
Par Pierre DAUM / 6 aprile 2006 - 
Le Petit-Bard, a Montepellier, è una città-quartiere di 800 alloggi 
abitati quasi esclusivamente da immigrati del Maghreb e da alcuni gitani. 
Durante anni e forse decenni , gli agenti immobiliari hanno amministrato questa 
decina di blocchi organizzati in una sola comproprietà, utilizzando metodi 
fraudolenti: dilazione di lavori di mantenimento e di riparazione, prelievi 
eccessivi dagli abitanti, fatture false, realizzazione di lavori per società 
amiche, malversazione. Nel 2001, parallelamente al fallimento dell'ultimo 
"sindacato di gestione" ed alla nomina da parte del tribunale di un 
amministratore giudiziario, un reclamo è stato depositato da decine di abitanti 
contro gli ultimi tre amministratori.
Su incarico del giudice, un esperto si è incaricato delle analisi contabili 
sui documenti forniti dalle stesse agenzie. Dopo tre anni di ricerca, l'esperto 
ha concluso la sua relazione confermando l'esistenza di un "buono numero di 
anomalie e di attività fraudolente, alcune suscettibili di qualificazione 
penale". Il giudice istruttore ha allora aperto un'inchiesta sugli agenti 
immobiliari disonesti? Ha convocato un'udienza? Ha cercato di sapere se alcune 
somme deviate sono andate nella tasca dei messi in causa? Affatto. Si è 
accontentato di un'informativa di polizia.
Anche se conferma la maggior parte la maggior parte dei rilievi dell'esperto 
contabile, e che questi rapporti d'affari possono essere definiti abuso di 
fiducia, per il giudice trattasi di semplici difetti di gestione (e quindi senza 
rilevanza penale).
A fine dicembre 2005, dinanzi alla minaccia di chiusura dell'istruttoria 
condotta così timidamente, Stéphane Fernandez, avvocato di una quindicina di 
abitanti del Petit-Bard, ha richiesto un approfondimento dell'indagine. 
Rifiutato del giudice d'istruzione. L'avvocato, che ha fatto appello, deve 
essere ascoltato oggi dalla camera d'ufficio. "Se ricevessi un nuovo 
rifiuto," spiega Stéphane Fernandez, "è quasi certo che la causa 
beneficerà di non luogo a procedere." Una prospettiva bruciante per le 
famiglie del Petit-Bard. "Durante anni, truffatori conosciuti da tutti hanno 
rubato i magri risparmi di centinaia di lavoratori immigrati, approfittando 
della loro scarsa padronanza del francese e della loro difficoltà a difendere i 
loro diritti, e questa gente non dovrebbe essere proseguita? Sarebbe enorme!" 
insorge Abdenour Tataï, presidente dell'associazione Justice pour le Petit-Bard.
Tanto più che le conseguenze di queste frodi si fanno crudelmente sentire 
oggi: non soltanto la zona è rovinata, in mancanza di lavori effettuati con il 
denaro versato durante anni alla comproprietà (per il solo esercizio 1999-2001, 
almeno 160.000 euro sarebbero scomparsi), ma l'amministratore giudiziario esige 
carichi molto elevati per dare un colpo di spugna ai debiti lasciati dagli 
amministratori.
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