\\ Mahalla : Articolo : Stampa
Contaminazioni
Di Fabrizio (del 22/12/2005 @ 09:15:38, in Italia, visitato 2162 volte)
logo
::Fashion
ROMEO GIGLI ALTA MODA ROMA
romeogigli01

Per l'Alta Moda Roma Romeo Gigli rilegge la cultura e l’estetica dei Rom
Classe 1949, un passato tra i libri antichi dei genitori antiquari, un viaggio di 4 mesi in India negli anni caldi all’insegna di “Love & Peace”. E poi ancora un lunga esperienza a Londra, prima e a New York poi, dove Gigli si fa “le ossa” prima di fondare nel 1983 la griffe che porta il suo nome con cui sfilerà a Milano Collezioni Donna e a Parigi pret-à-porter scandendo ad ogni sfilata standing ovation e facendo versare fiumi di inchiostro sulle riviste specializzate di tutto il mondo. Oggi Romeo Gigli torna a far parlare di sé grazie alla sua personalissima rivisitazione della moda (e della cultura) Rom presentata durante l’ultima Roma Alta Moda. “Non una sfilata, ma una vera pièce teatrale”, ci tiene a sottolineare lo stilista.

Dove vuole approdare?
“C’è un unico continente che non conosco bene: l’Africa. Perché mio padre adorava l’Africa l’aveva vista in lungo e in largo quindi quando abbiamo iniziato a viaggiare tutti insieme in famiglia, abbiamo toccato diversi paesi ma mai l’Africa. E’ un viaggio che mi riprometto di fare…2

Come si concilia il gusto per l’antico che ha ereditato da suo padre, libraio antiquario, con la voglia di nuovo?
“Mio padre ma anche mio nonno e il mio bisnonno erano librai antiquari e quella sarebbe dovuta essere la mia strada. Poi è successo che la vita ha modificato i questi piani. A 18 anni mi sono ritrovato a inventare da zero la mia vita. Nel ’67, dopo la maturità, andai per quattro mesi in India e da quel momento decisi di incontrare altre culture. Ero intriso della nostra, e volevo conoscere e leggere meglio gli altri Paesi.”

Quindi non si è trattato di una fuga dalle proprie radici…
“L’India mi ha arricchito tantissimo e la curiosità per altre culture si è scatenata. Da allora decisi  he sarei stato viaggiatore.”

Cosa è la sensualità? Non certo, forse, una scollatura o una trasparenza…
“La sensualità è un modo di essere, di guardare, un gesto…”

Parliamo di queste sfilata…
“Rileggo la cultura e l’estetica dei Rom. Io ho ripercorso quello che è il loro Grande Viaggio che nasce in India e dilaga attraverso la Persia, l’Africa del Nord, raggiunge poi i Paesi dell’Est Europeo poi l’Italia, la Francia, la Spagna. I Rom,  portandosi appresso questo bagaglio culturale hanno contaminato tutte le culture. Io non mi sono affidato solo a quello che i campi Rom romani raccontano ma ho voluto analizzare tutto questo loro lungo viaggio dalle origini…”

E come si traduce questo nella moda?
“Questa non è moda. Ma un racconto del loro viaggio estetico. Nella sfilata si ritrovano elementi che ricordano l’India, la Persia, l’Est, la Spagna. Ti racconto come ho viaggiato: sono entrato nei campi Rom e ho chiesto a loro di darmi alcuni dei loro costumi tradizionali che oggi sono sempre più rari perché i giovani oggi rifiutano i loro costumi perché si vogliono integrare nella metropoli. Per cui sono riuscito a trovare solo pochissimi pezzi. Ho usato 5-6 gonne di forme diverse che loro avevano e ho cercato di capire come le donne e gli uomini Rom scelgono e assemblano le loro materie. E ho scoperto che le Rom hanno un loro capo distintivo, la gonnellona che tutti conosciamo, e poi si impossessano di tutto ciò che incontrano. Il sopra non è mai loro, è qualcosa di cui si sono appropriate. Ho quindi iniziato a rileggere le loro gonne  reinventandoli con altri materiali e stili, esattamente come fanno loro. Cioè cercando nei mercatini, mischiando tra loro stili materiali e colori. E ho poi aggiunto capi che ho raccolto nel mondo, d’archivio, di vintage, ricreando le varie estetiche. Cioè ogni donna è UNA donna. Ogni donna ha una abito ed è quella donna, calata nel personaggio così tanto da diventarlo.
Tutto ciò non ha niente a che fare con la distribuzione. I capi della sfilata non saranno prodotti.”

