 2013: Ritorno a Lety by Paul Polansky - su
Roma.Idebate.org (su Lety, vedi 
precedenti in
Mahalla)
 2013: Ritorno a Lety by Paul Polansky - su
Roma.Idebate.org (su Lety, vedi 
precedenti in
Mahalla)
"I Cechi non discriminano", affermava il mio 
amico qualche settimana fa, tra le pivo (birre, 
in originale nel testo 
ndr.) di un pub di Praga. "Ora stiamo dando 
la medesima considerazione al memoriale rom di 
Lety, come alla tragedia di Lidice della II 
guerra mondiale."
Avevo sentito dei miglioramenti al campo di 
sterminio di Lety, ma dovevo ancora vederli. 
Così il giorno dopo ho guidato sino a Lety con 
quattro amici cechi, per scoprire cosa fosse 
successo dopo che la Lidice Memorial Association 
aveva assunto la gestione del memoriale di Lety.
Oltre alla non rimozione dell'allevamento di 
suini costruito sopra il campo originale, in 
spregio agli accordi di Helsinki, la mia più 
grande lamentela è sempre stata la mancanza di 
indicazioni stradali per il memoriale di Lety, o 
un accesso adeguato dall'autostrada 19, la via 
più vicina. Ma arrivando all'intersezione tra il 
villaggio di Lety e l'autostrada Praga-Pisek, 
fui contento di vedere un grande cartello 
marrone indicante Lety 
Pamatnik (Memoriale di Lety). A poche centinaia 
di metri, un secondo cartello indica la strada.
Non è più stato necessario fermarsi e 
chiedere ai passanti dove fosse il memoriale 
Rom. Lungo tutto il percorso c'erano segnali 
stradali ben disposti che ci hanno portato al 
nuovo accesso asfaltato dall'autostrada 19.
Nel 1995, durante la conferenza stampa del 
primo memoriale di Lety, avevo chiesto 
all'allora ministroin carica, Igor Nemec, perché 
non ci fossero segnali stradali o accesso ai 
veicoli per il memoriale di Lety. Nemec aveva 
replicato sarcasticamente che il governo ceco 
aveva già pagato abbastanza per il memoriale 
zingaro. Se gli zingari volevano segnali 
stradali e un accesso adeguato, dovevano pagarli 
di tasca loro.
Così, 18 anni dopo, è stato un vero 
progresso. Ma i segnali stradali e un accesso 
adeguato non sono stati i soli miglioramenti. 
Raggiunto il sito, abbiamo trovato un parcheggio 
asfaltato, servizi igienici pubblici, un centro 
informazioni e due piccole cabine di legno, che 
presumibilmente dovevano rappresentare le 
baracche in cui gli zingari erano detenuti.
Anche se non c'era presente nessuno a 
fornirci informazioni, ho capito che eravamo 
agli inizi di maggio e che con la susseguente 
"stagione turistica" ci sarebbe stato del 
personale ad accogliere e informare i 
visitatori, come indicato dai cartelloni.
Non posso essere soddisfatto, però, nel 
vedere le piccole casette che si suppone 
replichino le baracche dove erano confinati i 
Rom. Le cabine erano grandi appena per contenere 
due letti a castello e un lavabo. Secondo le 
oltre 100 storie orali che ho raccolto tra il 
1995 e il 1996 dai sopravvissuti di Lety, ogni 
baracca conteneva tra i 50 e i 60 prigionieri. 
Secondo le cronache su Lety tenute dal 
municipio, la storia ufficiale nota che il campo 
venne costruito per ospitare 80 prigionieri 
d'inverno e 240 d'estate. Ufficialmente, ne 
ospitava 600 all'anno anche se, secondo i 
sopravvissuti, nel campo c'erano sempre diverse 
migliaia di Rom. Se quelle cabine replicavano la 
realtà, avrebbero dovuto essercene centinaia, 
coprendo un'area diverse volte più grande 
dell'attuale allevamento di suini.
L'altro "miglioramento" che abbiamo 
incontrato è stato un grazioso sentiero di 
ghiaia che porta ad alcune gradinate costruite 
prima dell'ingresso al memoriale. Lì accanto c'è 
il laghetto Schwarzenberg, dove molti 
sopravvissuti sostengono che le guardie del 
campo affogassero i bambini romanì, le nuove 
gradinate si affacciano sul memoriale come in 
attesa dell'inizio di un concerto.
