Gli autori sottolineano che "appartiene a ciascuno stato membro di assicurare l'inserimento economico e sociale dei suoi cittadini (...) Promuovere la libera circolazione in seno all'Unione Europea implica prima di tutto che gli stati membri d'origine si assumano pienamente questa responsabilità". Il documento sarà all'ordine del giorno del summit europeo di giugno a Bruxelles. Parigi assicurache l'adozione di questa strategia da qui a sei mesi è "un orizzonte realista".

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Di Fabrizio (del 16/01/2011 @ 09:36:16, in Europa, visitato 2530 volte)

Segnalazione di Dragan Vasovic - YOUTH ROMA CENTER

(la rassegna fotografica su Facebook)

La notte tra il 12 e il 13 gennaio nella parte dell'insediamento Pozega in cui vivono circa 700 Rom, sui lampioni sono apparse svastiche. Su tutti i piloni di cemento che circondano l'insediamento - nelle strade Bana Milutina e Dimitrija Tucovica, sono state dipinte svastiche con lo spray, come pure su diversi ingressi e cartelli del traffico. Oltre a ricordare un momento triste della nostra storia, su di un palo è stato scritto "ZINGARI FUORI DALLA SERBIA". I cittadini del quartiere sono inorriditi, sono davvero colpiti e hanno paura. Per la prima volta nella storia del comune di Pozega qualcosa di simile accade dopo la II guerra mondiale e non ci si aspettava che questo si sarebbe nel XXI secolo, e ricorda a tutti la parte più brutta della storia della nostra civiltà.

FATE CIRCOLARE L'INFORMAZIONE!

Notizia di contorno (tratta dalla Nazione)

Don Virgilio Annetti, parroco ad Arezzo, scrive sul giornale inviato ai fedeli: "Senza tanti pietismi torna in mente quell'uomo che tentò invano, a suo tempo, una vera pulizia etnica. Si chiamava Himmler. Dette questo ordine. Aggiungere ad ogni convoglio un vagone di rom. Sappiamo bene dove il convoglio era diretto. Verrebbe da dire: ma benedetto Himmler, perché uno solo invece che due!"

Per la cronaca, il vescovo di Arezzo gli ha imposto di chiedere immediatamente perdono per il suo delirio omicida: ma può un uomo simile, le cui dichiarazioni sono state replicate entusiasticamente sui siti neonazisti (vedi QUI), essere lasciato ancora al suo posto, senza che il suo inascoltato Maestro, Rabbi Yehoshua di Nazaret, si contorca ancora sulla croce?
 

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Di Fabrizio (del 15/01/2011 @ 09:58:56, in Regole, visitato 1816 volte)

Tratto da Polisblog

14 gennaio 2011: Il 27 settembre scorso Roberto Maroni dichiarava:

"Nessuna delle famiglie che saranno allontanate dai campi nomadi regolari di Milano e che hanno i titoli per restare in città, saranno ospitate in alloggi popolari, come originariamente previsto nel piano per l’emergenza rom. (…) E’ una scelta politica, di saggezza, che mette d’accordo le sensibilità di tutti, compresa quella di chi vuole l’assegnazione delle case popolari prima ai milanesi"

E’ notizia di ieri che due delle dieci famiglie del Triboniano che hanno vinto la causa civile sono già entrate negli alloggi.

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Di Sucar Drom (del 15/01/2011 @ 09:19:11, in blog, visitato 1757 volte)

Milano, sentenza storica!
Il Tribunale civile di Milano ha accolto il ricorso presentato da dieci rom del campo milanese di via Triboniano contro il sindaco Letizia Moratti, il ministro dell'Interno Roberto Maroni e il prefetto...

Milano, rom: è una questione di giustizia
Ha ragione don Colmegna: smettiamola di soffiare sul fuoco della paura contrapponendo i rom a chi è in attesa di una casa Aler. Cosa ha detto il tribunale? Che negare le case a queste famiglie perché rom è...

Il Giorno della Memoria 2011: le proposte sul Porrajmos
L’Istituto di Cultura Sinta ogni anno organizza eventi in tutta l’Italia per riflettere sulle persecuzioni su base razziale subite dalle minoranze sinte e rom durante il fascismo e il nazis...

