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Francia
Di Fabrizio (del 11/07/2011 @ 09:38:05, in Regole, visitato 1133 volte)

Da Roma_Francais (i link sono in francese)

Montpellier journal Le Vendredi 24 juin 2011 à 11:11

Un giovane Rom rumeno di 19 anni di fronte ai disfunzionamenti della giustizia

Accusato di aver colpito la gamba un poliziotto con una pala, Jiji è in detenzione provvisoria dal 25 maggio, anche se non ha smesso di proclamarsi innocente. Si accumulano le anomalie poliziarie e giudiziarie dopo la movimentata evacuazione di un terreno della SERM il 29 marzo a Montpellier

L'inchiesta del Montpellier journal è stata difficile. "Sull'identificazione dell'autore del colpo, le versioni delle differenti fonti di polizia divergono", scrivevamo il 19 aprile dopo la ferita alla testa di un poliziotto il 29 marzo, durante il movimentato sgombero di un campo di Rom rumeni installato su un terreno della SERM a Garosud. Un altro dei quattro poliziotti sarebbe stato leggermente ferito da un colpo di pala alla gamba, che non comporterebbe alcuna incapacità totale al lavoro.

Incensurato

Verso la metà di maggio, Jiji, uno dei presunti autori delle violenze, viene interrogato dalla polizia. Deve sostenere una comparizione immediata il 16 maggio per "violenza aggravata", ma l'udienza viene rinviata al 20 giugno. In questo intervallo, viene posto in detenzione provvisoria. Lunedì, quando si è presentato al tribunale correzionale, questo giovane di 19 anni, senza precedenti penali, era dunque alla sesta settimana di detenzione. Rischia sette anni di prigione.

Dalla sintesi del presidente del tribunale, sembra che Jiji non sia accusato dai poliziotti di aver portato il colpo alla testa, ma solamente quello alla gamba. Inoltre, solo la presunta vittima accusa Jiji. Gli altri tre dichiarano semplicemente che Jiji era presente e che aveva una pala. Due di loro aggiungono che era "minaccioso". Jiji, da parte sua, aveva dichiarato durante la prima audizione che era presente e di avere una pala. Oggi, dice che non era presente in quanto viveva in un altro campo che non c'entrava niente con quello sgomberato quel giorno. Ha sempre negato di aver colpito il poliziotto.

"Il dettaglio risolutivo"

Inoltre, secondo lil signor Benyoucef, avvocato di Jiji, la presunta vittima del colpo di pala ha dichiarato durante la sua prima audizione: "Posso dirvi che chi mi ha aggredito - chi mi ha aggredito - parla un buon francese." Qualche settimana dopo, Jiji si fa interrogare e, sottolinea l'avvocato, "è necessario rinviare la notifica dei suoi diritti, perché incapace di comprendere e parlare il francese." E conclude: "E' il dettaglio risolutivo". Cioè: Jiji non può essere l'aggressore.

A chi credere? Al poliziotto o a Jiji? Dovremmo attribuire importanza alle dichiarazioni di diverse persone presenti che hanno dichiarato ai membri del Collettivo di sostegno ai Rom di Montpellier, cheper alcuni i poliziotti erano "molto aggressivi" e "ben bevuti"? O a quelle di chi [...]  ha dichiarato che quella sera i poliziotti avevano "un comportamento bizzarro"? (audizione riportata da Benyoucef)

Risultati dell'analisi del DNA non pervenuto al tribunale

Meraviglia inoltre la capacità dei poliziotti ad identificare Jiji tra diverse centinaia di foto. In effetti, erano le 21.00 al momento dei fatti, dunque era notte, erano presenti una ventina di persone e visibilmente regnava una certa confusione. Il rapporto delle analisi sulle impronte ed il DNA sulla pala e sulla rotula (si sospetta che la pala sia stata usata anche per il colpo alla testa) potrebbe fornire indicazioni. Problema: lunedì il rapporto del laboratorio Biomnis non era ancora giunto in tribunale. Da parte di Biomnis, incaricata ad inizio aprile si disse al Montpellier journal che "il caso non era stato segnalato come urgente" dagli inquirenti, ma che il rapporto era pronto e doveva essere inviato al più tardi la prossima settimana. Altro problema: Jiji è accusato di concorso in violenza o è il solo sospettato ad essere stato arrestato.

