\\ Mahalla : Articolo : Stampa
Non recensione
Di Fabrizio (del 08/11/2011 @ 09:51:01, in musica e parole, visitato 2447 volte)

Nella foto di Steed Gamero - © Gruppo Every One, 2 novembre 2011, da sinistra Fabrizio Casavola (Mahalla), Dario Picciau, Paul Polansky, Roberto Malini presso l'Associazione La Conta di Milano

Io e Paul Polansky siamo seduti al bar uno di fronte all'altro. Sul tavolino tanti libri e due bicchieri di birra. So che la sera mi aspetta un compito non facile: dobbiamo presentare il suo ultimo libro uscito da appena 2 giorni, e ovviamente non ho ancora potuto leggerlo.

Per fortuna il posto è tranquillo. Paul mi ha riassunto i capitoli principali, a cui ho dato una rapida scorsa, poi gli faccio alcune domande su quelle che mi sembrano le questioni chiave sollevate. Ci accordiamo: durante la presentazione, leggerò l'inizio di quei capitoli e gli porrò 2 o 3 domande per volta, altre (spero) verranno dal pubblico, lui risponderà.

Non voglio fare una brutta figura di fronte a lui e al pubblico, così gli dico che mentre aspettiamo darò un'altro sguardo al libro, "RANDOM", per farmene un'idea meno approssimativa. Lui annuisce e si concentra nella traduzione in spagnolo di alcune sue poesie.

Leggo con attenzione ma poca partecipazione l'introduzione di Pietro Marcenaro e poi quella sua. Passo alle pagine interne, scorro la prima parte sulla Spagna. E da questo momento termina la mia intenzione di leggere a caso e la mia improbabile carriera di critico. Perché quando passo distrattamente al secondo capitolo, la storia diventa un film breve e appassionante che non riesco ad abbandonare: quei personaggi lì vedo davanti a me, reali, in tutto simili a tanti che conosco. Riconosco il loro modo di parlare e ricordare, le strade percorse, le loro vicissitudini, forse ne sento persino l'odore. Ho persino paura che qualcuno possa notare il mio turbamento. Cerco di calmarlo uscendo a fumare una sigaretta.

A parte questo, cosa potete trovare in 206 pagine, al prezzo di 18 euro? Tante cose. Chi già conosce l'autore, troverà la risposta ad una domanda che viene naturale farsi: come ha iniziato a vivere con gli zingari e perché ha iniziato a scriverne. Chi non lo conosce, potrà fare un viaggio introduttivo nella storia, cultura, religione, dei popoli rom e sinti in Europa e altrove.

Polansky è nel contempo un antropologo severo ed un testimone partecipe. Ama ripetere: "Vivo tra gli zingari come uno studioso, ma ne scrivo con le loro parole e la loro mente." ...Le loro parole e la loro mente: ecco il senso del turbamento che descrivevo prima, perché Polansky sa anche essere scrittore di razza. Asciutto, fotografico.

E poi, il libro va letto anche per le piccole chicche:

come quando racconta di un Rom scampato alla guerra, che nel 1948 aiuta un Tedesco residente nei Sudeti ad abbandonare la Cecoslovacchia comunista, che stava espellendo tutti i cittadini di origine tedesca;

o di quando ricorda un suo viaggio nel deserto del Rajastan: giunto nei pressi di un accampamento zingaro, questi gli chiesero se voleva ascoltare la loro musica. Si misero a suonare, ed eruppe una musica che a decine di migliaia di km. e a secoli di distanza, assomigliava in tutto al cante hondo dei gitani.

Lasciamo il libro per un momento, e facciamo un confronto:

Indian Rajasthan Gypsy dance

cante jondo almeria pirri fandangos

Voi che dite?

Non voglio dilungarmi, il libro potrà anche stupire o far discutere, visto che l'argomento ZINGARI rimane scottante. L'importante è approcciarlo con la serietà e la passione necessarie.

Termino riportando l'ultima pagina del libro, per la sola ragione che è bella:

Vivendo con loro ho scoperto che le differenze tra loro e me sono così piccole che a volte non riesco a vederle affatto. L'amore delle madri per i loro figli mi ricorda l'amore della mia per i suoi sette figli. Infatti, ho notato che le madri, e in generale le famiglie gitane, sono molto più premurose di quanto non siano le famiglie europee o americane di oggi. Gli Zingari anziani non vengono messi in case di cura come fossero dei lebbrosi ma, al contrario, vengono accuditi e rispettati nella propria casa e dalla propria famiglia. Ciò non accade spesso nella civiltà occidentale.

So che, quando sarò vecchio, sarà probabilmente una famiglia di Zingari a prendersi cura di me fino alla mia morte e non uno dei miei quattro figli.

Grazie Dio, per aver creato gli Zingari. Possano essi ereditare la terra, come Dio ha promesso loro!