Il fine?
“Supportare la loro cultura. Dare nuova energia a queste popolazioni, ai campi. Le donne sanno cucire, possono così riproporre la loro cultura. Al pubblico magari sono piaciute tre gonne, perché allora non permettere alle sartine Rom di riprodurle e venderle? Inoltre a Roma le sartine gitane non hanno una sede vera e propria e cuciono dove possono, su un albero, in mezzo alla piazza. Sarebbe importante costruire qualcosa per loro, dare loro uno spazio dove possano raccontare la loro storia.”

Gli zingari italiani, conservano oggi la loro tradizione o pensa stia scomparendo?
“Loro sanno perfettamente fare ciò che fa parte del loro costume. Basta solo chiederlo, basta ridare loro lo stimolo, il desiderio di ripossedere le loro tradizioni.”

Come affronta lo stress da pre sfilata? Ho letto che fuma tantissimo…”
“Fumo abbastanza, non troppo. Mi serve per la concentrazione. E preparare la sfilata non è stressante anche se molto faticoso. Dopo tre settimane di preparativi arrivo stremato. E’ stato un buon lavoro costruire in sole tre settimane un lavoro dal nulla. Ma è stato meraviglioso incontrare queste persone.”

Ci racconta un episodio che le è rimasto impresso?
“Non c’è donna Rom che non mi voglia leggere la mano… E mi leggono delle cose bellissime.” (ride)

Da un lato oggi nella moda si va verso la globalizzazione, esiste modo di reinventare qualcosa di nuovo e superare l’empasse?
“E’ un grande empasse, costretto in qualche modo dalle aziende e in qualche modo anche dalla comunicazione. Esistono degli stereotipi in cui non tutti si riconoscono. La tv ci racconta che le donne devono essere con le cosce fuori, col seno che esplode. Non credo che tutte le donne si riconoscano in questo. Forse un 15-20%. Esiste ancora un vincolo in questo momento dal quale non si riesce a uscire, a parte pochissimi creativi sempre più rari, dove la moda è un riciclo continuo di quello che è già stato. La moda del passato è irriproponibile perché si è persa l’energia che c’era in quel dato momento storico. Ma nel momento in cui lo rileggi in modo filologico, non c’è più energia. E’ consumata. Ed è quello il dramma.”

Dove trova oggi l’ispirazione?
“L’ispirazione si può trovare ovunque. E’ importantissimo però cercare di mantenere libera la propria identità. Nel momento in cui costringi il tuo pensiero a qualcosa hai perso ogni libertà per cui il racconto diventa difficile. Il compito di un creativo è di intuire il desiderio prossimo e farlo diventare progetto. Nel momento in cui la costrizione porta a non poter più leggere un possibile desiderio prossimo venturo, non ci più essere progetto contemporaneo.”
:Fashion
BACKSTAGE CAMPI ROM E SFILATA
romeogigli02
Backstage, 29 gennaio – Prove generali per la sfilata “Il grande viaggio” – Com’è nata l’idea “Lo stile Rom” – Romeo Gigli: Creativo e viaggiatori
BACKSTAGE – ore 19, sabato 29 Gennaio
I preparativi della sfilata vanno avanti ormai da tre settimane. Tra le modelle Romeo Gigli ha chiamato alcune ragazze Rom. Star d’eccezione: Benedetta Barzini nel ruolo della sciamana.

PROVE GENERALI – il grande viaggio
Una striscia di sabbia tra muri ocra di una città inesistente è la passerella. La musica tradizionale riempie la scena. “Rileggo la cultura e l’estetica dei Rom” afferma Romeo Gigli. “Ho ripercorso il loro grande viaggio dall’India alla Persia, fino al Nord d’Africa e ai paesi dell’Est Europa e poi l’Italia, la Francia, la Spagna”.

COME E’ NATA L’IDEA – lo stile Rom
La moda lascia spazio al racconto. “Sono entrato nei campi Rom” racconta lo stilista “e ho chiesto alcuni costumi tradizionali. Ho usato cinque gonne di forme diverse, le gonnellone che tutti conosciamo. Ho cercato di capire come i Rom scelgono e assemblano le loro materie. E ho scoperto che le Rom hanno un loro capo distintivo, la gonna, e poi si impossessano di tutto ciò che incontrano. Il sopra non è mai loro. Ho reinventato le loro gonne, cercando nei mercatini tessuti, mischiando tra loro materiali e colori. Sul tutto ho aggiunto capi che ho raccolto nel mondo, pezzi d’archivio e vintage. Ogni donna Rom è UNA donna. Ogni donna ha un abito ed è quella donna, calata nel suo personaggio”.

[...]