Sono e saranno sempre "i Rom di Tor de Cenci"
Di Fabrizio (del 13/10/2012 @ 09:18:07, in Italia, visitato 1531 volte)
Di Davide Zaccheo
Foto fatta a giugno durante la festa IO NON SGOMBERO durante la quale ragazzi
italiani del quartiere e ragazzi rom del campo hanno realizzato quel bellissimo
murales fatto sulla parete posteriore di un container. Murales che è stato
distrutto da Roma Capitale insieme al container. (cliccare sull'immagine
per scaricarla a grandezza naturale)
Tra i giorni di lunedì 8 e martedi 9, i circa 170 rom di Tor de Cenci che da 10
giorni il comune aveva parcheggiato nell'ignobile e disumano centro di
accoglienza del Comune di Roma all'ex fiera di Roma, sono stati trasferiti in
via definitiva nel campo di Castel Romano. Sono stati trasferiti dopo quattro
giorni di sciopero della fame, costretti dalle vergognose condizioni in cui
sostavano nel centro di accoglienza nel quale dormivano ammassati in mezzo a
pidocchi pulci e topi.
La visita del sindaco Alemanno e la promessa che il nuovo campo sarebbe stato
pronto per lunedì li ha convinti ad interrompere lo sciopero della fame tra
sabato e domenica. Il lunedì stesso si è proceduto alle prime assegnazioni delle
casette e al trasferimento dei primi nuclei nel nuovo campo. Già martedì 9 tutta
la comunità si trovava a Castel Romano. Le famiglie sono state sistemate in 44
casette. Ci si è accorti però che non tutte le casette erano agibili (in alcune
mancava ancora la corrente elettrica, in altre l'acqua etc.) e quindi alcuni
nuclei familiari in attesa dell'"agibilità" della loro casa, hanno dormito
ammassati in casette di parenti e dintorni.
Il nuovo campo si trova limitrofo all'altro campo che ospita già 900 persone. La
maggioranza è bosniaca e una altra buona parte è serba. Come è noto Castel
Romano si trova su una strada a scorrimento veloce che è la via Pontina con
intorno solo prati e boschi. Da anni i Rom di questa comunità combattono insieme
alle associazioni presenti al campo per l'istituzione di una fermata
dell'autobus che li porti al più vicino punto di contatto con la civiltà che è
il capolinea della metro b di Roma "Eur Fermi". Circa 300 minori del campo
percorrono ogni giorno 30 km all'andata e 30 km al ritorno per raggiungere tutte
le scuole di ogni ordine e grado in cui sono iscritti, e solo questo dovrebbe
far riflettere sulle politiche di integrazione che il comune di Roma ha attuato
negli ultimi dieci anni.
Insieme ai bambini di Castel Romano ci sono da oggi anche i bambini di Tor de
Cenci, quelli che fino a ieri impiegavano dieci minuti per raggiungere la
scuola, quelli che potevano restare fino alle 16.00 insieme con tutti gli altri
bambini italiani e stranieri, quelli che infine incontravano i loro compagni di
classe in giro per il quartiere anche quando non c'era la scuola. Ora non lo
possono fare più. Non lo possono fare più neanche i loro ex vicini di casa
macedoni e bosniaci che sono stati trasferiti nel nuovo campo attrezzato de La
Barbuta, un campo costruito al confine con la pista di atterraggio del secondo
aeroporto di Roma che si chiama Ciampino. Anche per loro, i tempi e le distanze
sono raddoppiati.
Quello che è stato appena detto è anche il continuo di questa storia che è
realmente la storia di una volontà di integrazione. La comunità di Tor de Cenci
è stata per cinque anni letteralmente assediata dalle istituzioni con il preciso
fine di sgretolarne il vissuto, e soprattutto la parte buona di quel vissuto.
Ma la battaglia continua, continua con le proposte alternative dell'autorecupero,
del sostegno economico all'alloggio, del cambiamento delle politiche sugli
sfratti. Continua sempre e senza scoraggiarsi con la scolarizzazione dei minori.
I Rom di Tor de Cenci continuano a combattere ed è proprio per questo che
ovunque si trovano per me sono e saranno sempre i "I Rom di Tor de Cenci".
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