Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 03/06/2007 @ 09:22:58, in Italia, visitato 1590 volte)
Ricevo da Maurizio Pagani
Ad un anno c.ca dall’elezione del nuovo Sindaco di Milano e ad una settimana
appena dalla vittoria del centro destra in molti dei Comuni del Nord, il tema
della presenza dei “Rom” continua a tenere banco sui giornali e nei commenti di
chi, durante le elezioni, si è sbilanciato in promesse di ogni genere circa la
loro possibile “cacciata” in caso di vittoria del proprio schieramento.
Come stiano in realtà le cose, non da un anno a questa parte, ma ormai da oltre
un decennio, da quando cioè una salda coalizione di centro destra governa la
città, o come questa problematica sia stata gestita dal Governatore Formigoni in
Regione, ormai al suo terzo mandato, è sotto gli occhi di tutti, o almeno lo
sono gli effetti prodotti, in buona misura disastrosi.
Pur continuando a rappresentare una piccola minoranza di persone, c.ca 5.000 a
Milano, forse 10.000 o poco più in tutta la Provincia, e nonostante moltissime
delle comunità rom e sinte siano composte da cittadini italiani, cioè non
distinguibili né discriminabili di fronte alla legge per la loro appartenenza
“etnica”, il tema, come si diceva, suscita scalpore e tensioni, su un fronte
politico e sull’altro, per l’impossibilità di piegarlo ad una semplice
risoluzione. Quella di “cacciarli”.
Certamente non ha giovato l’intervento del Ministro degli Interni Amato che ha
offerto un pacchetto di misure per aumentare la sicurezza nelle aree
metropolitane, indicando proprio i Rom come uno dei principali problemi di
ordine pubblico da affrontare.
O ancora, nel cortile di casa, il commento del Sindaco di Sesto, Oldrini (DS),
uno tra i pochi rieletti al primo turno nel centro sinistra, che ha rivendicato
con orgoglio gli interventi di sgombero dei Rom da quel territorio.
Ma che dire di Veltroni a Roma e della sua idea, quasi impronunciabile per
quanto inverosimile, di realizzare 4 nuovi campi nomadi, spostando alcune
migliaia di rom dal centro urbano alla desolazione del raccordo anulare?
Mi ha colpito, tra le tante o poche manifestazioni di dissenso, quella di alcuni
cittadini ebrei romani che hanno rivendicato la propria posizione contraria a
questo progetto che sarà finanziato dal Governo, rievocando il proprio passato
“storico” carico di discriminazioni e sofferenze.
A quando un analogo gesto di solidarietà da parte della comunità ebraica
milanese?
Maggiore fortuna sembrano viceversa aver riportato quelle forze politiche (Lega
Nord e AN in testa, ma non è certamente da meno Forza Italia) da sempre ostili
ad ogni misura di buon governo del territorio, che fino a prova contraria ha
sempre favorito una migliore convivenza tra le comunità locali e quelle rom
anziché peggiorarla.
Ma i cittadini, o almeno la maggioranza di quelli che vanno a votare, sembrano
pensarla allo stesso modo.
A Rho, comune dove il centro sinistra si è a lungo arenato sulla questione del
“campo nomadi”, realizzandolo un mese prima della elezioni (…) e perdendole, tra
i nuovi venuti c’è chi ha trovato il modo di dire: “adesso cacciamoli” ( e
ridaglie), ma poi ha aggiunto: “e già che ci siamo, cacciamo anche tutti quei
ragazzini (54) che frequentano le scuola materna, elementare e media.
Compagni di banco dei loro figli.
Per usare un linguaggio a me inusuale, si potrebbe dire che la “parabola”
avviata con indubbia efficacia manageriale attraverso il sodalizio Moratti –
Moioli / Don Colmegna – Casa della Carità un anno fa a Milano, è giunta ad una
svolta e ha fatto scuola (loro lo chiamano Patto, modello ecc.).
Alla costruzione dell’immagine del “Rom”, un po’ straccione e un po’ accattone,
da associare prontamente a quella del deviante da redimere e reprimere, si
aggiunge ora, con il concorso morale e politico di chi dovrebbe costituire sulla
carta un’alternativa politica e culturale, il centro sinistra, quella del
“fastidio” da cui liberarsi prima possibile, meglio se in prossimità delle
elezioni o per decreto.
Ma chi può contestare tutto ciò, visto anche l’inopinabile appoggio al “pensiero
unico”offerto dagli organi di stampa?
Maurizio Pagani - Vicepresidente Opera Nomadi Milano
Di Fabrizio (del 04/06/2007 @ 09:21:16, in Europa, visitato 2163 volte)
Tommaso Vitale segnala questo articolo di
Repubblica
Viaggio nei paesi europei alla ricerca di un'integrazione possibile
Nel continente sono tra i 9 e i 12 milioni: ma non esistono censimenti
I rom e l'Europa, dal rigore tedesco alla Francia modello "bastone e carota"
I Rapporti della Divisione Roma and Travellers del Consiglio europeo
L'Italia ha la maglia nera. Ovunque esistono Uffici centrali nazionali
di CLAUDIA FUSANI
ROMA - Sono "qualcosa" che non può essere ignorato. "Esistono" e devi
farci i conti. Sono, spesso, un "problema" per gli altri, cioè "noi"; ma
soprattutto per se stessi: condizioni igienico sanitarie pessime, massimo della
devianza, nessuna integrazione. Tutto vero. Eppure se cerchi di capire come
l'Europa affronta la questione rom e zingari rimbalzi in un muro di vaghezza e
pressapochismo. Nonostante gli sforzi del Dipartimento Roma and Travellers (Rom
e camminati, due delle varie etnie zingare), l'ufficio nato nel 1993 a
Strasburgo nell'ambito del Consiglio Europeo per fronteggiare la questione rom e
che ogni anno produce pagine e pagine di relazioni, rapporti internazionali,
raccomandazioni, manca totalmente un progetto esecutivo. Dalle parole non si
riesce a passare ai fatti. Risultato: se l'Italia non sa da che parte cominciare
per affrontare la questione rom, l'Europa è messa più o meno nelle stesse
condizioni.
