| Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
		
		
			Di Sucar Drom  (del 22/07/2013 @ 09:09:34, in blog , visitato 1781 volte)
		   
		
		
			Di Fabrizio  (del 21/07/2013 @ 09:09:25, in media , visitato 1495 volte)
		 
      
 Pubblicato Martedì, 16 Luglio 2013 14:29 Egregio dottor Ezio Mauro, direttore de La Repubblica Le chiediamo la cortesia di leggere i commenti dei vostri lettori all'articolo 
di Franco Vanni "Sul villaggio abusivo arriva l'Expo: maxi risarcimenti alle 
famiglie rom - Infrastrutture Lombarde (con la mediazione del Comune di Milano) 
paga fino a 50mila euro per liberare i terreni in via Monte Bisbino: l'area è 
occupata da decenni da costruzioni che sono state edificate senza licenza" 
apparso sul sito on-line il 16 luglio 2013, perché le sia facile capire come 
persino un giornale come il suo favorisce, se non addirittura fomenta, il 
pregiudizio e la discriminazione nei confronti delle comunità rom. Le fornisco 
delle informazioni che la possono aiutare a capire quanto sia grave e offensivo 
il modo con il quale sono state date le notizie in questa occasione. In primo luogo i terreni sui quali sono state costruite le case sono stati 
acquistati nei primi anni 90 - ricorda la guerra in Jugoslavia? - dai rom a 
prezzi salati nonostante fossero terreni qualificati come seminativi-irrigui 
cioè agricoli. Da qui l'abuso per aver costruito edifici su terreno 
inedificabile, abuso peraltro rimasto a lungo tollerato dalle precedenti 
amministrazioni.
 Dal momento che l'area di via Monte Bisbino è interessata ai lavori Expo sono 
iniziate le procedure per l'esproprio dei terreni (non delle case!). 
Infrastrutture lombarde negli atti formali per l'esproprio offriva 7€ (sette 
euro) per metro quadro di terreno e nessun indennizzo per i beni che insistevano 
sui terreni. Si parla di indennizzi di qualche centinaio di euro, dal momento 
che pochi terreni sono superiori ai 1000 mq!
 
 In questa situazione la Consulta rom e sinti di Milano ha aperto un confronto 
con l'amministrazione e con Infrastrutture lombarde per una soluzione pacifica e 
possibilmente positiva per le famiglie coinvolte e destinate a perdere tutto 
(tra l'altro questa comunità vede la più alta frequenza scolastica di minori rom 
a Milano), trovando la disponibilità di entrambi gli interlocutori. Con 
un'azione su più piani: è stata chiesta e ottenuta da Infrastrutture lombarde 
una piccola variante al tracciato della nuova strada che ha consentito di 
ridurre il numero di terreni da espropriare; è stato verificato che in base al 
nuovo PGT i terreni da agricoli passano ad ARU (Area di riqualificazione 
urbana), quindi edificabili e quindi gli abusi diventano sanabili; è stato 
raggiunto quindi un accordo con Infrastrutture sull'entità del risarcimento in 
una misura che consente un decoroso risarcimento a chi perde tutto, non solo il 
terreno ma la casa e tutto ciò che vi ha investito in oltre 20 anni; infine per 
il gruppo di famiglie più fragili è stata raggiunta un'intesa con 
l'amministrazione per una soluzione.
 
 Se fossero state fornite queste informazioni, non molto difficili da ottenere, 
non crede lei che forse qualche lettore avrebbe avuto un'occasione in più per 
farsi un'opinione non a senso unico? Qual è la differenza tra i manifesti di 
Lega e PdL condannati a Pescara per istigazione all'odio, o quelli della Lega 
sulla Zingaropoli di Pisapia e questi messaggi, dal momento che entrambi sono 
discriminatori e favoriscono il pregiudizio e l'odio antizigano?
 
 Per questa ragione, dal momento che l'effetto di questo modo di fare 
informazione è quello che i suoi lettori esprimono con dovizia nei commenti che, 
ripeto, la invito a leggere, siamo costretti non solo a chiedere che il suo 
giornale almeno completi l'informazione fornita, ma anche a verificare se non 
sia il caso di procedere contro il suo giornale per istigazione all'odio 
razziale, ragione per la quale ci legge in copia l'avvocato della Consulta.
 
 Cordiali saluti Milano, 16 luglio 2013
 
 Dijana Pavlovic, portavoce della Consulta Rom e Sinti di Milano - tel. 
3397608728
 
 Paolo Cagna Ninchi, presidente associazione UPRE ROMA - tel. 3391170311
   
      
 Lettera aperta da ROMEA ai manifestanti non-estremisti anti-romanì nella 
Repubblica Ceca Prague, 9.7.2013 21:51, (ROMEA)
fk, translated by Gwendolyn Albert
 
I lavoratori dell'associazione civica ROMEA hanno deciso di tendere la mano a 
quanti hanno partecipato alle recenti manifestazioni anti-rom e che non siano 
estremisti. L'associazione spera di iniziare un dialogo con almeno qualcuno 
di voi, che potrebbe portare a proposte specifiche per le soluzioni e quindi ad 
una maggiore tranquillità nella nostra convivenza. 
ROMEA renderà pubbliche le idee e proposte che giungeranno in risposta a questa 
lettera aperta, e poi le girerà ai politici al massimo livello, chiedendo loro 
di farci sapere se intendono utilizzare le vostre idee al momento di predisporre 
decreti, legislazioni ed altri regolamenti, o se vogliono beneficiare in altro 
modo  di questo miglioramento di relazioni. L'associazione ROMEA ringrazia 
tutti in anticipo per i vostri commenti e risposte costruttive. 
L'associazione ROMEA ringrazia anche ognuno per la pazienza dato che non sarà 
possibile rispondere immediatamente a tutte le lettere ricevute. Naturalmente, 
non risponderemo a quelle lettere che non saranno costruttive o rispettose. 
Lettera aperta ai manifestanti non-estremisti anti-romnella 
Repubblica Ceca
 A quanti interessati:
 
 Ci rivolgiamo a voi con domande a cui neanche noi sappiamo rispondere. Speriamo 
di esse3re capaci di rifletterci assieme a voi, senza recriminazioni reciproche 
e in maniera costruttiva, se possibile, nell'interesse del mutuo intendimento e 
di aiutare a risolvere questi problemi se malignità reciproche.
 
