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Da Romano Lil: Porrajmos in televisione
Di Fabrizio (del 22/01/2006 @ 20:50:37, in media, visitato 1928 volte)
L'avevano annunciato anche loro, e sembra che invece sia stata l'ennesima occasione persa per ragionare su una situazione che perdura da 60 anni.
Riporto integralmente da Romano Lil:

Sabato 21 gennaio alle ore 23,50 “Terra”, su Canale 5, doveva trattare del libro “Porrajmos” ed in generale della persecuzione e sterminio dei Rom/Sinti durante il periodo nazi-fascista. Erano previste riprese con testimonianze dai campi nomadi di Roma e Milano ed interviste al presidente nazionale dell’Opera Nomadi Massimo Converso ed a Eva Rizzin laureata sinta. Ma tanto è tutto un bluff!

Ancora una volta, ma è tragico perché il contesto è il “Porrajmos”, si fa folklore e retorica sui Rom/Sinti. Dietro una facciata di buona volontà resta l’approssimazione e manca l’approfondimento. Un'occasione sprecata. Ecco alcune impressioni "a caldo" sulla trasmissione.

“Terra” inizia “alla Kusturica” dal falò di un campo nomadi di Roma per ammissione dello stesso conduttore “perché nel campo si respirano musiche ed atmosfere dei film del regista”. Il presidente nazionale dell’Opera Nomadi, attiva dal 1965 a tutela dei Rom/Sinti con 30 sezioni in tutta Italia, viene ristretto a pochissime battute ed all’affermazione che tanti Rom affittano le case per abitarci. Anzi viene storpiato anche il cognome, in sovraimpressione, che diventa "Massimo Conversi" invece di Massimo Converso.
Gli approfondimenti sul “Porrajmos” dimenticato sono riportati facendo scorrere, in lento zoom, la copertina del libro per un tot. di 4 secondi su più di un’ora di trasmissione. Anzi, estrapolando anche parti filmiche dal DVD allegato al libro (prodotto dall’Opera Nomadi con il contributo dell’UCEI - unione comunità ebraiche) senza riportane la fonte. Trova spazio concreto, invece, Giovanna Boursier con alcuni chiarimenti sulla storia delle persecuzioni. A Milano la persecuzione dei Rom/Sinti viene ricondotta ad alcuni rom rumeni musicisti di strada di violino e fisarmonica mentre il problema complessivo viene ridotto ad alcune battute (com-parsate) di Pagani e di Bezzecchi. Eva Rizzin, che a Trento (vedi "Il III seminario nazionale Sinti", Archivio Romano Lil) relazionava sulle “favelas-campi nomadi” d’Italia viene ridotta a stereotipo difensivo della propria razza. Banali domande a cui deve ri-spondere ("E' vero che i Rom sono sporchi, ladri, non mandano i bambini a scuola?") con passione per sentirsi concludere, dalla giornalista intervistatrice, che siccome anche gli zingari spregiano gli autoctoni chiamandoli “gagè” allora siamo quasi a pari. E così siamo alle solite degli zingari “brutti, sporchi e cattivi” che non si vogliono integrare ma qualche musicista di strada meritevole finirà a suonare con l’orchestra della "Scala".
Nessuna notizia sul fatto che anche per l’anno 2005 il monitoraggio dell’Unione Europea li veda ancora al primo posto come minoranza più discriminata e sottoposta ad atti di violenza razziale d’Europa. Ma magari è proprio perché sono “brutti, sporchi e cattivi". E si dimentica volentieri che il nazi-fascismo li sterminava proprio perché “diversi” e “asociali” (triangolo nero) e perché avevano il codice della delinquenza inscritto nel DNA.

Del “Porrajmos” attualizzato a cui sono sottoposti i Rom/Sinti nella nostra epoca non se ne fa menzione. Delle leggi che continuano ad escludere queste popolazioni dalla nostra società, assoluto silenzio. Leggi anche apposite, basta ricordare il divieto di sosta per Rom/Sinti, l’"induzione alla schiavitù" per le donne che fanno “manghél”, la legge urbanistica 2001 che prevede che su un terreno edilizio di proprietà si possa tenere una roulotte-camper solo per uso turistico: se è ad uso domicilio viene abbattuta o sgomberata come abuso edilizio. Per non parlare di ruspe che abbattono “campi nomadi” lasciando al freddo e senza casa, nel nome di una presunta "legalità", anche neonati, malati ed anziani. E, tanto per finire con gli esempi, ci sono Rom nati e residenti in Italia, anche da due generazioni, che hanno più diritti in carcere (codice fiscale, accesso alle cure sanitarie, diritto di rappre-sentazione) che non fuori. Fuori, in una società dove adesso si può anche “celebrare” il Porrajmos senza ricordare però che è il portato, e non un’anomalia storica o addirittura un epilogo, di sei secoli di persecuzioni razziali.

ED ALLORA, bisognerà uscire dall’effetto ipnotico dei mass-media: ogni volta che arriva un giornalista od una telecamera gli intervistati perdono la testa abbagliati dai riflettori. E vengono fagocitati dentro uno schema pre-confezionato senza capacità di intervento reale e propositivo, anzi, a volte, vengono strumenta-lizzati come “comparse” o come macchiette.
Ormai l’Opera Nomadi ed i Rom/Sinti hanno agenzie giornalistiche, “testate” proprie, giornalisti preparati che possono e “devono” essere consultati per fare da consulenti, addetti stampa, e da filtro quando arrivano i reporter della televisione o dei giornali, per fare “passare” e garantire un minimo di in-formazione corretta. Per non essere complici di un’informazione distorta ed approssimata.
“Per essere sempre più la rappresentazione di noi stessi e sempre meno il prodotto di una società che non ci rappresenta”
(Comuna Baires)

PS: Non ho televisore, c'è qualcuno che può darmi la sua impressione su quella trasmissione?
Grazie.