| Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
		
		
			Di Fabrizio  (del 17/01/2011 @ 09:48:53, in Italia , visitato 1755 volte)
		 
      
 Comunità delle Piagge, Fondazione Michelucci, Medici per i diritti umani, 
Rete antirazzista Firenze hanno scritto questa lettera all’Assessore Allocca - 
proprio oggi impegnato in un incontro sull’insediamento di Quaracchi - per 
sollecitare la Regione Toscana ad affrontare in modo organico la "questione 
rom". La pubblichiamo integralmente. I rom di Quaracchi: la buona politica sia umana, rapida ed efficace La Regione Toscana, che con più forza di qualunque altra ha posto la 
questione del superamento della condizione di "esclusione organizzata" che i 
campi nomadi rappresentano in Italia, è chiamata oggi a fare un bilancio delle 
politiche messe in atto, e della situazione inedita che vede presentarsi nuove 
forme di povertà ed esclusione abitativa, che riguardano anche popolazioni rom. Dalla seconda metà degli anni Novanta due nuove leggi regionali toscane – 
rispettivamente del 1995 e del 2000 – e un forte movimento che ha coinvolto 
anche gli stessi rom, hanno consentito ad alcune amministrazioni di sperimentare 
strategie e azioni per il superamento dei "campi nomadi". Questi interventi legislativi hanno aperto una fase nuova che, tra slanci 
progettuali e ripensamenti, nuove realizzazioni e ripiegamenti timorosi, ha 
cambiato la geografia degli insediamenti rom e sinti nella Regione. Se nella 
seconda metà degli anni Novanta i "campi" accoglievano la quasi totalità dei 
gruppi rom e sinti (quindi oltre 2.500 persone), oggi in "campi" variamente 
autorizzati o riconosciuti ci sono poco più di 1.000 persone. Più di 500 sono 
ora le persone che abitano in villaggi, pur costruiti con modalità e approcci 
differenti. Oltre 700 persone vivono in alloggi Erp, e circa 500 abitano in 
strutture o insediamenti transitori in attesa di nuove soluzioni. Contemporaneamente, negli ultimi anni si è manifestato un fenomeno nuovo: la 
creazione attorno alle aree urbane più dense di nuovi insediamenti informali, 
baraccopoli piccole e grandi, occupazioni di aree o edifici abbandonati, abitati 
soprattutto da immigrati provenienti dall’Est Europa, da rifugiati e profughi, e 
da una significativa presenza di rom di più recente arrivo. Le amministrazioni locali, già alle prese con le difficoltà e i tempi lunghi dei 
percorsi di superamento dei "vecchi" campi nomadi, hanno reagito a questo nuovo 
fenomeno prevalentemente con azioni di dissuasione o di allontanamento, in un 
quadro che ha risentito dell’insorgere o del radicalizzarsi di espressioni di 
rifiuto e di intolleranza che hanno concorso a indebolire la volontà delle 
amministrazioni locali nel predisporre interventi di accoglienza e di assistenza 
diretti a queste popolazioni. Al contrario, le azioni di tipo repressivo riscuotono un ampio consenso ma, come 
è evidente anche dagli episodi che si sono succeduti in questi anni, non 
risolvono il "problema" della presenza di popolazioni o gruppi che sono ritenuti 
indesiderati sul territorio, non favoriscono alcun processo positivo e, non 
ultimo, alimentano discriminazione ed emarginazione. Occorre in questo momento delicato un sussulto di consapevolezza. In una società 
frammentata, indebolita dalla crisi e dalla crescita degli egoismi, il 
riconoscimento dei diritti di cittadinanza è l’unica strategia per rafforzare la 
coesione sociale, per promuovere la solidarietà – invece che la competizione – 
tra le componenti più deboli della società. Al contrario, l’intolleranza 
avvelena la convivenza civile anche quando in apparenza rende coesa una comunità 
locale – magari contro un nemico immaginario e indifeso. Le centinaia persone che solo nell’area fiorentina vivono in baracche, edifici 
dismessi, non svaniranno dopo l’ennesimo sgombero. Cercheranno riparo in altri 
luoghi, in condizioni ancora più critiche. Come avviene ormai da anni per le famiglie rom che sono sgombrate regolarmente 