Nelle discussioni portate a commento dei nostri articoli, riguardo le 
manifestazioni anti-romanì a Rumburk e a Varnsdorf alla fine del 2011, come pure 
riguardo i nostri articoli di quest'anno su Cheské Budzejovice e Duchcov, è stata 
espressa l'opinione che l'agenzia telematica Romea.cz tratta i manifestanti 
anti-rom dipingendoli indistintamente come razzisti o neonazisti.  Questa 
è, ovviamente, un'impressione sbagliata. Non crediamo una cosa simile e siamo 
sempre stati attenti a distinguere nelle nostre cronache i vari tipi di persone 
che andavano manifestando. 
Condanniamo le generalizzazioni che sono fatte su Romanì da ogni angolo della 
società, ed è per questo che facciamo del nostro meglio per evitare noi stessi 
di generalizzare. Ciò non significa che ci riesca sempre, almeno dalla 
prospettiva altrui, ma su questo stiamo discutendo nell'associazione ROMEA e 
cercando, realmente, onestamente di fare del nostro meglio. 
Abbiamo parlato con molti di voi, che avete manifestato contro i Romanì in 
diverse città del paese, ed abbiamo imparato che tra di voi c'è gente che ha 
(alcuni) amici Rom nella vita di ogni giorno. Abbiamo anche imparato che alcuni 
di voi sono frustrati per la situazione di deterioramento sociale del paese - ad 
esempio, anche voi potreste essere da tempo senza lavoro. Ovviamente, ci siamo 
imbattuti anche nei razzisti e gli xenofobi che hanno guidato queste proteste di 
odio contro l'etnia rom nel suo complesso. 
C' una differenza tra come le persone si comportano nella vita quotidiana e come 
si comportano durante queste manifestazioni. A Breclav, Cheské Budzejovice, Duchcov, 
Krupka, Novy Bydzhov, Rumburk e Varnsdorf (o almeno durante quelle 
manifestazioni), alcuni di voi hanno marciato fianco a fianco con estremisti - 
nazionalisti sciovinisti, nazIsti, razzisti e xenofobi. 
A Varnsdorf, avete marciato verso lo Sport residential hotel, dove gli 
estremisti hanno dato inizio a scontri per strada, ritirandosi in seguito e 
lasciandovi preda dell'intervento della polizia. Forse avete imparato qualcosa e 
rifiutato di accogliere estremisti sul palco nelle vostre proteste successive. 
Da altre parti, ovviamente, è stato differente - non soltanto non vi siete 
vergognati di partecipare ad un'azione assieme agli estremisti, qualcuno di voi 
li ha anche ospitati, che ne fosse cosciente o meno. E' gente conosciuta per le 
motivazioni ideologiche del loro comportamento e della loro violenza primitive, 
e molti sono recidivi (e non solo per questo tipo di reato). 
Un gran numero di questi estremisti non lavora, spesso sono meno istruiti,  
il loro comportamento mostra segni di aggressività e tendenze sociopatologiche. 
Criticano le minoranze e i romanì per quello che sono loro stessi, in gran 
parte: problematici, ignoranti e disoccupati. 
Questa gente vi sta sfruttando per i suoi propri scopi e finalità. Stanno 
manipolando la vostra disaffezione per quanto succede nel nostro paese. Vi 
stanno manipolando anche perché ogni cosa che abbia a che fare con la 
coesistenza - ghetti, edilizia sociale, disoccupazione, ecc. - da tempo è 
irrisolto. 
Gli estremisti non offrono soluzioni. Offrono conflitti, odio che porta a 
brutali aggressioni contro chiunque (ad es. contro gli agenti di polizia). 
In ultima analisi, gli interventi della polizia in queste situazioni costano una 
somma enorme di denaro, che si potrebbe usare per tenere i cittadini sicuri con 
un servizio di pattuglie quotidiane. I comuni potrebbero usare quei soldi per 
finanziare piattaforme dove tutti i cittadini potrebbero incontrarsi, al di là 
delle rispettive differenze, per parlarsi e condividere esperienze. Forse avete 
la sensazione che solo gli estremisti abbiano interesse nei vostri problemi, ma 
vi rendete conto di dove potrebbe portare tutto ciò? 
A Rumburk e da altre parti, avete urlato slogan razzisti assieme agli 
estremisti, e li avete uditi chiamare alla violenza contro l'altra gente. La 
stessa cosa è successa a Duchkov, dove due neonazisti hanno organizzato 
un'azione anti-romanì che in seguito lodava l'uccisione dei Rom. 
A Cheské Budzejovice, in piazza avete intonato il grido razzista di "porci neri" 
contro i Romanì. Poi avete marciato con i neonazisti mentre facevano il saluto a 
mano tesa (gridando "Heil Hitler") gridando altri slogan razzisti. 
In ognuno di questi casi, la situazione ha rischiato di degenerare in violenza 
fisica contro i Romanì. Era rivolta a tutta i Romanì, perché la colpa collettiva 
che voi ascrivete loro, combinata alla psicosi della folla, comanda di non fare 
distinzione tra i destinatari. 
Vogliamo porvi le seguenti domande e cercare con voi un dialogo costruttivo. Vi 
saremo molto grati per le vostre risposte: 
				Comprendiamo che abbia dei problemi con 
				alcune persone, alcune delle quali romanì. Cosa possiamo fare 
				assieme nel chiedere ai responsabili di affrontare il problema 
				reale?Esattamente, cosa vi disturba, e dove, nello 
				specifico? Vi preghiamo di descrivere i vostri problemi 
				specifici - non andremo da nessuna parte con le generalizzazioni 
				e con quelle non faremo altro che il gioco degli estremisti.Credete sia possibile impedire agli individui 
				- qualsiasi individuo, sia della società maggioritaria o di una 
				minoranza - di commettere violenze contro gli altri? Può un 
				uomo, il presidente della Repubblica - per esempio, impedire che 
				un altro uomo picchi brutalmente e violenti una donna? Può una 
				donna, madre Teresa - per esempio, impedire che una donna uccida 
				il suo proprio figlio? La maggior parte dei Romanì non approvano 
				le azioni ingiuste di individui specifici, di cui condividono 
				l'etnia, ma non sono in grado di fermarli.Possiamo disquisire sul se e il perché i 
				Romanì provenienti dai ghetti siano, in misura maggiore di 
				quanto è consuetudine altrove, non istruiti, disoccupati e non 
				qualificati. Possiamo anche discutere su come questa gente debba 
				affrontare i problemi causati da una cultura della povertà. 
				Possiamo cercare assieme soluzioni, ma che non siano l'odio o la 
				vendetta contro un'intera minoranza.Stiamo dimenticando la nostra storia. Cosa 
				significano oggigiorno per voi gli orrori del nazismo e della II 
				guerra mondiale, scatenata dai nazisti?Questi "problemi con i Rom" che vi portano a 
				manifestare, sono per voi meno accettabili dei metodi che una 
				volta usavano i nazisti contro i membri della società ceca?Qualcuno di voi dice di avere avuto brutte 
				esperienze personali con i Romanì. Queste brutte esperienze 
				riguardano tutti i Romanì, o solo qualcuno di loro? Davvero 
				state protestando sulla base di vostre esperienze? Nella vostra 
				decisione che ruolo giocano le manipolazioni, le bugie, gli 
				stereotipi su internet?Non sarebbe più ragionevole fare del vostro 
				meglio per risolvere questi problemi con la coesistenza 
				pacifica, per esempio, negoziando con pazienza con le autorità 
				romanì locali, attraverso il lavoro di comunità, contribuendo 
				alla formazione infantile, ecc.?Secondo voi, è meglio risolvere i problemi di 
				coesistenza attraverso le proteste di piazza? Che risultato vi 
				aspettate? Credete che i Romanì faranno i bagagli e se ne 
				andranno? Se approvate questo modo di espellere la gente, lo 
				chiamate un metodo per "risolvere i problemi"?Come altrimenti 
				queste proteste di piazza contribuiranno a risolvere 
				effettivamente i problemi di coesistenza, sapreste descriverlo?Avete intenzione di usare violenza contro i 
				vostri vicini romanì? Vi chiediamo di immaginare la seguente 
				situazione: voi assieme a qualche estremista fate irruzione 
				nell'appartamento del vostro vicino e spaventate tutta la 
				famiglia che si accuccia in un angolo. Cosa farete, 
				parteciperete nel maltrattare quelle persone?Non credete che gli estremisti avrebbero 
				attaccato recentemente alcune persone romanì, anche se le 
				polizia non avesse bloccato i loro cortei? Non credete che i Rom 
				avrebbero tentato di difendere le loro famiglie da questi 
				attacchi? Vi rendete conto che fu proclamando il 
				principio di colpa collettiva che i nazisti diedero inizio de 
				facto all'Olocausto?Voi marciate con gli estremisti, e molto 
				spesso gridate slogan razzisti assieme a loro. [...] Non vi 
				importa se stanno facendo appello alla violenza, commettono 
				violenza contro gli agenti di polizia, o la violenza che può 
				risultarne contro i Romanì. Non siete infastiditi dai saluti 
				nazisti o da altre manifestazioni di estremismo... O lo siete? 
				Perché non avete preso le distanze dagli estremisti?Voi non siete estremisti, ma avete pensato a 
				cosa state avallando e cosa realmente volete, in questo 
				contesto? Potete raggiungerlo marciando con gli estremisti? 
Siamo interessati nelle vostre proposte costruttive, per risolvere questa 
situazione. Proveremo a rivederle e trovare una risposta o un partnernella 
vostra area particolare per discuterne assieme a voi.
 Frantishek Kostlàn
 Jarmila Balàzhovà
 Zdenehk Ryshavý
 Frantishek Bikàr
 Renàta Berkyovà
 Jitka Votavovà
 Jana Baudyshovà
 Petra Zahradníkovà
 
