Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 10/06/2007 @ 09:40:40, in casa, visitato 2176 volte)
Da
Osservatorio sui Balcani
Con i rom, di ritorno a Mitrovica
07.06.2007
La ricostruzione degli appartamenti nel quartiere di Mahalla - OSCE
Tre donne rom. Dopo otto anni sono rientrate a Mahalla, quartiere rom di
Mitrovica raso al suolo durante la guerra. Tra un passato da sfollate e un
presente ancora precario. Una nostra traduzione
Di Sebiha Bajrami -
Nevipe Kosov@
Selezione e traduzione a cura di Le
Courrier des Balkans
e Osservatorio sui Balcani
I politici che fanno visita ai rom nel loro quartiere di Mitrovica assicurano
che il Kosovo sarà presto indipendente. Il primo ministro Agim Ceku ha
aggiunto che il Kosovo indipendente rappresenterà un progresso per tutte le
comunità che vi vivono e che nessuno dovrà avere dubbi in merito. “Noi ci
auguriamo che tutti coloro i quali hanno lasciato il Paese rientrino in un
Kosovo indipendente”, ha aggiunto.
"La nostra vita a Kragujevac era molto difficile. Mio bisnonno viveva in questo
quartiere, ed ora noi siamo di ritorno. Non è positivo però essere obbligati a
rimanere sotto la protezione dei soldati internazionali, vogliamo essere liberi.
Prima o poi questi soldati se ne ritorneranno a casa loro, e allora non sappiamo
cosa ci accadrà. E poi speriamo che i nostri figli possano andare a scuola, è là
che si prepareranno per il loro futuro”, ci hanno raccontato alcune donne rom
del quartiere.
Milikia, una donna di sessantatre anni, è rientrata da Subotica, in Vojvodina,
col marito e con i suoi sei figli. Prima della guerra del 1999 viveva in questo
quartiere e ora prova a ricostruirsi una vita. Abbiamo parlato con lei della sua
nuova casa.
Eccoti nella tua nuova casa, come ti senti?
Milikia: Che dire, dopo la guerra in Kosovo, pieni di paura, abbiamo abbandonato
le nostre case. E ora, otto anni dopo, siamo ritornati. Le nostre vecchie case
non esistono più. Ma ci hanno offerto questo appartamento. Devo dire che abbiamo
un po' paura a stare qui, abbiamo paura ci accada qualche cosa. Prego Dio che
non ci accada niente e di non essere obbligati ad andarcene un'altra volta.
Abbiamo ricevuto questi appartamenti, non sono così male, va bene.
Sei contenta di ritornare nel tuo quartiere dopo otto anni?
Milikia: Molto contenta. Prima non avevamo alcun rifugio, abitavamo in campi
collettivi. E ora, grazie a Dio, stiamo bene. Mio bisnonno viveva qui, e noi
siamo ritornati a casa.
Come vi guadagnate da vivere?
Milikia: E' difficile, molto difficile. E' vero che ci hanno offerto questi
appartamenti, ma come facciamo se non abbiamo lavoro? Io, per esempio, avrei
bisogno di una macchina da cucire, per lavorare e guadagnarmi da vivere. Ci
hanno promesso aiuti regolari, ma per il momento non si è visto niente. Ma
qualsiasi cosa accada quello che a noi serve ora è la libertà, nient'altro.
Un'altra donna si avvicina a noi per ascoltare la conversazione con Milikia.
Stiamo parlando con Milikia della sua vita, prima e ora ... Cosa ci puoi
raccontare della tua?
Xhanxhia: Che dire? E' stato molto difficile per noi la vita in Serbia. Non era
una vita. Ringrazio l'organizzazione che ha costruito questi appartamenti per
noi e che ha organizzato il ritorno in questo nostro quartiere rom. Qui, c'è la
mia famiglia.
Che piani avete per il futuro? Nessuno di voi lavora ...
Xhanxhia: E' vero. Quando ci siamo spostati in questi nuovi appartamenti ci
hanno promesso tre mesi di aiuti alimentari. Questa promessa non è stata
rispettata. Come facciamo a vivere se non abbiamo lavoro? E' vero che ci hanno
regalato delle stufe a legna e che abbiamo la corrente elettrica, ma non
sappiamo cosa faremo in futuro. Non riceviamo più le nostre pensioni, e non
abbiamo nulla.
Ricevete le pensioni a Belgrado?
Xhanxhia: Ho ricevuto la mia pensione solo per un anno, poi è stata tagliata.
Non sappiamo che fare, abbiamo iniziato a cercare cose nella spazzatura perché
abbiamo fame e non abbiamo niente da mangiare. E' per questo che imploro Dio che
ci dia la libertà in Kosovo, e perché non ci sia più guerra. Siamo tutti uguali,
fatti di carne e sangue.
Si avvicina Aichia. Anche lei è appena ritornata nel suo quartiere dopo otto
anni passati a Kragujevac.
