Di Fabrizio (del 23/03/2011 @ 09:39:27, in Italia, visitato 1659 volte)
Venerdì 25 marzo dalle ore 15,00 alle ore 19,00
presso la sede dell’associazione chi rom e… chi no, “Scola Jungla” in Via Cupa
Perillo (campo rom) Scampia-Napoli è gradita la conferma all’incontro
"L'associazione chi rom e...chi no, in collaborazione con Osservazione,
centro di ricerca azione contro la discriminazione di rom e sinti, organizza una
tavola rotonda per presentare e discutere i risultati della ricerca sul sistema
di interventi che puntano a difendere i minori rom e sinti in Campania. La
ricerca è stata realizzata nell'ambito del progetto "La protezione dei minori
Rom in Bulgari, Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Romania e Slovacchia,
condotta, dall' European Right Centre in collaborazione con Osservazione.
Il progetto è finanziato dalla commissione Europea nel quadro del programma
"Diritti Fondamentali e Cittadinanza"
Presentazione della ricerca Francesca Saudino e Daria Storia OsservAzione
Barbara Pierro e Emma Ferulano chi rom e… chi no
Sono previsti gli interventi di: Dott. Assante e Dott. Avallone Giudici del Tribunale per i Minori di Napoli,
Dott.ssa Molinaro Presidente Ordine Assistenti Sociali Campania,
i rappresentanti delle istituzioni, delle strutture residenziali e dei CPA, le
scuole, le associazioni del terzo settore, gli assistenti sociali e le famiglie
dei territori interessati dalla presenza di comunità rom.
Evento accreditato dall’Ordine Professionale degli Assistenti Sociali della
Regione Campania, riconosciuti due crediti
Per info ed eventuali indicazioni contattare: 348.8842827 – 338.8525697 – email: chirom.e.chino@gmail.com
Di Fabrizio (del 23/03/2011 @ 09:16:38, in Regole, visitato 2661 volte)
Questa (ieri NDR) mattina si è svolta presso la Camera
del Lavoro di Milano la presentazione dell'appello "I Diritti non si
sgomberano", per fermare gli sgomberi dei campi Rom a Milano, che ha già
raccolto l'adesione di oltre 60 associazioni.
Sono intervenuti alcuni dei rappresentanti delle numerose realtà che hanno
promosso l’appello: Onorio Rosati e Corrado Mandreoli per la CGIL, don Massimo
Mapelli della Casa della Carità, Annamaria Bufalini per le Mamme e Maestre
di Rubattino, Bruno Segre del Campo della Pace Ebraico , Paolo Agnoletto per il
Gruppo Sostegno Forlanini, Claudio Cristiani di Agesci Zona Milano, Diana
Pavlovic di Rom e Sinti Insieme, Avv. Alberto Guariso di Avvocati per Niente e
Associazioni Studi Giuridici sull'Immigrazione, una operatrice del Naga e l'avv.
Gilberto Pagani di Legal Team Italia.
Un appello rivolto all’amministrazione perché opti per politiche di vera
integrazione ed abbandoni la logica degli sgomberi, appello però rivolto anche
al tessuto civile di questa città perché ritrovi il gusto della partecipazione
alla costruzione di una città capace di tutelare i diritti di tutti al di là
delle appartenenze etniche e culturali.
In allegato il testo dell'appello con tutte le firme raccolte fino ad oggi.
L'intento è quello di raccogliere nuove adesioni sia di associazioni e gruppi
che di singoli cittadini, che andranno comunicate ad uno dei seguenti indirizzi
scendiamoincampo@gmail.com
oppure gaggini@libero.it
L'invito è quindi quello di farlo girare il più possibile e di pubblicarlo
sui diversi siti internet (se vi serve in altro formato chiedetemelo); allego
anche una griglia da utilizzare eventualmente in caso di raccolta diretta delle
firme (che andranno poi comunicate comunque ai due indirizzi mail indicati
sopra).
Saluti a tutti
Negli ultimi due anni a Milano sono stati effettuati oltre 360 sgomberi di
campi abitati da Rom e Sinti che hanno coinvolto alcune centinaia di nuclei
familiari presenti da tempo sul territorio cittadino.
Dopo ogni sgombero si assiste solo alla rituale esibizione dell'effetto
"pulizia" e alle soddisfatte dichiarazioni degli Amministratori Comunali
riguardo ai quintali di immondizia rimossi.
Spesso gli sgomberi vengono eseguiti senza alcuna preventiva notifica e a
volte gli agenti di polizia intervengono in numero decisamente spropositato
rispetto alla popolazione Rom che intendono allontanare, considerando anche
l'alto numero di anziani e bambini presenti; gli sgomberi spesso sono attuati
all'imbrunire o alle prime luci dell'alba ed anche in pieno inverno con avverse
condizioni atmosferiche, molti sgomberi sono avvenuti sotto la pioggia o la
neve; a seguito degli sgomberi le abitazioni e i pochi altri beni
personali dei Rom sono arbitrariamente distrutti, spesso si tratta di
oggetti di scarso valore economico che tuttavia per quelle famiglie
rappresentano le uniche proprietà; la maggior parte delle persone sgomberate non
riceve alcun tipo di offerta circa una sistemazione alternativa, e nelle rare
occasioni in cui sono presenti i servizi sociali le soluzioni proposte prevedono
lo smembramento delle famiglie o l'allontanamento dei minori.
A causa dei continui e ripetuti sgomberi molti bambini Rom sono stati costretti
ad interrompere la frequenza scolastica e i preziosi legami di amicizia
costruiti con i compagni. Le maestre e i genitori delle scuole dove sono stati
inseriti alcuni bambini Rom, ci hanno più volte ricordato come i continui
sgomberi violano l'inalienabile diritto all'istruzione. Quella di
frequentare la scuola è l'unica possibilità per questi bambini di pensare ad un
futuro diverso. I bambini a cui viene negato il diritto all'istruzione sono
bambini privati anche del diritto di sapere che si può vivere in un modo
migliore, privati anche solo del diritto di sognare una vita diversa.
