| Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
		
		
			Di Fabrizio  (del 01/04/2007 @ 10:30:58, in media , visitato 2309 volte)
		   
		
		
			Di Fabrizio  (del 02/04/2007 @ 09:55:45, in casa , visitato 1987 volte)
		 
      Da
Roma_Francais Alcune famiglie Manouches da qualche anno vivono su di un 
terreno di loro proprietà a Bessancourt. Infatti, hanno comperato dei lotti sui 
quali hanno installato i caravan. E' un modo di vita che hanno scelto, nessuno 
li obbliga, è un loro diritto. Non chiedono privilegi. Non sono alla mercè delle 
istituzioni caritatevoli, che siano cristiane, musulmane, laiche, atee, 
governative... NO, guadagnano la loro vita col sudore della fronte, come 
molti dei loro compatrioti, Cosa chiedono? È tanto normale che si hanno 
difficoltà ad immaginare che debbano passare per la giustizia! 
	
	LUCE
	RACCOLTA DELL'IMMONDIZIA
	UN AUTOBUS CHE ARRIVI SINO A LI' A chi verrebbe l'idea che queste tre cose, basiche e 
fondamentali, siano rifiutate a dei cittadini sul territorio della Repubblica 
francese? E' quindi un caso a Bessancourt. Col pretesto che il terreno di cui 
sono proprietari si situa in una zona "verde", questi servizi basici vengono 
rifiutati. Tuttavia, su questa famosa "zona verde", sono le stesse persone che, 
una volta acquistati i terreni, li hanno sgomberati da alcune tonnellate di 
rifiuti accumulati da moltissimo tempo. Così, oggi quello spazio è cambiato, 
poiché i proprietari lo mantengono molto accuratamente. E' altrettanto vero che 
dall'altra parte del sentiero che borda i terreni sono sepolti, dagli enti 
pubblici locali (ecologi? ) rifiuti che debordano dappertutto. Capite così chi è 
l'ecologista in quest'affare. Quindi, cosa per lo meno stupefacente, questi Sinté hanno 
vicini che, loro, non hanno gli stessi problemi, mentre si trovano sullo stesso 
"bordo verde". "Tanto meglio per i nostri vicini", dicono i nostri cugini sinti; 
il problema non è che loro abbiano l'elettricità, o il diritto di costruire 
piccoli chalets (conformemente alla legge, non superano i 20 m²), ciò è normale, 
il problema è che noi, non abbiamo questi stessi diritti, mentre siamo nella 
stessa situazione.
 Parteggiamo perfettamente con questo punto di vista. Di conseguenza, le 
associazioni "La voix des Rroms", "Femmes rroms, sinté et kalé", "Samudaripen", 
assieme al Centro AVER di ricerca e d'azione contro tutte le forme di razzismo, 
hanno sostenuto la loro azione. [...] I rappresentanti delle famiglie coinvolte 
hanno depositato un reclamo contro ignoti per discriminazione dinanzi al 
tribunale di Pontoise. Sfortunatamente, non è il solo caso di discriminazione 
che i Rroms, Sinté e Kalé subiscono in Francia, paese, tra l'altro, 
dell'uguaglianza. E' triste che nel paese dell'uguaglianza, si debba investire 
il giudice per essere considerato uguale al proprio simile. Speriamo che ciò 
risolva i problemi dei nostri amici di Bessancourt, ed anche, serva più 
globalmente a diminuire le discriminazioni, che siano dirette o indirette, nei 
confronti del nostro popolo. Perché, ricordiamo, non ha mai impedito nessuno fra 
noi ad essere così francesi, anche quando ciò ha implicato prendere la macchia 
durante la Resistenza.
 Source: 
http://lesrroms.blogg.org   
		
		
			Di Fabrizio  (del 02/04/2007 @ 10:18:11, in Italia , visitato 1624 volte)
		 
      Vi invio il comunicato della presentazione del libro "E per 
patria una lingua segreta. Rom e Sinti in provincia di Venezia", che si terrà a 
Padova presso la Fiera di Civitas, il 5 Maggio.
 Cordiali Saluti
 
