Dichiarazione 				al New York Times sottoscritta da otto sopravissuti omosessuali 				ai campi di sterminio: sono passati 10 anni da allora ma il velo 				di silenzio permane nella maggior parte dei media borghesi.
            50 				anni fa venimmo liberati dalle truppe alleate, dai campi di 				concentramento e di prigionia nazionalsocialisti. Ma il mondo che 				avevamo sperato non si avverò. Dovemmo perciò 				nasconderci e ci esponemmo a nuove persecuzioni. Il paragrafo 175 				del 1935, antiomosessuale, rimase valido fino al 1969; le retate 				non erano una rarità. Alcuni di noi – liberati dai 				campi – furono condannati di nuovo a lunghe pene detentive.
            Sebbene 				alcuni sopravvissuti tentassero di sostenere fino alla Corte 				federale il nostro riconoscimento come perseguitati dal regime 				nazista, non fummo però riconosciuti come tali e venimmo 				esclusi dal risarcimento economico a favore delle vittime del 				nazionalsocialismo. E il sostegno nazionale e la solidarietà 				dell’opinione pubblica non esistevano per noi. Nessun 				nazista delle SS è mai stato ritenuto responsabile in 				tribunale per l’omocidio di un omosessuale. Ma i primi 				appartenenti alle SS ricevono oggi per il loro “lavoro” 				una pensione, mentre a noi non vengono riconosciuti gli anni dei 				campi e così non vengono calcolati  per la pensione.
            Ora 				siamo troppi vecchi e stanchi per lottare per il riconoscimento 				del torto che ci è stato inflitto. Molti di noi non osano 				parlare di ciò. Molti di noi sono morti soltanto con 				ricordi pieni di tormento. Abbiamo inteso a lungo ma invano un 				chiaro gesto politico ed economico del governo tedesco e della 				Corte federale.
            La 				nostra persecuzione è  appena oggi menzionata  				nelle scuole e nelle università. Anche nei musei e nei 				luoghi di commemorazione qualche volta non veniamo neppure 				nominati come gruppo perseguitato.
            Oggi, 				cinquant’anni dopo, ci rivolgiamo alla giovane generazione 				e a tutti coloro che non si vogliono fare guidare dall’odio 				e dai pregiudizi. Ci diano una mano a difenderci da una memoria 				della persecuzione degli omosessuali da parte dei nazisti ancor 				sempre incompleta e viziata da pregiudizi. Non fateci mai 				dimenticare, così come agli ebrei, zingari, testimoni di 				Geova, massoni, disabili, prigionieri di guerra russi e polacchi, 				omosessuali e a molti altri,  i torti subiti. Fate che noi 				si impari dalla Storia e la generazione più giovane di 				donne e uomini omosessuali sostenga così le ragazze e i 				ragazzi a condurre la loro vita, con dignità e rispetto, 				insieme ai loro partner, amici e famiglie. Senza memoria non c’è 				futuro
            (tratto 				da “Le ragioni di un silenzio”, a cura del Circolo 				Pink, Ombre corte)
            Ecumenici
            Leonhard 				Ragaz
            http://ecumenici.altervista.org/html/
            Un 				giorno il Lagerfuehrer mi chiese: “Senti frocio d’un 				kapò, sei già stato castrato?”
            “No 				signor Lagerfuehrer”
            “E 				non vuoi provvedere?”
            “Signor 				Lagerfuehrer, voglio uscire di qui come come quando sono 				entrato”.
            “Tu 				e tutta questa marmaglia di froci non tornerete mai a casa”, 				disse con tono stizzito.
