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	 Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.     
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 12/12/2011 @ 09:53:14, in  Europa, visitato 1688 volte)
		  
	 
    
		
      Da
Romanian_Roma 
  
Rispetto linguistico per un popolo una volta deriso come zingaro - By Gerry Hadden 
05/12/2011 - In Romania, il termine ufficiale per la minoranza zingara del 
paese è stato modificato, dopo quasi un secolo di pressioni. 
Il dizionario rumeno ufficiale usa ora il termine Rom, e riconosce che la 
parola Zingaro, o Tigan, ha una connotazione peggiorativa. Festeggiano i gruppi 
che promuovono i diritti dei Rom, ma molti rumeni - ed alcuni degli stessi rom, 
sono contro il cambiamento. 
In una stradina dietro ad un affollato mercato agricolo nella capitale, 
Bucarest, un Rom di nome Aurika dice che tra di loro ci si chiama Tigan, e non 
Rom. 
"Per me non è una parola negativa," dice. "Ma, se tu ed io stiamo discutendo, 
e mi chiami Tigan, avremo un problema." 
Interviene suo figlio, Antoni. 
"Io voglio essere chiamato Rom," dice, timidamente. 
Suo padre si arrabbia. 
"Perché?" chiede. "Perché a scuola ti hanno detto che gli Tigan sono 
cattivi?" 
Il ragazzo risponde di sì. 
"E' sbagliato," dice Aurika. "Tu sei tanto Tigan che cittadino rumeno." 
Pregiudizio, rabbia e confusione simili non sono nuovi in Romania. Alcuni 
gruppi Rom hanno chiesto un cambiamento sin dall'inizio del XX secolo. 
Finalmente, l'hanno ottenuto quest'anno. 
 
Monica Busuioc, linguista presso l'Accademia Rumena, è tra quanti hanno 
deciso di rimpiazzare la parola Zingaro o Tigan con Rom. (Foto: Gerry Hadden) 
L'Accademia Rumena, il guardiano della lingua, ha ufficialmente definito il 
gruppo come Rom. Dietro questo grande cambiamento c'è la minuscola Monica Busuioc, 
un'anziana donna con gli occhiali che lavora al quarto piano dell'Accademia. 
Recentemente, Busuioc era seduta con di fronte a sé l'ultima edizione del 
dizionario ufficiale rumeno. Disse che non solo riconosceva Rom come nome 
corretto del gruppo etnico, ma faceva anche una modifica antrettanto importante 
al vecchio nome, Tigan. 
Prima definiva -qualcuno con comportamento malvagio-. Abbiamo aggiunto 
-epiteto insultante rivolto a chi ha un comportamento incivile-." 
Busuioc dice che i linguisti non hanno il diritto di rimuovere termini come 
Tigan dai dizionari, non importa quanto sia offensivo, perché sono parte della 
storia. La parola Tigan, dice appare in documenti che risalgono al XIV secolo. 
Ma l'Accademia può modificare le definizioni per riflettere la realtà 
sociale. 
"Questo termine era usato frequentemente nei detti, proverbi e così via. Non 
si può eliminarlo dalla lingua rumena. Un dizionario non può eliminare una 
parola," dice Busuioc. 
Introdurre Rom nel dizionario è offensivo anche per alcuni Rumeni perché, 
nella loro lingua, i due termini si assomigliano. (VEDI, 
ndr) 
Molti Rumeni non vogliono essere confusi con i Rom. 
A Bucarest, alla fermata dell'autobus, una donna che dice di chiamarsi Julia, 
ci dice che i Rom sono pericolosi e danno una cattiva fama ai Rumeni, 
soprattutto oltremare. Dice che sua sorella è un'infermiera onesta e gran 
lavoratrice, in Italia. 
"Ogni giorno, i suoi colleghi le mostrano gli articoli sul giornale dicendo, 
guarda cosa fanno i tuoi Rumeni," dice. "Ma quello che le mostrano sono i 
crimini commessi dagli zingari." 
 