Padova, il giorno della conoscenza della Campagna Dosta!
La Missione Evangelica Zigana (MEZ) organizza una giornata con lo scopo di far conoscere ai padovani le ricchezze espresse delle culture sinte e rom: "Il giorno della conoscenza, le ricchezze delle culture si...

Mirko, Amilcare e la memoria dell'Italia
In questi ultimi giorni sono morti Mirko Levak, rom kalderash di Marghera, l’ultimo rom sopravvissuto ad Auschwitz, e Amilcare Debar (in foto), detto «Taro», sinto piemontese, staffetta e partigiano combattente (col nome di «Cors...

Albenga (SV), Migrantes cerca collaboratori
"Ero forestiero e mi avete ospitato"… È con questa citazione del Vangelo di Matteo che la Migrantes diocesana di Albenga ha deciso di presentarsi e chiedere aiuto a tutti coloro che hanno buona volontà. Un atteggiamento c...

Marmirolo (MN), Sucar Drom e le famiglie sinte ricorrono al Consiglio di Stato
In seguito alla sentenza del TAR di Brescia e alle notizie stampa diffuse in questi giorni ecco il comunicato stampa diffuso questo pomeriggio ai mezzi d’informazione...

Lacio Nevo Bers, un augurio per il 2011
Quest’anno l’Istituto di Cultura Sinta augura a tutti un Buon Anno Nuovo, pubblicando un breve testo tratto dal libro “Non chiamarmi zingaro” di Pino Petruzzelli, edito da Chiarelettere editore. Il breve testo è estratto da un dialogo che l’autore ha con il pittore sinto Olimpio Cari detto Mauso...

Trento, Vagane Sinti in concerto per Il Giorno della Memoria
Sinti project international invita mercoledì 26 gennaio 2010 all’evento che si terrà al Centro sociale Bruno in via Dogana n. 1 (a pochi metri dalla stazione FS Trento/Malè) per celebrare il Giorno della Memoria. Si inizia alle 18.00 all’Enolib...

Fondazione "Anna Ruggiu", premiazione dei giovani rom vincitori delle borse di studio - IX edizione
La Fondazione "Anna Ruggiu" onlus assegnerà tre borse di studio a giovani rom che si sono distinti nel corso dello anno scolastico 2009 – 2010: Teresa Sulejmanovic di Selargius; Milena Dragutinovic di Sinnai e Cristian Stoijanovic di Pabillonis saranno premiati sabato 22 gennaio...

Arezzo, interviene la Curia sul sacerdote che inneggia a Himmler
Pubblichiamo la nota della Curia della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro dopo la pubblicazione sul giornale “Vita parrocchiale” di una dichiarazione scioccante di Don Virgilio Annetti (in foto). Ringraziamo pubblicamente il Vescovo e il Vicario generale per il pronto intervento...

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Di Fabrizio (del 14/01/2011 @ 09:49:50, in Regole, visitato 1750 volte)

L'Espresso di Fabrizio Gatti

Ecco la storia di una coppia di rom italiani che ha fatto ricorso contro lo sgombero

(11 gennaio 2011) Quando si è rom i diritti costituzionali non valgono. Nemmeno se si è cittadini italiani. Nemmeno se si abita da vent'anni in un campo autorizzato dal Comune. È il caso di una coppia che vive in via Idro, periferia est di Milano. Lui, 55 anni, è nato in provincia di Padova. Lei, stessa età, in Brianza. Le due figlie, ancora minorenni, a Milano.

Tre mesi fa Carmela Madaffari, direttore centrale dell'ufficio comunale Famiglia, scuola e politiche sociali, ha scoperto che la mamma delle ragazze ha presunte condanne definitive a carico in base a vecchie sentenze, pronunciate tra il 1974 e il 1982. Così è scritto nell'ordinanza di sgombero. Per questo il Comune ha ordinato lo sfratto a tutto il nucleo familiare da eseguire entro 48 ore. L'articolo 12 del regolamento per la gestione dei campi, entrato in vigore nel 2009, prevede come motivo di revoca dell'autorizzazione la "sopravvenienza di condanne definitive".

