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Turchia
Di Fabrizio (del 11/04/2006 @ 10:50:30, in Regole, visitato 2100 volte)

di Adrian Marsh - Beyoglu, Istanbul: Nell'edizione del 5 aprile del giornale Hurriyet, appare questo commento riguardo al confronto tra i sostenitori del PKK curdo e i residenti Rom a Dolapdere (quartiere di Istambul ndr.): "Qualcuno potrebbe sminuirli [i Romilor]... ma loro sarebbero veri cittadini."

Si pone la questione: quali cittadini? La Repubblica Turca sino a pochi anni fa manteneva una legge sul diniego di cittadinanza, in base alla quale "i Çingenes" venivano parificati ad anarchici, spie ed indesiderabili (Atto di Residenza, 1934). Abrogato su pressione delle organizzazioni turche ed internazionali sui diritti dell'uomo, i media sono perplessi sull'inclusione sociale degli "esmer vatandaslari" o "cittadini dalla pelle bruna" (termine usati solo per i Rom, benché la Turchia sia piena di gente di ogni colore).

L'aperta dichiarazione di sostegno alla Repubblica, mostrato dalla marea di bandiere esposte ieri a Dolapdere, ha avuto il chiaro scopo di separare i Rom dalla comunità Curda locale, certamente più religiosa e conservatrice, nell'incastro di etnie e conflitti che animano la Turchia. Nell'ordine: "Siamo Turchi, Musulmani e Rom" per riassumere i discorsi fatti tante volte negli ultimi anni. L'insistenza con cui i Çingenes reclamano la loro complessa identità, è in aperto contrasto con le modalità delle altre minoranze nel chiedere un'identità separata (come parte della comunità Curda). Questo è confermato dall'orgoglio dei genitori nei confronti dei loro figli quando sono a militare, per esempio. A differenza della situazione di altri paesi, c'è un'identificazione attiva tra Rom e stato.

Sinora cos'ha offerto lo stato e la società in generale a queste richieste di cittadinanza? Lo ritroviamo nel commento iniziale: li si difende in maniera discriminatoria verso le altre etnie, li sis dipinge in maniera stereotipata come "buffa gente", senza preoccupazioni, querula e spendacciona. Oppure violenti, criminali e licenziosi. Una sorta di eterno bambino, che non ha il coraggio delle proprie azioni. E' un'immagine che appare frequentemente nei media popolari e nell'immagine pubblica. Prima degli eventi di Dolapdere, nessuno ti avrebbe messo in guardia sul quartiere come un covo di militanti curdi separatisti, ma piuttosto avrebbe avuto paura che gli "zingari" potessero rubare la borsa o il telefonino. E' successo anche a me, mentre camminavo attorno all'Università Bilgi (dove insegno, con un campus a Dolapdere e un altro a Kustepe, entrambe quartieri rom). Era un motociclista, che addirittura fermò il suo mezzo, tanto era profondo la sua voglia di avvisarmi. Poi è rimasto ancora più confuso di me, quando gli ho menzionato le mie origini rom.

Oggi abbiamo celebrato il nostro compromesso di residenti Rom e cittadini della Repubblica, cosa che può essere vista come un gradino verso il cambio d'attitudine verso i Rom [...]. I problemi rimangono i costi legati all'inclusione sociale, e la definizione di un percorso concomitante con le altre etnie escluse. E kla definizione di un modello di cittadinanza che si attagli ad un miglior futura per la nostra comunità in Turchia.