Ana Avasiuc, che lavora con una OnG di Bucarest chiamata 
Impreuna, dice che quando la gente si riferisce ai Rom come Tigan, è un 
ulteriore isolamento dalla cultura maggioritaria 
I gruppi per i diritti dei Rom dicono che è l'attitudine che vogliono 
cambiare, e togliere il termine Tigan dall'uso popolare può aiutare. Ana Avasiuc, 
assieme all'OnG di Bucarest chiamata Impreuna, dice che usare la parola Tigan 
aumenta la ghettizzazione linguistica. 
"Leggevo della comunità rom di Baia Mare nella Romania centrale, attorno alla 
quale il municipio ha fatto costruire un muro del costo di 60.000 euro," dice. 
"Invece di spenderli perché i Rom riprendessero il loro diritto ad essere 
cittadini, sono stati usati per spingerli il più lontano possibile dalla vita 
cittadina." (VEDI, 
ndr) 
Il muro è di cemento. In un'altra città rumena, ne è stato costruito uno di 
metallo. Allora i Rom l'hanno buttato giù e rivenduto come rottame. (VEDI, 
ndr) 
Questi incidenti non hanno certo contribuito a migliorare l'immagine dei Rom 
o della Romania, tanto localmente che all'estero. La domanda è: cambiare una 
parola sul dizionario, può cambiare realmente le cose? Busuioc dice di non 
esserne sicura. 
"Non posso combattere la discriminazione solo a livello di parole. E' un 
problema di mentalità da cambiare. Di sicuro le parole aiutano. Se al posto di 
Tigan senti Rom, Rom, Rom, allora comincerai ad usare Rom anche tu." 
Per cambiare, una lingua ha bisogno di secoli, dice, ma da qualche parte si 
deve iniziare. 
Oltre al linguaggio, il governo presenterà a breve un piano per migliorare le 
condizioni dei Rom, attraverso l'integrazione sociale e programmi di lavoro, 
miglioramento degli alloggi ed istruzione per i giovani. 
L'Unione Europea ha dato il termine di fine anno a tutti gli stati membri, 
per predisporre piani volti al miglioramento della situazione dei Rom. 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 13/12/2011 @ 09:22:52, in  media, visitato 2363 volte)
		  
	 
    
		
        (immagine da dibattitomorsanese) 
Un film da girare con pochi soldi, che potrebbe persino uscire per Natale (non lo so... i buoni sentimenti funzionano sempre). 
Niente studios, non è neanche necessario girarlo proprio alle Vallette, perché la storia potrebbe essere accaduta ovunque, e magari andando a fare le riprese in Europa dell'est c'è da risparmiare. 
Niente attori conosciuti: piuttosto gente comune e qualche figurante. Attenzione però: per quanto comuni, le facce e le storie che ci stanno dietro sono importanti, sono la base della storia che si vuole raccontare. 
I nostri protagonisti non sono facili da identificare: una volta li avremmo trovati nei bar, sull'autobus, ora di solito vivono confusi nella marea di macchine che ci assediano ogni giorno, anonime come i loro conducenti; oppure stanno rintanati in casa, davanti alla televisione o al computer. 
Non sono neanche un gruppo coeso: in mezzo a loro qualche 
tifoso, il disoccupato di lungo periodo, un lavoratore in proprio che difende coi denti i suoi miseri guadagni, una signora che va a messa e fa volontariato per i più poveri, persino un ingegnere rumeno che qui ha aperto un laboratorio di riparazione computer... 
Non sono per forza bravi o cattivi, è questa la loro forza: sono esattamente come noi. Forse qualcuno di loro ha anche rischiato di avere problemi con la legge, ma possiede un istinto atavico nel sapersi trarre d'impaccio in caso di pericolo. Ha imparato a chinare la testa, nascondersi, lamentarsi sempre ma esporsi mai. Per questo sono INVISIBILI anche se li abbiamo costantemente sotto gli occhi. 
Dove vivono? E' un quartiere come tanti (anche qui gli indizi sono pochi), che non amano. Quando han visto arrivare anche gli zingari, hanno sbuffato (come sempre), qualcuno avrà persino manifestato, ma in cuor loro lo sapevano che gli zingari finiscono sempre in quartieri simili. Hanno chinato la testa, come sempre e "speriamo che questi qua non facciano qualche guaio..." 
(Apro una parentesi: avete notato come tanto gli odiati zingari quanto gli altri abitanti siano simili, egoisti e parimenti rinchiusi nei loro ghetti fisici e mentali?) 
 
