Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Quando succedono fatti come
quelli recenti nella comunità cinese di Milano, ci sono due tendenze: 1) fare il
tifo per una fazione o per l'altra; 2) immaginarsi scenari apocalittici. Si
dimentica sempre che dietro storie simili esiste quasi sempre una mediazione, a
volte invisibile e spesso spontanea, che lavora per affrontare le questioni
piccole e grandi. Credo sia questo il senso della lettera che mi è arrivata e
che pubblico di seguito
LETTERA APERTA AGLI ABITANTI DEL
QUARTIERE PAOLO SARPI
C’e un’altra Paolo Sarpi, oltre a quella descritta in questi giorni dai giornali
e dalle televisioni.
C’è una Paolo Sarpi che non pensa che qui “il clima sia
irrespirabile” e che “la tensione si tagli con il coltello”. Ci sono anche
uomini, donne e bambini italiani che vivono accanto a uomini, donne e bambini
cinesi con curiosità reciproca e con piacere.
Anche noi crediamo che la legalità sia un valore da rispettare e
salvaguardare, sempre e da parte di tutti, italiani e non italiani.
Anche noi riconosciamo l’esistenza di problemi (peraltro di lunga
data), come quello della viabilità, dei marciapiedi stretti, della necessità di
riqualificazione urbanistica del quartiere.
Tuttavia a noi questo quartiere piace, perché è vivace, sicuro,
vario e ricco di stimoli. E riteniamo che i problemi si risolvano con il dialogo
e la collaborazione, non seminando e fomentando discordie, né boicottando
attività commerciali.
Chi vive qui sa che non è vero che tra italiani e cinesi regnino
soltanto tensione e incomprensione: ci sono anche relazioni di buon vicinato, di
scambio culturale, in molti casi di stima e di amicizia. Qualche esempio: il
gruppo di bimbi italiani che studia cinese nella scuola di via Giusti, i bambini
cinesi che frequentano le scuole italiane e le attività all’oratorio; gli adulti
cinesi che studiano italiano e gli adulti italiani che studiano cinese; gli
italiani e cinesi che spesso si vedono insieme per la strada o al bar.
Noi crediamo che sia questa la strada da seguire: non negando i
problemi, ma incrementando i momenti di incontro e di conoscenza già
spontaneamente in atto, lontano sia dall’ intolleranza, sia dalla violenza.
Non fa onore a una metropoli europea far mostra di un
atteggiamento di chiusura i intransigenza.
Polo Sarpi non deve essere considerata un problema, ma un
laboratorio in cui sperimentare strategie di collaborazione, convivenza e
integrazione nel rispetto sia delle leggi, sia delle specifiche identità
culturali, dando vita a progetti comuni che accompagnino il nostro quartiere e
la nostra città verso il futuro.
Alcuni abitanti della zona
Referenti: Cristina Fabbri e Nicoletta Russello
Di Fabrizio (del 21/04/2007 @ 10:00:06, in Europa, visitato 2636 volte)
La vita è feroce per i Rom di Spagna
By Victoria Burnett
Published: April 17, 2007
MADRID: I Rom in Spagna possono essere stati strumentalizzati nel creare il
flamenco, ma i membri di questa comunità - la più antica minoranza nel paese -
continua ad essere socialmente marginalizzata e soffrire discriminazioni [...].
Una ricerca, commissionata dal Ministero del Lavoro ed Affari Sociali e che
ha coinvolto 1.600 famiglie Rom, dipinge una foto feroce di una comunità di
700.000 persone, dove sono alte povertà e analfabetismo ed il senso di
ingiustizia è pervasivo.
La situazione dei Rom contrasta vivamente con quella dei quattro milioni di
immigrati in Spagna, che trovano confortevole la società che li ha adottati. La
Spagna ha ottenuto in anni recenti il plauso per come è riuscita ad assorbire la
crescente massa di immigrati con relativamente poche frizioni.
"E' preoccupante," dice in un'intervista telefonica Amparo Valcarce, vice
ministro per gli Affari Sociali. Definisce il gap sociale tra i Rom e la
popolazione spagnola come interamente "abissale".
"Queste persone hanno vissuto assieme a noi per 500 anni" dice Valcarce.
"Sono spagnoli, ma non si sono ancora ben integrati."
La popolazione Rom di Spagna - la più vasta dell'Europa Occidentale - forma
il più grande gruppo di minoranza nel paese. Come la più ampia popolazione Rom,
hanno una storia di persecuzioni.
Conosciuti in Spagna come Gitani [...], si ritiene che siano migrati in
Europa dalla regione del Punjab, oggi divisa tra Pakistan ed India, all'inizio
del millennio scorso. Si stabilirono in Spagna circa 500 anni fa, ma vennero
perseguitati per secoli dato che i governanti cattolici tentarono di assimilare
od espellere le minoranze [vedi
ndr].
I Rom sono tradizionalmente concentrati nella regione meridionale
dell'Andalusia, dove hanno giocato un ruolo chiave nello sviluppo del flamenco,
il ritmo pieno di soul che è un'icona dell'arte spagnola. Le melodie e i ritmi
del Punjab portati dai Rom sono considerati una delle influenze che diedero
origine al flamenco, assieme alle influenze arabe, ebree ed andaluse. Ma i Rom
ne incubarono la forma artistica, che ottenne un ampio riconoscimento negli
ultimi 200 anni.
Il nuovo studio sui Rom, reso pubblico la settimana scorsa, è stato
commissionato dal governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero per guidare
i programmi ufficiali tesi ad aiutare la comunità.
Valcarce afferma che un piano lavoro discusso in Parlamento fornirà un nuovo
meccanismo per l'auto-impiego per chi - come la gran parte dei Rom commercianti
ambulanti - per pagare ed ottenere i benefici della sicurezza sociale. Il
governo sta progettando una nuova legge che aiuti e offra tagli alle tasse per
le compagnie che impiegano gente marginalizzata o disabile.
Tre quarti degli intervistati nella ricerca, che è stata condotta
dall'Istituto Nazionale di Statistica, avevano contratti di lavoro a tempo o
lavoravano in proprio. Il 17% hanno ricevuto qualche forma di beneficio sociale,
tre volte la media nazionale.
La ricerca ha mostrato bassi livelli di alfabetizzazione e frequenza
scolastica tra i Rom: il 15% degli intervistati era illetterata e la stessa
percentuale aveva frequentato la scuola per cinque anni o meno.Appena un terzo
ha frequentato la scuola sino all'età minima di 16 anni, e solo lo 0,2% ha
ricevuto educazione universitaria, comparate alla media nazionale del 20%.