Dopo essere stata a Kragujevac siete ritornata nel vosro vecchio quartiere.
Siete contenta?
Aichia: Certamente! Sono molto felice. La nostra vita a Kragujevac era molto
difficile. L'organizzazione DRC ci ha donato cucine ed altri aiuti. Vorrei però
dire che noi siamo abituati a vivere in case con un giardino e non in questi
edifici con più piani. Ci servirebbe inoltre un miglior acesso ai servizi
sanitari, per non essere obbligati ogni volta a recarci a Mitrovica nord, è
troppo lontana per i malati.
Come fate per i generi alimenari visto che nessuno di voi ha un lavoro?
Aichia: Quando siamo arrivati qui ci hanno detto che avremmo ricevuto dei generi
alimentari. E a volte, ce ne danno. Facciamo il giorno prima delle liste di ciò
di cui abbiamo bisogno. Ma poi meno della metà di ciò che abbiamo chiesto arriva
veramente fino a noi. Da questo punto di vista non si può certo dire le cose
vadano bene. Evidentemente qualcuno si sta arricchendo sulle nostre spalle. A
volte non abbiamo né la corrente elettrica né l'acqua.
Qual'è la situazione in merito alla sicurezza nel quartiere?
Aichia: La nostra casa è in fondo al quartiere. La polizia del Kosovo è nel
quartiere 24 ore su 24. E ci sono anche i soldati danesi e francesi della KFOR.
Ciononostante non è positivo essere protetti tutto il tempo dai soldati,
vogliamo essere liberi. Prima o poi i soldati se ne ritorneranno a casa, e
allora non sappiamo cosa ci accadrà.
Di Fabrizio (del 11/06/2007 @ 09:54:06, in Europa, visitato 1898 volte)
Da
Czech_Roma
TRANSITIONS ONLINE:
Czech Republic: Time Bomb for Roma by Mia Malan and Jayalakshmi
Shreedhar - 31 May 2007
Alti livelli di uso di droghe e sesso senza protezione
creano una crisi indefinita per le comunità ceca
PRAGA Milan Horvat si sveglia ogni mattina ed esce in strada per incontrare i
suoi "clienti".
E' un uomo di mezza età sempre vestito alla stessa maniera: vestito e scarpe
nere, camicia bianca con i primi due bottoni slacciati. Quattro anelli d'oro,
due per mano, brillano [...]. Ha l'aria di un uomo d'affari. Ma il suo lavoro a
Praga non è affatto normale.
Ogni giorno. Horvat incontra tossicodipendenti nei vicoli della città. Molti
di loro sono Rom. Vuole aiutarli ad uscire dal vizio, ma è un compito
complesso e talvolta senza speranza. Nel contempo, fornisce nuovi aghi e
siringhe al posto di quelle usate. Se proprio devono iniettarsi droghe, gli
strumenti che usano siano almeno puliti, questa è la sua attitudine.
SIAMO IN ATTESA DI UN'EPIDEMIA?
[...] "Anch'io vengo dalla strada, sono Rom e qui mi sento a casa, anche se
non ho mai fatto uso di droghe," brontola. "Ma so cosa significa la droga."
Horvat ha esperienza personale sull'abuso di droga: lui e la sua famiglia
hanno lottato per anni per aiutare suo fratello tossicodipendente. Ebbero
successo e suo fratello smise di drogarsi. [...]
"Quando leggo sul giornale, 'Cerchiamo Rom per lavoro di strada', [...] so
che il mio lavoro può essere importante."
Horvat è uno dei due lavoratori di strada dell'organizzazione Romodrom, che
raggiunge i tossicodipendenti in questa comunità praghese. Crede che il problema
tra i Rom sia uno dei più grandi in quanto non ci sono stime.
Ci sono circa 5.000 tossicodipendenti nella città registrati da Romodrom.
L'organizzazione ritiene che almeno il 40% sono Rom - anche se si stima che
siano il 2% della popolazione globale dei 10 milioni di cittadini cechi. L'anno
scorso , Romodrom ha contattato circa 6.000 clienti e distribuito 25.000 aghi
puliti.
Horvat dice che circa 140 Rom cercano ogni giorno il centro.
Romodrom ha un programma speciale rivolto ai tossicodipendenti, per
proteggere dalle infezioni con vari agenti di trasmissione, come epatite ed HIV.
Nella Repubblica Ceca nel 2004, circa il 9% delle persone con HIV si è
infettata assumendo droghe, secondo l'agenzia AIDS delle Nazioni Unite. D'altra
parte, nessuno conosce quanti di loro siano Rom, perché la legge ceca non
permette di raccogliere dati sanitari su base etnica.