Il guaio prima o poi doveva succedere (vero o immaginario, per lo sceneggiatore non ha nessuna importanza), e chi ha già visto tanti film simili sa che il GUAIO, quello grosso che mette in discussione le certezze dello spettatore, non verrà commesso dagli zingari, ma dagli ex INVISIBILI. 
Questi cittadini, che mai hanno avuto in vita loro il coraggio di ribellarsi, che non hanno mai avuto altra identità se non quella massificata dell'omologazione, riscoprono d'un tratto nel loro quartiere mai amato un'idealizzata palanka minacciata dal nemico, si guardano in faccia come fosse la prima volta, realizzano d'improvviso di essere in tanti e di condividere un'incazzatura che hanno sempre tenuto a freno. 
Hanno vissuto come ubriachi il loro momento di gloria, senza pensare alle conseguenze, senza pensare se per l'ennesima volta c'era qualcuno a manovrarli... L'importante era che per una volta, in mezzo ad un branco, non hanno più avuto la paura di sempre... ed avevano qualcuno disarmato ed indifeso su cui scaricare anni di sopportazioni. 
Col fuoco, sicuramente, come ogni sacro rito che voglia dirsi tale. Ed i poliziotti che li guardavano senza fare niente, nella scomoda situazione del leone che si trova nel mezzo di una carica di bufali impazziti. 
Poi il ritorno a casa, col fumo che aleggia pesante per strada e le volanti che girano. Tornare a nascondersi, pulire le mani, telefonare alla mamma. Ma dentro, sentire per una volta i battiti del proprio cuore. 
Non so, il film non lo dice, se a distanza di anni i nostri protagonisti proveranno orgoglio o vergogna di quel che è successo, e del fatto di essere rimasti impuniti, nuovamente incatenati al solito tran-tran. Rimane un mistero. Per tutti NON E' SUCCESSO NIENTE. 
Di chi non parlato? 
I miei amici hanno spento la TV e la cosa sembra strana perché, che ci fosse o meno la corrente elettrica, hanno continuato sempre a guardarla. Hanno paura per i bambini: che facciano domande sulle fiamme che la televisione può trasmettere al posto dei cartoni animati; che perdano presto anche loro la residua fiducia in ciò che sta fuori dal campo. Qualche genitore è combattuto se mandare o meno i figli a scuola ed il campo torna ad essere la terra di nessuno dove potersi difendere ed isolare dal mondo esterno; ma anche qualcosa da cui vogliono fuggire, perché se si abitasse in quei condomini tanto odiati, forse sarebbero al riparo dagli incendi. Bevono, male e senza nessuna gioia. Anche loro vorrebbero illudersi che NON E' SUCCESSO NIENTE, ma è il DNA a dire che non è così. 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 13/12/2011 @ 09:23:47, in  Italia, visitato 2182 volte)
		  
	 
    
		
      Quali Cittadini del Comitato X Milano di zona 2 siamo stati contattati dagli abitanti del campo di via Idro, che ci hanno manifestato la drammaticità dell'attuale situazione del campo dove già da alcuni mesi a seguito della morosità di alcuni abitanti del campo, è stata smantellata  la cabina per energia elettrica che riforniva tutto il campo e tagliata la fornitura di energia elettrica all'intero campo.   Il perdurare della situazione, in attesa di una serie di incontri con l'Amministrazione per trovare delle soluzioni di lungo periodo, ha portato alla realizzazione di alcuni allacciamenti abusivi di fortuna negli scorsi mesi, che ovviamente non possono essere la soluzione al problema  e non garantiscono la continuità della fornitura, nè la sicurezza della stessa.   Al campo abitano numerose famiglie con bambini piccoli ed anche anziani e la discontinuità della fornitura causa enormi disagi soprattutto ora che la stagione invernale è iniziata ed agli altri problem si unisce l'impossibilità di riscaldarsi.   Gli abitanti del campo ci hanno chiesto di aderire ad un documento da loro predisposto per far conoscere la situazione del campo e richiedere un intervento urgente ed immediato per il ripristino dell'energia elettrica. L'estrema urgenza di tale intervento, che prescinde da quelle che saranno le situazioni di lungo periodo che verranno adottate, ci ha indotto ad aderire senza indugio al documento predisposto dai residenti nel campo con l'ausilio delle associazioni che vi operano.   Continuiamo a essere fiduciosi  nella "diversità" di questa amministrazione  rispetto alle precedenti. Comprendiamo bene le difficoltà cui va incontro l'amministrazione in questo settore, ma siamo al contempo convinti che una più corretta e civile gestione dei campi nomadi e dei rapporti con le comunità che vi abitano sia un banco di prova decisivo per misurare il cambiamento culturale che abbiamo sostenuto in campagna elettorale. Riteniamo quindi che un forte segnale di discontinuità sia di fondamentale importanza.   Sin dalla campagna elettorale abbiamo condiviso con i partiti di zona della coalizione la chiara posizione che si oppone alla realizzazione di un campo di transito e favorisce  invece una riqualificazione del campo esistente, al fine di offrire alle persone che desiderino rimanervi (alcuni abitanti, come sapete, sono stanziali da decenni) una sistemazione che rispetti, oltre alla legge, anche la loro dignità di esseri umani. La filosofia del "superamento della logica del campo" è condivisibile solo nella misura in cui essa si sostanzia nell'aiuto e nell'accompagnamento di chi sceglie liberamente di abbandonare questo tipo di vita, non nella coercizione di chi rivendica il diritto di vivere, con dignità e nella legalità, secondo una propria tradizione culturale.   Ora che, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato  n. 6050 del 16 novembre 2011, la possibilità di ottenere un ingente finanziamento non è più legata necessariamente alla realizzazione di un campo di transito previsto nell'ambito dell'ormai giuridicamente inesistente "piano Maroni", crediamo che si possa e si debba riaprire in modo costruttivo un dialogo con gli abitanti del campo e con i cittadini delle zone circostanti , nonchè con il convolgimento del consiglio di zona e e degli altri soggetti interessati sull'intervento da realizzare, i suoi modi e i suoi tempi.   Siamo altrettanto convinti che ciò si possa realizzare solo a due condizioni essenziali:   - l'intervento immediato dell'amministrazione per la  realizzazione degli interventi indifferibili a garanzia dei servizi essenziali del campo di via Idro ed in particolare che venga immediatamente ripristinata la fornitura di energia elettrica, senza se e senza ma, anche in attesa di una definizione delle condizioni contrattuali e delle modalità (e responsabilità) per il pagamento. Lo ripetiamo con forza; qualunque sia la ragione, lasciare una comunità con bambini e anziani senza energia nel mese di dicembre non è degno della città civile che abbiamo sognato insieme.   - che ogni decisione relativa al futuro del campo di via Idro sia frutto di scelte condivise e  l'amministrazione avvii un percorso decisionale sulla piena consultazione degli abitanti del campo e dei cittadini del quartiere, del consiglio di zona e degli altri enti interessati  e garantisca,  in pendenza di questo percorso una moratoria su ogni ipotesi di intervento di sgombero dell’area mediante la forza pubblica delle persone che a oggi abbiano titolo a risiedervi. 
 Certi dell'impegno di questa amministrazione per il miglioramento delle condizioni di vita dei residenti dentro e fuori il campo di via Idro e della disponibilità a discutere e condividere le scelte con i cittadini, confidiamo in una risposta celere e costruttiva.   ComitatixMilano Zona 2 Milano - 9 Novembre 2011 
                                                       Al Sig. Sindaco di Milano GIULIANO PISAPIA sindaco.pisapia@comune.milano.it    All'Assessore alla sicurezza e coesione sociale MARCO GRANELLI assessore.granelli@comune.milano.it   All'Assessore alle politiche sociali e cultura della salute PIERFRANCESCO MAJORINO assessore.majorino@comune.milano.it   Al Settore Relazioni Istituzionali e con la Città Ufficio per la Città PAOLO LIMONTA      paololimonta@gmail.com
  
