Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 14/02/2007 @ 10:16:15, in casa, visitato 1726 volte)

Viaggio tra le roulotte e le case-mobili abitate da più di trecento zingari

I nomadi di via Gramsci: «Siamo con Delrio»
Michela Scacchioli - L'Espresso - Gazzetta di Reggio
«Questo campo è invivibile, siamo in troppi, sì alle micro-aree nei quartieri»

«Il sindaco vuole smantellare il nostro campo nomadi, toglierci da via Gramsci e ricollocarci un po’ qua un po’ là nei vari quartieri della città? Ben venga, siamo con lui: qui sembra Auschwitz, manca solo il forno crematorio».
Trecento sinti - poco meno della metà sono bambini - risultano raggruppati in trenta-quaranta famiglie. Tante, troppe per i 3mila metri quadrati a forma di lungo rettangolo che le ospita dal 1987, quando però le famiglie erano una decina e su quell’area ci stavano larghe: con gli anni sono nati i figli, e a seguire sono arrivati i figli dei figli. Tutti sono rimasti lì. Un mix di roulotte mezzo fatiscenti e di «case mobili» rigorosamente bianche sono collegate a rete idrica ed elettrica: «Acqua e luce - dicono - sono le uniche cose di cui non ci possiamo lamentare. Qui siamo stipati come topi. Anzi: anche i topi scappano da qui». E’ domenica mattina nel campo nomadi di via Gramsci numero 132 («Questo indirizzo è un marchio - lamenteranno poco dopo i suoi abitanti - che ti condanna di fronte a tutta la città. Quando scoprono che viviamo qui, e che quindi siamo zingari, i reggiani ci tolgono lavoro e saluto. Ma anche noi siamo reggiani, i nostri genitori sono nati in questa provincia, e noi siamo qui da sempre. Abbiamo fatto il militare e votiamo alle elezioni»).
Il sole e il cielo azzurro mitigano - per quanto è possibile - le brutture di quello che, a tutti gli effetti, è un ghetto, asfaltato ma deturpato ovunque da buche grandi come crateri. I cattivi odori sono quelli che esalano dall’unica vera casa in cemento che svetta su tre piani al centro del campo: è inagibile anche se i più giovani ci salgono di nascosto. Al piano terra c’è il wc: «I nostri bambini giocano qui», raccontano due capi-famiglia, Nello Esposti, 54 anni, e Giuseppe De Barra, 56, mentre mostrano lo scenario desolante e grigio di una toilette - una per tutti - che reca sui muri le testimonianze scritte di quattro generazioni: nomi e date, date e nomi intrecciati a colori gli uni sulle altre. «Siamo in troppi, non riusciamo a tenere pulito», risponde De Barra quando gli si fa notare che, forse, se vivono così la colpa è anche un po’ la loro. «Se ognuno di noi potesse essere responsabile di un pezzetto di terra proprio, allora sarebbe diverso». Ma il fermento in via Gramsci comincia a farsi sentire attorno a mezzogiorno: Delrio vuol chiudere il campo e istituire i patti di legalità coi sinti. Gli uomini, tutti parenti tra loro, si radunano al centro del campo e discutono.
«Siamo favorevoli alle micro-aree - spiegano mentre le donne stanno in disparte - a patto che i nuovi luoghi individuati dall’amministrazione siano quelli in maniera definitiva. Non siamo pacchi». E poi: «Dividerci nei vari quartieri a noi va benissimo. Sapremo farci apprezzare da chi vive già nella zona di insediamento. Se poi ci dessero anche una piccola casa con un bagno decente, sarebbe ancora meglio». Nessun timore, dunque, di perdere il connotato tipico di chi è nomade: «Una volta andavamo in giro per fiere - sottolineano -. Oggi non ci spostiamo più come un tempo. Di fatto siamo già stanziali. Ci interessa non perdere la cultura che sta alla base della nostra razza e del nostro essere sinti: ad esempio il rispetto per la famiglia. Noi non porteremo mai i nostri anziani in una casa di riposo».
Dal coro, però, c’è una voce più giovane che si leva: «Non parliamo solo di casa, qua il problema è il lavoro. Io non voglio andare a rubare per mangiare, ma qualcuno dovrà pur aiutarci a non essere discriminati quando cerchiamo un impiego». Da qui l’appello al governo locale: «Abbiamo imparato a considerare il carcere come un ufficio di collocamento. Un detenuto in libertà è agevolato nella ricerca di un lavoro. Noi no».