 the ROMEA civic association
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 19/07/2013 @ 09:04:02, in Italia , visitato 1623 volte)
		 
      Mi chiederete: perché dare questo immeritato risalto all'ennesima presa 
di posizione di Forza Nuova? Forse che voi lettori di Mahalla siete così sprovveduti da non 
sapere cosa dicono e cosa fanno? E no, signori miei, ho i miei motivi: 
				Avete presente quel galantuomo di Kalderoli? Sì, proprio 
				quello che può dire di tutto e offendere tutti, per la sola ragione che è 
				parlamentare e non un "pirla qualunque". Sembra che a lui non 
				gliene si perdona una. Scordatevi per un momento la sua faccia 
				scimmiesca, la cravatta verde, le guanciotte rubizze... 
				immaginatelo quando si contorce nelle giustificazioni dopo 
				l'ennesima cazzata, non vi ricorda  un certo estremismo 
				di destra? MA GUARDATE, NON CE L'ABBIAMO CON LORO!Ci possono essere cento ragioni per essere contro Forza 
				Nuova (prima fra tutte, la sua stessa ragione d'essere). Ma il 
				linguaggio che adopera è ancora più pericoloso: nessuno 
				pubblicamente ammetterà di fare comunella con questi PARIA della 
				democrazia, ma sotto-sotto, con parole e concetti molto più 
				educati, può capitare anche a qualche campione di democrazia di 
				ripetere acriticamente i loro concetti.
				FORZA NUOVA diffusa, scrivevo tempo fa, e altrettanto 
				pericolosa: è la destra estremista (in tutta Europa) che negli 
				slogan urla ZINGARI AL ROGO, ma poi chi ha dato fuoco agli 
				insediamenti rom a Opera (MI), Ponticelli (NA) e a Torino 
				(dicembre 2011), sono persone normalissime, i "pirla qualunque", 
				appunto. 
 