Questa scelta praticata dall'Amministrazione Comunale di Milano ci risulta
intollerabile, in quanto viola sistematicamente i più elementari diritti
di adulti e bambini sanciti dalle Convenzioni Internazionali e dalla nostra
Costituzione: il diritto all'abitare, all'integrità personale, alla salute,
all'istruzione, nonché il divieto di discriminazione.
In questi anni gli sgomberi e le ruspe non hanno risolto nulla, anzi -
con un grosso dispendio di risorse pubbliche - hanno contribuito a rendere
ancora più difficile e drammatica la vita delle famiglie Rom, ed in particolare
di alcune centinaia di bambini, aumentando il loro disagio e la loro esclusione
dal tessuto sociale.
Infatti, nonostante gli ingenti finanziamenti ricevuti (€ 13.115.700,00 il 29
agosto 2008, da parte del Fondo per la sicurezza urbana e la tutela dell'ordine
pubblico del Ministero dell'interno), nessuna azione di integrazione e
promozione sociale è stata avviata dal Comune di Milano nei confronti dei campi
Rom non regolari.
Il Tribunale ha recentemente condannato il Comune di Milano per comportamento
discriminatorio relativamente alla vicenda legata alla mancata assegnazione
delle case alle famiglie Rom del Campo di Triboniano; per lo stesso motivo, un
gruppo di 39 cittadini ha denunciato alla Procura della Repubblica il Sindaco
Moratti e il Vicesindaco De Corato per i ripetuti sgomberi dei campi Rom,
ipotizzando i reati di abuso di ufficio, interruzione di servizio pubblico (in
particolare relativamente all'obbligo scolastico ) e danneggiamento, con
l'aggravante di averli commessi per finalità di discriminazione e di odio etnico
e
razziale .
In questi anni a Milano c'è però anche chi ha scelto di incontrare questi
volti, queste persone, di costruire rapporti di vicinanza, di
considerarli i nuovi vicini di casa o i nuovi compagni di banco. A volte dopo
uno sgombero sono partite inaspettate catene di solidarietà, che hanno avuto
anche risalto sui mass-media locali e nazionale, ma queste reazioni pur
importanti non sono sufficienti.
Alcune associazioni e gruppi ma anche singoli cittadini, maestre e genitori
hanno costruito con le famiglie Rom dei rapporti basati sulla fiducia, imparando
a superare diffidenze e paure reciproche. Sono nati così progetti di
integrazione abitativa, lavorativa, scolastica. Queste persone hanno scelto di
vivere così il proprio ruolo di cittadinanza attiva per costruire una città
più vivibile e quindi più sicura per tutti, proprio perché più accogliente;
una città capace di tutelare i diritti di tutti al di là delle appartenenze
etniche e culturali.
Siamo coscienti che quelli dell'inclusione e della sicurezza sociale sono temi
delicati e non facili da affrontare, ma queste esperienze ci hanno insegnato che
basta riconoscere nei Rom e nei Sinti prima di tutto delle persone con gli
stessi diritti e doveri di ogni abitante, vecchio e nuovo, di questa
metropoli per iniziare un percorso diverso.
Chiediamo al Sindaco Moratti e al Vicesindaco De Corato di interrompere il
trattamento disumano ed illegale cui sono sottoposte le popolazioni Rom e Sinte
che abitano nel territorio municipale.
Chiediamo all'Amministrazione Comunale di Milano di porre immediatamente fine
alla pratica degli sgomberi.
Chiediamo che le risorse pubbliche non vengano più sistematicamente sprecate per
demolire e distruggere baracche e beni, sogni e legami, ma siano utilizzate per
promuovere percorsi reali di integrazione abitativa e lavorativa e progetti che
garantiscano il diritto all'istruzione ed alla salute per tutti, Rom e Sinti
compresi.
Chiediamo che i Rom e Sinti siano riconosciuti come soggetti a pieno titolo,
interlocutori attivi dei progetti che li riguardano
Ci rivolgiamo alle Associazioni, ai rappresentanti sindacali, alle Chiese, alle
Confessioni Religiose, agli uomini di cultura, agli operatori dei servizi, agli
insegnanti, agli avvocati e a tutti i cittadini che credano nell'inviolabilità
dei diritti umani e civili sanciti dalla nostra Costituzione, affinché
sostengano e sottoscrivano questo nostro appello.
