| Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
		
		
			Di Fabrizio  (del 07/12/2009 @ 09:09:00, in Regole , visitato 1882 volte)
		 
      Segnalazione di Cristina Seynabou Sebastiani (stranieriinitalia.it) 
Chiarimento definitivo da parte del Viminale. “Non c’è obbligo di referto per il 
reato di clandestinità” 
 Roma - 2 dicembre 2009 - Né i medici né il resto del personale possono 
denunciare gli immigrati senza permesso di soggiorno che entrano in un pronto 
soccorso, in un ospedale o in una altra struttura del servizio sanitario 
nazionale.
 
 È il ministero dell’Interno a dire la parola definitiva su una querelle che 
rischiava di tenere i clandestini lontani dagli ospedali, mettendo al 
rischio la salute di tutti. L’introduzione del reato di clandestinità, ribadisce 
con una circolare, non ha eliminato il divieto di segnalazione nelle strutture 
sanitarie previsto dal testo unico sull’immigrazione.
 
 Il Viminale chiarisce che l’obbligo di referto da parte dei medici riguarda solo 
i delitti per i quali si deve procedere d’ufficio e non scatta se espone il 
paziente a un procedimento penale. L’obbligo di referto non può quindi essere 
applicato al reato di clandestinità, che non è un delitto, ma una semplice 
contravvenzione e che tra l’altro fa finire l’immigrato sotto processo.
 
 Soddisfatta Medici Senza frontiere, che si era battuta contro l’abolizione del 
divieto di segnalazione proposta dalla Lega Nord durante l’iter del ddl 
sicurezza. “Ora non potranno esserci più ambiguità nell’interpretazione della 
legge, i migranti irregolari possono farsi curare senza paura. È nell’interesse 
generale - dice l’addetto stampa Gianluigi Lopes - evitare la marginalizzazione 
sanitaria e favorire l’accesso alle cure di tutta la popolazione, come prevede 
anche la Costituzione”
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 07/12/2009 @ 09:33:39, in Italia , visitato 2974 volte)
		 