"Purtroppo non esiste un modello unico per affrontare la questione" dice Maria
Ochoa-Llido, responsabile del Dipartimento rom e migranti del Consiglio di
Europa. "La situazione varia da paese a paese e ogni governo affronta la
questione con un proprio approccio politico. Negli ultimi venti anni le cose
stanno cambiando e il Consiglio d'Europa se ne sta facendo carico sul fronte dei
diritti umani, dei diritti delle minoranze e in funzione dell'integrazione
sociale".
Negli anni, attraverso numerose Raccomandazioni - ad esempio sulle condizioni
abitative (2005), sulle condizioni economiche e lavorative (2001), sui campi e
sul nomadismo (2004) - si è cercato di dare almeno una cornice di riferimento,
linee guida ai vari stati per gestire la continua emergenza rom. Buone
intenzioni, quindi, ma scarsi risultati. Secondo il Rapporto annuale della
Commissione europea contro il razzismo e le intolleranze presentato al
Parlamento Europeo il 23 novembre 2005, i Rom risultano la popolazione più
discriminata d'Europa. Svantaggiati nel lavoro, nell'alloggio, nell'istruzione e
nella legislazione ma anche vittime regolari di continue violenze razziste. Il
Rapporto - va detto - non si occupa dell'aspetto devianze, cioè criminale, che
caratterizza da sempre la popolazione rom e che tanto pesa nel non-inserimento
sociale degli zingari.
Una minoranza di 9-12 milioni di persone - Uno dei file più aggiornati
della Divisione Roma and Travellers sono i numeri. Che vista l'assenza di
censimenti della popolazione rom - per il timore che possano diventare strumenti
discriminatori - è già tantissimo. In Europa si calcola che viva un gruppo di
circa 9-12 milioni di persone, in qualche paese del centro e dell'est europa -
Romania, Bulgaria, Serbia, Turchia, Slovacchia - arrivano a rappresentare fino
al 5 per cento della popolazione. Scorrendo i fogli delle statistiche ufficiali
europee (aggiornate al giugno 2006), colpisce come nei paesi della vecchia
Europa, nonostante la presenza e l'afflusso continuo di popolazione rom, manchi
del tutto un loro censimento. Eppure conoscere i contorni del problema dovrebbe
essere il primo passo per approcciarlo. Sono censiti solo gli zingari che vivono
nei paesi dell'est Europa, dal 1400 la "casa" dei popoli nomadi in arrivo
dall'India del nord est.
La Romania guida la classifica dei paesi con maggior numero di gitani: l'ultimo
censimento ufficiale del 2002 parla di una minoranza che si aggira tra il
milione e 200 mila e i due milioni e mezzo. Seguono Bulgaria, Spagna e Ungheria
a pari merito (800 mila), Serbia e Repubblica Slovacca (520 mila), Francia e
Russia (tra i 340 e 400 mila; ma secondo il rapporto di Dominique Steinberger
del 2000 in Francia vivrebbero almeno un milione di zingari), Regno Unito (300
mila), Macedonia (260 mila), Repubblica ceca (300 mila), Grecia (350 mila).
L'Italia è al quattordicesimo posto con una stima, ufficiosa in assenza di un
censimento, che si aggira sui 120 mila. Sappiamo che oggi quel numero è salito
fino a 150-170 mila. Facendo un confronto con i paesi della vecchia Europa, è
una stima inferiore rispetto a Spagna e Francia, Regno Unito e Germania. Sui
motivi di queste concentrazioni la Storia conta poco: se è vero che la Germania
nazista pianificò, come per gli ebrei, lo sterminio degli zingari (Porrajmos) e
nei campi di concentramento tedeschi morirono 500 mila rom, in Spagna la
dittatura di Franco ha tenuto in vigore fino agli anni settanta la legislazione
speciale contro i gitani eppure gli zingari continuano ad essere, e sono sempre
stati, tantissimi.
Il caso italiano - A scorrere i Rapporti del Consiglio europeo, l'Italia
sembra avere la maglia nera nella gestione della questione rom. La lista delle
"mancanze" italiane è lunghissima. Contrariamente agli altri paesi della vecchia
Europa, non abbiamo una politica certa sui documenti di identità e di soggiorno
mentre in altri paesi hanno la carta di soggiorno e anche i passaporti.
Nonostante molti Rom e Sinti vivano in Italia da decenni, non hanno la
cittadinanza col risultato che migliaia di bambini rom nati in Italia risultano
apolidi; gli stessi bambini non vanno a scuola e non hanno accesso
all'educazione; non sono riconosciuti come minoranza linguistica. L'Italia,
soprattutto, continua ad insistere nell'errore di considerare queste persone
nomadi segregandole in campi sprovvisti dei servizi e diritti basilari mentre
invece sono persone a tutti gli effetti stanziali. Si legge a pag. 29 del
rapporto: "Non si riscontra a livello nazionale un coordinamento. E in assenza
di una guida a livello nazionale, la questione non potrà mai essere affrontata
in modo valido". Bocciati, su tutta la linea. Persino "puniti" nel dicembre 2004
per la violazione della disposizione sul diritto alla casa. "Puniti" anche
Bulgaria e Grecia.
Gli Uffici centrali - Il nome di per sé evoca scenari da tragedia, liste,
schedature, concentrazione di informazioni. Nel 1929 a Monaco nacque "L'Ufficio
centrale per la lotta contro gli zingari in Germania", furono schedati, nel 1933
furono privati di tutti i diritti, poi lo sterminio. Eppure un Ufficio centrale
sembra essere l'unico modo per affrontare seriamente la questione rom, capire
quanti sono, dove vivono, di cosa hanno bisogno, tenere sotto controllo arrivi,
partenze, doveri e responsabilità oltre che diritti. All'estero esiste un po'
ovunque qualcosa di simile, in Germania, in Francia, in Olanda, Belgio e in
Spagna. "In questi uffici - racconta Massimo Converso, presidente dell'Opera
nomadi - lavorano anche i rom, sono mediatori culturali, parlano la lingua e i
dialetti, conoscono le abitudini dei vari gruppi, dettagli per noi
insignificanti e invece per loro fondamentali. Non si può prescindere da questo
se si vuole affrontare il problema con serietà e concretezza". Ministero
dell'Interno e Solidarietà sociale hanno avviato dei "tavoli tecnici" con
esperti e rom. Ma il ministro Giuliano Amato sta pensando a qualcosa di più: un
Ufficio governativo e una conferenza europea per avere gli strumenti e il luogo
dove fronteggiare la questione.