Nel 1995 il piccolo cippo in onore di quanti 
morirono a Lety, fu collocato vicino le tacche 
di diverse tombe. Quando le trovai nel 1994, non 
c'era altro che un campo circondato dalle 
foreste di Schwarzenberg, dove molti dei 
detenuti lavoravano come schiavi. Oggi il sito è 
coperto da un prato ben tenuto simile al terreno 
per un pic nic; non esattamente quel che si 
intendeva negli accordi di Helsinki siglati dal 
governo ceco... ma questa "valorizzazione" è 
piaciuta ai miei amici cechi, che hanno 
continuato a sottolineare la somma di soldi 
spesi, perché quanto a cura Lety assomigliasse 
in tutto a Lidice.
Sfortunatamente, la scheda d'informazioni in 
tre lingue (ceco, romanés e inglese) 
all'ingresso non è stata migliorata. La breve 
storia dichiara che solo i Tedeschi furono 
responsabili per Lety. Nessuna menzione alo 
fatto che il campo fosse amministrato dai Cechi 
e che tutte le guardie fossero Ceche, cosa 
riconosciuta persino dal presidente Havel nel 
suo discorso a maggio 1995, quando presenziò 
alla prima commemorazione del memoriale.
Un'altra questione da risolvere è la puzza di 
letame-ammoniaca proveniente dall'allevamento di 
maiali. A seconda della direzione del vento, 
sono ancora necessarie delle maschere a gas se 
si vuole passare più di qualche minuto in visita 
al memoriale. Comunque, ora sono stati degli 
alberi tra il memoriale (oltre le innumerevoli 
altre tombe) e l'allevamento, così da 
nasconderne la vista.
I miei amici cechi non erano mai stati prima 
a Lety, ma erano orgogliosi che il loro paese 
finalmente stesse promuovendo e mantenendo Lety 
attraverso un alto standard. Non potevano capire 
perché sentivo ancora che il governo ceco non 
stesse rispettando glii accordi di Helsinki a 
mantenere e preservare questo sito 
sull'Olocausto. Tutto ciò che potei fare, fu 
suggerire di visitare la nuova "Lety Exhibition", 
ora ospitata nello stesso edificio dell'unico 
pub in città.
Se ero stato deluso per come il campo originale di Lety fosse stato 
trasformato in un terreno da picnic, lo fui ancora di più dall'unica stanza 
della Lety Exhibition. Praticamente consiste in due pareti coperte dal pavimento 
sino al soffitto dalla storia fotografica delle guardie di Lety e di come 
avessero sfidato gli ordini di maltrattare i prigionieri zingari.
Per non mettere in imbarazzo i miei amici cechi, non ho riso a quel tentativo 
di mostrare alcune guardie del campo di sterminio come se fossero state dei veri 
eroi. Questo nuovo eroe nazionale, Frantisek Kansky, secondo i documenti del 
tribunale del 1946 era stato effettivamente chiamato come testimone a difesa 
dell'accusato Vaclav 
Hejduk, la più famigerata guardia di Lety che, 
secondo molti sopravvissuti, spesso si aggirava nel campo in cerca di giovani 
ragazzi e ragazze, da portare nella sua stanza dove poterne abusare sessualmente 
o picchiarli a morte. Già nel 1947 Hajduck venne assolto, perché il giudice non 
credeva ai testimoni "zingari".
Per quanto questa esposizione potesse essere scorretta, non ero preparato a 
ciò che avrebbero trovato nella stessa stanza i miei amici. Mi chiamarono per 
dare uno sguardo a cosa avevano scoperto, scritto di recente sul libro a 
disposizione dei visitatori. Sulle prime, non compresi ciò che mi stavano 
indicando. Anche se era proprio al centro della pagina, la mia mente non 
registrò le parole in ceco, fin quando uno dei miei amici le tradusse: "Zingari 
nelle camere a gas".
Avrei voluto afferrare il libro dei visitatori e marciare sino al piano 
superiore (il municipio e l'ufficio del sindaco si trovano al secondo piano del 
pub). Invece mi sono limitato a prendere una foto e lasciare il libro agli 
altri, perché possano vedere cosa alcuni Cechi pensino dei Rom, ora come allora.
Se fosse vero quello che ha detto il mio amico di fronte alle nostre birre a 
Praga, che i Cechi non discriminano, immagino che presto vedremo scritto sul 
libro dei visitatori a Lidice che i Tedeschi avrebbero dovuto macellare più 
Cechi. E che ora si dovrebbe impiantare un allevamento di maiali sul Lidice 
Memorial, così da dare lavoro a cinque abitanti del posto, come a Lety.
Paul Polansky sta attualmente preparando la pubblicazione di un libro di 
memorie sui rapporti e le interviste con testimoni locali dal campo di Lety, 
raccolte tra il 1992 e il 1995, e il successivo insabbiamento da parte del 
governo ceco.