dalle sistemazioni sempre più precarie che riescono a reperire tra l’Osmannoro, 
l’area ex Osmatex e Quaracchi. Non è solo nel nome di una visione umanitaria che 
questa sequenza di sgomberi brutali deve provocare sdegno in tutti i cittadini, 
ma nel nome di una qualsiasi idea di buona politica e di buona amministrazione. 
Per quanto possa sembrare trascurabile e marginale il "problema" rappresentato 
da queste poche famiglie rispetto ai tanti problemi di questa area urbana, 
questo costituisce invece un importante banco di prova, materiale e simbolico, 
della capacità di buon governo dell’amministrazione pubblica proprio per la sua 
capacità di agire efficacemente anche sui versanti più difficili e più 
controversi. Per questo chiediamo a chi è chiamato a responsabilità politiche e 
amministrative, di compiere uno sforzo di comprensione e di immaginazione, prima 
di affrontare il problema in termini razionali e operativi, come è ovviamente 
necessario. Nell’area fiorentina come sul territorio regionale sono stati sperimentati in 
questi anni diversi percorsi di inserimento socio-abitativo per rom dalla cui 
rivisitazione critica possono trarsi elementi utili per affrontare e gestire (se 
non per risolvere) la questione delle famiglie attualmente presenti a Quaracchi. 1. La prima considerazione è che gli interventi, provvisori o definitivi, devono 
essere immediati e non prorogare ulteriormente una situazione ai limiti della 
sopravvivenza e della dignità umana.2. La seconda è che le soluzioni devono essere condivise con i destinatari e con 
le associazioni che li sostengono, altrimenti sono inevitabilmente destinate al 
fallimento.
 3. Inoltre, va considerato che soluzioni che hanno funzionato, pur tra molti 
problemi, per alcuni gruppi, non è detto che funzionino per altri. E’ il caso 
dei percorsi di accompagnamento abitativo che in larga scala sono stati messi in 
atto nel progetto pisano di "Città sottili", e nel caso degli ex ospedali Luzzi 
e Mayer nell’area fiorentina. Questi percorsi si sono dimostrati efficaci in 
presenza di una condizione socio-economica accettabile delle famiglie, mentre 
hanno avuto l’esito di ricacciare in situazioni di marginalità quelle famiglie 
che ne erano prive.
 4. Nel caso delle famiglie di Quaracchi, siamo in presenza di persone con grandi 
difficoltà, alle quali non sono stati rivolti sinora interventi che ne potessero 
aumentare significativamente le risorse interne e le opportunità di 
miglioramento della propria condizione. Inserirle ora in percorsi abitativi 
ordinari (per quanto "accompagnati") si presenta come una operazione velleitaria 
e destinata a riproporre il problema in tempi brevissimi.
 5. Va detto con chiarezza che si illude chi pensa che tutte le situazioni di 
grave disagio abitativo possano essere superate nascondendole agli occhi della 
popolazione, diluendone la presenza attraverso la loro disseminazione sul 
territorio. Le dimensioni del fenomeno e le sue caratteristiche renderanno 
inevitabili, nel breve-medio periodo, soluzioni temporanee di "abitare di 
comunità", che vanno però progettate e realizzate in modo da evitare la miseria 
e il degrado dei campi per nomadi o profughi.
 6. Il problema di una sistemazione abitativa per le famiglie di Quaracchi non è 
nel "come" affrontarlo, ma nel "dove": dove, e con il concorso di chi, reperire 
un’area o una struttura da adibire a luoghi di vita decorosi, per quanto 
temporanei, con un limitato impiego di risorse economiche e spaziali.
 E’ necessario decostruire il "problema", valutandolo razionalmente nelle sue 
dimensioni e nelle sue specificità: poche famiglie, per le quali l’abitare 
luoghi marginali, in situazioni insopportabili per qualunque altro cittadino, è 
divenuto quasi una colpa, piuttosto che la misura di una discriminazione. La buona politica può impegnarsi per una soluzione partecipata, umanitaria, 
rapida ed efficace, nell’interesse della coesione sociale e della convivenza, 
dei rom e delle città dove vivono. Firenze, 13 gennaio 2011   
		