Juan de Dios Ramírez-Heredia, a capo della Unión Romaní, una OnG spagnola,
dice che i livelli di analfabetizzazione nella comunità sono vicini al 40%, ma
era dell'80% tre decadi fa, e questo è il risultato dei programmi governativi
che hanno aiutato le generazioni più giovani.
Nella ricerca, in due casi su cinque gli intervistati dicono che il loro
padre era analfabeta e tre su cinque che lo era la loro madre.
"Prima la situazione era spaventosa," dice Ramírez, che si aspetta che i
livelli di analfabetizzazione diminuiscano della metà nei prossimi 6/7 anni.
"Non si vedono cose simili in Ruanda o Burundi."
Secondo la ricerca, il 47% dei Rom considerano il razzismo e la
discriminazione il loro maggior problema. Oltre la metà degli intervistati
afferma di essere stati discriminati quando hanno cercato un lavoro o un
appartamento in affitto.
Quattro su 10 dicono di aver incontrato discriminazioni nella vita di ogni
giorno, come andare a fare la spesa o al bar, in piscina o in discoteca.
Di Fabrizio (del 21/04/2007 @ 19:33:10, in Italia, visitato 2558 volte)
Ricevo da Dijana Pavlovic:
Giovedì 19 aprile è stato convocata una seduta del consiglio di zona 3, a
Milano, aperto agli interventi dei cittadini, e annunciata la presenza del
assessore Moioli e di Don Colmegna.
Il tema era il campo nomadi all’interno del parco Lambro (soluzione temporanea
per i Rom cacciati da Opera, e in attesa di una soluzione definitiva). Dato
che era stata annunciata la massiccia presenza di attivisti della Lega Nord, di
AN e dei “comitati cittadini contro i Rom”, e che tra gli iscritti a parlare non
c’era nessuno in nome dei Rom, la consigliera della Lista Fo (che è anche la mia
lista) mi ha invitato ad intervenire.
La prima cosa triste che ho visto entrando, è stata un consigliere di zona con
una maglietta con la scritta: “Zingari in zona 3? No grazie!”.
(vedi foto – “Un uomo può sorridere, ed essere un malfattore!” W. Shakespeare)
Dentro la sala c’erano più di duecento persone che urlavano: Li vogliamo
fuori dalle palle! Portateveli a casa vostra! Don Colmegna non c’era, e mi
hanno riferito che, prima che arrivassi io, l’assessore Moioli aveva tentato di
parlare, ma a causa delle urla disumane, non si era capito nulla di quel che
aveva detto. E questo solo perché aveva tentato di esporre il suo “fantastico”
progetto sugli “zingari”: recintati e controllati a vista, continuamente, ma non
cacciati via, perché questo sarebbe illegale.
Gli interventi dei “cittadini” erano unanimi: “Questa è casa nostra, non
li vogliamo, sporcano, rubano, non vogliamo trattare, se ne devono andare fuori
dalle palle!”.
Qualcuno è arrivato persino al punto di prendersela con l’amministrazione per
aver piantato degli alberi davanti al campo provvisorio, svelando un piano
diabolico: nascondere gli zingari e le loro attività criminali. La protesta
si concretizzava nella geniale proposta di tagliare tutti gli alberi del parco,
a fin di bene, e per la sicurezza dei cittadini onesti. Avendo con questo
raggiunto il mio limite di sopportazione, sono uscita. E fuori ho incontrato
nuovamente il consigliere in “maglietta”, così ho chiesto di poter fare qualche
foto. Forse pensando che fossi una giornalista, il consigliere mi ha dato il
permesso. Sembrava molto contento e orgoglioso. Nessuno ancora aveva capito chi
io fossi. Poi, una signora mi ha riconosciuto: “ Ma è la zingara che ho visto in
televisione!”.. Un’attimo di stupore e di gelo e poi è partito un brusio
generale, che subito è divenuto un frastuono di insulti. Poi mi hanno invitato
ad entrare per il mio intervento.
Avevo preparato un discorso pacifico, nel quale si dice che porto la voce di
tanti Rom di Milano, onesti e lavoratori, pronti al dialogo, al fine di trovare
le migliori soluzioni abitative. Avrei anche voluto dire che le persone contro
le quali si ribellano sono una quarantina di uomini donne e bambini (gli altri
sono stati cacciati via, per una trasgressione del patto di legalità,
ingiustamente - ma questa è un’altra storia), tutta gente per bene, lavoratori,
poveri, ma con il diritto sacrosanto alla dignità umana. Avrei voluto dire che
anche ai Rom non piace vivere nei campi, che chiedono alle istituzioni di
impegnarsi a cercare altre soluzioni, insieme a loro.
Non l’ho potuto dire. Sono stata aggredita verbalmente e, poi, quasi
fisicamente. Sono stata insultata: Zingara di merda! Torna a casa tua! Non ti
vogliamo! Fuori dalle palle!...
Passati i tre minuti che mi erano concessi per l’intervento, la polizia, insieme
a un’altro attivista in maglietta verde, sono venuti da me offrendomi la scorta
per uscire. Ovviamente ho rifiutato, volendo rimanere fino alla fine.[...]. Ho
sentito l’assessore Moioli dire: “Ragazzi calmatevi, questi non rubano, lo
sapete bene, perché questi sono controllati, il problema sono gli altri, quelli
che sono fuori”.
Mi sono vergognata (salvo rare eccezioni), per quella poca gente che dice di
essere di sinistra e che rappresenta la sinistra, in quel consiglio, che ha
applaudito il discorso finale dell’assessore, e che non si sono alzati, non
hanno detto una parola o fatto qualcosa, quando sono stata fortemente insultata.
Ma del resto, nel loro piccolo, dall’interno di un consiglio di zona, loro
seguono la politica della sinistra milanese in generale, che non ha la forza di
alzare la voce contro questa barbarie, e appoggia coloro che vogliono recintare,
controllare, segregare.
A coloro che pensano di poter ignorare o sminuire il razzismo e l’odio gridatoci
apertamente in faccia, e che è come un virus che si sta allargando in tutta la
Lombardia, chiederei una riflessione al di là dei giochi politici, di alleanze e
di “bandierine”: non si è arrivati ad un punto dove è necessario dire basta,
alzare la voce e fare qualcosa? Qual è il limite di sopportazione prima di
condannare, chiaramente e apertamente, quello che sta accadendo? E’ gia accaduto
in passato, di non dare peso a posizioni simili, ignorando segnali precisi di
razzismo e violenza. Sappiamo bene cosa ha portato.
Ma chiederei la stessa cosa a quelli come me, al mio popolo, ai Rom. Qual è il
limite di sopportazione? Possiamo permettere ancora una volta questo virus? Non
ci riguarda tutti quello che sta accadendo, nonostante in questo caso si tratti
di rom rumeni? Non è forse la stessa cosa? Non ci toccherà tutti, e anche
presto? Non dobbiamo ai nostri antenati morti nei lager, a noi stessi e ai
nostri figli, di unirci per una volta e far sentire ed ascoltare la nostra voce?