Il procuratore ha dovuto riconoscere che il caso era stato condotto male e ha tentato di giustificarlo con un cattivo passaggio di consegne tra il personale di turno nel fine settimana e chi ha ripreso il dossier. Da parte sua Benyoucef ha commentato: "Si è commesso un errore per la fretta. Si rinvii il dossier all'istruttoria, ma occorre smettere di giocare con la libertà delle persone, anche quando sono Rom." Il tribunale l'ha seguita nella prima parte e la procedura è ripartita da zero: messa sottoaccusa di Jiji da parte di u procuratore e presentazione davanti ad un giudice. Problema: se il rapporto del laboratorio dovrà pur arrivare alla fine, l'arresto dei tre altri sospetti potrebbe richiedere tempo. Durante il quale Jiji dovrà rimanere in carcere.

"E' fantastico, non importa cosa!"

Dopo l'udienza, spiega Benyoucef: "Avrebbe dovuto esserci un'apertura d'informazione immediata. Quando si presenta in questo modo un presunto colpevole, dev'essere pronto un dossier. A prescindere! Siamo talmente sommersi di lavoro a livello d'accusa, siamo talmente soggetti a circolari che dicono: "Bisogna perseguire, bisogna giudicare, bisogna condannare," che non ci si fa più attenzione. C'è una volontà repressiva che inquina il dibattito. Siamo ad un anno da una scadenza elettorale, siamo nella religione dei numeri: ci vorranno 7-8 mesi per fornire i dati dello spettro politico. Bisogna essere stakanovisti dell'arresto,del giudizio breve, della condanna e dell'esecuzione della pena."

Occorre lo stesso ricordare che le accuse si basano sulle dichiarazioni di quattro poliziotti, di cui uno solo, la vittima, afferma di essere stato colpito da Jiji. Che quindi l'inchiesta viene condotta da poliziotti colleghi dei quattro in questione. Commenta Benyoucef a tal proposito: "L'inchiesta avrebbe dovuto essere assegnata alla gendarmeria." Infine va ricordato che non è stato effettuato alcun alcoltest sui poliziotti. Quindi non possiamo sapere se le accuse mosse da alcuni testimoni della scena siano accurate o meno.

Lamenti della madre di Jiji

Il caso è proseguito mercoledì, dato che il giudice doveva stabilire se mantenere Jiji in detenzione o meno. Malgrado un certificato d'alloggio e la proposta di firma quotidiana al commissariato, il giudice Philippe Treille ha deciso di non liberare Jiji per due ragioni: "evitare una collusione tra l'indagato ed i suoi (presunti) co-autori o complici" e "garantire il mantenimento delle persone coinvolte alla giustizia". L'assoggettamento a sorveglianza giudiziaria o agli arresti domiciliari non permetterebbe, secondo il giudice, di raggiungere questi obiettivi. Diversi minuti dopo l'annuncio della decisione, il pianto della madre di Jiji e la parole di rabbia di suo padre, presenti in aula durante tutto il lunedì pomeriggio, risuonavano ancora nel palazzo di giustizia.

Durante l'udienza, aveva dichiarato Benyoucef: "Non si può prendere in giro la situazione. Sapete che è Rumeno. Abbiamo messo in carcere un Rumeno, come volete che sia problematico? La libertà degli altri non è mai problematica. La presunzione d'innocenza degli altri non è mai problematica. [...] Niente vale fino al giorno che qualcosa vale la pena. Ma quel giorno, non ci sarà più nessuno a rispondere, perché il sistema è fatto così. E' il tesoro pubblico che emette un assegno il giorno che si rende conto di non potere affrontare il problema."

"Il prefetto ha dato istruzioni improprie"

Infine, Benyoucef ricorda al Montpellier journal come, secondo lui, si è arrivati a quel punto: "Il prefetto [Claude Baland] ha dato istruzioni improprie ai servizi di polizia, perché tutta la giornata [29 marzo] ha attaccato verbalmente queste persone. Se si è venuto a creare un tale stato dei tensione, credo che sia dovuto a quello che ha subito quella gente durante il giorno." (per ulteriori dettagli, leggere: L'expulsion de Roms roumains d'un terrain de la Serm se termine mal)

Coincidenza, giovedì mattina apprendiamo che Georges Tron era stato incriminato per "stupro e violenza sessuale in un incontro".Crimini passibili con 20 anni di recluzione. L'ex segretario di stato nega le accuse contro di lui. E' stato lasciato in libertà sotto controllo giudiziario. Gli è proibito entrare in contatto con le presunte vittime e i testimoni. Una delle due ricorrenti a dichiarato a RTL: "Si fosse trattato del macellaio della porta accanto, sarebbe in prigione. Oggi, lui è libero. Ci sono pressioni e minacce. Bisogna viverle. Ci si aspetta che la giustizia sia battuta per aspettare a mettere queste persone in prigione?"