Uno studio bel Programma ONU di Sviluppo del 2004 su Rom e HIV/AIDS ha
trovato un incremento drammatico del tasso di infezione da HIV in Europa
Centrale. Secondo lo studio, HIV/AIDS affliggono gruppi con alti tassi di
povertà, alta mobilità e accesso limitato ai servizi sociali. Anche se il numero
totale di quanti nella Repubblica Ceca vivono con l'HIV è basso, circa lo 0,1%
della popolazione, secondo una stima del 2005 di UNAIDS, i Rom paiono possedere
tutti i tratti che rendono le persone vulnerabili nel contrarre l'HIV: poveri,
le donne generalmente sono disoccupate, genitori e figli raramente parlano di
questioni sessuali, alto abuso di alcool, molto basso uso del condom.
VITA SUL LATO SBAGLIATO DELLA STRADA
Quello che rende la situazione ancora più terribile è che molti Rom non hanno
documenti d'identità, avendo così un accesso limitato ai servizi sanitari. Per
questo sono meno capaci di ricevere informazioni preventive sul virus o di
essere controllati. E quanti hanno accesso ai servizi e all'informazione
sanitaria hanno una forte sfiducia nel sistema sanitario - soprattutto le donne
rom, che in passato vennero spesso sterilizzate senza consenso, per paura del
governo dei loro alti tassi di nascita.
Esistono pochissimi dati ufficiali sui problemi di droga e sanitari dei Rom
cechi - specialmente riguardo all'HIV. E questa mancanza la potenzialità di una
situazione già pericolosa.
Pochi chilometri fuori Praga, una stretta pista costeggia la ferrovia e si
arrampica su una desolata collina. [...] L'asfalto si interrompe al limite di
una serie di piccole case. Le case sono di fango e con le porte sfondate, i
vetri delle finestre rotti e i fili elettrici partono da una cabina come
serpenti. Ogni edificio ha due piani, non ci sono bagni. Le famiglie condividono
uno sporco bagno comune senz'acqua calda.
Qui è dove vivono i Rom - isolate enclave "sul lato sbagliato della strada"
nella piccola cittadina di Libcice nad Vltavou.
Dei 150 Rom che vivono qui, soltanto 8 su 80 adulti hanno mai avuto un
lavoro. Gli altri 70 sono bambini.
Disoccupazione e povertà sembrano seguire i Rom dovunque vadano. Uno studio
dell'Istituto di Ricerca per gli Affari Lavorali e Sociali di Praga stima in 70%
il tasso di disoccupazione tra i Rom. Molti tra quanti hanno trovato lavoro tra
quelli poco specializzati. Come risultato, la maggior parte campa con gli
assegni sociali direttamente o tramite familiari.
INTEGRAZIONE ATTRAVERSO LE DROGHE
Jozef, un uomo vigoroso di circa trent'anni, è uno dei pochi nel villaggio
con un lavoro. La sua casa è arredata meglio delle altre ed ha più cibo dei suoi
vicini. Ma è rabbioso e cammina avanti e indietro. Vuole parlare del problema
droga nella sua comunità. Suo padre interviene per fermarlo; è preoccupato delle
ripercussioni sulla famiglia se parlano di questo problema.
"Possono succedere cose" ammonisce. Ha paura che comincino a chiamarlo
traditore e creatore di problemi. Parlando, puoi mettere i tuoi amati nei guai,
dice.
"I Rom vedono l'uso della droga come una via er integrarsi nella società
maggioritaria" dice Ivan Vesely, che dirige Dzeno, uno dei gruppi Rom di
supporto legale più vasti di Praga. "E' più difficile integrarsi attraverso lo
studio e il lavoro - c'è molta discriminazione in questi campi. Assumendo
droghe, i Rom imitano i non-Rom nel loro stile di vita," dice.
I Rom nelle città fanno uso di eroina e pervitina, una forma locale di
anfetamina, dice Horvat. Nelle aree rurali, inalano toluene, un colorante, e
colla, soprattutto i più giovani, secondo Marta Hudeckova, direttrice di Manusa
(Gente), un'organizzazione Rom femminile.
Horvat asserisce che la situazione è talmente seria che "madri disperate
denunciano alla polizia i loro figli per falsi furti purché stiano in prigione
un anno o due" sperando che l'accesso alla droga sia più difficile dietro le
sbarre.
Bambini di 12, 13 anni hanno problemi con le tossicodipendenze," dice Horvat.
"Ma non si può aiutarli - secondo la legge le OnG possono lavorare con ragazzi
sopra i 15 anni, i minri di quell'età devono avere un rappresentante legale.
Le OnG come Romodrom e Manusha hanno risposto facendo partire campagne
informative nelle scuole per portare attenzione al problema droga tra i bambini
rom. Per le classi hanno inscenato una satira drammatica che spiega come fare
quando qualcuno offre loro droga o come dirlo ai genitori.
"Vogliamo cambiare realmente qualcosa per la nostra gente" dice Marie Gailova,
presidente di Romodrom. "Lavoriamo dalle 13 alle 14 ore al giorno per aiutare
giornalmente 300 Rom in 5 regioni diverse dove operiamo."