Lo statuto francese - Nonostante "la grande preoccupazione" del Consiglio
europeo "per i ritardi e l'emarginazione", la Francia (con 340 mila o un milione
di manouche) sembra aver adottato il modello migliore sul fronte
dell'accoglienza per i rom. Un modello che si muove tra l'accoglienza e la
tolleranza zero, due parametri opposti ma anche complementari: da una parte la
legge Besson (la prima versione risale al 1990, una successiva è del 2000) che
prevede che ogni comune con più di cinquemila abitanti sia dotato di un'area di
accoglienza; dall'altra la stretta in nome della sicurezza dell'ex ministro
dell'Interno, attuale presidente, Nicolas Sarkozy che nel febbraio 2003 ha
voluto la stretta e ha previsto (articoli 19 e 19 bis della legge sulla
sicurezza interna) sanzioni particolarmente pesanti contro le infrazioni allo
stazionamento. Chi non rispetta le regole dei campi e dell'accoglienza è fuori
per sempre. E chi occupa abusivamente un'area può essere arrestato e il mezzo
sequestrato. La legge Besson immagina i campi come una soluzione di passaggio e
prevede, contestualmente, un programma immobiliare di case da dare in affitto ai
gitani stanziali e terreni familiari su cui poter costruire piccole case per
alcune famiglie semistanziali e in condizioni molto precarie.
Di tutto ciò è stato realizzato poco ma comunque qualcosa. Nella regione di
Parigi sono stati creati campi per 560 posti in dieci anni (ne servirebbero tra
i 6 e gli 8 mila) e in tutto il territorio francese ce ne sono 10 mila, un terzo
di quelli necessari. Ma molti gitani e manouche vivono in case popolari e in
vecchi quartieri. Pagano affitto, luce e acque. "Siamo responsabilizzati -
racconta Arif, rom kosovaro, un pezzo della cui famiglia vive in Francia -
viviamo nei centri abitati, non siamo emarginati, facciamo lavori come facchino,
gommista, piccolo trasporto, pulizie, guadagniamo e firmiamo un Patto di
stabilità per cui i ragazzi sono obbligati ad andare a scuola ed è vietato
chiedere l'elemosina. Se siamo disoccupati per sei mesi abbiamo il sussidio - un
mio parente prende 950euro al mese - e abbiamo anche gli assegni familiari.
Certo chi sbaglia, chi delinque, chi ruba, chi non manda i figli a scuola, viene
cacciato dalla Francia. E su questo punto siamo noi i primi ad essere
d'accordo". Un altro risultato, visibile, è che in Francia difficilmente si
vedono zingari in giro, ai semafori o nelle vie dei centri cittadini. E' vietata
l'elemosina e l'accattonaggio. Recentemente l'ex ministro dell'Interno Sarkozy
ha sottoscritto un piano con la Romania per il rimpatrio dei rom romeni.
Il caso tedesco - Il Rapporto del Consiglio europeo, datato 2004, parla
di "svantaggi sociali, pregiudizio, discriminazione per quello che riguarda la
casa, il lavoro e la scuola e di casi clamorosi di razzismo" . Detto tutto ciò
in Germania i 130 mila circa tra Rom e Camminanti sono considerati per legge
"minoranza nazionale". Hanno diritti e doveri. "Dagli anni sessanta, con la
caduta del modello socialista titino - racconta Massimo Converso, presidente
dell'Opera nomadi italiana - e con le prime diaspore rom dall'est europeo verso
l'occidente europeo che poi si sono ripetute negli anni ottante e novanta con le
guerre nei Balcani, la Germania ha accolto queste migliaia di persone in fuga
con un progetto di welfare. Sono state assegnate case, singole o in palazzine
popolari, hanno avuto il sussidio per il vitto, chi ha voluto è stato messo in
condizione di lavorare. Tutto questo - continua Converso - al prezzo di
rispettare i patti e la legge. Altrimenti, fuori per sempre. Ci sono stati anni
in cui interi gruppi stavano per lunghi periodi in Germania, poi venivano in
Italia dove invece non è mai stato pensato un vero, severo e anche rigido piano
di accoglienza e dove gli zingari hanno avuto da sempre maggiori e diverse fonti
di reddito, ben più remunerative perché spesso illegali".
La Spagna come la Bulgaria - Nonostante Franco, le leggi speciali e le
persecuzioni, la Spagna ha una delle comunità gitane più popolose e in Europa
occupa il terzo posto dopo Romania e Bulgaria con 800 mila presenze. Dalla fine
degli anni Ottanta il governo centrale ha elaborato un Programma di sviluppo per
la popolazione rom anche se il budget annuale sembra abbastanza ridotto (3,3
milioni di euro a cui però si aggiungono i finanziamenti delle singole regioni e
delle ong). Anche in Spagna ogni regione ha un Ufficio centrale che coordina gli
interventi e le politiche per gli zingari in cui lavorano sia funzionari del
governo che rom con funzioni di mediatori culturali. Il risultato è che non
esistono quasi più campi nomadi, quasi tutti - chi non lavora ha un sussidio di
circa 700 euro al mese per sei mesi - vivono in affitto nei condomini popolari o
in case di proprietà, nelle periferie ma anche nelle città. Dipende dal livello
di integrazione. Che è in genere buono anche se resta alto il tasso di
criminalità: furti ma soprattutto spaccio di droga. Sono zingare il venti per
cento delle donne detenute nelle carceri spagnole. Negli ultimi mesi nelle
periferie delle grandi città, a Barcellona come a Madrid, a Siviglia e a Granada,
stanno rispuntando baraccopoli e favelas: sono gli ultimi arrivati, i rom della
Romania, la nuova emergenza.
La ricetta del "politico" gitano - La Spagna ha saputo produrre, finora,
l'unico europarlamentare gitano: si chiama Juan de Dios Ramirez Heredia, è stato
rappresentante dell'Osservatorio europeo contro il razzismo e la xenofobia e nel
1986 ha fondato la Union Romanì, federazione della associazioni gitane spagnole.
Heredia , in un'intervista rilasciata al magazine europeo Cafè Babel,
immagina il futuro della comunità rom: "Potrà essere migliore solo se sapremo
mantenere una certa dose di sopravvivenza e riusciremo ad essere presenti dove
si prendono decisioni politiche. Non ha senso che in paesi come la Spagna, dove
siamo 800 mila, non ci sia un solo gitano deputato o senatore". A gennaio
scorso, per la prima volta, la Serbia - 600 mila rom ufficiali senza contare
quelli partiti negli anni e ora in giro per l'Europa senza documenti - ha
accettato in Parlamento due deputati dei partiti delle minoranze gitane,
l'Unione dei rom e il Partito dei rom.