 14 Luglio 2013 -
Lecce - La Federazione Provinciale di Forza Nuova Lecce, ha diffuso la seguente 
nota:
 "E' notizia di queste ore che a Lecce la giunta comunale stanzierà un milione di 
euro per dare case popolari per i nomadi di campo Panareo. In un momento di 
crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi con migliaia di leccesi che 
perdono il lavoro, con anziani che rovistano nei cassonetti per cercare da 
mangiare, con prestiti che non vengono concessi a piccoli e medi imprenditori, 
con giovani che o non trovano lavoro o sono condannati ad un precariato eterno, 
la giunta comunale salentina, in nome del politicamente corretto, e tralasciando 
centinaia di altre priorità per la città, stanzia un milione di euro per le case 
ai nomadi. Forza Nuova non ci sta e ribadisce prima gli italiani, prima i 
leccesi.
 Chissà perché, c'è sempre (e sempre ci sarà) qualcosa di più urgente, di 
più pressante. "Le priorità sono altre" dicevano sempre i vecchi politici 30 
anni fa. E mai si sarebbero immaginati che il loro difendere lo status quo, 
resistesse in questi antagonisti dalle zucche rasate e dai bicipiti gonfi. LA 
CASA E' UN DIRITTO, ha sempre urlato la sinistra extraparlamentare, LA CASA E' 
UN DIRITTO DEGLI ELETTI, di chi è nato in un determinato posto, senza aver altro 
merito se non quello, appunto di essere nato. Questa gente dietro una facciata di apparente povertà, ha nei suoi illegalissimi 
accampamenti, macchine di alta cilindrata, antenne paraboliche che i cittadini 
leccesi possono solo sognarsi, gli uomini sono dei veri e propri parassiti che 
mandano donne e bambini a mendicare, mentre loro si riempiono di alcool, e se a 
fine giornata non portano una cifra di soldi adeguata sono botte da orbi; 
gestiscono l'usura, il furto del rame, e molti di loro hanno decreti di 
espulsione che aggirano mettendo un anno dopo l'altro in cinta le loro donne, e 
causa cure mediche quindi non vengono espulsi, grazie a pochi medici e avvocati 
compiacenti, ma altrettanto fraudolenti come gli stessi zingari. Questo 
provvedimento è altamente razzista nei confronti degli italiani che lo sono per 
sangue e per cultura, e che nei secoli hanno difeso con la propria vita questa 
terra. Forza Nuova darà vita sul territorio ad una campagna di mobilitazione 
popolare per impedire a questa scellerata amministrazione di compiere un gesto 
tanto insano quanto volgare nei confronti della cittadinanza leccese, vilipesa e 
offesa da chi l'attenzione non la mette nei confronti dei propri cittadini, ma 
sperpera il pubblico denaro versato col sudore e col sangue, e lo dona a 
parassiti senza scrupoli. Non riconosciamo come Italiani gli eventuali zingari 
che hanno la cittadinanza del bel paese, in quanto comunità che d'Italiano non 
ha nulla: costumi, storia, abitudini e umanità". Sembra che nascere dell'etnia sbagliata sia una vera e propria piaga 
sociale. Si capisce perché dirlo non fa fine in un comunicato ufficiale, ma che 
con premesse simili si rimpiangano i campi di zio Adolfo. Se mettiamo assieme i 
due paragrafi, Lecce si divide in poveri buoni (la brava gente di Lecce) e 
poveri cattivi. Allora, LA CASA non è più UN DIRITTO (lo sapevo che sotto c'era 
il trucco), ma una specie di premio per la nazionalità. Ah sì, c'è poi il rebus 
dei Rom e dei Sinti che sono di cittadinanza italiana (anzi, la Puglia fu una 
delle prime regione dove arrivarono a cavallo del Rinascimento, quando l'Italia 
nemmeno esisteva), ma la cosa viene comunque liquidata con le stesse parole. 
L'insegnante di FORZA NUOVA si arroga il diritto di giudicare cosa possono 
essere "costumi, storia, abitudini e umanità" italiane, come un esame a cui non 
vuole ammettere altri se non i già diplomati. E non capisce, oppure lo capisce 
benissimo - ma è vittima di una provvidenziale amnesia, che non riconoscere il cambiamento che c'è già in casa, condannerà gli esclusi ad avere le uniche 
possibilità di sopravvivenza (sì, anche gli esclusi hanno quell'istinto) nella 
vita asociale così ben descritta. E condannerà gli inclusi ad avere sempre più 
paura, senza uscire dalla miseria. 				Ma poi, anche i ragazzini crescono (sì, cresce anche il 
				Kalderoli), e tutto il loro populismo diventa burocratese, 
				discorsi da gente con la cravatta, magari hanno persino cambiato 
				partito o movimento. Vorrei che leggeste anche quanto segue, per 
				quanto sia noioso, e nonostante si faccia fatica a leggerlo 
				perché... è la nostra memoria che vorremmo rimuovere, siamo NOI 
che l'abbiamo accettato senza fiatare. Provate a 
				sostituire qualche termine, e capirete perché la memoria è così 
				dolorosa: REGIO DECRETOLEGGE 5 settembre 1938 - XVI, n.1390
 Provvedimenti in difesa della razza nella scuola 
fascista
 VITTORIO EMANUELE IIIPER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA' DELLA NAZIONE
 RE D'ITALIA E IMPERATORE D'ETIOPIA
 Visto l'art. 3 n.2, della legge 31 gennaio 1926-IV, n.100; Ritenuta la 
necessità assoluta ed urgente di dettare disposizioni per la difesa della razza 
nella scuola italiana; Udito il Consiglio dei Ministri; Sulla proposta del 
Nostro Ministro Segretario di Stato per l'educazione nazionale, di concerto con 
quello per le finanze; Abbiamo decretato e decretiamo; 
				Art. 1. All'ufficio di insegnante  nelle scuole statali 
				o parastatali di qualsiasi ordine e grado e nelle scuole non 
				governative, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non 
				potranno essere ammesse persone di razza ebraica, anche se siano 
				state comprese in graduatorie di concorso anteriormente al 
				presente decreto; né potranno essere ammesse all'assistentato 
				universitario, né al conseguimento dell'abilitazione alla libera 
				docenza.Art. 2. Alle scuole di qualsiasi ordine e grado, ai cui 
				studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere 
				iscritti alunni di razza ebraica.Art. 3. A datare dal 16 ottobre 1938-XVI tutti gli 
				insegnanti di razza ebraica che appartengano ai ruoli per le 
				scuole di cui al precedente art. 1, saranno sospesi dal 
				servizio; sono a tal fine equiparati al personale insegnante i 
				presidi e direttori delle scuole anzidette, gli aiuti e 
				assistenti universitari, il personale di vigilanza delle scuole 
				elementari. Analogamente i liberi docenti di razza ebraica 
				saranno sospesi dall'esercizio della libera docenza.Art. 4. I membri di razza ebraica delle Accademie, degli 
				Istituti e delle Associazioni di scienze, lettere ed arti, 
				cesseranno di far parte delle dette istituzioni a datare dal 16 
				ottobre 1938-XVI.Art. 5. In deroga al precedente art. 2 potranno in via 
				transitoria essere ammessi a proseguire gli studi universitari 
				studenti di razza ebraica, già iscritti a istituti di istruzione 
				superiore nei passati anni accademici.Art. 6. Agli effetti del presente decreto-legge è 
				considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori 
				entrambi di razza ebraica, anche se egli professi religione 
				diversa da quella ebraica.Art. 7. Il presente decreto-legge, che entrerà in vigore 
				alla data della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 
				Regno, sarà presentato al Parlamento per la sua conversione in 
				legge. Il Ministro per l'educazione nazionale è autorizzato a presentare il relativo 
disegno di legge. Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia 
inserito nella raccolta delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a 
chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. Dato a San Rossore, addì 5 settembre 1938 - Anno XVIVittorio Emanuele, Mussolini, Bottai, Di Revel
 
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 18/07/2013 @ 09:02:54, in Italia , visitato 1454 volte)
		 
       14 luglio 2013 | Sergio Bontempelli su
CORRIEREIMMIGRAZIONE 
 L'Italia si è dotata di una "strategia nazionale di inclusione", ma i problemi e 
gli sgomberi rimangono. Se n'è parlato a Cecina.
 
