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L'Unione Sarda e i rom con villa e piscina
Di Fabrizio (del 23/08/2012 @ 09:11:31, in media, visitato 1505 volte)

Globalist.it Zingari mandati dal sindaco di Cagliari in una lussuosa villa con piscina. Lo scrive il giornale locale. Ma il web journal scopre che non è vero e accartoccia la vecchia stampa. di Claudia Sarritzu
Una bella foto di Josef Koudelka. Nella sua mostra (andrebbe portata a Cagliari) racconta i rom

Succede in Sardegna, un milione e mezzo di abitanti e due soli quotidiani, uno letto nel nord dell'isola, La Nuova Sardegna, l'altro a sud, L'Unione Sarda. Quest'ultima fa parte del colosso editoriale di Zuncheddu, proprietario anche di Videolina, la televisione privata locale più vista e di Radiolina, unica radio locale ad avere la maggior quantità di pubblicità dell'isola. Un colosso editoriale invincibile, per tutti coloro vogliono costruire una voce alternativa. Premesse indispensabili per capire una storia che è fatta di giornalismo partorito al computer, lontano dai fatti, di poca umiltà, di scuse mancate quando sbaglia.

Protagonista della vicenda è il popolo Rom, un gruppo di famiglie che fra maggio e giugno sono state sgomberate da un campo ormai considerato invivibile per l'assenza di igiene. Ed ecco che entra in scena Zedda, il primo sindaco giovane e di sinistra di Cagliari. Zedda agita e spaventa la destra, applicando nei fatti la parola "integrazione" anche se non tutti in città sembrano culturalmente pronti a una posizione di questo tipo, forse neppure il centrosinistra. Vuole trovare alloggi nell'hinterland per "gli zingari" e molti si chiedono perché "scaricare" il "problema Rom" sui comuni limitrofi. La Giunta risponde dopo una lunga trattativa con gli stessi nomadi che non vogliono le case ma un campo. È giugno e i titoli dei giornali tuonano una frase del loro portavoce, usata e strumentalizzata che recita così " Date le case ai vostri poveri". La motivazione è logica, le case in città costano troppo e il comune non può pagare affitti esorbitanti. Si arriva a luglio con la rivolta di San Sperate, un comune vicino a Cagliari che si indigna quando scopre l'imminente arrivo dei Rom, il sindaco poi cercherà durante una seduta del Consiglio comunale di chiarire che la sua comunità "non è razzista".

Poi ci sono gli altri, quelli che fanno i tolleranti con la pazienza altrui, i radical chic che non ne hanno mai incontrati di Rom se non ai semafori. Quelli che danno dei razzisti a tutti solo per darsi un tono. La città si spacca, tutti ne parlano, c'è crisi, e fa caldo, le famiglie hanno meno soldi per andare in vacanza e i figli laureati disoccupati nelle loro camerette che non possono neppure sognarselo un alloggio.

È qui che il giornalismo dovrebbe essere fatto con la testa, proprio in questi momenti storici dove tutti sono più arrabbiati, egoisti e portati al sospetto, allo scontro, alla cacciata dell'altro che ci può privare di un diritto. Non ci si può permettere di diventare distratti, di cavalcare con i titoli le emozioni. È un attimo che una società impoverita di tutto, specialmente del futuro, generi mostri.

Ma un titolo azzeccato, anche se falso e fuorviante, si sa che può valere una promozione, un incremento consistente di vendite.

Così L'Unione Sarda titola l'11 agosto scorso: "Ai rom case con piscina e idromassaggio. Per un anno affitto pagato dal Comune" (qui leggete l'articolo). Se fosse vero, la cosa sarebbe discutibile. Il fatto è che la questione è falsa perché alcune ore dopo il quotidiano online Cagliari Pad invia due giovani cronisti, Alessandra Ghiani e Simone Spiga, muniti di telecamera e macchina fotografica a documentare se davvero di ville di lusso si tratta. La scena che si presenta davanti ai loro occhi è questa. Guardate il video:



Si può fare un errore così grossolano e pericoloso che può fomentare l'odio razziale? E' normale che poche ore dopo il lodevole lavoro di Ghiani e Spiga, che sotto il sole delle 15 del pomeriggio hanno filmato "la verità", invece che inviare delle scuse per l'errore imbarazzante venga pubblicato un nuovo pezzo di questo tenore (leggere qui)?

L'obiettività poche volte può essere raggiunta in questo mestiere, ma in questo caso si trattava di cronaca che poteva essere realizzata con il semplice resoconto di quello che si vede a occhi nudi, che motivo c'era allora di confondere una tale situazione di abbandono con una super villa?

La storia finisce con una denuncia da parte dell'Associazione nazionale Rom all'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar-Roma), al ministero dell'Integrazione e cooperazione internazionale, al prefetto, al sindaco ed alla Procura della Repubblica. La motivazione è una "campagna di odio razziale anti-rom a Cagliari" che sarebbe nata dopo l'assegnazione di alcune case ai nomadi sfrattati dal loro vecchio campo, nei pressi della Statale 554, perché eccessivamente lussuose. I soldi del comune per dover di cronaca Zedda non li ha presi dalle casse di Cagliari ma sono fondi con destinazione già assegnata dell'Unione europea per questi casi. Un capolavoro, di dignità e rispetto, integrazione e tenuta dei conti pubblici che sarebbe stato opportuno raccontare.

I siti internet tutti alleati in questa vicenda fanno boom di condivisioni, e Cagliari Pad vince la sua prima piccola grande sfida contro il magnate indiscusso dell'informazione sarda.

Restano gli anziani, quelli che non usano internet e sfogliano l'unico giornale locale trovano in edicola. A loro chi spiegherà che non si trattava di piscine e idromassaggi?