Sono 36 milioni gli zingari nel mondo. Diciotto milioni vivono ancora in India.
Un milione circa è riuscito ad arrivare anche negli Stati Uniti. A parte poche
migliaia di loro che sono riusciti ad avere una vita normale e ad emergere,
ovunque sono rimasti gli ultimi nei gradini della società.
(3 fine)
(3 giugno 2007)
Di Fabrizio (del 04/06/2007 @ 10:44:00, in Italia, visitato 2399 volte)
Ciao,
Mi chiamo Vittoria, sono tedesca, ma vivo da diversi anni a Verona che ormai
considero la mia città. Purtroppo ho visto questo articolo oggi sull'Arena, il
quotidiano di Verona, dove hanno appena eletto un sindaco leghista (Tosi).
Con molta preoccupazione vi segnalo questo articolo, in particolare la parte
dove Tosi dice che l'etnia Rom ormai è destinata a finire. (Tosi è già stato
processato per istigazione all'odio razziale in precedenza)
Vittoria.
Il primo cittadino con una troupe di «Ballarò» nei due luoghi simbolo
delle sue campagne: ex Cartiere e campo nomadi
Il sindaco: fine dell’esperimento Rom
«Integrazione fallita per scelta loro, degrado, criminalità: Boscomantico
chiuderà presto»
Tosi ricorda che «lo spaccio alle ex Cartiere non è competenza del Comune ma
delle forze dell’ordine»
di Giampaolo Chavan
Un sopralluogo con la troupe di Ballarò, il programma di Raitre in onda tutti i
martedì, alle ex Cartiere e nel campo Rom di Boscomantico.
L’occasione per ribadire i punti cardine da realizzare a stretto giro di posta
del programma elettorale della Casa delle libertà. E così arriva la conferma dal
primo cittadino: il campo rom di Boscomantico chiuderà molto presto. Il nuovo
sindaco lo dice a pochi passi dall’ingresso della ventina di prefabbricati dove
vivono 200 nomadi di cui almeno la metà sono bimbi che frequentano asili e
scuole vicine.
«Il programma prevede la cessazione di questo esperimento di integrazione
fallito» afferma Tosi. E aggiunge, a poca distanza dall’ingresso del campo
mentre il giornalista della trasmissione Rai intervista i Rom: «Questo
esperimento ha portato solo degrado e criminalità con episodi clamorosi come
l’operazione Gagio con i Rom che vendevano i figli ai pedofili. I Rom sono stati
coinvolti in tutti i reati possibili e immaginabili e sono stati mantenuti
dall’ex amministrazione comunale».
A portare alla chiusura del campo anche il fatto che «qui a Boscomantico non c’è
un cittadino italiano perchè sono tutti romeni entrati per lo più in modo
clandestino sul nostro territorio». A deludere il neosindaco l’esito di questa
esperienza, voluta dall’amministrazione Zanotto: «Qui non c’è integrazione, ai
semafori c’è la situazione di prima, il livello di degrado e criminalità è
rimasto uguale. È stata la Procura veronese a definirlo una fucina di
criminalità». Tanto più che l’etnia Rom, a parere del sindaco Flavio Tosi,
sembra avere un futuro già segnato: «Ho una sentenza della Procura (forse
intendeva il tribunale, ndr) del 1995 che condanna i nomadi. La motivazione
sostiene che è abitudine per loro utilizzare i figli per compiere reati e per
raccogliere l’elemosina. Li costringono in questo senso e i figli una volta che
diventeranno grandi non potranno fare altro che reinserirsi nello stesso
meccanismo». La morale, a parere di Tosi, è una sola: «Questo è un meccanismo
che porta alla non integrazione per scelta di questo tipo di comunità, e si vede
da questo tipo di modo di vivere (e rivolge lo sguardo al campo rom ndr).
Quindi, se non c’è volontà di integrazione di chi arriva nel nostro territorio,
non vedo perchè la nostra amministrazione deve ospitare e mantenere chi non si
vuole integrare». Porte aperte, invece, «a chi si vuole integrare e vuole
rispettare le leggi».
La solidarietà della nuova giunta Tosi è già tracciata: «C’è un fatto di equità
perchè i Rom sono cittadini romeni e io so che il Comune ha anche una povertà
tutta veronese (anziani e giovani coppie con difficoltà economiche) e
l’amministrazione dovrebbe iniziare a rivolgere la propria attenzione verso le
nostre fasce deboli».
La troupe del conduttore Giovanni Floris si era recata poco prima anche alle ex
Cartiere. «Con la proprietà è doveroso da parte dell’amministrazione comunale
incontrarsi e approvare un progetto il prima possibile» afferma Tosi. È
fondamentale dare un’indicazione a chi è titolare di quell’area a Basso Acquar:
«La proprietà potrà procedere alla demolizione e smaltimento delle ex Cartiere
solo quando saprà che il Comune gli dà le garanzie precise su quello che potrà
fare».
Il problema è l’investimento che non può essere fatto per milioni di euro,
«tanto costano la demolizione e lo smaltimento senza avere garanzie sui
progetti». Poi parte un’altra stoccata all’amministrazione Zanotto: «Per più di
due anni non ha fatto nulla se non una delibera durante la campagna elettorale».
Nel frattempo, le ex Cartiere rimangono il luogo prediletto per gli spacciatori:
«Prima dell’accordo con la proprietà non puoi fare nient’altro. Lo spaccio nelle
cartiere? Non è competenza del Comune, è competenza eventualmente delle forze
dell’ordine. Dico eventualmente perchè, in realtà, le ex Cartiere rimangono
terra di nessuno per il tipo di area, per la possibilità di accesso
incontrollato e così sarà finchè non viene rasa al suolo e bonificata».
Da
British_Roma
The Times 1 June 2007
Jan Kochanowski
Un Rom sfuggito dalle strette maglie naziste e divenuto studioso emerito della
cultura romani
Jan Kochanowski ha lasciato una solida eredità di libri in francese ed
inglese, di studi zingari, di cui aveva una conoscenza diretta.