 Davide Turatti
 Presentazione del libroE PER PATRIA UNA LINGUA SEGRETA
 5 MAGGIO 2007 ORE 16.30Fiera di Padova
 Civitas XII edizione 4-6 maggio 2007
 Intervengono:L’Assessora alle Politiche sociali della Provincia di Venezia
 I curatori del volume,
 COSES
 Il Presidente dell’associazione “osservAzione”
 Coordina Sergio Frigo, giornalista del Gazzettino
 Il libro raccoglie il lavoro di ricerca del COSES, svolto su incarico 
dell’Amministrazione Provinciale di Venezia (Assessorato alle Politiche 
sociali), dedicato alla presenza dei rom e dei sinti sul territorio. La ricerca 
si compone sostanzialmente di quattro parti riguardanti rispettivamente: • l’analisi per comune, avvalendosi della conoscenza degli assistenti 
sociali, della presenza in provincia di rom e sinti e delle problematiche ad 
essa collegate. Particolarmente importante è in questa sezione l’approfondimento 
del rapporto tra i ‘nomadi’ e gli operatori dei servizi sociali, la popolazione 
residente e le Istituzioni;• lo studio dei problemi sollevati dall’inserimento dei minori nel sistema 
scolastico attraverso una serie di interviste a testimoni privilegiati puntate 
sugli aspetti comportamentali, ma anche sui problemi di attrito linguistico;
 • un focus, con interviste ancora rivolte a testimoni privilegiati, su alcuni 
problemi legati all’inserimento dei rom e dei sinti nel mondo del lavoro;
 • una quindicina di interviste dirette a rom e sinti di varie zone della 
provincia veneziana, cercando di capire (e di far capire) che senso abbia in 
questo nuovo Millennio essere o nascondere di appartenere a queste etnie.
 Il libro esce ulteriormente arricchito da un contributo dello studioso Nando 
Sigona e da una scheda sulla legislazione nazionale ed europea riguardante rom e 
sinti a cura di Carla Osella.   
		
		
			Di Fabrizio  (del 03/04/2007 @ 09:46:44, in blog , visitato 2004 volte)
		 
      Da
Mundo_Gitano Cari colleghi:  Approfittando dell'accesso alle nuove tecnologie, seguendo la stella di altri 
gitani che già sono nella "blogosfera", ho voluto creare un nuovo blog dedicato 
allo studio del rromanès per tutte quelle persone, me incluso, che vogliono 
parlare la nostra lingua. Non si tratta di creare un dizionario né un manuale di 
conversazione, se non un semplice attrezzo che ci permetta confrontarci e 
consultarci nell'apprendimento della "romanichib". Sperando in una vostra diffusione, collaborazione e partecipazione, un 
cordiale saluto. Potete consultarlo su: 
http://romanichib.wordpress.com/ Devlesa Rromalén!!   
		
		
			Di Fabrizio  (del 03/04/2007 @ 11:33:34, in media , visitato 1787 volte)
		   
		
		
			Di Fabrizio  (del 04/04/2007 @ 00:14:32, in Italia , visitato 1954 volte)
		 
      La Cdl taglia i fondi alle Politiche sociali e dà 400mila euro al settore 
Sicurezza!
 Rogoredo, Chiaravalle e Gratosoglio saranno meta, mercoledì 4 aprile, di una 
ronda organizzata dalla Lega Nord, dietro una proposta di Matteo Salvini, contro 
i campi nomadi.
 
 Pensiamo che siano due cose inaccettabili e che non bisogna restare in silenzio.
 
 Dunque, mercoledì, 4 aprile, alle 13 e 30 organizziamo un presidio davanti al 
campo di via S.Dionigi (non c'è numero civico, il campo si trova in fondo alla via), dove la ronda leghista passerà a partire dalle ore 
14.00, per protestare insieme ai Rom, in modo pacifico, ironico e festoso, vista 
anche la presenza di alcuni musicisti Rom. Chi può, è invitato a portare 
telecamere, macchine fotografiche, cartelli e pennarelli. E anche dei bicchieri 
di carta per elemosinare qualche spicciolo per il fondo per le Politiche 
sociali.
 
 In allegato il comunicato stampa della lista Uniti con Dario Fo per Milano, 
dell’Associazione Naga, dell’Associazione Liberi e del Comitato per le libertà e 
i diritti sociali..
 Dijana Pavlovic
 Rif:
Milano 
le ronde padane per i rom MUSICA E ACCATTONAGGIO CONTRO I GIUSTIZIERI IN CAMICIA VERDE OGGI COME IN 
CAMICIA NERA IERI 
 A Milano dopo la parata populista della maggioranza, il Sindaco ha deciso di 
trasferire 400.000 euro dal fondo per le politiche sociali, destinato 
all’immigrazione.
 
