 21 Marzo 2011
 21 Marzo 2011
Il 6 febbraio a Roma un rogo all'interno di una roulotte ha ucciso quattro 
bambini. La tragedia, accaduta all'interno di un campo nomadi, è stata 
raccontata dai giornali e dalle televisioni di tutta Italia. Ma come è stata 
raccontata? In quali termini? Attraverso quali testimonianze? Prendiamo spunto 
da questa vicenda per fotografare una realtà più ampia: la rappresentazione del 
mondo rom e sinti da parte dei mezzi di informazione italiani.
Il 21 marzo è la Giornata mondiale contro la discriminazione. Come giornalisti, 
ci sentiamo colpevoli, e crediamo che si possa fare ancora molto per evitare che 
i popoli e le minoranze siano discriminate e stigmatizzate. In Italia il caso 
più esemplare è quello relativo alla rappresentazione dei rom e dei sinti e un 
episodio esemplificativo
è accaduto a seguito del rogo che ha ucciso i quattro bambini di un campo nomadi 
di Roma. Il 10 febbraio, al Campidoglio, quattro giorni dopo la tragedia, 
centinaia di persone hanno presidiato il Campidoglio, per denunciare le 
politiche del comune di Roma e per dire basta ai cosiddetto piano nomadi. Le 
donne che abbiamo incontrato quel giorno erano molto preoccupate, pochi giorni 
prima infatti il sindaco Gianni Alemanno aveva fatto una proposta: affidare i 
bambini rom ai servizi sociali qualora l'assistenza genitoriale non fosse stata 
adeguata. La sua dichiarazione era stata riportata da molti giornali, come del 
resto l'intera vicenda. La proposta tanto odiosa quanto fuori luogo del sindaco 
di Roma è stata oggetto di sondaggio in uno dei giornali principali italiani, il 
quotidiano La Repubblica, senza un minimo di approfondimento e di analisi sulla 
questione. Il fatto è stato denunciato dalla campagna 
Giornalisti contro il 
razzismo, di cui fa parte anche il giornalista Lorenzo Guadagnucci. Secondo 
Guadagnucci, nei giorni dopo il rogo la questione rom è stata nuovamente 
trattata con le categorie ormai consolidate nei media italiani: un popolo 
sovrarappresentato rispetto al numero di persone che realmente vivono sul 
territorio italiano, capro espiatorio per le politiche sulla sicurezza, dove i 
rom vengono additati come pericolo pubblico e i politici si propongono come 
quelli che affrontano questo problema.
"Rom-fobia", cosi' Alexian Santino Spinelli, docente di cultura e lingua Romani' 
all'università di Chieti, definisce la paura che fa si che i media rappresentino 
questo popolo sempre in modo negativo, senza mai volere approfondire e conoscere 
una cultura di cui la maggior parte degli italiani sa poco o nulla. "Il mondo 
rom" spiega Spinelli "deve essere soltanto uno stereotipo negativo, fatto di 
gente brutta, cattiva e criminale. Non si parla mai invece dell'apporto che il 
popolo rom ha dato alla cultura nel corso della storia. Molti personaggi famosi, 
come Charlie Chaplin e Rita Hayworth, erano rom, ma questo non lo sa nessuno. 
Ridurre il mondo rom a questo significa porre le basi perché avvengano 
situazioni di emarginazione dove purtroppo i bambini rom ne restano vittime". 
Una vicenda di discriminazione indiretta è avvenuta pochi giorni fa in una 
scuola di Roma. Se ne è accorta 
21 luglio, un'associazione che si occupa dei 
diritti dei bambini rom. L'istituto nel mirino è il "Papa Wojtila". La scuola ha 
posto, all'interno di un opuscolo distribuito ai cittadini, una tabella in cui 
vengono riportati i numeri dei minori iscritti suddivisi in alunni italiani, 
alunni stranieri, alunni H (alunni diversamente abili) e alunni "nomadi". "Questa tabella potrebbe assecondare un atteggiamento discriminatorio da parte 
di chi erroneamente vede in questi minori dei possibili ostacoli al normale 
svolgimento delle attività scolastiche" denuncia l'associazione.
La campagna giornalisti contro il razzismo da dei suggerimenti ai giornalisti, 
semplici regole da utilizzare per evitare la stigmatizzazione e la 
discirminazione delle minoranze. Tra queste vi è la messa a bando di alcuni 
vocaboli, che la campagna non esita a definire "tossici", come ad esempio le 
parole "nomadi" e "zingari". "C'è una comunicazione che sottende non solo 
un'ignoranza, ma anche, cosa ben più grave e pericolosa, una volontà politica di 
annientamento culturale. I rom non sono mai protagonisti delle loro vicende, ma 
sono sempre mediati da interlocutori" denuncia Guadagnucci. C'è un esercizio 
suggerito dai manuali di giornalismo internazionale e da Giornalisti contro il 
razzismo che i nostri professionisti dovrebbero fare: sostituire la dizione rom 
con un'altra rispetto alla quale c'è una maggiore elaborazione culturale, ad 
esempio sostituire il termine "rom" con "ebreo". "Un facile esercizio, che siamo 
sicuri che farenne si che non si dicessero le cose infamanti che si dicono oggi 
sui rom".
Ospiti di questa puntata:
Lorenzo Guadagnucci, Alexian Santino Spinelli, Carlo Stasolla e Robert Elliot di 
Occhio ai media
Passpartù è un programma a cura di Marzia Coronati e Elise Melot
passpartu@amisnet.org 
Clicca qui per ascoltare le precedenti puntate di Passpartù
Passpartu' 24: Discriminazione mediatica [30:00m]: Play 
Now | Download