            Di 				Heinz Heger “Gli uomini col triangolo rosa”, edizioni 				Sonda, Torino
            
            Invito
            VENERDI  				13 GENNAIO 2006- ore 16-19
            SALA 				DEL CARROCCIO  				
            (Palazzo 				Senatorio- CAMPIDOGLIO)
            
 				
            L’Assessore 				all’Ambiente del Comune di Roma
             On. 				Dario ESPOSITO
            PRESENTA 				 				
            il 				libro  di Giorgio Giannini
            IL 				GIORNO DELLA MEMORIA
            Edizioni 				Associate-Roma 2005  				
             Intervengono 				:
            -        				Prof.  Antonello BIAGINI, Direttore del Dipartimento di 				Storia Contemporanea  della Facoltà di     				LETTERE  dell’Università “La Sapienza” 				di Roma;
             				 -        				Massimo CONSOLI, giornalista e scrittore, autore del libro 				“Homocaust”,  Kaos Edizioni, Milano 1991;
             				-        				Dott. Massimo CONVERSO, Presidente dell’OPERA NOMADI  				
            Sarà 				presente l’Editore
            
            Recensione 				di Homocaust  				
            IL 				RUOLO DELL'IGNORANZA NELLA TRAGEDIA GAY
            DURANTE 				IL NAZISMO
            di 				Teresio Zaninetti
            "Homocaust" 				- che porta debitamente scritto, come sottotitolo, "il 				nazismo e la persecuzione degli omosessuali" - è il 				libro con cui l'autore, Massimo Consoli, attivista e fondatore 				del movimento gay in Italia, con un'indagine accurata e documenti 				di prim'ordine, quanto mai precisi anche nei minimi dettagli, 				mette finalmente a fuoco ciò che è stato per troppi 				anni volutamente ignorato, eclissato, o anche soltanto mantenuto 				a debita distanza (in modo, forse, da non alterare i già 				compromessi equilibri del dopo-tragedia) su quanto sia stato 				enorme il ruolo dell'ignoranza - ma soprattutto quanto abbia 				potuto influire e pesare il pregiudizio a favore dell'ipocrisia- 				in merito alle tendenze omosessuali di Hitler e di quasi tutta la 				più alta gerarchia nazista. Ignoranza, pregiudizio, 				ipocrisia - pilastri, appunto, che hanno permesso ai nazisti di 				ascendere in una parabola pressoché unica nella storia -, 				i quali hanno infatti reso possibile lo sterminio non soltanto 				nel popolo ebreo, nei campi di concentramento appositamente 				creati allo scopo di punire o "rieducare" il diverso, 				ma anche da una grande massa di gay, cioè di centinaia di 				migliaia di "triangoli rosa" perseguitati e spogliati 				d'ogni forza psicologica e fisica fino alla morte esiziale - 				quando non venivano prima castrati, in rispetto delle cosiddette 				"cure" rieducative himmleriane - nei vari lager che 				furono addirittura l'orgoglio della coatta quanto stupida ferocia 				nazista.
            Consoli 				costruisce in effetti il suo libro passando, punto per punto, i 				momenti essenziali dell'ascesa del Terzo Reich con il dito 				puntato sugli eventi cruciali, i quali si susseguirono senza 				sosta in un drammatico incalzare degno d'un thrilling né 				totalmente classico, né totalmente kitsch.
            I 				quindici capitoli del volume che è suddiviso in tre parti 				e contiene una notevole appendice fotografica (da pag. 225 a pag. 				275, con le foto di von Schirach, Ernst Röhm, Karl Ernst, 				Hitler, Göring, Hedmund Heines, Albert Forster, Gerhard 				Rossbach, Erich Ludendoff, il poeta omosessuale Stefan George, 				Heinrich Müller, Werner von Fritsch, Rudolph Hess e quella, 				fra le altre, del monumento di Berlino alle vittime omosessuali 				del nazismo) si snodano secondo un itinerario che si avverte 				preordinato con puntigliosa e anche scrupolosa attenzione. I 				titoli dei capitoli sono emblematici e, in un certo senso, 				didascalici, di modo che nulla possa essere abbandonato al caso 				ma, anzi, venga costantemente sottolineato e collocato in una 				ideale quanto esatta posizione cronologica: "Dagli zar ai 				bolscevichi", "La "Sturm Abteilungen", 				"Uccelli Migratori", "La gaiezza hitleriana' 				"L'iniziale tolleranza", "L'acqua Santa e il 				Diavolo", per la prima parte; "L'Articolo 175", 				"Omosessualità come arma di lotta politica", "Il 				Macellaio di Hannover", "L'ondata repressiva", "Il 				caso von Fritsch ", "La 'Notte dei Cristalli", 				per la seconda parte. Sostanziosa e nutrita, in particolare, la 				parte bibliografica, anch'essa testimonianza evidente di una 				ricerca fondamentalmente precisa e rigorosa.
            Cio' 				che tuttavia emerge con maggiore spessore, prendendo corpo man 				mano che si procede nella lettura e nella conoscenza dei fatti 				specifici, è proprio, come s'era accennato, il valore che 				il ruolo dell'ignoranza, dell'ipocrisia e del pregiudizio ha 				avuto nel formarsi e nel trascinarsi del destino tragico e 				brutale del Terzo Reich. Senza alcuna ombra di dubbio, c'è 				una parte del libro che dà l'impressione di riassumere in 				se tutte quante le caratteristiche dell'ideologia nazista e del 				suo costante delirio.