Non sembrava destinato alla vita di studioso. Nato in una tribù dei clan Gila,
Stanga e Frundze, che vivevano in tende nelle foreste alla periferia di
Cracovia, Polonia, nel 1920, vagabondando senza meta con la sua famiglia estesa
attraverso gli stati sovietici del nord est Europa, e divenne esperto nelle
tecniche zigane di sopravvivenza. Così a circa 20 anni si ritrovò in Lettonia
nel mezzo dell'invasione tedesca, e parecchie volte riuscì ad evitare i campi di
lavoro e di sterminio.
Molti della sua famiglia morirono gassati in un sinagoga dove erano
ammassati, altri morirono quando i tedeschi diedero fuoco all'hangar dove
avevano cercato rifugio. Quando altri Rom vennero schierati in un bosco per
essere fucilati, il comandante tedesco prese Kochanowski da parte, dicendo: "Non
il ragazzo."
I suoi fratelli e sorelle non furono tanto fortunati. Caddero vittime del
genocidio che sopraffece tanto gli Zingari che gli Ebrei. Suo padre raggiunse le
forze sovietiche e morì come comandante dell'Armata Rossa durante i
combattimenti a Smolensk nel 1942.
Diversi anni prima, Kochanowski si era iscritto su un corso di studio a Riga.
Un pomeriggio gli arrivò un messaggio da parte si sua madre di lasciare
immediatamente la scuola perché i nazisti lo aspettavano per arrestarlo. Lei
aveva trovato un posto per nascondersi, a lui sconosciuto, ma seppe che doveva
lasciare la Lettonia.
Kochanowski andè in Francia dove, aveva imparato, l'autorità tedesca stava
vacillando. A Parigi nel 1944, d'altra parte, fu preso dai tedeschi e messo con
altri 100 lettoni nel campo periferico di Beauregard. Nuovamente, scappò e nel
gennaio 1945 raggiunse le Forze Polacche sotto il comando britannico.
La sua familiarità col polacco, le lingue baltiche ed il russo lo portarono
all'attenzione dell'intelligence britannico, ma declinò l'offerta di lavorare
come spia nell'Europa del dopoguerra. Era comunque orgoglioso di aver ricevuto
una medaglia per meriti di servizio e volle stabilirsi in Francia. Era un povero
rifugiato senza alcuna prospettiva, quando si innamorò di Elisabeth Morel,
figlia di un industriale. Dopo il loro matrimonio a Parigi nel 1950, si
trasferirono in una grande casa, anche se il matrimonio di un'alta borghese con
uno Zingaro era stato considerato uno scandalo.
Ci furono pressioni contro questo matrimonio. Kochanowski non era in grado di
trovare un impiego regolare, passando invece molto del suo tempo studiando
all'Università di Parigi. Un po' di denaro gli arrivava dal teatro. Già da
bambino era un buon ballerino e cantante, così la Troupe Bohémien fu lieta di
averlo assieme - ma non di pagarlo quanto era la sua popolarità presso il
pubblico.
Sua moglie notava, anche, che lui si sentiva colpevole di essere uno dei due
membri della sua famiglia scampati al terrore nazista. Nel 1960, erano nati nel
frattempo due bambini e una bambina, lasciò la famiglia. Aveva un PhD in
linguistica dalla Sorbona, e la determinazione a fare propaganda per i Rom e
scrivere di loro.
Non fu facile. Altri studiosi contestavano le sue credenziali. Sua madre
dovette arrivare a Parigi da Riga per conversare con lui, nel loro dialetto
romani, sui loro costumi, in fronte ad una giuria accademica. Sperando di aver
taciuto i rumori sulla sua persona, Kochanowski fondò la propria associazione,
Romani Yekhipe (Romani Assieme).
Nonostante il budget risicato, divenne influente. In Francia giocò un ruolo
fondamentale nell'abolire i documenti speciali richiesti ai Rom con i loro
personali dettagli fisici.
Kochanowski partecipò regolarmente alle conferenze romani internazionali,
dove promosse una controversa teoria linguistica sulla ragione della migrazione
verso ovest del suo popolo dall'India del nord. Con il suo nome polacco, e
talvolta sotto il patronimo romani di Gila, pubblicò parecchio sui Rom e i oro
dialetti, incluso uno dei primi libri di istruzione, Parlons Romani. Il suo
lavoro fu sempre stimato ma, con suo gran rammarico, non lo portò mai a
posizioni accademiche.
Kochanowski vedeva l'assimilazione come la morte culturale dei Rom e
richiedeva loro di essere orgogliosi della propria etnicità. Sempre diceva a
Saster, il suo primogenito, di "amare la natura e rispettare ognuno, ballare,
cantare... e fare l'amore con amore".
Per paradosso, i suoi figli finirono completamente assimilati nel mondo
non-Rom. Parte di ciò avvenne perché durante la loro crescita non ebbero modo di
imparare le loro tradizioni ancestrali e la madre lingua.
Sua figlia morì a 25 anni, dei figli sopravissuti uno diventò direttore del
balletto nazionale del Gabon e l'altro generale dell'aviazione militare
francese. Anche sua moglie gli è sopravissuta. Al suo funerale a Beauvais, la
bara è stata avvolta nella bandiera rom.
Jan Kochanowski (Vania de Gila), studioso romani, nacque il 6 agosto 1920.
Morì di cancro al pancreas il 18 maggio 2007, ad 86 anni.
Di Fabrizio (del 06/06/2007 @ 09:37:31, in Europa, visitato 2346 volte)
Un brano appena apparso su Redattore Sociale, subito
segnalatomi da diversi lettori. Grazie
05 - 06 - 2007
''Al Parlamento Europeo dovrebbero sedere 16 membri rom''
''In un mondo ideale'': è invece estremamente scarsa la rappresentanza politica
nell'Ue di rom e sinti, dice il nuovo rapporto di Enar e di Erio.
La prima barriera? I partiti politici
BRUXELLES - "In un mondo ideale, il mondo politico dovrebbe riflettere
fedelmente la propria base di rappresentanza. Se così fosse, i dieci milioni di
rom presenti in europa dovrebbero godere di una rappresentanza del 2% negli
organi decisionali. Ad esempio, al Parlamento Europeo dovrebbero sedere 16
membri rom, ma è una cifra molto lontana dalla realtà": questo brano, tratto dal
'fact sheet' congiunto di Enar (European Network Against Racism) e di Erio (European
Roma Information Office) "Partecipazione politica di rom, nomadi, e sinti",
rende bene l'idea di quanto queste comunità subiscano una spiccata
sottorappresentazione, nonostante i regimi democratici vigenti ovunque in
Europa. Rom, sinti e nomadi costituiscono la minoranza etnica più numerosa nel
Vecchio Continente, in particolare nei paesi dell'Europa centrale e orientale.