La polizia locale di Milano non fa differenza tra condanne già scontate 37 anni fa e reati appena commessi. E nemmeno tra condannati e familiari incensurati, compresi i figli minorenni. Il piano del Comune sta destabilizzando le famiglie rom lombarde che da anni hanno abbandonato il nomadismo e lavorano nella metropoli.

La coppia di via Idro ha fatto ricorso. Nel campo di via Idro sono una ventina le famiglie sotto sfratto per la stessa ragione: "Si tratta in buona parte di sentenze sospese o di condanne per accattonaggio", spiega Antonio Braidic, tra i firmatari di una lettera di protesta: "Dal maggio 2009 si parla dello sgombero del nostro campo. Ma in tutto questo tempo nessuno ci ha mai detto quando avverrà. E quale sarà il nostro destino di cittadini italiani che in questa zona abitano, lavorano e mandano a scuola i figli"

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Di Fabrizio (del 14/01/2011 @ 09:24:03, in Italia, visitato 1726 volte)

Segnalazione di Sarcinella

NapoliToday

Il comitato Cittadini, associazioni e rom insieme: "Lanciamo questo grido di allarme offrendo tutta la disponibilità per concorrere all'eliminazione dei rifiuti, servizio primario di ogni comunità civile"

di Redazione - 10/01/2011 - LA DENUNCIA ARRIVA DA DOMENICO PIZZUTI, del comitato 'Cittadini, associazioni e rom insieme': cumuli di rifiuti a ridosso della baracche del campo rom di Scampia. "Ieri pomeriggio ho compiuto una visita di controllo sulla stato dell'immondizia non raccolta nel campo nomadi di Scampia, in via Cupa Perillo", ha spiegato Pizzuti.

"Ho notato che l'entrata del piccolo campo dietro la 'scuola rosa', sulla destra, è ostruita da un mare di rifiuti a ridosso delle baracche. In complesso, anche per mancanza di videosorveglianza, continuano gli sversamenti illegali lungo il viale di accesso con tutta una tipologia di inerti (bottiglie di plastica, gomme, materiali edili e di legno, vestiti, ecc.) e soprattutto si allargano sulla strada, che era stata per metà ripulita lo scorso mese, i cumuli di sacchetti intorno alla rotonda con picchi di più di un metro, offrendo uno spettacolo che ha sconvolto qualche candidato alle primarie per sindaco di Napoli che si era recato in civile pellegrinaggio al campo nomadi".

"Lanciamo di nuovo questo grido di allarme, offrendo tutta la disponibilità per concorrere all'eliminazione dei rifiuti, servizio primario di ogni comunità civile - ha concluso Pizuti - Attendiamo un intervento dell'esercito italiano, o dobbiamo mobilitare l'esercito dei residenti e dei volontari sotto guide esperte dei servizi comunali o delle istituzioni? Chiediamo urgentemente da parte della Prefettura un tavolo di concertazione con tutti i servizi interessati, i residenti del campo e le associazioni operanti in loco".

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Di Fabrizio (del 13/01/2011 @ 09:58:33, in Italia, visitato 1644 volte)

Realizzata per il GIORNO DELLA MEMORIA 2011, organizzata dall' Associazione La Conta in collaborazione con la Sezione ANPI Martiri di Viale Tibaldi, con l'Istituto Pedagogico della Resistenza di Milano ed il Circolo ARCI Martiri di Turro, che ci sarà, con ingresso gratuito, con tessera arci

Lunedì 17 gennaio 2011 alle 21,00 - Incontro dedicato a "I campi di concentramento dei Rom e dei Sinti in Italia nel periodo dal 1943-1945" dedicato al "Porrajmos, lo sterminio dei Rom e Sinti” con la partecipazione di Ernesto Rossi, studioso e ricercatore dell’Associazione "Aven Amentza - Unione di Rom e Sinti" e Associazione "ApertaMente" di Buccinasco (MI) che ci parlerà, anche con la proiezione di una selezione di brevi documentari, dei campi di concentramento dei Rom e Sinti in Italia.