Adesioni all' appello per fermare gli sgomberi dei campi Rom a Milano
ASSOCIAZIONI 1. Gruppo Sostegno Forlanini
2. Mamme e Maestre Rubattino
3. Associazione Genitori Scuola B. Munari via Feltre
4. Associazione Genitori Scuola Media "Quintino di Vona", Milano
5. Casa della Carità
6. Comunità di Sant'Egidio
7. Padri Somaschi di Milano
8. Aven Amentza
9. Federazione Rom e Sinti Insieme
10. Naga
11. CGIL Milano
12. ARCI
13. ACLI
14. Everyone
15. Istituto di Cultura Sinta – Mantova
16. Associazione UPRE Roma
17. Associazione Sucar Drom - Mantova
18. Ufficio Politiche Sociali CGIL Brianza
19. Campo della Pace Ebraico (Milano)
20. CNCA Lombardia (Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienza)
21. Cooperativa Sociale Comunità del Giambellino
22. Associazione Comunità Il Gabbiano Onlus
23. Agesol
24. Associazione Società Informazione
25. Gruppo Abele
26. Libera
27. Gruppo Caritativo Tabità Onlus presso la Parrocchia della Madonna della
Medaglia Miracolosa – Milano
28. La Comunità per lo Sviluppo Umano – Milano
29. Associazione 21 Luglio – Roma
30. Progetto Ekotonos di San Vittore Milano
31. Antigone
32. Cooperativa Sociale Alice
33. Avvocati per niente
34. ASGI Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
35. Immigrati Autorganizzati
36. Associazione Familiari e Amici di Fausto e Iaio Onlus
37. Coordinamento INTERGAS
38. GAS Feltre
39. GAS Lambrate
40. GAS Giambellino
41. ANPI Provinciale Milano,Presidente prof. Carlo Smuraglia
42. ANPI Sezione Martiri di Lambrate Ortica, Presidente Ginetto Mori
43. Coordinamento sezioni ANPI ZONA 4 MILANO
44. Associazione Zona 3 x la Costituzione, Presidente Titti Benvenuto
45. Coordinamento Nord Sud del Mondo
46. Legal Team Italia
47. Rivista Popoli, mensile internazionale dei Gesuiti italiani
48. Rivista Aggiornamenti Sociali, mensile di ricerca e intervento sociale dei
Gesuiti
49. AGESCI ZONA MILANO, Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani
50. Gruppo Scout AGESCI MILANO 68
51. Gruppo Scout AGESCI MILANO 45
52. Gruppo Scout AGESCI MILANO 4
53. Unione Inquilini - Milano
54. Sicet Cisl - Milano
55. Comitato Inquilini Molise –Calvairate-Ponti
56. Redazione Mahalla
57. Redazione di Faber
58. Rete delle Scuole Senza Permesso
59. Banda degli Ottoni a Scoppio
60. Convergenza delle Culture - Milano
61. Spazio Mondi Migranti (Parabiago)
62. RSU ST Castelletto
63. RSU RAI
64. RSA CGIL Scala Milano
65. RSA FISAC CGIL di Equens Italia Milano
66. RSA FISAC CGIL di Sinsys Milano
67. RSA FISAC CGIL di Banca Montepaschi Milano
68. RSA FISAC CGIL di UNICREDIT Milano
ADESIONI INDIVIDUALI 1. Agnoletto Paolo, Avvocato
2. Agostoni Claudio, Radio Popolare
3. Alietti Alfredo, Università Ferrara
4. Bittasi Padre Stefano (Gesuita Villapizzone – Milano)
5. Borsani Silvia, Maestra scuola via Guicciardi
6. Boschetti Laura, Institut d'Etudes Politiques de Grenoble
7. Brambilla Anna, Avvocato
8. Bravi Luca, Università di Chieti
9. Brugnatelli Francesco, Avvocato
10. Campagna Barbara, Funzione della professionalità giuridico pedagogica in
servizio a San Vittore – RSU Milano San Vittore
11. Carpentieri Rosario, Insegnante di Marcianese CE
12. Colucci Francesco Paolo, Docente Psicologia sociale, Università di
Milano-Bicocca
13. Conte Massimo, Presidente di Codici Società Cooperativa Sociale Onlus
14. Dardanelli Ezio, Segretario Generale FISAC CGIL Lombardia
15. Don Gino Rigoldi, Presidente Comunità Nuova Milano
16. Faggi Stefania, Maestra Rubatino
17. Giansanti Alberto
18. Guariso Alberto, Avvocato
19. Levi della Torre Stefano
20. Lomonaco Michele, Segreteria FISAC CGIL Milano
21. Maneri Marcelli , Università Bicocca Milano
22. Mariani Rosalba, Ufficio Presidenza Direttivo CGIL Milano
23. Micheli Giuseppe
24. Mingione Enzo, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Università
Bicocca
25. Moffa Ottavio, Educatore professionale presso la Cooperativa Sociale
Comunità del Giambellino
26. Moni Ovadia
27. Morera Giorgia, Educatrice Cooperativa Sociale Comunità del Giambellino
28. Naldi Alessandra
29. Pagani Gilberto, Avvocato
30. Pavlovic Dijana
31. Robbiati Flaviana, Maestra
32. Roselli Licia, Direttrice Associazione Agenzia di Solidarietà Agesol onlus
Milano
33. Rossi Ernesto, Aven Amentza
34. Sarcinelli Alice Sophie, Ecoles des Hautes Etudes en Sciences Sociales/Médecins
du Monde
35. Segre Bruno
36. Semprebon Michela, Dottore di Ricerca in Sociologia Urbana Università
Bicocca
37. Tosi Simone, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Università Bicocca
38. Trento Michela, Presidente Direttivo FISAC-CGIL Milano
39. Vanzati Franco, Associazione Insieme Voghera
40. Vincenti Assunta, Maestra
41. Vitale Tommaso, Università Milano Bicocca e Parigi Sciences Politiques
42. Volpato Chiara, Professore Psicologia sociale, Università Milano-Bicocca
43. Zucali Stefani, Avvocato
Di Fabrizio (del 22/03/2011 @ 14:53:07, in Italia, visitato 2049 volte)
Su richiesta e segnalazione del lettore Fiorenzo, ad
integrazione di quanto pubblicato
QUI (e relativi commenti), ecco un altro articolo tratto da Redattore
Sociale:
Il commento di don Mapelli: "Un'azione di cui si assumano la
responsabilità il comune, il prefetto o chi si vuole. Ma non noi. Sgomberi come
questo sono del tutto inutili, innalzano solo la tensione"
MILANO - "Quello che è successo oggi non ci vede d'accordo: è un'azione per la
quale non siamo stati interpellati". Questo il commento di don Massimo Mapelli,
responsabile del progetto sociale della Casa della carità all'interno del
campo nomadi comunale di via Triboniano, allo sgombero di tre famiglie avvenuto
in mattinata (vedi
lancio precedente).
"Queste famiglie stavano pian piano costruendo percorsi di uscita positiva che
iniziavano a concretizzarsi -continua il sacerdote-. Perciò sgomberi come questo
sono del tutto inutili: innalzano la tensione e non servono ad affrontare il
problema dal punto di vista sociale."
Per quanto riguarda l'accusa di offerta di denaro in cambio dell'abbandono del
campo, sollevata dal romeno Costantin Ventila anche a carico della Casa della
carità, don Mapelli replica: "Come agli altri abitanti del campo, abbiamo
chiesto anche a lui, che lavora regolarmente, di iniziare un percorso di uscita
dal campo e di inserimento sociale: molti altri hanno trovato una casa sul
mercato con il sostegno del Piano Maroni e poteva farlo anche lui. Detto questo,
non siamo stati sicuramente noi a ordinare l'azione di oggi nei suoi confronti.