 Dobbiamo prendere atto che per avere un sostegno sociale occorra mendicare un 
intervento per avere risposte ai propri bisogni e sembra che ci sia 
un’inquietante connessione tra questi due fattori: ridurre i fondi per le 
politiche sociali, da una parte, e aumentare quel disagio funzionale a creare 
uno stato di insicurezza che, spesso, si traduce in emarginazione e in fenomeni 
di devianza.
 
 Noi che crediamo che se ci fosse maggiore attenzione alle politiche sociali non 
ci sarebbe bisogno di parlare di sicurezza, come sempre dobbiamo prendere atto 
che le prime vittime di questi provvedimenti siano gli immigrati, non 
considerati cittadini e tra questi soprattutto i rom..
 
 Non a caso, oggi siamo in presenza di un nuovo attacco demagogico e intollerante 
della Lega, che ha indetto una “passeggiata volontaria” contro la presenza di 
insediamenti di nomadi nella zona comprendente i quartieri di Rogoredo, 
Gratosoglio e Chiaravalle.
 
 Siamo di fronte alla bieca e volgare connessione tra criminalità e nomadismo, 
pericoloso accostamento che mette in discussione la convivenza sociale nella 
nostra città.
 
 Di fronte a questa situazione l’amministrazione si assuma le proprie 
responsabilità, ora, non aumentando un clima già presente di paure irrazionali, 
seminando terrore negli animi dei residenti, individuando all’occorrenza il 
capro espiatorio più opportuno per distogliere l’attenzione verso le reali cause 
della sofferenza.
 
 Noi consideriamo grave e insopportabile che chi siede nelle istituzioni che 
governano questa città possa impunemente proporre atti illegali e veri e 
pericolosi rigurgiti di un tragico passato, come la “passeggiata” della Lega, 
quando non erano verdi ma nere le camice di chi andava in giro per il Paese a 
farsi giustizia da sé.
 
 Per questo, oltre a condividere la condanna già espressa dalle forze politiche e 
sociali democratiche, facciamo un appello alle autorità che devono far 
rispettare la legge, mentre per parte nostra proponiamo una diversa passeggiata, 
pacifica elemosinando qualche moneta per rimpinguare le casse del fondo per le 
politiche sociali, allietata dalla musica rom, e filmando quello che è il vero 
atto illegale e pericoloso per la sicurezza di tutti e non solo di quelli, come 
i rom, che sono considerati gli ultimi della società e perciò i più esposti ai 
pregiudizi, agli insulti, all’intolleranza e infine alla violenza.
 
 Uniti con Dario Fo per Milano, Associazione Naga, Associazione 
Liberi, Comitato per le libertà e i diritti sociali    
		
		
			Di Fabrizio  (del 04/04/2007 @ 09:55:29, in Italia , visitato 2548 volte)
		 
      
 Quando le fiaccole illuminano la strada per le ronde
 C’è da stupirsi che qualcuno si stupisca.
 Le “ronde padane” proposte per controllare i campi nomadi non sono una novità, 
un’improvvisa e incontrollabile deviazione dal percorso sin qui seguito 
dall’operazione “Proteggiamo Milano” che ha vissuto il proprio culmine con la 
manifestazione del 26 marzo scorso.
 Non è il caso di dilungarsi sulle immagini lugubri che tali alzate d’ingegno 
richiamano alla memoria, né sulla partita politica che si sta giocando 
all’interno della maggioranza che governa la nostra città.
 I propositi di chi oggi si appresta a presidiare Rogoredo e Gratosoglio -domani 
si vedrà- non devono destare stupore: bastava ascoltare gli slogan dei militanti 
leghisti che alla manifestazione del 26 marzo hanno sfilato dietro allo 
striscione “Zingari, fora dai ball!”.
 I militanti del Carroccio gridavano:“Non ne vogliamo/zingari non ne 
vogliamo”, “Clandestino, zingarello/il tuo posto è sul battello” .
 Bastava ascoltare e prevedere. Del resto erano le stesse forze politiche che 
erano state protagoniste del presidio anti-rom di Opera, con tutto ciò che ne è 
seguito.
 Una volta innalzato il vessillo della sicurezza non bisognava essere dotati di 
capacità profetiche per prevedere che il primo bersaglio sarebbero stati i campi 
nomadi e che coloro che avrebbero fatta sentire più alta la propria voce 
sarebbero stati gli imprenditori della paura, coloro che reclamano a gran voce 
sicurezza ma si oppongono a qualsiasi percorso che porti a integrazione, dignità 
e legalità.
 Ma si sa gli apprendisti stregoni spesso non valutano appieno gli effetti delle 
proprie azioni.
 Effetti che si sono fatti già sentire concretamente e sono quantificabili. 
Infatti, non solo è stata messa in moto una deriva che sarà difficile arrestare, 
ma è stata sconfessata la politica messa in atto dall’Assessore Moioli che 
puntava a disegnare dei percorsi di riconoscimento e inserimento per i nomadi. 
Anche le cifre parlano chiaro: 400.000 euro dirottati dalle politiche sociali a 
quelle per la sicurezza.
 