		
			Di Fabrizio  (del 17/01/2011 @ 09:13:13, in Europa , visitato 1661 volte)
		 
      Da
Roma_Francais Par L'Express, publié le 13/01/2011 La Francia ha redatto una nota per spiegare ai propri vicini europei come 
occuparsi dei Rom. La Francia ha indirizzato ai paesi membri della UE una "nota" sulla 
"strategia" da mettere in opera a livello europeo al fine di "promuovere i 
principi di uguaglianza di possibilità e dell'inclusione sociale delle 
popolazioni in situazioni di povertà e di esclusione, in particolare dei Rom". 
Gli autori sottolineano che "appartiene a ciascuno stato membro di assicurare 
l'inserimento economico e sociale dei suoi cittadini (...) Promuovere la libera 
circolazione in seno all'Unione Europea implica prima di tutto che gli stati 
membri d'origine si assumano pienamente questa responsabilità". Il documento 
sarà all'ordine del giorno del summit europeo di giugno a Bruxelles. Parigi 
assicurache l'adozione di questa strategia da qui a sei mesi è "un orizzonte 
realista".   
		
		
			Di Fabrizio  (del 16/01/2011 @ 09:36:16, in Europa , visitato 2704 volte)
		 
      Segnalazione di Dragan Vasovic - YOUTH ROMA CENTER 
 (la rassegna fotografica su
Facebook) La notte tra il 12 e il 13 gennaio nella parte dell'insediamento Pozega in 
cui vivono circa 700 Rom, sui lampioni sono apparse svastiche. Su tutti i piloni 
di cemento che circondano l'insediamento - nelle strade Bana Milutina e Dimitrija 
Tucovica, sono state dipinte svastiche con lo spray, come pure su diversi 
ingressi e cartelli del traffico. Oltre a ricordare un momento triste della 
nostra storia, su di un palo è stato scritto "ZINGARI FUORI DALLA SERBIA". I 
cittadini del quartiere sono inorriditi, sono davvero colpiti e hanno paura. Per 
la prima volta nella storia del comune di Pozega qualcosa di simile accade dopo 
la II guerra mondiale e non ci si aspettava che questo si sarebbe nel XXI 
secolo, e ricorda a tutti la parte più brutta della storia della nostra civiltà. FATE CIRCOLARE L'INFORMAZIONE! 
	Notizia di contorno (tratta dalla
	
	Nazione) Don Virgilio Annetti, parroco ad Arezzo, scrive sul giornale inviato ai 
	fedeli: "Senza tanti pietismi torna in mente quell'uomo che tentò invano, a 
	suo tempo, una vera pulizia etnica. Si chiamava Himmler. Dette questo 
	ordine. Aggiungere ad ogni convoglio un vagone di rom. Sappiamo bene dove il 
	convoglio era diretto. Verrebbe da dire: ma benedetto Himmler, perché uno 
	solo invece che due!"  Per la cronaca, il vescovo di Arezzo gli ha imposto di chiedere 
	immediatamente perdono per il suo delirio omicida: ma può un uomo simile, le 
	cui dichiarazioni sono state replicate entusiasticamente sui siti neonazisti 
	(vedi QUI), 
	essere lasciato ancora al suo posto, senza che il suo inascoltato Maestro, 
	Rabbi Yehoshua di Nazaret, si contorca ancora sulla croce?
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 15/01/2011 @ 09:58:56, in Regole , visitato 1949 volte)
		 
      Tratto da
Polisblog 14 gennaio 2011: Il 27 settembre scorso Roberto Maroni
dichiarava: 
	"Nessuna delle famiglie che saranno allontanate dai campi nomadi regolari 
	di Milano e che hanno i titoli per restare in città, saranno ospitate in 
	alloggi popolari, come originariamente previsto nel piano per 
	l’emergenza rom. (…) E’ una scelta politica, di saggezza, che mette 
	d’accordo le sensibilità di tutti, compresa quella di chi vuole 
	l’assegnazione delle case popolari prima ai milanesi" E’ notizia di ieri che due delle dieci famiglie del Triboniano che hanno 
vinto la causa civile
sono già entrate negli alloggi.   
		
		
			Di Sucar Drom  (del 15/01/2011 @ 09:19:11, in blog , visitato 1888 volte)
		 
      
Milano, sentenza storica!Il Tribunale civile di Milano ha accolto il ricorso presentato da dieci rom del 
campo milanese di via Triboniano contro il sindaco Letizia Moratti, il ministro 
dell'Interno Roberto Maroni e il prefetto...
 
Milano, rom: è una questione di giustiziaHa ragione don Colmegna: smettiamola di soffiare sul fuoco della paura 
contrapponendo i rom a chi è in attesa di una casa Aler. Cosa ha detto il 
tribunale? Che negare le case a queste famiglie perché rom è...
 