O aspetteremo come sempre di subire quello che gli altri vogliono e decidono per
noi? La Storia ci dice che hanno sempre voluto e preso decisioni terribili.
Perchè questa volta dovrebbe essere diverso? Perché viviamo in un paese
democratico e in una società civile? Io vengo da un paese che, in tutti questi
anni, ho sentito definire non-democratico, di regime, che negava diritti e
libertà. Ma ho dovuto venire a Milano, per sentirmi dire che avevo bisogno di
una scorta, per il solo fatto di aver dichiarato la mia appartenenza etnica.
Opre Roma!
Di Fabrizio (del 22/04/2007 @ 09:33:10, in Europa, visitato 2347 volte)
Da
Les
Rroms acteurs
I Rrom francesi voteranno per una gadji o per un gadjo ?
In I Rom e le autorità
Par Courthiade, professeur de langue et civilisation rromani à l'INALCO
(Paris)
La popolazione dei Rroms in Francia è vicina ad un mezzo milione di persone,
per lo più cittadini francesi (essendo gli altri percepiti come Jugoslavi, Greci
o Turchi venuti a portare la loro forza di lavoro dopo la guerra). Circa il 20%
soltanto di questa popolazione ha un modo di vita mobile, che riguarda
soltanto cittadini francesi. Questo tasso è cinque volte più elevato che a
livello europeo (4% il modo di vita mobile sui 10 a 12 milioni dei Rroms
dell'Europa). Tale elettorato non è dunque trascurabile. Tuttavia, tanto in
occasione della presente campagna elettorale che delle precedenti, nessun
candidato ha girato gli occhi verso questo giacimento di voce. Dimenticanza?
Certamente no, poiché il collettivo Romeurope ha indirizzato a tutti gli attuali
candidati una posta che riguarda questa popolazione e solo due QG (UDF e PS)
hanno risposto con delle banalità.
Come un Rrom francese può allora sentirsi implicato nel dibattito che scuote
il loro paese? E per contro, perché dire due parole sensate al questo riguardo è
considerato dai candidati come un rischio di perdere migliaia di elettori?
Poiché è proprio là ciò che temono i candidati: l'alleanza che uccide...
E questo timore viene per il fatto che i Rroms non sono percepiti per ciò che
sono, cioè semplicemente un popolo che è stato deportato dall'India del nord
(Media Valle del Gange, oggi Uttar Pradesh) in Afghanistan nell'XI secolo,
quindi venduti come schiavi in Iran orientale (Khorassan) prima di seguire i
loro padroni ed i conquistatori seldjoukides (i primi "turchi") per andare verso
Baghdad e l'Asia Minore dove stabilirono il sultanato di Konya. Di là proseguono
la loro progressione un po'ovunque in Europa (che arriva a Parigi nel 1427) e
fanno da parte del popolo europeo, con la loro lingua, la loro cultura, i loro
valori e la loro visione del mondo. Da secoli questo popolo contribuisce come
gli altri popoli ai progressi del nostro continente. E tuttavia, non è come un
popolo che i Rroms sono visti. Sono considerati sia come un clan che una classe
sociale problematici, sia come migranti eterni, figli del vento o nomadi
impenitenti, "Gens du Voyage" in termine politicamente corretto, indesiderabile
per discorso franco. Ma che ciò non tenga, i problemi che sono presunti portare
ripartiranno con loro molto così rapidamente - da cui questa predilezione delle
autorità per considerare Rroms come viaggiatori di cui ci si può facilmente
sbarazzare, tanto più facilmente che la maggior parte ignorano i loro diritti.
È questo malinteso che è la forma più recente di discriminazione,
condannandoli a "soluzioni dette sociali" che non soltanto non risolvono detti i
problemi sociali, ma hanno piuttosto tendenza a crearli ed iscriverli in un
circolo vizioso.
Rroms, Mânouches, Gitans: quale parola scegliere?
Le tre parole sono giuste e ciascuna designa uno dei grandi rami del popolo
rrom: i "Rroms" per circa 85% che vivono in Europa dell'Est e nei Balcani, "Gitans"
(o "Kalés") un milione che vive in Spagna ed in parte in Francia e "Mânouches"
(o "Sintés") per circa 5% restante hanno vissuto molto a lungo nelle regioni di
lingua tedesca ed in Italia del nord. La sola complicazione è che "Rrom" è usato
per designare tutti i tre rami dei Rroms dell'Est e che Kalés (o Gitans) designa
anche tutto l'insieme in quella dei Gitani.
Per contro la parola "tsigane" designava inizialmente una setta bizantina che
era già scomparsa al momento dell'arrivo dello Rroms, tanto che la gente del
popolo ha riutilizzato questo vecchio nome per designare sia i Rroms, sia gli
altri gruppi più o meno a caso. La parola "zingaro", che è un insulto in
numerose lingue, è dunque da evitare al di fuori del settore della musica.
Secoli di persecuzione
È il ritornello un po' riduttivo che si trova con di tutti coloro che per una
ragione o un'altra fanno professione di intenerire il lettore utilizzando la
compassione, che è praticamente diventata una merce nella società attuale. Ed è
vero che le persecuzioni riguardo ai Rroms in Europa hanno raggiunto dimensioni
inaudite: esecuzioni barbare, mutilazioni, espulsione o altre punizioni
effettuate per la sola mancanza di essere nato Rrom - tutto ciò non è nulla
accanto al genocidio di 600.000 Rroms, Sintés e Kalés, perpetrato dai nazisti e
dai governi che li ammiravano. Su queste persecuzioni, si trovano pubblicazioni
molto abbondanti, ma che ahimè si limitano in generale ai casi più visibili e
tacciono sulle persecuzioni "umane", mascherate da pseudo-beneficenza, il
paternalismo, la corruzione ecc....
Interazione economica dei Rroms nella storia
Tuttavia ci sono stati molti casi di intelligenza tra Rroms e popolazioni
locali nelle regioni dove questi erano stabiliti. In generale in Asia minore e
nei Balcani i Rroms sono considerati per avere portato tecniche nuove nel lavoro
dei metalli, tecniche che hanno fatto avanzare in particolare l'agricoltura
locale.