 Beniamino Piantieri
   
      Da  Roma_Daily_News  Percezioni di identità - I Luli a Samarcanda - Posted by Ben | in  Human Rights, Religion, Culture | on March 29th, 2007 
 Nafisa Hasanova (22 anni, Uzbeka) ama sfidare i tabù: lei visita i Luli, Rrom  dell'Asia Centrale, la cui comunità è stata marginalizzata nella sua città di  Samarcanda. D'altra parte, per tragica ironia, gli stessi Luli hanno una  percezione distorta della loro identità e sono sull'orlo della perdita di  una tradizione di secoli. Se la comunicazione all'interno della loro comunità e  con la più vasta società attorno non migliora, dice Nafisa, il futuro è  squallido. I Luli in Uzbekistan: Una comunità poco conosciuta Il popolo Rrom è meglio conosciuto in Occidente come Zingari, un termine che  i Rrom non userebbero mai per descrivere loro stessi, ma che è stato imposto  dall'esterno. Il termine ha molte connotazioni: persecuzione, marginalizzazione  e discriminazione. La gente associa Zingaro con uno stile di vita itinerante di  furti, piuttosto che con l'etnicità. Per esempio, in inglese esiste un verbo  derivato dal sostantivo Gypsy, to gyp, che significa imbrogliare. Così la  persona imbrogliata è gypped e chi imbroglia è Gypsy - interessante  dimostrazione di come il linguaggio stesso può raccontarci il ruolo sociale e  gli stigma dei Rrom nella cultura occidentale. 
 Nell'Asia Centrale, i Rrom sono conosciuti come Jughi, Multani o Luli. Loro  si autodefiniscono Mugat (Mughat), che significa adoratori del fuoco, e Ghurbat,  che significa soli o poveri. Tutte queste parole sono derivate dall'arabo.  "Parte dei Rrom arrivarono nell'Asia Centrale dalla città di Multan, che oggi è  nel Pakistan. E' per questo che a volte sono chiamati Multani: quelli che  vennero da Multan," mi spiega il Dr. Khol Nazarov, un professore Luli. Gli  antenati dei Rrom dell'Asia Centrale appartenevano ad una casta di cantanti,  musicisti e ballerini. Di fronte alle fatiche nella loro patria, furono forzati  a partire e dispersi in tutto il mondo. Una piccola comunità di Rrom si stabilì  in Uzbekistan, dove vivono tuttora, conosciuti come Luli, nella città di  Samarcanda. A causa del loro stile di nomadico, i Rrom hanno sempre incontrato la  diffidenza dei loro vicini meno mobili. Come in Occidente, sono largamente  ritenuti mendicanti, ladri e criminali, incapaci di fermarsi. D'altra parte, la  situazione in Uzbekistan è lievemente diversa dalle comunità Rrom nei paesi  occidentali. Durante l'era Sovietica, la situazione materiale della maggior  parte dei Rrom era relativamente buona. Grazie al lavoro garantito, alla casa e  ad altri servizi sociali, i Rrom erano meno svantaggiati di quanto lo siano  oggi. Allo stesso tempo, d'altra parte, le autorità sovietiche esercitavano una  grande pressione perché i Rrom si assimilassero. L'uso in pubblico della lingua  rrom era proibito. Poi venne il collasso dell'Unione Sovietica. Il susseguente  malfunzionamento dell'economia non poté più fornire lavoro per i Rrom;  lievitarono, soprattutto tra i Rrom i tassi di disoccupazione. La  marginalizzazione crebbe peggio: deprivati dei mezzi di sussistenza, i Rrom  ricominciarono a mendicare per sopravvivere - e a casa delle politiche culturali  sovietiche, il loro senso di identità era stato severamente scosso. 