 Campo di via Idro-  emergenza umanitaria
La sentenza del Consiglio di Stato del 16 novembre 2011  cancella il Piano Maroni che prevedeva  il finanziamento di un campo di transito in via Idro e la chiusura di quello attuale  entro il 31 dicembre 2011. 
 "Andiamo avanti, come da programma. I fondi europei ci sono e in qualche modo continueremo a usarli" dice l'assessore Granelli, confermando il programma della Giunta Moratti. 
Preoccupato don Virginio Colmegna che, concluso il reinserimento di 600 rom del Triboniano, deve gestire la trasformazione di Via Idro in un "Campo di sosta", si legge su "la Repubblica" del 22 novembre 2011. 
Perché si persegue su una linea che viene profondamente messa in 
discussione dalla sentenza del Consiglio di Stato? 
Intanto assistiamo ad una emergenza umanitaria, ignota a molti cittadini di Crescenzago, che si sta consumando nel campo di Via Idro. Il campo, giorno dopo giorno, si sta sempre più degradando: manca la corrente elettrica da mesi, gli abitanti del campo vivono al freddo, non funzionano i frigoriferi, le fogne straripano, la strada si allaga, mancano il lavoro e una prospettiva per il futuro. E le vittime sono di conseguenza bambini, donne, anziani, i soggetti più deboli e indifesi. 
I Rom che abitano in via Idro, sono cittadini italiani e hanno il diritto come tutti  che venga trovata assieme  una soluzione  dignitosa, sia per quelli che intendono trovare altrove una sistemazione sia per quelli che ci vogliono rimanere. 
Perché non si interviene subito a garantire condizioni di vita 
civili, trovando una soluzione rapida alla fornitura della corrente elettrica? 
Perché ancora chiudere un campo, che ha problemi che vanno certamente affrontati e governati, per sostituirlo con un campo di transito che porterà ad un peggioramento del contesto ambientale nel quale è collocata via Padova e dintorni, già sufficientemente critico e complesso?  
Perché non si  vuole tenere conto del fatto che cittadini, comitati, partiti e Consiglio di Zona si sono schierati contro il campo di transito e si sono espressi favorevolmente  per la riqualificazione di via Idro ? Chiediamo al sindaco Pisapia di intervenire.        A tutte le  persone devono esser garantiti  i diritti fondamentali. Le decisioni democratiche devono essere ascoltate e  rispettate.
  Adesioni: Comunità Rom di via Idro 62 - Comitato VIVERE IN ZONA 2 - ANPI Crescenzago - ANPI L. Viganò - redazione MARTESANA 2 - redazione MAHALLA - Associazione culturale AB - Sinistra Ecologia Libertà zona 2 - Verdi zona 2 - ComitatoxMilano zona 2 - Lista Sinistra per Pisapia di zona 2 - Partito dei Comunisti Italiani, Sezione Alessandro Vaia
  Singoli: Antonio Piazzi - Stefania Benedetti - Gabriella Conedera 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Sucar Drom (del 14/12/2011 @ 09:11:06, in  blog, visitato 1634 volte)
		  