In alcuni casi, il loro contributo è stato decisivo nonostante loro, poiché
il professore Ian Hancock (Univ. di Austin in Texas) ritiene che è la riduzione
in schiavitù - dunque in forza di lavoro massiva ed economica, di tutti i Rroms
penetrati in Moldavia e Munténie (è nel sud della Romania d'oggi) che ha
permesso a questi principati di esistere come tali nonostante il disastro
economico nel quale le orme ottomane e la corruzione asfissiante questi due
paesi ed i loro popoli. I Rroms vi esercitavano come schiavi le professioni più
diverse: manovali, boscaioli, muratori, musicisti, minatori, ma anche segretari
e ragionieri! L'abolizione della schiavitù dei Rroms nel 1855-56 e la riunione
di questi due principati segneranno la creazione della Romania d'oggi.
In numerosi altri paesi i Rroms ha costituito una mano d'opera stagionale
stimata: Grecia, Francia (Poitou - in particolare nelle culture "maraîchères",
Alsazia), Spagna ma anche nei paesi comunisti. I loro regimi facilitavano spesso
l'esodo rurale verso i bacini industriali tanto che le braccia dei Rroms si
rivelavano utili per garantire i lavori dei campi. Infatti, il Rroms è capace di
dispiegare su alcune settimane un'energia considerevole al lavoro quando la
stagione, la clientela o diversi imperativi lo esigono - questo prima di
usufruire del guadagno acquisito. Questo tipo di flessibilità, motivata da un
risultato da compiere, sorprende coloro che nel lavoro vedono soprattutto
l'obbligo di fare atto di presenza e traggono vantaggio da tutte le opportunità
(fine settimana, vacanze, congedi, ponti, assenze, RTT, mercoledì delle madri di
famiglie, riposo, mangiare, troppo tardi, troppo presto, assente "precisamente"
oggi) per giustificare assenze. Una e l'altro degli approcci dipende da una
certa visione della "qualità della vita" ma nessuna dovrebbe essere presentata
come più virtuosa dell'altra.
Aggiungiamo a ciò che i Rroms sono stati a lungo implicati nella coltivazione
delle piante medicinali per l'industria bulgara della medicina.
In misura maggiore, i Rroms sono a lungo stati un legame tra il
commercio delle borgate e le case isolate, per i loro prodotti (attrezzi
agricoli pagati in natura e smaltiti in città) ma per altro ancora. Certamente
queste reti sono obsolete al giorno d'oggi ma hanno a lungo contribuito alla
vita normale delle campagne. Un'altra funzione dei Rroms era lo spettacolo, ma
anche alcune forme di "psicoterapia" e di consiglio sotto forma di divinazione.
La concorrenza che rappresentavano per le chiese non ha spesso valso loro
l'amenità di quest'ultimi - l'inquisizione si è mossa in modo particolarmente
inumano riguardo ai Gitani.
In una società che valorizzava il recupero (che forse ritornerà) i Rroms
avevano acquisito competenze ambientali di alto livello. Al giorno d'oggi, molte
imprese hanno una dimensione internazionale, come Santiago in Francia e Vamosi
in Ungheria. Negli Stati Uniti una delle specialità dei Rroms è il lavoro delle
grandi strutture in alluminio e la riparazione lampo delle carrozzerie di
automobili - e che montano in freccia, la divinazione organizzata come veri
centri medici.
Più modestamente, i Rroms che lavorano nelle fiere (ma anche i "Forains" non
Rroms che sono in numero quasi uguale) danno lavoro, certamente precario ma ben
esistente, a quantità di genti nei comuni in cui passano.
Si potrebbe aggiungere con un'ironia amara che centinaia di "esperti dei
progetti rroms" sono remunerati - senza grande risultato in realtà - da numerose
istituzioni e ministeri in Europa, cosa che protegge quest'esperti della
disoccupazione. Inoltre, il timore del Romanichel (parola che in rromani
significa semplicemente "popolo rrom"), mantenuto sulle onde da diversi "esperti
in sicurezza" che si trovano anche tra i produttori di sistemi d'allarme e di
protezione, permette a quest'industria di aumentare i suoi vantaggi (è ad una
scala inferiore alla tattica della NRA negli Stati Uniti). Questo ricorda una
relazione del prefetto dei Pirenei Atlantici nel 1802 che scriveva: "Quella
gente-là (Romanichels), anche se sono onesti per la maggior parte, è
responsabile di numerosi allarmi nel paese poiché il loro semplice arrivo
incoraggia i malfattori a perpetrare i loro misfatti, tenuto conto che sarà loro
facile farli loro firmare;" occorre dunque espellerli ". Naturalmente ci sono
Rroms, Sintés e Kalés malfattori, come presso i marinai pescatori bretoni, i
Lionesi, i diabetici, le bionde o i giornalisti, ma lo stereotipo che associa
Rroms e delinquenza è tanto assurdo quanto distruttivo (il tasso di criminalità
è comparabile a quello del non rroms di classe sociale simile ed il numero di
morti è molto più debole).
Meccanismi di successo sociale
Nonostante il fatto che più del 60% della popolazione rromani dell'Europa
vive attualmente in condizioni tragiche di sopravvivenza, esiste un buono numero
di famiglie, di individui o di Comunità la cui buona integrazione economica non
ha condotto alla perdita del patrimonio culturale. Ad esempio esiste in Romania
un tipo d'elite, chiamata "Gabors", che ha sempre saputo attraverso i diversi
regimi politici ed economici restare relativamente prosperosa ed allo stesso
tempo da coltivare il suo modo di vita tradizionale - tra cui, con l'ausilio di
alcuni adattamenti, le sue professioni. Nessuno di loro in ogni caso sigla in
margine alle attuali disoccupazioni!
Al contrario, i Macharis di Dány in Ungheria si sono interamente riconvertiti
da un punto di vista professionale poiché lavorano tutti alle catene
d'assemblaggio di prodotti elettronici, questo mantenendo anche la loro lingua e
la loro cultura. Il fallimento non è dunque affatto iscritto nel destino dei
Rroms.
Il fallimento
Le cause del fallimento sono spesso la congiunzione, o piuttosto il
concatenamento, di molti fattori. Così, in occasione dell'abolizione della
schiavitù in Romania, nulla è stato fatto per accompagnare i nuovi liberati che
si trovavano alla via in un sistema feudale senza pietà (mentre i loro vecchi
proprietari erano stati compensati dallo Stato). Si sono dunque trovati nella
marginalità mentre nulla era fatto per combattere la mentalità schiavista, non
soltanto in Romania, ma anche le ripercussioni della schiavitù (mancanza di
progetto e del senso della responsabilità, sottovalutazione di sé, assenza della
sensazione di proprietà ecc.). Con l'arrivo del comunismo e l'esodo rurale, la
mano d'opera agricola è fornita dai Rroms, con lavoro garantito e miglioramento
delle loro condizioni di vita - in modo che sono considerati in quegli ultimi
anni come i "privilegiati di Ceausescu" e di là a dire che il dittatore era "di
razza zingara", egli vi aveva soltanto un passo - segnalato più una volta dalla
stampa!!!!