            Basterebbe 				infatti dare, per questo, una sia pur rapida lettura al discorso 				"segreto" di Heinrich Himmler, che egli tenne il 17-18 				febbraio 1937 ai generali delle SS circa i "pericoli 				razziali e biologici dell'omosessualità"
            - 				"Cari generali.." è il titolo di una delle tre 				appendici ("Hess, l'omosessualità e il Terzo Reich", 				"Zoroastro, Vecchio e Nuovo Testamento" sono i titoli 				delle altre due) del volume di Consoli , pubblicata a pagina 191 				e comprensiva di una nota che subito mette l'accento sulle 				incongruità del discorso stesso: "Com'era costume 				di Himmler - scrive l'autore del libro -, questo suo 				sermone era infarcito di bugie, errori, falsi storici, ignoranza 				e grettezza. Già all'inizio c'era la prima menzogna 				("Nel 1933, quando abbiamo preso il potere, abbiamo scoperto 				l'esistenza delle associazioni omosessuali": così in 				effetti, ha inizio il testo himmleriano in questione, n.d.r.): il 				Partito Nazista conosceva talmente bene le associazioni 				omosessuali tedesche - prosegue Consoli  - che fin 				dalla sua nascita, attraverso il 'Völkischer Beobachter', 				seguiva costantemente Magnus Hirschfeld (direttore 				dell'Istituto per le Scienze Sessuali di Berlino interamente 				bruciato dai nazisti, e fondatore del Comitato Scientifico 				Umanitario, n.d.r.) per poterlo attaccare e additare al 				pubblico disprezzo" -. Basterebbe, si diceva, una solo, 				anche veloce lettura di questo suo testo per accorgersi 				immediatamente della falsa ingenuità e della 				pseudo-cultura con cui tutta quanta la stessa "cultura" 				nazista, se così vogliamo chiamarla, veniva via via 				infarcendosi ed impregnandosi. "Se ammetto - 				dichiarava Himmler ad un certo punto del suo discorso - che ci 				sono da uno a due milioni di omosessuali, vuol dire che il 7 				oppure l'8 o addirittura il 10 per cento degli uomini sono 				omosessuali. E se la situazione non cambia, il nostro popolo sarà 				annientato da questa malattia contagiosa. A lungo termine nessun 				popolo potrebbe resistere a un tale sconvolgimento della propria 				vita e del proprio equilibrio sessuale". In primo luogo: 				se "addirittura" i1 10 per cento degli uomini 				"sono omosessuali" come è possibile 				parlare di una "malattia contagiosa"? In secondo 				luogo - si ha modo di vederlo con chiarezza, questo, nel capitolo 				quattordicesimo, che ha inizio a pagina 171 - le stesse 				cosiddette "cure" himmleriane per guarire gli 				omosessuali, effettuate da vari medici in vari campi di 				concentramento, oltre che rivelarsi del tutto inefficienti allo 				scopo, hanno avuto effetti disastrosi e quasi tutti mortali: 				segno che la strada era non solo sbagliata, ma addirittura 				assurda se non, più propriamente ridicola. Ma tant'è. 				Con ostinazione e pervicacia, Himmler proseguiva: "...non 				è solo la loro vita privata: il dominio sessuale può 				essere sinonimo di vita o di morte per un popolo, di egemonia 				mondiale o di riduzione della nostra importanza ai livelli della 				Svizzera". D'altra parte Hitler stesso non si 				preoccupava chi in misura irrilevante, e solo se necessario, di 				questo aspetto sociale, preso com'era dai suoi disegni di 				egemonia mondiale del nazismo. Himmler, imperterrito, conduce la 				propria battaglia senza tentennamenti, ben sicuro che una cosa 				può avvenire soltanto debellando l'altra, oppure 				portandosi appresso e la stessa cancrena e lo stesso problema 				irrisolto. E quindi ancora, e quindi ancora maggiormente 				esemplificativo della fermentante ipocrisia di cui egli si fa 				massimo interprete, accusa: "Il consigliere ministeriale 				"X" è omosessuale e cerca tra i suoi assessori 				un consigliere governativo. Però lui non segue il 				principio del rendimento. Non sceglierà il miglior 				giurista. Non dirà nemmeno: "L'assessore tal dei tali 				non è certamente il giurista migliore però ha buone 				votazioni, ha pratica e, quello che più conta, sembra 				essere di buona razza e avere una giusta concezione del mondo". 				No. Non sceglie un assessore qualificato, né di bella 				presenza. Sceglie quello che é anche omosessuale. Questa 				gente è capace di riconoscersi da un angolo all'altro 				della stanza. (...) Se voi trovate un uomo che ha questa 				inclinazione in qualunque posto e con un potere di decisione 				potete essere sicuri di trovare intorno a lui tre, quattro, otto, 				dieci persone o addirittura di più, tutte con la stessa 				inclinazione. (...) Quindi l'omosessualità fa fallire ogni 				rendimento, ogni .sistema basato sul rendimento; essa distrugge 				lo Stato nelle sue fondamenta". Parole sacrosante le 				sue, bisogna ammetterlo, poiché espresse senza dubbio con 				piena cognizione di causa.  				