	 
    
		
      
Ostia (Roma), don Franco De Donno: "Alemanno, lei forte solo con i deboli" 
"Signor sindaco, mi permetta di affermare che lei è veramente forte con i deboli 
e debole con i forti. Sono appena trascorsi due giorni dal feroce regolamento 
dei conti tra bande mafiose e malavitose di Ostia con il triste esito di due 
omicidi, e il nostro sindaco non trova altro da fare che perpetrare l'ennesimo 
s... 
Rom e Sinti, il Governo italiano ha ceduto! Una vittoria della Federazione Rom e 
Sinti Insieme 
Il Governo italiano, dopo la manifestazione "chroll chetane" organizzata a Roma 
dalla Federazione Rom e Sinti Insieme, si sta muovendo secondo quanto richiesto 
dalle associazioni sinte e rom che sono scese in piazza per rivendicare i propri 
diritti... 
FederArteRom, un movimento artistico interculturale 
FederArteRom è un movimento artistico interculturale a dimensione europea. La 
federazione riunisce diverse associazioni presenti sul territorio nazionale 
per organizzare grandi eventi e manifestazioni con la collaborazione di Enti 
pubblici (nazionali, regionali e locali) ed istituzioni internazionali... 
Ministro Riccardi: "Mi vergogno, basta campi!" 
"Come ministro posso dire che l’Italia non è tra i paesi più brillanti 
nell’affrontare la questione rom e sinta, ma come cittadino a volte mi sono 
veramente vergognato della loro condizione nel nostro paese. Conosco e ho 
visitato non pochi campi rom. Dobbiamo agire per superare i campi aff... 
Casalromano (MN), lacio drom SINDACO Gianni Magri: a noi mancherai 
L'associazione Sucar Drom, unitamente ai sinti di Casalromano e all'intera 
comunità sinta mantovana, si uniscono al dolore della famiglia Magri per la 
scomparsa di Gianni, uomo politico, educatore e sincero amico di tutti i sinti 
mantovani... 
Torino, la violenza razzista si abbatte di nuovo contro i rom 
Torino è l'ennesima Città italiana che sprofonda nella violenza razzista contro 
i rom e i sinti. Una storia purtroppo come tante altre che dovrebbe far 
riflettere sull'emergenza culturale vissuta nel nostro Paese. E' necessario 
svegliarsi dal sonno della ragione, investendo in giustizia, cultura e 
informazione... 
Due "zingari" mi hanno violentata 
Un centinaio di giovani, armati di spranghe, bastoni e bombe carta, hanno dato 
l’assalto al campo abusivo abitato da rom a Torino. Lo hanno fatto per vendicare 
una ragazza stuprata da due "zingari"... 
L’assalto ai rom e la socializzazione delle responsabilità 
Una delle nostre abitudini più malsane è quella di fustigare i vizi e il 
malcostume del nostro paese con un repertorio di argomenti che più italiano non 
si può. L’ultimo a cadere in qu... 
Torino, le donne di Idea Rom chiedono un cambiamento 
Nel giorno dell'anniversario dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che 
ratificò la DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI, Torino è violentata 
dall'ignoranza razzista di alcuni abitanti del quartiere Le Vallette... 
Torino, lettera a Paola Bragantini (Segretaria del Partito Democratico) 
Gentile Paola Bragantini, ho letto che lei avrebbe postato, nei giorni 
precedenti la manifestazione, l'indecente manifestino che ha portato dei "bravi" 
cittadini ad incendiare le case di povere famiglie rom... 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 14/12/2011 @ 09:36:42, in  media, visitato 1892 volte)
		  
	 
    
		
        
(foto da
U VELTO) 
Scusate la banalità: un giornale dovrebbe SEMPRE fare attenzione a ciò che 
scrive, perché se vuol mantenere un minimo di credibilità, rischia sempre di 
dover ritrattare e chiedere scusa (se ci tiene, alla credibilità - e magari anche ai lettori). 
Vale per il bollettino della FIAT e anche per chi ha fatto della
provocazione fascista la propria bandiera. Almeno, così credevo. 
Invece la cosa vale a metà: può dipendere anche dall'avvocato che ha il 
vilipeso. 
Domenica 11 dicembre, titola (tra gli altri)
il Giornale in cronaca:  "Guerra di bande rom..." in 
assenza di uno straccio di prova. Se qualcuno vuole un falò anche a Milano, lo 
dica chiaramente, faccia una dichiarazione di guerra con tutti crismi, ma non il 
gioco infame dell'ARMIAMOCI E PARTITE! 
Oppure faccia il giornalista, che è un modo per campare anche quello, ci 
metta anche le sue opinioni, ma lo faccia con serietà. Dato che tra via Idro e 
Morgagni ci sono un 4 km. buoni, qualcuno potrebbe spiegarmi la logica del 
catenaccio: "LA CITTÀ INSICURA Il regolamento di conti. Scontro a fuoco alle 
10 a due passi dal commissariato Poi nel campo di via Idro restano solo donne e 
bambini"? Invece CronacaQui, i pasdaran torinesi, continuano come se non fosse successo niente 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 15/12/2011 @ 09:13:00, in  Italia, visitato 1886 volte)
		  