La caduta del comunismo condusse alla restituzione delle terre ai vecchi
proprietari ed all'espulsione dei Rroms, respinti nella disoccupazione, la
marginalità, la miseria. Situazione simile che ha naturalmente fatto
moltiplicarsi le OnG vampire che, non contente di deviare o sprecare i fondi
destinati ai Rroms, trattano gli interessati e garantiscono remissivamente tutto
ciò che desiderano le autorità locali. La corruzione pecuniaria, politica e
morale riguarda tanto i membri rroms che non rroms di queste OnG e l'origine
etnica non è affatto pertinente in questo settore. Questa situazione a livello
locale è tanto più spiacevole in quanto Bucarest può inorgoglirsi di risultati
notevoli come la sua legislazione antirazzista o anche il riconoscimento della
lingua e della cultura rromani nell'insegnamento scolastico (16.000 allievi
all'anno seguono questo insegnamento in tutto il paese).
Si comprende meglio perché alcune famiglie, vittime della precarietà di ogni
acquisizione sociale per i Rroms in Romania, vengono a tentare di dare una
scolarità normale ai loro bambini in Francia o in Spagna. In realtà, sono
soprattutto contadini, e le loro competenze, benché eccellenti, sono
inutilizzabili nelle città in Francia.
La situazione è peggiore ancora in Bulgaria dove, con la benedizione dei
"rappresentanti" autoproclamati dei Rroms, migliaia di bambini sono orientati
verso classi per minorati che li privano di qualsiasi futuro. La perversione del
sistema viene dal fatto che sulla carta delle relazioni tutto è perfetto: sono
testi presunti oggettivi che presiedono all'orientamento bambini. Relazioni di "rroms
esperti" confermano i buoni fondamenti delle pratiche, ingraziati i genitori con
diversi "vantaggi" (farina, scarpe ecc.), pressioni senza fine sono esercitate
su loro, tanto da OnG che dalle autorità in posto, ma anche con le reti di
genitori non rroms, si trova sempre un Rrom o due per esprimere nei mass media o
di fronte agli ispettori stranieri la propria piena soddisfazione del sistema -
mentre allo stesso tempo i vantaggi materiali poco importanti attizzano contro
Rroms la gelosia ed il razzismo di genitori non rroms poveri come loro. È questo
contesto che permette oggi a Volen Sidérov, detto "Bolen" (il paziente), tale
successo popolare (16%) quando dice che occorre "trasformare i zingari in
sapone". Effettivamente i "rappresentanti rroms", usurI e speculatori, sono i
principali colpevoli di questa situazione, con alcunI non rroms che concentrano
nelle loro mani un potere senza divisione (distribuzione dei fondi del "decennio
dello Rroms" ad esempio).
Mascherare un trattamento razzista in problema sociale non fa che precipitare
la spirale della disintegrazione, della miseria ed infine della delinquenza, che
giustifica con ciò anche le dichiarazioni dei razzisti.
Sino all'esilio
L'ipocrisia caratterizza il trattamento dei Rroms in Europa: siamo tutti
nella stessa Unione e tuttavia il modo in cui sono trattati i Rroms nei diversi
paesi non sembra interessare nessuno. Mentre la collaborazione è realizzata
sempre più stretta in mille settori, la questione rrom vi sfugge un po' poiché
sfugge alle preoccupazioni dei nostri candidati. Se dei Rroms vengono in
Francia, la risposta è di Sicurezza (o pseudo-Sicurezza), come se si trattasse
di invasori. Tuttavia, i Rroms che si partono soffrono di nostalgia; molto
preferirebbero vivere vicino delle tombe dei loro antenati (siamo molto lontano
dallo stereotipo trasportato da una certa stampa) nella loro terra natale, con
tutta la complicità della popolazione maggioritaria: allora ritorno sì, è
auspicato, ma in quali condizioni?
Finché i meccanismi reali del razzismo non sono stati identificati e
combattuti in uno spirito di buona cooperazione tra i paesi considerati, lontano
dalle relazioni politicamente corrette (ma menzognere) e dalle dichiarazioni
delle cancellerie, quali ritorno può essere previsto seriamente? Verso quale
inferno di precarietà e d'instabilità?
Il rifiuto di prendere il male alla radice
Trattare come sociale una problematica che è soltanto un tessuto di
stereotipi da parte della maggioranza può soltanto fornire pretesti alle
discriminazioni peggiori. Sarebbe essenziale formare (come la INALCO a Parigi lo
prepara) dei Rroms specializzati nei meccanismi occulti dei diversi tipi di
corruzione, affinché diagnosi realistiche possano condurre a risposte adeguate.
Tuttavia, mentre i candidati a questi studi si moltiplicano, il fondo
d'istruzione dei Rroms (43 milioni di euro attualmente depositati a Chur, in
Svizzera) non prevede di concedere loro borse, ma finanzia "centri
d'informazione" che per la maggior parte esisteranno soltanto sulla carta. È
chiaro che tali centri sono molto utili per concretare il consenso tacito tra i
governi, le OnG e le istituzioni europee.
Ed in Francia?
Come lo abbiamo accennato prima, la Francia ha mosso la questione dei Rroms sul
settore della mobilità, come se ci fosse una relazione sistematica tra i due.
Esiste dunque in Francia una legge che proibisce la mobilità? No, naturalmente,
poiché non avrebbe basi giuridiche e tuttavia, de facto, il divieto esiste e si
accompagna anche ad un divieto di fermarsi, tutto ciò certamente sotto pretesto
di Sicurezza.
In realtà anche se il 96% dei Rroms è costituito da sedentari sul piano
europeo, spetta a tutto il popolo rrom essere interdipendente, umanamente e
simbolicamente, con i Rroms (ma anche con gli altri) che hanno scelto un modo di
vita mobile, questo oltre a qualsiasi communitarismo poiché la questione
riguarda un grande numero di non rroms mobili, in particolare i Forains.
È essenziale lottare per fare accettare la vita mobile a piena uguaglianza di
diritti con la vita sedentaria, come lo prevede l'articolo 13 della
dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, cioè: il diritto di
circolare liberamente, fermarsi liberamente e riprendere liberamente la
mobilità, questo con gli stessi diritti delle residenze fisse: inviolabilità del
domicilio ma anche uguaglianza d'accesso alle assicurazioni, ai crediti ed alle
assegnazioni, come tutta la popolazione del paese. Si tratta dunque anche del
diritto di risiedere in un luogo senza essere cacciato, nel rispetto
naturalmente dell'urbanesimo locale, ma come esigere tale rispetto quando i
comuni sono nell'illegalità, poiché non applicano la legge Besson sulle
superfici di parcheggio? Rare sono le superfici esistenti, molto più rare ancora
coloro che sono corrette (occorre dunque congratularsi con i sindaci che non
sono nell'illegalità). Successivamente occorrerà che queste superfici siano
costruite con consultazione tra i protagonisti, cosa che non potrà essere
realizzata che con la presa in considerazione dei Rroms, non come eterni
"nomadi" o una casta a problema, ma come un popolo partner delle Comunità
locali.