Il Giorno della Memoria 2011: le proposte sul PorrajmosL’Istituto di Cultura Sinta ogni anno organizza eventi in tutta l’Italia per 
riflettere sulle persecuzioni su base razziale subite dalle minoranze sinte 
e rom durante il fascismo e il nazis...
 
Padova, il giorno della conoscenza della Campagna Dosta!La Missione Evangelica Zigana (MEZ) organizza una giornata con lo scopo di far 
conoscere ai padovani le ricchezze espresse delle culture sinte e rom: "Il 
giorno della conoscenza, le ricchezze delle culture si...
 
Mirko, Amilcare e la memoria dell'ItaliaIn questi ultimi giorni sono morti Mirko Levak, rom kalderash di Marghera, 
l’ultimo rom sopravvissuto ad Auschwitz, e Amilcare Debar (in foto), detto 
«Taro», sinto piemontese, staffetta e partigiano combattente (col nome di «Cors...
 
Albenga (SV), Migrantes cerca collaboratori"Ero forestiero e mi avete ospitato"… È con questa citazione del Vangelo di 
Matteo che la Migrantes diocesana di Albenga ha deciso di presentarsi e chiedere 
aiuto a tutti coloro che hanno buona volontà. Un atteggiamento c...
 
Marmirolo (MN), Sucar Drom e le famiglie sinte ricorrono al Consiglio di StatoIn seguito alla sentenza del TAR di Brescia e alle notizie stampa diffuse in 
questi giorni ecco il comunicato stampa diffuso questo pomeriggio ai mezzi 
d’informazione...
 
Lacio Nevo Bers, un augurio per il 2011Quest’anno l’Istituto di Cultura Sinta augura a tutti un Buon Anno Nuovo, 
pubblicando un breve testo tratto dal libro “Non chiamarmi zingaro” di Pino 
Petruzzelli, edito da Chiarelettere editore. Il breve testo è estratto da un 
dialogo che l’autore ha con il pittore sinto Olimpio Cari detto Mauso...
 
Trento, Vagane Sinti in concerto per Il Giorno della MemoriaSinti project international invita mercoledì 26 gennaio 2010 all’evento che si 
terrà al Centro sociale Bruno in via Dogana n. 1 (a pochi metri dalla stazione 
FS Trento/Malè) per celebrare il Giorno della Memoria. Si inizia alle 18.00 all’Enolib...
 
Fondazione "Anna Ruggiu", premiazione dei giovani rom vincitori delle borse di 
studio - IX edizioneLa Fondazione "Anna Ruggiu" onlus assegnerà tre borse di studio a giovani rom 
che si sono distinti nel corso dello anno scolastico 2009 – 2010: Teresa 
Sulejmanovic di Selargius; Milena Dragutinovic di Sinnai e Cristian Stoijanovic 
di Pabillonis saranno premiati sabato 22 gennaio...
 
Arezzo, interviene la Curia sul sacerdote che inneggia a HimmlerPubblichiamo la nota della Curia della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro 
dopo la pubblicazione sul giornale “Vita parrocchiale” di una dichiarazione 
scioccante di Don Virgilio Annetti (in foto). Ringraziamo pubblicamente il 
Vescovo e il Vicario generale per il pronto intervento...
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 14/01/2011 @ 09:49:50, in Regole , visitato 1883 volte)
		 
      
L'Espresso di Fabrizio Gatti Ecco la storia di una coppia di rom italiani che ha fatto ricorso contro lo 
sgombero (11 gennaio 2011) Quando si è rom i diritti costituzionali non valgono. 
Nemmeno se si è cittadini italiani. Nemmeno se si abita da vent'anni in un campo 
autorizzato dal Comune. È il caso di una coppia che vive in via Idro, periferia 
est di Milano. Lui, 55 anni, è nato in provincia di Padova. Lei, stessa età, in 
Brianza. Le due figlie, ancora minorenni, a Milano. 
 Tre mesi fa Carmela Madaffari, direttore centrale dell'ufficio comunale 
Famiglia, scuola e politiche sociali, ha scoperto che la mamma delle ragazze ha 
presunte condanne definitive a carico in base a vecchie sentenze, pronunciate 
tra il 1974 e il 1982. Così è scritto nell'ordinanza di sgombero. Per questo il 
Comune ha ordinato lo sfratto a tutto il nucleo familiare da eseguire entro 48 
ore. L'articolo 12 del regolamento per la gestione dei campi, entrato in vigore 
nel 2009, prevede come motivo di revoca dell'autorizzazione la "sopravvenienza 
di condanne definitive".
 
