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No a logiche razziste nei confronti di migranti e di rom
Di Fabrizio (del 24/03/2010 @ 09:03:16, in Italia, visitato 1692 volte)

Segnalazione di Isabella

PisaNotizie

La lettera di Marco Della Pina e di Giorgio Gallo, docenti del Corso di Laurea in Scienze per la Pace dell'Università di Pisa

Sono passati diversi giorni dallo sgombero del campo rom delle Bocchette, ma alcune riflessioni possono essere ancora utili. Il tempo allontana le emozioni. Non tutte però: certamente continua a fare male aver visto quasi in diretta su internet la ruspa che demoliva le abitazioni. E vederle demolire davanti alle stesse famiglie, con i bambini che guardavano impauriti l’impotenza e l’umiliazione dei propri genitori.

Ciò che colpisce nell'accaduto alle Bocchette, così come in casi precedenti, è l'apparente mancanza da parte delle istituzioni di una capacità di vedere i problemi nella loro complessità. L'esistenza di comunità rom ed il problema che esse hanno di trovare spazi per una vita dignitosa, sono dati di fatto che non possono essere affrontati con le ruspe e con provvedimenti di sicurezza.

Le famiglie sgomberate finiranno per ricostruire altrove un precarissimo campo, o ritorneranno nello stesso luogo e intanto qualcuno avrà perso il lavoro e molti bambini avranno lasciato le scuole con l'interruzione di percorsi limitati, ma fondamentali per una progressiva integrazione.

Rischiamo così di omologarci ad una realtà nazionale dove le politiche nei confronti dei migranti e dei rom sembrano rispondere solo ad esigenze securitarie, se non a logiche razziste. E questo in una Toscana che ha una buona legge sull'immigrazione.

È anche essenziale una politica nuova per case popolari, problema delle abitazioni sfitte e degli affitti in nero. Sono politiche non particolarmente mirate ai rom, ma che se portate avanti possono aiutare a risolvere anche il loro problema. Farebbe emergere gli interessi comuni fra i cittadini italiani senza casa, gli studenti sfruttati dal mercato irregolare, gli immigrati o i rom che non trovano casa. Sarebbero politiche "generali", basate sui diritti di cittadinanza sociale e non indirizzate ad un particolare gruppo etnico. Si eviterebbero le discriminazioni e diminuirebbe quel clima di lotta tra poveri, inasprito dalla crisi economica.

In questo contesto si aprirebbe anche uno spazio per un'opera di mediazione sociale, in generale tra cittadini e immigrati. Una mediazione che faccia crescere la consapevolezza dei propri diritti, nell'ascolto delle ragioni degli altri, e porti al superamento dei conflitti.

A Pisa abbiamo una ricchezza che potrebbe essere sfruttata, il corso di laurea in "Scienze per la Pace: cooperazione, mediazione, prevenzione e trasformazione dei conflitti", che proprio nella mediazione sociale e nella trasformazione creativa del conflitto ha uno dei suoi temi centrali, e che potrebbe ulteriormente valorizzare il rapporto tra la città e la sua università.

Marco Della Pina - Giorgio Gallo (docenti del Corso di Laurea in Scienze per la Pace dell'Università di Pisa)