 Le durezze sperimentate dai Rrom Uzbeki hanno attirato  l'attenzione degli attivisti dei diritti umani di Samarcanda, che dicono che le  autorità dovrebbero fare di più per la comunità Luli. "Al momento, non hanno  neppure un centro culturale nazionale," dice Komil Ashurov, del Centro Diritti  Umani di Samarcanda. Mentre le altre minoranze hanno propri centri culturali  nazionali, "Сохнут" per gli Ebrei o "Русь" per i Russi, i Luli mancano di un  forum ufficiale per preservare il loro patrimonio culturale. Rompendo il silenzio: una visita alla comunità Luli L'idea di fare una ricerca sui Luli apparve strana a molti,  incluso la mia famiglia e amici, in particolare a mia madre. Erano preoccupati  perché la consideravano un'impresa pericolosa. Le cose poterono solo peggiorare  quando divenne chiaro che intendevo visitare la loro comunità per parlare con  loro e vedere dove e come vivevano. Non ci si può immaginare quali ostacoli ho dovuto superare per  raggiungere la "terra dei Luli." Erano completamente sfiduciati sui non-Luli, che avevano  assorbito stereotipi secolari sulla loro comunità. Non aiutava il fatto che i  Luli vivessero in comunità separate chiamate jughihona, cosa che li rende  apparire estremamente pericolosi e segregati. E' per questo che nessuno poteva  immaginare che io andassi lì da sola. La prima volta mi recai lì accompagnata da  Maite Ojeda, il mio supervisore, avevo concordato con uno dei Luli intervistati  di incontrarci prima e poi girare per la jughihona. All'ultimo momento  l'intervistato rifiutò di accompagnarci, dicendo che aveva paura che potesse  succederci qualcosa perché, "Gli uomini Luli sono pericolosi." Ero  scioccata: qui era un componente della comunità che assumeva il punto di vista  maggioritario sui Luli. Due altre donne tentarono di convincerci a non andare.  Nonostante tutto, salimmo sul minibus e guidammo verso la jughihona. L'ostacolo  seguente fu il guidatore, che rifiutò di portarci là perché "non era sicuro."  Promise si aspettarci. Tutte le trepidazioni ci facevano temere il peggio, ma la nostra  esperienza fu esattamente all'opposto: la gente della comunità Luli era  estremamente amichevole! Così, si ruppe il primo stereotipo. Non mi sembravano  più pericolosi o aggressivi. Così potei passare al lavoro che volevo compiere,  trovare cosa i Luli sapevano di loro stessi. 
 L'auto-percezione dei Luli Intervistai sedici Luli, sette dei quali, tutte donne tra i 13 e  35 anni, confessarono di ignorare la storia del loro popolo. Gli altri, tra i 30  e 55 anni, affermarono che i Luli erano originari dell'India. Quanti furono in  grado di darmi più dettagli furono maschi scolarizzati di oltre 40 anni. Come si  può vedere, quasi la metà degli intervistati non aveva niente da raccontare ai  propri figli sulle loro origini. Ciò che mette più paura è che questa ignoranza  è prevalente tra i più giovani. Quando chiesi come le informazioni sulle  peculiarità culturali passavano di generazione in generazione, un uomo, un  macchinista, disse, "Non passano. I nostri nonni ci raccontavano le storie, che  ora sono solo nella nostra memoria. E noi non ne parliamo ai nostri figli. Non  ne sanno nulla. Sparite." Quando ho chiesto sulla loro occupazione, la maggior parte dei  Luli ha risposto "quidirish" o "talbidan". La parola quidirish, che ha origine  dalla lingua uzbeka, significa "cercare", "viaggiare" o "visitare"  (relativamente agli amici), mentre la parola talbidan (o talabidan) significa  "invitare", "cercare" o "chiedere" ed è originaria del persiano. Così, i Luli  non dicono di mendicare, ma di chiedere - ricordo una risposta, "Noi chiediamo,  ma la gente ci chiama mendicanti, e questo è insultante. Perché noi ci limitiamo  a chiedere." I Tagichi e gli Uzbechi chiamano "gadoy" i Luli, mentre i Russi  li chiamano "poproshayka." La parola gadoy significa "povero" o "mendicante,"  che implica un modo di vita parassitario. Anche la parola poproshayka significa  povero, ma anche "mendicante", in tono dispregiativo. E' naturale, da fuori il  punto di vista è molto negativo sull'occupazione dei Luli, sono visti come  semplici mendicanti, sanguisughe della società. Tutto ciò è in linea con  l'attitudine mondiale verso i Rrom. D'altra parte, la domanda rimane senza  risposta se questo stile di vita dei Luli di Samarcanda deriva dalla tradizione  o dalla necessità. Mendicare: Tradizione o Bisogno? Perché mendicano? Per rispondere, mi sono rivolta prima alla  società maggioritaria chiedendo di scegliere un nome che potesse descrivere  chi/cosa sono i Luli. Nove su 35 hanno risposto su cosa sono; il resto li ha  paragonati a "creature selvagge", "bestie", "la vera peste della popolazione."  