 C'era un volta l'emergenza nomadi. C'era un volta l'allarme sicurezza, con il 
suo inevitabile contorno di allontanamenti, espulsioni, ordinanze comunali 
variamente creative. C'erano una volta i Sindaci-sceriffi, nemici giurati di rom 
e sinti e promotori degli sgomberi nei "campi nomadi".
 
 Davvero tutto ciò si può declinare al passato? Davvero si può dire "c'era una 
volta", sottintendendo che "oggi non c'è più"? Di questo si è discusso venerdì 
scorso nella cornice del Meeting Internazionale Antirazzista di Cecina, 
organizzato ogni estate dall'Arci e giunto quest'anno alla diciannovesima 
edizione.
 
 C'era una volta l'emergenza nomadi, dicevamo. Con un 
decreto del Maggio 2008, 
l'allora Governo Berlusconi dichiarò lo stato di emergenza "in relazione agli 
insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e 
Lombardia". Come se i rom e i sinti - i cosiddetti "nomadi" - fossero una 
calamità naturale, da cui difendersi come ci si difende da un terremoto, da 
un'inondazione, da un incendio...
 
 Ecco, l'emergenza nomadi è davvero consegnata al passato: si può dire, dunque, 
"c'era una volta", come nelle fiabe. Alla fine del 2011, infatti, il Consiglio 
di Stato - accogliendo il ricorso dell'Errc, il Centro Europeo per i Diritti dei 
Rom - aveva dichiarato illegittimi i decreti del Governo Berlusconi; nel 
frattempo la Commissione Europea aveva invitato tutti gli Stati Membri ad 
elaborare proprie "strategie nazionali per l'inclusione delle popolazioni rom". 
Che è un po' come dire "smettete di fare sgomberi, smettete di costruire 
campi-ghetto, e avviate politiche di inserimento sociale"...
 
 Bacchettato dalla magistratura italiana, ripreso per le orecchie dall'Unione 
Europea, il Governo non aveva mollato l'osso: in gran segreto, il 15 febbraio 
2012, l'esecutivo guidato da Mario Monti 
aveva presentato ricorso contro la 
decisione del Consiglio di Stato. Se avesse vinto quel ricorso, l'emergenza 
nomadi sarebbe ancora in vigore...
 
 Il gesto del nuovo premier aveva mandato su tutte le furie numerose associazioni 
che si battono per i diritti umani, visto che proprio Monti era apparso, almeno 
su questi temi, più aperto del suo predecessore.
 
 In ogni caso, lo "scivolone" dell'allora Presidente del Consiglio non ha 
prodotto risultati apprezzabili. Nel maggio 2013, infatti, è arrivata la 
sentenza della Corte di Cassazione, che ha confermato la pronuncia del Consiglio 
di Stato e che ha dunque eliminato - stavolta definitivamente - l'emergenza 
nomadi.
 
 La "strategia nazionale di inclusione" c'è...
 La cosiddetta "strategia nazionale di inclusione" è in vigore da più di un anno. 
Si articola in quattro assi di intervento (istruzione, lavoro, salute e casa), e 
definisce alcuni obiettivi: favorire la frequenza e il successo scolastico dei 
ragazzi rom e sinti; promuovere l'inserimento lavorativo e la regolarizzazione 
del lavoro irregolare o precario delle comunità rom; garantire il pieno accesso 
ai servizi sociali e sanitari sul territorio; superare i campi nomadi e le 
"logiche emergenziali", per avviare politiche abitative a livello locale e 
nazionale.
 
 A che punto siamo con l'attuazione di questo programma così ambizioso? 
Pietro Vulpiani dell'Ufficio Nazionale Anti-Discriminazioni Razziali (Unar) è 
ottimista: "Certo, i problemi sono tantissimi, e siamo solo all'inizio di un 
percorso", spiega all'attenta platea del Meeting Antirazzista, "ma possiamo dire 
che l'Italia è più avanti di tanti altri paesi".
 
 In effetti, pochi giorni fa 
la Commissione Europea ha proposto un primo bilancio 
dello stato di avanzamento delle varie "strategie nazionali", e a quanto pare 
l'Italia (una volta tanto) non è il "fanalino di coda" dell'Unione. "La 
Commissione", spiega Vulpiani, "ha rilevato che in molti Stati non ci sono 
ancora i tavoli di lavoro con la società civile, che rappresentano il primo 
passo nell'attuazione delle strategie nazionali. Il nostro paese, da questo 
punto di vista, ha fatto il suo dovere".
 
 ... ma i problemi rimangono
 Tutto bene, dunque? È finita la stagione della segregazione contro i rom e i 
sinti? Niente affatto. Anzitutto, il bilancio della Commissione Europea non è 
proprio positivo su tutti i fronti. Basta leggere la 
tabellina riassuntiva 
pubblicata su internet per accorgersene: nella casella "paesi che hanno promosso 
misure contro le discriminazioni a livello locale", per esempio, l'Italia non 
compare. Vuol dire che il nostro paese ha fatto poco o nulla per "tirare le 
orecchie" a Sindaci e autorità locali...
 