Dappertutto però il loro livello di rappresentanza è basso.
Le cause di ciò sono molteplici, e inserite in un circolo vizioso costituito da
pregiudizi da parte degli organi politici (partiti e istituzioni), povertà e
ignoranza da parte di queste minoranze. La partecipazione alle elezioni per
queste comunità è molto bassa, indicando un grado elevato di disillusione per
ciò che il potere politico può fare per loro. D'altra parte però molti sistemi
elettorali alzano verso queste minoranze barriere insormontabili, richiedendo ad
esempio una localizzazione geografica per essere iscritti nei registri degli
elettori. A questo si deve aggiungere che spesso i membri di questi gruppi
etnici sono sprovvisti di uno status civico: molti di loro non hanno nemmeno una
carta d'identità, e atti come matrimoni o nascite non sempre vengono fatti
registrare. Ma anche nel caso si abbiano questi documenti, capita che non
vengano riconosciuti come validi passando da uno Stato all'altro, fatto
frequente nel nomadismo.
Venendo al dettaglio dei meccanismi di esclusione, i partiti politici sono la
prima barriera individuata nel rapporto all'inclusione dei rom nella vita
politica. C'è una generale riluttanza da parte dei partiti più importanti nel
fare proprie le istanze di rom, nomadi e sinti, di candidarli nelle proprie
liste, o comunque di dimostrare vicinanza a questi gruppi, dato che non sono
generalmente ben visti dall'opinione della massa. E quando un rom ce la fa a
farsi candidare, ciò avviene sempre in posizioni di lista che lo rendono
ineleggibile. Nemmeno la creazione di partiti politici su base etnica aiuta, a
causa della scarsa attenzione che i nomadi stessi riservano alla vita politica.
Ad esempio in Bulgaria, il paese con la comunità più numerosa, nel 2005 il
partito Euroma non ha piazzato nemmeno un eletto. Vi chiaramente sono eccezioni,
come le due europarlamentari rom Viktoria Mohacsi e Livia Jaroka, ma nella
maggior parte dei casi sui tratta di successi alle elezioni locali. Questo è un
ambito più vicino agli interessi diretti di queste minoranze, e a una maggior
partecipazione si lega un maggior successo.
Nel documento di Erio e Enar vengono individuate alcune buone pratiche per
contrastare questo stato di cose, come lo sono ad esempio gli organismi di
autogoverno per i rom ungheresi. Nonostante le critiche a questa iniziativa
(mancanza di poteri effettivi, di fondi, di competenze, esclusione dalla vita
politica dominante), questi organismi si sono rivelati un'ottima palestra per
promuovere la coscienza di comunità e dei propri diritti, incoraggiando una
partecipazione politica che può fuoriuscire dai limiti dell'iniziativa. In
questo processo, il ruolo delle ONG e le risorse offerte dal loro lavoro vengono
visti come preziosissimi, ad esempio incentivando al partecipazione al voto o le
candidature. Incontri e tavole rotonde tra politici, amministratori e
rappresentanti di questi gruppi offrono un'ulteriore piattaforma di confronto e
di partecipazione. Alcuni partiti si sono poi impegnati a includere nei loro
ranghi delle minoranze.
Ma tutto questo non basta. A discapito della complessità del problema e del
circolo vizioso che lo alimenta, fondamentale resta - sottolineano Erio e Enar -
la partecipazione attiva e diffusa i rom, sinti e nomadi alla vita politica. Ai
governi e a i partiti invece si chiede di attuare strategie che creino un
terreno fertile per un loro coinvolgimento effettivo, cominciando anche ad
assumere rom nelle amministrazioni pubbliche, a partire dal livello locale. Un
occhio di riguardo viene richiesto poi per l'inclusione di frange marginalizzate
nell'emarginazione, come le donne e i giovani. (matteo manzonetto)
© Copyright Redattore Sociale
Di Fabrizio (del 06/06/2007 @ 10:07:41, in Italia, visitato 1980 volte)
Mi sono arrivate quasi assieme: l'annuncio di un convegno ed una sua
lettura critica da parte di Maurizio Pagani - vicepresidente Opera Nomadi Milano
La Fondazione ISMU organizza il 13 Giugno 2007 presso il
Centro Congressi della Fondazione Cariplo in via Romagnosi 6,
Milano Ore 10.30 – 13.30 Il Seminario su
"Insediamenti Rom/Sinti e popolazioni maggioritarie: i rapporti possibili"
PROGRAMMA PROVVISORIO
10.00 WELCOME COFFE E REGISTRAZIONE DEI PARTECIPANTI
10.30-12.30 Introduce e modera: Maurizio Ambrosini, Università degli
Studi di Milano
Intervengono:
Don Virginio Colmegna, Casa della Carità
Mariolina Moioli, Assessore Famiglia, Scuola e Politiche Sociali, Comune
di Milano
Renato Saccone, Prefettura di Milano
Antonio Tosi, Politecnico di Milano
Carlo Berini, Istituto di Cultura Sinta, Mantova
12.30 – 13.30 Dibattito
Conclude Vincenzo Cesareo Fondazione ISMU
Si ringrazia la Fondazione Cariplo per la concessione del Centro Congressi
A proposito del seminario promosso dall'ISMU vorrei proporvi alcune brevi
riflessioni.
Come alcuni di voi già sapranno, la ricerca, a cui abbiamo partecipato anche noi
come Opera Nomadi, è stata presentata in Regione c.ca 2 mesi fa sollevando
alcune questioni che sono rimaste senza risposta (in particolare le analisi
riferite all'abitare e alle politiche di accoglienza).
Nel frattempo, tutto è continuato come se nulla fu desse, da una parte il
binomio Moioli (Moratti) - don Colmegna, con la messa a regime del "Patto di
legalità e solidarietà" in via Triboniano e l'enfasi posta sulle politiche
emergenziali, dall'altro una pletora di persone (soprattutto le comunità rom e
sinte) e di associazioni ridotte a sudditi storditi e silenti.
