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La seconda vita di Mengele in Sudamerica
Di Fabrizio (del 02/08/2011 @ 09:38:42, in Kumpanija, visitato 1807 volte)

Molti dei lettori della Mahalla conoscono il significato della data "2 agosto": anche se per molti (me compreso) la memoria torna alla bomba alla stazione di Bologna nel 1980, Rom e Sinti lo ricordano per il massacro di 3.000 di loro nel campo di Auschwitz nel 1944. Di questa memoria se ne è scritto in passato. Resta lungo e difficile ricostruire l'eredità "reale" di questa memoria, che ha portato alla situazione attuale; alle discriminazioni che continuano, ai campi sosta comunali cintati da sbarre e sorvegliati dalle telecamere, in Germania ai nazisti colpevoli di esperimenti aberranti riciclati come esaminatori delle richieste dei danni patiti da Rom e Sinti... Storie dimenticate che continuano a pesare. Quest'anno il 2 agosto lo ricordo con un libro:

LIBRI INCHIESTA JORGE CAMARASA

Josef Mengele fu riconosciuto colpevole della morte di 400 mila deportati ad Auschwitz. Era «superbo e antisemita». Non esitava a mettere in questione «la capacità intellettuale degli ebrei». Si sentiva un bell'esemplare ariano e beveva molto (forse troppo) caffè. Il suo più imperdonabile errore è stato confondere il sadismo con la scienza. Adesso questo piccolo libro riferisce quanto occorre sapere di Mengele, criminale nazista che non esitò a far di bambini, ebrei e zingari cavie da sacrificare senza pietà. Jorge Camarasa, ricercatore e giornalista argentino, fa incominciare la sua narrazione nel cuore d'una notte del gennaio 1945. Josef Mengele, il cui nome vale da solo come titolo di richiamo per queste pagine (Mengele. L'angelo della morte in Sudamerica , Garzanti), lascia Auschwitz incalzato dall'avanzare dell'Armata Rossa. Porta con sé, in due valige di cartone e una borsa di cuoio, tutto quanto crede utile conservare per documentare il suo lavoro. A solo ricordarlo, quel lavoro, fa venire la pelle d'oca! Mengele in persona, alias l'«Angelo della Morte», accoglieva le sue future vittime all'arrivo dei vagoni piombati. Sorridente, selezionava i deportati raggruppandoli in due file: una formata «da uomini, donne e bambini destinati immediatamente alle camere a gas, l'altra composta da meno fortunati... che lui stesso sceglieva per i suoi esperimenti» in laboratori che erano vere camere di tortura. Basti dire che Mengele fu più tardi riconosciuto colpevole della morte di quattrocentomila deportati nel lager di Auschwitz. Leggendo Camarasa risulta chiaro che la fuga e l'esilio di Mengele furono favoriti da scandalose complicità neonaziste. Il mostro di Auschwitz diventa prima un insignificante Helmut Gregor. Con un passaporto intestato a questo nome, dopo essere stato ospitato a Roma «in un convento di via Sicilia», si imbarca per l'Argentina. Sapendosi ricercato dalle polizie di mezzo mondo e soprattutto dal temutissimo Simon Wiesenthal, cambia molti indirizzi e assume nuove identità. Soggiorna in Paraguay e Brasile. Fra un viaggio e l'altro Beppo, come lo chiamavano gli amici, ha modo di continuare i suoi delittuosi esperimenti sui gemelli. Un indizio più che eloquente? A Candido Godòi, un villaggio popolato all'80 per cento di immigrati tedeschi, dopo una visita del boia in camice bianco i parti di gemelli monozigoti biondi e con occhi azzurri hanno un'impennata. Un fenomeno scientificamente inspiegabile. Quando è morto Mengele? Oggi Beppo avrebbe cent'anni, era nato nel marzo 1911. L'età lascia dunque sperare che di lui rimangano solo cenere e vermi. Nel 1979 fu comunque data notizia della sua fine, un po'banale perché dovuta a annegamento mentre l'ex SS faceva una nuotatina nelle acque antistanti la località balneare di Bertioga. A non credere però nell'avvenuto decesso furono, fra gli altri, la sua dentista e Simon Wiesenthal. Chissà! Anche i mostri, come gli eroi, fanno di tutto per garantirsi un finale da leggenda!

Il libro: Jorge Camarasa, «Mengele. L'angelo della morte in Sudamerica», Garzanti, traduzione di Stefania Cherchi, pagine 138, 18