OPERA NOMADI
DI REGGIO CALABRIA -
COMUNICATO STAMPA
Il razzismo contro i rom continua ad essere esercitato nel territorio della 
nostra provincia per ostacolare l'inserimento abitativo di questi cittadini e 
quindi il superamento dei ghetti.
Nell'ambito dell'operazione di equa dislocazione delle famiglie rom, pochi 
giorni fa, il Sindaco del Comune di Melito Porto Salvo ha assegnato un alloggio 
popolare ad una famiglia rom che abita in una baracca con una bambina affetta da 
una grave malattia congenita. Ma prima che il Comune potesse consegnare 
l'alloggio l'immobile è stato occupato abusivamente da un'altra famiglia melitese per impedire l'insediarsi dei rom.
Il sindaco di Melito Porto Salvo è intervenuto tempestivamente sfrattando gli 
occupanti, ma questi hanno cominciato a protestare contro la famiglia rom e 
contro l'Amministrazione comunale dichiarando che non intendono accettare dei 
rom nel loro quartiere. Questa famiglia, che dopo tanti anni è riuscita ad 
avere un alloggio adeguato dove poter curare la figlia, ora si trova a dover 
affrontare il rifiuto di questi concittadini con la preoccupazione per quanto 
potrebbe accadere.
Purtroppo queste azioni razziste sono un copione che si ripete ormai da anni. 
Altre occupazione abusive di alloggi destinati alle famiglie rom si sono 
verificate nei mesi passati nel comune di Gioia Tauro e qualche anno fa anche a 
Reggio Calabria è avvenuta la stessa cosa in concomitanza con l'operazione di 
equa dislocazione. Nella stessa città di Melito Porto Salvo, pochi anni fa, sei 
alloggi destinati alle famiglie rom sono stati incendiati. Queste azioni sono 
state contrastate adeguatamente sia dalle Amministrazioni comunali che dalle 
stesse famiglie rom e dall'Opera Nomadi e quindi anche se hanno rallentato i 
progetti di inserimento abitativo non hanno impedito che si raggiungessero dei 
risultati. Tuttavia è mancata una condanna di queste azioni da parte della 
comunità civile nel suo complesso. E' chiaro che queste azioni di 
discriminazione non sono casi isolati, come spesso si vuole lasciare intendere, 
ma sono l'espressione di un pensiero diffuso nella nostra società secondo il 
quale i rom sono dei cittadini “inferiori” che non possono vivere insieme alle 
altre persone. Questo è il motivo della mancata condanna. Nonostante da anni 
abbiamo recepito le leggi europee contro il razzismo, abbiamo un Ufficio 
Nazionale contro il Razzismo che dipende dal Governo nazionale, vengono 
realizzate continue iniziative di contrasto alla discriminazione e dal 28 
febbraio 2012 l'Italia ha una strategia nazionale per l'inclusione delle 
comunità rom che prevede il superamento dei ghetti, in alcuni comuni ( Cosenza, 
Roma, ecc..) si progettano ancora campi ghetto e si continuano a realizzare 
azioni razziste.
Qualcosa non ha funzionato. A differenza di quello che si dice 
nei dibattiti e sui media il razzismo fa parte integrante della nostra cultura 
locale e nazionale. La nostra cultura, come tutte le culture occidentali, 
contiene come suoi elementi interni sia il razzismo che l'antirazzismo. Pertanto 
il razzismo si potrà combattere adeguatamente solo dopo che avremmo ammesso la 
sua esistenza effettiva nella nostra cultura, e quindi non più come elemento 
estraneo che sporadicamente interessa la nostra società ( Bauman Z., Modernità e 
Olocausto, 1992) ma quale elemento costituente che va estirpato lavorando 
dall'interno.
Nonostante il limite esistente nella strategia di lotta al razzismo, nella 
provincia di Reggio Calabria dei risultati sono stati raggiunti. Negli ultimi 10 
anni attraverso il progetto di equa dislocazione circa 20 famiglie rom sono 
state inserite nel tessuto urbano del comune di Melito Porto Salvo ed oggi 
abitano civilmente accanto alle famiglie non- rom. Nello stesso periodo, nel 
comune di Reggio Calabria, circa 102 famiglie sono state inserite in 80 
condomini diversi che si trovano su tutto il territorio comunale da Gallico a 
Pellaro. Anche questi rom di Reggio Calabria vivono bene accanto alle famiglie 
non rom. Questo ci fa capire che l'opposizione che quasi sempre caratterizza il 
primo momento dell'inserimento nel quartiere è condizionato dal pensiero 
razzista comune, ma viene superata gradualmente con il contatto personale e 
diretto tra rom e non-rom (Teoria del contatto di G. Hallport). Queste 122 
famiglie vivono bene con i loro vicini di casa i quali hanno finalmente capito 
che i rom sono persone come loro, che gli stereotipi negativi diffusi non 
corrispondo alla realtà e che con loro ci si può vivere assieme nello stesso 
condominio. Il progetto di equa dislocazione realizzato nei due comuni 
attraverso la collaborazione tra Amministrazioni comunali, Opera Nomadi e 
famiglie rom ha quindi permesso a ben 122 famiglie di uscire dai ghetti e di 
inserirsi nella società. Da pochi mesi anche il comune di Gioia Tauro ha avviato 
il progetto di equa dislocazione per le famiglie rom e ha già dislocato la prima 
famiglia.
Alla luce della buona esperienza realizzata a Melito Porto Salvo l'Opera Nomadi 
prega la comunità del luogo, la Chiesa, le associazioni del terzo settore, i 
candidati a sindaco e tutta la società civile, da sempre molto sensibile verso i 
problemi sociali, a prendere una posizione su questo caso di non accoglienza per 
far capire alle persone che si ostinano a non accettare i rom che bisogna 
abbandonare i pregiudizi perché i rom sono persone come loro e che respingerli 
significa respingere se stessi. 
Reggio Calabria, 7 aprile 2012
Opera Nomadi di Reggio 
Calabria
Il presidente Antonino Giacomo Marino