Giova forse ricordare che non più di 3 settimane orsono, alcune delle persone in
indirizzo si recarono con Basilio Rizzo dal Prefetto per contestare non solo il
metodo autoritario ed escludente del nuovo corso milanese ma anche e soprattutto
i risultati deludenti che fino ad oggi ha raccolto (con buona pace di chi ancora
non se ne è accorto). In quella sede si preferì infatti discettare più di
pragmatismo che di principi ed etica (perchè ad esempio non contestare
apertamente un "Patto" che sancisce una evidente differenza di trattamento tra i
cittadini? o ancora l'espulsione dei 24 Rom dal Ceas di P.co Lambro in assenza
assoluta di regole di garanzia?). Parlammo quindi di quello che non viene fatto
dall'Amministrazione Comunale nell'ambito scolastico e sociale, dell'abbandono
delle aspettative di chi abita nei campi, della rinuncia a sostenere le
esperienze di lavoro delle cooperative rom che operano sul territorio ecc.
Permettetemi quindi di avanzare dei cattivi pensieri in merito all'impostazione
dei lavori. Mi domando infatti perchè da essi siano stati esclusi gli
interlocutori (molti) che operano da decenni in questa ambito a Milano? Non
dubito certo delle capacità dialettiche dei curatori della ricerca a cui rinnovo
la mia stima, o di Carlo Berini dell'Istituto di Cultura Sinta ( e Opera Nomadi
di Mantova) noto per il suo forte temperamento, ma non posso altresì che
considerare negativamente l'eccesso di zelo (interessato?) che gli ambiti
accademici, così come la stampa locale, mantiene deferente da tempo di fronte ai
politici di turno.
A chi giova tutto ciò?
Maurizio Pagani - vicepresidente Opera Nomadi Milano
Da
Kosovo_Roma
Cari amici di roma-kosovoinfo, questi gli aggiornamenti sul nostro sito
News
04 Giugno 2007
Amnesty International "estremamente preoccupata" sui ritorni forzati in
Kosovo
Nel suo rapporto, Amnesty International (AI) ammonisce sui ritorni forzati
delle minoranze etniche in Kosovo. L'organizzazione è "estremamente preoccupata"
su come alcuni stati europei stiano preparando deportazioni in Kosovo, anche se
il conflitto politico sullo status della provincia può portare a rinnovate violenze,
secondo AI. "Sinora, né l'UNMIK (l'Amministrazione ad Interim ONU) né l'attuale
PISG (Istituzioni Provvisorie di Auto Governo) sono state capaci di garantire un
sicuro sviluppo in cui i membri delle minoranze possano ritornare in sicurezza e
dignità", dice AI. Secondo sue stime, dal luglio 1999 oltre 235.000 Serbi, Rom e
membri di altre minoranze etniche hanno lasciato il Kosovo. Solo il 6% ha fatto
ritorno. Il rapporto completo è disponibile nella sezione "Documenti":
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option=
com_content&task=view&id=22&Itemid=35#Forced% 20Returns
28 Maggio 2007
L'ONU continua ad ignorare la richiesta di giustizia per i Rom kosovari
A nome dei 158 Rom IDP (Persone Internamente Disperse) il Procuratore Dianne
Post ha compilato un reclamo contro l'ONU nel febbraio 2006. Dalla distruzione
dell'insediamento a Mitrovica sud nel luglio 1999, i Rom vivono in campi,
costruiti su terreni altamente contaminati. I campi hanno continuato ad esistere
sino all'aprile 2006, sotto la supervisione delle Nazioni Unite, nonostante
fossero riportati livelli estremi di contaminazione da piombo. Dianne Post
chiede supporto, dato che sinora l'ONU non ha risposto al reclamo.
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option=
com_content&task=view&id=131&Itemid=1
24 Maggio 2007
Rapporto 2007 di Amnesty International: Discriminazione sulle minoranze in
Kosovo
Secondo il rapporto annuale di Amnesty International, che copre lo stato dei
diritti umani in 153 paesi, le minoranze etniche continuano a fronteggiare serie
discriminazioni nella provincia serba del Kosovo. Atti di violenza che sono
motivati da odio etnico sono difficilmente perseguiti, il numero di quanti hanno
fatto ritorno in Kosovo rimane basso. Quanti sono stati rimpatriati a forza
dagli stati membri EU non ricevono supporto dalle autorità pubbliche, critica
AI.
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option=
com_content&task=view&id=133&Itemid=1&lang=en
Media
AFP: Roma minority demands to be part of Kosovo status negotiations, 29.5.2007
http://www.dzeno.
cz/?c_id= 14462
"Building a new beginning - The return to Roma Mahala", in: UNMIK, Focus Kosovo,
March 2007.
http://www.unmikonl ine.org/pio/ fokus_kosovo_ eng.htm
Documenti
Amnesty International: Kosovo (Serbia). No Forcible Return of Minorities to
Kosovo, Maggio 2007.
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option=
com_content&task=view&id=22&Itemid=35&lang=en#Forced% 20Returns
Di Sucar Drom (del 07/06/2007 @ 14:54:17, in blog, visitato 1979 volte)
Il Comitato Rom e Sinti Insieme si incontra il 16 giugno a Mantova
Negli ultimi giorni la situazione in Italia per le Minoranze Sinte e Rom è
sempre più grave e difficile. La settimana scorsa avevamo preparato un progetto
per continuare insieme il lavoro su una proposta legislativa ma il precipitare
degli eventi ha di fatto bloccato la segreteria tecnica del Comitato.
Crediamo indispensabile incontrarci insieme per decidere come proseguire e quali
iniziati...
Lettera aperta al Direttore del Corriere della Sera
Egregio Direttore, siamo stupiti per la pubblicazione del servizio “I baby
borseggiatori della Stazione Centrale” del 1 giugno, a firma di Gianni
Cantucci. Un servizio fotografico offerto ai lettori con ampio risalto
addirittura sulla prima pagina del Suo giornale.
É sc...
Roma, seminario nazionale sui diritti delle minoranze rom e sinte
La Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per i Diritti e le Pari
Opportunità, annuncia che si terrà il 19 Giugno 2007 a Roma, nella Sala
Monumentale di Largo Chigi n. 19, il seminario dal titolo "i diritti
fondamentali dei Rom e Sinti".