Circolo ARCI Martiri di Turro via Rovetta 14 - Milano

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Di Fabrizio (del 13/01/2011 @ 09:13:29, in Kumpanija, visitato 1432 volte)

Buongiorno,
mi chiamo Simona e lavoro per una compagnia teatrale di Como, TEATROGRUPPO POPOLARE, presente da anni sul territorio della provincia con proposte legate a temi di interesse sociale e culturale: la compagnia nasce come associazione, con l'obiettivo di promuovere una cultura di pace e rispetto delle diversità, valorizzando l'incontro con l'altro attraverso una relazione mediata dal linguaggio teatrale.

Tanti sono gli interrogativi che stimolano la nostra ricerca, tante le perplessità che dialogano con la nostra "artistica" razionalità nel quotidiano lavoro di messa in scena della vita che ci circonda e delle storie che la animano.

Vi scrivo per sottoporre alla Vs. attenzione uno spettacolo teatrale che ci accompagna da qualche anno, ma che - drammaticamente - rimane attuale e significativo giorno dopo giorno.

Il titolo dello spettacolo è "La farfala sucullo" (premio "Teatro e Shoà" 2007): ambientato in un campo di concentramento, vede il protagonista zingaro raccontare la propria vicenda di reclusione personale affiancato da un musicista (cantante del gruppo Sulutumana - www.sulutumana.net) e il suono di una fisarmonica. Lo spettacolo non richiede particolari strutture o spazi dedicati e si presta a essere messo in scena anche presso istituti scolastici.
E' una rappresentazione molto suggestiva, che nell'alternarsi di parole e musiche riesce a trovare un canale comunicativo coinvolgente e partecipato: una proposta culturale che possa offrire conoscenza e quindi muovere le coscienze, perché il razzismo nasce in maggior luogo là dove si ignora.
In allegato la scheda tecnica.

Per approfondimenti e curiosità, invito a visionare il sito nel quale trovare informazioni sugli spettacoli (ci sono anche alcuni stralci video dello spettacolo in questione), oltre che la storia e i riferimenti dettagliati sulla compagnia.

Vi ringrazio per l'attenzione e rimango in attesa di un gentile riscontro

Simona Sabia
www.teatrogruppopopolare.it
334.2207596

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Di Fabrizio (del 12/01/2011 @ 09:37:48, in casa, visitato 2062 volte)

Da Roma_und_Sinti (i link sono in tedesco) NB: di Hugo Höllenreiner si trova una testimonianza (doppiata in italiano) nel DVD "A forza di essere vento"

Süddeutsche Zeitung von Viktoria Großmann

Hugo Höllenreiner in campo di concentramento fu una vittima di Josef Mengele. Ora sta cercando per sé e la sua famiglia una casa popolare - invano.

foto Vain (© Robert Haas)

Ad agosto 2010 Hugo Höllenreiner ricevette una lettera incoraggiante. Diceva: "Lei ha lasciato un appartamento in affitto ad Ingolstadt, ora abbiamo per lei una casa adatta. La lettera arriva dall'impresa cattolica Sankt Gundekar-Werk Eichstätt, che sta costruendo a Ingolstadt-Hollerstauden 142 appartamenti, 127 dei quali sono alloggi popolari.

Ciò che suona come un avviso di consegna è, tuttavia, per Peter-Stephan Englert amministratore delegato della St. Gundekar-Werk, solo "una lettera di vendita", inviata a tutti e 500 che avevano prenotato, personalizzata con nome e indirizzo. La pubblicità pare necessaria: i primi appartamenti dovrebbero essere abitati a marzo 2011, essendo pronti, ma sono stati siglati solo 45 contratti. Per Hugo Höllenreiner non ci sono appartamenti disponibili.

Höllenreiner ha 77 anni, nel 1943 con la sua famiglia - sono Sinti - fu deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Lì Höllenreiner dovette subire le "visite" del famigerato dottor Josef Mengele. Ne patisce tuttora le conseguenze fisiche e mentali, è considerato disabile grave.