Un leitmotiv fa credere in Francia che la mobilità dei bambini li privi di una
scolarità normale. Innanzitutto occorre rilevare che questa mobilità si estende
spesso su meno di un dipartimento. In seguito, il centro nazionale
d'insegnamento a distanza fa un lavoro notevole presso i bambini a modo di vita
mobile. Infine, la mobilità non ha mai posto problemi ai loro piccoli compagni
di scuola del Canada, dell'Australia o degli Stati Uniti, perché i bambini del
viaggio della Francia sarebbero così seriamente interessati dalla mobilità? Lo
stereotipo si sposa là con l'ignoranza.
L'altra frode: un gruppo sociale a problema
Anche se la parola Rrom, nome che un popolo si dà a sé stesso, sostituisce
sempre più spesso quelli di zingaro e gypsy, nome dato da ignari ad
indesiderabili, non è raro che sia il senso di "zingaro" o "gypsy" che resta
dietro la parola "Rrom", trattato come politicamente corretto un po' al modo
sviluppato nei paesi dell'Est sotto il comunismo. Una delle conseguenze è di
sostituire l'identità culturale positiva, contributo al patrimonio europeo, con
uno sguardo condiscendente su un vago gruppo di esclusi e miserabili.
Conseguentemente, ogni persona che si alzerebbe socialmente di questa
marginalità, cesserebbe di essere Rrom e quindi diventerebbe impropria alla
rappresentazione dei Rroms ed al dialogo con le altre parti sociali, cosa che
contiene allora questo popolo in un'incapacità intrinseca da prendere parte alla
vita sociale e politica, eccetto sotto forma di pseudo-rappresentanti più o meno
teleguidati dalle autorità locali, sempre gli stessi e mossi di posto in posto
come sedie musicali. Se si aggiungono eterni i "tirocinanti", come se la
popolazione rromani fosse composta soltanto da "jobards" che hanno necessità di
formarsi per potere agire questo proprio quando esistono sistemi di regolazione
sociale, politica ed anche giuridica molto al punto da secoli dal Rroms. Tutto
sommato, queste competenze sono puramente e semplicemente scorse alla
registrazione. Si allaccia così il circuito che impedisce qualsiasi vera
partecipazione dei Rroms alla vita della città.
Cominciare a far passare il messaggio
Effettivamente, l'ignoranza quasi totale delle popolazioni sulla questione
rromani è una delle cause di questo disagio ed occorre dunque cominciare con
un'istruzione preliminare di queste popolazioni, un po' come nelle campagne
pubblicitarie le mentalità sono bene cambiate in termini di violenze coniugali,
di tabagismo, di incivilità nei trasporti o di molestia sessuale. Ma la
tsiganophobie dipende dagli stessi instinti primitivi e potrebbe essere trattata
in parte in uno stesso modo. Tuttavia, questo non interessa nessuno poiché i
risultati sono troppo a lungo termine per gli eletti d'oggi... Mille
giustificazioni sono trovate per evadere i progetti in questa direzione: dalle
interpretazioni speciosi della Costituzione fino a "costrizioni tecniche"
passando per semplici rifiuti senza spiegazione. Le possibilità di migliorare la
situazione sono multipli, spesso molto economiche, ma ignorate delle autorità.
Tuttavia con tali rifiuti, il paese si espone a termine a problemi sociali
sempre più gravi ed irreversibili allora che le soluzioni sono a portata di mano
per che vuole accettare la realtà.
Allora, chi avrà questa volontà politica: una gadji o un gadjio???
Di Sucar Drom (del 22/04/2007 @ 10:23:17, in blog, visitato 2099 volte)
Vicenza, comunicato stampa dell'Opera Nomadi
La Sezione Locale dell'Opera Nomadi ha inviato al Direttore de Il Giornale di
Vicenza un comunicato stampa per precisare alcune delle dichiarazioni anonime
rilasciate da alcuni Sinti, durante la manifestazione di Azione Sociale e Forza
Nuova. Di seguito il comunicato
Opera Nomadi di Vicenza Le chiede di pubblicare le seguenti precisazioni in
ordine alle dichiarazioni anonime rilasciate a...
Roma,
prime sette condanne per i "fiori nel fango"
Si scambiavano i bambini tra loro e talvolta organizzavano festini privati in
appartamenti, dove i ragazzini erano sottoposti a violenze. Per questo
quindici persone, tra rumeni e italiani, si sono trovati a rispondere, davanti
al gup di Roma Andrea Vardaro, di associazione per delinquere, violenza sessuale
nei confronti di minorenni e sfruttamento della prostituzione.
Sette imputati hanno ...
Modena,
un nuovo "campo nomadi" in una zona inquinata
L’area di strada per Saliceto Buzzalino a Lesignana, scelta dal Comune per una
delle microaree per i Sinti Italiani, desta perplessità sia sul piano del
rispetto nei confronti della comunità sinta che su quello ambientale. Per questo
nasce l’invito al Comune a scegliere un’area diversa.
A suonare quello che definisce un ...
Sostieni anche tu, il 5 per mille per un progetto dell’Opera Nomadi di Mantova
Quest’anno c'è un modo molto semplice per sostenere l’Ente Morale Opera Nomadi
Sezione di Mantova. La nuova Legge Finanziaria ha infatti confermato la
possibilità per le persone fisiche di destinare agli enti no profit il 5 per
mille dell'imposta sul reddito. Basta una vostra firma sulla denuncia dei
redditi: sostenere un nostro progetto non è mai stato così semplice.
Per il 2007 vi proponi...
Roma,
il giorno dell'amnesia
Milka ha 85 anni. Ieri (4 aprile 2007), al "campo nomadi" di Testaccio, il Campo
Boario, davanti al balletto dei vigili urbani, davanti ai gipponi e alle volanti
della polizia venuti per sgomberare novanta famiglie, per ripulire dal disordine
e dare spazio al decoro urbano, si è sentita male.
L'hanno portata in ospedale per consolarla di aver perso l'ultima casa, per
rincuorarla di non ave...
Torino,
sgomberato all'alba il campo di emergenza freddo di via Basse di Stura
Da notizie radio sembra che questa mattina all'alba sia stato sgomberato
l'insediamento di emergenza freddo di via Basse di Stura. Non si hanno notizie
di dove siano stati portati i circa 170 Rom Rumeni presenti.