 E a Cecina si sono fatte sentire molte voci critiche. Prima tra tutte quella di 
Barbara Beneforti, animatrice del Centro Anti-Discriminazione della Provincia di 
Pistoia, che ha scelto di raccontare delle storie: come quella della signora 
nata in Montenegro, ma arrivata in Italia in tenera età, che oggi non è 
considerata né italiana né montenegrina. "Ha vissuto qui per decenni, ha fatto 
figli nati e cresciuti a Pistoia", spiega Beneforti, "ma non si è mai registrata 
al suo paese... così oggi non è considerata cittadina di nessuno Stato, non può 
avere né passaporto né permesso di soggiorno, ma non può nemmeno tornare in 
Montenegro". Tecnicamente dovrebbe trattarsi di un'apolide (cioè, appunto, di 
una persona priva di nazionalità, che per questo ha diritto ad uno speciale 
permesso di soggiorno), ma - spiega ancora Beneforti - "ottenere l'apolidia in 
Italia è quasi impossibile. E i rom che vivono in queste condizioni sono tanti".
 
 Sulla stessa lunghezza d'onda anche Emilio Santoro, docente di materie 
giuridiche all'Università di Firenze: "Leggi sull'immigrazione restrittive e 
proibizioniste, spesso anche irragionevoli e incoerenti, hanno consegnato i 
migranti a una sorta di discriminazione permanente: i rom e i sinti ne hanno 
sofferto più di altri".
 
 La Toscana, terra di contraddizioni
 Ospitato in una città costiera della Toscana, l'incontro non poteva non 
soffermarsi anche sulle politiche varate in questa Regione. Che a quanto pare 
hanno pienamente recepito lo spirito della "strategia nazionale": "Sono già 
partiti i tavoli di lavoro", ha spiegato l'assessore Allocca, che segue queste 
tematiche per conto del governatore Enrico Rossi, "e stiamo avviando 
sperimentazioni soprattutto sulla questione abitativa, che riteniamo l'asse 
prioritario nelle nostre zone".
 
 Qui come altrove, in effetti, la marginalità dei rom e dei sinti si misura dallo 
stato di segregazione residenziale in cui sono costretti a vivere: tra "campi 
attrezzati" e "insediamenti abusivi" soggetti a sgomberi, la situazione non 
sembra poi molto diversa da quella nazionale. "E in tempi di crisi", ha aggiunto 
l'assessore, "non abbiamo molte risorse da mettere in campo, quindi è molto 
difficile attuare una politica efficace".
 
 Qualche sperimentazione sta comunque partendo. A San Giuliano Terme, in 
provincia di Pisa, un piccolo finanziamento regionale consentirà ad alcune 
famiglie rom di ristrutturare col proprio lavoro un immobile privato: in cambio, 
il proprietario darà quell'alloggio alle stesse famiglie a un canone di affitto 
agevolato. A Pistoia, il campo nomadi cittadino sarà trasformato in un piccolo 
villaggio fatto di vere e proprie case, autocostruito dai rom. "Si tratta di 
piccoli esperimenti, finalizzati a superare le fallimentari politiche dei campi 
e degli sgomberi", spiegano Nicola Solimano e Sabrina Tosi Cambini della 
Fondazione Michelucci (lo storico istituto di ricerca che da anni si occupa di 
questi temi).
 
 Ma anche in Toscana le cose procedono in modo tutt'altro che lineare. Perché 
mentre la Regione si sforza di attuare la "strategia", non tutti i Comuni 
sembrano andare nella stessa direzione. A Pisa, per esempio, il dibattito locale 
si infiamma per il caso della "Bigattiera", il campo dove il Sindaco ha tagliato 
l'acqua corrente e la luce, e dove due anni fa è stato eliminato anche il 
servizio di scuolabus per i bambini. Un paio di settimane fa, un 
appello firmato 
da 250 personalità cittadine (tra cui l'allenatore della squadra di calcio) ha 
chiesto l'immediato ripristino dei servizi tagliati. Il Comune, finora, non ha 
risposto, e i segnali dati dall'amministrazione sembrano contrastanti. La strada 
per l'inclusione dei rom e dei sinti, in Toscana come altrove, è ancora lunga...
   
      Riprendo questo post su
Globalist, probabilmente perché è esteticamente bello, ma anche lacerante. Almeno per 
me... che Lolli e Manfredi me li ricordo giovani, un po' come fratelli 
cresciuti, e li ho poi seguiti nel loro apparire e tornare, loro sì NOMADI, ma 
esistenziali. E quella canzone manifesto: HO VISTO ANCHE ZINGARI FELICI, tanto 
bella quanto bugiarda. Quando poi gli zingari li ho visti per davvero, erano 
disperati, e quasi mai liberi. Ma era bello credersi zingari, o forse era solo 
una moda. 
 di Gianfranco Manfredi* 
 Ma ho visto anche degli zingari felici
 corrersi dietro, far l'amore
 e rotolarsi per terra,
 ho visto anche degli zingari felici
 in Piazza Maggiore
 ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
 
 Mi rileggo il testo della canzone di Claudio e d'istinto mi viene da ricollegare 
la metafora degli "zingari felici" alle tante altre usate in quegli anni, 
metafore con cui la nostra generazione cercava di definirsi, il più delle volte 
in contrapposizione con quelle che ci venivano schiaffate addosso dalla stampa e 
nelle quali non potevamo riconoscerci.
 
 Certo nemmeno riuscivamo più ad accontentarci del "Compagni dai campi e dalle 
officine" perché sinceramente i campi non ce li ricordavamo neppure e le 
officine, dio bono, per noi la Fabbrica mica erano le officine. Se si doveva 
cantare la Fabbrica allora era meglio citare Majakovskij:
 
 "Sono anch'io una fabbrica. E se mi mancano le ciminiere, forse, senza di esse, 
ci vuole ancor più coraggio".
 
 Le metafore che usavo io, nelle mie canzoni, "gli zombi", "gli ultimi mohicani", 
"i clandestini", parlavano sì, anch'esse in qualche modo, "di vendetta e di 
guerra".
 
 Eppure per quegli strani, ma giustificabili luoghi comuni da cui neppure il 
Movimento poteva dirsi immune, Claudio e io, per quanto spesso accostati, 
indossavamo maschere diverse. Una malinconica (la sua) e una irridente (la mia). 
Ma era poi così? Con gli zombi non c'era da star troppo allegri, tanto meno con 
gli indiani delle riserve metropolitane, quanto alla clandestinità dell'animo, 
spesso più pesante di quella fisica, certo non consente troppa cordialità. Se 
ripenso alle mie esperienze di quegli anni, alle migliori, sono stato più uno 
"zingaro felice" che uno zombi indiano e clandestino, per fortuna.
 
 La metafora di Claudio parlava di qualcosa che lui aveva visto, non 
nell'immaginazione, ma in piazza, traducendolo in versi così com'era.
 