Il non parlare apertamente di droga nelle comunità non è la sola sfida. E'
altrettanto inaccettabile parlare di sesso.
"NOI NON USIAMO QUELLE BUFFE COSE"
La compagna di Jozef, Gabriela (29 anni), stringe fra le braccia il figlio di
due anni. E' chiaramente il suo tesoro.
Jozef e Gabriela non sono sposati. Non ne vedono la necessità. La loro
relazione è basata sulla fiducia - una relazione che esclude categoricamente
discussioni sul sesso o l'HIV.
"Ho mai usato un condom, perché posso fidarmi del mio partner," dice
Gabriela. "Non so se le mie amiche usino il condom, perché di sesso non si
parla. Ma non penso lo usino."
Gabriela e Jozef non hanno mai fatto un test HIV.
Un recente studio del Wisconsin Medical College negli Stati Uniti ha trovato
che l'uso del preservativo tra i Rom nell'Europa Centrale ed Orientale e raro
principalmente associato alla contraccezione. A partire dagli anni '50 le
autorità cecoslovacche hanno usato la sterilizzazione, accompagnata a volte con
somme di denaro, per rallentare la crescita della popolazione rom. Molte donne
hanno citato in giudizio i governi ceco e slovacco per essere state sterilizzate
senza il loro consenso.
Una volta sterilizzate, le donne spesso rifiutano l'uso del preservativo, in
quanto lo intendono come una protezione contro la gravidanza ma non contro le
malattie trasmesse sessualmente. La ricerca mostra anche che gli uomini hanno
una maggior libertà sessuale prima e durante il matrimonio. Hanno possibilità di
pratiche sessuali con sconosciuti/e e più potere di relazione delle donne. Lo
studio mostra che i Rom in Europa sono a conoscenza dell'HIV, ma non se ne
sentono personalmente minacciati.
"Il sesso è qualcosa che tutti fanno, ma di cui nessuno parla," dice Lida Polackova,
consulente romani del dipartimento affari sociali della città di Ostrava, città
industriale nella Repubblica Ceca dell'est, dove vivono molti Rom. "Circa
nessuno nelle comunità Rom sa se sia positivo o negativo all'HIV. E il sesso
prematrimoniale è completamente naturale,a partire dai 13 o 15 anni di
età."
Tornando a Libcice nad Vltavou, due teenagers in jeans attillati bisbigliano
di sesso fumando fuori da una casupola. [...] "Noi non usiamo quelle buffe
cose," dice una. "I condom non sono per noi."
Un lungo treno passa accanto, rendendo impossibile la conversazione. Tutt'attorno
non c'è niente. Al posto di un luogo dove vivono dozzine di persone, potrebbe
essere scambiato per un deposito merci della ferrovia.
La prevenzione dell'HIV, dice Horvat, non può avvenire nell'isolamento.
Migliorare l'accesso ai servizi sanitari, alla scuola, all'impiego, è parte
della soluzione, secondo le stime di tutti: dagli operatori di strada agli
esperti dell'Unione Europea e della Banca Mondiale. Nessuno degli innumerevoli
problemi che i Rom affrontano in posti come Libcice può essere affrontato da
solo. Horvat e quanti altri conoscono la comunità ritengono irrealistico che i
Rom lascino le droghe e così smettano di essere vulnerabili all'HIV/AIDS, quando
le droghe offrono l'unica via di fuga da una dura realtà di povertà,
discriminazione e segregazione di ogni giorno.
E mentre molti Rom continuano a vivere in ghetti senza igiene adeguata, non
ci si può aspettare che si preoccupino del sesso sicuro, anche quando siano
informati sulle malattie trasmesse sessualmente.
Nel suo ufficio di Praga, un agitato Horvat si irrita mentre analizza le
strategie per aiutare la sua gente.
"Per me il momento migliore nel mio lavoro sarebbe quando non ci saranno più
tossicodipendenti o affetti da HIV," dice. "Quando i servizi come il mio non
saranno più necessari perché tutti avranno accesso ai servizi che possono
aiutarli."
Sospira, e ritorna al suo lavoro. La sovrabbondanza sembra ancora un percorso
molto lungo per persone come Milan Horvat.
Mia Malan is the Internews Senior Health Journalism Adviser in Washington, D.C.
Jayalakshmi Shreedhar is the Internews Project Director of the Local Voices
Project in India.
Lucia Curejova, Maria Husova, Petrana Puncheva, Petru Zoltan, and Susan Mathew
contributed to this article, which was produced during a TOL health reporting
seminar.
Di Sucar Drom (del 12/06/2007 @ 09:36:14, in blog, visitato 1464 volte)
Milano, l'Opera Nomadi chiede di essere ascoltata
Abbiamo ricevuto le seguenti riflessioni di Maurizio Pagani dell'Opera Nomadi di
Milano che precedono il Seminario promosso dall’ISMU – Milano 13 Giugno sul tema
dell’abitare e delle politiche pubbliche rivolte alle Minoranze rom e sinte.