(12 febbraio 2007)

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Di Fabrizio (del 14/02/2007 @ 11:28:14, in Kumpanija, visitato 1872 volte)

Da IL VENTO E IL CUORE (Febbraio 2005)

Oggi, c'è chi ha festeggiato san Valentino e chi invece scrive (e probabilmente pensa) che è l'ennesima festa del consumismo... un po' come i vari natali, pasque ecc. Io credo che ognuno faccia mondo a sé e abbia diritto a sentirla come un festa più o meno propria. Certo, dipende anche dall'altra/o. Quanto al consumismo, è un convitato che possiamo invitare o meno alla nostra festa, ma di cui è sempre più difficile farne a meno. Penso a quando ho conosciuto la mia donna, sono passati quasi 25 anni, ma già allora la festa vera era per i produttori di cioccolatini.
Mi sono fatto l'idea che tanto più il progresso avanza, con le sue tecnologie, gli SMS e i MMS, tanto più ci illudiamo di vivere in una società globale, mentre invece la nostra preoccupazione principale è di isolarci e vivere questi momenti in una dimensione privata e personale.
Invece, un tempo remoto, queste occasioni venivano condivise non solo dai "fidanzati", ma coinvolgevano famiglie e amici, sancivano alleanze e patti destinati a resistere al tempo e alle difficoltà. Una società, più ristretta ma più coesa di quella in cui viviamo, sorvegliava e proteggeva i due ragazzi. E ne aprofittava, per interrompere una vita di stenti con feste da ricordarsi per tutta la vita. Anche da noi, in Italia, ma ne abbiamo perso il ricordo (o la necessità).
Ho ritrovato un'intervista di nove anni fa ad Angelo e Anna Garnieri, Rom Abruzzesi di Milano, pubblicata su "Il Vento e il cuore"


Tra noi Rom Abruzzesi è tradizione MANDARE LA SERENATA. Per questo si prende un complesso, adesso vanno di moda i cantanti napoletani. Qualche giorno prima un messaggero si reca dalla famiglia della ragazza, per annunciare la prossima serenata. La famiglia fa sapere tramite il messaggero se gradisce oppure no la serenata e sino a quel momento ancora nessuno si è impegnato: di solito la serenata è gradita e non viene rifiutata.
I musicanti arrivano a mezzanotte. Passano prima dai genitori, per loro eseguono tre canzoni - poi dai fratelli già sposati, a cui fanno due canzoni, infine dagli zii, con altre due canzoni. Quindi vanno, di solito in un ristorante e aspettano. Di solito non bevono molto mentre aspettano, perché ci tengono a fare bella figura e alle quattro di mattina ritornano per ripetere le serenate, come la prima volta.

L'orchestra o il cantante vengono pagati dalla famiglia del pretendente, che provvede anche ad affittare il ristorante dove tornano i musicisti. Qui il giorno dopo fanno preparare una lunga tavolata, con tante torte e beveraggi. A questo rinfresco la famiglia aspetta che la richiesta fidanzata e la sua famiglia si presentino. Nel frattempo l'altra famiglia con genitori, zii e fratelli si riunisce in consiglio per decidere sul fidanzamento, chiedendo naturalmente il parere della ragazza interessata.

