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Se anche il campo rom diventa business
Di Fabrizio (del 10/05/2010 @ 09:43:47, in casa, visitato 1874 volte)

Segnalazione di Alberto Maria Melis

L'Unità di Massimo Franchi

La notizia è di ieri. Il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, in qualità però di delegato per l'emergenza nomadi, ha pubblicato un bando per l'acquisto di aree private da attrezzare a campi rom. Non trovando (o trovando pochissime) aree comunali da riconvertire, l'unica soluzione è pagare qualche privato disposto a vendere o affittare (a prezzo d'oro naturalmente) al Comune il suo terreno.

Il Nimby (Not in my back yard, non nel mio giardino) passa dalle centrali nucleari e le discariche di rifiuti ai campi rom. Nessun municipio romano (di destra e di sinistra) si è detto disponibile: troppo forte la paura di trovarsi la gente in piazza ad urlare contro "gli zingari che rubano e portano le malattie".

E così le migliaia di rom RESIDENTI a Roma (i Bartali di oggi) sono ancora alle prese con una vera e propria deportazione senza fine. Finito lo show televisivo della chiusura del Casilino '900 (il più grande campo di Roma, ora a disposizione dei costruttori per l'ormai proverbiale speculazione edilizia) ci sono famiglie che sono state spostate in strutture con persone di etnia diversa, riavvicinando nuclei in guerra fino a pochi anni fa, allontanando i bambini a 25 km dalla scuola in cui andavano con gioia e profitto.

Ora finalmente le cose si metteranno a posto. A guadagnarci saranno i soliti noti: gente piena di soldi che abita in centro, a debita distanza dai campi stessi. Guadagnano sui rom e sulla paura. E sono contenti.