	 
    
		
      
Segnalazione precedente. Aggiornamenti da Stefano Nutini. 
13 dicembre 
Ieri sera alle 21 Luca Massari, consigliere di zona 4 Sinistra per Pisapia, ha 
avuto dalla presidente del CDZ l'avviso che stamattina sarebbero passati in 
Bonfadini sia Granelli, ass. Sicurezza, che Mastrangelo, capo della polizia 
locale milanese. 
Stamattina alle 7 eravamo lì, come già dall'altro ieri preannunciato, Luca, 
Fulvio, Marina B. e io. Non si è materializzato nessuno prima delle 11, quando 
si è visto Mastrangelo (con tre agenti) coi tecnici della MM/Paullese. Hanno 
comunicato in modo diretto e ultimativo che domattina partono i lavori del 
cantiere che interessano per ora la parte destra (entrando) del campo; si è 
concordato cogli abitanti, che non hanno espresso opposizione ma semmai sollievo 
per il dilatarsi delle date, di provvedere a smontare le baracchine di quell'ala 
(20) e spostarle/ricostruirle nell'ala sinistra; anche l'accesso al campo 
attuale verrà adibito a entrata dei mezzi del cantiere, mentre verrà riaperta la 
porta originaria del campo, che è in fondo all'ala sinistra, in modo da separare 
gli accessi e non creare possibili incidenti tra chi entra a piedi (gli 
abitanti) e i mezzi al lavoro. 
I lavori sono quelli della fognatura, che passerà in un'area compresa tra la 
strada e il campo; ovviamente abbiamo fatto presente la grossa aleatorietà - per 
non dire impossibilità - dell'arrivo della Paullese (oggetto di uno specifico 
convegno sabato prossimo), dato il forte impatto di traffico e inquinamento, che 
ha comportato una forte opposizione in zona. Al convegno sarà presente anche 
Pisapia. 
Sono subito partiti i lavori di smontaggio/riposizionamento delle baracchine, 
eseguite colla nota maestria dagli abitanti. 
Come dicevo, da parte di questi ultimi, l'operazione è stata recepita come una 
dilazione di tempi; abbiamo sottolineato che, in assenza di cambiamenti nella 
gestione politica della questione, ossia se il Comune non pensa ad alternative 
secche, lo svuotamento del campo è da mettere - in prospettiva - in conto, e 
magari a breve. Questo anche per temperare e correggere le aspettative/illusioni 
diffuse di una soluzione verso primavera. 
Ci pare che sia sempre più urgente una soluzione politica pubblica integrata di 
questa questione; svuotamento dei campi per far cosa? 
Confido che la riunione del tavolo rom domani cogli assessori cominci ad 
affrontare il problema. A livello di base non riusciamo francamente a far di 
più, crediamo di aver tentato tutte le strade e bussato a tutti gli 
interlocutori, pur nella nostra debolezza e relativa solitudine. 
Coglierei però anche la novità costituita, anche rispetto alla strategia 
dissuasiva attuata pur di recente dalla nuova Giunta, dal non intervento delle 
ruspe; si è affermato un precedente secondo cui, sia pur momentaneamente, non è 
lo sgombero rude la soluzione. Il gesto d'attenzione costituito dalla 
salvaguardia delle baracchine e del loro contenuto va colto positivamente. 
Semmai, ripeto, accanto a questi segni vanno consolidate le pressioni verso una 
soluzione politica complessiva. Altrimenti le innovazioni di processo si fermano 
qui, dando esiti prevedibilmente deleteri. 
 
14 dicembre 
Ciao, stamattina Fulvio ed io siamo passati due volte al campo Bonfadini. I 
lavori di smontaggio e spostamento/ricostruzione delle baracchine dell'ex ala 
destra del campo stanno procedendo alacremente, malgrado il maltempo. 
Oltre ad alcuni spazi liberi nell'ala sinistra del campo è stata occupata, per 
questioni di incompenetrabilità dei corpi, anche l'area per ora libera sulla 
sinistra dell'attuale entrata, che diventerà l'entrata dei mezzi di lavoro del 
cantiere; a dire il vero, era stato chiesto di lasciar libera per il cantiere 
anche quell'area, ma mi pare evidente che questa ristrutturazione a tappe 
forzate non può essere fatta ingegneristicamente a tavolino, prescindendo dagli 
sazi a disposizione, che sono pochi. 
Con gli abitanti abbiamo calcolato l'entità dello spostamento interno: le 
baracchine ricollocate sono una ventina, con una media di tre-quattro abitanti 
ciascuna. 
Abbiamo diffuso tra gli abitanti del campo il volantino dell'iniziativa di 
sabato pom. sulla Paullese (HO INVIATO A PARTE VOLANTINO), che li interessa da 
vicino; li abbiamo stimolati alla presenza. 
per Gruppo sostegno Forlanini 
     
	
	  
	
    
		
      
 
Venerdì 16 dicembre dalle 19.30 
Arci Virgilio -
vicolo Ospitale 2/6 MANTOVA 
 
Tutti a Mantova sanno che alcuni giorni fa Aleksandar Stojkovic è stato vittima 
del furto della sua fisarmonica con cui suonava e cantava sotto i Portici 
Broletto. 
 