            Tant'è 				vero che, nella nota relativa redatta da Consoli  , troviamo 				quest'altra significativa ed esauriente spiegazione: "La 				teoria himmleriana  relativa agli omosessuali che fanno 				carriera grazie alle loro inclinazioni, e non ai meriti 				acquisiti, ampiamente esposta in questo discorso e in numerose 				altre occasioni sia prima che dopo il febbraio 1937, sembra 				piuttosto riflettere una problematica personale dello stesso 				Himmler, il quale era fisicamente ripugnante. I tratti del suo 				volto erano l'antitesi della tanto decantata "bellezza 				ariana", il che induce a ipotizzare che non sia mai stato 				richiesto quale partner sessuale da alcuno dei capi omosessuali 				delle SA o del NSDAP. Himmler era nazi apertamente detestato da 				personaggi quali Röhm, Heines e Ernst i quali - almeno 				secondo lo stesso Himmler - erano circondati da giovani dei quali 				favorivano la carriera grazie alle loro prestazioni erotiche. 				Himmler si considerava uno dei pochi, se non il solo tra i 				gerarchi nazisti, che doveva la sua posizione esclusivamente ai 				propri meriti e alle proprie capacità".
            La 				"problematica" himmleriana e, d'altra parte, 				sicuramente "personale" in quanto nient'affatto 				in sintonia neppure con le più manifeste dichiarazioni 				hitleriane.
            Ma 				questi, almeno privatamente, sapeva di potersi servire degli 				omosessuali in maniera quasi del tutto sicura; consapevole della 				loro arguzia e intelligenza, egli sapeva volgere a proprio favore 				qualsiasi circostanza - anche dietro opportuno suggerimento 				altrui - e sfruttare il momento opportuno per asservire un gay, o 				qualcuno con essi compromesso, oppure per liberarsi di lui - dopo 				averne sfruttato i servizi - senza alcuna remora o tanto meno 				scrupolo.
            Gli 				stessi avvenimenti, che nel libro di Consoli   sono 				assai più che eloquenti, rivelano pienamente questo 				aspetto strategico della personalità di Hitler il quale, 				molto presto, aveva d'altro canto imparato a conoscere la realtà 				omosessuale - il dottor Edward Bloch, medico di famiglia, 				rivelerà il "peccato sessuale" del 				dodicenne Adolf e l'amico d'infanzia August Kubizek pubblicherà, 				molto più in là con gli anni, un libro sui suoi 				rapporti omosessuali con il futuro Führer- fino a farla 				divenire una costante nel suo muoversi all'interno del Potere. 				L'ignoranza di Himmler, che è similare a quella stessa 				della gerarchia nazista, viene fuori tutta intera proprio da 				questo suo esemplare discorso, anche là dove, per fare un 				paio di esempi, il suo riferimento all'"Urningo" 				risulta storicamente inesatto e là dove all'omosessuale 				contrappone il "puro" animale - sappiamo ormai 				che persino il moscerino ha rapporti omosessuali e che tutta la 				specie animale ne ha. Né appare pedagogicamente, né 				psicologicamente adeguato ciò che egli viene quindi 				affermando a proposito dei metodi di "cura" 				dell'omosessualità. "Non ci dobbiamo illudere 				- egli afferma - Trascinare gli omosessuali davanti a un 				tribunale e farli internare, non risolve il problema. Quando esce 				dal carcere, l'omosessuale è tanto omosessuale quanto lo 				era prima. Quindi il problema rimane invariato. E' risolto, 				invece, nella misura in cui questo vizio viene stigmatizzato, 				mentre prima non lo era. Prima, durante e dopo la guerra, c'erano 				delle leggi su questo fatto, ma non succedeva niente".  				
