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Deja vu
Di Fabrizio (del 04/08/2005 @ 14:02:25, in Italia, visitato 3473 volte)

Due estati fa, non sapevo neanche cosa fossero i blog. C'era questa pagina. Mi aveva contattato una ragazza, che da un po' di tempo faceva volontariato in un campo sosta e sul mio sito aveva letto qualcosa di interessante avvenuto 10 anni prima..

Ci incontrammo qualche volta, improvvisando un corso di formazione per animatori. Le feci conoscere un po' di persone che avrebbero potuto darle una mano. Poi, dovette cavarsela con le sue gambe.

In tutto questo tempo la voglia di lasciare è stata forte, ma Marta (questo il suo nome), deve avere una bella testa dura, e puntualmente riprende la sua attività al campo. Ci sentiamo spesso, e se fate attenzione, qualche volta trovate qualche sua cronaca da Milano.

Estate 2005, che passerò in città (e neanche un prete per chiacchierar). Anche i volontari nei campi a volte vanno in ferie. Ho telefonato a Marta e le ho chiesto se per agosto ci fosse bisogno di qualcuno. Mi sarebbe servito anche per avere il polso della situazione.

D'accordo, avrò forse qualche anno e qualche dolore di troppo, ma la volontà è quella di quando avevo iniziato, e l'esperienza non è qualcosa che si inventa... Mi son sentito più giovane di 15 anni!

Non è cambiato niente: arrivi e vieni sommerso da una torma di bambini e ragazzi, tra i 3 e i 15 anni, che vogliono giocare, toccarti, conoscerti e sono gelosi l'uno dell'altro, poi c'è la processione delle madri, che elencano tutti i loro problemi sperando che tu possa aiutarle. Si inizia sempre così, e far giocare o far studiare i bambini, significa distrarli dal picchiarsi tra di loro, quando vogliono attirare la tua attenzione.

Settimana scorsa, è saltato fuori un pallone da calcio, che rischiava di distruggere quel poco di equilibrio creatosi tra i gruppi. Invece, per una volta siamo riusciti a superare l'individualismo estremo che sino a quel momento mandava in vacca ogni attività. Quella banda scatenata, d'improvviso ha scoperto che era una squadra, con noiosi esercizi e mimando gli allenamenti. Ad un certo punto, prima di passare all'esercizio successivo, abbiamo messo ai voti se i più piccoli potessero ripetere i tiri che avevano sbagliato. Incredibile, ma i grandi hanno votato sì. E, nelle pause, seduti nel prato, raccontavo la storia di una squadra di calcio che è nata lì e vola in giro a vincere tornei per l'Europa. Con i dodicenni che ascoltavano a bocca aperta.

Ne ho poi parlato con Filippo Podestà, che ha scritto un libro su quella squadra nata in un campo nomadi e che vi ha raccontato le cronache dal torneo di Edimburgo. Ora che quella squadra è cresciuta, che raccoglie immigrati di ogni nazionalità, che ha vinto, hanno la necessità di riprendere i progetti che li hanno riuniti, ad esempio creare una nuova squadra di pulcini e tornare in quel campo che li ha visti nascere. La persona adatta per allenare, c'è, un argentino grande, grosso e che coi ragazzi saprebbe farci.

Restano, i soliti problemi irrisolti: trovare uno straccio di campetto per allenarsi, ad esempio. O ancora, essere tornati in Italia, con un'altra coppa tra le mani, e la sensazione che anche per i CAMPIONI non sia cambiato niente: le discussioni e le gelosie con i soci, le ditte che licenziano, i permessi di soggiorno da rinnovare, i figli che stanno per nascere...

Sperando, come tante altre volte, di compiere, assieme, un altro miracolo milanese.