      Da
Roma_Daily_News  Londra, 1 dicembre 2009 - 2:15 pm
 Cari Rom
 Cari non-Rom,
 Care Persone appartenenti alla Razza Umana,
 Nonostante il colore della vostra pelle, appartenenza nazionale, cultura, 
religione o preferenza sessuale
 Vi sollecito a dedicare la vostra attenzione nel leggere il seguente messaggio riguardo 
una minore, il suo caso ed a intervenire. Il suo nome è Angelika, è nata in Romania e anche se ha appena compiuto 
17 anni, ne aveva solo 15 al tempo dei fatti. Attualmente la ragazza è sotto la 
custodia delle autorità italiane. Secondo una recente decisione del Tribunale 
per i Minori di Napoli, perché è una ROMNI "totalmente inserita negli schemi 
appartenenti alla cultura romanì," pienamente "integrata in essa" ed inoltre 
incapace di analizzare concretamente le sue esperienze passate, così affronta 
"un concreto pericolo di -recidiva-". La richiesta degli arresti domiciliari, sottoposta dal suo avvocato, è stata 
quindi rigettata dal Tribunale sulla base degli assunti sopra esposti. Secondo la sentenza Angelika dovrebbe restare in penitenziario per 3 anni e 8 
mesi; non può lasciare la prigione. Attualmente è privata della sua libertà e rinchiusa nel tristemente famoso 
"Istituto Penitenziario Minorile di Nisida"[1] Napoli, 
circondato dal mare, dove rimarrà sino al compimento dei18 anni, quando 
probabilmente verrà trasferita in un penitenziario per donne adulte. Angelika è vittima di una punizione esemplare, pubblicata e riconfermata 
durante un periodo estremamente duro per i Rom in Italia, quando sono stati 
promulgati decreti ad hoc, raccolte impronte digitali e dati biometrici, con 
sgomberi ed espulsioni portati avanti nonostante numerose raccomandazioni, leggi 
e trattati UE ed internazionali[2].  Di fronte a tutti i terribili eventi che riguardano Angelika, lei ha 
fortemente dichiarato la sua innocenza, ritenendo fermamente di non poter 
affermare di essere colpevole di crimini che non ha commesso. Non ha mai inteso di rapire un bambino, dato che anche lei ha una figlia, 
Alessandra Emiliana, lasciata in Romania. Questo è probabilmente ciò che ha 
provato ad esprimere, nel suo stentato italiano, quando è stata arrestata. Non 
le è stata fornita nessuna traduzione nella sua lingua, quindi quanto è stato 
riportato è ciò che è stato inteso dal funzionario. E' detenuta senza 
confessione e non ha ottenuto alcuna facilitazione mostrando il suo pentimento. Il suo avvocato ha perso tutti gli appelli ma molto presto, probabilmente a 
dicembre (fonte da confermare) dovrà portare questo caso così complicato di 
fronte alla Corte di Cassazione. Questa è l'ultima possibilità non solo per la giovane, ma anche per i giudici 
italiani di capovolgere i precedenti ingiusti giudizi. Ma più importante, è 
l'ultima opportunità di intervenire contro questa ultima decisione razzista
[3], apertamente riferita verso tutto il popolo Rom ed 
etichettando direttamente la "Romanipè" (identità romanì) come un'attitudine 
illecita. La responsabilità è personale e le cariche istituzionali dovrebbero astenersi 
dal giudicare preventivamente o dalle misure punitive basate esclusivamente 
sulla loro opinione personale o su cosa credono sia o dovrebbe essere una 
"popolazione". I Rom non dovrebbero temere di essere assimilati a forza o tenuti 
in cattività solo perché "Rom".Gli imputati non dovrebbero essere considerati 
colpevoli sino a quando non ci siano prove sufficienti e obiettive contro di 
loro. Ma qual è la storia dietro il caso ed il processo ad Angelika? Perché non si 
ritiene che abbia avuto un giusto processo? Leggete ancora…  Le bugie dietro la storia: Ponticelli, Napoli, la folla ha assaltato il campo nomadi abitato da famiglie 
rom rumene. Il fuoco bruciò le loro proprietà e miracolosamente non si 
verificarono morti o feriti. I Rom rumeni, scortati dalle forze di polizia, 
"scapparono" letteralmente da un linciaggio di massa. Un forte ed incontrollato 
vento di intolleranza soffiò per tutta l'Italia, manovrato sia politicamente che 
mediaticamente. Rom e Sinti di tutta la penisola temettero attacchi e rappresaglie. Erano 
terrorizzati di lasciare i loro insediamenti, nel mandare i figli a scuola, di 
uscire per qualsiasi attività che in passato sarebbe stata normalmente e 
regolarmente intrapresa. Media e politici fomentavano di continuo sentimenti di 
odio razziale attraverso osservazioni stereotipate e promettevano pubblicamente 
agli Italiani di affrontare senza indugio la questione "zingara" con politiche a 
tolleranza zero. A Napoli, tutta l'attenzione era orientata all'"emergenza spazzatura", la 
città era in effetti ricoperta da mucchi di spazzatura, ed il nuovo Primo 
Ministro aveva pianificato una serie di incontri perché tutta l'immondizia 
sparisse grazie al suo tocco magico. I residenti erano sul punto di perdere la 
pazienza, ma non fu tutta la cittadinanza ad attaccare i campi, solo alcuni 
gruppi di gente che stranamente abitava lo stesso quartiere dove Angelika si era 
messa nei guai. Durante quei giorni Angelika era a Napoli. Era appena arrivata con suo marito 
Emiliano, di 21 anni, e suo fratello con la moglie ed il figlio di 8 anni. 
Subito aveva avuto problemi, accusata di aver rubato degli orecchini, la 
quindicenne era stata circondata dalla folla e salvata dalla polizia che l'aveva 
messa in custodia in una casa alloggio, da cui era presto scappata. Il 10 maggio 2008, per un amaro gioco del destino, la polizia l'aveva 
nuovamente salvata dalla rabbia senza controllo della folla, ma nessuno degli 
assalitori fu mai identificato o accusato per quell'assalto. Invece, la minore 
venne arrestata con un'accusa estremamente infamante: "Tentativo di rapimento di 
un bambino", il figlio di Flora Martinelli, a Ponticelli, uno dei più turbolenti 
quartieri di Napoli.  Secondo il Gruppo EveryOne la versione dei fatti fornita dalle autorità e 
dai media era falsa. Fu data per innescare una "caccia allo zingaro". E le 
dinamiche appaiono totalmente non plausibili perché quanti hanno familiarità con 
Napoli sanno che è praticamente impossibile entrare in un appartamento di quelle 
zone evitando totalmente l'inaccessibile sorveglianza degli inquilini curiosi, 
specialmente quando chi passa di lì è Rom.  Dopo che ebbero luogo gli eventi, differenti versioni vennero offerte dalle 
persone coinvolte e vennero trasmesse alcune dichiarazioni attraverso i 
giornali. Emersero più volte delle discrepanze tra le descrizioni date da Flora 
Martinelli, suo padre e dai vicini.  Fonti differenti hanno riportato che la signora Martinelli prima dichiarò 
che la porta del suo appartamento era stata forzata, più tardi affermò che era 
stata lasciata aperta. Dopo aver scoperto che la porta era aperta, entrò per 
controllare la culla e ritornando "incrociò -la giovane rom con la bambino tra 
le braccia [...] non solo: ebbe il tempo di afferrarla e strapparle il bambino. 
Quindi la ragazza deve essersi mossa al rallentatore, permettendo al nonno del 
bambino, Ciro, di trattenerla al piano inferiore, afferrarla e schiaffeggiarla"[4]. Angelika 
era là da sola e le sarebbe stato impossibile rapire una bambina e camminare per 
oltre due km. senza essere vista o ripresa.  "In realtà Angelika conosceva una delle famiglie di Via Principe di Napoli, 
dove ebbe luogo tutto l'episodio [...] La chiamò al citofono e venne vista da 
alcuni inquilini. Pochi secondi dopo scattò la trappola e venne liberata la 
furia degli stessi - venne presa per strada, strattonata, schiaffeggiata e 
portata dalla polizia"[5].  Durante i processi, i magistrati basarono le loro decisioni soprattutto 
sulle affermazioni della signora Martinelli. I giudici sottolinearono che non 
c'erano ragioni per non crederle.  Due giornalisti fecero delle indagini in proprio, Marco Imarisio scrivendo 
per il "Corriere della Sera" e Miguel Mora per "El Pais", scoprendo entrambe che 
la signora Martinelli aveva precedentemente sulla fedina penale una 
registrazione di "falso ideologico" (bugia) [6], mentre suo 
padre Ciro - conosciuto anche come "O' Cardinale" - in precedenza era stato 
condannato a nove mesi per "organizzazione criminale" e affiliato al Clan Sarno, 
una famiglia di Camorra preminente a Ponticelli e caratterizzata per la sua 
abilità nell'ottenere pubblici favori[7].  In quei giorni in quell'area vennero riportati numerosi attacchi contro Rom 
e Rumeni. Forse la furia dei Sarno svegliata dal Cardinale? E' considerato "uomo 
d'onore"[8], e chi vorrebbe mancare di rispetto ad un "uomo 
d'onore" e tentare di sottrarre qualcosa da casa sua? Gli uomini d'onore 
lasciano la porta aperta, come i cancelli, perché nessuno mancherà loro di 
rispetto.  Ma Ponticelli era anche interessata ad un piano di rinnovamento, un 
massiccio, supercostoso enorme investimento, proprio dove erano accampati i Rom. 
Alcune fonti hanno affermato che i Rom dovevano andare via perché i lavori 
dovevano iniziare, erano impegnati troppi soldi, così come il Comune di Napoli, 
i politici ed il Comitato di Ponticelli, e compagnie con sede nel Lussemburgo i 
cui membri non possono essere nominati.[9]  Conclusione della storia: Angelika è ancora in prigione e attende l'ultimo 
appello alla Corte di Cassazione a dicembre, mentre le altre persone sono in 
libertà. I Rom hanno ottenuto sgomberi e terrore, hanno lasciato alle spalle le 
loro proprietà, i politici sono rimasti al loro posto e proseguono i progetti.  Una decisione è stata presa contro Angelika e tutti i Rom.  In troppi, Rom e non-Rom, guardano immobili senza prendere azione concreta.  Questa lettera è per sollecitare la vostra coscienza a muovere ed offrire 
aiuto.  Il silenzio è complicità e non posso fare molto altro che inviarvi queste 
osservazioni.  Forse qualcuno sentirà il dovere morale di intervenire.  Io sono qui, assieme ad altri attivisti, a vostra disposizione per ricevere 
i vostri commenti e proposte.   Il tempo sta scadendo...  Elisabetta Vivaldi Philology and History of Eastern Europe (Serbo-Croatian and Anglo-Americano 
comparative studies)
 LLM in Human Rights
 kcerka_vjetra@yahoo.com
 