In questi giorni moltissimi mantovani hanno chiamato l'Istituto di Cultura Sinta, 
l'Arci, la Sucar Drom, il Centro "Bruno Cavalletto" di via Tezze offrendosi per 
dare il proprio contributo. 
 
Stimolati da tanta voglia di solidarietà abbiamo deciso di organizzare per 
venerdì prossimo un aperitivo con Aleksandar, dove raccogliere il contributo di 
tutti per acquistare una nuova fisarmonica. Il musicista Mirko Bianchi presterà 
per l'occasione la sua fisarmonica. 
 
APPUNTAMENTO PER TUTTI 
 
NON MANCATE E DIFFONDETE LA NOTIZIA 
 
Per chi proprio non riuscirà a partecipare all'evento di venerdì, potrà comunque 
offrire il proprio contributo presso tutti gli Arci di Mantova: Donini, Salardi, 
Fuzzy, Tom, Papaqua e Te Brunetti e naturalmente al Virgilio.  
 
Anche al Bar Lasagna in Piazza Broletto è possibile dare il proprio contributo. 
 
VI ASPETTIAMO NUMEROSI!! 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 16/12/2011 @ 09:07:00, in  casa, visitato 2251 volte)
		  
	 
    
		
      
  di Maria Teresa Lattarulo. 
Nel clima di deprecabile, crescente razzismo verso le popolazioni Rom, 
testimoniato anche dai recenti accadimenti nella città di Torino, un baluardo 
contro le violazioni dei diritti è costituito, per fortuna, dall'operato degli 
organismi internazionali. In questi giorni, infatti, è stata resa nota la 
decisione adottata il 28 giugno 2011 dal Comitato europeo dei diritti sociali, 
preposto al controllo dell'osservanza della Carta sociale europea, nel caso 
COHRE contro Francia con la quale quest'ultimo Paese è stato condannato per la 
politica di espulsioni forzate dei Rom adottata dal Presidente Sarkozy nella 
primavera del 2010. A quell'epoca, centinaia di campi nomadi furono sgomberati 
dalla polizia e migliaia di rom furono espulsi o accettarono il ritorno 
"volontario" verso la Romania, dietro pagamento di compensi pari a trecento euro 
per adulto e cento euro per ogni bambino. 
Il Comitato ha ravvisato la violazione del diritto all'abitazione garantito 
dall'art. 32 della Carta sociale perché, se è vero che uno Stato può smantellare 
insediamenti abusivi e illegali, deve però farlo nel rispetto della dignità 
delle persone coinvolte e offrendo loro sostegno finanziario o opportunità di un 
nuovo alloggio, condizioni queste non rispettate dalla politica della Francia in 
quell'occasione. Inoltre, il Comitato ha rilevato che le misure che uno Stato 
adotta devono essere rispettose del principio di non discriminazione, mentre, 
nel caso di specie, le decisioni del governo Sarkozy apparivano non casuali, ma 
determinate dal clima di razzismo verso i Rom diffuso nel Paese. 
Il Comitato ha ritenuto che la Francia abbia violato anche il divieto di 
espulsioni collettive di gruppi etnici contenuto nella Carta sociale e nella 
Convenzione europea dei diritti dell'uomo. E' molto importante considerare che 
in molti casi la partenza era stata "volontaria", ma il Comitato non ha guardato 
alle apparenze ritenendo che non può considerarsi veramente volontaria una 
decisione determinata dall'esistenza di un clima diffuso di odio e 
discriminazione razziale, nonché dall'adozione di misure coercitive che non 
lasciano scelta, quali l'eliminazione forzosa della propria abitazione. 
La decisione deve far riflettere tutti i governi, incluso quello italiano che 
anch'esso ha spesso fatto ricorso a politiche di sgomberi forzosi e di 
espulsioni non del tutto immuni da sospetti di illegittimità (l'Italia è stata 
condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nel caso Sulejmanovi c. 
Italia). 
Per fortuna, l'Europa non è solo Euro e finanza… 
     
	
	  
	
		
		
			Di  Fabrizio (del 16/12/2011 @ 09:11:47, in  Italia, visitato 1572 volte)
		  
	 
    
		
      Segnalazione di Maria Derossi 
  di Lidia Ravera 
Dunque la fatale membrana ancora miete vittime. Ancora si investe sulla 
verginità delle figlie. Perché così vuole la Chiesa. Perché così vuole il futuro 
acquirente, il marito d'una volta, quello che ci teneva a infilarsi per primo 
nell'angusto orifizio femminile, a scopo di libidine o di procreazione. Un tuffo 
nel modernariato, di cui si potrebbe anche sorridere se non fosse diventato così 
frequente, fra le adolescenti, la scelta di cavarsi dai guai, accusando gli 
extracomunitari. 
 