             Egli 				viene perciò elaborando, e mettendo e facendo mettere in 				pratica un modo alquanto perverso e degenere, in grado, anziché 				di debellarlo, di far pervertire e degenerare, attraverso la 				fobia e la persecuzione - un metodo che ricorda, fra l'altro, il 				celebre caso Schreber -, ciò che è in realtà 				un istinto innato e perciò naturale. Al punto che lui 				stesso, nelle circonvoluzioni del suo pensiero, arriva, e diremmo 				inevitabilmente, a dichiarare: "Noi mascolinizziamo le 				donne in tal modo che, a lungo andare, la differenza sessuale, le 				polarità, spariscono. Da questo momento in poi, non è 				molto lontana la via che conduce all'omosessualità. (...) 				noi mascolinizziamo troppo tutta la nostra vita. E 				mascolinizziamo troppo anche la nostra gioventù (...). E' 				catastrofico per un Paese che i ragazzi si vergognino delle loro 				madri o delle loro sorelle, oppure che siano costretti ad avere 				vergogna delle donne".
            L'arguzia 				himmleriana - che peraltro è pari alla sua intrinseca 				perversione e degenerazione - è tuttavia, qui, innegabile; 				sebbene appaia lastricata di paradossali e grottesche 				contraddizioni che, come abbiamo fatto notare più sopra, 				sono peraltro inevitabili trattandosi, appunto, di dover 				discutere contemporaneamente su vari livelli che sono, di per se 				stessi, sì intraprendenti ma anche, spesso, inconciliabili 				con l'ottica ufficiale e ufficializzata del Potere nazista. 				Paradossale appare anche quest'altra successiva affermazione: 				"Conosco molto bene la storia del Cristianesimo a Roma, e 				ciò mi permette di giustificare la mia opinione. Sono 				convinto che gli imperatori romani, che hanno sterminato i primi 				cristiani, hanno agito esattamente come noi con i comunisti. A 				quell'epoca - egli prosegue - i cristiani erano la peggior 				feccia delle grandi città, i peggiori ebrei, i peggiori 				bolscevichi che vi possiate immaginare".
            Appare 				del tutto scontato che, di questo passo e di conseguenza, la 				donna e il matrimonio non fossero, per essi, nient'altro che un 				"mezzo per sfuggire alla fornicazione", mentre i 				bambini non erano altro che un "male necessario". 				Una concezione davvero assai... aperta, cioè, nei riguardi 				della problematica sessuale, della mascolinizzazione o della 				femminilizzazione di cui lui stesso si lamenta e, infine, a 				proposito dell'etica riguardante gli aspetti più 				esistenziali del vivere. Le teorie di Himmler rimangono comunque, 				nella propria logica perversa, un caposaldo con la propria 				assurda, quanto stupida "concezione del mondo".
            Si 				è ritenuto opportuno indugiare sul discorso di Himmler 				proprio perché in esso ci sembra sia contenuto il meglio 				della concezione nazista sul mondo e sul modo di governare e 				dirigere un popolo. In Himmler - che è, in effetti, una 				figura-prototipo del potere nazista- convergono e si assommano 				insieme tutte le degenerazioni, le incongruenze, le falsità, 				le ipocrisie e le ferocie che, con l'ignoranza, ne costituiscono 				l'ossatura portante. Il libro di Consoli   - 				"Homocaust" - ci mette al corrente di questi 				piccoli-grandi fatti, che erano per cosi dire all'ordine del 				giorno, attraverso capitoli esaustivi ed inoppugnabili, tanto 				vengono a rivelarsi densi di documentazioni e di oculatezza 				critica anche nel porgere i fatti che sembrerebbero di minor 				rilievo.
            La 				disamina di Massimo Consoli  si basa, sostanzialmente, 				proprio sulla vastissima mole di documenti che egli si ritrova, 				disponibili fra le mani - Consoli , non si dimentichi, oltre ad 				essere giornalista e scrittore, ha organizzato il, più 				"esteso e prestigioso archivio di storia 				dell'omosessualità". La premessa, l'introduzione, 				la parte propriamente cronologica che permette di assimilare i 				singoli fatti con l'evolversi del potere nazista - "Adolf 				Hitler e il Terzo Reich" è, appunto, un ulteriore 				introduzione che precede la prima parte di "Homocaust" 				-, il concatenato succedersi dei successivi capitoli dimostrano 				la coordinazione di una struttura saggistica di tutto rispetto. 				Tesa a far parlare i fatti anche attraverso le cifre e le tabelle 				e, più in particolare, attraverso gli stessi personaggi 				che li costellano in qualità di protagonisti, maggiori o 				minori che siano, in una delle pagine più roventi della 				storia di tutti i tempi.
            Massimo 				Consoli: "Homocaust", Ed. Kaos, Milano 1991, pp. 280
            Per 				gentile segnalazione di Massimo Consoli (tratto da Jeronimus, 				Fuori del Sole Nero - Logos, N° 7, Maggio-Agosto 1996)