 [1] Nisida Penitentiary web site 
http://nisida.napoli.com/ [2] For more information check different documentary sources published and 
circulated during the past months.
 [3] For more information the documents of the decisions are published on the web 
site www.osservazione.org .
 
 [4] EveryOne Group,“Anti-gypsy sentiments out of control in Italy. The truth 
about the kidnapping in Naples” 18/05/2008
 
 [5] EveryOne Group,“Anti-gypsy sentiments out of control in Italy. The truth 
about the kidnapping in Naples” 18/05/2008
 
 [6] Lie to a public officer
 
 [7] “Condannato a nove mesi per associazione a delinquere è un “collaboratore” 
del Clan Sarno, come riferiscono Marco Imarisio del Corriere della Sera e Miguel 
Mora de El Pais”. Immarisio M. e Mora M. in Ranaldi G., 30/11/2009, 
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=3481; Mora M., "REPORTAJE: 
XENOFOBIA EN ITALIA. Condenada a ser condenada"
 
 [8] In Italia Dall’Estero: “O Cardinal è stato colui che ha afferrato la ragazza 
mentre scappava sull’uscio di casa. È un personaggio molto conosciuto, un ‘uomo 
d’onore’. Difficile pensare che qualcuno entri a rubare in casa sua, soprattutto 
sua nipote”.
 
 [9] See also Mora M. and , Comitato Spazio Pubblico di Napoli, Italia 
Dall’Estero, Comune di Napoli official site.
 
 FONTI:
 
 Carmosino G., “Ponticelli Colpevole di Essere Rom in Clandestino” L’Espresso 
online 30/11/2009
 
 http://clandestino.carta.org/2009/11/27/ponticelli-colpevole-di-essere-rom/
 
 Comitato Spazio Pubblico di Napoli “Giù La Maschera: cosa c’è dietro sgomberi e 
caccia ai Rom di Ponticelli” 
http://www.osservazione.org/comunicatistampa/gi%F9%20la%20maschera.pdf
 
 EveryoneGroup “Caso Angelica V.: interrogazione parlamentare dei Radicali” 
01/12/2009 
http://www.everyonegroup.com/it/EveryOne/MainPage/Entries/2009/12/1_Caso_Angelica_V.__interrogazione_parlamentare_dei_Radicali.html
 
 EveryoneGroup “Report on the situation of the Roma people in Italy” 22/11/2008 
http://www.everyonegroup.com/EveryOne/MainPage/Entries/2008/11/22_Report_on_the_situation_of_the_Roma_people_in_Italy.html
 
 EveryoneGroup “Anti-gypsy sentiments out of control in Italy. The truth about 
the kidnapping in Naples” 18/05/2008 
http://www.everyonegroup.com/EveryOne/MainPage/Entries/2008/5/18_Anti-gypsy_sentiments_out_of_control_in_Italy._The_truth_about_the_kidnapping_in_Naples.html
 
 Fittipaldi E., “Rom vuol dire criminale” L’Espresso 30/11/2009 
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/rom-vuol-dire-criminale/2115931&ref=hpsp
 
 Fittipaldi E., “Et Voila: La razza nella sentenza” L’Espresso blog
 
 http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/11/30/et-voila-la-razza-nella-sentenza/
 
 Italia dall’Estero 
http://italiadallestero.info/archives/3602
 
 Mohacsi V. (MEP), European Parliament 20/05/2008 
http://www.youtube.com/watch?gl=DE&hl=de&v=EOrfa1Np1lI
 
 Mora M., “REPORTAJE: XENOFOBIA EN ITALIA.Condenada a ser condenada” 
http://www.elpais.com/articulo/reportajes/Condenada/ser/condenada/elpepusocdmg/20090201elpdmgrep_1/Tes
 
 MundiRomani “Lashi Vita” part I 
http://www.mundiromani.com/roma_woman/?film[film][keyvalue]=42#film
 
 MundiRomani “Lashi Vita” part II
http://www.mundiromani.com/roma_woman/?film[film][keyvalue]=38#film
 
 OSCE Human rights body concerned about anti-Roma violence in Italy, Press 
Release 16/05/2008 http://www.osce.org/item/31147.html
 
 Pizzuti D., “I vespri napoletani di Ponticelli” 17/05/2008 
http://www.osservazione.org/pizzuti.htm
 
 Ranaldi G., “Angelica” 30/11/2009 
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=3481
 
 Sigona N., “L’ultimo nemico pubblico: I rom Romeni” 
http://www.osservazione.org/emergenzaromromeni.htm
 
 Soccorso Legale Napoli “Processi Brevi e Processi Sommari”, Comunicato Stampa 
25/11/2009
 
 in Osservazione 
http://www.osservazione.org/napoli_angelika.htm
 
 Soccorso Legale Comunicato 13/01/2009 
http://www.osservazione.org/documenti/condanna_soccorsolegale.pdf
 
 Sucardrom Blog, “Nisida Nisida così vicina così lontana” 16/05/2008 
http://sucardrom.blogspot.com/2008/05/nisida-nisida-cos-vicina-cos-lontana.html
 
 Sucardrom Blog, “Nisida Nisida così vicina così lontana” 23/03/2009 
http://sucardrom.blogspot.com/2009/03/nisida-nisida-cosi-lontana-cosi-vicina.html
 