Dieci anni fa a Novi Ligure la sedicenne Erika caricò su due innocenti albanesi 
il fardello di un duplice delitto. I due rischiarono il linciaggio. Tre giorni 
fa a Torino l'adolescente "Sandra", ha caricato sui Rom la sua prima esperienza 
sessuale. Erika voleva evitare la galera, Sandra l'ira di una madre bacchettona, 
repressiva, arretrata. 
 
Qual è l'unico modo accettabile di perdere la verginità? Dichiarare che te 
l'hanno rubata. E qual è il ladro più gradito? Lo zingaro. Accusa lo zingaro e i 
tuoi amichetti avranno un'occasione per scaricare il testosterone in eccesso. La 
comunità in cui sei cresciuta non ti espellerà. Tua madre potrà girare a testa 
alta: una figlia violata da uno zingaro, vale quanto una figlia illibata. Anzi 
di più. Mette d'accordo i precetti della Chiesa e quelli di Telepadania. 
 
il Fatto Quotidiano, 14 dicembre 2011 
     
	
	  
	
    
		
       
 Cliccare sull'immagine. Quello che riporto qui sotto, è la 
necessaria sintesi 
Il Dirigibile di Daniele Barbieri 
 
In poche ore Torino e poi Firenze. Ho provato a scrivere quel che penso in forma 
di poesia: mi sono ispirato a Martin Niemöller (chi non lo conoscesse troverà, 
alla fine, una breve nota biografica). 
 
«Prima venne la Lega contro gli immigrati 
ma io non dissi nulla 
perché non sono un migrante. 
 
Poi dichiararono clandestini persino i bambini e le donne incinte 
io non dissi nulla 
perché mia moglie e mio figlio sono italiani. 
 
Poi accaddero cose terribili a Novi Ligure, a Erba, a Ponticelli.... 
e io non dissi nulla 
perché abitavo altrove e dunque non sono affari miei. 
 
Poi peggiorarono le condizioni di vita e di lavoro nelle fabbriche 
ma perché avrei dovuto dire qualcosa? 
io non sono un operaio. 
 
Poi tassarono solo chi aveva pochi soldi 
forse avrei potuto dire qualcosa 
ma speravo lo facesse qualche altro. 
 
Nello stesso periodo spesero montagne di soldi in armi 
di nuovo pensai che avrei potuto dire qualcosa 
ma ero quasi sicuro che questo compito spettasse ad altri. 
 
Poi bruciarono il campo rom di Torino 
e io non dissi nulla 
perché non sono un rom. 
 
Poi ammazzarono due senegalesi a Firenze 
e io non dissi nulla 
perché non sono senegalese. 
 
Poi vennero ad arrestarmi. 
Non so neanche perché, 
avevo solo mugugnato. 
 
Sperai che molti mi difendessero 
però nessuno lo fece. 
Forse nessuno di quelli rimasti si chiama Daniele». 
 
Martin Niemöller era un pastore protestante che all'inizio si fece sedurre 
da Hitler ma poi capì e divenne un coerente e coraggioso oppositore del nazismo. 
I suoi sermoni infastidirono il regime ma per qualche anno ebbe relativamente 
pochi guai: di certo gli giovò l'avere amicizie influenti ed essere uomo di 
Chiesa. Nel 1937 la relativa tolleranza verso Niemöller (e altre/i) finì. Venne 
arrestato dalla Gestapo. Rimase sino alla fine della guerra in vari lager (fra 
cui Dachau) ma si salvò. Nel dopoguerra si impegnò nella riconciliazione ma 
chiedendo che il popolo tedesco non chiudesse gli occhi sulle radici 
dell'orrore, sulle complicità, sui silenzi. Proprio una sua poesia sull'apatia, 
sul silenzio divenne famosa. I versi di «Prima vennero» furono letti (persino 
cantati) in molte versioni e diverse occasioni. Come capita spesso vennero 
attribuiti per errore ad altre persone (in questo caso a Bertolt Brecht). Quando 
chiesero a Niemöller quale fosse il testo originale disse di non ricordarlo. 
Forse era vero oppure intese significare che in fondo era importante il senso 
della poesia non le parole esatte. Per questo anche io (come alcuni anni fa 
Lorenzo Guadagnucci, a proposito del decreto «anti lavavetri» di Firenze) mi 
sento autorizzato a darne una mia interpretazione. 
     
	
	  
	
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