 Claudio parlava della felicità che avevamo conosciuto, che era quella "del far 
l'amore e rotolarsi per terra". C'è poco da immalinconirsi per questo, neppure 
pensando che "avec le temps, avec le temps va, tout s'en va". La felicità, 
proprio quella, che non si compra e non si vende a nessun prezzo, è molto più di 
una metafora e molto più di uno stato d'animo. La felicità è un'esperienza 
contagiosa, che si scambia al di là della merce. Una volta insediata, non ti 
abbandona. E il suo significato noi lo conosciamo bene, perché lo abbiamo 
sperimentato, proprio come il significato di questi altri versi di Majakowskij:
 
 "Il comunismo non vive soltanto nella terra, nel sudore delle fabbriche. E' 
anche nelle case, a tavola, nei rapporti, nella famiglia, nel modo di vivere".
 
 Io non ho dubbi sul fatto che il più majakowskiano dei cantori degli anni 
settanta sia stato Claudio Lolli con i suoi "zingari felici".
 * tratto da "Da una finestra sbagliata. Gli zingari felici di 
Claudio Lolli" a cura di Gianluca Veltri, Luciano Vanni Editore, 2006 
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 16/07/2013 @ 09:06:27, in casa , visitato 1127 volte)
		 
      
 ZaLab 12 Luglio 2013 I campi attrezzati sono paradossalmente peggio degli accampamenti informali, 
afferma Remi. perché sono lontani da tutto: scuole, servizi, abitazioni. Sono 
veri e propri ghetti. e costano. La macchina dell'assistenza dà lavoro a 
migliaia di italiani, muove tanti soldi. Ecco perché nessuno prova davvero a 
risolvere l'"emergenza" abitativa dei Rom. #italianslum
 
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 15/07/2013 @ 09:01:25, in Europa , visitato 1345 volte)
		 
      Di povertà abbietta, razzismo abbietto e dei rischi di una tragedia
- 11 luglio:
Valeriu Nicolae Negli ultimi anni ho visitato molti ghetti in tutta Europa. Ho visto troppi 
bambini che saranno parte di generazioni disperse, troppa povertà estrema e 
abuso di droghe. Troppa gente vivere della spazzatura e nella spazzatura, troppi 
passati attraverso un ciclo disastroso che iniziando dall'accattonaggio 
passa attraverso il riciclo dei rifiuti, prostituzione, piccola criminalità, 
nuovamente riciclo di rifiuti, terminando com'era iniziato: col mendicare. Sto scrivendo una relazione sui ghetti - schietta e senza ambiguità. Abbiamo 
bisogno di politiche nazionali ed europee che si occupino dei ghetti reali, e 
non di "pratiche positive", bla bla. Credo che i ghetti in Europa (inclusi quelli nell'Europa dell'est e nei 
Balcani) abbiano un potenziale esplosivo di conflitto interetnico e che siano 
incubatori di criminalità e povertà estrema. Ma non avrei mai pensato di visitae un ghetto così letteralmente esplosivo. Kakanj è a 45' di macchina da Sarajevo. Il panorama è spettacolare - una 
terra incredibilmente bella. L'ingresso del ghetto è simile a quello di tanti ghetti urbani che ho visto. 
La strada che lo collega alla via principale è piena di buche e poi diventa 
sterrata. I mucchi di immondizia sono la prima cosa che si vede entrando nel ghetto - 
la maggior parte degli adulti vive col riciclo di plastica, vetro, carta o 
metallo. Molte case sono meglio di quelle che ho visto da altre parti - la gente 
investe quasi tutti i propri soldi nelle case - gli inverni sono rigidi sulle 
montagne. 
 
Nel ghetto vivono oltre 600 persone - la maggioranza di loro sono bambini. La 
terra ha cominciato a sfaldarsi qualche settimana fa. Le miniere sono parte 
dell'economia di Kakanj ed il ghetto è costruito su un terreno cedevole. 25 case 
sono troppo danneggiate per viverci - grosse crepe corrono lungo tutte le 
pareti.  
 Ma il pericolo risiede nelle crepe al suolo, più che in quelle sui muri.
 
 
 L'odore del gas metano è nauseante. Mi bruciano gli occhi e ho un gusto 
terribile in bocca. E' un ambiente chiaramente molto tossico, dove devono vivere 
centinaia di bambini e di adulti. Qualcuno mi mostra che il gas è infiammabile.
 
Non ci sono reazioni da parte dell'amministrazione locale. Il sindaco dice di 
non avere soluzioni, ma non è venuto a vedere cosa sta succedendo. Nonostante i 
ripetuti appelli, nessuna squadra è stata mandata ad indagare sulla tossicità e 
sui rischi alla salute legati al gas che fuoriesce dal suolo. C'è un alto 
rischio di tragedia che significherebbe una  morte di massa (soprattutto 
bambini) in questo posto, se l'amministrazione locale non prenderà qualche 
misura.
 
 
Perché succede questo? Perché la maggior parte degli abitanti del ghetto sono 
Rom. Perché il razzismo abbietto e la discriminazione sono la principale 
risposta alla povertà abbietta. 
Quanto sta accadendo a Kakanj va oltre la vergogna e l'incompetenza. Rinchiude 
l'omicidio nell'incompetenza e nella mancanza di reazione. Ed è qualcosa con cui 
la Bosnia Erzegovina non dovrebbe più avere a che fare. 
Vi scrivo perché penso ci sia bisogno di un'iniziativa a livello internazionale 
che ponga in azione quello che spero sia soltanto un'amministrazione inetta. E 
spero che molti di voi abbiano tratto da questa lettura, sentimenti a 
sufficienza per inviare una lettera che chieda alla delegazione UE in Bosnia 
Erzegovina di reagire:   
		
		
			Di Fabrizio  (del 14/07/2013 @ 09:09:38, in casa , visitato 1407 volte)
		 