La sezione locale dell'Opera Nomadi, in una dichiarazione radio, chiede alla
Prefettura di Torino di conoscere il luogo dove sono state condotte le famiglie
rom. Fino a questo mom...
Sostieni anche tu, il 5 per mille per il Comitato Rom e Sinti Insieme
Quest’anno c'è un modo molto semplice per sostenere l’Associazione Sucar Drom.
La nuova Legge Finanziaria ha infatti confermato la possibilità per le persone
fisiche di destinare agli enti no profit il 5 per mille dell'imposta sul
reddito. Basta una vostra firma sulla denuncia dei redditi: sostenere un nostro
progetto non è mai stato così semplice.
Per il 2007 vi proponiamo di sostenere, at...
La storia di Taro Debar, sinto partigiano.
Io ero (sono stato) tra i gagé fin da bambino. Il mio povero papa e la mia
povera mamma morirono quando avevo quattro anni. Mi misero in mezzo alle suore
ed ai preti; là feci le scuole. Rimasi fino quattordici anni con le suore e con
i preti.
(Me ne) andai dopo un po' di tempo, avevo gia' sedici anni, andai a lavorare con
(presso) dei signori del paese. Non avevo ancora diciotto anni, arrivarono la
tre o quatto signori.
Vennero dal mio padrone e mi dicevano: "Abbiamo bisogno di te". Ed io dissi
(risposi): "per cosa avete bisogno di me?" "Cerchiamo un ragazzo svelto che
passi in mezzo ai tedeschi e che vada sulle montagne dove si trovano i
. [...]
Il testo completo in originale su
O Vurdon (segue la
versione in Sinto di Bella Ciao)
Di Fabrizio (del 24/04/2007 @ 09:53:33, in Europa, visitato 2368 volte)
Da
Baltic_Roma
Lo scorso marzo è stato lanciato un sito web del Centro Sviluppo della
Cultura Rom. Il sito www.Romi.lv,
il primo nei paesi baltici, riporta notizie sulla comunità Rom, ed informazioni
sulla storia, le tradizioni ed informazioni sui Rom in Lettonia, una
popolazione di 8.152 all'inizio del 2006, secondo l'Istituto Centrale di
Statistica. Le notizie sono disponibili in lettone, russo ed inglese. Il sito è
stato finanziato dall'Ambasciata Britannica e dal Segretariato Assegnazioni
Speciali del Ministero per l'Integrazione Sociale.
Di Fabrizio (del 25/04/2007 @ 10:10:58, in media, visitato 3124 volte)
La prima notizia riportata sul corriere della sera online
di oggi. Naturalmente prima di ogni altra cosa, viene detto che l'ubriaco al
volante è un Rom. Come se fosse quella la causa dell'incidente...
Claudia
La strage su una strada di Appignano, in provincia di Ascoli Piceno
Rom ubriaco falcia con un furgone 4 giovani I ragazzi, investiti, tutti
minorenni, sono morti. L'investitore è stato arrestato ed è piantonato in
ospedale dalla polizia
APPIGNANO (Ascoli Piceno) - Un giovane Rom, di 22 anni, di cui non è stato reso
noto il nome, alla guida di un furgone ha falciato la notte scorsa cinque
ragazzi in motorino: quattro sono morti mentre uno è stato operato e si trova in
ospedale in gravi condizioni. L'incidente è avvenuto intorno a mezzanotte su una
strada nei pressi di Appignano (Ascoli Piceno). L'investitore, completamente
ubriaco, è stato arrestato. I ragazzi,tutti tra i 16 e i 18 anni, erano andati
insieme a prendere un gelato, quando il furgone è piombato su di loro. È stata
una strage.
ARRESTATO E PIANTONATO IN OSPEDALE - Il Rom si trova ora piantonato in ospedale
a Ascoli Piceno, dove è stato ricoverato per le lesioni riportate a sua volta
nell'incidente. Vive in un accampamento da sempre al centro di polemiche nella
cittadina perché considerato incompatibile con la comunità locale. Sulla vicenda
indagano i carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore di Ascoli Piceno
Carmine Pirozzoli.
24 aprile 2007
Di Fabrizio (del 26/04/2007 @ 09:37:43, in scuola, visitato 2921 volte)
- progetto di attività didattica e animativa rivolta ai bambini del campo
rom di via Triboniano a Milano
- intervento volto a contrastare la dispersione scolastica
Il campo di via Triboniano:
Si trova nella zona 8 di Milano. Dal 1999 sono iniziati degli insediamenti di
Rom provenienti dalla Romania e a novembre del 2001 c'è stato il riconoscimento
come campo comunale. Oltre ai Rom rumeni si sono aggiunti Rom provenienti dalla
Bosnia Erzegovina.
I soggetti proponenti:
Associazione Oltre il campo, in collaborazione con l'associazione Aven
Amentza - Unione Rom e Sinti
Motivazioni:
Tra i portatori di diverse culture, i meno integrati nella società italiana
sono senza dubbio gli appartenenti al popolo Rom. Una delle cause che
maggiormente contribuisce all'esclusione dei Rom dalla società maggioritaria è
la scarsa scolarizzazione e l'alta percentuale di abbandono scolastico, tanto
che essi spesso non possono ottenere permessi e licenze necessari all'avvio di
attività commerciali a causa della mancanza dei titoli di studio obbligatori.
Se ciò è vero per i Rom italiani, la situazione si complica ulteriormente per
i Rom provenienti da altri stati, perché alle difficoltà già riscontrate si
aggiungono le barriere linguistiche.
La situazione di disagio ed emarginazione si riflette in primo luogo sui
bambini, costantemente esclusi dal mondo col quale entrano in contatto, tramite
la televisione e i racconti dei compagni a scuola, ma che nella realtà è loro
negato, obbligandoli a restare ai margini..
Il disagio più grande cui i bambini sono sottoposti è legato all'istruzione.
Ci siamo interrogati sul loro rapporto con la scuola, sull'attrazione che questa
riesce ad esercitare, sulle prospettive che offre e sulle reali capacità che
essa ha di accogliere.
Troppo spesso le strutture scolastiche sono inadeguate per comprendere i
bisogni di bambini abituati a confrontarsi quotidianamente con l'emarginazione,
la povertà, la violenza. A causa della mancanza di strumenti necessari per
rapportarsi a bambini provenienti da culture diverse dalla nostra. Vorremmo
quindi sopperire in parte a questa mancanza procurando noi per gli insegnanti
bibliografie, dispense e libri scolastici usati in Romania e in Bosnia. Questo
per sopperire in parte anche alla perdita della cultura d'origine dei bambini,
che vivono la condizione dell'emigrante, nell'incertezza della loro permanenza
in Italia.