 Sucardrom Blog, “Angelica ed il coraggio del dubbio” 30/03/2009 
http://sucardrom.blogspot.com/2009/03/angelica-ed-il-coraggio-del-dubbio.html
 
 Sucardrom Blog ,“Un giorno da dimenticare” 11/05/09 
http://sucardrom.blogspot.com/2009/05/un-giorno-da-dimenticare.html
 
 Vivaldi E., “Il Vento dell’Intolleranza” 
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/vivaldi-it.html
 
 Zoppoli G., “Dietro i roghi di Ponticelli la speculazione urbanistica'' 
http://www.osservazione.org/napoli_ponticelli.htm
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 08/12/2009 @ 09:48:42, in Europa , visitato 1926 volte)
		 
      Da
British_Roma 
 04/12/2009 - Un'importante agenzia UE dei diritti umani ha ammonito che Rom e 
Viaggianti sono di gran lunga il gruppo minoritario più discriminato in Europa e 
potrebbero diventare ancora di più un capro espiatorio durante questa 
recessione. Morten Kjaerum, direttore dell'Agenzia UE per i Diritti Fondamentali, ha 
detto ieri che nei suoi recenti studi su 25.000 persone in tutta Europa ha 
trovato che in quasi tutti i parametri - salute, istruzione, alloggio - i 
due gruppi minoritari trovano alti livelli di discriminazione. "Questo studio è stato condotto ai margini della crisi finanziaria che 
sfortunatamente da allora è cresciuta.  Abbiamo rilevato da alcuni studi 
continuati un certo numero di capri espiatori riguardanti la comunità rom," ha 
detto Kjaerum alla conferenza di Dublino per celebrare il 25° anniversario del Pavee Point 
Travellers Centre. Margaret Greenfields, oratrice della Buckinghamshire New University ed 
autrice del rapporto sui Viaggianti per la Commissione Britannica 
sull'Uguaglianza ed i Diritti Umani, ha detto che i Viaggianti Irlandesi in 
Inghilterra affrontano un'ostilità più estrema degli zingari britannici. "Uno studio ha trovato che il 35% dei britannici riteneva accettabile la 
discriminazione contro i Viaggianti. Si appoggia sull'esistente pregiudizio 
anti-Irlandese... Mi hanno persino sputato durante degli incontri dove parlavo a 
favore dei Viaggianti," ha detto la dottoressa Greenfields. La conferenza ha sentito gli esempi dove i membri della comunità stanziale 
entrava in conflitto coi Viaggianti. Uno schema abitativo dei Viaggianti a Skerries 
ha attratto 1.182 obiezioni, con i locali che minacciavano di esumare i corpi 
dei loro parenti da un vicino museo se il consiglio locale avesse completato i 
lavori. "All'inizio di quest'anno una casa destinata ad una famiglia viaggiante a 
Tipperary è stata data alle fiamme prima che la famiglia potesse trasferirvisi. 
Questo ci ricorda che i Viaggianti sono tuttora uno dei gruppi più disprezzati 
ed esclusi nella società irlandese," ha detto Martin Collins, uno dei fondatori 
del Pavee Point, che fa campagne a favore della comunità viaggiante (vedi
QUI ndr). Ha anche riflettuto sui progressi fatti dalla comunità viaggiante da quando è 
stato fondato il Pavee Point, notando che 50 Viaggianti si sono laureati 
all'università negli anni recenti e tre Viaggianti stanno attualmente studiando 
al Royal College of 
Surgeons. Anastasia Crickley, presidente dell'Agenzia con base a Vienna per i Diritti 
Fondamentali, ha detto che in Irlanda c'erano buone strutture che potevano 
aiutare a terminare la discriminazione contro i Viaggianti,  ma c'è stata 
spesso una mancanza di volontà politica nell'implementare i piani. L'accesso ad una sistemazione opportuna rimane critico per la comunità 
viaggiante, anche se negli anni recenti sono stati compiuti alcuni progressi. 
Nel 2002 il 37,6% dei Viaggianti non aveva accesso all'acqua potabile, mentre il 
35,2% non aveva fognature. Queste cifre cadono rispettivamente al 26,4% e al 
25,3% nel 2006.   
		
		
			Di Fabrizio  (del 08/12/2009 @ 11:21:36, in Italia , visitato 2332 volte)
		 
      Ricevo da Tommaso Vitale UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI URBINO "Carlo Bo" - LaPolis
Laboratorio di Studi Politici e SocialiMaster in Opinione pubblica e Governo del Territorio
 
 I ROM E L'AZIONE PUBBLICA - Gli zingari tra esclusione e integrazione
 Sabato 12 Dicembre ore 10:30 - Aula C2 Facoltà di Sociologia - via Saffi, 
15
 
 Luigi Alfieri Presidente Corso di Laurea in Sociologia della 
Multiculturalità - Università di Urbino
 Giorgio Bezzecchi Presidente Cooperativa Roman Drom Milano
 Maurizio Pagani Opera Nomadi Milano
 Gabriele Roccheggiani Dottorando Università di Urbino - Assegnista di 
Ricerca Opera Nomadi
 Gianluigi Storti Opera Nomadi Marche
 
 Dialogo sul libro: I ROM E L'AZIONE PUBBLICA - Teti Editore di G. Bezzecchi, M. 
Pagani, T. Vitale
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 09/12/2009 @ 09:43:29, in Italia , visitato 2561 volte)
		 
      Ricevo da Marco Brazzoduro Con preghiera di diffusione. 
 Come molti di voi sapranno, la Fondazione Migrantes ha commissionato tempo fa 
una ricerca all'Università di Verona che Carlotta Saletti Salza ed io abbiamo 
svolto sotto la direzione di Leonardo Piasere. La ricerca è formata da due studi 
che rappresentano le facce di una stessa medaglia: i (presunti) rapimenti di 
infanti gagè da parte dei rom e sinti, e le adozioni/affidamenti di bambini rom 
e sinti a gagè.
 La prima parte è uscita lo scorso anno con CISU editore. La seconda sta per 
uscire.
 