Maurizio Pagani è già intervenuto pubblicamente su ...
Torino, per i Sinti e i Rom si vuole seguire la strada di Roma e Milano?
«Di nuovi campi-nomadi a Torino non se ne parla. In compenso bisogna
militarizzare quelli autorizzati per garantire il numero chiuso». Parola di
Agostino Ghiglia, che durante la riunione della quarta commissione presieduta da
Maria Teresa Silvestrini ha fatto saltare sulla sedia gli assessori Borgione
(Servizi sociali) e Borgogno (Polizia municipale). Emergenza nomadi: è scontro
fra maggioranza e ...
Minoranze Linguistiche, il piano scolastico esclude i bambini sinti e rom
Il Ministero della Pubblica Istruzione ha reso noto il Piano di interventi e di
finanziamenti, relativamente al prossimo anno scolastico, per la realizzazione
di progetti nazionali e locali nel campo dello studio delle lingue e delle
tradizioni culturali appartenenti a minoranze linguistiche. Le scuole
interessate potranno inviare i progetti entro il prossimo 15 settembre.
In considerazio...
Mantova, azione spettacolare per consegnare otto avvisi di garanzia
In merito alla notizia “una retata al campo nomadi” offerta dalla stampa con
ampio risalto, l’Associazione Sucar Drom e l’Ente Morale Opera Nomadi contestano
le dichiarazioni del Pubblico Ministero Tamburini e in particolare le parole del
Tenente Colonnello dei Carabinieri Maurizio Esposito.
Il P...
Trento, presentata l'Associazione Nevo Drom TN
I Sinti trentini chiedono di essere tutelati come minoranza etnico-linguistica e
di avere a disposizione delle microaree dove vivere. “I campi nomadi, ad esempio
quello di Ravina, sono sovraffollati e moltissimi sono costretti ad andarsene
quando decidono di mettere su famiglia perché manca qualsiasi riservatezza”,
hanno detto mercoledì 6 giugno a Trento Giuliano e Mirco Gabrieli presentando l’ass...
Di Fabrizio (del 13/06/2007 @ 10:16:59, in Italia, visitato 1540 volte)
Questa mattina un nuovo sgombero di persone è stato portato a termine a Milano. Un centinaio di persone, in maggioranza rom rumeni emigrati a inizio anno dai dintorni di Craiova, sono stati allontanati dalle Forze dell’Ordine dall’area dell’ex autoparco del demanio comunale di viale Toscana. Come per lo sgombero del dicembre scorso, richiesto allora dal costruttore Ligresti e da cui ha avuto origine la vicenda del Comune di Opera (con il noto incendio delle tende allestite dalla protezione civile provinciale da parte di cittadini e politici locali), non è ben chiaro se l’area in questione sia stata acquisita da un privato e che destinazione edilizia avrà in futuro. Ancora una volta però di fronte agli interessi speculativi all’insegna di inesorabili colate di cemento che soffocano questa città, le persone non hanno alcun valore. Di certo rimane uno sgombero avvenuto con un preavviso di sole poche ore e senza alcuna alternativa per gli occupanti. Settanta, cento persone, tra cui molti bambini piccoli, neonati e 5 donne in stato di gravidanza, si sono così riversate con i propri poveri averi nel vicino Parco Ravizza, a pochi passi dal centro della città. E lì sono rimasti.
Di Fabrizio (del 14/06/2007 @ 09:12:09, in casa, visitato 1829 volte)
Ricevo da Ernesto Rossi:
31 DICEMBRE 2006/1 GENNAIO 2007…
Un incendio devasta un terzo del campo provvisorio (dal marzo 2006!) di
Triboniano, dove il Comune, per poter effettuare i lavori di risistemazione, ha
trasferito i Rom romeni che stavano nell’adiacente campo comunale, lasciandoceli
con UN rubinetto per l’acqua e 12 gabinetti chimici per 560
persone, uomini, donne, bambini.
La nuova amministrazione decide, dopo l’incendio, di sistemare il campo.
Una decisione EPOCALE, si dice.
Dopo aver dichiarato e sottoscritto l’intento di collaborare con le associazioni,
e dopo averle convocate ben due volte,…silenzio assoluto.
In realtà la collaborazione è prevista solo per la Casa della Carità.
Dopo CINQUE mesi l’impresa non è ancora compiuta, ma certo le difficoltà
non sono state poche. Anzitutto quella di capire.
Capire che non si tratta di sistemare un po’ di famiglie, definite ‘NOMADI’,
benché in Romania abitassero da generazioni in case, ma di affrontare il tema,
come dicono nei dibattiti e in televisione, dell’interculturalità.