La maggioranza ritiene che il mendicare sia un'abitudine, una tradizione per i  Luli. Inoltre, la maggioranza della popolazione intende la parola Luli come  sinonimo di mendicare, molti non sanno che i Luli formano un gruppo etnico,  [...] Gli intervistati non vedono connessione tra i Luli ed i Rrom europei e  russi. Di conseguenza, si fanno delle correlazioni con i Luli che sono molto  differenti da come le associazioni occidentali fanno con gli "Zingari." Per  esempio: "Un Luli è un mendicante, mentre Tzigano è una nazionalità," mi ha  detto un giovane di 23 anni. "Tzigano è una nazionalità, danzano, cantano e  guadagnano soldi. Sono più civilizzati; li rispetto. Ma i Luli sono mendicanti,  che non lavorano, tutto quello che fanno è mendicare". Il termine tzigano è  attualmente il nome comune dell'Est Europa per i Rrom (identico all'ungherese  czigany, al russo zigan, il tedesco zigeneur sino all'italiano zingari) che si  infiltrarono nella regione dell'Asia Centrale nell'era sovietica. 
 Soltanto due dei 23 intervistati  credono che il mendicare  dei Luli sia il risultato dello sviluppo socioeconomico: "Sono cresciuti  vedendolo ed assorbendolo. Ci sono abituati," dice una giovane Uzbeca di 20  anni. Altre due persone pensano che il mendicare sia una necessità. Così, la  maggioranza degli intervistati credono che per i Luli mendicare sia un modo di  vita. Cosa dicono i Luli sulle ragioni del loro mendicare? Sette dei  17 intervistati ritengono sia una tradizione, e gli altri 10 una necessità. Intervistando i Luli si scontrano due contraddizioni percettive: Prima, quando si intervistano uomini scolarizzati l'immagine è  chiara: mendicare non è affatto una tradizione. Ho forti argomenti su questo.  Per esempio: "I nostri antenati erano cantanti e danzatori. Questa è la nostra  tradizione," spiega un uomo Luli di 50 anni. Sua moglie, invece, dice che il  mendicare è una tradizione abbandonata dagli antenati, e che la gente lo fa  senza riguardo all'età o allo stato finanziario. Questa contraddizione in  prospettiva di una famiglia Luli è scioccante, ma ho trovato questa divisione  estesa a tutta la comunità. Ora, viene la seconda contraddizione: quando si chiede  esattamente cosa vorrebbero per il loro popolo se avessero il potere di cambiare  le cose, i Luli che pensano che il mendicare sia un'occupazione tradizionale,  rispondono che darebbero lavoro a tutti, per non essere costretti  all'accattonaggio per strada. La stessa donna che affermava che il suo popolo ha  una tradizione nel mendicare, dice, "Se ci fosse il lavoro, nessuno  mendicherebbe, questo è sicuro. Noi mendichiamo perché dobbiamo mangiare. Mi  piacerebbe lavorare e non mendicare per le strade." La storia sembra darle  ragione: durante il periodo sovietico c'era meno gente, Luli e no, a mendicare  per strada, molti di loro lavoravano nelle fabbriche e nelle fattorie. Quindi, l'accattonaggio non è una tradizione Luli.
 ...Alla fine non nel senso della tradizione come psicologia culturale, ho  trovato che i Luli hanno il proprio metodo tradizionale per risolvere i problemi  finanziari. Quando tra i non-Luli ci sono difficoltà finanziarie, prima vendono  le loro proprietà, poi chiedono denaro in prestito, e solo di fronte a  privazioni senza via d'uscita si decidono a mendicare. Nel caso dei Luli è  comune vedere chi soffre delle difficoltà mendicando, mentre nel contempo  mantengono il televisore o la macchina che altri avrebbero già venduti.