 In attesa di terminare il comunicato che stiamo preparando, vi invio in allegato 
il riassunto dei risultati principali (scaricabile
QUI in formato .doc ndr) dei due studi che avevamo preparato lo scorso 
anno per la presentazione dei lavori.
 
 Saluti
 Sabrina Tosi Cambini
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 09/12/2009 @ 09:46:39, in Europa , visitato 1628 volte)
		 
      Da
Roma_Francais  Onofrei Miclescu, presidente dell'associazione Caravana Romilor - 
LyonCapital.fr par Burlet Laurent
 Si chiama Onofrei Miclescu e vive da quindici anni in Francia, 
nell'agglomerato di Lione. Come tutti gli altri Rom dell'Est, conosce le 
bidonville e gli squat. Ma lui ha avuto una possibilità in più. Dopo 
l'espulsione nell'agosto 2007 dall'occupazione di La Soie, dove viveva assieme 
ad altre 500 persone, è stato rialloggiato dal sindaco di Villeurbanne. Da allora, vive in una piccola casa con tre dei suoi figli, ed un pezzo di 
terreno a disposizione. Però, non ha dimenticato gli altri che continuano ad 
errare. Nel maggio 2007, ha creato la sua associazione, Caravana Romilor, volta 
a "difendere i Rom nell'accesso ai loro diritti all'impiego, alla 
scolarizzazione, alla formazione, all'alloggio o alla sanità" ma ugualmente per 
"cambiare l'immagine dei Rom in Francia e nell'agglomerato". Per il momento, la 
sua associazione recluta soprattutto tra i Rom di Craiova, città nel sud della 
Romania dove lui stesso è originario. Attualmente, i suoi "associati" si trovano 
nell'ex officina di Saint Jean Industries, avenue Viviani a Vénissieux. E' in materia di alloggio che i Rom della Caravana Romilor sono più avanti. 
Domandano una "platz" (un terreno) dove installare delle case mobili. 
"Occorrerebbe che gli abitanti utilizzassero le prestazioni familiari della CAF 
ed un piccolo reddito durante alcuni mesi per apprendere il francese e formarsi. 
Non è impossibile. Nantes e Parigi l'hanno fatto", precisa Onofrei Miclescu. 
Seconda importante rivendicazione: il diritto al lavoro ancora fortemente 
limitato sino al 2012. "In Romania ho lavorato come conducente professionale. Ma 
qui, con la tassa che devono pagare le imprese, mi è difficile trovare un 
impiego". Il presidente dell'associazione fa "una promessa al prefetto": "Se 
otterranno gli stessi diritti degli Italiani o degli Spagnoli, i Rom non 
eserciteranno più le attività illecite che oggi sono loro necessarie per vivere. 
Oggi, non abbiamo niente, è normale che si sbagli!"   
		
		
			Di Fabrizio  (del 10/12/2009 @ 09:02:10, in Italia , visitato 2301 volte)
		 
      
 «Ogni sgombero è una devastazione, ma questo... questo è stato l’apoteosi». 
Domenica 22 novembre, ore 16. Saveria, volontaria dell’associazione Naga, 
parla sul sagrato della chiesa di Sant’Ignazio, nel quartiere Feltre di Milano, 
palazzoni di mattoni rossi che corrono fino al parco Lambro e all’Ortica, 
l’antico borgo popolare cantato da Iannacci. Saveria assiste gli ultimi rom che 
hanno trovato rifugio nella notte sotto le volte della chiesa mentre 
raccolgono i loro stracci e si dissolvono nel pomeriggio piovigginoso. Lo 
sgombero è al numero 166, quello di via Rubattino, periferia est, un campo 
nomadi sorto in mezzo alle cattedrali gigantesche e spettrali delle vecchie 
fabbriche dismesse della Milano degli anni ’70: la ex Maserati, l’Innse (già 
Innocenti), la ex Enel. Proprio in quest’ultima area 250 rom vivevano tra 
cemento, immondizia e topi, senza luce e acqua. La metà erano minori. 
 Di questi però, 36 erano inseriti nelle scuole medie ed elementari della zona 
grazie al lavoro di accompagnamento iniziato dalla Comunità di Sant’Egidio. Un 
progetto che aveva dato risultati straordinari. Praticamente l’intera comunità 
scolastica si era affezionata a quei bambini. Dieci avevano frequentato con 
ottimi risultati già lo scorso anno, sempre assistiti dai volontari della 
comunità fondata da Andrea Riccardi.
 
 Lo sgombero 166 era stato largamente annunciato. Nelle scuole genitori e maestre 
avevano organizzato raccolte di firme, c’era stata una fiaccolata per auspicare 
una soluzione. Il Consiglio di zona aveva approvato una mozione per assicurare 
ai bambini la continuità didattica. Via Rubattino era una specie di gorgo 
metropolitano di cemento e immondizia dove finivano i rom cacciati dagli altri 
campi. Ci vivevano uomini e topi e andava smantellato. Ma il problema dello 
sgombero è che funziona come lo scoperchiamento di un formicaio: se non hanno 
alternative i rom scappano, vagano senza meta per le periferie, poi magari 
finiscono in un altro campo fino al prossimo sgombero.
 
 Quel giovedì 19 novembre alle 7.30 del mattino arriva la colonna con le ruspe 
del Comune, le auto dei vigili e i blindati dei poliziotti in assetto 
antisommossa. I nomadi hanno mezz’ora per raccogliere le loro cose. Poi li 
radunano, mentre le baracche vengono rase al suolo. I cingoli passano sugli 
zainetti, i quaderni, le bambole di pezza.
 
 A scuola ci si rende conto che il momento è arrivato. Alcune maestre si 
precipitano in via Rubattino, pigliano per mano i bambini, raccolgono quel che 
resta di zainetti e quaderni e se li portano in classe. Altri scolari, troppo 
impauriti, restano con i genitori. Giuseppe, un pensionato volontario che 
accompagnava a scuola come un nonno ogni giorno due di quei bambini, è 
impietrito, livido dalla rabbia e dal dolore.
 