Si tratta infatti di una COMUNITÀ, parte di un popolo, con una sua
storia, una sua lingua, usi e costumi propri.
L’intervento del Comune di questo non si occupa: i capi vengono mandati via, le
famiglie allargate vengono spezzate e disperse in diverse ‘aree’.
Ne parlano giornali e televisioni e questa risonanza mediatica un risultato
(certamente non voluto, né previsto) lo ottiene: un po’ di ‘padroni’ (così
dicono i Rom) si rendono conto, o per l’indirizzo o perché l’hanno riconosciuto
in qualche ripresa o foto di giornale, di avere alle loro dipendenze, magari da
anni, un terribile ‘ZINGARO’.
E così 20 o 30 (probabilmente di più) di loro vengono…lasciati a casa,
LICENZIATI.
Sono passati alcuni mesi: LE PENTOLE SONO VUOTE!
Anche in questa vicenda c’è una morale: MA ANDATE A RUBARE!
…3 GIUGNO 2007 - ASSOCIAZIONE “AVEN AMENTZA” – UNIONE ROM E SINTI
Di Fabrizio (del 14/06/2007 @ 10:04:15, in Italia, visitato 1586 volte)
COMUNICATO STAMPA
Un altro sgombero all’insegna dell’inciviltà: ieri all’ex autoparco di via
Toscana una settantina di rom romeni sono stati sgomberati e poiché non hanno
accettato la proposta dell’assessorato alle politiche sociali sono stati
abbandonati in mezzo alla strada. Donne incinte – anche all’ ottavo mese -
bambini – anche lattanti – si sono rifugiati sui prati del parco Ravizza.
Sollecitati dalla Rete Nopattodilegalità gli assessorati alle politiche sociali
di Comune e Provincia, la Prefettura si sono trincerati dietro il rifiuto
dei rom di dividere le famiglie, donne e bambini da una parte, gli uomini al
loro destino.
Così nessuno ha fatto nulla. Queste persone sarebbero rimaste con i loro figlie
e le loro cose ammassate in sacchi di plastica sotto il temporale che ha colpito
Milano se nella notte non avessero cercato un rifugio provvisorio in uno dei
tanti stabili abbandonati a se stessi in questa città: una scuola alla Comasina.
Ma tutto non finisce qua, altri sgomberi sono annunciati: a Chiaravalle, a
Legnano altre centinaia di uomini, donne e bambini verranno sbattuti fuori dalle
loro baracche, gli uomini perderanno il loro lavoro, del loro destino nessuno si
cura. Eppure queste persone fanno parte da anni della nostra comunità e da
gennaio sono, come noi, cittadini della Comunità europea.
Eppure le soluzioni ci sono: ragionare sul superamento della logica dei campi,
affrontare le esigenze abitative anche di chi è diverso da noi, anche trovando
soluzione temporanee che non espongano esseri umani a condizioni umilianti e
degradate.
Questa responsabilità tocca alle istituzioni, alle amministrazioni che non
possono semplicemente chiudere gli occhi di fronte a un problema che non si
risolve così.
Per prima cosa noi chiediamo l’istituzione immediata di un tavolo permanente con
tutti i soggetti istituzionali e con tutte le associazioni che operano nel
sociale perché insieme, e non contro, questi nostri concittadini si trovino
soluzioni che partano dal principio di uguaglianza dei diritti come dei doveri e
con lo stesso rispetto, con la stessa dignità che chiediamo per noi stessi.
Rete Nopattodilegalità, Lista Uniti con Dario Fo per Milano, NAGA, Opera
Nomadi, Aven Amenza, Festa dei popoli di Opera
12:21 - 13.06.2007
L'organizzazione internazionale berlinese delle vittime del nazismo, ha
chiesto oggi di commemorare le vittime rom del protettorato nazista di Boemia e
Moravia in una maniera dignitosa e critica Praga per aver permesso che si
situasse un salumificio sul sito di un ex campo d'internamento.
L'organizzazione ha girato ad Angela Merkel, presidente EU di turno, la
richiesta di affrontare la questione.
Il salumificio a Lety (vicino a Pisek nella Boemia del sud) è situato dove
c'era un ex campo d'internamento dove morirono centinaia di Rom e altre
centinaia vennero deportati nei campi di sterminio.
L'appello [...] è indirizzato anche al primo ministro ceco Mirek Topolanek, è
stato sottoscritto da organizzazioni internazionali dei campi di concentramento
di Oswiecim (Auschwitz) e Buchenwald assieme al Consiglio Centrale dei Rom e dei
Sinti tedeschi.
Si è aggiunta la firma di Cenek Ruzicka, capo del comitato Ceco per la
compensazione delle vittime dell'olocausto Rom.
L'attuale situazione di Lety è vergognosa per un paese democratico come la
Repubblica Ceca, inoltre umilia la memoria delle vittime e dei sopravissuti
all'Olocausto.