Se al rinfresco arrivano solo i genitori, la risposta è negativa, gli ultimi arrivati bevono solo un caffé e tutto quello che è stato preparato verrà consumato dai musicisti e da chi vuole consolarsi del rifiuto ricevuto.

Se invece con i genitori c'è anche la figlia, la richiesta è stata accettata e i ragazzi si scambiano l'anello di fidanzamento. Viene stabilito anche il periodo del fidanzamento, che può essere di qualche mese o anche di due anni. Alla fine i ragazzi si sposeranno. Ma già una settimana dopo il rinfresco, le famiglie al completo si ritrovano per conoscersi meglio e per parlarsi con più tranquillità, in una grande festa.

Tra i Rom di origine jugoslava, invece i fidanzati scappano per rifarsi vivi dopo un po' di tempo. Capita anche da noi che i ragazzi siano impazienti, allora si mettono d'accordo tra loro e con l'aiuto di un amico o un'amica (che viene scoperto sempre troppo tardi) scappano assieme per andare a convivere. I genitori ci rimangono male, ma quando dopo qualche mese i due fuggiaschi si rifanno vivi, di solito la rabbia è sbollita. Così chi paga le conseguenze della fuga è sempre la mezzana che ha aiutato. Però tanto i matrimoni che le convivenze che si creano sono duraturi e i divorzi sono rari: quello che a molti sembra un matrimonio combinato, in realtà è una scelta importante e felice che si vive tutti assieme.

Se la serenata, il rinfresco e il pranzo di fidanzamento sono offerte dalla famiglia dello sposo, il pranzo di nozze, che deve soddisfare centinaia di invitati e il gruppo che suonerà al matrimonio, competono invece alla famiglia della sposa.

Come molte tradizioni, anche questa della serenata di fidanzamento non si trova quasi più tra i Rom Abruzzesi presenti nei campi sosta in città. Sono poche le famiglie che ci tengono ancora. Forse perché nei campi sosta si vive a contatto di gomito, forse perché i soldi sono pochi e si impiegano in altre maniere. Non è proprio una tradizione Rom, ma è stata appresa dalla gente del Sud, lì ancora sopravvive. Ci sarà tra i lettori, qualche meridionale che si ricorda di fidanzamenti simili?

Il piacere di saperlo
Mandare la serenata = Buccivibé
La fuga = Snippé
Matrimonio = Clusivibbé


Famiglia e tradizioni
Il progresso? (quadro Tre)

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Di Fabrizio (del 15/02/2007 @ 09:20:27, in Europa, visitato 2091 volte)

Una ricerca sul campo, a Cluj Napoca, Transilvania. Serena Scarabello racconta in questo suo lavoro la comunità rom dei Gabor. I nomi, la memoria, i rapporti tra uomo e donna. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Di Serena Scarabello

Gli Zingari in Romania costituiscono circa il 2,46% (dati relativi al censimento della popolazione del 2002) della popolazione e sono organizzati in varie comunità, ciascuna con un proprio nome che normalmente fa riferimento all’attività lavorativa tradizionale: gli Zingari “aurari” lavoravano l’oro, i “rudari” erano artigiani del legno, gli “ursari” allevatori di orsi, i “caldarari” costruttori di contenitori di rame, i “laudari” musicisti.

Attualmente non esiste più una reale corrispondenza tra il lavoro praticato e il nome della comunità, poiché le recenti trasformazioni della società romena hanno indotto la maggior parte degli zingari ad abbandonare le attività tradizionali per adeguarsi al nuovo contesto economico.