      Ostia - Riceviamo e pubblichiamo da Paula de Jesus, urbanista del Laboratorio 
urbanistico del municipio X: "I campi nomadi costituiscono quella che è 
definita l''urbanistica del disprezzo', che impiega aree prive di valore e che 
presto diventano nuovi luoghi di emarginazione. Gestire l'emergenza abitativa è 
una cosa, gestire i nomadi un'altra"  
 "Grazie al Pd dell'attuale X Municipio si apre un nuovo capitolo dell'emergenza 
abitativa a Roma: l'edilizia per i Rom. In poche parole, casa e lavoro diventano 
i due elementi base per risolvere un annoso problema sociale e di integrazione, 
ingigantito dalle scelte sbagliate della sinistra e affrontato con inutili e 
costosi sgomberi da parte della destra. Così, dopo il fallimento di Alemanno con 
i campi Rom, si parla in questi giorni di trovare aree "per realizzare villaggi 
temporanei", cioè campi Rom che poi diventano definitivi, e si portano avanti 
'soluzioni alternative'. Come i programmi di autocostruzione: dare ai Rom case e 
cascine da ristrutturare. Il pretesto è la sistemazione di poche decine di 
famiglie insediatesi nella modesta pineta delle Acque Rosse ad Ostia, minacciate 
da una serie di microincendi estivi. Una pineta, quella delle Acque Rosse, da 
sempre sede di insediamenti abusivi e non solo Rom. La decisione politica è 
quella di Emanuela Droghei (Pd), Assessore alle Politiche Sociali del X 
Municipio e moglie del capogruppo Pd in Campidoglio, Francesco D'Ausilio. 
Inquietante la sua dichiarazione: "opereremo in tempi strettissimi".
 
 La Droghei non solo ignora problemi urbanistici, igienico-sanitari e legati al 
turismo, ma ancor peggio ignora realtà locali come quella della Caritas che, 
sponsorizzata da SeL, Pd e in collaborazione con la facoltà di architettura di 
Roma Tre, sta portando avanti per i Rom un progetto di autocostruzione e di 
formazione professionale ad Acilia. Eppure. non più di un anno fa l'attuale 
capogruppo Pd del X Municipio, Giuseppe Sesa, in qualità di 'esperto' Pd per le 
politiche sociali sosteneva: "Non c'è alcuna volontà di risolvere il problema 
dell'emarginazione alla radice", contestando le scelte di Alemanno. Oggi, al 
governo del Municipio, Sesa dimentica quello che aveva detto: il problema 
dell'emarginazione rimane e la Droghei si adopera per consumare ulteriore suolo. 
Non ci sono strumenti urbanistici che contemplino la bizzarra soluzione della 
Droghei del 'villaggio temporaneo' a meno che la Droghei non voglia risolvere in 
forma illegittima il problema realizzando il solito ghetto moderno con cui si 
accompagna in Italia la figura del Rom, del Sinto o del Camminante.
 
 Premesso che un censimento vero e proprio non c'è e che dunque il 
dimensionamento del 'villaggio temporaneo' è fittizio, premesso che i progetti 
di autocostruzione in Italia sono pochissimi, come si fa a pensare a campi Rom o 
'villaggi temporanei' nel X Municipio, destinato, a detta di tutti, allo 
sviluppo del turismo e al recupero urbanistico del territorio? Non è solo colpa 
del Pd e della poco illuminata Droghei, ma anche del neo assessore 
all'Urbanistica del X municipio, Giacomina Di Salvo, che evidentemente non ha 
suggerito alla collega Droghei che i campi nomadi non possono ricadere né in 
zone residenziali né vengono considerati insediamenti abitativi, ma rientrano 
nella categoria (ormai di accezione comune) di "area per allestimenti pubblici 
sovracomunali". In altre parole, i campi nomadi costituiscono quella che è 
definita l'urbanistica del disprezzo, che impiega aree prive di valore e che 
presto diventano nuovi luoghi di emarginazione. Gestire l'emergenza abitativa è 
una cosa, gestire i nomadi un'altra. La prima è una pianificazione urbanistica 
ed edilizia, la seconda una pianificazione sociale che deve comprendere servizi, 
assistenza e politiche di integrazione, quelle vere. Reperire "un'area pubblica 
nella quale poter montare unità abitative per una ventina di nuclei familiari", 
come sostiene invece la Droghei, è solo il parto di chi ignora e che non 
conoscendo le regole ordinarie per gestire un problema si inventa regole 
straordinarie che ti sbattono in prima pagina". Paula de Jesus per LabUr".
 Autore: redazione   
		
		
			Di Fabrizio  (del 13/07/2013 @ 09:07:49, in Italia , visitato 1251 volte)
		 
      da Settegiorni Settimanale - blog di 
RINO PRUITI 12 luglio 
2013 Villette con piscina e statue d'epoca, ma anche attività artigianali e 
sfasciacarrozze: è quanto sorto, in piena abusività, in un lembo di terra del 
Parco agricolo sud Milano a Buccinasco, in via dell'Industrie, nei pressi del 
campo sinti del quartiere Terradeo. Ma i sinti non c'entrano proprio nulla: gli 
abusi sono tutti opera di cittadini italiani sulle cui attività si sono accesi i 
fari della Polizia locale.
 Nella mattinata di martedì 9 luglio, infatti, agenti, tecnici comunali ed 
esponenti dell'Amministrazione hanno fatto visita all'area – dove è prevista la 
nascita del Cangattile di Tom&Jerry – per effettuare controlli specifici. 
"L'Amministrazione non intende tollerare tali situazioni di abuso – ha spiegato 
Rino Pruiti, assessore alla Tutela ambientale – per giunta all'interno del Parco 
agricolo sud Milano: questa non è terra di nessuno e deve essere ripristinata la 
legalità, i manufatti dovranno essere abbattuti e tutta l'area ripulita e 
restituita alla sua naturale destinazione agricola. Tutti i cittadini, anche i 
proprietari dei vari terreni di questa zona, non possono comportarsi come se 
vivessero in un paese senza regole con le proprie leggi e i propri codici di 
comportamento".
 
 Terminate tutte le verifiche della Polizia locale, l'Ufficio edilizia privata 
notificherà a chi ha commesso abusi le opportune ordinanze per il ripristino dei 
luoghi emesse dal sindaco Giambattista Maiorano e per chi non dovesse 
ottemperare agli obblighi, sono previste conseguenze penali. Interpellata anche 
la Polizia provinciale per la tutela ambientale del territorio del Parco.
 
 Dal proprio blog personale, Pruiti riporta anche il malcontento che la visita 
dell'Amministrazione avrebbe suscitato in almeno una delle persone che in quel 
momento si trovava nell'area, dove sorgono anche numerosi orti privati. "Ecco, 
quando non sanno cosa fare queste m... vengono qui a rompere i c... Le fotografie 
andate a farle a casa vostra bastardi": queste le parole con cui la delegazione, 
racconta Pruiti, sarebbe stata accolta.
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