Noah Flug, presidente del Comitato Internazionale Auschwitz, dice che i
firmatari protestano contro questa situazione. Aggiunge che è impossibile che un
salumificio sorga dove tanta gente è morta in passato.
Author: ČTK
Riferimento:
Lety
Di Fabrizio (del 15/06/2007 @ 10:11:20, in casa, visitato 1870 volte)
COMUNICATO STAMPA
CHIARAVALLE: ACCOLTI GLI ANIMALI E CACCIATI GLI ESSERI UMANI. IL PROBLEMA È IL
DEGRADO DELLA POLITICA
Dichiarazione di Luciano Muhlbauer, consigliere regionale Prc-Se
“Ancora uno sgombero di una baraccopoli rom, questa volta a Chiaravalle, e
ancora una volta esponenti istituzionali di primo piano del centrodestra
esultano in coro. Beninteso, le famiglie rom “allontanate” non sono sparite e
supponiamo debbano insediarsi in qualche altro spazio abbandonato e abusivo.
E così, il “gioco” della caccia allo zingaro potrà ricominciare da capo.
Infatti, il Comune non ha offerto soluzioni alternative, salvo che alle donne e
ai minori, ma com’è ovvio la politica della divisione dei nuclei familiari non
funziona, né potrebbe funzionare. In cambio, come il vicesindaco De Corato
sottolinea con orgoglio, i sette cuccioli di cane trovati nel campo sono stati
sistemati tutti nel canile municipale. Tutto bene, insomma, agli animali la
magnanima accoglienza del Comune e agli esseri umani la strada. Non ci potrebbe
essere fotografia migliore del grado di involuzione raggiunto dalla vita
politica e istituzionale nella prosperosa Milano.
Evidentemente, di risolvere il problema delle baraccopoli e del degrado non
gliene frega niente a nessuno. Anzi, fa molto più comodo avere insediamenti rom
sparsi in giro, nel più totale abbandono, perché permettono di costruire
periodicamente tante belle campagne politiche, assolutamente paganti sul piano
elettorale. E’ successo anche a Rho, dove nelle ultime elezioni la Lega ha
moltiplicato i suoi voti grazie alla propaganda d’odio e alle promesse di
cacciare i rom. Tuttavia, una volta centrato l’obiettivo politico, il neosindaco
del centrodestra rhodense ha chiarito immediatamente che lui non intende
assolutamente smantellare il campo nomadi.
Chiaravalle sarà presto dimenticato perché arriveranno altri sgomberi. Anzi, si
moltiplicheranno all’infinito, specie ora che anche Penati ha deciso di
partecipare al “gioco”. E allora, dagli addosso al rom, al clandestino e
all’immigrato, tutto quanto con la benedizione del Partito Democratico del Nord
e del Patto per Milano Sicura firmato dal Ministro Amato.
La conclusione di tutto questo è prevedibile e per nulla edificante. Le destre
continueranno ad accumulare consensi e soprattutto a estendere la loro egemonia
culturale, la sinistra moderata si cullerà nell’illusione di poter riconquistare
potere istituzionale e rimedierà forse qualche inciucio con Forza Italia e,
perché no, con la Lega. La città e i suoi cittadini, invece, dovranno
rassegnarsi a un futuro di degrado e precarietà, ben condito con tante
videocamere di sorveglianza, migliaia di poliziotti e, quando serve, anche con
le transenne contro la birra e i bonghi.
Una prospettiva tutt’altro che rosea. Ora sta alle forze della sinistra,
politica e sociale, assumersi le proprie responsabilità e uscire dal torpore e
dalla rassegnazione. Questa è la vera scommessa, se non vogliamo morire tutti
quanti leghisti”.
Milano, 14 giugno 2007
Ufficio stampa Gruppo regionale Prc
Manuela Della Nave
02.67486218 333.8355484
manuela.dellanave@ consiglio. regione.lombardi a.it
http://www.gruppopr clombardia. it
Di Sucar Drom (del 16/06/2007 @ 09:34:11, in blog, visitato 1623 volte)
Roma, associazioni, sindacati e politici per una città sicura ma solidale
Le associazioni contro quello che hanno definito il moderno concetto di
apartheid promettono diverse mobilitazioni di piazza per «Roma sicura» ma anche
«solidale».
Al "patto per la sicurezza" della Capitale sottoscritto il 18 maggio dal
prefetto Serra, dal sindaco Veltroni e dai presidenti di Provincia e Regione
sotto l’egida del Ministro dell’Interno Giuliano Amato, si affianche...
Piove di Sacco (PD), le contraddizioni delle politiche per Rom e Sinti
In riferimento all’articolo del 1 giugno sul "Mattino" di Padova relativo al
divieto totale di sosta anche temporanea ai camper nel comune di Piove di
Sacco, vorrei sottoporre all’attenzione dei lettori le seguenti riflessioni.