In particolare le politiche attuate in epoca comunista hanno profondamente modificato la situazione economica e sociale della popolazione zingara: il regime infatti non riconobbe mai gli zingari come una minoranza culturale e tentò di assimilarli alla popolazione romena, attraverso l’obbligo al lavoro salariato nelle fabbriche o nelle cooperative statali, l’obbligo alla scolarizzazione e alla residenza fissa....
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Di Fabrizio (del 15/02/2007 @ 10:14:35, in blog, visitato 1477 volte)

Ricevo e porto a conoscenza, col permesso dell'interessata

sono una studentessa di lingua e letteratura ungherese presso l'università di Torino. Devo preparare la mia tesi di laurea che avrà come argomento l'integrazione dei rom nella società ungherese.
Non riesco a trovare materiale per sviluppare questo tema, lei avrebbe qualche informazione oppure qualche persona con cui mettermi in contatto?
GRAZIE

contattate MIRNA REALE se potete aiutarla

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Di Fabrizio (del 16/02/2007 @ 09:14:35, in Europa, visitato 1979 volte)

Da Kosovo_Roma

Strasburgo, 15 febbraio 2007: Dopo le rinnovate violenze nel Kosovo, che sono culminate in due morti, il presidente del Forum Europeo dei Rom e Viaggianti, Rudko Kawczynski, ha ammonito i Rom a non percorrere la provincia. A quanti sono rimasti ha raccomandato di prepararsi ad un'eventuale evacuazione e richiesto alla presenza internazionale di sicurezza ad adempire al suo compito e garantire la sicurezza dei Rom.

"Dopo circa otto anni dalla fine della guerra, la comunità internazionale ha fallito nel ricostruire un Kosovo multietnico" ha detto Kawczynski, aggiungendo che a seguito della proposta dell'inviato ONU Martti Ahtisaari per una condizionata indipendenza del Kosovo e degli ultimi eventi nel fine settimana, ci si aspettano ulteriori violenze.

Il presidente del Forum Europeo dei Rom e Viaggianti ha ricordato che 150.000 Rom sono stati etnicamente allontanati dai nazionalisti albanesi dalla fine della guerra e che la pulizia etnica sia avvenuta con il chiaro intento di ottenere un Kosovo indipendente e multietnico. Ha annunciato l'organizzazione di una conferenza internazionale sulla sicurezza sulla persecuzione dei Rom in Kosovo.

Il Kosovo accoglieva circa 200.000 Rom che qui avevano vissuto per quasi 600 anni. Molti sono stati vittime della pulizia etnica dell'estate 1999, quando la comunità internazionale osservò quanto avveniva senza intervenire.

Il Forum Europeo dei Rom e Viaggianti è un corpo di interesse internazionale che riunisce le principali organizzazioni Rom internazionali ed oltre 1.500 membri di organizzazioni dei paesi membri del Consiglio d'Europa. Nel dicembre 2004 ha siglato un accordo col Consiglio d'Europa che fornisce relazioni speciali tra le due organizzazioni.

European Roma and Travellers Forum
c/o Council of Europe
F – 67 075 Strasbourg

Tel.: 00 33 3 90 21 43 31
Email: ertf@coe.int

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Di Sucar Drom (del 17/02/2007 @ 09:40:27, in blog, visitato 1665 volte)

Chiari (BS), presidio contro lo smantellamento dell'area per i Sinti
Il Gruppo Donne per la Pace insieme ai Volontari Caritas di Chiari organizzano un presidio con volantinaggio contro l’azione di demolizione, voluta dall’Amministrazione Comunale, delle strutture nell’area per Sinti Italiani. Gli organizzatori invitano tutti giovedì 15 febbraio in piazza Zanardelli a Chiari, dalle ore 9.30 alle ore 12.00.
Di seguito la lettera scritta dal Gruppo di Donne pe...

Opera (MI), i Rom se ne vanno
Siamo il gruppo di persone, uomini, donne, bambini che da mesi vivono nelle tende ad Opera in una situazione d’emergenza, con un presidio di gente che non ci vuole, con la polizia che è sempre all’entrata del campo.
Non ce la facciamo più. Soprattutto i nostri bambini hanno paura. Per questo non vogliamo più stare neanche un’ora in più perché siamo stanchi. Ci sentiamo e siamo offesi conti...