 La polizia locale di Milano non fa differenza tra condanne già scontate 37 anni 
fa e reati appena commessi. E nemmeno tra condannati e familiari incensurati, 
compresi i figli minorenni. Il piano del Comune sta destabilizzando le famiglie 
rom lombarde che da anni hanno abbandonato il nomadismo e lavorano nella 
metropoli.
 
 La coppia di via Idro ha fatto ricorso. Nel campo di via Idro sono una ventina 
le famiglie sotto sfratto per la stessa ragione: "Si tratta in buona parte di 
sentenze sospese o di condanne per accattonaggio", spiega Antonio Braidic, tra i 
firmatari di una lettera di protesta: "Dal maggio 2009 si parla dello sgombero 
del nostro campo. Ma in tutto questo tempo nessuno ci ha mai detto quando 
avverrà. E quale sarà il nostro destino di cittadini italiani che in questa zona 
abitano, lavorano e mandano a scuola i figli"
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 14/01/2011 @ 09:24:03, in Italia , visitato 1855 volte)
		 
      Segnalazione di Sarcinella 
 NapoliToday Il comitato Cittadini, associazioni e rom insieme: "Lanciamo questo grido 
di allarme offrendo tutta la disponibilità per concorrere all'eliminazione dei 
rifiuti, servizio primario di ogni comunità civile"
 di Redazione - 10/01/2011 - LA DENUNCIA ARRIVA DA DOMENICO PIZZUTI, del comitato 
'Cittadini, associazioni e rom insieme': cumuli di rifiuti a ridosso 
della baracche del campo rom di Scampia. "Ieri pomeriggio ho compiuto una 
visita di controllo sulla stato dell'immondizia non raccolta nel campo nomadi di 
Scampia, in via Cupa Perillo", ha spiegato Pizzuti.
 
 "Ho notato che l'entrata del piccolo campo dietro la 'scuola rosa', sulla 
destra, è ostruita da un mare di rifiuti a ridosso delle baracche. In complesso, 
anche per mancanza di videosorveglianza, continuano gli sversamenti illegali 
lungo il viale di accesso con tutta una tipologia di inerti (bottiglie di 
plastica, gomme, materiali edili e di legno, vestiti, ecc.) e soprattutto si 
allargano sulla strada, che era stata per metà ripulita lo scorso mese, i cumuli 
di sacchetti intorno alla rotonda con picchi di più di un metro, offrendo uno 
spettacolo che ha sconvolto qualche candidato alle primarie per sindaco di 
Napoli che si era recato in civile pellegrinaggio al campo nomadi".
 
 "Lanciamo di nuovo questo grido di allarme, offrendo tutta la disponibilità per 
concorrere all'eliminazione dei rifiuti, servizio primario di ogni comunità 
civile - ha concluso Pizuti - Attendiamo un intervento dell'esercito italiano, o 
dobbiamo mobilitare l'esercito dei residenti e dei volontari sotto guide esperte 
dei servizi comunali o delle istituzioni? Chiediamo urgentemente da parte della 
Prefettura un tavolo di concertazione con tutti i servizi interessati, i 
residenti del campo e le associazioni operanti in loco".
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 13/01/2011 @ 09:58:33, in Italia , visitato 1791 volte)
		 
      Realizzata per il GIORNO DELLA MEMORIA 2011, organizzata dall' 
Associazione La Conta in collaborazione con la Sezione ANPI Martiri di 
Viale Tibaldi, con l'Istituto Pedagogico della Resistenza di Milano 
ed il Circolo ARCI Martiri di Turro, che ci sarà, con ingresso gratuito, 
con tessera arci
 Lunedì 17 gennaio 2011 alle 21,00 - Incontro dedicato a "I campi di 
concentramento dei Rom e dei Sinti in Italia nel periodo dal 1943-1945" 
dedicato al "Porrajmos, lo sterminio dei Rom e Sinti” con la partecipazione di
Ernesto Rossi, studioso e ricercatore dell’Associazione "Aven Amentza - 
Unione di Rom e Sinti" e Associazione "ApertaMente" di Buccinasco (MI) che 
ci parlerà, anche con la proiezione di una selezione di brevi documentari, dei 
campi di concentramento dei Rom e Sinti in Italia.
 Circolo ARCI Martiri di Turro via Rovetta 14 - Milano   
      Buongiorno,mi chiamo Simona e lavoro per una compagnia teatrale di Como, TEATROGRUPPO 
POPOLARE, presente da anni sul territorio della provincia con proposte legate a 
temi di interesse sociale e culturale: la compagnia nasce come associazione, con 
l'obiettivo di promuovere una cultura di pace e rispetto delle diversità, 
valorizzando l'incontro con l'altro attraverso una relazione mediata dal 
linguaggio teatrale.
 
