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ChiAmaMilano
 Come cresce la G2: una ricerca dell'Ismu sulle nuove generazioni 
nella società multietnica
Della G2 in Italia si è iniziato a parlare da poco, e purtroppo sull'onda della 
cronaca, spesso senza distinguere il tema da quello più ampio delle migrazioni, 
che ha assunto proporzioni consistenti ('preoccupanti' per molti) negli anni '80 
e ha raggiunto il culmine mediatico da metà anni '90 in poi: un passaggio così 
rapido che l'attenzione si è concentrata più sull'onda primo migrante che sulle 
seconde generazioni, le quali nel frattempo si sono formate, stanno 
crescendo e hanno un'identità in via di definizione.
Un'indagine dell'Ismu su un campione di 17.225 preadolescenti (11-14 anni) 
che vivono in Lombardia, tra italiani, stranieri e figli di coppie miste, ha 
provato a farne un ritratto, per quanto sia possibile dato che si tratta di un 
fenomeno ancora in formazione. Ne è emerso un quadro composito, che mostra tutte 
le difficoltà dell'inserimento e del senso di appartenenza ad una nazione che 
sempre più spesso mostra, anche a livello politico, di rifiutare l'integrazione. 
Soltanto il 32,6% dei figli di immigrati dice di sentirsi italiano; il 60% delle 
femmine asiatiche, per esempio, ha relazioni nulle o poche frequenti con gli 
italiani, mentre il 91,4% dei maschi stranieri rimane indietro di 5 punti 
percentuali rispetto agli italiani quando si chiede se l'essere nati in Italia 
costituisce un requisito sufficiente per la piena padronanza della lingua.
Dati contraddittori anche sul fronte scolastico: se gli stranieri (in 
percentuali simili sia i nuovi arrivati che i figli di coppia mista) presentano 
un rendimento scolastico peggiore rispetto a quello degli italiani - soprattutto 
le etnie latinoamericane -, la maggior parte degli studenti stranieri vuole 
continuare a studiare e iscriversi all'università: il 43,9% dei maschi stranieri 
e il 54,2% delle femmine ha intenzione di frequentare gli atenei italiani, dato 
che sale ulteriormente per i figli di coppia mista.
Ma non basta: la maggior parte degli stranieri e dei figli di coppia mista 
aspira un domani ad una professione intellettuale. Chissà se il sistema 
scolastico italiano consentirà loro di avere percorsi formativi in linea con 
tali aspettative.
Interrogativi subordinati anche alla conoscenza della lingua: l'essere nati 
in Italia non costituisce infatti un requisito sufficiente per la piena 
padronanza dell'italiano; i maschi stranieri nati in Italia risultano indietro 
di 5 punti percentuali rispetto agli italiani.
Un discorso a parte meritano poi i “Separated children”, cioè i minori 
stranieri non accompagnati, “una categoria difficile da identificare e quindi 
anche da quantificare”, come ha commentato Rita Bichi, autrice del volume sul 
tema. Al 30 settembre 2007 i minori stranieri non accompagnati in Italia sono 
6.554, provenienti soprattutto da Marocco, Albania e Palestina. Se la Sicilia, 
primo punto di approdo per i migranti dal sud, è ovviamente la regione con 
maggiori presenze, la Lombardia si colloca al secondo posto con 1.053 casi 
registrati, “senza contare il dato sommerso”.
Al 31 gennaio 2007 dei 989 minori censiti dal Comitato minori stranieri in 
Lombardia, 647 si concentravano a Milano, 121 a Cremona, 66 a Varese, 54 a 
Brescia e 24 a Lecco. Questi dati non comprendono bulgari e rumeni che dal 
1°gennaio 2007 non sono più soggetti alla normativa sugli extracomunitari.
“Il fenomeno va inserito nella più vasta situazione europea - ha spiegato Bichi 
- perché il problema risponde a regole locali ma anche sovranazionali. Questi 
bambini presentano una triplice vulnerabilità: sono minori, stranieri e soli”.
Le pubblicazioni
- Somiglianze e differenze. Le nuove generazioni nella società multietnica di 
Guia Gilardoni
- Separated children. I minori stranieri non accompagnati di Rita Bichi
A.P.