Pistoia, ...che il seme germogli, intervista alla maestra Clara Dei
Un seme che germoglia e che racconta la nascita e la crescita dell’integrazione. Una storia semplice, come quella di un seme che cresce, fino a fiorire, una storia che racconta l’esperienza vissuta da un’insegnate elementare all’interno del "campo nomadi" di Pistoia e l’inserimento dei bambini rom nelle scuole pistoiesi.
Un viaggio all’interno delle storie e delle vite delle popo...

Opera (MI), si continua ad indagare contro gli incendiari e i fomentatori
Un Commando organizzato. Chi ha ideato, chi ha istigato la manovalanza, chi ha eseguito. Sono almeno dieci gli incendiari che il 21 dicembre, mentre era in corso un infuocato consiglio comunale, sono passati dalla parole ai fatti. E sono stati identificati: con i loro ruoli diversificati.
Con la loro provenienza, per così dire, persino politica: frange da stadio, ultrà dediti all’intollera ...

Rom e Sinti scrivono al Governo Italiano
RomSinti@Politica ha promosso un'iniziativa pubblica a cui stanno aderendo molti Sinti e Rom professionalmente impegnati in ambito sociale ed culturale nel nostro Paese. Di seguito la lettera aperta, con le prime firme di adesione, inviata al Ministro dell'Interno, al Ministro delle Politiche Sociali e al Ministro della Pubblica Istruz...

Abruzzo, diamo un segno concreto sostenendo un progetto rom
L'Ente Morale Opera Nomadi Sezione Abruzzo ha promosso una lotteria per sostenere le attività del progetto "l'eufonia della differenza", interventi a favore dei minori rom e delle loro famiglie.
La Sezione Abruzzo mette in palio una stupenda autovettura Kia Picanto Fresh, vedi la foto (benzina, cilindrata cc...

Milano, l'Opera Nomadi è per il confronto
Pubblichiamo la lettera aperta invita a Gad Lerner dalla Sezione di Milano dell'Ente Morale Opera Nomadi sulla situazione di via Triboniano e in particolare sul patto di socialità e legalità.
Caro Lerner,
condividiamo pienamente la necessità di tornare ad interrogarci a Milano sul significato di “solidarietà” e, nell ...

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Di Fabrizio (del 18/02/2007 @ 09:57:49, in media, visitato 1540 volte)

Da Roma_Daily_News

Il 15 febbraio ERRC (European Roma Rights Centre) ha spedito una lettera di protesta a Boris Sorkin, direttore delll'agenzia di informazione "REGNUM", esprimendo la propria preoccupazione per il continuo collegamento dei Rom al crimine nei lanci dell'agenzia e notando che questo contribuisce ad un clima di intolleranza verso i Rom. La lettera si riferisce a numerosi articoli pubblicati dai giornali e raccolti da ERRC nel 2006 e nel 3007, che esplicitamente legano i Rom al traffico di droga e alla criminalità. Nella lettera [...] ERRC chiede urgentemente all'agenzia di informazione di prendere una ferma posizione contro i discorsi incitanti all'odio e di rinunciare al linguaggio contro i Rom. Il testo completo (in inglese) è disponibile sul sito internet di ERRC http://www.errc. org/cikk. php?cikk= 2722.

[...]

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Di Fabrizio (del 19/02/2007 @ 10:22:46, in scuola, visitato 1615 volte)

Da British_Roma

The Times timesonline.co.uk 13 febbraio 2007

[...] Michael Zimmermann è stato il primo storico tedesco ad accendere un riflettore feroce e da studioso sullo sterminio hitleriano dei Sinti e dei Rom nelle camere a gas e nei campi di concentramento. La sua attenzione non è mai diminuita da quando pubblicò nel 1996 il suo studio finale Rassenutopie Und Genozid: Die Nationalsozialistis che Lösung der Zigeuner Frage (Utopia Razziale e Genocidio: La Soluzione Nazionalsocialista della Questione Zingara).