 Tanti sono gli interrogativi che stimolano la nostra ricerca, tante le 
perplessità che dialogano con la nostra "artistica" razionalità nel quotidiano 
lavoro di messa in scena della vita che ci circonda e delle storie che la 
animano.
 
 Vi scrivo per sottoporre alla Vs. attenzione uno spettacolo teatrale che ci 
accompagna da qualche anno, ma che - drammaticamente - rimane attuale e 
significativo giorno dopo giorno.
 
 Il titolo dello spettacolo è "La 
farfala sucullo" (premio "Teatro e Shoà" 2007): ambientato in un 
campo di concentramento, vede il protagonista zingaro raccontare la propria 
vicenda di reclusione personale affiancato da un musicista (cantante del gruppo
Sulutumana - 
www.sulutumana.net) e il suono di una fisarmonica. Lo spettacolo non 
richiede particolari strutture o spazi dedicati e si presta a essere messo in 
scena anche presso istituti scolastici.
 E' una rappresentazione molto suggestiva, che nell'alternarsi di parole e 
musiche riesce a trovare un canale comunicativo coinvolgente e partecipato: una 
proposta culturale che possa offrire conoscenza e quindi muovere le coscienze, 
perché il razzismo nasce in maggior luogo là dove si ignora.
 In 
allegato la scheda tecnica.
 
 Per approfondimenti e curiosità, invito a visionare il sito nel quale trovare 
informazioni sugli spettacoli (ci sono anche alcuni stralci video dello 
spettacolo in questione), oltre che la storia e i riferimenti dettagliati sulla 
compagnia.
 
 Vi ringrazio per l'attenzione e rimango in attesa di un gentile riscontro
 
 Simona Sabia
 www.teatrogruppopopolare.it
 334.2207596
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 12/01/2011 @ 09:37:48, in casa , visitato 2215 volte)
		 
      Da
Roma_und_Sinti (i link sono in tedesco) NB: di Hugo Höllenreiner si trova 
una testimonianza (doppiata in italiano) nel DVD "A 
forza di essere vento" 
Süddeutsche Zeitung von Viktoria 
Großmann
 Hugo Höllenreiner in campo di concentramento fu una vittima di Josef Mengele. 
Ora sta cercando per sé e la sua famiglia una casa popolare - invano.
 