Un'azione di cui si assumano la responsabilità il Comune, il Prefetto o chi si
vuole. Ma non noi"
Di Sucar Drom (del 22/03/2011 @ 09:26:58, in casa, visitato 1685 volte)
Il Comune varerà il nuovo regolamento per il campo nomadi. La struttura verrà
gestita da un ente terzo rispetto a Comune e Sucar Drom. Ecco le lettere che i
sinti hanno inviato alla Gazzetta.
MANTOVA. Giro di vite del Comune sulla gestione del campo nomadi del Migliaretto. E' quanto prevede la nuova bozza di regolamento. Norme più severe
per scandire la convivenza tra famiglie Rom e Sinte e, soprattutto, la certezza
che si andrà verso la chiusura del campo, anche se ancora non si sa quando e
nemmeno quale sarà l'alternativa offerta ai residenti. I quali saranno
maggiormente responsabilizzati nella conduzione delle piazzole.
Nel senso che dovranno occuparsi della manutenzione ordinaria, prima affidata al
Comune, e che risponderanno direttamente degli eventuali danni arrecati alla
struttura. Rischiando anche l'espulsione nel caso non si attengano alla regole.
Aumenterà anche il canone giornaliero che ogni famiglia dovrà versare e
rincarerà anche il costo di acqua, luce e gas. E vi è anche una novità
sostanziale. Dal nuovo regolamento si evince che a gestire la struttura non
saranno più il Comune e i nomadi attraverso l'associazione Sucar drom, ma un
ente terzo. Le modalità per l'affidamento saranno decise in un secondo tempo
dalla giunta.
Ancora non è dato conoscere la reazione ufficiale delle rappresentanze dei
nomadi, anche se voci parlano di forti resistenze all'introduzione, all'articolo
4, della facoltà per l'ente gestore di proporre al sindaco l'espulsione di chi,
residente o meno, «non osserva il regolamento, commette reati contro il
patrimonio, crea disordini o risse all'interno dell'area e di chi risulta
insolvente nei pagamenti dei canoni» previsti dal regolamento.
Così come non piacerebbe che dallo stesso articolo 4 sia sparito il riferimento
a due dei compiti principali per le istituzioni pubbliche e per chi gestisce un
campo nomadi: promuovere la scolarizzazione dei bambini e curare il rapporto tra
cittadini e nomadi per favorire l'integrazione nella comunità. «In commissione -
dice l'assessore al welfare Arnaldo De Pietri - valuteremo serenamente le
proposte delle associazioni che saranno portate dai dirigenti e che, in alcune
casi, sono già state condivise. Il fatto politico importante - sottolinea - è
che il regolamento porta in sè i presupposti per procedere ad un graduale
smantellamento del campo».
In questa direzione va anche la norma introdotta che prevede di non assegnare
più le piazzole che si rendessero libere per il trasferimento di famiglie
residenti. Per la prima volta la struttura di via Guerra viene definita «area
residenziale» per le famiglie Sinte e Rom (prima era semplicemente un "campo"
per permettere la sosta dei nomadi fornendo loro «servizi indispensabili per le
esigenze familiari»).
L'area comprende 25 piazzole (ognuna delle quali può ospitare sino a due nuclei
familiari), con a disposizione due prese elettriche. L'area al massimo può
ospitare 200 persone (prima non vi era alcun limite): i residenti possono stare
per un tempo illimitato; mentre i non residenti potranno fermarsi per un massimo
di 30 giorni rinnovabili (prima era previsto un solo rinnovo).
18 marzo 2011
Sul nuovo regolamento per il campo nomadi
sono arrivate in redazione lettere (alcune firmate con nomi di fantasia per
"timori _ scrivono _ di ritorsioni da parte del Comune") molto critiche nei
confronti delle nuove norme. Ecco la prima lettera
"Egregio Direttore della Gazzetta di Mantova, il Consiglio comunale sembra
intenzionato ad approvare un nuovo regolamento per chi come me vive nel
cosiddetto campo nomadi. Con il nuovo regolamento si vuole stravolgere le
modalità di pagamento degli oneri (affitto della piazzola, energia elettrica,
acqua, immondizie...). Per inciso, la casa non me l'ha data il Comune come a
Milano o a Roma, ce la metto io!
Mentre oggi andiamo liberamente, alla scadenza delle bollette, a pagare quanto
dovuto alla Tesoreria comunale in via Roma, con il nuovo regolamento dovremmo
pagare a un fantomatico Ente gestore. Mi chiedo: questo Ente gestore garantirà
gli stessi orari di sportello come fa oggi la Tesoreria comunale? Quanto dovrà
spendere il Comune per dare la possibilità all'Ente gestore di avere uno
sportello aperto tanti giorni e tante ore come la Tesoreria comunale?
L'impressione è che si voglia complicare la mia vita con l'obbiettivo trovare
delle scuse per cacciarmi in strada se il fantomatico giorno dei pagamenti sarò
lavoro o sarò ammalato." Guendalina
abitante di viale Learco Guerra 23
Un altro abitante di Viale Learco Guerra 23
scrive sul regolamento che il Comune intende adottare per il campo nomadi. Anche
in questo caso fa ricorso a un nome di fantasia
"Egregio Direttore, il Comune ha intenzione di cambiare il regolamento del
luogo dove vivo, viale Learco Guerra 23. Razionalmente non ne capisco il motivo,
visto che l'attuale regolamento funziona e che tutti pagano regolarmente; ma si
sa ci sono le elezioni provinciali e quindi la cosa più semplice è dare addosso
a noi sinti mantovani.
Comunque non riesco proprio a capire il motivo per cui nel momento in cui non
pagassi l'energia elettrica mi cacciano in strada. Oggi se non pago mi tagliano
i fili della luce come a qualsiasi altro mantovano. Secondo Lei, Direttore,
stanno cercando scuse per smantellare il cosiddetto campo nomadi mandandoci via
da Mantova?" Paolo
abitante di viale Learco Guerra 23
Yuri del Bar, vicepresidente dell'associazione
Sucar Drom, critica le parole del consigliere comunale Romano, il quale ha
affermato che "la cultura sinta è ruberia o carità"
"Signor Direttore, il consigliere Carlo Romano vuole insegnarci come vivere.