Nel scriverlo, Zimmerman ha dovuto ordinare montagne di dati delle SS e altri documenti ufficiali che erano rimasti intoccati dagli storici accademici per oltre mezzo secolo. Ed è grandemente dovuto al suo lavoro il fatto che il memoriale su quel genocidio sia ora in preparazione all'interno del Cancello di Brandeburgo a Berlino.

Ha affrontato il soggetto quando, in una ricerca postdottorale da studente, divenne parte di un gruppo di studio all'Università di Heidelberg, guidato da tre professori che intendeva scavare nella storia della persecuzione dei Sinti e dei Rom, sino allora negata dagli accademici. Fu allora la partenza di una missione ventennale in cui Zimmerman ha messo la sua passione, la sua energia e il suo notevole talento di storico contemporaneo e gli diede una reputazione mondiale.

Ma questo non fu l'unico campo in cui diede un segno durevole. Fu Renano per nascita e si interessò sulla spettacolare crescita dell'area della Ruhr come uno dei principali centri europei del carbone e delle miniere e patria di un'industria del ferro e dell'acciaio. Fu membro di un gruppo pioneristico che pubblicò il lavoro sulla rapida nascita delle industrie della Ruhr, Die Erfindung des Ruhrgebiets. Arbeit und Alltag um 1900 (L'Invenzione dell'Area della Ruhr, Lavoro e Vita Quotidiana attorno al 1900). Da solo o in collaborazione con altri pubblicò lavori sulla storia orale, principalmente raccolta negli anni del declino di quelle industrie, come anche una serie di studi sulla routine quotidiana e la qualità di vita dei minatori, dei lavoratori del ferro e dell'acciaio.

Siccome il suo cuore apparteneva ai perseguitati, fece sua la storia della comunità ebraica di Essen, "capitale" della Ruhr, e per otto anni tenne un appuntamento unico come storico ufficiale presso la Vecchia Sinagoga della città.

Con un così solido e pioneristico lavoro, la sorpresa sulla carriera di Zimmerman è forse che non sia riuscito ad atterrare in alcun importante appuntamento accademico. Per gli ultimi 12 anni della sua vita, la sua fonte di reddito principale era un impiego nella formazione e nel reparto culturale del consiglio della città di Essen.

Vinse una qualificazione postdottorale, conosciuta come "Abilitazione" e limitata principalmente al mondo accademico di lingua tedesca, dall'antica università di Jena per il suo lavoro accademico sui Sinti e Rom. Per molti studenti, l'Abilitazione è il passaporto al professorato ma Zimmemrman era troppo individualista per un lavoro di squadra, e così si accontentò di un posto non-stipendiato di lettore nel dipartimento di storia moderna all'Università di Jena e nell'Università della Ruhr di Bochum. Dal 2003 era anche "professore ospite" all'Istituto di Storia Contemporanea di Vienna.

Gli sopravvive la sua compagna da tempo, Yvonne.

Michael Zimmermann, storico, nacque il 17 novembre 1951. A 55 anni, è morto di cancro il 20 gennaio 2007

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Di Fabrizio (del 20/02/2007 @ 09:42:31, in Italia, visitato 1498 volte)

ANSA 2007-02-19 20:24

ZAGABRIA - Bustine di zucchero con l'immagine di Adolf Hitler e barzellette sull'Olocausto sono state trovate in alcuni bar della Croazia, provocando dure critiche da parte del Centro antinazismo Simon Wiesenthal, così come l'apertura di un'inchiesta. Lo ha annunciato l'ufficio della procura statale, precisando che è già stata aperta un'indagine sull'accaduto.

Gli impiegati della fabbrica di zucchero della compagnia Pinki, di Pozega - scrive d'altra parte il quotidiano croato Novi List - hanno confermato che le bustine di zucchero sono state effettivamente fabbricate nel loro stabilimento. L'incidente ha messo in imbarazzo il governo, che è impegnato nell'intento di minimizzare gli antichi legami del paese con il nazismo.