 foto Vain (© Robert Haas) 
Ad agosto 2010 Hugo Höllenreiner ricevette una lettera incoraggiante. 
Diceva: "Lei ha lasciato un appartamento in affitto ad
Ingolstadt, 
ora abbiamo per lei una casa adatta. La lettera arriva dall'impresa 
cattolica Sankt 
Gundekar-Werk Eichstätt, che sta costruendo a Ingolstadt-Hollerstauden 142 
appartamenti, 127 dei quali sono alloggi popolari. 
Ciò che suona come un avviso di consegna è, tuttavia, per Peter-Stephan 
Englert amministratore delegato della St. Gundekar-Werk, solo "una lettera di 
vendita", inviata a tutti e 500 che avevano prenotato, personalizzata con nome e 
indirizzo. La pubblicità pare necessaria: i primi appartamenti dovrebbero essere 
abitati a marzo 2011, essendo pronti, ma sono stati siglati solo 45 contratti. 
Per Hugo Höllenreiner non ci sono appartamenti disponibili. 
Höllenreiner ha 77 anni, nel 1943 con la sua famiglia - sono Sinti - fu 
deportato nel campo di concentramento di
Auschwitz. 
Lì Höllenreiner dovette subire le "visite" del famigerato dottor Josef Mengele. 
Ne patisce tuttora le conseguenze fisiche e mentali, è considerato disabile 
grave. 
Non lo sembra: Höllenreiner è un bell'uomo con i capelli bianchi, che va a fare 
una passeggiata con indosso un completo grigio chiaro ben curato. 
A novembre ha ricevuto un'altra lettera: "Siamo spiacenti di informarla che la 
sua domanda per i nostri appartamenti non può essere presa in considerazione". 
In precedenza a sua nipote, che vive con lui, era stato promesso a voce un 
appartamento. 
Peter-Stephan Englert [...] ha detto della sua richiesta: "Il signor Höllenreiner 
ha 77 anni, si dovrebbe rivolgere all'assistenza sociale". 
Dagli anni '90
Höllenreiner gira la Germania in qualità di testimone. Viaggia molto, parla 
regolarmente in occasione di eventi commemorativi a Dachau, 
Auschwitz-Birkenau e Bergen-Belsen. La sua storia è stata pubblicata in un libro 
e ha ottenuto un premio per la letteratura infantile. La sua storia è stata 
raccontata nelle scuole di Ingolstadt. Là vive assieme alla nipote e alla 
pronipote in un appartamento, che ora per loro è troppo caro. Perciò, alla fine 
del 2009 si iscrive a St. Gundekar-Werk. Nel novembre 2010 viene comunicato a 
sua nipote che non ci sono più appartamenti liberi. 
"E' una brutta storia," dice Englert. E dice anche di essere timoroso, 
perché gli Höllenreiner "non nuotano nell'oro". Una volta che si omette lo 
stipendio, perché si avrebbe un caso di assistenza, l'ufficio avrebbe dovuto 
ordinare un appartamento più piccolo ed economico, e gli inquilini si sarebbero 
dovuti spostare di nuovo. "Vogliamo anche proteggere i nostri inquilini". 
Englert fa riferimento all'età di Höllenreiner, perché gli appartamenti non 
erano adatti per inquilini bisognosi di cure o su sedie a rotelle. 
Höllenreiner, la nipote Silvana Lauenburger e sua figlia hanno un permesso di 
soggiorno.  Così Lauenburger si presenta a St. Gundekar-Werk, dicendo che 
loro vorrebbero vedere un quadrilocale. Più tardi, sembra, che l'appartamento 
fosse troppo grosso per le tre persone ed i particolari del contratto non erano 
soddisfacenti. "Ho chiesto allora un trilocale, ma il mediatore ha detto che 
erano andati tutti". 
Per i Sinti non c'è alcun punto di riferimento 
Lauenburger si sente discriminata; ritenendo di non ottenere l'appartamento, 
soltanto perché Sinti. Anche la loro figlia e nipote non hanno avuto nessun 
appartamento da 
St. Gundekar-Werk. 
Non ci sono a Ingolstadt riferimenti per i Sinti nei bisogni sociali, come in 
grosse città come Norimberga o Monaco. Silvana Lauenburger si è dunque rivolta, 
così dice, ad Andreas Lehmann, sindaco di Ingolstadt. Una volta aveva mostrato 
rispetto per suo zio, andandolo a trovare in ospedale. Ma [stavolta] non aveva 
voluto riceverla. 
"La discriminazione non è con noi", ha detto il sindaco, riferendosi al corpo 
sociale urbano. Anche St. Gundekar-Werk in settembre ha firmato un impegno 
volontario per combattere la discriminazione. 
Parlando dello sviluppo a Ingolstadt-Hollerstauden, Englert ha detto che si 
dovrebbe fare attenzione alla selezione degli inquilini. Per questo ha 
incaricato un libero professionista "che ha talento nella selezione degli 
inquilini". Così il nuovo sistema automatico di ventilazione non era adatto a 
tutti. Gli appartamenti sono "case a basso consumo energetico", finanziati dallo 
stato. Se si rivelano troppo moderni, si rivolgono a lui per chiedere una casa 
tradizionale "siamo così flessibili". Però ad Höllenreiner ed alla sua famiglia 
non è stata offerta alcuna alternativa. 
L'edilizia popolare è finanziata dal ministero degli interni. Qui non c'è un 
distaccamento che controlli l'assegnazione degli alloggi popolari. Chi si sente 
discriminato, riceve aiuto dall'agenzia anti-discriminazione di Berlino. Si 
verifica spesso che vi si rivolga per la ricerca di appartamenti, ha detto Jens Büttner 
dell'agenzia anti-discriminazione. In particolare, si sentono svantaggiate del 
mercato immobiliare, persone dal cognome che suona straniero o coppie 
omosessuali.   |