Da
ChiAmaMilano
Schedati cittadini italiani la cui unica colpa è di essere zingari
Come su un piano inclinato il groviglio di pubblico panico e speculazione 
politica scivola senza potersi fermare.
Come su un piano inclinato la discesa comincia in un momento ben preciso 
ma nessuno sa quando si fermerà. 
Come su un piano inclinato la velocità aumenta, pressoché incontrollabile e 
quanto solo ieri sembrava inimmaginabile oggi è orinaria amministrazione.
Così come è stato ordinario per Palazzo Marino e la Prefettura quanto 
accaduto alle 5 del mattino di venerdì 6 giugno nel campo nomadi autorizzato di 
via Impastato, periferia sud ovest della città. Prima dell’alba settanta 
poliziotti entrano in un campo regolare, abitato da una trentina di sinti 
italiani per controllarne e fotografarne i documenti. Un blitz degno di miglior 
causa, un'esibizione muscolare che non si era vista in altre situazioni 
indubbiamente assai più meritevoli di una così attenta vigilanza.
Sul piano inclinato ordinaria diventa anche l’assuefazione a ciò che invece 
dovrebbe evocare tetre immagini in bianco e nero e le circolari fasciste per 
l’internamento degli zingari italiani. 
La schedatura di cittadini regolarmente registrati all’anagrafe comunale non 
ha suscitato, se non per le eccezioni di Caritas, Opera Nomadi, CGIL, 
Rifondazione comunista e la Consigliera del PD Fracesca Zajczyk, particolare 
sdegno e preoccupazione.
In un clima dove il vento dell’ossessione securitaria soffia inarrestabile e 
gli imprenditori della paura fanno ‘affari’ d’oro, era forse inevitabile che si 
arrivasse anche a questo. Non era però scontato il silenzio quasi assordante di 
forze politiche che avrebbero dovuto evitare di scivolare lungo la linea di 
massima pendenza della spirale paura-consenso. Il binomio magico del governo 
dell’inquietudine contemporanea.
Poco importa che la paura sia la moneta falsa con la quale la politica paga e 
continuerà a pagare le cambiali protestate delle speranze e dei bisogni cui non 
ha saputo dare risposta.