Durante la seconda guerra mondiale, il regime croata degli ustascia si è schierata con la Germania nazista, applicando le leggi razziali, per le quali migliaia di serbi, ebrei, gitani e antifascisti croati sono stati uccisi nei campi di concentramento del paese tra il 1941 ed il 1945. Il direttore del Centro Wisenthal, Efraim Zuroff, ha espresso la sua "repulsione e disgusto" per il fatto che tali articoli possano essere prodotti e distribuiti nei nostri giorni in un paese "in cui non solo ha avuto luogo l'Olocausto ma è stato commesso per la maggior parte da collaboratori locali del nazismo".

"Se non altro, questa è una disgustosa espressione della nostalgia per il terzo Reich e per un periodo dove gli ebrei, i serbi ed i gitani sono stati uccisi in massa in Croazia", ha aggiunto. Zuroff ha esortato la Croazia ad ordinare il sequestro immediato delle bustine di zucchero, in base alla legge contro le discriminazioni razziali, etniche o religiose.

Nel paese infatti non esiste una legge che punisce coloro che negano l'Olocausto. I simboli ustasci sono stati tollerati durante il mandato del presidente Franjo Tudjman, che ha governato il paese dall'indipendenza nel 1991 al 1999, inasprendo i rapporti con Israele. I parlamentari croati del governo successivo, che hanno avviato il paese ai negoziati per l'entrata nell'Unione Europea, hanno chiesto scusa per i crimini del regime ustascia

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Di Fabrizio (del 20/02/2007 @ 10:00:42, in Italia, visitato 1811 volte)

Ricevo da Mariagrazia Dicati: Invio documentazione relativa alla manifestazione per la giornata della memoria a Piove di Sacco (PD), riportato anche su: www.coopofficina.blog.tiscali.it

Riportiamo integralmente l’intervento del Rom Loris Levak che insieme alle rappresentanze Istituzionali, al Rabbino della comunità ebraico di Padova e insigni rappresentanti del Centro Studi del Triveneto sulla Shoah, ha partecipato alla cerimonia commemorativa per la giornata della memoria

“ Ho partecipato più volte a manifestazione per rievocare lo stermino dei Rom e dei Sinti, in particolare voglio ricordare il 1997 a Padova dove ho prodotto il rilievo in rame messo nel museo dell’Internato Ignoto che si conserva perfettamente nel tempo.

Oggi 8 febbraio 2007 sono orgoglioso di essere presente a Piove di Sacco insieme ai esponenti delle Comunità Ebraiche, davanti ad un pubblico di ragazzi che rappresentano il futuro.

Voi avete già conosciuto mio padre Mirko Levak che vi ha raccontato la sua prigionia nei campi di sterminio, lui ha rappresentato il passato, io sono qui per assumermi l’impegno per il futuro, per fare in modo che non vengano dimenticate le sue sofferenze e quelle di migliaia di altri Rom e Sinti

La giornata della memoria voluta e  istituita dall’ex Presidente Ciampi  vuole ricordare tutte le vittime delle sterminio, ma accanto allo sterminio degli ebrei, dobbiamo ricordare che ci sono stermini minori, ma non per questo meno importanti.

500.000, o forse molti di più, Rom e Sinti sono stati trucidati nei campi di sterminio e molti altri morirono per mano degli ustascia.

Questo stermino che noi abbiamo chiamato “PORRAJMOS” perché nella nostra lingua significa divoramento, distruzione, non ha ancora avuto un riconoscimento dalla storia.