 Stereotipando i Luli C'è un altro stereotipo che riguarda i riti matrimoniali. Da  fuori si crede che la futura sposa giuri di provvedere alla famiglia, nutrire il  marito, e che le si dia un bastone ed un sacco, che sono il simbolo del  matrimonio. Quando ho chiesto ai Luli su questa tradizione, mi hanno detto che è  un assurdo pettegolezzo. Poi ho visto un video delle loro cerimonie  matrimoniali, mi sono sorpresa vedendo che i loro matrimoni sono in tutto simili  a quelli degli Uzbechi e dei Tagichi, eccetto l'assenza delle cerimonie di  registrazione. Ho controllato con il locale Mullah per essere certa - se  esistesse davvero una tradizione matrimoniale come comunemente si creda - e lui  mi ha risposto, "Sono già 15 anni che lavoro in questo posto, ma non ho mai  potuto testimoniare niente del genere." Da fuori si pensa anche che i Luli abbiano un'altra religione,  come il buddismo o non abbiano del tutto una religione. In realtà tutti i Luli  sono musulmani. Durante i loro matrimoni, la sposa e lo sposo sono portati due  volte alla moschea locale, invece che all'ufficio addetto alle registrazioni. Ci  sono regole rigide su come la donna dev'essere vestita, come il foulard, i  vestiti lunghi, ecc. e sono tutte regole strettamente islamiche.
 Uno degli stereotipi prevalenti sui Luli è che abbiano un loro specifico punto  di vista che influenza il loro stile di vita. Una nozione comune è che siano  misteriosi e amanti della libertà, al punto di resistere a tutte le autorità,  siano benigne o meno. A me sono apparsi estremamente realistici ed amanti della  libertà come qualsiasi altra persona. Quando ho chiesto loro di cosa avrebbero  avuto bisogno per essere felici, nessuno mi ha risposto di volere maggior  libertà o di voler viaggiare. Al contrario, i loro bisogni erano molto terreni:  avere una casa, un lavoro, una sposa da amare e bambini felici.
 C'è bisogno di miglior comprensione da ambo le parti. Quando partii con la mia ricerca sui Luli di Samarcanda, avevo  la mia schiera di pareri sulla loro comunità. Questi pareri sono stati messi in  discussione, e questo è bene. L'unica cosa che posso sicuramente aggiungere è  che la situazione dei Luli è un tema molto vasto che necessità di ulteriori  ricerche e testimonianze. Posso aggiungere che la mancanza di informazione sulla  società Luli si risolve in stereotipi senza base e alimenta un'intolleranza  distruttrice. Questo rende impossibile l'integrazione tra le due comunità, Luli  e no. La mancanza di un'accurata autopercezione tra gli stessi Luli li  rende incapaci di difendersi contro le discriminazioni, [...] Per di più, li  mantiene in povertà, esclusi dalla società e contribuisce  alla loro  sparizione come minoranza nazionale.   
		
		
			Di Fabrizio  (del 05/04/2007 @ 10:52:18, in Europa , visitato 1969 volte)
		 
        E' uscito l'aggiornamento di marzo 2007 di PICUM.org con le  notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli  immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle  seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e  portoghese.    
		
		
			Di Fabrizio  (del 06/04/2007 @ 09:38:50, in blog , visitato 1809 volte)
		 
      Un articolo di Gianni Biondillo sulla Repubblica di 
ieri, è ripubblicato in rete. Partiamo da un dato incontrovertibile: la Lega, da quattro legislature, 
amministra, insieme ai suoi alleati, la città di Milano, in una condizione 
politica davvero unica, con la regione saldamente nelle mani di Formigoni da 
circa un decennio e con, alle spalle, il governo di centro destra con la più 
lunga legislatura repubblicana, quello di Berlusconi. Se c’era un problema di 
sicurezza, questa gente che oggi lancia allarmi e organizza ronde, avrebbe avuto 
tutte le condizioni ideali per risolverlo. Se c’era. E se, soprattutto c’era la 
voglia di risolverlo la lettura continua su
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