 Forse in Romania, o sotto un ponte
 
 Quella mattina, nella classe di Marina, la V B, c’è un banco vuoto. A scuola 
regna una strana atmosfera di curiosità e nervosismo. Nelle varie classi ci sono 
solo 10 dei 36 bambini rom che non perdevano un solo giorno di scuola. Ecco 
quello che ha scritto Marina in un tema: «Oggi, 19 novembre, siamo 
arrivati in classe e la maestra era triste, poi ci ha spiegato che questa 
mattina è stato raso al suolo il campo dove viveva una nostra compagna di nome 
Roberta».
 
 Marina non la rivedrà più, scomparsa per sempre, forse in Romania, forse sotto 
un ponte, forse a chiedere la carità in metropolitana. «Abbiamo pianto per molto 
tempo», scrive Carlo. Quei temi, proposti dalle maestre per allentare la 
tensione che si è impadronita dei bambini, oggi sono atti d’accusa: «Voi il 
problema l’avete solo spostato ma non l’avete risolto perché invece che dirgli 
"arrangiatevi" avreste dovuto offrirgli un altro posto dove andare», ha scritto
Fulvio. Dice Francesca, mamma di Matteo: «Mio figlio, dopo 
un’iniziale diffidenza, si era molto legato alla sua compagna rom. Lei era anche 
venuta alla sua festa di compleanno. Andava pazza per i cavalli. Giocavano molto 
insieme. Ora è scomparsa nel nulla e io non riesco a dare risposte a mio 
figlio».
 
 Una grande rete di solidarietà
 
 Il Comune di Milano, come da prassi, offre letti nel dormitorio pubblico solo 
per madri e figli. Gli uomini se ne devono andare e basta. Ma stavolta c’è un 
"salto di qualità" agghiacciante. I funzionari dell’assessorato comunale alle 
Politiche sociali, guidato da Mariolina Moioli, fanno sapere alle famiglie e ai 
volontari che il posto c’è, se vogliono, ma solo per le donne con bambini fino a 
sette anni. E quelli più grandi? «Possono andare in "comunità"». Vuol dire in 
vari orfanotrofi della Lombardia, soli, divisi da padre e madre. La proposta 
viene fatta in coincidenza della Giornata per i diritti dell’infanzia. Milano 
l’ha festeggiata così.
 
 Le maestre e le mamme si mobilitano per ospitare almeno i bambini garantendogli 
la continuità scolastica. Con loro, oltre al Naga, a Sant’Egidio e ai Fratelli 
di San Francesco di padre Clemente, ci sono i padri Somaschi, l’associazione 
"Bruno Munari", la Casa della carità di don Colmegna. Si prenderanno cura di 
molta parte di quell’umanità dolente tenendo unite madri, figli, sorelle. 
Discrete, si muovono alcune parrocchie. Si organizzano raccolte di coperte, si 
comprano pane e latte. Alcuni genitori dei compagni di classe si portano in casa 
quegli scolari sperduti. C’è anche Daniel, un bimbo disabile che frequenta la 
terza. È figlio di un operaio rimasto in cassa integrazione a zero ore. Perché 
la particolarità di quei rom è che la maggior parte o ha un lavoro o l’ha perso 
da poco. Quel giorno Daniel ha pure la febbre. La sua maestra di sostegno non si 
dà pace. «È arrivato una sola volta in ritardo in classe: il giorno dello 
sgombero», dice Gisella, madre di un compagno di Daniel.
 
 Gisella se lo è preso in casa: «Era in lacrime perché aveva perso la sua 
biciclettina, l’unica cosa che aveva». Poi si riesce ad alloggiarlo in una 
comunità dall’altra parte di Milano. Gisella lo va a prendere tutte le mattine e 
lo porta in classe, non gli ha fatto perdere un giorno di scuola. Per l’alloggio 
fino al giorno di Sant’Ambrogio è al sicuro, poi non si sa.
 
 La vergogna di Milano ha quindi prodotto anche dei frutti di umanità. Per la 
prima volta «si verifica una mobilitazione spontanea dei cittadini a favore dei 
rom. Addirittura vengono accolti nelle case dei milanesi. Non c’era mai stata 
una cosa simile», spiega Elisa Giunipero, di Sant’Egidio. Cristina, 
mamma di Federica, quella sera si porta a casa una compagna di sua figlia, 
Cristina (come lei), che ha otto anni, e la sorellina Maria, di cinque. 
«Conoscevo la loro mamma, una persona splendida, non ci ho pensato un attimo, 
gli ho fatto fare un bagno caldo, abbiamo cenato insieme e ho aperto il divano 
letto doppio che ho in soggiorno. Erano impaurite, sfinite dall’ansia, poi un 
po’ si sono calmate», ricorda. Ora Cristina e Maria sono in una struttura dei 
Francescani, in viale Isonzo. Dei volontari le vanno a prendere tutte le mattine 
per portarle in uno dei tre plessi della "Morante".
 
 Una notte in chiesa
 
 Ma non per tutti è andata così. Due terzi dei rom sono scomparsi nel nulla. 
Compresa una ragazza madre con una bimba di otto mesi. Il vicesindaco 
Riccardo De Corato è stato implacabile: «Gli abusivi devono capire una volta 
per tutte che Milano per loro è inospitale. Li seguiremo ovunque, strada per 
strada, finché non se ne saranno andati via tutti», dichiara. E, infatti, un 
gruppo di madri con bambini piccoli viene cacciato da un bivacco sotto la 
tangenziale. Il giorno seguente lo sgombero, dopo un incontro fallito in 
Prefettura, un gruppo di rom finisce nella chiesa di Sant’Ignazio e vi trova 
rifugio. La polizia chiede al parroco se deve intervenire. «Qui non si caccia 
nessuno», risponde don Mario Garavaglia. I rom passano la notte in 
chiesa. Poi, domenica 22 novembre, se ne vanno, chissà dove. La notte molte 
mamme e maestre della scuola, come Alessandra, si rigirano nel letto e pensano a 
quei bimbi, a quelle madri, a quei vecchi, a quegli uomini sotto un ponte, 
all’addiaccio.
 