Di seguito il programma provvisorio
Ore 14:30 – 14:45
"Introduzione: verso una piena effettività dei diritti fondamen...
Trento, si presenta la nuova associazione "Nevo Drom TN"
Siete tutti invitati domani, mercoledì 6 giugno 2007, alla conferenza stampa per
la nascita della prima associazione sinta nel trentino, denominata “NEVO DROM
TN” (Associazione Culturale di promozione sociale).
L’Associazione, formata prevalentamente da Sinti, persegue obiettivi culturali e
sociali allo scopo di favorire l’interazione tra le varie Culture Europee,
sensibilizzare ad una cult...
Roma, la proposta di un Patto democratico e solidale
Il 18 di maggio il prefetto di Roma Achille Serra, il sindaco della Capitale
Veltroni, i presidenti della Provincia Gasbarra e della Regione Marrazzo hanno
siglato un accordo con il ministro dell'interno Giuliano Amato, definito "Patto
per Roma sicura”.
Analoghe iniziative sono già state prese a Milano e a Torino e ben presto
saranno estese a numerose aree del Paese.
Secondo que...
Varese, Conferenza “Cultura Rom e Mediazione”
Presso l’Istituto Universitario in Scienze della Mediazione Linguistica di
Varese, sabato 9 giugno alle ore 10.30, avrà luogo una conferenza tenuta da
Eligio Benci, responsabile del Campo Rom di via Germagnano a Torino e dalla
segreteria dell’ufficio Rom Sinti e Nomadi di Torino.
Questo intervento rientra nel più ampio programma dei seminari di Mediazione
Culturale attuati dall’Istituto, c...
Raffaele Zanon (AN) : "Servono regole più severe contro i Rom"
Il consigliere regionale di Alleanza Nazionale Raffaele Zanon (in foto) ha
annunciato che ha chiesto la discussione urgente in Commissione del progetto di
legge che si propone di regolamentare e disciplinare gli interventi sulla
presenza delle popolazioni nomadi nella Regione Veneto, attuando un maggior
controllo della legittimità della loro presenza nei territori comunali.
Per Zanon: "...
Di Fabrizio (del 08/06/2007 @ 10:13:27, in media, visitato 1606 volte)
Da
Roma_Daily_News
Nessuno ha mai sentito parlare del villaggio di Tomor, eccetto quanti vivono
lì attorno. Ora, questo piccolo villaggio nel nord Ungheria fa notizia. Una
fondazione ha deciso di aiutare gli abitati, la maggior parte disoccupati e di
scarsa scolarizzazione, a rompere la segregazione, fornendo loro computers e
collegamento wi-fi. Asseriscono che è un aiuto, ad esempio, nel terminare
gli studi, ottenere una professione e quindi un lavoro.
In quest'area la segregazione è diffusa. I bambini rom (ed a Tomor molti sono
i Rom) spesso frequentano scuole segregate [...] ed in pochi terminano gli
studi. Questa la ragione per cui la fondazione chiamata Rom Som ha deciso di
aiutarli. Ora esistono dei centri comunitari in sei villaggi dove gli abitanti
possono studiare o semplicemente navigare nel web.
Nondimeno, un altro progetto è partito a Tomor. Con l'aiuto di alcune
compagnie, per i villici sono disponibili computer al prezzo scontato di € 80,
che ricorda l'iniziativa di Nicholas Negroponte del laptop a $ 100, cosa
che ha ispirato l'iniziativa ungherese. Sono possibili anche pagamenti mensili.
Ed accanto ai computers, la connessione free wi-fi copre l'intero villaggio.
Dice la fondazione che se il programma funzionerà, continueranno in altri
villaggi e che potrebbero estendere il programma all'estero. Comunque, una cosa
è sicura: gli abitanti di Tomor sono entusiasti.
Da
Roma_Daily_News
Parlando di intellettuali rom in Russia, dobbiamo senza dubbio menzionare le
sorelle Pankov, Natalia e Lubov. Natalia era chimica e Lubov biologa. Entrambe
le sorelle avevano un'alta coscienza nazionale e spesso affermavano che non
potevano permettersi di fare alcunché di sbagliato perché rappresentavano il
loro popolo.
Durante la II guerra mondiale le due sorelle si dimostrarono vere patriote.
Luba e Natasha erano sorelle di Nickolay Pankov (anche lui eminente Rom,
famoso, per esempio, per la sua traduzione del poema di Pushkin "Zingari" in
lingua romani). Il loro padre volle che ricevessero educazione superiore. Ma
quando la Germania di Hitler dichiarò la guerra all'URSS, le ragazze dovettero
lasciare gli studi e iniziarono a lavorare a Mosca nell'industria bellica. "Non
è tempo per studiare" dissero al padre. Lavorando sino all'esaurimento, le due
ragazze costruivano contenitori per razzi.
Dopo la guerra si laurearono. Di seguito una piccola biografia.
Natalia Pankova (1924-1991). Assistente Ricercatrice dell'Istituto
Sottoprodotti Organici e Tinture, dove lavorò per 35 anni. Ebbe una carriera
professionale di successo. Per esempio, registrò 30 sviluppi avanzati della
tintura di cianuro (ricevendo per questi il certificato di invenzione). Natalia
aveva anche talento: cantava e ballava molto bene, dipingeva con matite e colori
naturali.
Lubov Pankova nacque nel 1925 Ottenne un dottorato in Biologia nel
campo della fisiologia umana ed animale. Ha lavorato principalmente nell'area
della fisiologia clinica. E' Assistente Senior di Ricerca di un laboratorio
fisiologico dell'Istituto Centrale di Esame Avanzato della Capacità ed
Organizzazione Lavorale per Disabili. Le sue ricerche furono su un macchinario
per le relazioni intercentrali con le loro anomalie e compensazioni. Lubov
lavorò anche per l'Accademia delle Scienze dell'URSS ed istituti pedagogici,
dove insegnò fisiologia umana ed animale, attività nervosa e peculiarità
anatomica e fisiologica dei bambini e dei teenagers. Inoltre, è autrice e
co-autrice di diversi libri di studio e di oltre 50 lavori scientifici,
pubblicati principalmente nella stampa. Lubov ha anche fatto molto per
preservare e registrare la storia nazionale. Ha scritto le propriememorie, che
sono in attesa di pubblicazione.
[...]
Thanks to Nickolay Bessonov for the information
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