Per questo, a nome  della comunità Rom e Sinta, di mio padre  MIRKO EMILIO LEVAK  ex deportato sopravissuto ad Auschwitz, chiedo al Sindaco di Piove di Sacco, Mario Crosta, rappresentante delle Istituzioni, al Rabbino della comunità ebraica di Padova Adolfo Locci, ad Antonio Sorrenti, del Centro Studi Triveneto sulla Shoah,di sostenere la nostra richiesta, chiedendo al Presidente della Repubblica NAPOLITANO, che lo stermino dei Rom e dei Sinti, a carattere razziale come quello degli Ebrei, abbia un riconoscimento anche nella legge per la giornata della memoria”

Alla fine dell’intervento di Loris Levak, Antonio Sorrenti, lo ha ringraziato per avergli dato l’opportunità di ricordare ai ragazzi delle scuole alcune testimonianze proprio sulle sofferenze dei Rom e dei Sinti, inoltre ha voluto sottolineare che nelle loro ricerche hanno trovato documentazioni che si riferiscono proprio ai Rom e, alla fine, lo stesso Antonio Sorrenti si è impegnato a portare avanti quanto era stato richiesto da Levak.

La cerimonia, molto sentita e commovente si è conclusa con un gesto simbolico : allo scoccare dei 12 tocchi delle campane, ora in cui vennero aperti i cancelli di Auschwitz, il Sindaco, i rappresentanti delle Comunità Ebraiche e Rom, hanno liberato i grappoli dei palloncini, mentre gli alunni e i ragazzi erano invitati a fare una riflessione cercando di mettersi nei panni dei prigionieri in quel lontano momento.

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO

Oggi 8 febbraio 2007, in occasione della celebrazione della giornata della memoria per lo sterminio del popolo ebraico e del popolo Rom e Sinto, nella città veneta di Piove di Sacco in provincia di Padova, mi rivolgo al Sindaco  Mario Crosta, quale rappresentante delle Istituzioni, al Rabbino della Comunità Ebraica di Padova Adolfo Locci, ad Antonio Sorrenti, del Centro Studi Triveneto sulla Shoah affinché facciano pervenire al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la seguente

RICHIESTA

sull’estensione dell'intitolazione del "Giorno della Memoria" anche al popolo dei Rom/Sinti, e a tutte le vittime del nazifascismo, sottoponendo alla Sua attenzione quanto segue :

-          In considerazione anche del Decreto legislativo Mastella, che prevede pene più severe per  chiunque commetta o inciti a commettere atti discriminatori per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o compiuti a causa del personale orientamento sessuale o dell'identità di genere

-          In considerazione della Legge n. 211 del 20 luglio 2000 che ha istituito il "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, l'art. 1 della Legge riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi si sono opposti al progetto di sterminio, ed al rischio della propria vita hanno salvato altre vite  e protetto i perseguitati". Sia il popolo ebreo che le popolazioni Rom e Sinti erano considerati rappresentanti di razze geneticamente inferiori tanto da esservi per i nazisti anche una  Zigeunerfrage (questione zingari) da risolvere con un'apposita legislazione discriminatoria che venne emanata nei confronti di quelle popolazioni e che alcune norme della stessa permasero in vigore in Germania fino alla fine degli anni settanta. Nei campi di sterminio furono uccisi tra 5,6 e 6,1 milioni di ebrei e tra 500.000 e 800.000 Rom e Sinti, corrispondenti al 50/80% di quelle popolazioni presenti nei territori occupati dai nazisti. La vicenda del Porrajmos (sterminio del popolo dei Rom/Sinti) non ha avuto un riconoscimento fino al 1994.

Con il supporto di tutti questi elementi chiediamo si possa pervenire ad una estensione dell'intitolazione del "giorno della Memoria" anche "al popolo dei Rom/Sinti e a tutte le vittime del nazifascismo".

Piove di Sacco 8 febbraio 2007                                                                               

                                                          In rappresentanza della comunità Rom e Sinta

                                        MIRKO EMILIO LEVAK

                                   ex deportato sopravissuto ad Auschwitz

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