Non lo sembra: Höllenreiner è un bell'uomo con i capelli bianchi, che va a fare una passeggiata con indosso un completo grigio chiaro ben curato. A novembre ha ricevuto un'altra lettera: "Siamo spiacenti di informarla che la sua domanda per i nostri appartamenti non può essere presa in considerazione". In precedenza a sua nipote, che vive con lui, era stato promesso a voce un appartamento.

Peter-Stephan Englert [...] ha detto della sua richiesta: "Il signor Höllenreiner ha 77 anni, si dovrebbe rivolgere all'assistenza sociale".

Dagli anni '90 Höllenreiner gira la Germania in qualità di testimone. Viaggia molto, parla regolarmente in occasione di eventi commemorativi a Dachau, Auschwitz-Birkenau e Bergen-Belsen. La sua storia è stata pubblicata in un libro e ha ottenuto un premio per la letteratura infantile. La sua storia è stata raccontata nelle scuole di Ingolstadt. Là vive assieme alla nipote e alla pronipote in un appartamento, che ora per loro è troppo caro. Perciò, alla fine del 2009 si iscrive a St. Gundekar-Werk. Nel novembre 2010 viene comunicato a sua nipote che non ci sono più appartamenti liberi.

"E' una brutta storia," dice Englert. E dice anche di essere timoroso, perché gli Höllenreiner "non nuotano nell'oro". Una volta che si omette lo stipendio, perché si avrebbe un caso di assistenza, l'ufficio avrebbe dovuto ordinare un appartamento più piccolo ed economico, e gli inquilini si sarebbero dovuti spostare di nuovo. "Vogliamo anche proteggere i nostri inquilini". Englert fa riferimento all'età di Höllenreiner, perché gli appartamenti non erano adatti per inquilini bisognosi di cure o su sedie a rotelle.

Höllenreiner, la nipote Silvana Lauenburger e sua figlia hanno un permesso di soggiorno.  Così Lauenburger si presenta a St. Gundekar-Werk, dicendo che loro vorrebbero vedere un quadrilocale. Più tardi, sembra, che l'appartamento fosse troppo grosso per le tre persone ed i particolari del contratto non erano soddisfacenti. "Ho chiesto allora un trilocale, ma il mediatore ha detto che erano andati tutti".

Per i Sinti non c'è alcun punto di riferimento

Lauenburger si sente discriminata; ritenendo di non ottenere l'appartamento, soltanto perché Sinti. Anche la loro figlia e nipote non hanno avuto nessun appartamento da St. Gundekar-Werk.

Non ci sono a Ingolstadt riferimenti per i Sinti nei bisogni sociali, come in grosse città come Norimberga o Monaco. Silvana Lauenburger si è dunque rivolta, così dice, ad Andreas Lehmann, sindaco di Ingolstadt. Una volta aveva mostrato rispetto per suo zio, andandolo a trovare in ospedale. Ma [stavolta] non aveva voluto riceverla.

"La discriminazione non è con noi", ha detto il sindaco, riferendosi al corpo sociale urbano. Anche St. Gundekar-Werk in settembre ha firmato un impegno volontario per combattere la discriminazione.

Parlando dello sviluppo a Ingolstadt-Hollerstauden, Englert ha detto che si dovrebbe fare attenzione alla selezione degli inquilini. Per questo ha incaricato un libero professionista "che ha talento nella selezione degli inquilini". Così il nuovo sistema automatico di ventilazione non era adatto a tutti. Gli appartamenti sono "case a basso consumo energetico", finanziati dallo stato. Se si rivelano troppo moderni, si rivolgono a lui per chiedere una casa tradizionale "siamo così flessibili". Però ad Höllenreiner ed alla sua famiglia non è stata offerta alcuna alternativa.

L'edilizia popolare è finanziata dal ministero degli interni. Qui non c'è un distaccamento che controlli l'assegnazione degli alloggi popolari. Chi si sente discriminato, riceve aiuto dall'agenzia anti-discriminazione di Berlino. Si verifica spesso che vi si rivolga per la ricerca di appartamenti, ha detto Jens Büttner dell'agenzia anti-discriminazione. In particolare, si sentono svantaggiate del mercato immobiliare, persone dal cognome che suona straniero o coppie omosessuali.

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