Ha affermato pubblicamente che la cultura sinta, e quindi la mia cultura, è
ruberia o carità. Ha anche affermato che siamo sporchi e non paghiamo le
bollette. Le posizioni verso noi sinti mantovani del consigliere Romano le ho
lette nei libri di storia e le ho sentite raccontate da mia madre che è nata in
campo di concentramento. Tutti sappiamo come è finita...
Nei suoi mandati come Consigliere Comunale Carlo Romano non si è mai visto nei
pressi del cosiddetto ''campo nomadi'' e quindi mi chiedo: come fa a sapere che
noi siamo sporchi? Forse quando ero Consigliere comunale venivo alle sedute
sporco?
Devo ricordare al consigliere Romano che la stessa Regione Lombardia, guidata
dal suo partito, ha riconosciuto la scolarizzazione a Mantova dei bambini sinti
come modello da esportare anche in altre città. La Regione Lombardia è molto
attenta ed informata su queste dinamiche e su questi progetti, al contrario del
consigliere che sparla solo per fare presa sulla cittadinanza. Naturalmente
stando attento a non fare dichiarazioni che vadano contro l'altro partito di
maggioranza: la Lega Nord. Altrimenti ha paura di perdere il seggiolone in
consiglio.
Credo che in questi anni la nostra associazione abbia fatto un gran bel lavoro,
non vedo il motivo perché distruggerlo e cambiare con un altro ente gestore. In
generale le cose si cambiano quando vanno male, ma forse l'unica cosa che ha in
mente questa amministrazione è quella di fare fuori Sucar Drom, associazione
conosciuta e stimata sia in Italia che in Europa. Credo che il regolamento
dell'area di sosta di via Learco Guerra n. 23 debba essere ancora approfondito
prima di andare in Consiglio comunale, come eravamo d'accordo con l'Assessore
che ci aveva promesso un altro incontro. Ma le pressioni politiche alle spalle
dell'assessore hanno costretto questo ultimo a cedere per non avere problemi in
seguito. L'associazione Sucar Drom ha ricevuto nel 2009 euro 16.000,00 per la
gestione ma anche una parte della manutenzione degli impianti come quello
fognario e quello del verde. Caro Romano, cosa costerà ai mantovani la sola
gestione che sembra si voglia affidare all'Aster (ex Mantova Parking)?" Yuri Del Bar
Vicepresidente Associazione Sucar Drom
"Il desiderio di evitare il dialogo e il
confronto aperto cercando di far accettare proposte che definire discutibili è
solo generoso verso chi le avanza, è apparso subito chiaro a chi come me ha
assistito nella serata di ieri all'incontro delle commissioni statuto e
regolamento e servizi sociali. Le commissioni si riunivano per discutere la
stesura di un nuovo regolamento per l'Area Attrezzata a Sosta per Sinti
italiani, da sempre dicitura corretta ma che i nostri politici, spesso in
difficoltà con la lingua italiana, non riescono ancora a pronunciare preferendo
quella più sbrigativa di campo nomadi.
Dopo una sbrigativa presentazione del nuovo regolamento da parte del dirigente
Ernesto Ghidoni, l' assessore Arnaldo De Pietri, chiedeva che non fosse
accettata la lettura di un intervento preparato dall'Associazione Sucar Drom
come proposto dai consiglieri di minoranza.
L'assessore riteneva che se il tenore dell'intervento fosse quello espresso
anche in articoli apparsi sui quotidiani, non era il caso di dare altro spazio
al confronto. Forse dimenticava che era apparso prima un lungo articolo sulla
Gazzetta di Mantova, che se non riportava fedelmente le sue parole o il suo
pensiero, non si è comunque sentito in obbligo di correggere o smentire.
Fortunatamente la maggioranza dei presenti non era dello stesso avviso, e pure
se non sono mancati altri tentativi per affossare il confronto, il consigliere
Romano ha infatti ricordato che bisogna bere l'amaro calice (speriamo non sia
olio di ricino), l'intervento è stato letto, offrendo la possibilità tardiva e
comunque alla fine evasa di poter presentare un nuovo regolamento che non
risultasse solo, come è dimostrato sarà, un atto che renderà ancor più difficile
la vita a determinate persone già svantaggiate, ma anche un documento
raffazzonato e approssimativo che evidenzierà i suoi limiti e la sua
scorrettezza al momento di metterlo in atto.
Forse per ottenere una cosa più condivisa e più costruttiva sarebbe bastato che
i rappresentanti dell'assessorato al welfare ricordassero a se stessi e ai
presenti i passi in avanti che in passato si sono potuti fare, e che ancora
sarebbero stati possibili, puntando a quel modo di agire conosciuto come
collaborazione. Luca Dotti Associazione Sucar Drom
NdR: altre lettere inviate alla Gazzetta di Mantova, su
U VELTO
Di Fabrizio (del 22/03/2011 @ 09:20:15, in Europa, visitato 2163 volte)
Tanya Mangalakova | Sofia 18 marzo 2011
La popolazione rurale in Bulgaria potrebbe scomparire in 50 anni: questo
l'allarme lanciato dall'Accademia delle Scienze Bulgara. Molti centri abitati
rischiano di trasformarsi in villaggi fantasma. In un efficiente utilizzo dei
fondi europei una possibile via d'uscita
Tra 50 anni la popolazione rurale della Bulgaria potrebbe scomparire. E questo
l'allarme lanciato da esperti dell'Accademia
delle Scienze Bulgara (BAN). Al
momento in Bulgaria ci sono ben 200 villaggi fantasma, località che pur essendo
ancora presenti sulla carta geografica e amministrativa, sono totalmente privi
di popolazione. In altri 500 villaggi gli abitanti non sono più di dieci o
venti.