 Francesco Anfossi
 
 ECCO L’APPELLO DI SANT’EGIDIO 
 «La miseria non stia zitta, va ascoltata per essere superata», ha dichiarato 
l’arcivescovo di Milano cardinale Dionigi Tettamanzi a proposito dello 
sgombero di viale Rubattino. Alla fine, anche su pressione della diocesi, il 
Comune ha offerto sistemazione ad alcune donne senza più imporre la divisione 
delle madri dai bambini sopra i 7 anni. Ma la maggior parte delle mamme con 
figli è ospitata dalla rete delle comunità cattoliche. «Da sempre siamo contrari 
alla logica dei campi, degradati e indegni», ha spiegato don Roberto D’Avanzo, 
direttore della Caritas ambrosiana. «Ma in via Rubattino c’erano bambini che 
andavano a scuola e ora sono interrotte le possibilità di compiere un processo 
integrativo importante».
 
 La Comunità di Sant’Egidio rivolge un appello ai lettori di Famiglia 
Cristiana per aiutare le famiglie rom sgomberate da via Rubattino, 
segnalando disponibilità di alloggi in affitto a Milano e provincia per le 
famiglie sgomberate e offerte lavorative (anche di poche ore settimanali) sia 
per le donne (pulizie) sia per gli uomini (manovali, carpentieri, saldatori, 
autotrasportatori, idraulici e operai non specializzati). Infine, è possibile 
contribuire a borse di studio per i bambini. Scrivere a:
santegidio.rubattino@gmail.com
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 10/12/2009 @ 09:39:58, in Italia , visitato 1955 volte)
		 
      Ricevo da Roberto Malini 
 Nella foto di Stefano Montesi: Sher Khan nel 1990 a Roma, all'epoca 
dell'Ex Pantanella Roma, 9 dicembre 2009. Ci avviciniamo a un Natale di disumanità e morte. Ci 
si chiede che fine farebbero la Madonna e Giuseppe, se vivessero ai nostri 
giorni, nella città del Papa, alla ricerca di un posto dove edificare una 
baracchina per non morire di freddo e consentire al bambinello di nascere. 
Mentre poche organizzazioni umanitarie si impegnano quotidianamente insieme 
a cittadini solidali per evitare la morte di gruppi sociali emarginati e 
indigenti - perseguitati da Istituzioni e autorità, che sono il funesto motore 
di un'atroce tragedia umanitaria che colpisce Rom, migranti e senzatetto - il 
freddo colpisce ancora, spietato come gli aguzzini. Il Gruppo EveryOne ha 
ricevuto segnalazioni di interruzioni di gravidanza che hanno colpito giovani 
donne di etnia Rom, causate dal rigore del clima e dalla precarietà della vita 
all'addiaccio. Sono notizie di cui i media non si occupano, per non turbare gli 
acquisti di fine anno: oggetti futili e cibi ipercalorici per le brave famiglie 
bianche e italiche; ninnoli superflui per i loro bambini piagnucolosi, 
viziatissimi e infagottati di panni da capo a piedi, come se vivessero al Polo 
Nord. Stamattina il rifugiato Mohammad Muzaffar Alì, detto Sher Khan, è morto di 
freddo a Roma, in piazza Vittorio. Sher Khan, travolto dall'intolleranza e 
ridotto in miseria, era stato uno dei leader della comunità pachistana a Roma 
fin dagli inizi degli anni 1990. Senza tetto, senza mezzi di sopravvivenza, 
viveva all’ex museo della Carta sulla via Salaria, fino a quando il comune, 
nello scorso settembre, ha fatto sgomberare l'edificio. E' l'ennesima vittima 
dell'esclusione sociale e delle politiche razziali perpetrate da Istituzioni 
centrali e locali in Italia, politiche che si abbattono anche contro gli 
attivisti per i Diritti Umani. Solite frasi di circostanza da parte del sindaco 
Gianni Alemanno: "Il piano freddo partirà come ogni anno e darà un ricovero a 
tutti coloro che non hanno un luogo dove andare a dormire per proteggersi dal 
freddo". E' una menzogna, perché i "clandestini" sono costretti a vivere e 
morire nascosti, per evitare gli effetti della legge razziale nota come 
"pacchetto sicurezza", mentre nessun ricovero è stato previsto dal comune (come 
del resto dagli altri comuni italiani) per le famiglie Rom sgomberate da 
insediamenti e ripari di fortuna.   
		
		
			Di Fabrizio  (del 10/12/2009 @ 18:35:16, in Italia , visitato 1888 volte)
		 
       Pubblicato da Federazione romanì su 10 Dicembre 2009 
 Oggi alle ore 12,00 a Pescara presso il centro servizi alla persona URBAN 
l’associazione RomSinti@ Politica e la Coop. Pralipè aderenti alla Federazione 
romanì hanno convocato una CONFERENZA STAMPA. Buona la presenza di una 
rappresentanza della comunità rom, di alcune agenzie di stampa, alcune testate 
giornalistiche, televisioni locali . Dopo aver presentato il seguente comunicato 
stampa, i promotori hanno risposto alle domande della stampa.
 
 COMUNICATO STAMPA
 
 I conflitti con la minoranza rom presente nella città di Pescara e Provincia, ma 
anche in tante altre città Abruzzesi, stanno raggiungendo livelli 
ingiustificabili ed eccessivamente pericolosi per il futuro, tali da imporre una 
denuncia pubblica forte verso la politica priva di ogni volontà a svolgere il 
proprio dovere istituzionale e costituzionale, a coniugare la legalità e 
l’integrazione culturale nel rispetto delle norme e dei principi.
 
 Da troppo tempo, per dare soluzione alla questione rom, mancano i doveri della 
politica e le dichiarazioni spregevoli contraddistinte dalla fierezza 
dell’ignoranza e dall’arroganza del potere, fanno pensare ad una politica alla 
ricerca dell’utilizzo strumentale della problematica posta della minoranza rom 
per proprio tornaconto personale, indifferente al fatto che il disagio si 
riversi irrimediabilmente sulla quotidianità di tutti i cittadini.
 