Obiettivo generale:
Interazione con la cultura maggioritaria ed espressività.
Strategia di intervento:
Considerando la diversità come un arricchimento e questo progetto come una
possibilità di scambio e di avvicinamento reciproco vogliamo coinvolgere altre
persone integrando una diversità che la nostra società, così diversa dalla loro,
fatica ad accettare e non vive come una ricchezza ma come una minaccia ai propri
valori e stili di vita.
Doposcuola: risulta indispensabile intervenire sui bambini del campo
di via Triboniano, tutti stranieri, che in massima parte frequentano le scuole
pubbliche presenti sul territorio, fornendo un supporto didattico per
l'apprendimento della lingua italiana, lo svolgimento dei compiti assegnati a
scuola ed il ripasso degli argomenti che presentano maggiori difficoltà.
Per realizzare questo riteniamo utile strutturare un luogo di incontro e di
attività che li stimoli ad esprimersi e a sfogare tutta la loro creatività,
esternare i loro sogni, desideri, problemi, mettersi in gioco in prima persona
attraverso laboratori ed attività espressive. Presupposto fondamentale è proprio
quello di coinvolgere i bambini rendendoli protagonisti assoluti.
Queste idee sono finalizzate alla crescita della motivazione nello studio, al
piacere di costruire qualcosa insieme agli altri, al sostegno delle proprie
capacità relazionali, all'abbattimento delle inibizioni e all'abitudine
progressiva allo studio impegnativo.
L'attività espressiva, nel momento stesso in cui riesce a "far star bene"
l'individuo, è fonte di benessere, sia a livello individuale che collettivo.
Risulta pertanto essere la migliore prevenzione del disagio.
Animazione: gioco come mezzo per imparare a rapportarsi, a creare
qualcosa insieme, sottostando a regole uguali per tutti, deve per vincere è
necessario lo sforzo e la collaborazione di ogni singolo individuo, dove ognuno
abbia un proprio ruolo.
Le "regole del gioco" implicano consapevolezza non solo delle regole a cui
sottostare ma anche dei diritti che ci competono.
Potenziare la dimensione del gruppo inteso come risorsa per la crescita
personale, per il sostegno reciproco e per la valorizzazione delle capacità
individuali, nella realizzazione di un risultato comune.
Conclusione:
Per far prendere coscienza anche ad altri di questi nostri scomodi "vicini di
casa" verrà allestita una mostra fotografica sulle attività al campo, dove
saranno esposti anche lavori dai bambini, notizie ed informazioni sulla cultura
rom.
Inoltre si prevede la distribuzione di materiale informativo e
l'organizzazione di incontri di conoscenza.
www.iorom.altervista.org
AAA Cercasi:
animatori, giocolieri, clown
e chiunque abbia voglia di aiutarci ad organizzare dei
pomeriggi di gioco con i bambini del campo rom di via Triboniano a Milano
iorom@libero.it
Ricevo da Antun Blazevic
Dall'incontro di un gruppo di Rom, appassionati di musica e teatro, nasce la necessità di mettere insieme questi interessi comuni, per dare vita ad un originale soggetto culturale, capace di proporre uno spettacolo teatrale, in cui gli unici protagonisti siano soltanto Rom. La cultura e le tradizioni del popolo Rom si esprimono per lo più attraverso la musica e i racconti orali. Non esiste praticamente niente di scritto, né musica, né letteratura, né altre espressioni artistiche, che quindi si tramandano tra le generazioni solo con le parole e l'insegnamento pratico. L'evolversi degli stili di vita, l'abbandono pressoché totale del nomadismo, la necessità di inserirsi nel tessuto sociale urbano soprattutto da parte dei giovani, rischiano di far disperdere un patrimonio culturale dalle radici antichissime, o di renderlo preda della modernizzazione, stravolgendone l'identità. Da tempo si assiste, nel mondo degli appassionati dello spettacolo, ad una tendenza (che si sta trasformando in moda) verso la musica e la cultura Rom, prevalentemente d'origine balcanica. A questo evidente entusiasmo non si accompagna però, da parte degli spettatori, un altrettanto evidente bisogno di conoscere da che cosa e da chi lo spettacolo trae le sue origini: molti "intenditori" si fermano alle musiche di Goran Bregovic o ai film di Emir Kusturica, e niente invece sanno delle vere radici della storia dei "gitani", né delle loro attuali condizioni di vita nelle aree cittadine. Lo spettacolo che intendiamo mettere in scena vuole proporre un nuovo approccio del pubblico verso la cultura Rom. Sul palco si alternano un unico attore e i musicisti, accompagnati, in alcune occasioni, da danzatrici. I brani recitati dall' attore Antun Blazevic (meglio noto come "Toni Zingaro", che ne è anche l'autore), raccontano storie di vita, in prosa e in poesia, del popolo Rom, con accenti che vanno dall'ironico al drammatico. I pezzi musicali, risalenti alle tradizioni balcaniche, sono rielaborati in modo originale dalla "band" Gipsy Balcan, e accompagnano la voce narrante, adattando la musica al racconto. Il nostro spettacolo si intitola "Ricordi". Sono i ricordi di un'epoca che pare tanto lontana, ma che invece è ieri, sono i ricordi dei vecchi, che non vogliono che i giovani dimentichino le loro origini, sono i ricordi di un mondo che appare all'esterno in modo troppo spesso negativo o solo folkloristico, mentre invece vive ancora oggi in uno stato di segregazione sociale, che di folkloristico ha molto poco. Probabilmente il nostro è finora l'unico tentativo, in Italia, di ideare e portare in scena uno spettacolo interamente progettato ed interpretato solo da Rom. Crediamo fortemente nel teatro come forma di diretto coinvolgimento del pubblico rispetto a ciò che viene rappresentato: questo tipo di comunicazione, a metà strada tra il messaggio sociale e il divertimento, può costituire una vera novità nel promuovere il dialogo e la comprensione tra diversi modelli di vita, tracciando un nuovo percorso verso una reciproca, reale conoscenza tra Rom e "gagè". I COMPONENTI DI "DROMOMANIA": - Antun Blazevic ("Toni Zingaro"), attore e autore del soggetto e dei testi, - Marian S. Cinbalo - Albert M. Fisarmonica - Mariano M. Violino - Petrica H. Contrabbasso - Sorian D. Clarinetto Sassofono Flauto Budget del gruppo € 1000.oo (comprese le spese di viaggio) Contatti: Antun Blazevic (Toni): 3400824785 (dopo le 20.30) Marian Serban 3283760571 (tutto giorno) tonizingaro@hotmail.it
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