La popolazione rurale è diminuita di circa il 60%, mostra uno studio sulle
prospettive demografiche eseguito dalla BAN sotto la direzione del professor
Nikolay Tzenov. Un secolo fa la Bulgaria era un paese agricolo, e allora solo il
20% della popolazione viveva in città. Nonostante l'ingresso nell'Unione
europea, oggi la Bulgaria continua ad avere seri problemi demografici, che si
rivelano particolarmente gravi nelle zone rurali. Secondo gli esperti, i motivi
principali per cui i villaggi si svuotano sono le cattive condizioni di vita e
la chiusura delle scuole locali e degli ospedali periferici.
"Il processo di abbandono delle campagne era iniziato già al tempo del comunismo
quando, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, era cominciata
l'urbanizzazione del Paese", spiega ad OBC la professoressa Marta Sugareva della
BAN. Secondo la Sugareva, le regioni più spopolate sono quelle lungo le
frontiere, che più di tutte soffrono della insufficiente infrastruttura
stradale. La regione maggiormente segnata dal fenomeno è la Bulgaria
nord-occidentale, nelle provincie di Vidin, Vratza e Montana.
Crisi demografica e questione di genere Negli ultimi anni in Bulgaria si osserva un aggravarsi della crisi
demografica: la popolazione diminuisce, i giovani emigrano all'estero e nel
Paese restano soprattutto anziani. La popolazione bulgara è diminuita di circa
600mila unità negli ultimi dieci anni, secondo i primi dati dell'ultimo
censimento, tenuto nel mese di febbraio 2011. I cittadini bulgari sarebbero
passati da 7,9 a 7,3 milioni. A preoccupare è soprattutto la situazione delle
zone rurali, dove l'abbandono ha portato a una forte depressione economica e
sociale.
Lo svuotamento dei villaggi ha anche una dimensione di genere. Solitamente gli
uomini in età da matrimoni sono molti di più delle donne Secondo la Sugareva, le
donne emigrano più spesso in città per studiare all'università, mentre molti
uomini non proseguono gli studi e restano nel villaggio. Specularmente, nei
centri universitari le giovani donne sono molto di più degli uomini. Tutto
questo rende più difficile la creazione di coppie stabili.
In buona parte dei villaggi bulgari la struttura di genere e quella
generazionale sono alterate. Nelle generazioni più anziane, a dominare è la
componente femminile. Secondo la Sugareva questo dipende dal fatto che le donne
hanno una prospettiva di vita sensibilmente più alta degli uomini. Secondo vari
studi condotti in Europa orientale, gli uomini si sono rivelati più sensibili
rispetto agli scossoni sociali della transizione verso l'economia di mercato,
segnata da insicurezza, stress e disoccupazione. Risultato: oggi i villaggi
bulgari sono pieni di vedove anziane.
Mancanza di opportunità
Le ragioni dello svuotamento dei villaggi talvolta vanno oltre le mancanze
dell'infrastruttura stradale, o della chiusura di scuole e ospedali. Talvolta è
la criminalità il problema principale.
Un caso rimbalzato sui media bulgari è quello del villaggio di Mechka, nella
regione di Pleven. Su Facebook è stata creata una pagina che raccoglie video
sulla difficile situazione del villaggio. Qui molti abitanti anziani lamentano
furti e maltrattamenti soprattutto da parte di giovani della locale comunità
rom.
"Alcuni degli abitanti locali ormai allevano le galline in casa, per paura che
queste vengano rubate. Molte abitazioni sono abbandonate, oppure si vendono a
prezzi stracciati a causa della situazione", ha dichiarato un abitante del
villaggio al quotidiano 24 chasa.
Il problema, secondo la professoressa Sugareva, è dovuto principalmente alla
mancanza di opportunità lavorative, ma anche alla separazione della comunità
bulgara da quella rom, che qui è molto chiusa su se stessa. "I rom di Mechka,
per tradizione, sono stanziali, ma non mandano i figli a scuola e tendono a
sposarsi molto giovani, quasi sempre prima di aver raggiunto la maggiore età",
sostiene la Sugareva, che ha seguito il caso del villaggio da vicino.
Questa regione della Bulgaria, in realtà non è isolata, e il villaggio si trova
vicino all'arteria che da Pleven porta a
Belene, sito su cui dovrebbe essere
costruita la nuova centrale atomica. Qui, però, il turismo non è sviluppato, e
mancano altre possibilità lavorative importanti. "In questa zona della Bulgaria,
purtroppo, non c'è futuro", sostiene la Sugareva. "Qui non c'è movimento né
comunicazione, le persone vivono in isolamento e hanno paura uno dell'altro"
Agire in fretta L'unico modo per fermare lo svuotamento dei villaggi è creare opportunità,
come succede nei paesi più sviluppati dell'Ue. Secondo Borislav Borisov,
presidente dell'Associazione dei villaggi bulgari, la previsione che tra 50 anni
non ci sarà più popolazione rurale è esagerata. Un'analisi dell'associazione
mostra che esistono villaggi vitali, con potenziale per lo sviluppo nel turismo
rurale e nell'agricoltura. Secondo Borisov, 7-800 villaggi in Bulgaria hanno
ottimo potenziale, altri 1500 discrete possibilità di sviluppo.
Borisov racconta che molti investitori hanno contattato l'associazione che
presiede per cercare collaborazione. I piani di investire in aree rurali, però,
sono spesso naufragati a causa dell'inefficienza amministrativa, della
corruzione e della mancanza di incentivi.
Oggi i fondi europei per lo sviluppo restano un miraggio per molte zone rurali
della Bulgaria. La creazione di opportunità nel campo del turismo oppure nella
produzione agricola restano un'eccezione piuttosto che la regola. La questione è
capire se la politica e gli amministratori avranno o meno la lucidità e la
voglia di ascoltare i segnali preoccupanti che arrivano dagli esperti sulla
situazione nelle aree rurali. Dalla capacità di assicurare un accesso effettivo
ai fondi europei dipende oggi una parte importante del destino dei villaggi
bulgari.
C'è una questione urgente per i Rom in Ungheria, dove è possibile fornire un
sostegno pratico reale!
Vi prego di leggere l'articolo qui sotto e pensare se potete aiutare in
qualche modo, scrivere ai vostri media locali o a IndyMedia, o venire in
Ungheria ed unirvi al gruppo di attivisti nel villaggio rom!
