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Angelica
Di Fabrizio (del 30/11/2009 @ 10:21:13, in Regole, visitato 3814 volte)

di Giancarlo Ranaldi - 27 novembre 2009




Ieri Angelica (vedi QUI e QUI ndr) ha compiuto 17 anni: gli ultimi due vissuti da detenuta nel carcere minorile di Nisida.

Angelica viene da Bistrita-Nasaud in Transilvania (Romania Nord Occidentale).

Era arrivata in Italia da pochi mesi (presumibilmente inizi di aprile 2008) in compagnia del giovane marito (21 anni) Emiliano, del fratello di lui con sua moglie ed il loro figlio di otto anni. La figlia, Alessandra Emiliana (3 anni) è rimasta, invece, con i nonni paterni in Romania. Non conoscevano nessuno. Vivevano sopratutto di elemosina ma anche di piccoli furti.

Il 25 aprile del 2008, infatti, Angelica è sorpresa con un paio di orecchini, probabilmente, rubati in una casa sempre a Ponticelli. Viene fermata e “messa” in una casa famiglia dalla quale scappa subito dopo.
Pochi giorni dopo, il 10 maggio, l’accusa “infamante” di aver tentato di rubare una neonata. Viene rinchiusa a Nisida.

In tutti e due i casi subisce due tentativi di linciaggio, “provvidenzialmente” salvata dalla polizia. Nessuno dei suoi aggressori è stato mai identificato.

Il processo: tutto si basa sul racconto della Sig.ra Flora Martinelli. Nessuno ha visto Angelica con la bambina in braccio se non la Martinelli. Oggettivamente il racconto della mamma è poco verosimile. Non credo sia stata effettuata una “perizia tecnica” sui luoghi: se fatto si sarebbe facilmente potuto verificare:
- per entrare in quella casa, senza essere vista, si sarebbero dovute verificare tutta una serie di circostanze favorevoli: cancello d’ingresso al cortile aperto, portone d’ingresso del fabbricato aperto, porta di casa con serratura di sicurezza aperta;
- le distanze sono così minime che Angelica si doveva muovere al rallentatore per poi ritrovarsi, immobile, sull’uscio della casa con la bambina in braccio senza, tra l’altro, opporre alcuna reazione o minaccia alla mamma di lei;
- si è giudiziariamente accertato che era da sola e, quindi, se anche fosse riuscita ad allontanarsi dall’abitazione dei Martinelli con la bambina in braccio avrebbe dovuto percorrere a piedi circa 2 km per raggiungere il campo più vicino rendendosi “invisibile” alla gente del quartiere.

L’accusa si fonda anche sulla testimonianza di un poliziotto al quale lei avrebbe riferito che voleva prendere la bambina per venderla in Romania. Probabilmente voleva solo dire che aveva una figlia in Romania e c’è, dall’altro canto, una testimonianza della mediatrice culturale che accerta che all’epoca dei fatti Angelica non era in grado di parlare e capire l’italiano, anche se oggi dopo quasi due anni di detenzione riesce ad esprimersi molto bene.

Tutto si basa, quindi, sul racconto della mamma e non è stato tenuto in nessun conto che la Martinelli ha precedenti giudiziari per “falso ideologico” ed anche il padre di lei, Ciro Martinelli detto ‘O Cardinale, nel 1999 condannato a nove mesi per associazione a delinquere. è un “collaboratore” del Clan Sarno, come riferiscono Marco Imarisio del Corriere della Sera e Miguel Mora de El Pais.

Tutti sanno che i Rom a Ponticelli vivevano in un clima di sottomissione e nessuno si sarebbe mai sognato di fare un’azione del genere in un quartiere interamente gestito dalla camorra. E’ vero, invece, che i terreni dovevano essere liberati al più presto, servivano per un piano urbanistico di recupero (Ospedale, parco e centro commerciale a firma dell’Architetto Renzo Piano), con un finanziamento pubblico di milioni di euro e proprio là dove era il campo “bruciato” dai camorristi sull’onda dell’emozione popolare per il tentato rapimento, si realizzerà un grandissimo centro commerciale o Città della Musica (Palaponticelli).

Angelica giudiziariamente è una “minore non accompagnata”. Il legislatore ritiene che un minore di età debba rimanere in Istituto il minor tempo possibile, favorendo tutte le possibilità di reinserimento sociale, ed Angelica è detenuta dal maggio 2008. Non le è stata mai concessa alcuna misura alternativa la carcere. Diverse sono, quindi, le opportunità fra un minore a rischio italiano ed un minore a rischio straniero, anche se in un primo momento Angelica era stata affidata ad una casa famiglia ma, evidentemente, senza nessun serio “progetto” di sostegno: semplicemente parcheggiata.

Non le è stata concessa “la messa alla prova”, un importante istituto giudiziario che pone come alternativa al carcere un “percorso” di studio e lavoro. Paradossalmente, infatti, è difficile trovare un giudice minorile che disponga un simile “azione” se non in presenza dell’ammissione della colpa, ed Angelica ha sempre detto e sostenuto con convinzione che quella bambina proprio non la voleva “rubare”. Vale a dire che se uno si dichiara innocente non ha possibilità di essere messo alla prova (ma questo vale per tutti).

Nonostante la sua condizione di minore non accompagnata in evidente difficoltà, in un paese straniero non le è stata concessa alcuna attenuante anzi, per il fatto che secondo l’accusa la mamma si trovava nell’altra stanza e la neonata era quindi da sola, le è stata data l’aggravante della “minorata difesa della persona offesa” che in verità viene riconosciuta soltanto in presenza di particolari requisiti di tempo e spazio, come nel caso di un reato commesso di notte e in un luogo isolato. Senza questa aggravante, probabilmente, sarebbe già potuta uscire dal carcere.

Non le è stato possibile capire bene in quale situazione si trovava perché nessun atto d’imputazione le è stato tradotto nella sua lingua ed, in ultimo, non le è stato concesso il “patrocino gratuito” perché era impossibile stabilire le sue condizioni “finanziarie” in Romania (ma anche questo pare un fatto comune a tanti altri casi).

A dicembre il giudizio di Cassazione…