 La legalità è un valore irrinunciabile, valida per tutti e per ciascuno, che non 
può giustificare la negazione dei diritti alla persona.
 
 E’ necessaria una riflessione politica ed istituzionale per una sequenza di 
“deficit” che impediscono una integrazione della minoranza Rom; una sequenza di 
“deficit” che da troppo tempo non trovano risposte coerenti alle norme ed ai 
principi costituzionali ed istituzionali.
 
 Una sequenza di “deficit”, mediatico – culturale – politico – istituzionale – di 
partecipazione attiva e di conoscenza, che hanno “categorizzato” i pregiudizi 
contro la popolazione rom e “banalizzato” la cultura romanì, che hanno 
“ostacolato” i processi di scambio culturale, di acculturazione e inculturazione 
ed hanno impedito una “canalizzazione politico/istituzionale” alla cultura 
romanì.
 
 “Deficit” che hanno portato a generalizzare in tutta la popolazione rom e 
sinta la responsabilità del singolo.
 
 Deficit che mal utilizza le risorse comunitarie che la Commissione Europea 
destina per la minoranza rom “… per rimuovere gli ostacoli, ……… che 
impediscono la piena realizzazione della persona umana …..”
 
 Una sequenza di deficit che richiedono una risposta urgente e chiara, capace di 
abbandonare l’utilizzo strumentale dei rom e avviare processi e percorsi di 
integrazione culturale per ricostruire le relazioni umane e lo scambio culturale 
con la popolazione romanì, condizioni reali per la garanzia della legalità, 
della sicurezza, dei diritti.
 
 Alla luce di ciò, chiediamo con urgenza la costituzione di un tavolo politico 
interistituzionale aperto alle organizzazioni rom per poter definire un 
programma di integrazione sul territorio.
 
 Pescara, 10/12/2009.
 
 Nazzareno Guarnieri – Federazione romanì
 Giulia Prestia – Coop. Pralipè
 Guarnieri Franco – RomSinti@ Politica
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 11/12/2009 @ 08:55:00, in Regole , visitato 2151 volte)
		 
      Il caso aveva avuto tutt'altra conclusione due anni fa. Per chi 
non lo ricordasse,
QUI 
  Oggi è un gran giorno per tutti i gitani europei: Il Tribunale Europeo dei 
Diritti Umani sentenzia che il matrimonio celebrato con il rito gitano ha piena 
validità 09-12-2009 - Da un paio d'anni, Unión Romaní si è aggiunta all'iniziativa 
della Fondazione Secretariado Gitano in difesa dei legittimi interessi di "La 
Nena", dividendoci le carte. Entrambe le organizzazioni sono apparse davanti al 
Tribunale Europeo dei Diritti Umani per coprire ampliamente i differenti lati 
che la difesa di María Dolores necessitava. La Fondazione, tramite i suoi 
avvocati, Magdalena Queipo de Llano López-Cózar e Sebastián Sánchez Lorente, 
ha posto le ragioni giuridiche formali che avallavano la petizione di María Luisa Muñoz Díaz 
di ottenere la pensione di vedova negatale dalla Sicurezza Sociale spagnola. 
Senza alcun dubbio il successo ottenuto da questa azione permetterà a questa 
brava gitana di ottenere, anche con gli arretrati, quello che il governo 
spagnolo ha negato per tanto tempo. Unión Romaní, rappresentata dal suo presidente e avvocato, Juan de Dios 
Ramírez-Heredia, ha centrato fondamentalmente la sua difesa nel dimostrare che 
l'unione realizzatasi tra María Luisa ed il suo defunto marito tramite il rito 
gitano, quando entrambe erano giovani, costituì un vero matrimonio. Qui stava il 
controverso punto nevralgico della questione. Il Governo ed i giudici spagnoli 
non intendevano ammettere la validità delle nozze gitane e di conseguenza, non 
esistendo matrimonio, non riconoscevano il diritto alla pensione di vedovanza. 
Ai gitani spagnoli ha causato speciale tristezza la sentenza sfavorevole del 
Tribunale Costituzionale spagnolo quando non seppe, o non volle, accettare i 
ragionamenti che che gli furono presentati con assoluta precisione. L'eccezione 
venne costituita dal magistrato Jorge Rodríguez-Zapata Pérez, che Dio 
doni a lui e a tutta la sua famiglia salute e libertà, che da allora occupa un 
posto di affetto e rispetto nel cuore di tutti i gitani spagnoli e nel mondo per 
essere l'unicoche ci ha dato la ragione, ratificata dal Tribunale Europeo dei 
Diritti Umani. Crediamo che oggi sia un grande giorno non solo per i gitani spagnoli ma 
anche per quelli europei. Così abbiamo manifestato davanti all'Alto Tribunale di 
Strasburgo. Quel giorno memorabile sapevamo che quanto era in gioco non era 
esclusivamente che "La Nena" ottenesse la sua pensione, ma che quei giudici 
avevano deciso che María Luisa avesse diritto alla sua pensione di vedovanza 
perché lei e suo marito, sposati col rito gitano, costituivano un vero 
matrimonio. Il Tribunale di Strasburgo ha ascoltato la nostra voce gitana ed 
emesso la sentenza. Una sentenza che riporta la dignità negata a tutto un popolo 
e che renderà possibile, perché questo giudizio costituisce giurisprudenza, che 
qualsiasi coppia gitana, unita col nostro vecchio rituale, in qualsiasi parte 
del vecchio Continente, debba venir riconosciuta dai poteri pubblici come un 
vero matrimonio. Che Dio abbia uno sguardo per i membri del Tribunale Europeo dei Diritti 
Umani di Strasburgo e per il magistrato Rodríguez-Zapata, che da oggi occupano 
un posto imperituro nel nostro cuore. UNION ROMANIDirección Postal/Postal Address:
 Apartado de Correos 202
 E-08080 BARCELONA (Spain)
 
 Tel. +34 934127745
 Fax. +34 934127040
 E-mail: u-romani@pangea.org
 URL: 
http://www.unionromani.org
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