Circa 25 di noi sono andati la scorsa notte a Gyöngyöspata - la città che è
stata recentemente "assediata" dalle cosiddette forze locali di sicurezza, o
Gárda - che stanno minacciando e molestando la locale comunità rom - circa 450
persone alla periferia della città.
La polizia c'è, m in realtà non sta facendo molto. Non entrano nella parte
rom della città, dove la Gárda è in marcia, a volte nel mezzo della notte,
gridando ed armata di asce ed altre armi.
Quando siamo arrivati, tutti gli adulti erano in piedi fuori dalle loro case,
a guardia del posto, spaventati, arrabbiati, stufi. Circa 30' prima del nostro
arrivo, la Gárda marciava ancora per la strada principale, armata e lanciando
parole di odio. I genitori hanno buttato giù i figli dal letto (erano circa le
22.00) e sono scappati dai parenti nelle strade adiacenti.
Naturalmente, quando siamo arrivati non era presente la Gárda, eccetto per un
gruppo fuori da un negozio, che come ci ha visto ci ha subito seguito.
Siamo rimasti sino alle 3 di mattina, parlando con la gente, che non dormiva
da settimane, e che ci ha raccontato come stavano le cose. I bambini hanno paura
di andare a scuola e qualcuno è assente da 2 settimane - di conseguenza lo stato
può riprendersi gli aiuti alle famiglie. Anche insegnanti e preside della scuola
stanno minacciando i bambini, dicendo morirete, vi uccideremo, chiameremo la
Gárda se vi comportate male. La Gárda è entrata a scuola e all'asilo [...]. I
bambini non dormono, molti si fanno la pipì addosso; i bambini corrono a casa,
piangono e non vogliono più uscire dopo che vengono inseguiti dalla Gárda.
L'intera comunità è terrorizzata.
La scuola è segregata. 2/3 degli studenti sono rom e devono studiare su un
piano separato. In una classe, ci sono i bambini di prima, seconda e quinta, in
una classe! Hanno circa 2-3 argomenti tutti assieme [...]. Ai bambini rom non è
permesso andare nei locali palazzetto dello sport e piscina.
La Gárda segue i Rom dovunque vadano - a far compere, dal dottore, a scuola,
DOVUNQUE, molestandoli costantemente. Molti estraggono il loro pene in mezzo
alla strada, per spaventare i bambini. La polizia osserva senza intervenire.
Quando eravamo là, la polizia presidiava la fine della strada principale, ma
la Gárda per lo più entrava dal lato opposto, circa 5' a piedi. E' al limite
cittadino, ci sono alberi e cespugli, così possono nascondersi e saltare fuori
quando vogliono. Nessuno li ferma. Gli abitanti vanno dai poliziotti che
rispondono loro - comportatevi bene e non succederà nulla.
La gente è spaventata, arrabbiata e soprattutto stufa. Sono oggi due
settimane e niente è cambiato. Ormai è questione di giorni e qualcuno non ne
potrà più e reagirà allo stesso modo della Gárda, ed inizierà la violenza...
Probabilmente, è esattamente ciò che Gárda sta aspettando... Provocano
costantemente la gente.
La polizia non fa niente, a meno che (!) non vi sia reale violenza.
Per farla breve, sembra che l'unica cosa che si possa fare (dopo la petizione
al ministero degli interni non è cambiato niente), è andare a passare lì la
notte - vedere quanto la polizia è disposta a proteggerci, il che è ridicolo.
Occorrono 20 non-Rom perché la Gárda sparisca e la polizia intervenga. Per
quanto ridicolo, questo è l'unico strumento che abbiamo ora.
Così siamo tornati indietro a gruppi. I residenti hanno detto che oggi e
domani probabilmente ci sarebbe stata abbastanza gente, ma non sabato e
domenica, così abbiamo bisogno di persone! In sostanza, per tutte le 5 notti.
Attualmente possiamo contare su un nucleo di 30 persone.
Se volete unirvi a no, fatemelo sapere e vi metterò in lista. Inoltre, fateci
sapere se avete un'auto e potete caricare persone. Porteremo con noi da
mangiare, perché i locali hanno paura di andare al negozio e stanno ospitando,
di tasca loro, ogni singolo gruppo che arriva lì...
Quindi venite, portate da mangiare e i vostri amici!
Questa è solo la mia personale impressione - basata su quello che han detto i
residenti, ma non esitate a postare, inoltrare quanto sapete e spargere la voce!
Di Sucar Drom (del 21/03/2011 @ 09:11:24, in blog, visitato 1792 volte)
Brescia e Milano, continui abusi e violenze
Mentre a Roma, dopo il monito del Presidente Napolitano, l'Amministrazione
comunale cerca soluzioni per le persone che vivono in condizioni abitative
drammatiche, a Brescia e a Milano si compiono continui abusi e violenze...
Charlie Chaplin? Un sinto, un rom, un manouche, un romanichals, un kale
Nel giorno in cui Sucar Drom compie 33 anni arriva un regalo aspettato da tempo:
l'immenso Charlie Chaplin era sinto/rom. In un'intervista alla BBC Michael
Chaplin ha dato la notizia del ritrovamento di una lettera che conteneva un
segreto: Charlie Chaplin non ha aper...
Maroni e gli sgomberi, chi ha ragione sui rom?
Troppo facile asciugarsi una lacrima quando muoiono bruciati quattro fratellini
e il Papa si interroga se una «società più solidale e fraterna, più coerente
nell'amore, cioè più cristiana, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto».
Troppo facile...
U.S.A., Eva Rizzin e Dijana Pavlovic al Dipartimento di Stato
L'American Council of Young Political Leaders (ACYPL), organizzazione non
governativa bipartisan con sede a Washington D.C., grazie al supporto del
Dipartimento di Stato Americano sta organizzando un viaggio negli U.S.A. che
coinvolge...
