Segnalazione di 
Eugenio Viceconte: La cooperativa ROM Artezan, di Japigia, 
Bari, partecipa alla colonna di soccorsi dalla Puglia.
dal nostro inviato GIANLUIGI DE VITO
CAMARDA (L’AQUILA) - Michele, 35 anni, è barese di Putignano. Prima del lunedì 
della grande scossa erano in servizio come ogni giorno nella stazione di Tivoli. 
Dopo la tragedia hanno preso la licenza e sono tra i guardiani tuttofare del 
campo di Paganica. Massimo è al cellulare e direziona lo sguardo verso di noi: 
"Ragazzi, quel furgone va scaricato da un’altra parte, c’è gente che non ha 
ancora le tende e la roba, ma bisogna andare nei paesi qui attorno". Certo, la 
disperazione è altrove. Paganica è la somma di tre tendopoli bene allestite 
ormai. Tre campi che hanno come cinta una lunga fila di container pieni. Ma 
non di tutto quel che serve. Alle 10 di sera nelle due tensostrutture finiscono 
di cenare i soccorritori. Sono cotti più delle patate e del tacchino servito nel 
piatto. Fuori c’è il cartello che la dice lunga sul bisogno urgente di ritorno 
alla normalità: "Partita di calcio Scapoli-Paganica". 
La seconda squadra è corretta dal prefisso "ex". Già ex Paganica. I bambini 
continuano a prendere a calci a un pallone sotto i riflettori alimentati dal 
gruppo elettrogeno. Gli anziani sono ancora fuori anche se il freddo non ha 
allentato la morsa. Si tira fino a tardi fuori dalla tenda. Perché dentro c’è 
poco, c’è l’indispensabile; fuori c’è un un via-vai da ipermercato all’aperto, 
che almeno spegne la paura e fa sentire tutti meno soli. Una donna 
sull’ottantina s’avvicina e bisbiglia: "Avete qualche paio di mutande?". Certo 
che sì. Un altro anziano, più giovane d’età ma costretto al bastone per le 
ferite durante la fuga dopo una scossa ammicca di continuo le palpebre umide di 
lacrime e parla a voce alta: "Adesso state qui, ma tra un mese? Non potete 
lasciarci soli. Come staremo tra un mese?". Massimo sale su uno dei furgoni dei 
volontari baresi arrivati per la quinta volta da Bari. Direzione Camarda. Più 
su, si snodano serpentoni di curve che ti fanno perdere la conta dei chilometri. 
Ma non sono tanti. Sulla strada principale è parcheggiato un autobus di linea, 
vecchiotto. Ci dormono in una ventina: sono quelli che hanno la casa in piedi, 
ma la stessa paura di morte del lunedì nefasto. E nel campo, poco più sotto, non 
ci sono ancora tende per tutti. Lo psicologo milanese Salvatore Cascone parla 
con Massimo e gli svela che ha chiamato rinforzi da un comune lombardo: 
"Arrivano nelle prossime ore squadre di volontari che sono in grado di fare una 
disinfestazione, essenziale per allargare il campo lì ai bordi del fiume". Bordi 
ancora al buio perché non c’è luce per tutto. Anche Roberta Tondo giunta da 
Trevi (Lazio) dopo aver lasciato il figlio 15enne alla madre, si sfoga col 
carabiniere leccese: "Ho un anziano disabile che non può più dormire in auto, ho 
dovuto litigare per avere una tenda". 
Una dozzina di chilometri più avanti, passando da una Onna ridotta a briciole ma 
che è illuminata a giorno almeno lì dove i carrozzoni dei media hanno stanziato 
i camper e le parabole, s’arriva a Filetto. Non sembra la frazione di Aquila.
Eliana Spagnola, delle Misericordie, dormiva nell’auto. È lei che ha le chiavi 
del magazzino. La richiesta è la stessa. "Intimo uomo donna e coperte". Non 
bastano mai. "Siamo 300 in tutto, 180 sono nelle tende, altri 180 sono fuori", 
motiva la richiesta Eliana. Il ritorno a Paganica serve per fare il punto con i 
soccorritori della Croce Rossa: medici e militari esperti nella logistica. 
Arrivano richieste da Picenze di Barisciano, Poggio Picenze, Fontecchio e Ocre. 
Servono, aceto, intimo, bacinelle, scarpe, stoviglie di plastica, pettini, 
spazzolini, saponette. Difficile capire. 
La Protezione Civile e la Prefettura dell’Aquila continuano a invitare tutti a 
evitare il "turismo solidale", perché "è tutto sotto controllo". Ma dai contatti 
e dai faccia faccia si capisce che ci sono tendopoli di "serie A" e di "serie 
B". E, soprattutto si capisce che la macchina degli aiuti sarà pure perfetta, ma 
solo mediaticamente. Le fessure lasciate vuote, a sei giorni dal sisma, ci sono 
eccome. Epperò la babele dei soccorsi è altrettanto dannosa. E allora la colonna 
di aiuti partita da Bari stamani ha una destinazione diversa: Bazzano. Due 
furgoni e un pick-up della Polizia Provinciale. E un furgone è guidato dai rom 
della cooperativa di Japigia, "Artezian" che ha raccolto in giro per la 
provincia assieme all’associazione "Osservatorio Sud", il carico di aiuti 
organizzato da più enti e associazioni. Da Cassano la quota più consistente 
grazie ai volontari della "Fratres" che hanno messo in moto un vorticoso 
passaparola che ha fruttato più di mille euro utilizzati per l’acquisto dei 
materiali richiesti.
13 aprile 2009