La regione Veneto da molti anni non intende minimamente affrontare la questione
dei suoi concittadini veneti Rom e Sinti, né governare i nuovi arrivi
dall'Europa ce...
Sinti e Rom, intervista al Consigliere Comunale Yuri Del Bar
OsservAzione, centro di ricerca azione contro le discriminazioni di Sinti e Rom,
ha aperto la rubrica "che fare..." nel proprio spazio web. In queste settimane
sono state pubblicate le interviste a: Eva Rizzin e...
Mantova, una retata al "campo nomadi"
Giovedì 7 giugno 2007 i Carabinieri hanno fatto irruzione nel cosiddetto “campo
nomadi”, dove vivo. Sono arrivati alle quattro e mezza del mattino, mentre tutti
dormivano. I carabinieri, molti più di un centinaio, hanno cominciato a bussare
ad ogni roulotte. Sono venuti anche da me a bussare alla porta della mia casa in
maniera ...
Terni, il Comune non vuole nuovi arrivi di Rom e Sinti
Mentre in Provincia vi sono forti divisioni, si è svolto un ampio dibattito e
serrato confronto, ieri, a Palazzo Spada, in occasione della seduta del
consiglio comunale di Terni dedicata al tema dei campi nomadi. Non si è però
andati alla votazione dei diversi atti prese...
Parigi, "il tempo dei gitani" diventa musical
Alcuni ragazzini danno un calcio a un pallone, poi entra Emir Kusturica, si
unisce a loro, capelli scarmigliati come sempre e barba incolta. Siamo dietro le
quinte dell'Opera Bastille, Parigi.
Lui, si sa, è il regista, quei ragazzini sono gli attori. Anzi, parte di essi.
Niente ciak, non si gira, piuttosto si canta e si danza. Si prova Il tempo dei
gitani versione musical: il film premiato ...
Milano, patto blindato ma gli sgomberi si fanno
Un’inedita Mariolina Moioli in versione «lady di ferro» scopre le carte e
illustra il lato più repressivo del Patto di socialità e legalità, lo strumento
studiato per l’integrazione dei rom che tanto aveva fatto discutere nei mesi
scorsi, portando la maggioranza a un passo dalla rottura.
Proprio non ci sta l’assessore alle Politiche sociali ad essere apostrofata come
«inconcludente», addir...
Roma, costruiamo un percorso di mediazione a Colli Aniene
Da alcune settimane Stefano, un lettore e commentatore di questo spazio web, ha
portato a nostra conoscenza i disagi vissuti da molte famiglie che abitano nel
quartiere di Colli Aniene nel V Municipio. In questo municipio ci sono tre
insediamenti regolari: Salviati 1 e 2, La Martora Tor Cervara ed esiste anche
una baraccopoli che si estende lungo il fiume Aniene.
Ed è da quest'ultimo insedi...
Appignano del Tronto (AP), l’eterno scempio dell’ignoranza
Nel film di Tony Gatlif “Gadjo Dilo” il viaggio del francese Stephan alla
ricerca della cantante Nora Luca nelle regioni estreme della Romania lo conduce
presso una comunità di Rom che lo aiuteranno a rintracciare il ricco repertorio
di musiche tsigane.
Stephan sarà anche spettatore inerme dell’incendio che gli abitanti del
villaggio (gav) appiccheranno nel piccolo quartiere dei Rom, a cau...
Alghero, il Comune si impegna ad offrire un'habitat dignitoso alle famiglie rom
«Pronti 200mila euro, dal 2003 trattative con l´Ersat», lo riferiscono Angelo
Caria e Gianni Martinelli per “rassicurare” quanti avevano sollecitato una presa
di coscienza da parte dell’amministrazione sul “problema Rom”. Si spera in una
più snella attuazione degli impegni assunti.
Tutti d’accordo sulla realizzazione di un "campo nomadi" più consono alle
condizioni di vivibilità d...
Il Ministro Ferrero: dobbiamo superare i "campi nomadi"
La situazione di "assoluto degrado" in cui versano i cosiddetti campi nomadi non
e' piu' "tollerabile, soprattutto in virtù della semplice constatazione che
larga parte di coloro che sono chiamati nomadi, in Italia nomadi non sono, ma
sono, in realtà, stanziali".
Lo ha detto il ministro della solidarieta' sociale Paolo Ferrero il 6 giugno
alla Camera rispondendo ad una interrogazione sul te...
Friuli Venezia Giulia, la lingua friulana è tutelata
È stato approvato in via definitiva dalla Giunta regionale, su proposta
dell'assessore alle identità linguistiche, Roberto Antonaz, il disegno di legge
"Norme per latutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana".
La legge si prefigge lo scopo di valorizzare e promuovere la lingua friulana,
ossia di aumentare il numero di persone che la parlano, e, per coloro che già
fo...
Di Fabrizio (del 16/06/2007 @ 11:20:54, in media, visitato 1939 volte)
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