Strategia dell'UE per l'inclusione dei rom
L'Unione europea dovrebbe introdurre degli standard minimi obbligatori a livello
europeo per promuovere l'integrazione sociale, economica e culturale dei 10-12
milioni di rom che vivono nel Continente, secondo quanto propongono i deputati
in una risoluzione approvata mercoledì...
Settimana di Azione Contro il Razzismo
E' iniziata oggi e terminerà il 21 marzo 2011 la VII Settimana d'azione contro
il razzismo promossa dall'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali)
in collaborazione con il sistema delle autonomie locali, delle parti sociali e
della società civili. Saranno oltre cento le iniziative di sensibilizzazione,
prevenzione e informazione...
Di Fabrizio (del 20/03/2011 @ 09:50:28, in Kumpanija, visitato 1603 volte)
Segnalazione di Isabella Bianchi
Buongiorno a tutti
per il giorno Mercoledi 23 Marzo alla Pizzeria "La tegliata" è prevista una cena
di autofinanziamento per far sterilizzare la canina molossoide del campo nomadi
di Livorno che ha partorito i 12 cuccioli..(forse qualcuno di voi conosce la
storia, in alternativa si trova pubblicata anche sulla home di Ginevra Dini che
se ne sta amorevolmente prendendo cura).
La cifra da raccogliere si aggira alle 200 euro e se si riuscisse a superare la
somma i soldi raccolti serviranno alla sterilizzazione di gatte randagie delle
colonie di Livorno.
"La Tegliata " si trova in via della Campana 17 poco dopo il Germoglio ed il
menu comprende:
-antipasto con torta di ceci
-pizza a scelta
-Fanta o Cocacola o acqua
-piccolo dolce
-caffè
Euro 15,00
Nel totale è gia compresa una piccola somma per la causa.
Partecipate numerosi e coinvolgete amici!!!!!!!!!
Si prega di confermare in
bacheca la partecipazione alla pizzata dato che dovrò prenotare, per coloro
che non possono partecipare ma che desiderano contribuire ugualmente è possibile
lasciare la propria quota direttamente alla pizzeria o in alternativa al
veterinario (Dott.Riccardo Lazzeri, via Filippo Venuti 3)
Grazie!
Di Fabrizio (del 20/03/2011 @ 09:38:42, in Europa, visitato 1585 volte)
Segnalazione di Marco Cimarosti
Danilo Hudorovic e la sua famiglia vivono nell'insediamento informale di Gorica vas, insieme ad altre 70 persone. Danilo è padre di un bambino di quattro
anni che, essendo particolarmente cagionevole di salute, ha bisogno di
antibiotici. Questo padre non può garantire a suo figlio le medicine perché vive
in una casa senza elettricità e gli antibiotici devono stare in frigorifero.
Una mamma che vive nell'insediamento Zabjak, a Novo mesto, tutte le mattine,
anche d'inverno, prepara un fuoco fuori la sua baracca per riscaldare l'acqua e
lavare i bambini prima che vadano a scuola.
Ruza Brajdiè ha 12 anni e non vuole più andare a scuola perché gli altri bambini
la prendono in giro per il cattivo odore.
In Slovenia molte persone rom (tra i 7000 e i 12.000, ossia l'0,5% della
popolazione slovena) vivono nelle condizioni di Danilo e Ruza. Segregati in
insediamenti lontani da scuole, lavoro e negozi, abitano in case fatiscenti,
baracche sovraffollate, senza servici igienici né elettricità, senza rete
fognaria né acque di scolo. La gran parte dispone di una quantità d'acqua
inferiore al minimo necessario stimato per le persone in condizioni di emergenza
umanitaria. E se nei centri urbani il consumo pro-capite di acqua è tra 150 e
300 litri al giorno, in una considerevole parte degli insediamenti rom (il 20-30
per cento nel sud-est del paese) non c'è accesso all'acqua. Molte famiglie rom,
dopo aver percorso lunghe distanze, riescono a raccogliere una quantità d'acqua
giornaliera tra i 10 e 20 litri, da fonti spesso inquinate, e che usano per
bere, lavarsi e cucinare.
Le persone rom in Slovenia vivono in queste condizioni perché sono discriminate.
Gli insediamenti sono spesso l'unica opzione, visto che non hanno la possibilità
di acquistare o affittare un'abitazione, non possono accedere alle case
popolari, non possono migliorare le loro condizioni perché essendo ritenuti
"irregolari" gli insediamenti, le autorità non forniscono servizi pubblici.
Le autorità slovene non possono più ignorare i diritti delle persone rom; non
devono più condannare migliaia di bambini, donne e uomini a una vita parallela
fatta di povertà e di negazione dei diritti di base, come quello a un alloggio
adeguato e all'acqua, all'interno di un paese sviluppato, che registra livelli
di PIl pro capite sopra la media dell'Unione europea.
Pertanto, in occasione del lancio del nostro rapporto "Vite parallele: negati i
diritti alla casa e all'acqua per i rom in Slovenia", chiediamo alla Slovenia di
assicurare nell'immediato un livello minimo essenziale di acqua potabile in
tutti gli insediamenti e migliorare le condizioni di alloggio; riconoscere un
titolo legale ai residenti e, consultandoli, individuare possibili alternative
di alloggio.
Il fotografo Mehmet Pehlivan condivide con i nostri lettori una serie di
fotografie sugli zingari di Tracia.
Mehmet Pehlivan è nato nel 1985. Nel 1998 ha incontrato le arti visive
e iniziato a fotografare per hobby. Poi è diventato un fotografo professionista. Pehlivan
lavora anche come graphic designer. E' tuttora studente alla Facoltà d'Arte
dell'università Kocaeli.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. In caso di utilizzo commerciale, contattare l'autore e richiedere l'autorizzazione. Ulteriori informazioni sono disponibili QUI
La redazione e gli autori non sono responsabili per quanto
pubblicato dai lettori nei commenti ai post.
Molte foto riportate sono state prese da Internet, quindi valutate di pubblico
dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla
pubblicazione, non hanno che da segnalarlo, scrivendo a info@sivola.net
Filo diretto sivola59 per Messenger Yahoo, Hotmail e Skype
Outsourcing Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare. Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti: